CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA - - Casa … NOTIZIE FALSE CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA breaking news...

15
5 NOTIZIE FALSE CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA breaking news Mini e-book ispirato al nuovo romanzo di frank schätzing Perché una notizia bomba ha il potere di cambiare il mondo

Transcript of CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA - - Casa … NOTIZIE FALSE CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA breaking news...

5 NOTIZIEFALSE

CHE HANNO CAMBIATO LA STORIA

breaking news

Mini e-book ispirato al nuovo romanzo di

frank schätzing

Perché una notizia bomba ha il potere di cambiare il mondo

1DONAZIONE

DI COSTANTINOSecondo questo documento, l’imperatore Costantino

(272 – 337), convertitosi al cristianesimo, aveva donato a papa Silvestro I la giurisdizione civile sulla città di Roma, sull’Italia e sull’intero impero Romano d’Occidente. La Donazione ha avuto, quindi, un effetto dirompente sul rapporto Stato-Chiesa: il potere papale è diventato superiore a quello imperiale, il vescovo di Roma ha goduto del primato sulle chiese patriarcali orientali e il pontefice sui sacerdoti di tutto il mondo. Infine, la basilica lateranense è diventata ‛“caput et vertex” di tutte le chiese, e il palazzo del Laterano residenza ufficiale dei pontefici.

Per secoli il documento è stato ritenuto autentico. Soltanto in età umanistica, il filologo Lorenzo Valla ha dimostrato che la Donazione non poteva essere stata scritta all’epoca di Costantino. Si pensa sia stata composta intorno alla seconda metà dell’VIII secolo durante il pontificato di Stefano II, per giustificare la creazione dello Stato della Chiesa.Una notizia bomba falsa, dunque, tra le più antiche e le più politicamente dirompenti che i centri di potere abbiano mai potuto concepire.

«QUANDO LA RELIGIONE S’IMPOSSESSA DELLO SCONFORTO, CON LE DISCUSSIONI NON SI CAVA

UN RAGNO DAL BUCO.»

dal nuovo romanzo difrank schätzing

breaking news

2PROTOCOLLI

DEI SAVI DI SION

dal nuovo romanzo difrank schätzing

breaking news

Documenti fondamentali per la propaganda antisemita, sono apparsi nel 1903 in forma

abbreviata ma hanno iniziato a circolare soprattutto dopo il 1918. Riportano il resoconto di alcune riunioni segrete, tenute a Basilea, frutto di una cospirazione ebraica volta alla conquista del mondo. In essi si descrivono anche i metodi di dominio che avrebbero cambiato l’assetto sociale e politico: un sistema nuovo di manipolazione delle masse e il controllo diretto dei media e della finanza. La falsità della notizia bomba di tale “golpe” sionista è stata dimostrata in una serie di articoli pubblicati dal Times. Prodotti nei primi anni del XX secolo dalla polizia segreta dello Zar di Russia, erano il frutto del riadattamento di un libello satirico contro Napoleone III, risalente al 1864, che non aveva nulla a che fare con gli ebrei. Ciò non ne ha impedito l’utilizzo e la diffusione. I Protocolli dei Savi sono stati spesso ripresi per screditare il popolo ebraico dinanzi all’opinione pubblica mondiale e per giustificare azioni antisemitiche messe in atto nel corso della storia. L’esempio più clamoroso è quello di Hitler che, nel suo Mein Kampf, fa ricorso a questo documento per legittimare azioni politiche e sociali contro gli ebrei. Una notizia falsa che ha contribuito quindi a legittimare il più grande eccidio della recente storia europea.

«CON UNA BUGIA VAI AVANTI. FAI UN SACCO DI STRADA.

MA NON PUOI PIÙ TORNARE INDIETRO.»

dal nuovo romanzo difrank schätzing

breaking news

3ARMI

DI DISTRUZIONE DI MASSA

Il 20 marzo 2003 le truppe Usa invadevano l’Iraq. Il movente principale, era il presunto possesso, da parte

del generale Saddam Hussein, di un arsenale di armi di distruzione di massa. La fonte era Rafid Ahmed Alwan al-Janabi, un ingegnere chimico che aveva lavorato in Iraq e che nel 2000 aveva ottenuto asilo in Germania. Intercettato dai servizi segreti tedeschi, aveva raccontato molti dettagli sulla produzione di armi chimiche in Iraq. Queste intercettazioni sono diventate la fonte principale del famoso discorso di Colin Powell all’ONU del 5 febbraio 2003, in cui gli Stati Uniti hanno accusato l’Iraq di essere in possesso di armi di distruzione di massa e hanno costruito il pretesto per la guerra contro Saddam Hussein.

Soltanto a distanza di anni la fondatezza di quell’accusa è stata messa in discussione. Le confessioni di Janabi al Guardian del febbraio 2011 testimoniano la falsità di una notizia bomba in base alla quale si è innescato un conflitto bellico: “il teste ha ammesso di essersi inventato gran parte di ciò che raccontò allora.”Ancora una volta una notizia falsa, che, influenzando l’opinione pubblica, ha contribuito a cambiare le sorti di un intero paese.

