C'era una Svolta - n. 1 /2015 - gennaio 2015 (anno II)

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anno II numero 01 gennaio 2015 Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino spazio riservato all’indirizzo POLITICA TOSSICA

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In questo numero: pag 2 - RETE esce dall'Aula / Dall'Assemblea verso un Nuovo Arengo pag. 3 - editoriale "Politica tossica" pag. 4-5 - Ambiente e sviluppo pag. 6-7 - Lavori consiliari Pag. 8 - Il patriarcato è morto? (rubrica Michele Pazzini) pag. 9 - banca della vita pag 10 - flash dal mondo pag. 11 - Associazione Teatro della Clavicola pag. 12 - privatizzazione Centrale del Latte

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anno IInumero 01gennaio 2015

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino

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POLITICATOSSICA

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EVENTIE INCONTRI

EVENTI

RETE esce dall’Aulaecco perchè

I quattro consiglieri di RETE sono usciti dall’Aula consiliare durante la discussione della finanziaria a dicembre 2014 (ne parliamo a pagina 7). La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata

l’approvazione di un articolo di legge sulle indennità di malattia: un articolo che, di fatto, cancella diritti conquistati con anni di battaglie e toglie tutele ai malati gravi, invece di colpire le responsabilità dei medici e quelle dei pazienti che utilizzano i giorni di malattia per andare in vacanza. Durante la discussione della finanziaria RETE ha portato in aula una marea di proposte che, se approvate, avrebbero comportato oltre 26 milioni di euro di risparmi per lo stato, senza toccare le buste paga o infliggere nuove tasse ma semplicemente andando a tagliare sprechi e privilegi. Governo e maggioranza non hanno accolto nessuna proposta. Al contrario, si sono ben curati di salvaguardare tutti i privilegi esistenti e, in alcuni casi, di ampliarli.

Subito dopo l’uscita dall’Aula, si è riunito d’urgenza il direttivo di RETE che ha deciso all’unanimità che i consiglieri non avrebbero dovuto dimettersi dal loro ruolo e ha valutato indispensabile ridefinire le modalità di partecipazione al Consiglio Grande e Generale. Questa istituzione così fondamentale per la nostra democrazia è stata ridotta ormai ad un luogo in cui approvare d’ufficio decisioni prese altrove da persone che hanno tutti gli interessi a non rendere trasparenti i processi decisionali. La necessità, condivisa da tutti i membri del direttivo, è stata quella di concentrarsi maggiormente sulle attività esterne all’Aula e cercare il coinvolgimento diretto della popolazione per dare vita a un percorso di cambiamento il più condiviso e capillare possibile. Un percorso che dovrà portare a un nuovo Arengo della cittadinanza.

Dall’Assembleaverso un Nuovo Arengo

Il 15 gennaio si è riunita l’assemblea - organo previsto dallo Statuto del movimento - per confrontarsi sul progetto di attivazione di un Nuovo Arengo dei cittadini e delle cittadine. L’obiettivo,

naturalmente, è quello di riappropriarsi della politica partendo dal basso.

Tra i temi da trattare nell’Arengo sono stati individuati:

• Reggenza sempre di garanzia (cioè un reggente dalla maggioranza e uno dell’opposizione);

• totale trasparenza dei lavori istituzionali;

• snellimento istituzioni;

• confilitti di interesse.

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*L’assemblea di RETE è un organo previsto dal nostro Statuto. Ne fanno parte gli aderenti e i sostenitori del movimento ( persone che si riconoscono nei suoi scopi e/o perseguono tematiche a carattere sociale e di valorizzazione della persona umana). A partire da giugno 2013 l’assemblea di RETE si è riunita ogni tre/quattro mesi per deliberare su nomine, linee programmatiche, Statuto ecc.I verbali sono disponibili sul sito www.movimentorete.org(sezione Contatti+info)

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EDITORIALE

di Marianna Bucci

Magari la nostra classe politica non brillerà per lungimiranza ed onestà, ma certamente una cosa

non le manca: la fantasia. Basti pensare alle multiformi e variegate dichiarazioni rilasciate dai politici nostrani per spiegare la profonda depressione che sta colpendo la Repubblica: “Gli investitori non vengono per colpa di chi fa le interpellanze”, “La gente non ha voglia di lavorare”, “..eeeh ma la crisi c’è in tutto il mondo”...ci manca solo “ Marte in congiunzione con Saturno non è favorevole” e abbiamo fatto filotto. Il problema è sempre un fattore esterno, di rado le cause vengono ricercate internamente o, ancora più di rado, davanti allo specchio.

La realtà è che il paese non sta subendo (poverino!) gli effetti di una catastrofe naturale imprevedibile e improvvisa ma, molto più semplicemente, sta cominciando a raccogliere tutto quello che di marcio ha seminato per decenni. E quello che abbiamo visto nell’ultimo anno tra arresti, indagini e dimissioni è solamente la punta dell’iceberg. Ora si ergono paladini della questione morale persone che non solo hanno contribuito a costruire questo sistema malato, ma ci hanno beatamente sguazzato dentro.

DC e PSD non perdono occasione per sbandierare il loro nuovissimo codice etico: la prova, a sentir loro, del rinnovamento e della chiusura col passato. Poco importa che capigruppo e consiglieri siano ancora indagati. Poco importa che la magistratura chiami in causa personaggi che hanno plasmato questi partiti a propria immagine e somiglianza: Claudio Podeschi, Fiorenzo Stolfi, Gabriele Gatti. Quest’ultimo, recentemente, è stato accusato di corruzione dai primi due (per licenze bancarie e per finanziamenti elettorali), mentre Gian Luca Bruscoli ha dichiarato di avergli pagato una tangente di un miliardo di lire nel 1998 per ottenere la licenza della finanziaria Finproject. All’epoca Gatti era Segretario di Stato agli Esteri.

