C'era una Svolta n. 20 (n. 4 / 2016)

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anno III numero 04/2016 Spedizione in abbonamento postale per l’interno. Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino spazio riservato all’indirizzo EVOLU –ZIONE DELLA SPECIE

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pag. 2 - Referendum 2016 pag. 3 - Editoriale di Marianna Bucci pag.4 - Avviso ai naviganti di Carlo Franciosi pag.5 - La Smac della discordia pagg. 6- 7 - Parco Scientifico - Banca Centrale (rubrica Lavori Consiliari) pag. 8 - 9 - Speciale Pensioni (prima parte) pag. 10 - Una famiglia siriana a San Marino (rubrica Flash dal mondo) pag. 11- Referendum: burocrazia portami via! di Stefania Balducci pag. 12 - Diritti LGBT, diritti di tutti

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anno IIInumero 04/2016

Spedizione in abbonamento postale per l’interno.Stampe periodiche - Aut. N. 1346 del 07.06.2013 - Poste San Marino

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EVOLU–ZIONE DELLASPECIE

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REFERENDUM2016

REFERENDUM

Un SI grande quanto il cambiamento

I cittadini hanno vinto, il popolo sammarinese sta rinascendo.Su 4 quesiti proposti dai comitati

referendari, 3 referendum sono passati ed uno, quello sulla variante di Rovereta è stato un testa a testa fino all’ ultima scheda.

La partecipazione è stata quasi il 70%, dimostrandosi il secondo referendum per partecipazione della storia sammarinese. Alla faccia di chi diceva che i quesiti erano solo i capricci di una sparuta minoranza!

Ci teniamo a ringraziare tutti i cittadini per la massiccia partecipazione segno di un necessario risveglio popolare.

Il dato politico che emerge con forza è quello dei risultati ottenuti rispetto agli schieramenti scesi in campo.

Da un parte tutta la maggioranza in blocco con Alleanza Popolare in testa, PDCS, PSD, Noi Sammarinesi, sostenuti incredibilmente da parte dell’opposizione con Sinistra Unita-Labdem, e alcuni consiglieri di Civico 10. Anche il governo, la CSdL e il direttore di RTV si sono schierati con 4 NO in barba ai loro ruoli. Non sono mancati nemmeno i diretti interessati negli affari del polo (società promotrici e costruttori) promettendo posti di lavoro a destra e a manca.

Dall’altra parte RETE, Liberamente San Marino e Luca Lazzari e le forze della società civile che hanno sostenuto con noi la necessità di prendere questo momento referendario come momento di rottura con il triste passato sammarinese.

Nonostante questo sbilanciamento di forze a favore del NO, la cittadinanza ha premiato 3 quesiti e si è letteralmente spaccata in due sul Polo.

Nei giorni scorsi abbiamo sostenuto che la politica attuale è priva di anticorpi: se ne ha oggi una conferma, a cui per fortuna fa da contrappeso la consapevolezza popolare.

Parta pure l’affare del Polo, e ci auguriamo che possa portare anche solo un decimo dei vantaggi propagandati irresponsabilmente da una politica di Palazzo sotto ricatto (“se no vanno altrove”) e incapace di fare gli interessi del paese (“l’investitore decide lui su che terreni investire”).

Il risultato palesa la necessità di un nuovo quadro politico e di regole, che ritrovi una forte vicinanza con la popolazione.

Le nostre forze politiche sono a disposizione, come sempre, della società civile per intraprendere un percorso di buona politica che cancelli per sempre le malefatte e le incapacità del passato.

Vigileremo affinché l’esito dei referendum vittoriosi verrà tradotto in legge.

Ci impegneremo affinché alle prossime elezioni politiche non si vada con il vecchio sistema delle tre preferenze.

Sorveglieremo affinché si faciliti il percorso referendario e non si aumenti il numero di firme necessario per presentare i quesiti.

Controlleremo affinché il tetto ben retribuito sia legato alla meritocrazia e non alla mediocrità.

Ci faremo portavoce affinché vengano tenute in considerazione anche le esigenze di chi si è schierato contro il polo del lusso. Una via corretta per tenerne conto dovrebbe essere quella di dare risposte ai timori e ai dubbi che quasi 8.000 cittadini hanno condiviso con noi, con atti concreti a favore della trasparenza, equità e a tutela delle categorie che subiranno un contraccolpo negativo da questo progetto.

Ringraziamo inoltre i Comitati promotori dei quesiti, i numerosi rappresentanti di seggio disponibili ed anche tutti coloro che hanno contribuito fornendo spunti fondamentali di riflessione ed approfondimento anche alle numerose serate pubbliche: Alessandro Rossi, Agostino Corbelli, Sara Rossini, La Nuova Primavera, Unione Sammarinese Commercianti, Movimento 25 Marzo e Movimento 5 Stelle San Marino.

Movimento RETELiberamente San Marino Luca Lazzari

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di Marianna Bucci

La “primavera” del tribunale sammarinese

ha portato alla sbarra alcuni dei più noti protagonisti della politica e, soprattutto, ha portato alla luce un fitto sistema corruttivo

conosciuto solo in maniera superficiale dalla popolazione, ma molto bene dal mondo istituzionale. Più di ogni altra cosa, ha avuto il pregio di accendere una scintilla. Una scintilla di speranza che finalmente la politica in generale e in partiti in particolare trovassero la forza e la giusta motivazione per fare chiarezza al proprio interno, ripulirsi e cominciare a costruire un nuovo futuro su basi diverse.