«UN’ARMA CORROMPE CHIUNQUE LA UTILIZZI.»

dal nuovo romanzo difrank schätzing

breaking news

4EPIDEMIE

Nel 2000 esplode la sindrome della “mucca pazza”. Solo in Gran Bretagna, si stima che la carne bovina

infetta abbia causato mezzo milione di vittime. Anche la bistecca fiorentina viene bandita dalle tavole italiane, dove torna solo cinque anni più tardi. Il 25 luglio del 2000, il New York Times scrive: «Se la tendenza continua e si sta diffondendo un’epidemia, gli esperti stimano che nei prossimi trenta anni 500.000 inglesi possano morire dalla malattia, che si contrae mangiando carne bovina infetta. E comunque, se anche il numero si contraesse o restasse stabile, dicono, centinaia o migliaia di persone morirebbero per la malattia.» Le previsioni erano del tutto sbagliate. Secondo una ricerca dell’istituto di medicina di Edimburgo, nell’arco di 11 anni si sono verificati in media 15 decessi l’anno.

Nel 2003 ecco un’altra epidemia: la SARS, una forma atipica di polmonite, definita dall’Organizzazione mondiale della sanità come “la prima epidemia del XXI secolo”. Gli Usa la inseriscono nella lista delle malattie più pericolose, al pari del colera, della tubercolosi e della peste bubbonica. Il settimanale Nature titola: «La SARS potrebbe essere qui per restare.» Niente di più falso: il bilancio secondo la Frankfurter Allegemeine è di circa 8000 casi, di cui poco più di 807 mortali.Passano due anni ed è il turno dell’aviaria fino ad arrivare al 2009 con l’influenza suina, che ha avuto un tasso di mortalità perfino inferiore a quelle delle normali influenze stagionali. Se la sicurezza e l’allerta rimangono fondamentali per salvare vite umane, il dubbio che molti allarmi vengano ingigantiti per “fare notizia” permane.

«LA SICUREZZA È UN’ILLUSIONE ALIMENTATA DAI MOMENTI DI TREGUA TRA UNA CATASTROFE

E LA SUCCESSIVA.»

dal nuovo romanzo difrank schätzing

breaking news«LA REALTÀ VA COSÌ VELOCE CHE LA VERITÀ

SPESSO FATICA A STARLE DIETRO.»

5MILLENNIUM

BUGÈ il 31 dicembre del 1999 quando esperti, giornalisti,

studiosi e politici, con il passaggio al nuovo millennio, profetizzano il blocco totale dei sistemi informatici di tutto il mondo. Le conseguenze, dicono, saranno catastrofiche, dalla caduta degli aerei fino al malfunzionamento dei sistemi militari, ospedalieri, della polizia e di altri servizi fondamentali. Vengono prese precauzioni di ogni genere; Francia e Germania, per esempio, al fine di evitare catastrofi, fermano i treni a ridosso della mezzanotte. «L’FBI» informa Repubblica «lancia l’allarme ai responsabili dell’ordine pubblico nelle principali città:Capodanno non sarà solo un problema di traffico caotico, qualche ubriaco, molti borseggi, esuberanza eccessiva. In quelle ore, potrebbe scattare qualche folle piano di morte e distruzione.»

In realtà in nessuna parte del mondo è accaduto nulla di quanto previsto. Secondo un’analisi dell’IDC (International Data Corporation, nota azienda americana specializzata in ricerche di mercato), per prepararsi al Millennium Bug, soltanto gli Usa hanno speso 134 miliardi di dollari. In tutto il mondo, la cifra ammonta a 308 miliardi di dollari. Una notizia-bomba falsa di morte e distruzione (digitale) che ricorda, ironicamente, i terrori apocalittici e millenari dell’anno 1000 d.C.

ESTRATTO OMAGGIONOVITÀ

DAL 6 NOVEMBRE IN LIBRERIA E IN E-BOOK

3

2 0 1 1

Tel Aviv, 4 novembre

Quella mattina, Hagen andra a trovare Ariel Sharon.Cos’altro dovrebbe fare?L’incontro con Pini Silberman, il suo informatore, e previsto

nel tardo pomeriggio, il giornale ha fatto il bonifico di venticin-quemila dollari, Hagen e gia passato anche in banca. I soldi ades-so sono al sicuro nella cassaforte della stanza d’albergo e lui hadavanti una giornata che in qualche modo deve riempire. Perun’oretta e rimasto seduto al sole a Kikar Dizengoff a fissare ilproprio hotel, un ex cinema bianco in stile Bauhaus, pieno di vec-chi manifesti di film, sedili e proiettori. Il caporedattore della ri-vista on line, tenuto buono finora con l’articolo sulla Siria, vuolesapere cosa diavolo e andato a fare in Israele quando, a due passi,e in corso una meravigliosa guerra civile! Vuole motivazioniplausibili, e Hagen di certo non puo dirgli la verita, ovvero chesta lavorando per la concorrenza e che ha pure sviluppato unacerta fobia per le zone di guerra.