Da quegli anni, tanta acqua è passata sotto i ponti. Talmente tanta che quelli che allora erano i suoi oppositori più feroci, i membri Alleanza Popolare, nel frattempo si sono trasformati in compagni di governo

e hanno condiviso con Gatti addirittura un semestre reggenziale, contestato anche dalla manifestazione “Fantasmi visibili” (nella foto).

Si dirà che occorre attendere gli esiti delle indagini, che nessuno è colpevole fino a che non c’è una condanna definitiva e così via. Ma non serve certo un giudice per sapere come funzionavano - e come continuano a funzionare - le cose a San Marino. Per sapere quali persone occorreva contattare o appoggiare per avere un lavoro, un terreno, una licenza o semplicemente per far sì che la propria pratica non finisse sotto al mucchio degli incartamenti. Non ci vuole un giudice per capire chi ha tratto beneficio dalla creazione e dal foraggiamento di un sistema politico tossico che, ora lo sappiamo, ha preso le sembianze di una vera e propria associazione a delinquere.

Il pericolo più grave che stiamo correndo è quello di credere che i problemi del paese siano definitivamente risolti con l’arresto di pochi personaggi. Questo almeno è quello che tentano di farci credere i rappresentanti politici con le loro ottimistiche dichiarazioni. Un comportamento inaccettabile, considerato che le indagini parlano di condizionamento delle elezioni, di voto di

scambio ad ampio raggio e di connivenza di persone appositamente nominate all’interno della pubblica aministrazione per far funzionare a dovere un meccanismo perverso. L’atteggiamento a tratti omertoso a tratti negazionista dei nostri politici non fa che confermare una cosa: i problemi non sono assolutamente risolti, si sono spostati i “pacchetti di voti” e quindi sono solo cambiati i personaggi referenti. E probabilmente è proprio questo l’unico genere di rinnovamento che possiamo aspettarci dalla coalizione Bene Comune.

Il solo modo di ripartire è condannare socialmente ogni comportamento che punta a dilaniare la comunità, riscoprire la dignità della partecipazione e dell’impegno civile, la solidarietà nella condivisione di cause che non ci riguardano direttamente ma che colpiscono un nostro concittadino. Liberiamoci una volta per tutte di quella politica tossica che ha guadagnanto il proprio consenso facendo leva sulla avidità e sull’indifferenza diffuse.

Non è troppo tardi, siamo ancora in tempo. Perchè se è vero che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”, ormai abbiamo accumulato concime a sufficienza per diventare un paradiso terrestre.

EDITORIALEDEL MESE

1° ottobre 2011 - manifestazione in occasione della cerimonia di investitura dei Capitani Reggenti Gabriele Gatti e Matteo FioriniFoto: Marco Stacchini

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Cosa siamo disposti a sacrificare sull’altare dello sviluppo?

Probabilmente questa domanda non se la pone il Congresso di Stato quando, forte di un potere decisionale totalmente discrezionale che ha creato e continua a creare tanti danni a

San Marino, concede ad alcune aziende condizioni privilegiate, in nome di un fantomatico sviluppo. Convenzioni, defiscalizzazioni ed esenzioni per l’utilizzo di beni pubblici e risorse (terreni, acqua, energia, smaltimento dei rifiuti). E i controlli? Inesistenti o inefficaci. Ci si aspetterebbe che, conseguentemente alla parola “sviluppo”, questi privilegi si traducessero in ricadute positive per il paese: buone condizioni per i lavoratori, rinnovamento dei processi produttivi, maggiore efficienza per una competitività sempre meno dipendente dagli aiuti statali, riduzione degli impatti ambientali. In una parola: innovazione.Invece a San Marino l’aiuto statale si è tramutato in clientelismo, in speculazione alle spalle della comunità purdi mantenere privilegi illogici e deleteri per il paese.Le conseguenze peggiori, oltre a quelle economiche e ambientali, sono l’abbattimento degli elementi determinanti per l’attrattività di San Marino: disgregazione dell’identità territoriale, condizioni di incertezza per le aziende serie che si barcamenano tra l’inconsistenza delle pratiche e delle regole (valide solo per alcuni) e i capricci di decisori pubblici incapaci di azioni di carattere strategico e lungimirante, fuga delle competenze interne.

Vediamo alcune di queste aziende:

CARTIERA CIACCI (Acquaviva)Ha enormi benefici nell’utilizzo delle risorse, i cui costi si ripercuotono sulla comunità.Per il gas metano gode dell’importazione diretta (senza passare per l’AASS) dal 2012. Paga solamente il vettoriamento, cioè il servizio di trasporto del gas, ma non le tariffe di fornitura che tutte le altre aziende pagano con cifre che vanno dallo 0,43€ allo 0,55€ al metro cubo. Invece la Cartiera Ciacci ha una tariffa di vettoriamento di soli

CITTADINANZACONSAPEVOLE

TRASPARENZA

€ 0,015 Sm3 a seguito del clamoroso ritardo dell’emanazione del Decreto apposito da parte del governo, che ha causato importanti mancati versamenti allo Stato.Il tutto a fronte di consumi spropositati: si parla di 9,5 milioni di metri cubi di gas all’anno, che hanno procurato per il 2012 una mancata fatturazione all’AASS di circa 3 milioni di euro e una riduzione del margine lordo di quasi 300.000 euro. Eppure è l’AASS (coi soldi nostri) che continua a farsi carico dei costi di misura, trasporto e manutenzione degli impianti! L’unica altra azienda che ha fatto richiesta per importare direttamente il gas è la Ceramica Faetano S.p.A.

Per l’acqua la Cartiera gode di una specifica Convenzione (mai pubblicata) per approvvigionarsi direttamente dal fiume Marecchia. L’enorme quantità di acqua (si parla di 20 litri al secondo) usata per scopi produttivi, dal 1996 viene immessa - su autorizzazione del CTA (Commissione per la Tutela Ambientale, formata da 4 Segretari di Stato e 4 tecnici tutti di nomina politica) - nella rete fognaria e inviata ai depuratori di Hera, la multi utility alla quale San Marino paga oneri di depurazione basati sulla quantità e sulla qualità delle acque.Ma l’autorizzazione rilasciata dal CTA aveva una prescrizione: l’obbligo di installare impianti che valutassero la quantità (misuratore di portata) e la qualità (campionamento automatico). Questi obblighi sono stati poi ribaditi anche dal Decreto n.25/2004, che ha previsto anche una tassazione sui reflui, e ancora dal Decreto 44/2012.Ma come può essere tassata la Cartiera Ciacci dal momento che gli impianti di misurazione non li ha mai installati?

