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BLiOTECA CIVICA DI PADOVA :: B. P. 4517 Certosa di Padova MEMORIE STORICHE , - PADOVA TIP. ]D LI:BR. PONTIll'l:OIA ANTONIANA 1923

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BLiOTECA CIVICA DI PADOVA ::

B. P.

4517 Certosa di Padova

MEMORIE STORICHE

,

-PADOVA

TIP. ]D LI:BR. PONTIll'l:OIA ANTONIANA

1923

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A SUA ECCELLENZA

Mons. Dott . ELIA DALLA COSTA

NEL SUO SOLENNE INGRESSO

ALLA SEDE VESCOVILE DI PADOVA

7 OTTOBRE 1923

éccellenza,

Oggi tutti i vostri nuovi figli vi sono attorno per farvi festa,

e dirvi la loro parola di devozione e di omaggio. Sono l'ultimo fra

essi, ma tuttavia non voglio manoare a questa oonoorde letiz'ia di

cuori.

Ho pensato che non vi sarebbe tornata sgradita la rievocazione

di un tratto di Storia, soonosoiuto ai più, in cui rifulgono le virtù di

un vostro glorioso anteoessore, il Vescovo Pietro Donato; la pietà di

un grande Ordine religioso, i Certosini; e le glorie di questa mia

Padova a cui vi legano cari rioordi della vostra giovinezza pen­

sosa, e, d'ora innanzi, vinooli indissolubili 'di affetto paterno.

Accettate, Eccellenza, il povero omaggio.

<1). e. CJTlichelotto ...- ----- -

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La Certosa di Padova

«CornO h, fcondll ho noLlo l" 01 mll

nOli lr"mlto li I vonl , " pOi .1 lo ~" Ilor l/I proprill virttl il ILI "lJ b),mll ......

(l'M. X V I, li ~OOU·)

1.

Loùovico Barb n 11a l::I ua int resl:lanl monograOa storica Bulle origini d Ila Congregazioll di iustinu. (I) 8 'ritta neL 1440 dal suo palazzo pisc pal di 'l't' vi (2), d~po di a~ r afferma.to 'olia l::I ua Ilota compet nza: ~ l'do m nacborum Illgrorum 1~ tola rtaha. p ne coHap u~ e l,. ci porge l' l nco cl i ben 17 tU Qust Cl d Ila p msola uggr galt alla anlica abbazia da lui tanl sapient men! riformata (a) aLLa quale aderirono in bI' v i più noti c nobii italiani.

La toria ci dice qual pr zioso onlribulo abbiaDo recato i monaci neri di . iu Una alla riforma d l clero regolare della nos tra cl10c si imitati e secondati in qu 'sl' opera di salutare l'ed nziooe dali nuro­l'O e comunità monastiche fiorenti pr a o di n i.

Da tutli è conosciulo il Monastero di Praglia l':Iorto come p r in anto nellO O « nido di pace ,. n l qual lua 'iarono orma pl'ol'onua l arti d Ua rinascenza; nè ID IlO nota li forse ai letlori ~ lo. congr gazi ne padovana dei monaci bianchi,. lJ cita dal 'uore d >1 .B. Giordano F "zal (t 1~48) con trenta monasteri popolali f ' rv fili (4). ]D s ' rlo b n pochi dei no tl'i lettori sapranno IMiaociare ra vita laboriosa dei Dos lr'i chierici al ricordo dei pii arualdolesj be n l secolo xrv t c l'O eh g­giare delle lo/'o salmodie la hie Cl. di , . Maria di Vanz , 1;0 muita più la rdi dal 'mi nario (6), nessuno ignora ch> ad una colonia di Ogli di

(1) • Epistola ad mono.chos 'ongregati ois cl oba l'vuntia •.. 1uAtlnll. _ dic membratl . di p 34 cm. ~3X 16 presf:lo la biblioleca civi eu, di Pad va, dito da D. Gregorio Campeia (Patavii, 'l'yp. Aut. 111(8) col tilolo «D initiis 'ongl' .

. Justina de Padua • . (2~ M~rì a ~. a.iol'g~o Maggiore in Ven zia u 1 H13 d \ s' polto nol coro

vecchio di . OlUsllOa I O Padova dove in eleganli efjam ' lei fl OllO riassunt le gesta del eleberrimo abate riformatore.

(~) HeJyot: Hlst. de ol'd.bus relig. nllll' JTIociclop diIi t, logi Cl. d I Mlgn J

t. 21, voI. 11 p. 1074; Cavaccio: llist. coenol>. S .. JLlalina . (4) ~il~areU~ e Costadool: Annales CalUaldulens 's Voli. 1 V p. 7, 158; V

15~; VI 35a. Pf1?'1a cl -I 1 28~ anche il Monast ro di . 13 nod lto io iUA, atro della ~o~gr ga,zlOM, f~ ced.u Lo ai ll.loaldolesl che ebb ro poi i c 'oobii di ~ an.gatlzza, e ~l Carceri; eSB! e.uccedettero ai B nedetlini tU . Maria in Por­clglJa, nel~ atriO d Ua quale chI ~a sosLava sp sso il H. Antonio Mauzoni cl tt B. P:llegrlUo (V. Bollaodist! t. l febl'uarii p. 266).

( ) Annales Camaldul. IV. 7; Dondi ; Storia eccL di Po.ùova, dilifl rt. VII.

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S. Romualdo u cita da S. MaLtia di Murano si devo~o le mod?ste ori­ini dell' Eremo di Rua, che ripopolato nel 1537 da ~lrol~mo dI S~essa

~ivenne il centro della riforma di Monte Corona, COSI felIcemente mau-gurata da Paolo Giustiniani (1) . .M:~ non. è . tutto. .

Chi non ha sentito parlare dal cronIstI padovanI delle altre nostre glorie monastiche'? Il cenobio olivetano di Venda (1380) del qual~ ~e­stano ,vaste rovine, S. Stefano di Carrara con la s~a sol~n?e bas~hca (10~7) e i Benedettini di Saccolongo (1088) ~ i ClUnIacens~ dI Candlan~ (1097) e 1'abbazia di Correzzola (11~9) che SI rese benem.e~,lta.otto secoli or sono per l'opera delle bonifiche: tutti grand~ focola.n l.n~lUstame~te dimenticati di fede e di civiltà, èulla delle artl, centrI dI lDtensa vIta religiosa e di benessere sociale.

Ed ecco che Iddio volle chiamare a Padova anche i figli di S. Bru-none perchè unissero all' efficace apostolato dell' esempio 1'apostolato infallibile della preghiera.

I Certosini a Padova'? A Vedana si sa, ma a Padova'? Chi ne ha sentito parlare '? Chi si ricorda di loro'? E quando vennero'? E quando partirono CV E che fecero di buono '?

Ecco altrettante domande alle quali cercheremo di rispondere colla maggiore esattezza. È scopo di queste pagine rievocare la memoria di quella fervente comunità che fece tanto bene alla nostra diocesi ed è qua i completamente dimenticata dai cultori delle nostre storie, e dai facili ammiratori di altre glorie cittadine.

* *" *

Era vescovo a Padova il celebre Pietro Donato (14~ - 1447) dotto e pio, inviato nel 1434 da Eugenio IV al Concilio di Basilea con l'abate Lodovico Barbo quale membro della Commissione pontificia (2) presie­d~ta d~l Card. Certosino Beato Nicolò Albergati (1375 -1444). Egli la­s~lava lD tes~mento (8 luglio 1445) ~~ mila ducati d'oro per 1'erezione dI un collegIO detto della Sapienza sotto il patrocinio di S. Girolamo d~sti~ato a ricoverare e a nutrìre ~O studenti di diritto, di condizion; ~sa~lata. n. generoso don~tore cedeva all'erigendo collegio la propria blbhoteca pnvata ed alCUnI terreni, uno dei quali «apud Vicum àg . d l l

. t h' gens ,. e qua e Cl occ era parlare più avanti (B).

~ue anni dopo, presentendo vicina la morte, il pio prelato volle modificare con un codicillo le sue volontà lasciando Il'berl' gl' t . t t t' d' . ' l es ecu-on es amen an 1 engere, ove lo giudicassero pl'Ù opport . d Id tt 11' uno, mvece

e e o co egIO «unum monasterium Cartusiensium vel aliud regularis

(1) Annales Camaldul, V 343 36:l 370 544, VII . «La(2C) 0Rngregaldzio~e Camaldolese ~ Mo~te èorona:, Ro~aP:;:~m~ III LI1anvo

: . ayna us. Annales eccles. t. XVIII ad an . ..' , .