Mai speranza fu più mal riposta. Perché l’era Gatti è ben lungi dall’essere un lontano ricordo, come molti in maniera strumentale continuano a sostenere. Al contrario, ha lasciato un’eredità pesante che qualcuno è anche disposto a raccogliere. Non sono finite le infornate, i privilegi, né lo sperpero di denaro pubblico. Non sono finiti gli interessi privati finanziati con le risorse pubbliche, le discrezionalità e la spartizione di ruoli. Non sono finiti i poteri forti che indirizzano le politiche del paese.

Proprio ora che i “potentati” hanno perso i loro referenti politici, sarebbe il momento giusto per infliggere il colpo di grazia. E invece no. Invece trovano ancora nuove braccia e nuova voce all’interno dell’aula consiliare. Il referendum sul polo del lusso è stato emblematico in questo senso, un vero spartiacque: proprio le forze politiche che da sempre si sono proposte quali paladine della sostenibilità economica ed ambientale, come Alleanza Popolare ad esempio (ma non solo), hanno deciso per un repentino cambio di casacca.

Non solo si sono rese promotrici - poco importa che fossero al governo o all’opposizione - di un progetto che consuma altro suolo in un territorio già abbondantemente cementificato, pieno zeppo di immobili vuoti; non solo i Segretari di Stato si sono autoproclamati procacciatori d’affari e hanno lavorato riservatamente a

EDITORIALE

EDITORIALEDEL MESE

convenzioni con i privati invece di lavorare a leggi valide per tutti; non solo hanno acconsentito a piegare le istituzioni alle volontà dell’imprenditore di turno; non solo hanno creato condizioni ad hoc per un unico investitore creando un pericoloso precedente per cui ogni futuro investitore potrebbe volere un trattamento “speciale” e al di fuori della legge. Come se non bastasse tutto questo, hanno condotto la campagna referendaria fianco a fianco a imprenditori e costruttori coinvolti nella costruzione del polo (la società The Market PropCo. e lo Studio Grandoni).

Fino a qui non c’è alcuna differenza con il passato: queste cattive abitudini sono sempre esistite e hanno rappresentato la pala con cui ci siamo scavati la fossa, creando ampi spazi di manovra per discrezionalità e corruzione. La differenza col passato, non è certo nella sostanza ma solo nel metodo. Fino ad oggi infatti veniva tutto portato avanti in maniera segreta (incontri, convenzioni ecc) e gli imprenditori e i costruttori partecipavano alle campagne politiche (specialmente, dice la magistratura, quelle elettorali) a fianco dei partiti ma si guardavano bene dal farlo pubblicamente. Ora non c’è neanche più questo falso pudore, si vuole far credere che quello che avviene sia normale, così i cittadini possono abituarsi invece di indignarsi. Ed ecco che al grido di “abbiamo fatto tutto in maniera trasparente!” qualsiasi cosa diventa lecita.

Il nuovo-vecchio modello di sviluppo che avanza, mira ad avvolgere in una patina di finta trasparenza utile solo a confondere la popolazione e a delegittimare gli avversari politici. Un modello di sviluppo che ha uno schema ben preciso che prevede:

- il coinvolgimento di grandi gruppi di multinazionali che sbandierano i loro portafogli ben gonfi e che vengono presentati come i salvatori della patria; - diplomatici sammarinesi che utilizzano il loro ruolo istituzionale per promuovere i propri affari in Repubblica (Borletti col Polo, Luca Minna con la centrale elettrica); - incontri pubblici in cui ci si concentra a parlare con la “pancia” della gente (quanti soldi/lavoro/vantaggi porterà questo o quel progetto) senza soffermarsi sui costi per lo stato, su impatto ambientale e soprattutto senza fornire una programmazione per il futuro ma solo interventi spot per fare

entrare soldi subito, a qualunque costo; - utilizzo delle istituzioni a piacimento; - utilizzo del Consiglio per stipulare convenzioni con singoli imprenditori (che quindi cambiano a seconda del Segretario al governo) invece di creare leggi che attirino grandi investitori che poi si interfaccino con gli uffici.

Il tutto condito dalla tecnica del ricatto-paura: “Se non facciamo questo progetto non arriveranno più imprenditori, non ci sarà più lavoro, lo Stato non avrà soldi per la sanità, ecc”. Il famoso slogan TINA (There Is No Alternative – Non c’è alternativa) utilizzato da Margaret Thatcher negli anni ’80 per sostenere che capitalismo e globalizzazione fossero le uniche strade possibili per lo sviluppo della società, si ripropone oggi per giustificare interventi che non hanno nulla di lungimirante ma che puntano ad arricchire poche persone, sempre le stesse tra l’altro. Non c’è alternativa! In realtà l’alternativa c’è eccome (alcuni esempi sono la riqualificazione degli immobili, la progettazione partecipata, microinterventi diffusi sul territorio per far lavorare le piccole medie imprese ecc) ma al governo servono soldi, molti e subito…e difficilmente saranno utilizzati per la popolazione ma molto più verosimilmente per salvare, ancora, le banche in difficoltà, visto che lo Stato non ha più denaro per salvarle tutte!

Niente nuova politica quindi. Ciò che si sta verificando assomiglia più a una preoccupante mutazione genetica: allo stesso modo in cui i batteri debellati con gli antibiotici diventano sempre più resistenti ai farmaci fino al punto da rendere quasi impossibile trovare una cura efficace, così i politici nostrani hanno sviluppato una sorta di “antibiotico-resistenza”. Si cerca così di perpetuare un sistema malato affinché i batteri-politici possano moltiplicarsi e continuare ad agire indisturbati.