Qualcosa pero si deve inventare, allora controlla le notizie del-l’ultima ora. I soldati israeliani hanno fermato un gruppo di atti-visti internazionali che volevano spezzare il blocco navale intor-no a Gaza. Come l’anno prima, ma senza morti, irrilevante.

Cos’altro?Un tribunale israeliano ha condannato un neonazista a cinque

anni di reclusione.Un neonazista in Israele?Prosegue la lettura. Il tizio e la sua banda avrebbero disegnato

croci celtiche sulle sinagoghe e picchiato israeliani arabi, neri eomosessuali. E, ciliegina sulla torta:

l’imputato e ebreo.Un neonazista ebreo immigrato dalla Russia.Gia meglio. A quanto pare, e riemerso il « pianeta russo », ov-

vero la piu grande comunita dello Stato d’Israele: un milione emezzo d’immigrati provenienti dall’Unione Sovietica, e molti

4

con seri problemi d’integrazione! Cui si aggiunge il piccolo par-ticolare che molti di questi giovani russi sono razzisti convinti. Leloro conoscenze di storia sono pari a zero, ignorano cosa sia unasvastica, sanno solo che con quel simbolo riescono a sconvolgerela buona societa ebraica, da cui si sentono esclusi. In realta, pero,costituiscono un problema da non prendere sotto gamba. Un pro-blema di cui dovrebbe occuparsi lo Stato, se non fosse troppo im-pegnato a insabbiare i propri passi falsi.

Nessun israeliano vuole porsi la domanda di che senso abbiauno Stato ebraico se nemmeno lı si e al sicuro dagli antisemiti.

Hagen prosegue la lettura.Netanyahu guarda con ottimismo all’AIEA, l’Agenzia Interna-

zionale per l’Energia Atomica. Per la precisione, spera che gli for-nisca la giustificazione per un attacco militare alle centrali irania-ne, visto che il premier e sicuro che:

la bomba arrivera entro sei mesi!Certo, pensa Hagen.Se lo dici tu.Hagen butta giu una bozza con la notizia e conclude con un

commento:

Qualunque cosa ci si possa aspettare dal programma nucleare ira-niano (e non puo essere nulla di buono), un’analoga considerazio-ne merita l’intenzione di Netanyahu di bombardare le centrali ira-niane. Non perche un popolo minacciato in maniera cosı direttanon abbia il diritto di difendersi. Ma perche Netanyahu sta utiliz-zando il solito, sporco trucchetto che usa ogni volta che vede mi-nacciato il proprio potere. L’anno prossimo ci sono le elezioni, equand’e che si vota per gli integralisti? Quando la paura dei nemi-ci sale al punto da far dimenticare i problemi del Paese, il malcon-tento e l’ingiustizia sociale. Cosı Netanyahu non si lascia sfuggireneanche un’occasione per incutere insicurezza e terrore nei propriconnazionali. Fomenta la paura della guerra quanto quella dellapace, perche sa che la maggioranza votera per lui fin tanto che cre-dera alle sue previsioni di scenari belligeranti e monocolori. E ilmondo percepisce l’immagine di un’Israele che scivola sempre dipiu verso destra. Lo stesso Netanyahu, tuttavia, e troppo opportu-nista per schierarsi in maniera coerente a destra. Se restasse al po-tere, potrebbe addirittura fare una coalizione con la sinistra.

5

Clic, invia.Poi non gli viene in mente nessun altro impiego sensato del

tempo a disposizione fino alla consegna dei CD a parte far visitaa Sharon.

«Ciao Ariel. »Nessuna risposta. Ovvio.Lo sguardo di Sharon e perso nel vuoto. Proiettato in un tem-

po al di la di ogni compromesso di comodo, quello che un tempoera l’uomo piu potente d’Israele non e capace nemmeno di ren-dersi conto dello stato in cui e ridotto e, se anche dovesse perce-pire qualcosa, di certo se la terrebbe per se.

Il paziente ha la bocca cucita.Non potrebbe essere altrimenti.Hagen si avvicina al corpo pesante. Si china su di lui, ne coglie

i respiri leggermente affannati, il petto che si alza e si abbassa aun ritmo costante.

Stupefacente.Che futuro avranno immaginato questi occhi ora spenti, prima

che il loro proprietario perdesse conoscenza? Nel suo letto d’ospe-dale, il vecchio sembra rilassato e stabile, come sollevato da ogniresponsabilita e colpa. La coperta tirata sopra il petto, le braccia li-bere, il sinistro leggermente piegato. C’e qualcosa nella posizionedella bocca, nel modo in cui serra le labbra, che fa pensare che stiasul punto di dire qualcosa, di rivelare al mondo quali sarebberostate le sue prossime mosse, se n’e parlato cosı tanto.

