Cervello poliglotta e apprendimento delle...

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ASCOLTO NELLA LINGUA MATERNA ASCOLTO NELLA SECONDA LINGUA S i calcola che circa il 50 per cento della popolazione mondiale uti- lizzi un'altra lingua oltre a quel- la materna; eppure la capacità di parla- re due o più lingue è stata a lungo con- siderata un'abilità particolare, possedu- ta da ristrette, e in genere colte, cerchie di individui. Questa valutazione può di- pendere da almeno due ragioni. In pri- mo luogo dal fatto che, in termini evo- luzionistici, le lingue sono fenomeni che, mentre creano omogeneità di co- municazione all'interno dello stesso gruppo, fanno sorgere barriere tra grup- pi diversi. Dunque, mentre la cono- scenza di lingue «prestigiose» (per e- sempio, l'italiano nel Rinascimento, il francese nell'Ottocento o l'inglese al giorno d'oggi) è motivo di vanto, la conoscenza di una lingua ritenuta me- no «importante» o parlata in comunità ostili può addirittura essere negata. In secondo luogo, i vari codici di comuni- cazione linguistica sono sempre stati classificati in categorie arbitrarie (lin- gua, dialetto, idioma, parlata e così via) che hanno a che vedere più con fattori sociopolitici che linguistici. Per usare le parole del celebre linguista Noam Chomsky, la lingua differisce dal dialetto unicamente per il fatto di «avere alle spalle una bandiera e un esercito». Una tassonomia su base em- pirica suggerisce di considerare come bilingui i soggetti che comprendono e parlano due lin- gue - ma anche due dialetti o una lingua e un dialetto - e poli- glotti coloro che sono in grado di parlare combinazioni di almeno tre lingue o dialetti. Questi soggetti sono in grado di mettere in atto una netta separazione fra i differenti sistemi lin- guistici da loro padroneggiati. Per e- sempio, un bilingue sardo-italiano può esprimersi adeguatamente solo in italia- no in certe occasioni, e solo in sardo in altre, senza mescolare queste due lin- gue. In questo articolo, la principale di- stinzione viene fatta tra coloro che par- lano una sola lingua e i bilingui, assi- milando a questi ultimi i poliglotti per ragioni di semplicità. Cervello poliglotta e apprendimento delle lingue La comprensione e l'espressione di due o più lingue utilizza aree e meccanismi cerebrali funzionalmente separati e indipendenti, alcuni dei quali maturano già prima dei sei anni d'età di Salvatore Aglioti e Franco Fabbro Effetto della microstimolazione corticale - una tecnica che viene attuata nel corso di interventi (li neurochirurgia in cui il paziente rimane vigile - sulla capacità di deno- minare sia nella lingua madre (l'olandese) sia nella seconda lingua nota (l'inglese) fi- gure di oggetti. La stimolazione dei siti indicati dai cerchi pieni inibiva la denomina- zione in entrambe le lingue, mentre quella dei siti indicati con I e con O inibiva ri- spettivamente l'inglese o l'olandese. Stimolando i siti indicati con i cerchi vuoti non si otteneva alcun effetto inibitorio nei confronti di nessuna delle due lingue. Una classe della scuola elementare islamica istituita a Brent, a nord di Londra, per venire incontro alle richieste della comunità locale. Si calcola che almeno metà della popolazio- ne mondiale debba utilizzare una seconda lingua oltre a quella materna, ma pare che solo un apprendimento molto precoce consente di padroneggiarla completamente. Un esperimento condotto da Stanislas Dehaene e collaboratori su soggetti sani con conoscenza scolastica di una seconda lin- gua ha evidenziato una diversa localizzazione dell'attivazione emisferica durante l'ascolto di storie nella lingua materna (il francese) e in quella appresa (l'inglese) in tre soggetti (indicati con un simbolo di forma e colore diversi). L'ascolto in francese attiva l'emisfero sinistro in tutti i soggetti e il destro in due sog- getti su tre. Durante l'ascolto dell'inglese, un soggetto (quadrati rossi) presenta attività unicamente nell'emisfero destro. La grandezza dei simboli riflette l'ampiezza dei loci di attivazione. 54 LE SCIENZE n. 365, gennaio 1999 LE SCIENZE n. 365, gennaio 1999 55