Solo la popolazione potrà decidere se cambiare cura e stile di vita per rimettersi in piedi o se accontentarsi di stare sotto morfina per altri trent’anni o più.

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CITTADINANZACONSAPEVOLE

REFERENDUM

Avviso ai naviganti di Carlo Franciosi

La tornata referendaria del 15 maggio

ha inviato una serie di messaggi in tante direzioni; è pertanto opportuno e doveroso per tutti ragionarci sopra con calma e disponibilità mentale.

A caldo si può commentare che i destinatari-bersaglio sono i partiti di governo e i loro vertici: la Dc, il Psd e i collaterali Alleanza popolare e Noi sammarinesi, che con una certa arroganza avevano chiesto ai Sammarinesi di firmare una ulteriore cambiale in bianco e di concedere una generosa (o ingenua?) attestazione di fiducia, senza peraltro dimostrarsi contriti e chiedere scusa per il marasma morale, politico, economico e sociale in cui si trova il Paese e a cui hanno contribuito in concorso, pur con diversissimi gradi di responsabilità, ma in assenza delle necessarie prese di distanza.

Altri destinatari, in subordine, sono alcune forze di opposizione, tra le quali Sinistra Unita e anche il Movimento Civico10, che, con argomentazioni pretestuose di natura economica e occupazionale, hanno ritenuto opportuno convogliare le loro truppe a sostegno della compagine di maggioranza in difficoltà, forse con lo scopo di acquisire benemerenze nell’assalto ai futuri assetti politici, ma certamente togliendo ossigeno al tentativo in atto di effettivo rinnovamento della società sammarinese.

A questo punto sento il dovere di esprimere la mia considerazione nei confronti del Movimento civico RETE, che con pochi altri indipendenti ha appoggiato tenacemente i comitati promotori dei referendum ottenendo una netta affermazione politica in una lotta apparentemente impari. In maniera corretta una esponente del movimento ha richiamato la sfida biblica tra Davide e Golia.

È chiaro che il risultato dei referendum rappresenta una sonora sconfitta, sia numerica che politica, per chi ha promosso i

quattro No, anche se il No per il quesito sul Polo della moda è prevalso per un centinaio di voti. Il dispiegamento di forze, le argomentazioni usate per suffragare l’importanza di realizzare quel progetto “fondamentale” per il futuro della Repubblica, la pressione psicologica verso chi, contrastandolo, si poteva macchiare del delitto di lesa patria e di insensibilità sociale, il richiamo ai passaggi consiliari con le ampie maggioranze favorevoli all’iniziativa (come se tutti i Sammarinesi fossero di memoria labile e non ricordassero beghe, gli scandali e i risultati disastrosi di tante precedenti opere “epocali”), tutto faceva presagire un esito positivo con largo margine di successo; e invece il numero dei No non ha neppure realizzato il quorum. Va bene, il risultato è raggiunto: il Polo si farà, ma i trionfalismi sono proprio fuori luogo.

Passando agli esiti degli altri tre quesiti referendari, sono così eclatanti che i sì hanno superato, in tutti i casi, abbondantemente il quorum. Non nascondo diverse, mie preoccupazioni sulle conseguenze di alcuni aspetti delle modifiche da apportare alle leggi elettorale e referendaria e alla normativa sul trattamento economico di funzionari e professionisti di alto livello; occorrerà mettersi al lavoro e ricercare soluzioni eque e funzionali. Ma il tenore delle risposte dei cittadini che su questi temi, unitamente a

quello del Polo della moda, si sono espressi in maniera cosi decisa, direi quasi garibaldina, ci fanno ricredere sul cliché dei Sammarinesi tendenzialmente pigri, poco sensibili ai problemi della comunità, fondamentalmente legati al proprio tornaconto.

Finalmente sembra che si stiano svegliando e abbiano imboccato, almeno in netta maggioranza, la strada della consapevolezza delle proprie potenzialità e della responsabilizzazione individuale rispetto ai tanti problemi della nostra epoca; sembra che, almeno in maggioranza, si stiano preoccupando di come ricostruire un futuro per la nostra repubblica. Meritano pertanto una classe politica e dirigenziale più attenta, meno spocchiosa e autoreferenziale, meno occupata dai propri interessi e più sollecita al bene di tutti. In sostanza più onesta. Quindi, in gran parte, rinnovata non solo nei rappresentanti, ma nella valutazione delle difficoltà e dei limiti dell’esercizio del potere. Più rispettosa dei principi dell’etica pubblica.

Intervento tratto dal quotidiano “L’Informazione” del 18 maggio 2016 e pubblicato su “C’era una Svolta” con il consenso dell’autore

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COMMERCIO

La Smac della discordia

Nata come carta per incentivare gli acquisti a San Marino, la San Marino Card si è in pochi anni trasformata

in uno strumento della discordia, capace di scontentare tutti.

Facciamo qualche considerazione a due anni dalla decisione, da parte del Consiglio Grande e Generale, di utilizzare la SMAC come mezzo di certificazione fiscale. Tanti problemi potevano essere evitati, se solo i partiti di maggioranza e il governo avessero ascoltato i suggerimenti provenienti dalle associazioni di categoria e dall’opposizione in aula.