NIcolò Albergati, Acquapendente 19~ l II numI 1434: De Toth: Il B. (3) D M l' H' , vo. . . . o 10: Istor. cartus. voI. II 440. " .

PatrIarca S. Brunone e del Sacro Ord' 'C ,~romby: StorIa crllIca ... . del me artUBlano t. VIII, app. ~ p. CCVI.

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observantiae monachorum aut canonicorum ~ (i) ~urchè la s~elta foss.e fatta entro un anno dalla sua morte. Nel caso pOl che pref~~ls~ero erI­gere un monastero, sarebbero ad esso devolu.ti, oltre. la. gla n~ordata somma in oro e la biblioteca, anche le vestI eccleSIastIche, gh orna­menti e i libri liturgici di sua proprietà personale.

Il 7 ottobre dell' anno stesso il Vescovo moriva, e veniva sepolto nel Duomo (non l'attuale, ben inteso I) e precisamente nella Cappella del S. S. Sacramento ~ ubi etiam quaedam inscriptio in pariete marmori pario impressa conspicitur quae de eo agit» (2).

Chi volesse indagare i motivi che indussero gli esecutori testamen­tari (3) a chiamare a Padova i Certosini piuttosto che altre religioni, potrebbe pensare alla fama che godeva quell' Ordine alla fine del Medio Evo. .

È noto anzitutto che la famiglia di S. Brunone non ebbe mai a subire riforme, e questo fatto che tiene del prodigioso nel nostro secolo, non poteva certo passare inosservato sullo scorcio del secolo XV, dopo tanti tentativi non sempre fruttuosi per ricondurre la vita monastica all' antico splendore e)·

C' erano a quel tempo nel Veneto due certose fiorenti: S. Girolamo del Montello, tanto cara al Vescovo di Treviso, il nostro Lodovico . Barbo, e S. Andrea al lido fondata a Venezia per ispirazione di S. Ber-nardino da Siena, e soggiorno prediletto del Patriarca S. Lorenzo Giu­stiniani (5). Le due Comunità si erano segnalate per 1'eroismo della loro carità proprio nella carestia e pestilenza di quell' anno (1447) (6).

Andavano a ruba in quel tempo le opere. di Dionisio Ryckel (Car­tusianus, doctor extaticus) ricopiate, lui vivente, con ansia febbrile da ~utta una turba di amanuensi ed esposte in vendita dagli ebrei in tutti l mercati librari dell' Europa e dell' Asia (1) mentre il pio e dotto mo­naco, riformatore infaticabile dei Monasteri di Germania insieme col Card. Cusano riaccendeva proprio in quei giorni (1445 -1450) col fervore,

,<i) ~ •. a~cenno espli~ito al~: Ordine Certosino gli fu suggerito senza dubbio dall amICIZIa che lo legava gla nel 14~, anno di sua elezione al Vescovado di Cast~llo, al d~tto D. Mariano da Volterra, del quale parleremo in seguito.

() Ughelh.: IL sacro V. 455 lo fa morire di peste. Vedere Chronic. cartus. ap. CItato Molln VIII, app. II CCVII. Che avvenne della lapide in parola"?

(3) .Mons. Fantino Dandolo successo al defunto, il Capitolo della Catte­drale; Il ComUI~e, Bernardo, Arciprete di Piove di Sacco, ecc.

. () I~ realta esso non passò inosservato, e S. Antonino arcivescovo di F~enze rIassunse il gi~dizio dei contemporanei in tal modo: '~Omnes .... reli­~l~d~~~ ~~~aC?ale8 ..... lO proc~s8u temporis paulatim defluxerunt.... excepto tit. XV c. 2:8~~~~~ ~u: adhuc lO suo splendore.persever.a~» (II parte Historiar. (Coloniae 1609) p~a:fatn~~J459). Vedere BOStlUS: de VlrlS illustro Ord. Cartus.

(5) B~llandi~ti t I I?, u!.smans: S, Lydwine (Paris, 1908) p. 60, del B, Petronio, dert'osiJ~~uarn p. 551, e t. VII Maii p. 184 segg. sulla vita

(~) Tromby, 1. c. t. VIII p. 191. ( ) D. Mougel: Deny le chartr MontI' 'l 1196 22

p.233 segg.; Valerius Andreas' 'Bibl ber' ,p.. ~olland. t. II martii eccI. n. 19). . . e gICa p. 185; Tl'lthemius: de script.

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se non col successo di Pietro 1'Er?mita, lo zelo per la crociata (1). Si aggiunge che Fantino Dandolo essendo nel 143~ governatore pontificio di Bologna, aveva goduto dell' amicizia del Card. Albergati, certosino; trasferito nel 1448 dall' arcivescovado di Candia alla Sede di Padova, conservò la stima per i Certosini di Bologna, e per l'Ordine intero (2).

Ecco perchè gli esecutori testamentari, «unanimiter, nullo penitus discrepante» optarono per la Certosa (S). E senza sottomettere l'affare ad ulteriori procedimenti ~< burocratici» i due Priori delle Certose di Venezia e di Bologna, visitatori della «Provincia di Tuscia» (4) ven­nero incaricati di presentare al Capitolo generale dell' Ordine (1448) il progetto di fondazione. E, di ritorno dalla Francia nel maggio dell' anno stesso, recavano la benedizione del Padre generale D. Francesco Mare­sme al futuro rettore · dell'·erigendo Monastero, D. Mariano di Volterra, procuratore di S. Andrea al Lido «valde devotus et pius monachus .... non contemnendus poeta» (5), e per di più - e fu il motivo principale della scelta - amico intimo del vescovo defunto.

Chi poi fosse tentato di dubitare dell' avvenire di una costruzione affidata ad un poeta potrebbe leggere nella cronaca della Certosa con quanta finezza diplomatica D. Mariano, ottenuta dal doge la facoltà di trattare degli affari del Monastero in foro civile, si adoperasse per ob­bligare gli altri eredi del defunto ad osservare gli articoli del testa­mento relativi alla fondazione, obbligandoli a versare 300 scudi d'oro qualora i?-vessero r:cusato di cedere all' Ordine l'intera biblioteca del vescovo defunto (6). Quanto poi alla costruzione, il nostro procuratore si t.rovò perfettamente d'accordo cogli altri eredi ai quali parve più economico acquistare un fabbricato già esistente, piuttosto che edifi­carne uno dalle fondamenta (1). Le ricerche continuavano da qualche tempo senza frutto, quand' ecco uno spiacevole incidente, permesso dalla Provvidenza che trae il bene dal male, venne ad offrire alla tutura comunità un alloggio tanto più soddisfacente, quanto meno previsto.

(I) Mougel p. 41. - Il libello «adversus Turcas .. suscitò l'entusiasmo di qualche principe: Borso d'Este per mostrare la stima verso Dionisio fondò la Certosa di S. Cristoforo a Ferrara (1454).

(~) Zanotti: Vita del Card. Albergati c. XX (Bologna 1751) De Toth, 1. c. -E' da notare che gli annali dei Certosini (8 volumi) completati da D. Le Con­teux nel sec. XVII, editi nel 1890, arrivano solo al 14:'!.t:i; perciò non ci servi­rono nella compilazione di queste pagine.

~3) D. Molin: Hist. Cart. II, 44. (4) Chron. Cartus. in 'rl'omby L c. (5) Ibid. (6) Si noti che, scelto per dirigere i lavori di costruzione della Certosa di

Venezia incorporata nell' Ordine nel 1425, li aveva condotti a termine alacre­mente, e l'Ordine che lo stimava assai lo aveva fatto rettore di quel Mona­stero per due volte (1422 - 25; 1427 - 36) e forze anche per una terza (1446 - 47).

(1) Tromby, t VIII app. 2 pagg. CCVI e CCXL e Molin L c. 446. Quia propter guerras non suppetunt sumptus Episcopi detuncti ad fabricam et ci­bariam monachorum oportuit habere aedificia pro magna parte jam facta ». Naturalmente la trasformazione del Monastero in Certosa richiedeva molte modificazioni ed aggiunte al fabbricato.

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-/'-Erano succeSSi m quei giorni gravi scandali nel Monastero di

S. Bernardo abitato da sette religiose cistercensi prive di abbadessa; cosa purtroppo non rara in un tempo in cui il capriccio, la violenza, l'egoismo delle famiglie nobili dovevano tener luogo per i cadetti di una vocazione divina. Processate dal Vicario generale del Vescovo, le colpevoli vennero disperse in varie Comunità regolari della diocesi «in quibus facilius et tutius continentiam Christo sponso jam devotam servare possent» (i).

