Cervello poliglotta e apprendimento delle lingue · nosciuta. Per esempio, un'afasia di Broca...

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LE SCIENZE Dossier gennaio 2003 di Salvatore Aglioti e Franco Fabbro Cervello poliglotta e apprendimento delle lingue La comprensione e l'espressione di due o più lingue utilizzano aree e meccanismi cerebrali funzionalmente separati e indipendenti, alcuni dei quali maturano già prima dei sei anni d'età SI PARLA DI: IRCCS "E.MEDEA" PAG. 1

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LE SCIENZE Dossier gennaio 2003

di Salvatore Aglioti e Franco Fabbro

Cervello poliglottae apprendimento delle lingue

La comprensione e l'espressione di due o più lingue utilizzano aree

e meccanismi cerebrali funzionalmente separati e indipendenti,

alcuni dei quali maturano già prima dei sei anni d'età

SI PARLA DI: IRCCS "E.MEDEA" PAG. 1

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Si calcola che circa il 50 per cento della popolazione mondiale utilizzi un'altra lingua oltre a quella materna; eppure la

capacità di parlare due o più lingue è stata a lungo considerata un'abilità particolare, posseduta da ristrette, e in ge-

nere colte, cerehie di individui. Questa valutazione può dipendere da almeno due ragioni. In primo luogo dal fatto

che, in termini evoluzionistici, le lingue sono fenomeni che, mentre creano omogeneità di comunicazione all'interno

dello stesso gruppo, fanno sorgere barriere tra gruppi diversi. Dunque, mentre la conoscenza di lingue «prestigiose» (per e-

sempio, l'italiano nel Rinascimento, il francese nell'Ottocento o l'inglese al giorno d'oggi) è motivo di vanto, la conoscenza di

una lingua ritenuta meno «importante» o parlata in comunità ostili può addirittura essere negata. In secondo luogo, i vari codi-

ci di comunicazione linguistica sono sempre stati classificati in categorie arbitrarie (lingua, dialetto, idioma, parlata e così via)

che hanno a che vedere più con fattori sociopolitici che linguistici. Per usare le parole del celebre linguista Noam Chomsky, la

lingua differisce dal dialetto unicamente per il fatto di «avere alle spalle una bandiera e un esercito».

Una tassonomia su base empirica suggerisce diconsiderare come bilingui i soggetti che com-prendono e parlano due lingue - ma anche duedialetti o una lingua e un dialetto - e poliglotticoloro che sono in grado di parlare combinazionidi almeno tre lingue o dialetti. Questi soggetti so-no in grado di mettere in atto una netta sepa-razione fra i loro differènti sistemi linguistici. Peresempio, un bilingue sardo-italiano può espri-mersi adeguatamente solo in italiano in certe oc-casioni, e solo in sardo in altre, senza mescolarequeste due lingue. In questo articolo, la principa-le distinzione viene fatta tra coloro che parlanouna sola lingua e i bilingui, assimilando a questiultimi i poliglotti per ragioni di semplicità.

Aree cerebrali coinvoltenell'apprendimento delle lingue

È noto che nell'uomo alcune parti del lobotemporale (area di Wernicke) e frontale (area diBroca) dell'emisfero sinistro hanno fondamentaleimportanza per la comprensione e la produzionedel linguaggio. Va però precisato che il lin-guaggio - una funzione cognitiva tra le più com-plesse - non è legato a una singola struttura, masi basa sull'integrità di una complessa rete nervo-sa con importanti nodi cortico-sottocorticali.

L'emisfero di destra, per esempio, è molto im-

portante per gli aspetti emozionali e pragmaticidel linguaggio, e forse anche per alcuni aspettisquisitamente linguistici delle lingue appresesuccessivamente alla lingua madre. Per chi studiale basi neurali del bilinguismo è fondamentaleconoscere se la rappresentazione della linguamadre avviene tramite vie e processi che differi-scono da quelli usati per la rappresentazione del-la seconda o di eventuali altre lingue. Informa-zioni rilevanti a questo proposito sono state for-nite dalla tecnica di microstimolazione diretta delparenchima cerebrale nel corso di interventi neu-rochirurgici in cui l'apertura del cranio viene ef-fettuata in anestesia locale.