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ASCOLTO NELLA LINGUA MATERNA

ASCOLTO NELLA SECONDA LINGUA

S

i calcola che circa il 50 per centodella popolazione mondiale uti-lizzi un'altra lingua oltre a quel-

la materna; eppure la capacità di parla-re due o più lingue è stata a lungo con-siderata un'abilità particolare, possedu-ta da ristrette, e in genere colte, cerchiedi individui. Questa valutazione può di-

pendere da almeno due ragioni. In pri-mo luogo dal fatto che, in termini evo-luzionistici, le lingue sono fenomeniche, mentre creano omogeneità di co-municazione all'interno dello stessogruppo, fanno sorgere barriere tra grup-pi diversi. Dunque, mentre la cono-scenza di lingue «prestigiose» (per e-

sempio, l'italiano nel Rinascimento, ilfrancese nell'Ottocento o l'inglese algiorno d'oggi) è motivo di vanto, laconoscenza di una lingua ritenuta me-no «importante» o parlata in comunitàostili può addirittura essere negata. Insecondo luogo, i vari codici di comuni-cazione linguistica sono sempre stati

classificati in categorie arbitrarie (lin-gua, dialetto, idioma, parlata e così via)che hanno a che vedere più con fattorisociopolitici che linguistici. Per usarele parole del celebre linguista NoamChomsky, la lingua differisce daldialetto unicamente per il fatto di«avere alle spalle una bandiera eun esercito».

Una tassonomia su base em-pirica suggerisce di considerarecome bilingui i soggetti checomprendono e parlano due lin-gue - ma anche due dialetti ouna lingua e un dialetto - e poli-glotti coloro che sono in grado diparlare combinazioni di almeno trelingue o dialetti. Questi soggetti sonoin grado di mettere in atto una nettaseparazione fra i differenti sistemi lin-guistici da loro padroneggiati. Per e-sempio, un bilingue sardo-italiano puòesprimersi adeguatamente solo in italia-no in certe occasioni, e solo in sardo inaltre, senza mescolare queste due lin-gue. In questo articolo, la principale di-stinzione viene fatta tra coloro che par-lano una sola lingua e i bilingui, assi-milando a questi ultimi i poliglotti perragioni di semplicità.

Cervello poliglottae apprendimento delle lingue

La comprensione e l'espressione di due o più lingue utilizza areee meccanismi cerebrali funzionalmente separati e indipendenti,

alcuni dei quali maturano già prima dei sei anni d'età

di Salvatore Aglioti e Franco Fabbro

Effetto della microstimolazione corticale - una tecnica che viene attuata nel corso diinterventi (li neurochirurgia in cui il paziente rimane vigile - sulla capacità di deno-minare sia nella lingua madre (l'olandese) sia nella seconda lingua nota (l'inglese) fi-gure di oggetti. La stimolazione dei siti indicati dai cerchi pieni inibiva la denomina-zione in entrambe le lingue, mentre quella dei siti indicati con I e con O inibiva ri-spettivamente l'inglese o l'olandese. Stimolando i siti indicati con i cerchi vuoti non siotteneva alcun effetto inibitorio nei confronti di nessuna delle due lingue.

Una classe della scuola elementare islamica istituita a Brent,a nord di Londra, per venire incontro alle richieste dellacomunità locale. Si calcola che almeno metà della popolazio-

ne mondiale debba utilizzare una seconda lingua oltre aquella materna, ma pare che solo un apprendimento moltoprecoce consente di padroneggiarla completamente.