La legge c’è ma non viene applicata: la depurazione è pagata dalla collettività, assieme alla sanzione di 30.000€ che paghiamo ad Hera a causa di valori di inquinamento elevati…e nel frattempo lo Stato rinuncia ad incassare altri 400.000 di euro. Ma oltre al danno la beffa: è di nuovo l’AASS che, rifiutando di pubblicare le Convenzioni e i contratti, non disdegna di prendersi ancora in carico (coi soldi pubblici) i costi delle analisi delle acque private: 1.500 euro ogni analisi pagati, tanto per cambiare, a laboratori privati reclutati senza bandi di concorso!

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LAVANDERIA SAMMARINESE (Acquaviva)Quest’azienda non è messa meglio delle altre, visto che non ha neanche l’autorizzazione di scarico e quindi immette acqua nelle tubature in modo del tutto abusivo. Lavanderia Sammarinese viene fatta operare attraverso il rilascio di licenza provvisoria con ultima proroga al 31 dicembre 2014, nonostante il parere negativo del Dipartimento Prevenzione. Il Congresso di Stato dispone a febbraio 2014 la concessione in uso alla società di un’area di 90 mq per la realizzazione di un impianto di trattamento delle acque reflue. Nella Delibera si usa un tono perentorio: se entro luglio l’impianto non viene realizzato decade la proroga e pure la concessione! Secondo voi l’impianto è stato fatto? Lo abbiamo chiesto tramite interpellanza al Segretario di Stato Teodoro Lonfernini il quale, a ottobre, ci ha risposto che “è in fase istruttoria la richiesta di autorizzazione con l’installazione di un impianto di trattamento”. Quindi l’impianto non è stato fatto. Secondo voi la proroga e la concessione sono decadute?

FASEA (Fiorentino)Azienda parte di un intricato puzzle societario che nasconde i beneficiari reali, ma che riconduce a gruppi criminali finalizzati a gravi reati ambientali. La ditta, attualmente sotto processo con l’accusa di attentato alla salute pubblica, è stata sottoposta ad indagini per possibili violazioni sul trattamento dei rifiuti pericolosi. Con valori di inquinamento 700 volte superiori ai limiti di legge, è stata accertata l’alterazione della fonte Acquino, collegata per anni all’acquedotto che rifornisce tutta San Marino.

SAN MARINO ADVENTURES SpAUn altro esempio di cattiva gestione dei terreni e di incapacità, da parte dello Stato, di far rispettare le regole ed effettuare controlli, riguarda il parco avventura sito a Montecerreto. Dal 2007 esiste una convenzione tra il Congresso di Stato e la San Marino Adventures alla quale vengono concessi 5.900 mq di parco ad un canone di affitto annuale di € 6.700. La Convenzione prevede per la società il rispetto

di una serie di obblighi per i quali però la San Marino Adventures risulta inadempiente. Tra i punti non rispettati della Convenzione:

- affitto non pagato dal 2012;

- fidejussione bancaria a favore dello Stato non depositata presso l’UGRAA (l’ultimo deposito effettuato era di 60mila euro ed aveva validità fino al 31/12/2008);

- copie delle polizze assicurative non risultano depositate all’Avvocatura (le copie depositate finora coprivano solo fino al 31/12/2008);

- mancata nomina delle figure incaricate alla sicurezza sul lavoro;

- attività di softair e ponylandia non autorizzate dalla Convenzione;

- mancata realizzazione del servizio navetta a favore di un parcheggio privo di adeguata destinazione urbanistica.

Queste informazioni ci sono state fornite dalla Segreteria di Stato al Territorio a settembre 2014, in risposta ad una nostra interpellanza (disponibile sul nostro sito).

Ci pare proprio che il Congresso non abbia le mani libere e preferisca sacrificare l’intera cittadinanza pur di non affrontare situazioni evidentemente sfuggite di mano. Lo dimostra il fatto che vi è la piena consapevolezza che né le Convenzioni stipulate e nemmeno la legge venga rispettata, ma non si intende adottare alcuna azione che ristabilisca le responsabilità e ripaghi dei danni alla collettività. Durante l’ultima finanziaria RETE ha proposto un emendamento affinché le aziende energivore (incluse quelle di cui sopra) si mettessero in regola con le leggi vigenti per il controllo dei reflui e pagassero le relative tasse. Ciò avrebbe permesso un risparmio di 442.000 euro per lo Stato. Secondo voi la nostra proposta è stata accolta? Naturalmente no.

Nota - i dati contenuti sono stati reperiti da documenti pubblici: Delibere del Congresso di Stato, Delibere dell’Autorità per l’Energia, Decreti, o da risposte a interpellanze effettuate nel 2011 e nel 2014. Convenzioni, analisi e contratti sono stati richiesti in copia alla Segreteria con delega all’AASS da RETE, ma non sono stati consegnati né resi pubblici da parte dell’Azienda. Sarà nostro impegno andare direttamente all’Azienda per visionarli e continuare a richiederne la pubblicazione.

TRASPARENZA

Perchè dobbiamo scegliere tra economia e ambiente?

Rendiamo l’ambiente la nostra economia.

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finanziaria pre-elettorale e irresponsabile, perché lascia indebitare il paese pur di non perdere consenso. Si indebita il Paese pur di non procedere a modifiche di un sistema malato che nel clientelismo trova i maggiori ambiti di spreco. Una finanziaria che non tocca il vero problema del paese, l’occupazione, e non elimina i privilegi.