Questa tecnica, utilizzata da un neurochirurgodi Seattle, George A. Ojemann, è resa possibiledal fatto che la corteccia cerebrale non ha recet-tori dolorifici. Il fatto che i pazienti siano svegli ecollaboranti nel corso dell'intervento consente dimonitorare gli effetti di microstimolazioni eroga-te in un determinato punto del cervello su uncompito come la produzione di parole, che il pa-ziente deve eseguire nel corso della stimolazione.Un tale monitoraggio è fondamentale per stabili-re l'importanza della struttura esaminata. Neisoggetti bilingui, le microstimolazioni hannoconsentito di identificare nella corteccia cerebra-le dell'emisfero di sinistra centri comuni per ledue lingue e centri la cui stimolazione inibisce inmaniera differenziale solo una lingua.

Una classe dellascuolaelementareislamica istituitaa Brent, a nord diLondra, pervenireincontro allerichieste dellacomunità locale.Si calcola chealmeno metàdella popolazionemondiale debbautilizzare unaseconda linguaoltre a quellamaterna, ma pareche solo unapprendimentomolto precoceconsenta dipadroneggiarlacompletamente.

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LE SCIENZE Dossier gennaio 2003Effetto della microstimolazione corticale - una tecnica che viene attuata nel corso di interventi di neurochirurgia in cui il pazienterimane vigile - sulla capacità di denominare sia nella lingua madre (l'olandese) sia nella seconda lingua nota (l'inglese)figure di oggetti. La stimolazione dei siti indicati dai cerchi pieni inibiva la denominazione in entrambe le lingue, mentre quelladei siti indicati con I e con O inibiva rispettivamente l'inglese o l'olandese. Stimolando i siti indicati con i cerchi vuotinon sì otteneva alcun effetto inibitorio nei confronti di nessuna delle due lìngue

L'esistenza di una sovrapposizione parziale deisubstrati nervosi per L1 ed L2 e del ruolo dell'e-misfero destro nella comprensione delle lingue èconfermata da indagini di neuroanatomia funzio-nale condotte in soggetti bilingui senza patologiecerebrali. Stanislas Dehaene e collaboratori delLaboratorio di psicolinguistica del CNRS, il Con-siglio nazionale delle ricerche francese, hannoesaminato mediante risonanza magnetica funzio-nale alcuni soggetti di madre lingua francese cheavevano acquisito una discreta conoscenza scola-stica dell'inglese (L2) dopo i sette anni di età. Èrisultato che praticamente in tutti i soggetti l'a-scolto di un racconto in lingua materna induceuna forte attivazione dell'emisfero sinistro e unacerta attivazione dell'emisfero destro. L'ascolto diun racconto in lingua inglese ha invece suscitatorisposte molto variabili nei vari soggetti, in al-cuni dei quali è stata osservata solo l'attivazionedell'emisfero destro.

In un altro rilevante studio di risonanza ma-gnetica funzionale, Karl H. S. Kim e collaborato-ri, della Cornell University, hanno esaminato insoggetti multilingui - suddivisi in due gruppi inbase all'età di acquisizione della seconda lingua -l'attività cerebrale in un compito che richiedevala composizione di frasi nella lingua madre enella seconda lingua. Mentre in entrambi i grup-pi l'attivazione delle aree temporali di sinistra eradel tutto paragonabile per le due lingue, l'attiva-zione delle aree linguistiche frontali era signifi-cativamente diversa a seconda della lingua usatanel gruppo dei bilingui «tardivi», fra quelli cioèche avevano acquisito la seconda lingua intornoagli 11 anni di età.