Ed ecco la topografia del Monastero soppresso e quindi della Cer­tosa «extra muros civitatis (fuori dell' antica cinta) apud Portam Caudae longae in vico Porcilio ~ (2).

Intanto D. Mariano non stava in ozio. Col consenso del doge di Venezia, Francesco Foscari, (padova era passata sotto il dominio della Serenissima fino dal 14(5) i Certosini chiesero e facilmente ottennero da Nicolò V e) una bolla che li autorizzava ad aggregare all' Ordine il vecchio fabbricato, purchè provvedessero al mantenimento delle sette monache superstiti, fino alla morte di ciascuna; in altra bolla il Papa istituiva conservatori del nuovo Monastero il Patriarca di Venezia, il Vescovo di Padova e 1'abate di S. Giustina (4) .

Il 0],7 settembre 1451, festa dei Santi Cosma e Damiano, Mons. Fan­tino Dandolo poneva con solennità la prima pietra del chiostro, mentre fino dal 0],9 marzo la piccola comunità dei Certosini era entrata ufficial­mente in possesso del Monastero (5).

E qui cominciano le dolenti note. Non è meraviglia che le sette monache private (benchè legalmente, e solo dietro spontanea confes­sione della loro colpa) del loro convento, nutrissero volentieri un se­greto rancore contro i Certosini che esse consideravano a torto come usurpatori. Mosse da questo sentimento si studiarono di suscitare contro il Monastero tutte le noie e i dispiaceri che possono rendere penosa la vita ad una Comunità. Quid m 'irum? È una conseguenza abbastanza

(i) Tromby e Molin 1. c. - E' per una strana fatalità che D. Schwengel, Priore della Certosa di Danimarca nella sua «Propago Ordinis Cartusiensis ~, (ms. del British Museum n 17085 composto nel 1760) mentre dà buone notizie di altre case, dedica poche righe alla Certosa di Padova, rinviando quasi in-teramente ad Ughelli, IL sacro V, 455. .

(2) Molin, p. 446. (3) Tommaso Parentucelli da Sarzana andava ogni giorno, giovane scolaro

dell' Università di Bologna, a trangugiare la tradizionale scodella di zuppa alla porta della Certosa di quella città. Il B. Nicolò Albergati, allora Priore, lo conobbe e lo aiutò in mille guise, e, fatto vescovo di Bologna, lo volle come segretario. Il Parentucelli, a sua volta, creato Papa, volle assumere il nome del suo mecenate (Platina: Vitae Pontificum; in vita Nicolai V) e fu munifico verso l'intiera famiglia di S. Brunone. (v. Bollandisti, nella vita del B. Nicolò scritta da Giacomo Zeno vescovo di Padova, t. II ma.ii p. 467). Zanotti e T6th Il. cc.

(4) Riporta le bolle D. Molin 1. C.

(5) La carta del Capitolo generale 1451 dichiara la nuova Certosa incorpo­rata all' Ordine . .

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logica della psicologia femminile tratteggiata dallo Spirito Santo: «Et non est ira super iram mulieris ~ (I). . '

E come ogni causa, per quanto ingiusta, ha bIsogno dI un avvo­cato e riesce facilmente a trovarlo, anche le nostre monache. trovarono un sostenitore acerrimo dei loro pretesi diritti nel Canomc~ A?g~lo Corrario il quale, con incredibile pertinacia e zelo degno dI ~mghor causa mise sottosopra il senato della Repubblica e la Corte dI Roma per i~pedire prima la fondazione 'della Certosa e 'poi la r:onynuazi?n.e dei lavori (2). Questi tentativi durarono per ben cmque anm, finche Il delegato pontificio, D. Bartolomeo, abate di S. Nicolò al Lido in Ve­nezia (l) impose alle monache e al loro patrocinatore, a nome del Papa « di farla finita una buona volta ~ minacciando in caso contrario la deposizione del Corrario dal Canonicato e la scomunica delle sue protette e).

II.

Troppo poco sappiamo con certezza della costruzione della Certosa: il chiostro era « iuxta Ecclesiam, prope muros Paduae, versus australem partem ~ e)" Ed è certo che l'edificio non si elevò a grande altezza; infatti il decreto dogale metteva come condizione che le fabbriche aggiunte al primitivo convento avrebbero il solo piano terreno (4. ad pedem planum~) per motivi militari (6).

Un particolare degno di osservazione ci è offerto dal do lto Abate Cre pi (1), ed è l'esistenza di una pittura di Bartolomeo Vi varini (1431-

~-.....

~Ea0.k ( :~ O~ Eccli XXV - 23. ,9- 'it Sono larghi di particolari i cronisti dell' Ordine più volte citati. .o4D~~ 3) La sentenza dell' Abate, che porta la data del novembre 1452, dichiara ---.../<S'monache c ex publica voce et fama lascivae et inhonestae vitae. e conclude

di averle lasciate 4. ob verecundiam tantarum turpitudinum suarum lacitas et confusas > •

• (4~ ~ ~ertosini si mostrarono nobilmente generosi con le loro accanite op­POSItrICl, lmpetraodo dal Delegato Pontificio che venissero distrutti ali atti deno scandalos? pr?cesso. Inoltre a ciascuna religiosa vennero assegnati ogni a~o ~n moggIO di frumento, otto mastelli di vino, venticinque hre ed uno ataIO di legumi. Tromby L c.

(,) Il monas~ero vecchio di S. Bernardo fu solo il nucleo della Certosa: si dovettero cost:ulre almeno due chiostri e le celle pei monaci secondo le esigenze della reg?l.a dI S Bruoone. Che le costruzioni necessarie fossero molte, risulta dalla petiZIOne de~ rettore certosino al doge « ad construendum de novo unum notabile Monastenum » (D. Molin II - 444)

(6) . Questa cl~usola era stata estorta ai doge dallo zelo furioso del buon Canomco Corrano (Tromby VIII, app. II p, CCVI e seg.). . (1) dL~ Ce:tosa di Bo~ogna, p. 53. Conferma tale notizia il Rossetti: Descri-

ZIOne . el ~ pl~tur?: , . di Padova. Tip. Seminario, 1765. Coadiuvato dal fratello tntonw, Il. ~Ivanm eseguì il meraviglioso polittico che, racchiuso in cornice 1~ta'llsqu2slto lavo.ro di Cristoforo da Ferrara, fu regalato da Nicolò Vo nel

a a ertosa di Bologna e passò poi ad arricchire quella pi nacoteca.

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1497) che serviva da pala di una modesta cappella aderente al muro

esterno della Chiesa. È cerlo che l'appoggio del Papa, del Ves~ovo, d~l dog~, ?ella l!-~-

billà P rmi ero ai monaci di spendere senza rlspar~I~, COSIC?e .un dIh­gente storico padovano potè chiamare la Certosa dI VIa PorcI~lla «am­pli imum monasterium ~ (l). IL titolo poi del nuovO Cen~bl~ fu .per voler di Nicolò V « Cartusia S. S. Hieronymi et Bernardi ~ Il pflm~ patrono per obbedire ai voli del Vescovo testatore; il secondo per rI­cordo d 11' anti a omunità cistercense (2).

* * * i lim iteremo a riferire pochi nomi di monaci che illustrarono con

la fama d l apere, e più ancora con l'influenza della loro santità la

no tra C rto a. Abbiamo parlato del suo primo Rettore D. Mariano Tomasio di

Volterra (3): gli ci lasciò una ventina di poemi ascetici latini, in esa­metri (4), dedicali al suo vecchio amico, il Vescovo Donato, ed alcuni trattati d'indole economica re lati vi alle Certose del Veneto. Il Cronista che abbiamo ragioni per credere competente ed imparziale, loda in que li 'ritti ~ felicitate m et facilitatem in compositione. zelum et pie­tatem in maleria deligenda~. - A. D. Mariano i attribuisce pure dai Bollandisti la bella iscrizione scolpita sulla. tomba del Cardinale Alber­gati nella. Certosa di Firenze (~).

Non meno degno di nota è D. Giovanni Cornaro priore della Certosa di Venezia e della nostra ~ vir in divinis scripturis studiosus, ingenio

(V. Giordani: La pinacoteca di Bologna, p. 14~; Toth: Il B. Nic. Alb. I, ~; Zanotli: B. Nic. Alb. p. 3~~). La pala del Vivarini nella nostra Certosa era firmata e datata «Opus factum Veneliis per Bartholomaeum Vivarinum de Muriano 1475 ,. : noo so percbè il Toth mutò il nome in ~ Viviani)~ (I. c.).

(I) Scardeonius (1478-1574) «De antiquit. urbis Patavii» Basileae, 1560, 1. TI cla s. V.