« Penso che dovremmo abbandonare una volta per tutte la po-litica di colonizzazione... perche di fatto si tratta di colonizzazio-ne, anche se e un termine che non vi piace. Tre milioni e mezzo dipalestinesi vivono sotto il nostro dominio: e una cosa terribile,non si puo andare avanti cosı per sempre. Volete davvero conti-nuare a occupare Jenin, Nablus, Ramallah e Betlemme? Per sem-pre? Be’, secondo me e sbagliato. »

2003, davanti al Parlamento.Volti esterrefatti, unNetanyahumortificato che non sapeva do-

ve guardare, mentre il suo premier annunciava una svolta storica.Quello era stato il giorno in cui Sharon aveva detto la verita al

popolo israeliano. Aveva messo in chiaro che non si poteva domi-nare su un altro popolo all’infinito occupando la sua terra. Che erameglio accontentarsi di quello che si aveva piuttosto che inseguirel’irraggiungibile. A quella verita dovevano seguire i fatti, per cui

6

una parte d’Israele lo avrebbe amato ancora di piu, l’altra lo avreb-be odiato inmaniera ancor piu profonda. Avevano scelto un guer-riero, ma poi il guerriero si era trasformato in uno stratega di pace,le cui idee avevano seguito e successo, perche non erano appesan-tite da una romantica utopia di riconciliazione.

«Una pace con cui comincia il ridicolo balletto israeliano a Ra-mallah, cosa che io proprio non volevo », avrebbe detto in seguitoDov Weissglass, il piu fedele alleato di Sharon. Gli era stato vici-no come forse nessun altro, ma nessuno poteva dire cosa stessepassando davvero per la testa al vecchio statista. Solo che stavalavorando come un bulldozer alla realizzazione della sua ultima,grande visione, qualunque essa fosse.

Fino a quella sera del 4 gennaio 2006.In cui il suo cervello era morto.Hagen osserva i liquidi delle flebo gocciolare piano piano al-

l’interno del suo corpo. Si domanda anche lui cosa ci si potrebbeaspettare ancora dal vecchio generale, ma Sharon tace.

Morte cerebrale, questa la diagnosi.Forse non totale. Quindi, se uno glielo chiede in ginocchio, po-

trebbe muovere un alluce?No, l’uomo in questo letto non e capace neanche di questo.Sembra fatto di cera.Un pupazzo.

Ironia della sorte, e proprio di cera.Nella tua vita sei stato tutto, pensa Hagen, fuorche cereo e im-

mobile, e questa immagine che desideri lasciare di te?Quella di una statua di cera?Un pannello esplicativo da alcune informazioni sull’opera:

Noam Braslavsky, l’artista creatore della statua, voleva rappre-sentare un padre perduto che non verra mai pianto abbastanza.Un simbolo dello choc e dell’immobilita che avevano colpitoun’intera nazione, una nazione che ha ancora gli occhi apertima non vede nulla perche non vuole vedere. Eppure, dinnanzia quest’opera, Israele e tutt’altro che immobile. Si litiga troppo,qui. La galleria, per esempio... accoglie moltissimi visitatori. Lastatua del premier in coma ovviamente attira moltissima atten-zione, e meno male che Sharon era un argomento tabu.

«Allora lo odiavo », dice una donna accanto a Hagen al suo ac-compagnatore. «Voleva distruggere tutto. Tutto quello in cui

7

avevamo creduto fino a quel momento. Ma desso provo solo ungran dispiacere. »

Due soldati, poco piu in la: «Che fine di merda, no? »« Sı, un attimo prima sei un eroe, quello dopo... »« Se n’e andato troppo presto. » Un uomo alla sua bambina, ma

in realta piu a se stesso: « Fin troppo presto ». Poi lei alza gli oc-chi, lo guarda, e lui fa: « Sai, Rachel, qui giace la nostra coscien-za... La coscienza di un’intera nazione ».

No, non lo sa, come potrebbe? Sa solo che questo tizio distesonel letto la inquieta e preferirebbe di gran lunga un gelato.

Hagen guarda l’orologio. Le tre e mezzo.L’appuntamento e alle cinque.Lascia la galleria, torna in hotel in taxi, si piazza al sole con l’i-

Pad e completa il commento scritto al mattino con un ulteriorepassaggio:

La mancanza d’identita di Netanyahu diventa ancora piu lampan-te se messo a confronto con Ariel Sharon, l’ultimo grande premierd’Israele. Sharon non e sceso a patti con nessuno, fuorche con sestesso. Aveva capito che per cambiare il mondo bisogna cambiarese stessi. Netanyahu vuole che il mondo cambi affinche lui possarestare uguale.

Spedisce anche questo.Il commento gia lo conosce.Notevole, Tom. Eccezionale! Adesso pero potresti riformular-

lo con parole comprensibili anche per l’ultimo degli idioti?Lui deve...Deveper forza tornare sotto i riflettori con la storiadi Silberman!Su quei CD deve esserci qualcosa!Spegne l’iPad e s’incammina verso l’Hilton.