Afasia e conoscenzadelle lingue

Le prime importanti informazioni sull'orga-nizzazione cerebrale delle diverse aree respon-

sabili delle lingue parlate sono state ottenuteanalizzando in soggetti capaci di parlare

più lingue il tipo di recupero dei disturbiafasici indotti da lesioni cerebrali. Que-

sto recupero, infatti, non sempre av-viene in maniera parallela per le

varie lingue. Martin Albert e Lor-raine K. Obler dell'Università diBoston e Ruth Silverberg e Ha-rold W. Gordon dell'Università diGerusalemme hanno descritto trepazienti bilingui che sembravanopresentare un'afasia differenziale,cioè una diversa sindrome afasica

per ogni singola lingua da loro co-nosciuta. Per esempio, un'afasia di

Broca (caratterizzata da disturbi della produzio-ne linguistica) in ebraico e un'afasia di Wernicke(caratterizzata da disturbi della comprensione) ininglese.

L'esistenza nello stesso paziente di due sindro-mi afasiche completamente diverse causate daun'unica lesione cerebrale può essere spiegatasolo se si postula una netta separazione tra lemodalità di rappresentazione delle due lingue.Tuttavia, secondo numerosi neurolinguisti, lastessa sindrome afasica può presentare sintomidiversi nelle due lingue sulla base delle differen-ze strutturali e formali delle lingue in cui si ma-nifesta. Un paziente bilingue inglese-italiano chein seguito a un'afasia di Broca ometta patologi-camente i pronomi personali commetterà moltipiù errori grammaticali in inglese (dove i prono-mi personali sono obbligatori) rispetto all'italia-no, mentre commetterà errori morfologici soloapparentemente differenti in italiano e in inglese.

In effetti, l'idea di una separazione anatomicaassoluta delle rappresentazioni linguistiche è incontrasto con le recenti nozioni di riarrangia-menti dinamici nel cervello, anche adulto. È piùlogico pensare che sia la regolazione dell'accessoalle varie rappresentazioni a essere più o menodanneggiata da una lesione cerebrale. Questa vi-sione trova sostegno in alcuni comportamentilinguistici, le reazioni afasiche, osservati nei pa-zienti bilingui: per esempio, il mescolamento pa-tologico delle due lingue all'interno di una stessafrase (mixing). Nelle comunità bilingui il fenome-no del mescolamento è abbastanza frequente ecertamente non patologico, ma rispetta preciseregole linguistiche (per esempio i pronomi e lepreposizioni non vengono espresse in una linguadiversa dal resto della frase) e sociolinguistiche(non viene mai prodotto un mixing se uno degliinterlocutori non capisce una delle lingue usate).

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Quando un soggetto bilingue diventa afasico,invece, si osserva un tipo di mixing che non ri-spetta né le regole linguistiche, né quelle socio-linguistiche, come dimostra l'esperienza che unodi noi (Franco Fabbro) ha fatto con un pazientedi madrelingua slovena, seconda lingua italiana,terza lingua friulana e quarta lingua inglese. Do-po un ictus, che aveva prodotto un'estesa lesioneal lobo temporale sinistro, il paziente presentavaun'afasia di Wemicke in tutte le lingue che cono-sceva; tale afasia era associata a un quadro moltograve di mixing fra italiano, friulano e inglese.Qui vengono riportati alcuni esempi tratti dalcolloquio tra esaminatore (E) e paziente (P).

(E) «Che lavoro faceva in Canada?»(P) «In Canada? Co facevo la via? / was

working with ce faccio coi... del... fare, i signorila che i faceva...»

(E) Cemùt ajal imparai l'inglès?(P) «O Signor benedet! Quando ero cuan che jo

o eri solduet jo o ai studiai inglés, o ai imparaipar quindis dìs no, e o sai stài English, mi mi hafatto giusto un affare no, un sublan O.K.! Englishsì, oh yeah, Svizzera sì, Svizzera sì fai zingherzingher no.»

Un altro interessante fenomeno indicante lanecessità di una regolazione dell'accesso ai diver-si sistemi linguistici è il fenomeno dell'antagoni-smo alternato, descritto da Michel Paradis, dellaMcGill University di Montreal, in un soggetto bi-lingue francese-inglese, divenuto afasico in se-guito a un intervento nella regione parietale sini-stra. Nella prima settimana dopo l'operazione ilpaziente, pur comprendendo ancora entrambe lelingue, non riusciva più a esprimersi in francese.