Se da un lato è vero che la finalità di controllo fiscale è condivisibile, dall’altro si scontra con problematiche legate alle spese e all’operatività che minano alla base l’obiettivo principale. Basti pensare agli alti costi dei POS per i negozianti (che avrebbero quasi potuto essere regalati dalle banche o quantomeno dati con tariffe accessibili, con tutti i soldi che come Stato abbiamo dato loro per sostenersi!) o alla difficoltà di utilizzo nei locali in cui c’è molta clientela – bar, ristoranti ecc – e al rallentamento che comporta quando tanti singoli clienti devono pagare contemporaneamente. Un lettore ottico, ad esempio, avrebbe potuto essere più agevole.

Non solo, viste le complicazioni molti commercianti hanno col tempo sostituito la SMAC che prevede gli sconti con quella puramente fiscale, così anche il fattore “competitività” che serviva a spingere i sammarinesi a spendere i propri soldi in territorio, è andato a farsi benedire.

Ma è sui controlli che si scatenano tutte le contraddizioni insite nel sistema sammarinese. Per alcuni sono inesistenti, e allora ci sono operatori che non solo non la chiedono ai clienti, ma che quando sono invitati a strisciarla adducono problematiche inesistenti (“non funziona”, “se ti ho fatto lo sconto non devo strisciarla”, “non è obbligatorio”).

Senza contare poi che anche alcuni clienti hanno il brutto vizio di fare spese per il proprio ufficio (pubblico o privato), farsi fare una ricevuta per chiedere il rimborso della cifra e poi strisciare la propria SMAC personale. Questo permette loro di usufruire della scontistica (se c’è) o comunque di andare ad aumentare la quota smac all’interno della propria dichiarazione dei redditi, per una spesa che però grava sul

loro ufficio. E anche questa è una cattiva abitudine che andrebbe sanzionata.

Dall’altro lato, specialmente negli ultimi tempi, si è mostrato un accanimento contro alcuni negozianti, specialmente nel centro storico di Città, che si sono visti trattare come ladri matricolati prima ancora che i controlli fossero effettuati. In qualche caso, si è letto sulla stampa, le forze dell’ordine hanno addirittura costretto turisti (anche ragazzini) ad accompagnarli nel negozio in cui avevano comprato un souvenir per verificare che la SMAC fosse stata strisciata. Già durante la discussione del decreto in Consiglio RETE aveva segnalato come fosse difficilmente applicabile il concetto di “immediate adiacenze del negozio” per le ricevute. Non vogliamo certo prendercela con gli agenti di polizia, che sicuramente hanno eseguito ordini provenienti dall’alto.

Ma c’è modo e modo di intervenire, in un paese così piccolo, in cui la comunità è già abbondantemente sfilacciata anche a causa delle etichette che tanto ci piace appiccicare ai nostri vicini: “i commercianti sono tutti evasori”, “i dipendenti pubblici sono tutti fannulloni” e così via.

Dobbiamo uscire da queste logiche, ritrovare il senso della parola equità, e metterla in pratica. Se c’è qualcuno che evade le tasse è giusto sanzionarlo, ricordandoci che è lui che evade le tasse, non la categoria a cui appartiene. E se c’è una categoria che più di altre evade, allora bisognerà intervenire a livello legislativo per

capire quali sono le lacune da colmare.

Si possono fare tranquillamente i controlli senza dover trattare come un appestato il negoziante di turno e senza impaurire i turisti…un passaparola negativo è più potente di 10 campagne marketing! Ad esempio, le forze dell’ordine potrebbero essere formate appositamente per i controlli di questo genere.

Insomma, come spesso accade nel sistema sammarinese si usa un peso e due misure: c’è chi è pronto a affrontare molti controlli nel corso dell’anno, c’è chi i controlli non sa neppure cosa siano. C’è chi riceve la “solita” telefonata che avverte dell’arrivo degli ispettori dell’ufficio del Lavoro, c’è chi non si fa problemi a vendere merci contraffatte. L’incapacità di agire e soprattutto l’omertà dietro anche su questi due argomenti – lavoro nero e contraffazione – avvelenano quel che di buono resta del nostro tessuto economico. E se non verranno estirpati, i controlli fiscali rimarranno solo uno slogan per politici stantii.

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LAVORI CONSILIARI

CONSIGLIO

Parco Scientifico:addio al bosco di Galazzano

Parliamo del PST-Parco Scientifico e Tecnologico. Il Consiglio ha votato le modifiche al Piano Regolatore

Generale (PRG) per costruirlo a Galazzano, in un’area di 35.000 mq identificata come “Zona a Parco Urbano” per la presenza di un bosco. La discussione sul PRG è avvenuta di pari passo a quella su un’istanza d’Arengo presentata da cittadini che chiedevano di non realizzare il Parco Scientifico in quella zona ma di riqualificare uno dei tanti edifici esistenti in Repubblica. RETE in Consiglio ha appoggiato la richiesta dei cittadini perché, come ribadito in tante occasioni, la nostra idea di sviluppo economico si lega alla riqualificazione degli immobili già presenti in territorio, in molti casi figli di una sfrenata speculazione edilizia. “Ci ritroviamo a trattare di ulteriore modifiche al Prg – ha detto Elena Tonnini in aula – per un progetto di Parco Scientifico che era partito da Faetano e poi è finito a Galazzano, in un’area “cuscinetto” che serve a dividere la zona residenziale e quella industriale. Questo atteggiamento fa ben capire come non ci sia una pianificazione ragionata del territorio e come il PRG venga usato come strumento da stravolgere a seconda del Segretario. E qui non mi riferisco alla bontà del progetto, ma parlo appunto dell’utilizzo del Prg. L’utilizzo del Prg è la conseguenza, ma qual è la causa? La causa è la mancanza di pianificazione. Ogni volta si sente dire che per creare sviluppo bisogna modificare il prg, come se questo fosse nemico dello sviluppo, come se fosse un elemento ostativo allo sviluppo stesso. Il messaggio che è passa è che ogni governo ogni legislatura arriva e cambia il prg a seconda della propria visione del territorio. Questo è sbagliato perché dovrebbero essere i progetti dei vari governi ad armonizzarsi col territorio proprio perché a monte, attraverso il Prg, ci dovrebbe essere una pianificazione ragionata”.