Articolo per articolo(nuoce gravamente alla salute)

Libera professione medica - il consigliere William Giardi (UPR) medico, concorda con il Segretario alla Sanità

Mussoni un emendamento sulla libera professione medica, richiamando sia a quella intramuraria (nell’ospedale) sia all’intramuraria allargata (nelle cliniche private ecc..) passando sopra al risultato del referendum di maggio 2014 con cui i cittadini hanno votato per abrogarla.

Art. 10: l’Ente Poste, da tempo trasformato in SpA, presenta in aula un bilancio sbilanciato. Prima ci dicono che trasformare l’Ente in SpA serve a garantirne l’efficienza, poi ci presentano uno sbilancio di 1.236.000€. I lavoratori? Semplice, chi non è in organico, salta. RETE ha chiesto di reinternalizzare l’Ente o di tutelare i lavoratori che lì prestano servizio da anni. Capicchioni dalle Finanze ci fa sapere: “I precari, restano precari...”.

Art. 14: programmi di lavori pubblici dell’AASLP (Azienda autonoma di stato per i lavori pubblici), si stabilisce che debba essere il Congresso di Stato (cioè i 9 segretari chiusi nelle loro stanze) a definire quali siano

le opere da fare. RETE chiede di togliere questa esclusività che non è sempre stata sinonimo di scelte e priorità azzeccate (anzi) e ha chiesto che le Giunte di Castello siano coinvolte e possano esprimere il proprio parere vincolante.

Art. 15: Finanziamento Partiti e Movimenti. RETE ha proposto una riduzione del 25% cioè un taglio di 176mila € in più rispetto a quello previsto dalla finanziaria. Abbiamo chiesto inoltre, per l’ennesima volta, di eliminare del tutto il raddoppiamento del finanziamento i partiti in caso di elezioni, che permetterebbe di risparmiare più di 1 milione di euro. Perchè la politica deve dare l’esempio: chiede sacrifici ai cittadini ma lei per prima deve dimostrare di saperli fare. La nostra proposta è stata bocciata ma siamo riusciti a vederne promossa un’altra (articolo 15ter) relativa al vitalizio che viene maturato dai Consiglieri dopo tre anni e di cui godono in età pensionabile. Grazie al nostro emendamento ora si prevede la perdita di diritto al vitalizio parlamentare qualora un ex Consigliere subisca condanne definitive per reati pubblici e politici.

Art. 19: si autorizza il Congresso di Stato ad accendere il finanziamento per un mutuo a pareggio a copertura del disavanzo di bilancio fino all’importo di 14.898.000€. La cosa “divertente” è che la prima votazione di questo articolo finisce 25 a 25 a causa del gruppo del PSD che per distrazione ha sbagliato a votare. Un triste e esempio di come in Aula spesso e volentieri non contino i contenuti delle leggi ma chi le propone e, soprattutto, un desolante esempio di come molti i consiglieri si limitino a votare quello che dice il loro gruppo, senza preoccuparsi di prestare attenzione.

LAVORI CONSILIARIFinanziaria 2015ecco perchè non ci piace

La finanziaria è la legge più importante dello Stato. Ogni anno decide che fine faranno i soldi pubblici, quali saranno

gli investimenti e quindi la linea di sviluppo dell’intero Paese. Ma è anche l’unica legge che non può essere sottoposta a referendum. Questo ha sempre fatto sì che i governi la utilizzassero per infilare al suo interno articoli di legge che non hanno niente a che fare con il bilancio dello stato e che servono solo a mantenere intatti antichi privilegi e crearne di nuovi. Durante il Consiglio Grande e Generale di dicembre, si è discussa la finanziaria per il 2015 e quello che abbiamo rilevato è un distacco sempre più marcato fra la classe politica e dirigenziale del Paese e le persone comuni. I partiti di maggioranza elogiano la ripartenza dell’economia...a noi non sembra di trovarci del Paese di cui parlano loro. La burocrazia si oppone alla volontà di investire, i disoccupati sono 230 in più rispetto all’anno scorso. Il Segretario al Lavoro Iro Belluzzi (PSD) fece una scommessa dicendo che entro il 31 dicembre 2014 sarebbero arrivati 400 nuovi posti di lavoro. Non è stato così. La spesa corrente per il 2015 aumenta del 3,13% quindi non è stata ridotta. E nel contempo il governo ha aperto una linea di credito di 32milioni di euro con le banche per finanziare stipendi e pensioni, cioè la spesa corrente.

Progetti grossi, idee piccolee niente tagli agli sprechi

A fronte di tutto questo, quale tipo di sviluppo va ad individuare il nostro beneamato governo? Polo museale nel

centro sotrico (costoso progetto dell’archistar Tadao Ando famoso per le sue opere in cemento), parcheggi e vari progetti colossali. Si dice che i soldi da investire verranno reperiti vendendo immobili non strategici, non specificando quali sono. RETE invece ha presentato emendamenti (cioè proposte di modifica alla legge) che, se fossero stati approvati, avrebbero consentito un risparmio di oltre 26 milioni di euro, tagliando sprechi e privilegi e non toccando le buste paga dei lavoratori, evitando così di dover chiedere prestiti alle banche. Quella presentata da Bene Comune è una

CONSIGLIO

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Art. 23: per gli interventi al patrimonio edilizio per riqualificazione energetica vengono stanziati 200.000€ ma ci viene comunicato che con i residui rimasti dagli scorsi anni si raggiungono cifre piu sostanziose. RETE fa un appello affinchè riqualificazione energetica non si traduca in grandi interventi per grandi possidenti e grandi ditte costruttrici, e chiede soprattutto di inserire criteri per valutare che l’accesso agli incentivi per chi riqualifica dia priorità a chi ha minori redditi e minori patrimoni. Evviva la riqualificazione...ma non dovrebbe essere un lusso solo per chi se lo puo permettere! Inoltre, abbiamo insistito, agli incentivi non devono poter accedere coloro che sono fuori legge con le emissioni inquinanti.