Poiché sua moglie non capiva l'inglese, il padredoveva fungere da interprete. Nella seconda setti-mana il paziente recuperò il francese, ma non erapiù capace di esprimersi in inglese, e pertantonon riusciva più a comunicare con le infermieredell'ospedale che conoscevano solo l'inglese.

Uno dei comportamenti verbali più caratteristi-ci dei bilingui è la traduzione da una lingua al-l'altra, che può avvenire dalla seconda lingua allalingua madre (traduzione passiva), e dalla primalingua alla seconda (traduzione attiva). La tra-duzione passiva è in genere più facile di quellaattiva. Negli afasici bilingui si riscontrano moltospesso fenomeni di alterata traduzione che fannopensare a un problema di regolazione dell'acces-so ai codici linguistici. Michel Paradis osservòche i pazienti con il fenomeno dell'antagonismoalternato erano paradossalmente in grado di tra-durre verso la lingua che in quella giornata nonerano in grado di parlare, ma non viceversa.

Come funzionail cervello dei bilingui

Sulla base di questi fenomeni è stata postulatal'esistenza nel cervello di una serie di componen-ti funzionalmente separate e indipendenti per lacomprensione e l'espressione di due lingue e perla traduzione dalla lingua materna in quella ap-presa e viceversa. Si è infatti osservato che lesio-ni cerebrali diverse inibiscono specificamente al-cune di queste componenti.

Abbiamo potuto osservare un recupero para-dossale della seconda lingua in una donna de-

Un esperimento diStanislas Dehaenesu soggetti sanicon conoscenzascolastica di unaseconda linguaha evidenziatouna diversalocalizzazionedell'attivazioneemisferica durantel'ascolto di storiein lingua materna(il francese) eappresa (l'inglese)in tre soggetti(indicati consimboli di formae colore diversi).L'ascolto infrancese attival'emisfero sinistroIn tutti i soggettie il destro in duesoggetti su tre.Nell'ascoltodell'inglese, unsoggetto (quadratirossi) è attivo solonell'emisferodestro. Lagrandezza deisimboli riflettel'ampiezza dei locidi attivazione.

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Questa risonanza magnetica nucleare eseguitain una paziente dopo ictus cerebrale mostra, sianelle sezioni trasversali (parte alta della figura) siaIn quelle coronali (parte bassa), una lesione (frecce)nelle parti dei gangli della base corrispondentialla testa del nucleo caudato e al putamendi sinistra. Tati strutture, notoriamente coinvoltenel controllo motorio, sembrano svolgere un ruoloanche in alcuni compiti cognitivi.

strimane di 70 anni la cui prima lingua era ildialetto veronese e la seconda lingua, l'italianostandard, studiato a scuola per soli tre anni e uti-lizzato in maniera molto limitata. In seguito a unictus cerebrale, la paziente, con grande stuporeproprio e dei familiari, riusciva a esprimersiesclusivamente in italiano standard, un compor-tamento che rendeva la comunicazione con pa-renti e amici del tutto innaturale. Un anno dopola lesione la paziente è giunta alla nostra osser-vazione con l'esplicita richiesta di essere aiutataa recuperare il dialetto veronese, lingua per leisocialmente più importante dell'italiano. In effettiabbiamo constatato che, pur presentando altera-zioni qualitative tipiche di un'afasia di Broca inentrambe le lingue, ella aveva difficoltà assaimaggiori nell'esprimersi in veronese e, parados-salmente, nella traduzione dal dialetto alla linguaitaliana piuttosto che nella direzione opposta.

Il comportamento linguistico di questa pazien-te ci ha posto notevoli problemi interpretativi siaperché la stragrande maggioranza dei pazientiafasici bilingui risulta meno danneggiata nellalingua madre (solitamente recuperata per primarispetto alle lingue apprese successivamente), siaperché la lesione della paziente era localizzata aigangli della base, soprattutto al nucleo caudato eal putamen di sinistra, ma non coinvolgeva learee della corteccia cerebrale la cui lesione pro-voca di solito sindromi afasiche. Una possibilechiave di lettura del disturbo richiede una breveincursione nelle relazioni tra memoria e appren-dimento del linguaggio e circuiti nervosi che sot-tostanno a queste funzioni.