Bjorklund, il suo fotografo, lo aspetta nella sua stanza, e lı cheavra luogo lo scambio. «Ma dove sei stato? »

«A fare una visitina a un vecchio amico. »«Hai i soldi? »Hagen tira fuori la busta rigonfia dalla giacca, la sventola e poi

la rimette via. « Silberman? »«No, non verra qui. Il buon Pini ha cambiato i piani all’ultimo

momento. Adesso vuole vederci nel parcheggio sotterraneo. »

8

«Ma e ridicolo! »«Diglielo tu. »«Chi si crede di essere? Jason Bourne? »Soltanto nei film le persone s’incontrano nei parcheggi sotter-

ranei.Bjorklund alza le spalle. « Piano -2, ha detto, dietro la cassa. Lı

dovrebbe esserci un angolino che... »«Mmh... sento puzza di fregatura. »«Calmati. Tra dieci minuti sara tutto finito. »«Ma io sono la calma fatta persona. Per me potevamo incon-

trarci anche nel deserto del Negev, basta che ci dia qualcosa divalido. »

Scendono. L’ascensore come una stanza degli specchi. Hagenche si specchia in Hagen che si specchia in un altro Hagen. Ovun-que ti giri, trovi te stesso, non c’e scampo.

« E a te com’e andata? »«Dai, direi giornata proficua. » Bjorklund e il suo team hanno

raccolto una trentina d’interviste da cui si deduce che la gente hauna paura matta di Netanyahu. L’unico dubbio e se temere piu ilproprio premier o Ahmadinejad.

Capisco, pensa Hagen.Scende in ascensore con Bjorklund.Davanti a loro il parcheggio sotterraneo.Vuoto.S’inoltrano tra le file di macchine, coi passi che rimbombano

tra le spoglie pareti di cemento, e raggiungono il famoso angoli-no. Le indicazioni del tossico erano giuste. Lungo il muro, unaserie di porte chiuse col divieto d’accesso. Silberman si e andatoa cercare il punto meno battuto del parcheggio.

Aspettano.Pochi minuti dopo, dalla rampa di accesso riecheggia un rom-

bo. Un motore tirato al massimo, sta arrivando qualcuno. Il rom-bo si trasforma nell’assordante rumore di una quattro cilindri,poi una Yamaha FZ8 gira intorno al pilastro piu vicino e frenacon uno stridio di gomme.

Il guidatore si toglie il casco integrale.Soltanto un’occhiata, e Hagen ha gia capito.Pini Silberman ha bisogno di roba.Da morire.Ha le pupille dilatate, si morde le labbra. Scende dalla sella, si

9

muove a scatti, come se fosse percorso da scosse elettriche. «Do-ve sono i soldi? »

« Pini Silberman? »«E chi senno? »Hagen tira fuori il laptop dalla borsa a tracolla. Lo accende e lo

appoggia per terra. « Bene, allora lei dovrebbe avere qualcosa pernoi. »

Silberman tossisce.Davverounbrutto aspetto: barba incolta, ca-pelli schiacciati e stopposi,occhicheguizzanodaunaparteall’altra,febbricitanti e scuri sul volto pallido, segnato dalle droghe. IndicaBjorklund e gli tremano le labbra. «Ma tu avevi promesso che... »

« Pini, Tom e un tipo a posto », lo tranquillizza lo svedese. «Hai soldi. Venticinquemila, come hai detto tu. »

«No, come hai detto tu! Io ne volevo il doppio! »« Eravamo d’accordo, no? »« Fammeli vedere. »«Dopo che mi avrai dato i CD», interviene Hagen.Silberman si gratta la testa, si massaggia le mani, si tira il lobo

di un orecchio. Starnutisce.«Che c’e? » chiede Bjorklund.«Non lo so. »« L’altra volta al bar mi eri sembrato piu tranquillo. »« Sı, tranquillo, tranquillissimo. » L’altro allarga le braccia, fa

una specie d’inchino. « Ehi, guarda che io sono tranquillo, capito?Voglio solo vedere i soldi. Come ci eravamo detti. »

«Dopo che ci avrai dato i CD», ripete Hagen.« La mia parola per la tua? »«Certo. »«Allora tu per primo. »«No, tu. Sei tu che vuoi vendere qualcosa a noi, ricordi? »Silberman si dondola da un piede all’altro, si guarda intorno.

A Hagen sembra di essere dentro un thriller di terza categoria. Aquesto punto tanto voleva incontrarsi su un cazzo di ponte. Dinotte, con la pioggia. Finalmente il tossico tira fuori dalla giaccadi pelle due buste, gliele porge, e poi, quando Hagen sta per af-ferrarle, le ritira subito indietro. « Prima i soldi. »

«Ma cosa credi? » sbotta Bjorklund. «Che ti vogliamo fregare?Dai, Pini, dacci questi maledetti CD! »

«Kirsten, lascia perdere », interviene Hagen scuotendo la te-sta. «Questo non ha nulla. » Fa finta di richiudere il laptop.

10

«Okay. » Silberman ride.« Lascia perdere. »«Okay, okay. » Si mette a urlare: «Ho detto okay! ». Gli porge

di nuovo le buste.Hagen fa passare qualche secondo. Poi, lentamente, prende i

CD dalle mani di Silberman e li passa a Bjorklund.Il fotografo si mette in ginocchio, con calma, tira fuori il primo

CD e lo infila nel computer. «Giusto per capirci: vogliamo soloessere sicuri che tu non ci stia dando un CDmasterizzato di LadyGaga! » dice quindi, in tono conciliatorio.