Art. 25 bis: emendamento presentato dal governo, volto a sanzionare chi occupa abusivamente terreni agricoli di proprietà pubblica. Secondo RETE è un vero e proprio condono agricolo che sana con una sanzione chi ha abusato dei terreni dello Stato. Anzichè togliere agli abusivi i terreni di cui hanno usufruito per anni in barba alla comunità, si condona. Nella finanziaria 2014, si stabiliva che gli abusivi dovessero autodenunciarsi all’UGRAA altrimenti ci sarebbe stata una sanzione di 10 volte il canone di affitto. Ora si cambia la sanzione, poi magari quelli che hanno abusato sono

gli stessi che ricevono sussidi statali (ben piu elevati delle sanzioni…).

Art. 30: imposta sui beni di lusso. In quanto tali, i beni di lusso sono beni che NON tutti possono permettersi. Abbiamo proposto il pagamento dell’imposta anche per i natanti da 6 a 10 metri (400 euro). Risposta del governo: NO, perchè nelle altre legislazioni non sono presenti tassazioni così basse.

Art. 38 bis: durante la discussione degli emendamenti di RETE per valutare ambiti di risparmio su Banca Centrale, chi ha interessi

CONSIGLIO

diretti in aula si astiene, giustamante, dal dibattito e dalla votazione. Ci sarebbe piaciuto vedere lo stesso atteggiamento da parte dei medici in aula quando si parlava di interventi sulla libera professione medica.

Art. 39 bis: vergognoso emendamento del governo e di Mussoni, il governo cerca di far soldi sui malati. Taglio delle indennità per i dipendenti in malattia: 50% per i primi due giorni di malattia, 86% fino al 365mo giorno. Il governo non taglia un euro alla politica o agli enti o ai privilegi ma taglia sui malati, specula sulle malattie comprese quelle oncologighe.

Un intervento criminale che ha spinto tutti i consiglieri di RETE ad abbandonare l’aula.

Sul nostro sito www.movimentorete.org (sezione Lavori Consiliari/dicembre 2014) sono disponibili:

• tutti i file audio degli interventi dei consiglieri di RETE;

• la tabella e la sintesi di tutti gli emendamenti di RETE che, se approvati, avrebbero significato un risparmio di oltre 26 milioni di euro per lo Stato;

• i video della conferenza stampa di uscita dall’aula.

RETE è uno strumento, usatelo!

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DI QUALUNQUEGENEREIl patriarcato è morto?Tracce agonizzanti di un nuovo annodi Michele Pazzini

L’attuale società, globalizzata, post-

moderna, liquefatta, ha prodotto una condizione che potremmo definire post-patriarcale? Sì.

Le armature portanti, schemi di rappresentazione legittimanti l’ordine patriarcale, si sono

dissolte ma non definitivamente. Il post-patriarcato è una transizione, e come ogni proiezione al futuro, colma d’interrogativi.

Di fronte ai sintomi provocati dal capitalismo globalizzato, dalla fine dell’autorità maschile, dalla crescente libertà femminile e dalla crisi – economica e della politica – che prende a calci lo stato sociale, cosa accadrà? Le periferie sociali si estenderanno, lontane dal centro di potere, o avremo una nuova pedagogia della comprensione e della condivisione? E se ci sarà condivisione, sarà spartita soltanto dai periferici, resi deboli e incustoditi da un centro numericamente misero ma sempre più ricco di risorse, o giocheremo forse tutti contro tutti?

Rompicapi e congetture… è un buon inizio per il secondo anno di questa rubrica! Di solito gennaio è portatore di auspici e speranze.

Orbene, torniamo alla transizione: il post-patriarcato, non rompe col suo predecessore. Quindi? Be’, come in ogni metamorfosi, ristagnano componenti patriarcali forti, ostili all’emancipazione della donna – e anche ad altri movimenti fuori dalla virilità machista patriarcale – disprezzanti verso quei moti di liberazione che hanno avviato questa transizione. L’accusa, da parte dei neopatriarcali, è di aver generato, con l’emancipazione, l’instabilità e la precarietà: per tutta la modernità, infatti, l’effetto dell’assetto di potere patriarcale è stato una solidità senza precedenti. C’era solo un prezzo da pagare: rispettare il suo ordine sociale, la sua scala di valori, le sue gerarchie.

Ogni transizione decostruisce. Il patriarcato oggi è cagionevole: lo dimostra la fragilità del simbolico maschile quando si aggrappa ai propri valori pur di contrastare richieste come, ad esempio,

DIRITTI CIVILI

il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza. E lo stridìo di unghie sugli specchi lo si percepisce proprio bene!

Il dominio maschile vige ancora naturalizzato in un sistema d’idee che appaiono “naturali” come la polarizzazione tra sfera pubblica maschile e ambito domestico femminile, le contrapposizioni agorà/focolare che ci accompagnano da remoti tempi pitagorici, la dicotomia uomo razionale/donna irrazionale… insomma, dualità pervasive dure a morire. E dubito molto che una qualsiasi direttrice politica abbia realmente in serbo per noi degli omicidi sensati a riguardo.

Un’azione politica, se volesse sul serio agire in proposito, dovrebbe prendere atto di tutte le strutture istituzionali esistenti, rapportarle reciprocamente, analizzandone i comportamenti. Dai ruoli familiari agli incarichi come capi dello Stato. Sai quanti preconcetti emergerebbero da cui trarre spunti di azione politica? Ciò che osservo invece sono sconnessi interventi a spizzichi e bocconi. Siamo ancora in una fase in cui alle donne, certe cose, vengono concesse. E credo che quest’atteggiamento urti qualsiasi essere umano pensante, di qualunque genere (per l’appunto) non solo le donne consapevoli di queste trappole sistematiche.