(2) Chron. Cartusiae, l. c . • f}) Do~ Mariano primo rettore della Certosa (14.49-1451), primo priore (145L-

14 o) e pwno autore della ct'onaca. terminò le sue pI'eziose note alla data del 1451, 00 lo. fondazione del biostro (r!J7 sett.). I suoi successori continuarono il rac~oolo. Di i~mo. t·ett.ore e nou priore: nel linguaggio certosino' rettore il su­perlO~e rrovvlsoflO dl una certosa in costruzione: quando le fabbriche sono capaCl di albergar una comunità regolare, al Rettore viene sostituito un Priore D. l'briano mori li 17 Ago to 1453. .

. (4) i tro~an? in du~lice copia in pergamene miniate dell'epoca, alle c rtose di L~c~a e dI PIsa. V.d.1 Ioh. de Augustinis, De scriptoribus veneto t. II, p.153; FlamIDIO Coru t': NotiZie storiche delle Chiese e Monasteri di Veo zia e Tor­ceLlo, Vol. XI~. 14?; Manghi, D. Mariano di Volt rra, un aotiumaoista del se­colo XV, ms. LOedlto (presso l'Autore, canonico a Pisa). Per i titoli delle sue

(o~eret V. Tr~~by) 1. 48c. e D. Moli~ l. c.; D. Autore, Bibliot. Cartusiano-Mariaoa

l tOtO r~utll" VP'l' - Ughelh, H. Sacr., V. 455 e rriraboschi: toria della

ero l a laoa. O. VI, 996. ~~) :r. II maii p. 467; Ughelli: Il. acro t. Il, Vita brevis B. Nicolo.i; Za­

nottl: Il Card. Albergati, p. 319.

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prae tan. , vita et con ve atione relig io i <:imu a ob- r antiae cultor praecipuu # (J). )Iorto nel 1 3 lasciò parecchi opu~c li ID scritti, a lode dei (IUa li b la ri ordareche veDflono ri[!. riti dalI" e Tritemio (f), e celebrati dagli crittori deIr Ordin p

• -empr troppo di logi (3); per la lama di ue virtù meritò di e-:;ere i ri o l r-tirolozio della hie a di , -eaezia.

Le torie dell ' rdin , mpre depI revolIDPnt .ohrif~ , r n l

D. Cri lo foro di ~farl iano 1ariaoo Prior di p . ,].o\"a. com o monaco ); (.).

Terminiamo la nostra bre e e~p(dzione a • nna ( tonio . uriano che governò il :.\fona ter d 1

nel eco XVI. Tra f, rito al Prior t Ila t' r ' i dalle fonda menta la 'hi -a monumen le , u di nu bardo, e quantunque cr to Patriarca di qu Ila ·i .. 1:" r di e ere epoito tra i u i confratelli in '. Andr . l Li pr ime edizioni a tampa dei r vi rii ' rt i l iz. l . 1 u ciro no on ogni pr babililà . i t rchi d I i \" O"""'" compo e pregevoli trattati a; ti ·j·h l' , i attribui ce c a lid ra i l'l .

J apore eIa i', con l'va rl

co od la fras piU r c f rf)ZZ , ti n i de ideran c rtat. (6) : . mpr nd la tJ i titolo « Pa s io D .... ". r. r ' il . ( i

• 1a • t ro p di ~ rr ' i li tU

alla di truzion mpl ta d lla ro-i pK>eò

rt . muniti! .

L f r lua l ' " UéZi l prio 'ipi l l

"""cur :

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clissi: resasi invisa ai principi europei. tutti congiuravano in segreto alla sua rovina. A capo della lega stavano il Papa e l'imperatore (i). Quando ebbe a rendersi conto del mal celato rancore di cui era. f~~ oggetto, la potente re,pubblica si preparò ;;lo resistere: settanta mIlioDI di ducati furono il prezzo della sua vittoria.

Padova che, com' è noto', da cifca un secolo era passata sotto il dominio della Serenissima doveva obbedire ai piani strategici preparati

, . , a Venezia. Che fare'f Un dilemma pauroso pesava come Un incubo Bui Padovani: o resistere alle truppe imperiali già dirette sulle nostre cam- , pagne, e subire le conseguenze dell'Ìnterdetto pontificio che coJpiva i nemici della lega stretta ai danni di Venezia - la famosa lega di Cam­bray _ o cedere poco gloriosamente le armi dinanzi ai primi manipoli dei «tedeschi lurchi» ed esporsi alle vendette .della repub.blica tradita. Dopo lunghi dibattiÙ, 'prevalse una de,terminazione consigliàta piuttosto dalla. paura che dalla logica: il 4 'giugno 1509 la città apriva le porte a Leonardo Trissino, un italiano rinnegato, duée degli impèria'U, e Giulio II il 16 dello stesso mese toglieva per conseguenza l'iriterdetto. Si respirò finalmente ..... , ma, per poco, chè il)7 Juglio dello stesso anno le milizie venete condotte da Andrea Gritti si rovesciavano su Padova con un nugolo di contadini per vendicare nel sangue il tradi­mento, e riuscivano a cacciar fuori dalle mura l~ scarse -soldatesche dell' imperatore. Naturalmente, per_ l'onore dell' impero, Massimiliano riprese l'offensiva, e, deciso a vendieare 1'oltraggio, cinse d'assedìo la città (2). ' '

Il Prato della Valle, la zona' di Ponte Corvo, i chiostri stessi del Santo ~ib~c~a~ano di soldati veneziani ai quali ip.:fDndeva coraggio il c~nte dI PI~lghano, ~l te~rore era indescrivibile . . Intanto BottO, una piqggia dI bombe l colle~atI strmgevano sempre più l'assedio. Cercata invano una, br~('cia nei b!lluardi di S. Croce e di Ponte Corvo, ' la lotta alla meta ~ settembre si trasferì d'improvviso nei pressi di Codalunga.

. (i) ~i trat~a~a di smembrare nel vero se,nso della parola il territorio della. r~pubbl~ca, GIUho II voleva le quattro città usurpate dopo la morte del-Valen­~no;. l' lmp~ratore (~a.ssimHiano II) voleva RovereQ:o, Verona, Vicenza, Padova O~evl~o, Trle,~~; ~U,lgl XII ~remona e Brescia; Ferdinando di Spagna. Brindis{ Sc~:v~n~a'Cl vlcme;. Ladls!ao VII d'Ungheria chiedeva la Dalmazia e l~ vano anch~ iCd~~z~IgIa.dIg~ai~tI~ndsioml' aFn~oaVat~ipro; e pretese analoghe vanta-

(2) O l' ' c-< , l ren Inl. ~

ro ogIO: Stor eccles d' p d D' . «r It. lib, VIII, c. IV . _ B ' l ~ ov~, l~S~~t. IX, p. 94. - Guiccial'dini, St. negia, 155~) 1. IX 1~9 _ Memb~, ,H~tona VlllltIarum vulgarmente scritta (Vì-di S, Antonio (P~dov~, 185~~o~ri n:i. It'L~XXIl!; ~1. - ,Gonzati, la Basilica 80 mila uomini e 200 cann . . ,p, . - eserClto Imperlale contava "almeno uomini (Gloria «Di padov~n~~Baianl' St.~' It. VI, 40; c'è chi parla di 100 mila dimenticare ch~ Massimiliano n~o a eg-a dI Cambray ~). - h giusto ancora non rono opera dei suoi capitani tr n, era ~~udele: Le crudeltà a lui attribuite fu­di morire, l'imperatore catt~licoa f~c~u:h' moltI, t~oppi, erane veneti. Sul puntò confessore D, Gregorio Reiscb . la~ar,e d urgenza ad Innshtusck il suo ne ricevette l' assoluzione (JacobJ:~~~d d~ttI;s~mo ~el~a Certosa di Friburgo, e La chartr. de Bàle (1903) c 21' D M. l~ 'l" MaX!mll. Ius c. 8; Abbé Nicklès' . , .- o m, . c. II, 104. •

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" 1 I Prima che i collegati potessero riordinarsi, il Senato, in previsione

dell' assedio, aveva decretato d'urgenza la costruzione di nuovi bas tioni, e il consolidamento di quelli esistenti; e per compiere in pochi giorni il c~olossale lavoro, si ricorse alla demolizione di tutti gli edifici eccle­siastici e civili esistenti attorno alle mura della città per il perimetro di un miglio. L'Orologio (op. cit.) ci offre il triste elenco delle costru­zioni e dei monumenti abhattuti dall' infausto decrelo: vi sono compresi i nomi dei più illustri monast~ri: i Camaldolesi e i BelledeLt.i ni di S. Maria di Porciglia, le Benedettine di S. Marco, la Chiesa della Tri­nità, il Convento dell'Arcella, la Certosa di S. Girolamo ... Inutili riu­scirono le proteste e le suppliche, impossibile ogni proroga: ogni re­clamo assumeva l'aspetto di tradimento.