Un esperimento condotto da Stanislas Dehaene e collaboratorisu soggetti sani con conoscenza scolastica di una seconda lin-gua ha evidenziato una diversa localizzazione dell'attivazioneemisferica durante l'ascolto di storie nella lingua materna (ilfrancese) e in quella appresa (l'inglese) in tre soggetti (indicati

con un simbolo di forma e colore diversi). L'ascolto in franceseattiva l'emisfero sinistro in tutti i soggetti e il destro in due sog-getti su tre. Durante l'ascolto dell'inglese, un soggetto (quadratirossi) presenta attività unicamente nell'emisfero destro. Lagrandezza dei simboli riflette l'ampiezza dei loci di attivazione.

54 LE SCIENZE n. 365, gennaio 1999 LE SCIENZE n. 365, gennaio 1999 55

DXS3

Mediante risonanza magnetica funzio-nale sono stati studiati gli epicentri diattivazione cerebrale (segno +) in seisoggetti (SI -S6) esposti alla secondalingua dopo gli undici anni di età, du-rante un compito di generazione di fra-si nelle due lingue conosciute. Nellearee linguistiche frontali (rettangolovioletto in corrispondenza dell'area diBroca) i diversi epicentri di attivazioneindicano una rappresentazione separa-ta per le due lingue.

si

S2

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S6

si

S2

Nessuna separazione è evidente nellearee temporali (rettangolo azzurro incorrispondenza dell'area di Wernicke).Le regioni in rosso sono attive durantel'esecuzione del compito nella linguamadre, quelle in giallo durante l'esecu-zione nella seconda lingua; il colorearancione indica le regioni attivate inentrambi i compiti.

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Aree cerebrali coinvoltenell'apprendimentodelle lingue

È noto che nell'uomo alcune partidel lobo temporale (area di Wernicke) efrontale (area di Broca) dell'emisferosinistro rivestono fondamentale impor-tanza per la comprensione e la produ-zione del linguaggio. Va tuttavia preci-sato che il linguaggio - che è una fun-zione cognitiva tra le più complesse -non è legato a una singola struttura, masi basa sull'integrità di una complessarete nervosa con importanti nodi corti-co-sottocorticali.

L'emisfero di destra, per esempio, èmolto importante per gli aspetti emo-zionali e pragmatici del linguaggio, eforse anche per alcuni aspetti squisita-mente linguistici delle lingue appresesuccessivamente alla lingua madre. Perchi studia le basi neurali del bilingui-smo è fondamentale conoscere se larappresentazione della lingua madreavviene tramite vie e processi che dif-feriscono da quelli usati per la rappre-sentazione della seconda o di eventualialtre lingue. Informazioni rilevanti aquesto proposito sono state fornite dal-la tecnica di microstimolazione direttadel parenchima cerebrale nel corso diinterventi neurochirurgici in cui l'aper-tura del cranio viene effettuata in ane-stesia locale.

Questa tecnica, utilizzata da un notoneurochirurgo di Seattle, George A.Ojemann, è resa possibile dal fatto chela corteccia cerebrale non possiede re-cettori dolorifici. Il fatto che i pazientisiano svegli e collaboranti nel corsodell'intervento consente di monitoraregli effetti di microstimolazioni erogatein un determinato punto del cervello suun compito come la produzione di pa-role, che il paziente deve eseguire nelcorso della stimolazione. Un tale moni-toraggio è fondamentale per stabilirel'importanza della struttura esaminata edecidere come intervenire su di essa.Nei soggetti bilingui, le microstimola-zioni hanno consentito di identificarenella corteccia cerebrale dell'emisferodi sinistra centri comuni per le due lin-gue e centri la cui stimolazione inibiscein maniera differenziale solo una lingua(si veda la figura in alto nella paginaprecedente).