Considerare le donne – così come altri abitanti sociali – dei soggetti deboli, è un gioco in cui ancora vince quel poco di patriarcato rimasto, col suo penoso fare paternalistico. Allora spesso mi chiedo: «Che effetti portano le quote di genere in politica o nei CdA, se poi chi abortisce è una criminale, se non si controllano quante donne firmano dimissioni in bianco, se alla nascita si acquisisce solo il cognome paterno a meno che un’alternativa non sia richiesta?». Tutto questo puzza tremendamente di concessioni. Ma allora non bisogna più parlare di diritti bensì di aspirazioni.

Tuttavia, devo ammettere che non sono ancora molte le donne consapevoli

dell’attuale patriarcato agonizzante, interprete di un autentico spettacolo narcisistico pur di tirare a campare.

Il post-patriarcato, testimone di questo stadio terminale, ci rassicura con nuovi scenari: quote, parità di genere, giovani ministre accanto a uomini “prestigiosi”. Fumetti, sketch che rivelano ben presto il loro trucco perché l’asimmetria della rappresentazione tra i generi, resta. Non intendo dire che le donne siano concretamente in una situazione d’inferiorità: il loro inserimento in massa nel mercato del lavoro e la femminilizzazione di mestieri dapprima solo maschili, l’accesso delle donne in politica e alle cariche dirigenziali, il coinvolgimento dei padri nell’ambito familiare, queste e altre evoluzioni mi screditerebbero subito. Mi riferisco però alla rappresentazione della donna, cosa questa che col concreto ha poco a che vedere, e questa sì, rivela uno svantaggio di genere.

Il patriarcato, anche se smagliato dalla sua condizione post, è IL potere, finché non avrà un’alterità forte in grado di contrastarlo. Perciò la prospettiva va cambiata: bisogna smettere di pensare che quel che ha a che fare con il civile, il sociale e il politico, ci sia gentilmente concesso. Non siamo mica alla fiera della compassione; il mondo è di tutti, o ce ne siamo forse dimenticati?

Le agenti del cambiamento possono essere solo le donne; quanto agli uomini, invece, dovrebbero prendere coscienza dell’implosione del loro stesso dominio. Questa collaborazione potrebbe essere la nuova direttrice del mutamento.

Ah! Interrogarsi sul futuro è così debilitante. Il presente è già stancante di per sé; ma confido nel cambiamento, un sostituto reale al potere vigente che non ha più possibilità perché totalmente inabile di includere e comprendere.

Se serviva un auspicio per il 2015, eccolo qua.

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SPAZIOCULTURABanca della vitaA che punto siamo?

Inizia il 2015 e “banca della vita” sta dando contenuto e sostanza alla sua forma giuridica!

La fondazione “banca della vita - Rep. di San Marino” sarà strutturata sulla falsariga di una spin-off: al suo vertice, infatti, non ci sarà il consiglio di amministrazione bensì il comitato scientifico, composto da autorità che si sono distinte per attività a tutela della biodiversità. Dai due vicepresidenti di Navdanya international (l’associazione di Vandana Shiva) a Salvatore Ceccarelli, da Maurizio Pallante e altri rappresentanti del Movimento Decrescita Felice a Slow Food, sono tanti gli intellettuali e i tecnici che hanno aderito.

Al momento RETE, fondatore della “banca della vita”, sta attendendo di ricevere i certificati dei membri del comitato scientifico, dopodiché eleggerà il consiglio di amministrazione che a sua volta assumerà un funzionario che inizi a lavorare attivamente.

Nel frattempo una presentazione della “banca della vita” sarà ospitata all’Expo di Milano nel padiglione di San Marino, e il 31 gennaio prossimo un rappresentante della “bdv” sarà ospite al Festival culturale per la Cooperazione “Officina Futura” di Milano, presso lo spazio PIME.

Sono sempre di più gli agricoltori sammarinesi convinti che un cambio di rotta sia necessario per garantire al loro lavoro e alla loro salute una maggiore dignità e salubrità: sembrerà infatti strano ma l’agricoltura convenzionale (che a San Marino fino ad oggi tutti gli agricoltori hanno praticato) è considerata dall’EEA (l’Agenzia Europea per l’Ambiente) uno dei maggiori elementi di inquinamento ambientale insieme all’industria. Pesticidi, fertilizzanti che nutrono chimicamente la pianta ma sterilizzano il terreno.

Ed è proprio il terreno a pagare le conseguenze maggiori: mezzi sempre più pesanti, che consumano sempre più petrolio ma sono indispensabili per compensare in quantità ciò che non viene più remunerato

in qualità, pressano un terreno oramai privo di elementi organici sterminati dai pesticidi... il risultato? Terreni che non assorbono più gli elementi naturali, che vengono progressivamente impermeabilizzati fino a creare bombe d’acqua ad ogni pioggia appena più battente del solito.

I costi ambientali, idrogeologici, sanitari, contributivi per lo Stato nei confronti di un sistema di produzione agricola che sfrutta la natura fino ad ucciderla in modo autolesionista sono altissimi.

Una produzione biodiversa, che vieti l’uso di prodotti chimici, che nutra i terreni e solo di conseguenza i suoi frutti, dà come risultato non solo cibi di qualità migliore, più sani e più buoni, ma comporta un risparmio indiretto molto significativo per il paese che applica queste tecnologie naturali.

Perché allora, ci si chiederà, non sono tutti gli Stati a creare una “banca della vita” nazionale? La risposta è al contempo semplice, scontata e disarmante: perché i governi, e dunque di riflesso gli Stati, rispondono sempre più agli interessi non dei cittadini ma delle lobby che finanziano e fanno pressioni. Le multinazionali degli

ogm, dei prodotti chimici sono potentissime e hanno addentellati tra i potenti della terra. A livello globale serve un esempio, serve uno Stato che si liberi dal giogo del monopolio di pochi che, sulla salute della gente, decuplicano i propri profitti.

San Marino serve come esempio di libertà globale, ancora una volta, come storia insegna.

Questi sono i motivi del grande interesse che gravita attorno a “banca della vita - Rep. di San Marino”, e che ha convinto i più importanti attivisti nel campo della biodiversità ad abbracciare il progetto. Una bella scommessa che possiamo vincere tutti insieme.