Era stato Priore della Cerlosa nell' ultimo decennio D. Girolamo Zeno (1500-1508), e a lui era successo da poche settimane D. Paolo Bel­Ioni (1), E com.e il decreto del Senato affidava ai proprietari stessi degli edifici votati a rovina l'opera della demolizione, pena la confisca dei beni, il Priore, al quale parve empietà distruggere le fatiche di mezzo secolo e le offerte di tanti benefattori, cercò un' ultima via di scampo, ed offerse in «angustia teili.porum» una vistosa somma di denaro al Senato perchè­la Certosa potesse venir rinchiusa a sue spese con un bastione improv­visato, entro la cerchia della città (2). Ma il podestà che anche in questi frangenti trovava modo di mercanteggiare (<< auri sacra fam.es»!) do­mandò una somma così enorme, che non fu possibile venire ad un accordo.

Sotto i colpi del piccone tutto l'edificio fu ridotto in rovine, e, al dire del Ceccaroni, proprio tra le mura cadenti della Certosa, collocarono gli alleati le loro artiglierie (3) destinate a bombardare la città.

ITI.

Quando, dopo h valorosa resistenza delle schiere venete, dopo l' e­pico episodio del «bastione clella gatta ~ (0).7 settembre 1509) le solda­tesche imperiali, stanche ed umiliate, levarono le tende, e la città si sentì nuovamente libera (3 ottobre), la pietà dei Padovani cercò invano la simpatica Certosa..... e solo una modesta colonna, sormontata da una croce fu eretta sull' area del vecchio cimitero dei monaci, simbolo eloquente di un intenso dolore che deplorava una immane sciagura (4).

(I) D, Belloni, professo a Venezia, era stato eletto 1'anno 1500 priore della Cert<)s3. di Lucca: fu poi priore a Montello (1505-1507); la carta del 1508 lo tra­sferisse semplice monaco da Vedana a Firanze. Morì alla fine del i517 o nel 1518.

(2) rrromby, 1. c. IX, 308. - Questi particolari sono desunti dalla cronaca della Certosa.

(3) Corona ecc. p. 490'2 e seg. (4) Qu~lla croce rimase intatta fino al principio del nostro secolo; i nostri

nonni la ricordavano ancora e ne narravano volentieri il significato storico. (D. Molio II 447).

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• Si erano potuti adunare alla meglio e mettere al sieuro nella Cer­

tosa di Venezia gli arredi sacri, i mobili, i quadri, la biblioteca. gli attrezzi di lavoro; e i monaci si erano rifugiati entro la città «in casa presa a locanda» dice il Tromby, ma io credo inveee che abbiano tro­vato ricetto nella «casa di rifugio» che, com' era uso generale dell'Or· dine, ogni Certosa possedeva enlro le mura di cinta della città più vicina (i). Inutile aggiungere' ('.he i danni subiti dalla Comunità erane stati enormi: si ebbe l' ingenuità di pensare per qllalche tempo che non fossero irreparabili, ma, essendo rimaste senza risposta le reite· rate suppliche dei monaci al Senato per ottenere la rifusione dei danni «) almeno un compenso adeguato, anche «la speme, ultima dea» scom' parve per sempre.

Che fare ~ Il Capitolo generale dell' Ordine depose nel maggio 151C il Priore D. Belloni, non per punirlo (non c'erano motivi) ma per so· stituirlo col suo antecessore D. Girolamo Zeno, che, più pratico degli affari, e più influente, come nobile veneziano, presso l'autorità civile (2: avrebbe potuto scegliere il partito migliore.

Intanto la Comunità, rassegnata alla trista sorte, cercò un cantuccic solitario dove potessero ritirarsi quei numerosi monaci, e) e «quel Dic che provvede di casa le lumache e le tartarughe (1' immagine è di S. Francesco di Sales) pensò a ricoverare quelle anime che conftdavanc in lui ».

Si ricordi che, soppressa la poco edificante comunità di monache dstercensi, il Pontefice aveva autorizzato i Certosini ad entrare in pos­sesso del Monastero di S. Bernardo «e di tutti i beni immobili da ql~fllo dipendenti ». Ora, figurava tra essi un minuscolo monastero dedicato a S. Lorenzo, in campo S. Martino, a ?20 Km. dalla città (,l), che serviva di casa colonica alla Certosa.

• (i) Vedere, per esempio, Luca Beltrami: Storia documentata della Certosa

di Pavia v. 1, 30. Fu in questo primo periodo successivo alla demolizione che 1'ultima superstite delle sette monache (per ironia della sorte si chiamava Madre Imperatrice!) ebbe la spudoratezza di manifestare per lettera al priore la sua gioia per il disastro patito. Il libello - una specie di Nunc dimittis -terminava dicendo: c alla fine ho vissuto tanto da poter vedere quecto giorno desiderato ~ Tromby 1. c. voI. IX. 309.

(2) Tromby IX, 31;). - La carta del Capitolo generale nel maggio 1510 dice chiaro: «Priori Paduae fit misericordia (cioè, viene deposto) et praeficimus in Priore m Dom. Hieron. Zeno, a priora tu Romae absolutum ..... et hortamur eum in Domino ut quam citius adiutorio fundatorum et benefactorum aedificet do­mum praedictam ..... funditus destructam»

(S) 4. Domus (Paduae) professis gravata " dice la stessa carta del Capitolo. (4) Circa il 1'200 era annesso alla Parrocchiale di Campo S. Martino un

Monastero di Benedettine sotto il titolo di S. Lorenz.o, le quali, nel 1'269, r i­dotte ai minimi termini, ottennero da Giovanni ~ Forzatè, Vescovo di Padova (1'2G1-1'283) di riunirsi alla Comunità di ~' . B~rnardo in via Porciglia cedendo ad esS"a il Monastero di S. Lorenzo. Tromby, l. C. VIII, app II p. p. CCVI e CCXL). Si noti che il piccolo Monastero esisteva ancora nel 1854 (Meneghini, «Padova e provincia» Milano 1859: fa parte del tomo IV della grande illustrazione del Lombardo - Veneto per cura di C. Cantù a pago ~50.

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Fu in questa ben modesta abitazione c~e trovò rifugio la desolata Comunità, per ben 40 anni costretta a medItare la ~ella frase del Pro­feta: « Bonum est praestolari cum silentio salutare Del ». (Thren. III, 26)~

L'Ordine rimase per qualche tempo incerto se valesse la pena dI rifabbricare il Monastero distrutto «ob tenues redditus ipsius do­mus» (I) anzi credette più prudente cancellare affatto dal «mona­sticon» la sfortunata Certosa. Fu solo dopo matura delibera:done che il Padre generale consentì alla ricostruzione « ne una tribus deleatur ex Israel» e)··.··

Erano passati già tredici anni dalla demolizione, ed ecco giungere sul luoO'o del disastro i Visitatori della Provincia, Priori delle Certose o . di Milano e di Venezia, incaricati dal Capitolo generale di scegliere la località più opportuna alla riedificazione del monastero. E dopo dili­gente esame, preso consiglio dall' autorità civile e religiosa, venne preferito il terreno solitario nella parrocchia di Vigodarzere compres() nel testamento del Vescovo Donato tra i beni immobili della Certosa.

La nequizia dei tempi, il problema finanziario, e più che altro il desiderio di aspettare con calma e fiducia l'ora di Dio, indussero a ritardare nientemeno che di altri undici anni l'attuazione del progetto. Fu solo nel 1534 che si pose mano alla nuova costruzione, dopo che il Padre generale ebbe assegnato alle dieci Certose della «Provincia di Tuscia » il rispettivo eontributo alle ingenti spese (3). L'edificio tant(} desiderato riuscì splendido, e il merito principale si deve all' abilità e alla sagacia del nuovo Priore D. Pellegrino de Litis (4): lo Scardeoni(} c~iama il nuovo monastero « magnificentissime constructum» (5), e pos­SIamo affermare che le condizioni finanziarie della Certosa divennem così floride ~a permettere alla Comunita di fare prestiti importanti (6).