L'esistenza di una sovrapposizioneparziale dei substrati nervosi per LI edL2 e del ruolo dell'emisfero destro nellacomprensione delle lingue è confermatada indagini di neuroanatomia funziona-le condotte in soggetti bilingui senzapatologie cerebrali. Stanislas Dehaene ecollaboratori del Laboratorio di psico-linguistica del CNRS, il Consiglio na-

zionale delle ricerche francese, hannoesaminato mediante risonanza magneti-ca funzionale alcuni soggetti di madrelingua francese che avevano acquisitouna discreta conoscenza scolastica del-l'inglese (L2) dopo i sette anni di età. Èrisultato che praticamente in tutti i sog-getti l'ascolto di un racconto in linguamaterna induce una forte attivazionedell'emisfero sinistro e una certa attiva-zione dell'emisfero destro. L'ascolto diun racconto in lingua inglese ha invecesuscitato risposte molto variabili nei va-ri soggetti, in alcuni dei quali è stata os-servata solo l'attivazione dell'emisferodestro (si veda la figura in basso nellapagina precedente).

In un altro rilevante studio di riso-nanza magnetica funzionale. Karl H. S.Kim e collaboratori. della Cornell Uni-versity di New York, hanno esaminatoin soggetti multilingui - suddivisi indue gruppi in base all'età di acquisizio-ne della seconda lingua - l'attività cere-brale in un compito che richiedeva lacomposizione di frasi nella lingua ma-dre e nella seconda lingua. Mentre inentrambi i gruppi l'attivazione dellearee temporali di sinistra era del tuttoparagonabile per le due lingue, l'attiva-zione delle aree linguistiche frontali erasignificativamente diversa a secondadella lingua usata nel gruppo dei bilin-gui «tardivi», fra quelli cioè che aveva-no acquisito la seconda lingua intornoagli 11 anni di età (si veda la figuranella pagina a fronte).

Afasia e conoscenzadelle lingue

Le prime importanti informazionisull'organizzazione cerebrale delle di-verse aree responsabili delle lingue par-late sono state ottenute analizzando insoggetti capaci di parlare più lingue iltipo di recupero dei disturbi afasici in-dotti da lesioni cerebrali. Questo recu-pero, infatti, non sempre avviene inmaniera parallela per le varie lingue.Martin Albert e Lorraine K. Obler del-l'Università di Boston e Ruth Silver-berg e Harold W. Gordon dell'Univer-sità di Gerusalemme hanno descritto trepazienti bilingui che sembravano pre-sentare un'afasia differenziale, cioè unadiversa sindrome afasica per ogni sin-gola lingua da loro conosciuta. Peresempio, un'afasia di Broca (caratteriz-zata da disturbi della produzione lin-guistica) in ebraico e un'afasia di Wer-nicke (caratterizzata da disturbi dellacomprensione) in inglese.

L'esistenza nello stesso paziente didue sindromi afasiche completamentediverse causate da un'unica lesione ce-rebrale può essere spiegata solo se si

postula una netta separazione tra le mo-dalità di rappresentazione delle due lin-gue. Tuttavia, secondo numerosi neuro-linguisti, la stessa sindrome afasica puòpresentare sintomi diversi nelle due lin-gue sulla base delle differenze struttu-rali e formali delle lingue in cui si ma-nifesta. Un paziente bilingue inglese--italiano che in seguito a un'afasia diBroca ometta patologicamente i prono-mi personali commetterà molti più er-rori grammaticali in inglese (dove ipronomi personali sono obbligatori) ri-spetto all'italiano, mentre commetteràerrori morfologici solo apparentementedifferenti in italiano e in inglese.