[email protected] pagina FB: banca della vita san marino

Rappresentanti di RETE con Carlo Petrini e Rinaldo Rava di Slowfood

ATTUALITÀ E CULTURA

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ESTERO

Strage Charlie Hebdonon rispondiamo al terrorismo col terrore

Una strage di particolare efferatezza ha colpito il cuore dell’informazione libera in Francia. L’attentato al

giornale satirico Charlie Hebdo, nel cuore di Parigi a meno di un chilometro dal Louvre, ha ucciso12 persone, tra cui il direttore 47enne Charb, l’economista Bernard Marie e i famosi vignettisti (tra cui Wolinski, Cabu e Tignous), oltre a due poliziotti, con un’esecuzione in strada che è stata anche ripresa e pubblicata.

A poco tempo dall’attentato scatta l’esigenza di dare un senso all’accaduto, e spesso questo si traduce nel tentativo di dirigere le opinioni delle masse sulla scia dei sentimenti di rabbia e paura, con facili equazioni e generalizzazioni. In effetti questo è lo scopo esatto del terrorismo: ingenerare terrore,

Scuole a metà in Bosnia ed Erzegovina

A quasi vent’anni dalla fine della guerra civile nell’ex-Jugoslavia, nel Cantone Centrale della Bosnia ed Erzegovina

- una delle aree più colpite dal conflitto - i bambini croati studiano nello stesso edificio dei bambini bosniaci. Ma a parte lo stesso tetto, nulla è in comune: diverso il cancello d’ingresso, diversi i libri e gli insegnanti, diversi i bagni e i bidelli. Le cosiddette scuole divise, note come due scuole sotto un solo tetto, furono create nel 2003 in 54 comunità della Bosnia ed Erzegovina. Furono proposte come soluzione temporanea, con l’obiettivo di far avvicinare i bambini croati e bosniaci, che nel dopoguerra avevano iniziato a studiare in scuole separate.

Ma il risultato ottenuto è stato esattamente l’opposto: in molte aree del Paese le tensioni etniche si sono acuite e le due comunità si sono ulteriormente allontanate. L’associazione no-profit The Genesis Project ha iniziato a lavorare in queste scuole dal 2009 promuovendo progetti educativi per un pubblico “misto” e programmi di sostegno e recupero per bambini e famiglie vittime del conflitto.Oggi l’associazione lavora in 16 scuole divise nel Cantone Centrale, dove questo tipo di istituzioni sono particolarmente diffuse. In

quest’area le due etnie predominanti sono i bosniaci musulmani e i croati cattolici. Vi sono anche altri gruppi etnici, tra cui serbi ortodossi e rom, ma in una percentuale minore. “Ci sono bambini che, pur vivendo a stretto contatto, non conoscono la cultura e le usanze religiose degli altri”, racconta la direttrice dell’associazione. Da una ricerca condotta da The Genesis Project in collaborazione con l’Unicef, risulta che la maggior parte dei genitori è favorevole a superare il modello delle scuole divise.

Le tensioni sono tali che in alcune scuole i presidi si rifiutano di far sedere nella stessa stanza alunni di diversa provenienza etnica. Il regime di segregazione è rafforzato anche dai testi scolastici e nella maggior parte delle scuole il programma cambia drasticamente a seconda del gruppo etnico di appartenenza, soprattutto per l’insegnamento di storia, geografia e letteratura.

Le “due scuole sotto un solo tetto” sono la prova che le ferite della guerra sono ancora aperte. Il conflitto in Bosnia scoppiò nel 1992, in seguito alla disgregazione dell’ex-Jugoslavia e alla spinta dei movimenti nazionalisti croati, bosniaci e serbi. Dal 1992 al 1995 morirono circa 140mila persone, 50mila donne subirono violenza sessuale e oltre due milioni di persone furono costrette a lasciare le proprie case per fuggire. Ancora oggi si continuano a trovare fosse comuni, zeppe di scheletri ormai impossibili da identificare. Le scuole divise sono eredi del processo di pace del 1995: furono una soluzione d’emergenza, per dare al Paese il tempo di dimenticare il trauma della guerra. Ma è proprio dalle scuole che si dovrebbe ripartire per superare le logiche del dopoguerra e riaprire un dialogo con quelli che, a distanza di vent’anni, vengono ancora chiamati gli altri.

Fonte: thepostinternazionale.it

quella paura facile da incanalare, e utile a legittimare ed assecondare strategie che si muovono su una scacchiera molto più grande, articolata e nascosta, che urla alle crociate e alla vendetta. A noi pare che, se un senso debba essere trovato, esso non è nell’atto del terrore e nella risposta della guerra. Il terrorismo non ha mai un significato né un senso. Per questo non ci sentiamo di ricamare troppi fronzoli attorno al fondamentalismo, alla violenza, che meritano solo una pura condanna.

Maggiore attenzione e nuovi sensi vanno ricercati e attribuiti a tutte forme di libertà, tra cui quella di pensiero e di espressione, a favore di tutti coloro che si dedicano a stimolare – anche con strumenti umili come una penna o una matita, queste sì vere armi, se libere da condizionamenti e tabù – uno spirito critico e autonomo, il valore di un ragionamento non preconfezionato ma più profondo del semplice fastidio e delle paure recondite.

FLASHDAL MONDO

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Teatro e creatività per tutti!

L’Associazione Culturale “Teatro della Clavicola” produzioni vi aspetta con corsi di:

BIODANZA E CREATIVITÀ (Stefania Averardi – [email protected]) per adulti e adolescenti: un sistema di libera espressione motoria per scoprire nuovi modi di comunicare e vivere con soddisfazione, favorendo l’integrazione con se stessi, con altre persone e con l’ambiente circostante.

MANDALANDO (Cinzia Gualtieri – [email protected]) : laboratori CreAttivi per ragazzi dai 10 anni in su. I Mandala sono opere artistiche caratterizzate da forme geometriche, prima tra tutte la forma circolare. Spesso sono utilizzate per Meditare e sono presenti in moltissime culture e religioni da sempre.