Tipi di memoriae acquisizione del linguaggio

La memoria non è un sistema unitario, mapiuttosto un mosaico di sistemi. Nell'ambito dellamemoria a lungo termine, per esempio, si distin-gue la memoria dichiarativa da quella procedura-le. La memoria dichiarativa comprende infor-mazioni riguardanti specifici fatti ed episodi (me-moria episodica) e conoscenze enciclopediche(memoria semantica). Le informazioni contenutein questo tipo di memoria sono accessibili all'in-trospezione (memoria esplicita) e possono essereverbalizzate (recupero consapevole). L'acquisizio-ne di nuove informazioni di tipo episodico e se-mantico sembra legata all'ippocampo e alle por-zioni mediali del lobo temporale. Una volta fissa-te, queste informazioni vengono depositate nellearee corticali associative temporo-parietali.

La capacità di apprendere procedure che ri-

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LE SCIENZE Dossier gennaio 2003chiedono contemporaneamente un bagaglio diconoscenze e un'abilità motoria come, per esem-pio, il gioco del tennis, rappresenta un tipo dimemoria che tipicamente si instaura tramite ripe-tizioni del compito e non richiede consapevolez-za (memoria implicita). Questo meccanismo im-plicito è probabilmente anche alla base dell'ap-prendimento della lingua materna. Lo dimostra ilfatto che pazienti con lesioni al sistema ippo-campo-mesotemporale - che provocano amnesiaanterograda (incapacità a ricordare fatti successi-vi alla lesione) - possono acquisire implicitamen-te elementi grammaticali di lingue straniere nonconosciute prima del danno cerebrale, mentre so-no incapaci di apprendere il significato di parolenuove persino nella loro lingua materna.

Va sottolineato inoltre che anche alcune strut-ture sottocorticali, come i gangli della base, stret-tamente connesse con aree associative prefrontalisvolgono un ruolo cruciale nell'acquisizione im-plicita di informazioni procedurali. Poiché unalesione cerebrale può colpire selettivamente soloalcuni dei sistemi mnestici sopra descritti, il recu-pero paradossale della seconda lingua (l'italiano)nella paziente veronese potrebbe essere dovuto auna maggiore compromissione dei sistemi dellamemoria implicita preposti alla prima lingua (ildialetto) e organizzati nelle strutture cerebraliprofonde; invece la seconda lingua, appresa ascuola e utilizzata mediante l'applicazione distrategie consapevoli, è stata maggiormente ri-sparmiata perché organizzata prevalentementenei sistemi della memoria esplicita che si avval-gono soprattutto delle" strutture corticali.

Come facilitarel'apprendimento delle lingue

Al fine di impostare programmi pedagogiciche ottimizzino l'educazione multilingue, è moltoimportante conoscere le tappe maturative e lepotenzialità plastiche delle strutture cerebralicoinvolte in questo tipo di apprendimento. L'ac-quisizione delle diverse competenze linguistiche(fonologiche, sintattiche, lessicali) è legata allagraduale maturazione dei loro substrati nervosi.

Svariati studi comportamentali dimostrano chela completa acquisizione delle componenti fono-logiche sia percettive (per esempio, la discrimina-zione di fonemi) sia motorie (assenza di accentostraniero nel parlare le lingue apprese) si rag-giunge solo se i bambini vengono immersi in unambiente in cui si parla una seconda lingua pri-ma dei sei anni. Inoltre, è stato osservato che giàdopo gli otto anni di età va declinando la capa-cità di imitare la prosodia delle lingue straniere.

Christine Weber-Fox e Helene J. Neville, del-l'Università di Eugene nell'Oregon, hanno esami-nato le competenze sintattiche e semantiche insoggetti di madrelingua cinese immersi a varieetà in un ambiente dove si parla la lingua ingle-se. Questi ricercatori hanno osservato che l'espo-sizione a questa seconda lingua intorno ai setteanni di età era già tardiva, in quanto i soggettinon riuscivano ad acquisire una completa com-

petenza grarn taticale. Se poi l'esposizione avve-niva interno ai 16 anni d'età, la competenza se-mantico-lessicale mostrava grosse lacune chenon venivano mai colmate.