In effetti, l'idea di una separazioneanatomica assoluta delle rappresenta-zioni linguistiche è decisamente in con-trasto con le recenti nozioni di riarran-giamenti dinamici nel cervello, ancheadulto. È più logico pensare che sia laregolazione dell'accesso alle varie rap-presentazioni a essere più o meno dan-neggiata da una lesione cerebrale. Que-sta visione trova sostegno in alcunicomportamenti linguistici, le reazioniafasiche, osservati nei pazienti bilin-gui: per esempio, il mescolamento pa-tologico delle due lingue all'interno diuna stessa frase (mixing). Nelle comu-nità bilingui il fenomeno del mescola-mento è abbastanza frequente e certa-mente non patologico, ma rispetta pre-cise regole linguistiche (per esempio ipronomi e le preposizioni non vengo-no espresse in una lingua diversa dalresto della frase) e sociolinguistiche(non viene mai prodotto un mixing seuno degli interlocutori non capisce unadelle lingue usate).

Quando un soggetto bilingue diventaafasico, invece, si osserva un tipo dimixing che non rispetta né le regole lin-guistiche, né quelle sociolinguistiche,come dimostra l'esperienza che uno dinoi (Frano Fabbro) ha fatto con un pa-ziente di madrelingua slovena, secondalingua italiana, terza lingua friulana equarta lingua inglese. Dopo un ictus,che aveva prodotto un'estesa lesione allobo temporale sinistro, il paziente pre-sentava un'afasia di Wernicke in tuttele lingue che conosceva: tale afasia eraassociata a un quadro molto grave dimixing fra italiano, friulano e inglese.Qui di seguito vengono riportati alcuniesempi tratti dal colloquio tra esamina-tore (E) e paziente (P).

(E) «Che lavoro faceva in Canada?»(P) «In Canada? Co facevo la via? I

was working with ce faccio coi... del...fare, i signori la che i faceva...»

(E) Cemat ajal imparàt l'inglés?(P) «O Signor benedet! Quando ero

cuan che jo o eri solduet jo o ai studi&inglés, o ai imparàt par quindis dis no,e o soi stàt English, mi mi ha fatto giu-

sto un affare no, un sublan 0.K.! En-glish sì, oh yeah, Svizzera sì, Svizzerasì fat zingher zingher no.»

Un altro interessante fenomeno indi-cante la necessità di una regolazionedell'accesso ai diversi sistemi linguisti-ci è il fenomeno dell'antagonismo al-ternato, descritto da Michel Paradis,della McGill University di Montreal, inun soggetto bilingue francese-inglese,divenuto afasico in seguito all'asporta-zione di una malformazione venosanella regione parietale sinistra. Nellaprima settimana dopo l'operazione ilpaziente, pur comprendendo ancora en-trambe le lingue, non riusciva più aesprimersi in francese. Poiché sua mo-glie non capiva l'inglese, il padre dove-va fungere da interprete fra i due. Nellaseconda settimana il paziente recuperòil francese, ma non era più capace diesprimersi in inglese, e pertanto nonriusciva più a comunicare con le infer-miere dell'ospedale che conoscevanosolo l'inglese.

Uno dei comportamenti verbali piùcaratteristici dei bilingui è la traduzioneda una lingua all'altra, che può avveni-re dalla seconda lingua alla lingua ma-dre (traduzione passiva), e dalla primalingua alla seconda (traduzione attiva).La traduzione passiva è in genere piùfacile di quella attiva. Negli afasici bi-lingui si riscontrano molto frequente-mente fenomeni di alterata traduzioneche fanno pensare a un problema di re-golazione dell'accesso ai codici lingui-stici. Michel Paradis osservò che i pa-zienti con il fenomeno dell'antagoni-smo alternato erano paradossalmente ingrado di tradurre verso la lingua che inquella giornata non erano in grado diparlare, ma non viceversa. Per esempio,una paziente che parlava sia arabo (lasua lingua madre) sia francese riuscivaa tradurre dall'arabo al francese, manon viceversa, proprio nei giorni in cuinon era in grado di esprimersi sponta-neamente in francese (antagonismo al-ternato). Tale traduzione era paradossa-le, perché possibile solo nella direzionepiù difficile.