SABATOBIMBI: laboratori creativi per

bambini da 6 a 10 anni tenuti da Giovanni Giulianelli. Iscrizioni già aperte, massimo 8 bambini. Ci divertiremo anche a creare un piccolo laboratorio d’incisione calcografica!

Contatti: [email protected]. 366.1811154Facebook: sabatobimbi

TUTTI SU E GIÙ DAL PALCO: laboratorio di teatro tenuto da Mauro per bambini e adulti. Sperimenteremo l’arte del teatro con il gioco del far finta, mettendoci in gioco, portando fuori ogni nostra sensazione e riscoprendoci persone nuove.

CHI SIAMO

L’associazione ha come oggetto la divulgazione di una cultura teatrale orientata verso una ricerca creativa che, come finalità, ha lo scopo di fare della ricerca teatrale un mezzo di comunicazione a 360 gradi. Tra gli obiettivi:

• attuare dei laboratori teatrali atti a sviluppare le capacità espressivo-comunicative dell’individuo, anche con l’intervento di professionisti del settore;

• produrre e organizzare eventi teatrali in territorio sammarinese con lo scopo di far conoscere nuove realtà teatrali e di scoprire ed utilizzare testi di autori contemporanei e non;

• rivalutare luoghi e strutture del territorio sammarinese finora inutilizzati, con eventi teatrali e artistici;

• organizzare laboratori teatrali e attività di animazione per bambini e ragazzi e di formare un gruppo di lavoro specifico per questa fascia di età;

• avanzare progetti teatrali presso le scuole sammarinesi di ogni ordine e grado – fornire collaborazione agli eventi artistici e teatrali promossi dagli enti pubblici.

CONTATTI

Email: [email protected] Cell. 338.9653892 (Mauro)Facebook: Ca’ Stella

SPAZIODELLE ASSOCIAZIONI

ASSOCIAZIONI

I corsi si tengono presso la sala Ca’ Stella

Via E. da Montefeltro, 9Serravalle

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Latte, la questione è Centrale

Cambiano i governi, la moneta corrente, le stagioni ma la storia della privatizzazione della

Centrale del Latte sembra non avere una fine. Sono anni che governi poco lungimiranti tentano invano di venderla invece che pensare a valorizzarla. La manifestazione di interesse, questa volta, è arrivata dalla ditta Valform di Cuneo: l’unica ad aver risposto a una sorta di “bando” pubblicato a novembre 2014. La parola bando va necessariamente posta tra virgolette perchè oltre ad avere una durata di soli quindici giorni (rendendo impossibile a chiunque presentare tutta la documentazione in tempo), non è neanche stato pubblicizzato nel circondario. Comunque sia, il contatto con la ditta di Cuneo non è nato in seguito alla pubblicazione del bando bensì diversi mesi prima, grazie all’intervento del Presidente del Consorzio Terra di San Marino. Recentemente, RETE ha incontrato i produttori di latte sammarinesi e presentato un’interpellanza per chiedere chiarimenti al governo. Ma perché il governo non vede l’ora di privatizzare la Centrale? Ecco alcune motivazioni:

1) la centrale non crea utili per lo Stato; 2) è troppo costosa e un privato la farebbe fruttare di più e costare di meno; 3) la Centrale ha problemi strutturali e quindi richiederebbe ingenti somme per la sua ristrutturazione (e quindi tanto vale darla a un privato che se le accolli).

Motivazioni che a noi paiono molto discutibili:

1) Se si sostiene che ogni attività che non crea utili debba venire privatizzata, tutti i servizi primari li dovremo privatizzare. E in effetti è ciò che lentamente i governi stanno facendo.

2) Il fatto che un servizio pubblico costi molto di più di quanto costerebbe a un privato non è una buona ragione per privatizzare, ma un’ottima ragione per licenziare il suo responsabile. Ci sono troppi dipendenti? Non sono produttivi? Vengono spesi troppi soldi in macchinari ecc? Bene, si prende il dirigente pubblico per un orecchio e lo si accompagna alla porta. Invece solitamente il dirigente viene ricollocato in altro servizio, a pagare sono i dipendenti.

3) La ristrutturazione non sarebbe costata, forse, così tanto se nel corso degli ultimi 20 anni non si fosse lasciata crollare la struttura. Anche qui ci sono responsabilità o la volontà di creare l’emergenza che alla fine permettesse di privatizzare. Ma è poi vero che la ristrutturazione la pagherà l’investitore? In parte. €500.000 glieli fornirà lo Stato, non facendogli pagare affitti per i primi 15 anni e mezzo, e senza contare che per i successivi 14 anni gli farà pagare un affitto di soli €32.000 all’anno (pensiamo a quanto spenderebbe lo Stato per affittare 4.300 mq di terreno più un intero stabile, se ne spende circa €80.000 all’anno per dei miseri uffici ai tavolucci). Il nuovo gestore non riassumerà tutti i dipendenti attuali (costo annuo circa €700.000) che verranno riallocati in altri settori

della PA.

Siamo sicuri che alle stesse condizioni non sarebbe stato più utile cercare di favorire veramente il made in San Marino, fatto da sammarinesi, che avrebbe creato a San Marino in maniera stabile professionalità, posti di lavoro, competenze? Infine si pone un problema amletico: fino a ieri i produttori di latte avevano l’obbligo di vendere alla Centrale del Latte. Domani saranno obbligati a venderlo a un soggetto privato? Perché non dovrebbero venderlo altrove, se più conveniente?

Anno II - mensile Numero 01 Gennaio 2015

Direttrice Marianna Bucci

Progetto grafico Andrea Bastianelli

Impaginazione Roberto Giardi

Collaboratori quelli di RETE

Indirizzo Strada Andrea di Riccio, 2 47895 Fiorina di Domagnano Rep. San Marino

Telefono 0549.907777

E-mail [email protected]

web www.movimentorete.org

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