I Certosmi si erano trasferiti alla nuova sede fino dal 1550, benchè

(i) D. Molin l. c. II 448. (2) D. Molin l. C. (3) Ecco l' el~nco, dd c.ontributo annuo, m'olto interessante, perchè ci indica

l? stato economICO flspet~Ivo delle varie case; Maggiano 5 scudi d'oro, Pon­tJgnano e Vedana.5, BeIrlguardo 4, Firenze 13, Pisa 12, Lucca 8 Bolo na 12 ~err1aOOra 16, ye~ezIa 12, Montello 8; totale delle oblazioni annue 'della ~rovin~ Cla SCUdI doro (Tromby, op, cito voI. X a . I XX ferta doveva continuarsi fino a che la Certo~a ~f p~d~:f t XV). E ~ale of­una rendita annua di almeno 300 scudi lMolin l c II ~p~ e~sel ralgglUngere Padre generale dal 4 maggio 1534. ' . . , . a a a ettera del

(4) Fatto Priore di Vedana nel 1565 le' 'l nella carta del Capitolo del 1566 «Prio;i V~~r:~~ lfitsuo. no~e d~n' al~~ v.olta accettata la sua dimissione da quel Priorato) et t t mlse;lCor la (C1Oe Vlene prout petit, ibique exerceat officium vic" ,rever a ur a domum Paduae .... fectionem huius monasterii fabricae J'a aru et Intendat una ,cu~ priore ad per­ctae » Morì nel 1577. m per eum pro malOfl parte constru-

(5) 1. c, . Lo stesso dice Morotius Theatr cron 284 (6) Consta dalle Carte dei Capitoli' : . p, .

già citato, rende omaggio alle nobili /e~e~~h. I~ nostro storiografo Ceccaroni, samenLe al ristabilimento della Comu ~~Ig/e pa ovane che concoraero gene­terre (Corona del Patriarca S B DI a, acendo ricchi doni di danaro e di . runone, n. 49(2).

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i lavori diretti dal celebre architetto Andrea Della Valle non fo~sero ancora ultimati nel 1565. I pregi artistici dell' edificio f~rono t~ntl che gravi autori ne attribuirono, benchè erroneamente, l esecu.ziOne .ad Andrea Palladio. E qui in mancanza di un notiziario archltetto~ico soddisfacente, credo di poter ricorrere «tuta conscientia ~ alle indlca­cazioni che ci offre un bel prospetto planimetrico eseguito alla fine del secolo XVII per conto della Comunità. Esso offre di scorcio la veduta di tutte le costruzioni della Certosa e dei giardini circostanti che pre­sentano un .aspetto graziosissimo, e direi incantevole (i). Un atrio di O'usto squisito conduce attraverso maestoso porticato alla chiesa, co­~truzione solenne sormontata da piccola cupola ottagona: sei cappelle si aprono al lato sinistro di chi guarda ed otto finestre trifore la ri-

schiarano dai due lati. Un maestoso campanile a cella trifora, simile per disegno a quello

di S. Marco in Venezia, domina la chiesa al suo fianco sinistro. Tredici celle circondano il grande chiostro abbellite ciascuna da una snella loggietta a parecchie arcate, come si vedono nelle vecchie carte del

Montello. Il complesso delle costruzioni è simmetrico e di ottimo gusto. Sappiamo di poi da altre fonti che' la pittura del Vivarini della

quale si fece parola, era stata salvata dalla distruzione del 1509, ed aveva ripreso il posto d'onore in po~izìone analoga a quella occupata mezzo secolo prima, cioè in una cappellina a fianco della chiesa (2).

Tra le opere d'arte poi, aggiunte nel secolo seguente, va ricor­data l' aneona dell' altar maggiore dovuta al vivace pennello di Pietro Damini di Castelfranco (1592-1631), quello stesso che aveva eseguita un' Apparizione di Gesù a Maddalena sopra la porta laterale che con­duceva al monastero. ,

Erano passati pochi lustri, ed ecco una dolce figura di Madonna pren.dere post? sul muro di divisione dei due cori, lavoro tutto grazia e sentl.~nento, dI G. B. Salvi detto il Sassoferrato (1605-1685), ecco Luca da ReggiO (1605-1654) delineare due graziosi ritratti di sante nella prima -ca~pella laterale ..... e fu un succedersi di artisti che oO'ni nuovo priore ~hlamava.a lasciar l'impronta del loro genio in quel sa~ro luogo: anche Il r~fettorlO ~bbe un grande quadro raffigurante l'ultima Cena, lavoro

<nobilmente Ideato ed egregiamente eseguito da Stefano dell' Arzere sec. XVI).

(i) È riprodotto in un' opera t l . Certosa da Parkminster in InO'hi~e~~~meft,a e m {g v60lumi in folio edita dalla l'Ordine. Ha per titolo " Mals~ns de l' ~e d andno 1 presso la tipografia del­Vedi voI. III, p. 85. l' re es Chartreux: vues et notices~.

Queste notizie fornite dal suaccenn t d' perfettamente a quelle che ci offre un ;;, o lsegno . prospettico corrispondono stente al Museo Civico di Padova' fu seg?-o plammetnco della Certosa esi­della Certosa di Bologna D Be . d ttese~~llto ~e~ 1792 da un monaco pittore clementinus » . . ne e o landr'llll che si firma «academicus

(2) G. B. Rossetti: Descriz delle . t _ Padova, Seminario, 1765.' plt ure, sculture, architetture di Padova

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Benedetta visibilmente da Dio, la Comunità potè gareggiare c.on gli altri monasteri cittadini nell' esercizio di un~ carità vera~e~t~ erOIca durante la pestilenza del 1576, prestando . al~e mnum~revoh v~tt~~e del flagello devastatore tutti i soccorsi materIalI e morah com~a~lblh colla vita solitaria (i). 11 Cittadella scriveva della nostra Comumta nel 1605-«semplici, humili, puri.. ... coll' ardente affetto dell' animo casto dedito a Dio godono beatitudine (2). . .."

Il colera del 1630 rimasto tristemente celebre neglI annalI d Itaha,. trovò i Certosini pronti a cedere i loro beni ed anche la vita, a van­taggio dei malati e dei morenti (3).

Guerre, epidemie, e più che altro la diminuzione della fede che fu il frutto del protestantesimo non permisero alla nostra Certosa di con­tare in mediai tra il 1605 e il 1740 più di sette monaci di coro (4); però,. quante anime belle tra quei devoti solitari! (5)

È ben nota nella famiglia di S. Brunone la pietà del Priore D. Lo­renzo Dal Corno nobile trevigiano, che resse pure le Comunità di Ve­nezia e di Firenze, e morì «summa cum omnigenae virtutis laude »,.

dopo cinquant' anni di vita religiosa (t 1616) (6), nè sfuggì alle pie ri­cerche dei cronisti dell' Ordine quel D. Giacomo Tebaldi «magna cum la'ude Prioris officio functus (a Padova 1667-1672; a Montello 1658-1664,. e a Vedana 1664-1667) nulla mortalis peccati labe contaminatus» n.

Ma non voglio lasciar passare in silenzio due altri Priori che accreb­bero di loro pregevoli opere il ricco catalogo degli scrittori Certosini. D. Bartolomeo Scala (1610-12 e 1622-25) discepolo di S. Filippo Neri fu autore di due pregevoli monografie storiche riguardanti D. Pietro Pe­troni da Siena e D. Stefano Maconi generale dell' Ordine alle quali at­tingono largamente gli storici contemporanei delle Certose di Pavia e di Milano prestandogli, come merita, illimitata fiducia (8). Alla biografia del Petroni i Bollandisti concessero larga ospitalità (9) tessendo ne i me-

(i) Tromby 1. c. X. 343. (2) Descrizione di Padova p. 317 ms. della bibl. civica (3) Barbato: ~ Il contagio del 1630 (Rovigo, 1640). tt) Dalle carte di visita della Certosa e Gloria: < Il territorio Padovano

II, 136. ' ~ (5) Tra le rare eccezioni notiamo quel D. Dionisio Bianchi proeuratore della

Certosa, che, secondo il Gloria (l. c.) nel 1651 avrebbe tent~to di avvelenare un ~onfratello, .e quel D: Egidio Testa che nel 1630, deposto dal Priorato, ri­~u~o ~o~ accam~e~to dI. lasciare le redini del governo, e dopo di aver annoiato I gmrlstI della CItta (vedI un in folio in data ~ sett 1630 Patav" d V . V" d P' . , lI, apu a-rlscu~ anSCI a ut~um plCtum) e le Congregazioni romane fu obli ato ad obbedIre da un breve dI Urbano VIII 26 marzo 1631 (M Severoll' D' g t . C G R l' .: lsser. pro-lUre ap. en...... omae, 700, n. 2.