Come funzionail cervello dei bilingui

Sulla base di questi fenomeni è statapostulata l'esistenza nel cervello di unaserie di componenti funzionalmente se-parate e indipendenti per la compren-sione e l'espressione di due lingue eper la traduzione dalla lingua maternain quella appresa e viceversa. Si è infat-ti osservato che lesioni cerebrali diver-se inibiscono specificamente alcune diqueste componenti.

Abbiamo potuto osservare un recu-

pero paradossale della seconda linguain una donna destrimane di 70 anni lacui prima lingua era il dialetto verone-se, parlato dalla nascita sia in famigliasia in ambito lavorativo (coltivazione evendita di ortaggi), e la seconda lingua,l'italiano standard, studiato a scuola persoli tre anni e successivamente utilizza-to in maniera molto limitata. In seguitoa un ictus cerebrale, la paziente, congrande stupore proprio e dei familiari,riusciva ad esprimersi esclusivamentein italiano standard, un comportamentoche rendeva la comunicazione con pa-renti e amici del tutto innaturale. Unanno dopo la lesione la paziente è giun-ta alla nostra osservazione con l'espli-cita richiesta di essere aiutata a recupe-

rare il dialetto veronese, lingua per leisocialmente più importante dell'italia-no. In effetti abbiamo constatato che,pur presentando alterazioni qualitativetipiche di un'afasia di Broca in entram-be le lingue, ella aveva difficoltà assaimaggiori nell'esprimersi in veronese e,paradossalmente, nella traduzione daldialetto alla lingua italiana piuttostoche nella direzione opposta.

Il comportamento linguistico di que-sta paziente ci ha posto notevoli proble-mi interpretativi sia perché la stragrandemaggioranza dei pazienti afasici bilin-gui risulta meno danneggiata nella lin-gua madre (solitamente recuperata perprima rispetto alle lingue apprese suc-cessivamente), sia perché la lesione del-

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Questa risonanza magnetica nucleare eseguita in una paziente dopo ictus cerebralemostra, sia nelle sezioni trasversali (parte alta della figura) sia in quelle coronali (partebassa), una lesione (frecce) nelle parti dei gangli della base corrispondenti alla testadel nucleo caudato e al putamen di sinistra. Tali strutture, notoriamente coinvolte nelcontrollo motorio, sembrano svolgere un ruolo anche in alcuni compiti cognitivi.

Benissimo:ho imparatol'alfabetocantando

L'apprendimento più naturale di una seconda lingua avviene in maniera inconsape-vole nei bambini di età inferiore a 6-7 anni attraverso attività di socializzazione o digioco, purché organizzate da persone che conoscano a fondo la lingua insegnata.

la paziente era localizzata ai gangli del-la base, soprattutto al nucleo caudato eal putamen di sinistra (si veda la figurain questa pagina), ma non coinvolgevale aree della corteccia cerebrale la cuilesione provoca di solito sindromi afasi-che. Una possibile chiave di lettura deldisturbo richiede una breve incursionenelle relazioni tra memoria e apprendi-mento del linguaggio e circuiti nervosiche sottostanno a queste funzioni.

Tipi di memoriae acquisizione del linguaggio

La memoria non è un sistema unita-rio, ma piuttosto un mosaico di sistemi.Nell'ambito della memoria a lungo ter-mine, per esempio, si distingue la me-moria dichiarativa da quella procedura-le. La memoria dichiarativa compren-de informazioni riguardanti specificifatti ed episodi (memoria episodica) econoscenze enciclopediche (memoriasemantica). Le informazioni contenute

in questo tipo di memoria sono accessi-bili all'introspezione (memoria espli-cita) e possono essere verbalizzate (re-cupero consapevole). L'acquisizione dinuove informazioni di tipo episodico esemantico sembra legata all'ippocampoe alle porzioni mediali del lobo tempo-rale. Una volta fissate, queste infor-mazioni vengono depositate nelle areecorticali associative temporo-parietali.