RETE ha sempre detto che il Parco Scientifico rappresenterebbe un’opportunità se venisse creato valutando determinati criteri: quale tipologie di aziende richiamare affinché si abbia un impatto diretto sul territorio; puntare, ad esempio, su tutte quelle tecnologie in grado di creare dei risparmi e delle ricadute dirette e positive. Ma i Parchi Scientifici, nel mondo, proprio perché mirano

alla promozione dell’innovazione, hanno come biglietto da visita il fatto di nascere dalla riconversione di strutture esistenti, aree dismesse, vecchie fabbriche.

Non tutti, ma di esempi ce ne sono tanti: il Vega di Venezia che riconverte una zona di porto Marghera, il PST di Mantova progettato su riconversione dell’ex polo chimico. Il ComoNext che converte il vecchio cotonificio nella zona di Lomazzo.

Settore edile:riconvertire è meglio che costruire

La nota positiva è che almeno per il PST c’è stata una Valutazione dell’Impatto Ambientale (V.I.A.) ma, purtroppo,

non si tiene in considerazione un punto che invece i presentatori dell’istanza sottolineano: quell’area di Galazzano è a vincolo idrogeologico, forestale e non prevede per legge interventi di carattere edilizio. Si va ad insistere su un territorio che le nostri leggi definiscono non adatto alla costruzione.

Nonostante sia apprezzabile la volontà manifestata di ricorrere alla bioedilizia per l’edificazione del sito, non si può non rilevare che se si interviene su un’area boschiva, pur spostando gli alberi anziché abbatterli, non c’è un miglioramento dell’area. invece se si riqualifica un edificio esistente usando la bioedilizia il miglioramento dell’area c’è. Occorre guardare da che punto si parte. Qui non si parte da un edificio dismesso ma da un’area verde.

Il PST potrebbe essere un’occasione anche per ridare slancio al comparto edile in forte crisi. Rappresenterebbe un volano per rimettersi in gioco nell’unico tipo di edilizia che noi crediamo potrebbe avere un futuro: quella che interviene sulla riconversione dell’esistente e NON quella che crea nuovi edifici e consuma altro suolo (e dalla quale sembra che non riusciamo ad evolverci).

A nostro avviso l’unica nuova frontiera per rinnovare il settore dell’edilizio è quella del recupero e riqualificazione degli immobili esistenti. Su questo San

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CONSIGLIO

Marino ha tanto da offrire alle piccole medie imprese edili e proprio il Consiglio, nelle sue leggi, dovrebbe incentivare a mettersi in gioco per riconvertire queste aree e per riconvertire il settore affinché possa diventare competitivo! Noi abbiamo 60 kmq, una marea di lavoro per le ditte edili e la politica, attraverso progetti che parlano di innovazione e tecnologia, dovrebbe fare in modo che le nostre piccole medie imprese possano trarre nuova linfa intervenendo sull’esistente.

Banca Centralee le nomine “alla sammarinese”

Per la prima volta il Presidente di Banca Centrale è stato scelto attraverso un bando internazionale. Sarebbe

una buona notizia se non fosse che, come spesso accade, si è trattato di un bando “alla sammarinese” dove ci si è ritrovati all’ultimo momento con il nominativo di un candidato (quello dell’attuale Presidente Wafik Grais) che non era stato presentato ai gruppi e tra l’altro non risponde ai requisiti previsti, visto che non parla la lingua italiana e dobbiamo pagargli un interprete. E quale è stata la prima cosa che gli è stata chiesta? Di non rispettare la legge sul tetto stipendi dei 150.000 euro! In che modo? Riconoscendogli un ruolo all’interno della Fondazione Banca Centrale. “Allora – ha chiesto Roberto Ciavatta in Consiglio ai Segretari di Stato che partecipano alle convocazioni del Consiglio di Amministrazione di Banca Centrale - è vero o no che a dicembre il cda di Banca Centrale aveva ritenuto di chiudere quella fondazione perché inutile? Perché oggi dobbiamo dire che quella fondazione è importante? Solo per dare 70.000€ a Grais e altri 60/70.000€ a Savorelli, il direttore di Banca Centrale? E anche per lui a ottobre è stata fatta la modifica alla legge perché al direttore bisogna dargli di più… 250.000, 00€ lordi. Ma a Savorelli non bastavano, li voleva netti! Ma se siamo noi i primi a chiedere di non rispettare le norme vigenti proprio alle persone preposte ai controlli, è difficile poi pretendere che quelle norme le rispettino e le facciano rispettare!Quindi Grais ottiene 150mila euro, 70mila nella Fondazione e poi ha preteso un appartamento di una metratura più ampia rispetto al predecessore che era di 130 mq

lui ha detto che ne vuole 200. Ha preteso un’auto nuova, una per sé e una per Savorelli. Questi cosa sono, benefit o spese di Banca Centrale? Io mi auguro anche che l’atteggiamento che iniziamo ad avere di fronte a chi viene da fuori San Marino non sia quello di accettare ogni porcheria che viene richiesta. Ma Grais, oggi, cosa sta facendo, chi è il suo interlocutore? Queste son cose che credo siano importanti per un’istituzione. Con chi parla Savorelli, quali sono i suoi incontri…a me risulta ad esempio che Savorelli incontri quasi unicamente un unico direttore di banca, che si chiama Guidi, il direttore di banca CIS. Magari potremmo chiedere a Savorelli l’agenda dei suoi incontri degli ultimi mesi, perché per gli altri si fa negare.”