(6) Ceccaroni,1. c. 49W; Morotius, 1. c. p. ~13' Le Vasseur Ephein C t I, 366. " . ar us

caPii~]~ree ~:~s:;;d. Ephem. Cartus, I, 151. Il suo obiit è registrato nella carta

. (8) L. B.eltra~i: Storia documentata della Certosa di p . ZIO ne e copIOse CItazioni. aVIa, vo1. I, prefa-

(9) Bolland. : t. VII maji, p. 184 (occupa 40 pagine in folio).

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rilati i' quanto Ila c Il a la qualificano di «pr dara,. pl -centi di n~n pot rla in dr p r inl l'O .n Ha lor. ollzi ~ (1), n riportano' 01 oli l'i alcuni apitoli n lla bI gra~a di . at nna .d ,Il qual il Ma oni fu inl lligl1t .gr tario, aUll ? d v~to, pll~eglrl ta fer nt (2). L du biografi fuI' n tampat Il SI na, VlV nt l aut

ono div nut rari sime $). L ullimo Priol' al qual a nn rò on B murd P 1li ci ni h

r - s la C rto 'a di adova dal 1635 al 163Q). Fu Prior il V duno. (16~7-163 ); a Maggiano (163 -l641); Il Bologna (1 41-1(44) Il J .. u a flno alla morte avv nuta il ~7 lu Ho d l 1645. Que lo illu tI' ' l'to in compo e on att zza n n ordinaria UIl « Arbo!' viro rum illu trium

rdinis arlusi n i (4) d uoa vita ti Un B ata hlliana di Dolognn. L'importanza di qu t'ultimo lavoro non [l teva fuggir a quel mo­dello di agiografo h fu il P . .M ~lloni, ora t !'iano; (~ ) gli non d ubit di ollocare dopo ,l biografi d Ila anta u 'H dalla penna d l uri, d 11' Alberti, del Sigonio, d l GbirarJac i« p ialm nte la vHa che ne cris e il P. D. Bernardo Pelliccioni, certo ino, partita in du libri.. ..

qual fu nobilmente tampata in Padova» (U). U R n ch nio b Bandi la ne parla egli pure, benchè rimprov l'i giu8tam nt al no tro L rior di avero intercalato al racconto torico «proli i commenti morali» (1) s -condo l'uso e l'abuso dell' poca.

Cbi può dire quanti altri eroismi di virtù rimas l'O na co ti n Ua evera uniformità della vita. comune 't Chi può ontar gli crilti di

certo ini Padovani rimasti anonimi per d iderio di a condim nto di per i nelle varie case dell' Ordine o negli ar 'hi vi dello tato

«Ama nesciri et pro nihilo repulari» è la parola d'ordine d i il li di S. Bruoone, il l'iassunto della piritualità Certo ina ed in i me un assioma della loro profonda filosofia.

(i) Vedere Bollan~. t. II augusti, p. 18~. (2) Confronta il t. In · di aprile, p. 976. - Quanto al P ti'oDi veder P­

trarca: Senilia, 1. I, ep. IVII dove accenna alla con v r ione del occa cio do­vuta all' intervento del pio monaco enese .'l'iraboschi : toria d. l tter. il. vol. V, t. 3°, pago 747. Il Maconi fu Generale dell' Ordine durant lo scisma d' o '_ cidente, e lavorò per restituire ai Certosini l'unità.. Mori Prior a avin. V. I~ergensen: S. Catherine de Sienne, Beauchesne, 1917, e Drane: . ath. d lenne, Paris, Lethielleux, 189~.

(3) De vita et modbus B. Stephani Maconis a Densi cartuaiani Ticin naia cart~ajae coenobiarchae libri V; Senis ap. Hercui de Gods 1626. ~ D vita t morlbua B. Petri Petronii; Senis, apud haeredes Bon tti 161~.

(4) Ho ragioni gravi per credere che sia da identificarsi con qu 11' Arbor v~orum, illustr~m. Ord. Cartu8. stampato a Bologna senza nome d'aulo!' oel 1664 ~al torchI di G. B. Ferrari (v. Le 'Vasseul'; Ephem. Cartu . IV, 611, Morotl us, 1. C. p. 139.

(:). Melloni G. Batt. Atti o memorie degli uomini illustri in anlità nati o mortI lD Bologna.: Classe 1" VoI. I p. ~67 Bologna 1786.

(6) Padova: tIp. Crivellati 1628. (') Bolland. t. II febr. p. 49.

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* * * Ma è t mpo di m ditar l ultime pagine d ~li annali d~ll~ C r.tosa.

Er Ua quando l' Ordin ntava 190 c~se fiorentL p. r \'OCaZIO~l1 fl che di b ni (I) sa aveva vi to succed r l n ~ cor o dl tI" . s ~oh tutta una peno a seri di deva tazioni, violenze, rapme, per CUZIODl c~e av~vano di anguato la famio'Ua di . Brun~ne. Le ~ove C rtose mg1eSI. sop­pr e da Arrigo VIII, le tr ntotto dI Germa.ma re tra tuI.lo ~e~ No­vatòri, le e anta inque di Francia langu ntL per le guerre dI relIgIOne, le quindici dell' Au tl'ia tagli ggiate dai Turchi (2) e l vocazioni mona-ti he he uppongono una fede intensa, pura, genero a, divenute più

rare col diminuire della fede nel popolo. N l 1670 ben ottantadue case erano scomparae dal «Mona ticon» dell' Ordine e l centosessantanove e i t nti car ggiavano di soggetti (3) . Un secolo dopo l'Ordine non contava che centotrenta ette mona teri (4), e doveva lottare. contro for­midabili nemici: il regalismo, il febronianesimo, il liberalismo, la mas­soneria minaccianti nuove soppressioni e nuove violenze .....

• «Come d'autunno si levan le foglie L'una appresso dell' altra infin che il ramo Rende alla ter·ra tutte le St~e spoglie »

([or. III. Il!)

Tutti i nemici della religione e dell' ordine ociale si erano dati da lungo tempo convegno in Venezia: i principii liberali che avevano tante volte me a in lotta la repubblica con la Santa Sede apersero logica­mente la via a misure arbitrarie ed illegali contro gli Ordini religiosi. Senza ricordare l'o traci mo intimato alle Comunità d Ua Venezia fedeli al Papa durante il famoso interdetto del 1606, ~enza vagliare le propo­ste che l'amba ciatore veneto Erizzo presentava al Pontefice nel 1702 per opprimere i Monasteri della Serenissima, accenno solo al resoconto di nn' inchiesta compiuta nel 1766 a nome del Senato il quale faceva salire l'a se eccle iastico a 129 milioni di scudi (~).

L'opinione pubblica fu presto guadagnata da queste cifre esagerate,

(I) Puoi vederne l'elenco in appendice alla 1. ediz. a stampa deO'li Statttti (Jer~os'~n~ (~~silea 1510) pregevole ~ ~empre più raro esemplare, a caratteri gotici -ed lUCISlOlll lU legno, del quale eSistono due copie a Vedana.

(2) Danno un riassunto fedele delle vicende dell' Ordine: La grande Char­treuse par un Chartreux, Lyon 1896. - Lefebvre: S. Bruno et l' Ordre des Chartr Pa.ris, 1883. ~olti son~ i Jnll!tiri dell' Ordine, vittime degli Ussiti, dei 'l'urchi; del Protestanti, della nvoluzlOne francese. Sono più di 100 i reliaiosi 8QR8Biaaa~ che re.sero. alla Chie a la testimouianza del sangue. I 18 marti~i inglesi furono canOnlzzatl nel 1 6.

• (3) . carsità relativa, ben s'intende: la sola Casa Madre di Grenoble tra il 1675 e li 1703 ebbe novantadue nuovi professi di coro. V. Gallois: D. L Le Masson, Chauny, 1909, p. 65.

(4) D. Ilarion Bo~ière: Cart~ topografica delle Certose presentata al Cap. gen. ~del 17S?: ~e ~slste un .bell esemplare alla Certosa di Vedana (Belluno).

() RelazlODl del deputatl ad pias causas: Arch. di Stato di Venezia.

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mentre un decreto del Senato (17 settembre 1768), lamentata la molti­plicazione delle Comunità monastiche nello Stato e la decadenza della loro disciplina, per «ricondurre i religiosi allo spirito delle lor? 8~t~ regole ..... (1) dichiarava soppresse le Comunità aventi meno dI dodICI soggetti (l). La ragione fu del più forte, e in pochi mesi i religiosi della

Venezia erano ridotti da 5798 a 3270 (2). Tra le Comunità disperse nei cinque anni successivi ne troviamo

sette di Olivetani, quattro di Camaldolesi, dieci di Canonici regolari, i Benedettini di S. Zeno di Verona, le Certose di Vedana e di Padova (3). La Comunità di Vedana fu trasfe'rita a Treviso ed allogata nella Certosa di Montello; invece i Certosini di Padova forse per loro domanda ven-nero incorporati a quelli di Venezia (4).