La capacità di apprendere procedu-re che richiedono contemporaneamenteun bagaglio di conoscenze e un'abilitàmotoria come, per esempio, il gioco deltennis, rappresenta un tipo di memoriache tipicamente si instaura tramite ripe-tizioni del compito e non richiede con-sapevolezza (memoria implicita). Que-sto meccanismo implicito è probabil-mente anche alla base dell'appren-dimento della lingua materna. Lo di-mostra il fatto che pazienti con lesionial sistema ippocampo-mesotemporale -che provocano amnesia anterograda(ossia incapacità a ricordare fatti suc-cessivi alla lesione) - possono acquisire

implicitamente elementi grammaticalidi lingue straniere non conosciute pri-ma del danno cerebrale, mentre sonoincapaci di apprendere il significato diparole nuove persino nella loro linguamaterna.

Va sottolineato inoltre che anche al-cune strutture sottocorticali, come igangli della base, strettamente connes-se con aree associative prefrontali svol-gono un ruolo cruciale nell'acquisizio-ne implicita di informazioni procedura-li. Poiché una lesione cerebrale puòcolpire selettivamente solo alcuni deisistemi mnestici sopra descritti, il re-cupero paradossale della seconda lin-gua (l'italiano) nella paziente verone-se potrebbe essere dovuto a una mag-giore compromissione dei sistemi del-la memoria implicita preposti alla pri-ma lingua (il dialetto) e organizzati nel-le strutture cerebrali profonde; inve-ce la seconda lingua, appresa a scuolae utilizzata mediante l'applicazione distrategie consapevoli, è stata maggior-mente risparmiata perché organizzataprevalentemente nei sistemi della me-moria esplicita che si avvalgono soprat-tutto delle strutture corticali.

Come facilitarel'apprendimentodelle lingue

Tra le grandi sfide poste dall'UnioneEuropea vi è anche quella di estenderesu vasta scala l'apprendimento di più diuna lingua. Al fine di impostare pro-grammi pedagogici che ottimizzino l'e-ducazione multilingue, è molto impor-tante conoscere le tappe maturative e lepotenzialità plastiche delle strutture ce-rebrali coinvolte in questo tipo di ap-prendimento. L'acquisizione delle di-verse competenze linguistiche (fonolo-giche, sintattiche, lessicali) è legata allagraduale e non contemporanea matura-zione dei loro substrati nervosi.

Svariati studi comportamentali di-mostrano che la completa acquisizionedelle componenti fonologiche sia per-cettive (per esempio, la discriminazio-ne di fonemi) sia motorie (assenza diaccento straniero nel parlare le lingueapprese) si raggiunge solo se i bambi-ni vengono immersi in un ambiente incui si parla una seconda lingua primadei sei anni. Inoltre, è stato osservatoche già dopo gli otto anni di età vaprogressivamente declinando la capa-cità di imitare la prosodia delle linguestraniere.

Christine Weber-Fox e Helene J. Ne-ville, dell'Università di Eugene nell'O-regon. hanno esaminato le competenzesintattiche e semantiche in soggetti dimadrelingua cinese immersi a varie età

in un ambiente dove si parla la linguainglese. Questi ricercatori hanno osser-vato che l'esposizione a questa secondalingua intorno ai sette anni di età eragià tardiva, in quanto i soggetti non riu-scivano ad acquisire una completacompetenza grammaticale. Se poi l'e-sposizione avveniva intorno ai 16 annid'età, la competenza semantico-lessica-le mostrava grosse lacune che non ve-nivano mai colmate.

Sembra che la situazione sia un po'più favorevole quando la parentela trala lingua materna e la seconda lingua èpiù stretta. Studi preliminari in soggettiche parlano sia spagnolo sia inglese in-dicano infatti che l'immersione nellaseconda lingua intorno ai sette anniprovoca alterazioni grammaticali menogravi rispetto ai soggetti cinesi.