Una partita politicagiocata sulle banche

Ha continuato poi Ciavatta:”Si parlava prima della necessità di mantenere l’autonomia della Vigilanza. Forse

è una delle uniche cose che una Banca Centrale sovradimensionata dovrebbe fare, in un settore che anche la settimana scorsa ha messo in cassa integrazione i propri dipendenti. È vero o non è vero che c’è stata una ispezione in banca CIS? Dove sono gli esiti di quell’ispezione? Lo vogliamo chiedere a Savorelli dove sono gli esiti di quell’ispezione? E chi è il referente di Savorelli?

Il problema che abbiamo oggi non è solo di Banca Centrale ma di tutto il settore bancario perché dobbiamo dirci che è sulle banche che si gioca la partita politica. È passato un periodo che se non avevi una banca eri uno sfigato, e quindi ogni potente di questo paese si è fatto la sua banca privata. Negli anni novanta per arricchirsi, oggi deve combattere per non fallire e quindi aumenta la cattiveria, perché non si gioca per qualche soldo in più ma per evitare di fallire completamente. Forse ci può essere anche una correlazione tra quello che succede nelle banche e le indagini che hanno portato l’arresto di qualche corrotto. Indagini che però non hanno condotto all’arresto dei corruttori. E questa è una strana anomalia perché abbiamo persone che sono state corrotte ma non sappiamo chi siano i corruttori che quindi sono ancora in circolazione. E, dal mio punto di vista, trovano un’ampia gamma di personaggi molto disponibili ad essere corrotti.”

RETE è uno strumento, usatelo!I file audio degli interventi dei Consiglieri sono disponibili sul nostro sito.

www.movimentorete.orgsezione LAVORI CONSILIARI- OTTOBRE

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SPECIALE PENSIONI

PENSIONI

Pensioni a San marino reggeranno?

Il sistema pensionistico dovrebbe essere solidale tra le generazioni. Purtroppo le nuove generazioni tendono a

disinteressarsene perché percepiscono queste cose come lontane, mentre chi oggi gode della pensione difficilmente ammette le difficoltà che avranno i giovani. L’unica certezza è che questo sistema, così com’è, non regge.

Purtroppo nessun governo è stato in grado di analizzare il problema con proiezioni e ricercando soluzioni di sistema e lungimiranti, ma ci si è limitati ad interventi spot che non fanno altro che rimandare la problematica.

A questo si aggiunge il progressivo e strisciante attacco allo stato sociale da parte delle scelte scellerate della Segreteria alla Sanità (Mussoni docet) e del Comitato Esecutivo: tagli sui servizi sanitari, esternalizzazioni ecc. È ovvio che dove esiste un buono stato sociale che copre tutte le esigenze, è possibile pensare ad un sistema pensionistico più leggero. Dove invece esistono tagli lineari e difficoltà sui servizi sociali, è importante avere pensioni robuste

che garantiscano copertura adeguata per le persone in età avanzata.

Il nostro sistema pensionistico è strutturato in due pilastri.

Primo pilastro: si tratta di una sorta di patto tra le generazioni, per cui i lavoratori attraverso i contributi versano non per sé ma per chi è in pensione, con l’obiettivo di mantenere in pensione lo stile di vita pregresso.

Il regime retributivo (legato alla retribuzione), nato negli anni ‘50 e in parte riformato negli anni, è quello che ha garantito le pensioni sino ad oggi. Tuttavia è evidente che questo sistema non regge perché ha bisogno di un crescente numero di lavoratori in un epoca in cui il lavoro è merce sempre più rara.

Secondo pilastro (Fondiss): è nato nel 2011, viene chiamato “complementare” perché affianca il primo pilastro con una ulteriore pensione, ma rispetto ad esso non è legato alla retribuzione bensì alla personale contribuzione lungo la propria vita lavorativa (regime contributivo). Si tratta cioè delle posizioni personali in base ai contributi versati da ognuno.

È importante sottolineare che anche in questo caso il contribuente non sceglie

se versare o no, ma è obbligato a farlo attraverso una percentuale progressiva sulla propria busta paga (ad oggi l’ 1,5%). Perciò è fondamentale che, a fronte dell’obbligatorietà, sia garantita una pensione dignitosa e una totale trasparenza nella gestione.

Diamo un po’di numeri!