Silberman alza le mani e sorride come un idiota. « Sono a po-sto, amico. »

«Meglio cosı. »« Be’, e i miei soldi? Anch’io voglio essere sicuro! »«Qui ci sono una marea di dati », dice Bjorklund. « Sembrano

autentici. »«Ma certo! » Silberman alza gli occhi al cielo. «Sono autentici! »Hagen tira fuori la busta coi soldi senza perdere di vista il ra-

gazzo, estrae un pochino le banconote e gliele sventola davanti.« Contento? »Silberman digrigna i denti.« Bene. Se entro domani sera arrivo alla conclusione che la tua

roba vale qualcosa, ti do i soldi. Altrimenti i tuoi CD te li infilodritti dritti su per il culo. Sono stato chiaro? »

«Chiarissimo. »Bjorklund prende la seconda busta, tira fuori il CD, aspetta che

esca l’altro e infila il secondo.Sibermann inizia a fare una specie di balletto convulso. «Ami-

co, basta che dai un’occhiata! » Allunga un dito tremante. « Si ca-pisce dalla prima e-mail. Una bomba! Con questa roba li avrete inpugno! Li metterete KO! »

Parole senza senso.Li avremo in pugno... ma chi?Hagen pero non resiste.Si gira e guarda lo schermo.Percio si accorge del casco volante quando in pratica lo ha gia

in pieno viso.Ha il riflesso di scansarsi. Il casco gli sfiora una tempia, gli

sbatte contro una spalla e gli fa perdere l’equilibrio. « Ehi, masei impazzito... »

11

Silberman attacca di nuovo, il viso contorto in una smorfia.Prende la rincorsa e parte col braccio teso. Cerca di colpirlo anco-ra col casco, che pero finisce contro le luci del soffitto, spaccando-le in mille pezzi. Stavolta Hagen e piu veloce e si copre il viso conle braccia. Evita per un pelo che il casco lo centri in faccia mentrericade a terra. Fa un passo indietro e...

E cade su Bjorklund, che stava per rialzarsi.La testa di Hagen cozza violentemente contro l’asfalto.Fuochi d’artificio.Silberman si china. Cerca qualcosa mentre i due sono a terra.

Hagen torna in se. Tira un paio di calci violenti ai gomiti e ai fian-chi del ragazzo. Un urlo di dolore. Il casco cade per terra, rotolavia come una testa mozzata. Hagen carica ancora, mentre Bjork-lund tenta di mettersi a quattro zampe, ma Silberman lo ributta aterra con un calcio alle costole.

« Stronzo! » ansima lui.Prova di nuovo a tirarsi su e, quando ci riesce, Silberman e gia

a cavallo della sua FZ8 tastandosi la giacca. Hagen si scaglia con-tro di lui, lo afferra per una spalla, lo tira. Il tossico fa di tutto pernon cadere, cerca di raggiungere il pedale di accensione.

«Che pezzo di merda! » ansima ancora Bjorklund.Poco la moto emette un verso, le mani di Hagen scivolano via

dalla giacca di pelle.La Yamaha parte.« Bastardo! Fermati! » Hagen corre dietro alla moto, ma non ha

speranza contro il motore da 779 cc che si sta portando via Silber-man. « Fermati! Ho detto fermati! Torna indietro! »

Insensato, ridicolo. Cosa strilla a fare? Come se il bastardo al-l’improvviso potesse avere un’illuminazione e cambiare idea. ASilberman importano solo i soldi. Hagen capitola; il fiato corto, lemani sulle ginocchia, il rombo del motore gia fuori dall’edificio.«Ma che cazzo e successo? »

Bjorklund compare al suo fianco con una mano sulle costole.«Dov’e la busta? »«Cosa? »L’altro lo guarda con compassione. « Tesoruccio mio, ecco co-

s’e successo. »Hagen e pietrificato. Molla Bjorklund, corre di nuovo verso

l’angolo nascosto, cerca per terra come un indemoniato. Nessuna

12

traccia di buste. Solo i segni delle gomme della Yamaha di Silber-man e il suo computer. «Merda! »

Torna indietro di corsa, va verso l’uscita, incapace di concepireun solo pensiero coerente, tanto e arrabbiato. Ma cosa crede, queltossico di merda? Hanno il suo nome, l’indirizzo... ma un tossicoe un tossico, la logica va a farsi friggere.

Tanto prima o poi ti riacchiappiamo, pensa.

Silberman accelera. La Yamaha sfreccia su Rahov Ha Yarkon, su-pera a destra il parcheggio scoperto dell’Hilton, dietro cui s’intra-vede il mare. Silberman vede l’imponente edificio dell’hotel rim-picciolirsi nello specchietto.

E qualcos’altro.Una moto che lo insegue.Merda!Sapeva che non lo avrebbero lasciato in pace, ma cosı, subito

subito, no! Dopo un anno di sorveglianza in cui non hanno otte-nuto nessun risultato? Ancora gli stanno alle calcagna? E una fol-lia, sicuramente si sta sbagliando, e l’astinenza a renderlo isteri-co. Di certo quello e solo un motociclista che sta andando daqualche parte, come lui.