È interessante notare che gli aspettifonologici e molti degli aspetti sintatti-ci sono ben appresi, anche se in manie-ra del tutto inconsapevole, già intornoai tre anni. Per contro, il patrimoniolessicale a quell'età è molto limitato.Già prima dei sei anni, le strutture ner-vose - gangli della base, cervelletto,aree corticali sensorio-motorie primariee secondarie - che sono legate alla me-moria implicita e che sembrano avere ache fare con fonologia e sintassi, pre-sentano un elevato grado di matura-zione. Invece le strutture legate allamemoria episodica ed enciclopedica -sistema ippocampale e aree corticali as-sociative, soprattutto temporo-parietali- che sono probabilmente connesse agliaspetti lessicali del linguaggio, inizianola loro maturazione più tardi e la com-pletano solo in età adulta.

Vediamo come queste conoscenzefornite dalla neuropsicologia potrebbe-ro dunque dimostrarsi utili per l'educa-zione multilingue. Nel caso delle cosid-dette lingue morte (latino, greco clas-sico) sembra che si attui una formadi apprendimento e memorizzazione e-splicita delle lingue. La difficoltà di as-similarne le procedure dipende dal fat-to che esse non vengono parlate, ma so-no prevalentemente oggetto di tradu-zione verso le cosiddette lingue vivemediante l'applicazione di regole ap-prese consapevolmente.

Gran parte dell'insuccesso nell'inse-gnamento delle lingue straniere potreb-be dipendere da un'impropria applica-zione alle lingue vive del modello di-dattico utilizzato per lo studio delle lin-gue morte. Siccome l'apprendimentopiù naturale della lingua sembra avereluogo in forma implicita, la secondalingua ed eventualmente la terza devo-no essere acquisite in questa forma,magari durante attività di socializzazio-ne o gioco. Sarebbe auspicabile che l'e-sposizione ad altre lingue avesse luogo

entro i sei-sette anni d'età, prima che lebasi nervose degli apprendimenti pro-cedurali siano giunte a completa ma-turazione. È ovviamente fondamentaleche il modello linguistico da imitare(insegnante, vicemadre, genitore) abbiacompetenza piena della lingua che vuo-le trasmettere, con una conoscenza fo-nologica, sintattica e lessicale pari aquella dei soggetti di lingua madre. Ifenomeni di interferenza tra una lingua

e l'altra sono ovviamente maggiori neibilingui, ma non sembrano creare pro-blemi diversi dai fenomeni di interfe-renza gergale nell'ambito di ogni sin-gola lingua. Comunque, per limitare ilmescolamento tra lingue diverse o ilpassaggio inappropriato da una linguaall'altra, si consiglia di «ancorare» cia-scuna lingua a un ben determinato am-biente sociale, affettivo o di gioco, co-me mostra la figura in questa pagina.

SALVATORE AGLIOTI insegna psicologia fisiologica presso il Dipartimentodi psicologia dell'Università «La Sapienza» di Roma ed effettua attività di ricercapresso il Dipartimento di scienze neurologiche e della visione-Sezione di fisiologiaumana dell'Università di Verona. Si occupa delle basi biologiche del comporta-mento in pazienti con lesioni cerebrali e dei meccanismi della plasticità nel cervelloumano.

FRANCO FABBRO è ricercatore presso il Dipartimento di fisiologia e patologiadell'Università degli studi di Trieste, docente di neurolinguistica presso la Facoltàdi medicina e chirurgia della stessa università e consulente di neurolinguistica pres-so l'Istituto scientifico Eugenio Medea, Associazione «La Nostra Famiglia», di Bo-sisio Parini (LC). Si occupa di sviluppo del linguaggio, delle basi nervose della po-liglossia e della neurologia dell'interpretazione e della traduzione.

OJEMANN G. A., Cortical Organization of Language in «Joumal of Neuroscien-ce», 11, n. 8, pp. 2281-2287, 1991.

PARADIS M. (a cura), Aspects of Bilingual Aphasia, Pergamon Press, London,1995.

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