3-4: sono i lavoratori che servono per sostenere una pensione10.000 (circa): i pensionati a San Marino80 anni: l’aspettativa di vita media in RepubblicaEsiste quindi un dato certo, il numero dei pensionati, ed uno molto incerto, il numero dei lavoratori/contribuenti. Per sostenere le pensioni di 10.000 persone servirebbero, in un rapporto di 1 a 4, circa 40.000 lavoratori (San Marino conta 32.000 abitanti). Con l’aumento demografico, la disoccupazione dilagante (meno lavoratori che versano) , scellerate politiche economiche basate sulla decontribuzione con conseguenti mancate entrate per lo Stato e aziende che da anni hanno debiti verso lo Stato, i contributi versati sono sempre meno e non bastano a coprire le pensioni.Per questo lo Stato (che poi siamo noi) è costretto ad intervenire ogni anno con cifre sempre consistenti per risanare la situazione (in previsione circa 26 milioni per l’anno 2017). 12,7 milioni : cifra mensile erogata dallo Stato per le pensioni nel 2015 12,7 x 13 mesi=165 milioni nel 2015Una possibile proiezione a 10 anni prevede, tenendo conto dell’aumento del 4,35% dell’ultimo anno, che al 2020 lo Stato debba erogare circa 15 milioni di euro al mese. x 13 mesi = circa 200 milioni.

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PENSIONI

I fondi pensione come vengono gestiti?

Quando si parla di gestione dei fondi si intende la gestione fisica di ciò che è stato versato dai contribuenti.

In generale, l’attuale esposizione diretta sul sistema bancario sammarinese è di circa il 96%. È evidente che questi fondi siano serviti per sostenere il sistema bancario in difficoltà.

Il fatto di tenere fermi i fondi e concentrarli in pochi istituti è un problema già ampiamente riconosciuto.

Con l’art. 29 della legge 158/2011 si stabilisce che il patrimonio dei Fondi Pensione detenuto dalle Banche, in caso di fallimento di una di queste, non rientra nella massa fallimentare. Chi gestisce deve tenere conto di questo aspetto e verificare che sussistano le condizioni prima di investire, verificando ad esempio se i patrimoni delle banche riescono a coprire la parte di fondi che è stata loro assegnata.

Questo problema va affrontato: il persistere nelle stesse logiche fa pensare che la situazione di stallo venga funzionalmente creata per poter dimostrare che, siccome i fondi non rendono, tanto vale darli in mano a gestori terzi o consulenti, poco importa

se si tratti di giocare sul mercato speculativo. Fortunatamente il Comitato Amministratore di Fondiss, dopo il referendum del 2014, si è proposto di attuare una maggiore trasparenza e questo è un aspetto importante, ma non risolutivo.

Per i fondi del primo pilastro invece, si è presa la pericolosa strada di farli investire dall’altra parte del mondo!In questo caso si vuol far credere alla gente che esistano solo due soluzioni: o i fondi pensione si tengono nelle banche oppure si punta tutto sul mercato, magari con gestori terzi esterni o consulenti appositamente nominati.

Le risorse versate daicontribuenti, come i fondi pensione, sono beni della

collettività e  devono esseregestiti in modo pubblico e

trasparente, perseguendofinalità collettive senza che

altri interessi possanometterne a rischio l’incolumità!

Secondo questa logica, chi non accetta questa seconda ipotesi (come RETE) viene additato come sostenitore degli interessi di qualche banca.

Al contrario, abbiamo sempre appoggiato la necessità di diversificare gli investimenti ma abbiamo anche sempre sostenuto che occorre ragionare su interventi che sgancino progressivamente il sistema previdenziale dalle banche sammarinesi!

Come spesso accade, non esiste solo il bianco o il nero: non esistono cioè solo queste due soluzioni (tenere fermi i fondi pensione nelle banche o puntare sul mercato), utili solo a chi intende sostenere degli interessi specifici e NON la tutela di un patrimonio comune.

Confrontandoci con tecnici di settore, di idee e proposte ne sono venute fuori diverse: per Fondiss la legge prevede la gestione diretta oppure si è anche proposta una gestione accentrata pubblica di tutti i fondi, basata su principi di trasparenza, controllo, oculatezza e redditività.

Peccato che nulla di tutto ciò sia stato nemmeno preso in considerazione.

È evidente la necessità di rivisitare nel complesso il sistema dal momento che non basta procedere per interventi spot. Senza contare che sarebbe già un bel passo avanti riuscire ad affrontare le diverse storture esistenti, come quella di coloro che ricevono una pensione che supera addirittura lo stipendio ricevuto in età lavorativa o ancora le gravi problematiche in caso di non versamento dei contributi.

Nel prossimo numero analizzeremo più nel dettaglio la gestione del primo pilastro e quella di Fondiss

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ESTERO

Una famiglia siriana ospite a San Marino Benvenuti!

San Marino è il primo Stato in Europa ad aderire ai corridoi umanitari. Finalmente qualcosa di cui essere

orgogliosi! È arrivata infatti il 16 giugno scorso la famiglia Alali, fuggita dalla città di Homs in Siria (nella foto), devastata dalla guerra, dopo aver vissuto per quattro anni in Libano in uno scantinato. Babbo, mamma e i tre figli di 12,11 e 3 anni sono stati accolti a Borgo Maggiore in una delle strutture della Caritas.

L’arrivo della famiglia è solo l’ultima tappa di un percorso iniziato nel 2015 con l’approvazione, da parte del Consiglio Grande e Generale, di un Ordine del giorno sulle linee di intervento per offrire un sostegno concreto ai profughi in fuga.

Ma cosa sono i corridoi umanitari? Fanno parte di un progetto pilota, il primo in Europa, che prevede l’ingresso in Italia, nell’arco 24 mesi, di mille profughi provenienti dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra), dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsahariani interessati da guerre civili e violenza diffusa) e dall’Etiopia (eritrei, somali e sudanesi). Dopo la valutazione dei risultati da parte di un nucleo di monitoraggio, si prenderà in considerazione la possibilità di continuare.