Accelera ancora. Raggiunta la Marina, svolta in Sderot BenGurion con una manovra suicida, l’altra moto sempre dietro.Continuano a correre incuranti dei limiti di velocita, adesso Sil-berman e proprio una scheggia.

Vola sull’asfalto.Ma non semina il suo inseguitore.Se potesse, in questo momento si prenderebbe a schiaffi per

come si e comportato in quel parcheggio. Ma doveva prendere isoldi, no? Altrimenti come poteva essere sicuro che il giorno do-po lo avrebbero pagato? Sono dubbi legittimi, sa benissimo chequei CD non contengono nessuno scoop per degli europei. Forseper gli israeliani, ma di certo non per un tedesco.

Di sicuro niente che possa valere venticinquemila dollari.Hai sbagliato tutto, si dice.Che idiota!Gia l’idea d’incontrarsi in un parcheggio sotterraneo... in un

posto video-sorvegliato, cazzo! Quelli hanno il tuo nome, il tuonumero di cellulare, si presenteranno alla tua porta e ti farannosecco! E poi?

13

Ha sputtanato tutto.Questa cosa lo sta mandando fuori di testa.Venticinquemila dollari e non se li puo nemmeno godere.Be’, pero in fondo ha la busta, che spunta dalla giacca di pelle,

e ha i soldi, ora deve solo ingegnarsi per liberarsi della moto chegli sta ancora dietro. Il problema e che, se la rapida occhiata nellospecchietto retrovisore non lo inganna, quella e una BMW HP4,ovvero una moto da corsa estremamente leggera e maneggevole.Seminarla, soprattutto se il guidatore ci sa fare, e quasi impossi-bile. Allora Silberman salta sul marciapiede, terrorizzando i pas-santi che all’ultimo momento riescono a mettersi in salvo in unnegozietto di frutta e verdura, scivola su Rehov Dizengoff, tornasu Sderot Ben Gurion, schizza come una pallina da flipper tramacchine e motorini, che lo insultano a colpi di clacson. Sfila ac-canto a tutti gli stadi possibili del rinnovamento e della decaden-za dell’architettura di Tel Aviv, viuzze e chioschi che scorronovia come quadri impressionisti. Ecco, Rehov Reines, scatta il ros-so, chissenefrega, uno scarto improvviso, deve creare confusione,e questione di secondi, poi di nuovo campo libero fino all’incro-cio di Shlomo HaMalech, meno macchine, via veloce.

E all’improvviso l’altra moto e scomparsa.Silberman non crede ai suoi occhi.Davvero quel pezzo di merda ha mollato?Ma forse si sbagliava, era solo un tipo qualsiasi cui piace cor-

rere in moto.Un pazzo come un altro.« Sıııııı! » esplode. «Ce l’ho fatta! »Ma continua a guardare nello specchietto retrovisore.Niente, auto che parcheggiano, in un attimo gia lontane, siepi

e platani, ciclisti.A parte...Qualcosa che supera le biciclette a tutta velocita.Merda.Eccola, l’altra moto, piu vicina di prima. Passa sulla corsia cen-

trale, fa un rapidissimo slalom tra i pedoni, avanza rombando.Silberman sospira. Accelera. Un vero suicidio guidare in quelmodo nel bel mezzo del traffico dell’ora di punta, ma ha forse al-tra scelta? Non riesce a scollare gli occhi dallo specchietto retro-visore e, quando li rialza per guardare avanti, la strada e scom-parsa, c’e soltanto un muro.

14

Carote, cetrioli, melanzane.Colorate e giganti. Silberman cerca di sterzare. Da una parte

una grata, dall’altra un caffe all’aperto. Nessuna chance.Prova a frenare.Ma lo scontro e inevitabile, Silberman schizza giu dalla sella.La Yamaha finisce dritta contro un camion di verdure, con le

ruote che continuano a girare mentre lui continua a volare. Il cor-po si avvita su se stesso e poi atterra sul cofano di una MercedesCabriolet con un botto pazzesco, come una lavatrice buttata giudal decimo piano. Il parabrezza frantumato in una ragnatela dicrepe. LaMercedes si ferma. La donna alla guida inizia a strillare,poi un altro botto, la macchina dietro che tampona la Cabrio,spingendola in avanti.

Tutti si fermano.Si avvicinano.Impietriti.L’attenzione catturata da una scena assurda, sembra un film,

perche piovono soldi. Cento banconote da cinque dollari che svo-lazzano come foglie in autunno, fluttuano nella brezza della serache accarezza Sderot Ben Gurion, si avvitano e si sparpagliano in-torno al corpo privo di conoscenza, nemmeno una vi si posa sopra.

Shana accosta la sua BMW vicino al caffe all’aperto, una frenatabrusca, poi salta giu. Corre verso la Cabrio. Vede il corpo e i sol-di, fa due piu due.