* * * Ecco troncata con un sacrilego tratto di penna la storia della nostra

Certosa e i suoi pacifici abitatori proscritti come malfattori volgari. Sa­remmo tentati di deplor&re questa fine ingloriosa secondo il giudizio degli uomini se non ricordassimo la sentenza del Vangelo: «Beati co­loro che soffrono persecuzione per la giustizia *.

l~ Monastero deserto trovò ben presto degli acquirenti poco scru-POlOSI, dopo che profanazioni e vandalismi senza nome ebbero rubac­chiato, mutilato, deturpato a piacimento quanto i monaci non avevano potuto asportare.

I. ~ocumenti vennero trasferiti in pacchi suggellati a Venezia e col-locatI m quell' archivio di Stato (5).

(1) Dandolo: Caduta di Venezia, p. 613. (2) Balan: Storia d'Italia VIII 218 (3) V ' , .

zia, 1772' p~~~ ~~~:ella collezione di scritture di regia giurisdizione: Vene-

pjl.d~~aN~n n fu possibile p.no.ra rintracciare il Sigillo originale della Certosa di

l' Ordre' des d~:~e~~cu;:n~:~~ni~91sup c~7~)ac~adsyalli~r: Si~illographie de dine D. Le Vasseur e D. Le Co~teulx n' - . I Ig~nt~ s~orlOgrafi dell' Or­pendia le notizie araldiche delle . el.l~ro ~ BrevIs mdIculus.. che com­stemma desiderato: «d' argent av;r~e case d escnvono con termini tecnici lo roses juxtaposées, du me me ,.. ' asces e gueules, la 1 re sommé de trois

(5) Per uno scherzo del caso v . biblioteca della nostra Universit" enne a nposare. dopo lunga odissea nella reca il N. 531. È un centone d' a un preg~vole codIce dell' antica Certosa che t3.~ione di Cristo ,. che occu a ~9cose ~scebche tr~ le quali il testo dell' 4: Imi­tura originale in legno e cu~io indi~tme'b~a callIgrafia gotica, nitida, la lega­ma una mano diversa lasciò scritta inere ero ~~ so~e. un lavoro del sec. XV, la nofa seguente «Anno D ni 1448 P c~ratterl ltahCl nel corpo del volume sterio Cart~us ord. prop. Florenti~m ~.nbfic. D. Nicolai Papae V ..... ex mona­~~~te che l monaci della Certosa di padoS~~~~. nota s~mb~a escludere formal­D (a~no della fondazione della Cert ) l lano s~x:tto Il volume, perchè nel .' Manano, allora rettore n osa a -comumta non esisteva ancor hgr~fo: è probabile invec~ c~~ ~:l~eva crto perI~ettersi il lusso di fare il ~a~

codioe per uso personale, da quella' de~~oesso It FIrenze, .abbia fatto venire quel sa. manoscrItto poi, uno dei 44 co-

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Quasi un secolo dopo il bando dei Certosini, il MOJlast~ro i~ parte diroccato era così descritto da un intenditore d'arte: « VI trovI ancora viali di carpani secolari e fra ridenti prati ~n .~ell' !ngresso che prospetta verso il Brenta: due lati del maggior perIshho CIascuno a 16 arcate sorrette da piedritti; due altri lati del peristilio. min~re a colo~e toscane buO"nate ; un cortiletto di forme leggiadre dmanzi alla chIesa e alcune c~mode celle. La quantità dei mattoni ivi accatastata con rottami di cornici di statue e busti e teste e travature, mostrano la primitiva vastità e magnificenza dell', edificio » (I).

Ebbene : quanti dei Padovani dei nostri giorni si sono curati di visitare questi sacri resti "? Eppure sono rovine che fremono, sono ruderi che parlano, è tutto un bisbigliar solenne di voci misteriose che escono da quei resti benedetti. Nulla di più suggestivo che una visita all' antica Certosa. Recatevi a Vigodarzere, chiedete della villa dei Conti Zigno e fermatevi un istante dinanzi al IIl.?gnifico portale. Entrate: per fortuna le rovine non sono così gravi che non possiate ancora ammirare la semplice ma elegante anchitettura del chiostro piccolo con la chiesa conventuale (2) (ma questa ridotta , disgl'aziat.amente ad un informe si­mulacro del bel tempietto originario, senza presbitero, senza cappelle, senza cupola, senza campanile) (3), due lati di un secondo chiostro attiguo alla chiesa, e due lati del chiostro grande con trentadue archi; su questo chiostro si aprono tre celle che malgrado l'uniformità delle linee rivelano, specie nelle loggiette lo squisito gusto del '500. E tutte intorno il verde cupo della· vasta campagna, bellissima cornice ai resti della Certosa.

dici dell' Imìtaeione appartenenti ai monasteri dell ' Ordine, e contraddistinto dai paleografi col titolo di «codex Paduanus » è importante altreSÌ perchè at­tribuisce l' « Imitazione. ad un «Certosino della Provincia del Reno > È noto infatti che tra gli innumerevoli candidati alla paternità di quell'opera, si fece più volte dagli studiosi il nome dei figli di S. Brunone e precisamente di D. Kalkar di D. Hilton e di altri monaci tedeschi. Il Puyol tratta a lungo con competenza anche questo lato della questione, ne vaglia con senno gli argomenti e con­clulle naturalmente respingendo l'ipotesi, non però precisamente «per inesi­stenea di reato. ma «per mancanza di prove ». (Mgr. Puyol: Heliotypies des princip. mss. du livre l'Imit. de L Crist (passim) e Description des mss. de l' Imit. de Crist (Paris Retaux 1898) p. 3~7 <love il nostro codice trova un po­sto d' onore ed una diligente descrizione).

. (I ) ~eneghini: Storia di Padova, sopracitata, p. 244. Il Gloria parla anche dI un pIccolo ~osco e della Chi~sa int.itolata a S. Brunone. Forse egli non sa­peva che non e uso nella S. ChIesa dI mutare il titolare delle Chiese: nessun dubbio che il tempio fosse dedicato, come il precedente distrutto, ai S.S. Gi­rolamo e Bernardo. (v. Gloria - Il territorio Padovano ill. II, 136)

(2) Un «Ecce Homo » di buon pennello adorna l' arco della porta esteriore ed ai lati immagini di santi e sante dell' Ordine. '

(3) Anche la volta del tempio scomparve, e la sostituì un soffitto piatto ' restano ancora quattro tele malamente conservate e di difficile identificazione : una quale, pala dell' altare, due nelle pareti laterali, una sopra la porta d ' in: gresso ~ll ~terno . Semb:ano di buona scuola due busti di dogi , e su piccolo tondo dI pIetra una graZIOsa Madonna: reca la data del 1566.

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Purtroppo, le vicende dell' ultima guerra, durante la quale il rifugio certosino servi di caserma, servirono ad aggravare il danno e 1'oltrag­gio; e il tempo, più inesorabile della guerra, finirà per disperdere anche le ultime vestigia del sacro Cenobio. Immerso in quel placido silenzio èhe stringe il cuore ed invita lo spirito alla preghiera, il profano guarda e

. nulla comprende; ma per chi conosce gli avvenimenti è tutta una fanta­smagoria di dolci ricordi che attraversano con insistenza la memoria ... c Solve calceamenta de pedibus tuis; locus in quo stas terra saneta est~. O severe figure di bianchi anacoreti salmodianti nella mistica penombra 'del sacro tempio ..... ! 'O vasta biblioteca dai laboriosi codici «ridenti per le carte pennelleggiate ~ da un'arte tutta fede e tutta amore: . .! o cimitero deserto con le tue croci nere che parlavano dell' eternità .... ! O celle solinghe testimoni di tanti ero.ismi ignorati, di tante virtù sco-

, no~ciute ~ calunniate, di tanti sacrifici ,destinati a redimere nel silenzio l , 'tà , " i, umam ..... .

, -i) " . " ' . ,

c O satis n~nqua~' ce-lé'lwata tellus; Dulce solamen requiesque cordis, Coelitum sedes, proemi ~ pr~~t.'i'·

Turbine vulgi» ..... '. .

(Chronicon Lirinense, I, 18.)

. i t'.; '... ,le' , ,

. , Ricerche d'archivio a cura di St~fano Pinato

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