Sembra che la situazione sia un po' più favore-vole quando la parentela tra la lingua materna ela seconda lingua è più stretta. Studi preliminariin soggetti che parlano sia spagnolo sia ingleseindicano che l'immersione nella seconda linguaintorno ai sette anni provoca alterazioni gram-maticali meno gravi rispetto ai soggetti cinesi.

È interessante notare che gli aspetti fonologicie molti degli aspetti sintattici sono ben appresi,in modo del tutto inconsapevole, già intorno aitre anni. Per contro, il patrimonio lessicale aquell'età è molto limitato. Già prima dei sei anni,le strutture nervose - gangli basali, cervelietto, a-ree corticali sensomotorie primarie e secondarie -che sono legate alla memoria implicita e chesembrano avere a che fare con fonologia e sintas-si presentano un elevato grado di maturazione.Invece le strutture legate alla memoria episodicaed enciclopedica - sistema ippocampale e areecorticali associative, soprattutto temporo-parietali- che sono probabilmente connesse agli aspettilessicali del linguaggio, iniziano la maturazionepiù tardi e la completano solo in età adulta.

Vediamo come queste conoscenze fornite dallaneuropsicologia potrebbero dunque dimostrarsiutili per l'educazione multilingue. Nel caso dellecosiddette lingue morte (latino, greco classico)sembra che si attui una forma di apprendimentoe memorizzazione esplicita delle lingue. La diffi-coltà di assimilarne le procedure dipende dal fat-to che esse non vengono parlate, ma sono ogget-to di traduzione mediante l'applicazione di regoleapprese consapevolmente.

Gran parte dell'insuccesso nell'insegnamentodelle lingue straniere potrebbe dipendere da unaimpropria applicazione alle lingue vive del mo-dello didattico utilizzato per lo studio delle linguemorte. Siccome l'apprendimento più naturale del-la lingua sembra avere luogo in forma implicita,la seconda lingua ed eventualmente la terza de-vono essere acquisite in questa forma, magaridurante attività di socializzazione o gioco. Sareb-be auspicabile che l'esposizione ad altre lingueavesse luogo entro i sei-sette anni d'età, primache le basi nervose degli apprendimenti procedu-rali siano giunte a completa maturazione.

SALVATOREAGLIOTI insegnapsicologiafisiologica presso ilDipartimento dipsicologiadell'Università «LaSapienza» di Romaed effettua attivitàdi ricerca presso ilDipartimento discienzeneurologiche edella visionedell'Università diVerona. Si occupadelle basibiologiche delcomportamento inpazienti con lesionicerebralie dei meccanismidella plasticità nelcervello umano.FRANCO FABBROinsegna fisiologiaall'Universitàdi Udine ed èa capo dell'Unitàdi neurolinguisticapresso l'Istitutoscientificodi ricovero e cura«E. Medea»,Polo di S.Vitoal Tagliamento,uno dei centridi ricerca promossidalla Associazione«La NostraFamiglia», diBosisio Parini (LC).Presiede l'AphasiaCommitteedell'I nternationalLogopaedicsand PhoniatricsAssociation.

PER SAPERNE DI PIÙ

OJEMANN G. A., Cortical Organization of Language in «Journal ofNeuroscience», 11, n. 8, pp. 2281-2287, 1991.PARADIS M. (a cura), Aspects of Bilingual Aphasia, Pergamon Press,London, 1995.AGLIOTI S., BELTRAMELLO A., GIRARDI F. e FABBRO F., Neurolingui-stic and Follow-up Study of an Unusual Pattern of Recovery from Si-linguai Subcortical Aphasia in «Brain», 119, pp. 1551-1564, 1996.FABBRO F., The Neurolinguistics of Bilingualism, Howe/PsychologyPress, 1999.KIM K. H. S., RELKIN N. R., LEE K. M. e KIRSCH J., Distinct CorticalAreas Associated with Native and Second Languages in «Nature», 388,pp. 171-174^1997

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