E cosı ti e esploso il portafoglio, pensa.Perche i soldi sono di Silberman, ovvio. O meglio sono soldi

che aveva con se. Da quanto ce li avesse e se fossero veramentesuoi e un altro paio di maniche. Prima della visita al parcheggiosotterraneo, erano di qualcun altro, su questo Shana potrebbescommetterci.

Si china verso la sagoma accartocciata sul parabrezza, sullosfondo la donna della Cabrio sempre piu fuori di se, e constatache Silberman ha finito di patire. Lo sguardo rivolto verso il cielolascia ben pochi dubbi, cosı come il fatto che, oltre al sangue, sulparabrezza si vedono grosse chiazze di materia grigia.

Shana si toglie il casco e inizia a raccogliere le banconote. Unuomo robusto si fa largo tra la folla di spettatori e si precipita ver-so di lei. «Ma che le viene in mente? » tuona. «Cosa diavolo stafacendo? »

15

« Il mio lavoro. »«Ma e impazzita? » La scansa, cerca di allontanarla dalla mac-

china. «Quest’uomo ha bisogno di aiuto! »«No, delle pompe funebri. »« Se permette, di cos’ha bisogno lo decido io. Sono unmedico. E

adesso la smetta immediatamente di rubargli i soldi, altrimenti... »Shana tira fuori il distintivo, glielo sbatte quasi in faccia, poi gli

indica la donna bianca come un cadavere che sta per afflosciarsicome un budino. «Vuole dare una mano? Allora aiuti lei! »

«Ma quindi lei chi diavolo sarebbe? »« Lo Stato. »Il grassone increspa la fronte, si avvicina alla Cabrio e da

un’occhiata a cio che resta di Silberman. Si avvicina ancora, glitasta il polso. « Sı, e morto. »

«Ma va? » Shana lo molla lı, torna alla motocicletta e chiamaPerlman, il suo superiore.

Per un attimo, lui resta in silenzio, poi dice: «Una cosa un po’meno melodrammatica proprio non si poteva fare, vero Shana? »

«Cioe? »« Be’, insomma... e morto. »«Non e colpa mia se e finito contro un camion di verdure. »«Certo, il direttore ne restera estasiato. »Credi di essere divertente? pensa Shana. Un mio sorvegliato

entra in un parcheggio sotterraneo e dieci minuti dopo ne escesparato senza casco, come se fosse inseguito dai cavalieri dell’A-pocalisse: io cosa faccio, non gli sto dietro? Il fatto che mi abbiascoperta non e stato un bene, lo ammetto, ma era inevitabile. Per-che poi e impazzito in quel modo?

«Ma lo hai provocato? »«Non potevo certo permettere che mi sfuggisse. »« Limitati a rispondere alla domanda. »«Ma insomma, che razza di domanda e? » esplode Shana.

« L’ho semplicemente inseguito! »« Sto solo cercando di evitarti delle grane, se ancora non l’hai

capito. »Cosa quanto mai necessaria, Shana lo sa. Sono giorni che non

hanno piu l’autorizzazione a sorvegliare Silberman. E l’incidentescatenera un putiferio di polemiche. « Be’, diciamo di sı, forse si esentito provocato », ammette. «Ma io dovevo stargli dietro. »

«Dovevamo sorvegliarlo, non dargli la caccia. »

16

« Fantastico. »Perlman tace.Sirene della polizia in avvicinamento.Pulsazioni di luce blu.«Deve per forza aver ricevuto quei soldi nel parcheggio », in-

siste Shana. « Sono almeno ventimila dollari. Cosa potrebbe avereda vendere Pini Silberman di cosı prezioso? Chi e per cosa po-trebbero avergli dato una somma simile, se non per... »

«Allora provalo. »«Ci puoi scommettere. »Anche perche e la nostra unica possibilita di uscire indenni da

questa faccenda, pensa. Se adesso troviamo le prove che quel tossi-co aveva la coda di paglia e che nel parcheggio e successo qualcosadi losco, non gliene freghera piu niente a nessuno se avessimo o nol’autorizzazione. Altrimenti temo che non mi faranno piu sorve-gliare nemmeno il busto di Ben Gurion all’aeroporto.

« Bene. » Perlman sospira. «Vai all’Hilton. Chiedi i video.Quelli del parcheggio sotterraneo, ma anche gli altri. L’autorizza-zione te la faccio avere poi, in caso dovessero fare storie in alber-go. Le paroline magiche le conosci. »

Sı, Shana le conosce.Periculum in mora.Il che significa, in questo caso, che lo Stato e gli interessi dei

suoi cittadini sono soggetti a una minaccia immediata.Shana non avra bisogno di nessuna autorizzazione.

CONTINUA IN LIBRERIA

Titolo originaleBreaking News

ISBN 978-88-429-2522-4

Traduzione di Roberta Zuppet, Lucia Ferrantini, Francesca Sassi

First published in the German language as Breaking News by Frank Schatzing# 2014 Verlag Kiepenheuer & Witsch GmbH & Co. KG, Koln / Germany

# 2014 Casa Editrice Nord s.u.r.l.Gruppo editoriale Mauri Spagnol

Sulretrounassaggio

dilettura

diBreakingNews,

FrankSch

atzing,Nord.