Sono tanti gli obiettivi che si prefiggono i corridoi umanitari:

- evitare i viaggi della speranza sui barconi attraverso il Mediterraneo, che hanno provocato centinaia di migliaia di morti;

- impedire lo sfruttamento dei trafficanti che fanno affari con chi fugge dalle guerre;

- concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo;

- consentire di entrare in Italia in modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane.

Una volta arrivati in Italia i profughi non solo sono accolti, ma viene loro offerta un’integrazione nel tessuto sociale e culturale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolarizzazione dei minori ed altre iniziative. Per tutti questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modello replicabile dagli Stati dell’area Schengen e non solo dalle associazioni o da privati.

Le organizzazioni che hanno proposto il progetto allo Stato italiano si impegnano a

fornire assistenza legale ai beneficiari dei visti nella presentazione della domanda di protezione internazionale; ospitalità ed accoglienza per un congruo periodo di tempo; sostegno economico per il trasferimento in Italia; sostegno nel percorso di integrazione nel nostro Paese.

I corridoi umanitari

sono il frutto di una collaborazione ecumenica fra cristiani cattolici e protestanti: Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese evangeliche, Chiese valdesi e metodiste hanno scelto di unire le loro forze per un progetto di alto profilo umanitario siglando un protocollo d’intesa insieme ai Ministeri degli Affari Esteri e dell’Interno italiani.

L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle organizzazioni promotrici, grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi.

Fonte: www.santegidio.org

Costruire la solidarietà non la violenza

Purtroppo a San Marino c’è qualcuno che, attraverso i social network, incita all’odio e al razzismo. Sono poche

persone per fortuna, ma per un paese come il nostro sono comunque troppe. C’è chi sbraita “prima i sammarinesi” pur non conoscendo i contenuti e le finalità dei corridoi umanitari. C’è addirittura chi mette in dubbio che la famiglia provenga da un paese in guerra.

Si tranquillizzino. San Marino ha tutti gli strumenti e le risorse per accogliere questa famiglia e anche altre. Non può essere una colpa essere nati in un paese colpito dalla guerra, così come non è un merito essere nati in un paese in cui la guerra non c’è.Quest’ultima è, invece, una responsabilità. La responsabilità di essere solidali, di condividere, di salvaguardare il diritto a una vita dignitosa e pacifica, di ridare la speranza di un futuro a chi l’ha perduta.

FLASH DAL MONDO

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ISTITUZIONINO PROBLEM

ISTITUZIONI

Referendum: burocrazia portami via!

di Stefania Balducci

Snoccioliamo la Legge Qualificata 29

maggio 2013 n.1 che regolamenta il referendum: burocrazia portami via! Iter macchinoso ma ci sono ampi margini di miglioramento

quindi porta pazienza che la tecnologia passerà anche da qui… chiunque ci si può cimentare non scoraggiarti!Scegli il tipo di proposta referendaria: abrogativa o propositiva (quella confermativa è riservata al Consiglio). Sono tutte accomunate da questi elementi: formulazione chiara ed inequivocabile; partecipa chi è iscritto alle liste elettorali. In un anno solare non ci possono essere più tornate referendarie, ma possono essere raggruppati più quesiti se le richieste sono presentate nei termini utili. In ogni caso non si possono svolgere nei 6 mesi prima/dopo delle elezioni politiche e di almeno 5 Giunte di castello.

È la Reggenza che con Decreto Reggenziale: pubblica il responso del Collegio; l’esito ufficiale delle votazioni alle proposte referendarie; sospende l’iter referendario se il Consiglio Grande e Generale si scioglie anticipatamente o se ci sono le elezioni di almeno 5 Giunte e nel caso in cui il Consiglio recepisca anticipatamente le proposte del o dei comitati (con l’approvazione del Collegio

garante). Anche le Giunte di Castello possono di loro iniziativa depositare referendum, devono essere almeno 5 giunte proponenti e la modalità di presentazione è più o meno la stessa.

Per arrivare al voto occorre passare per due fasi:

1) formare un comitato di 60 cittadini elettori, scrivere la domanda su carta legale alla Reggenza e depositarla alla Segreteria Istituzionale dal Legale rappresentante del comitato. La domanda deve contenere una relazione illustrativa e le generalità con tanto di firma dei componenti del comitato autenticate da un notaio o dall’ufficiale dello stato civile o cancelliere del tribunale. Grazie all’esito positivo del referendum sul Quorum del 15 maggio 2016, anche i componenti del comitato promotore potranno autenticare le firme (non appena il quesito sarà recepito).La Segreteria Istituzionale invia la domanda alla Reggenza che, a sua volta, la inoltra al Collegio Garante che entro 20 giorni deve pronunciarsi tenendo conto dei requisiti, senza esprimere il proprio parere né fare considerazioni sulle conseguenze. Il giudizio è inappellabile a meno che non sia in merito alle sottoscrizioni, dove è ammesso ricorso entro 10 giorni dall’esito. Si può formare il comitato contrario dal giorno dopo la pubblicazione della richiesta del promotore fino a 5 giorni prima l’apertura della campagna referendaria, bastano 15 elettori e l’iter di presentazione è lo stesso del comitato promotore.

2) una volta ammesso il quesito, il comitato promotore deve raccogliere sottoscrizioni autenticate della proposta dell’1.5% degli elettori (attualmente circa 550). Ogni luogo è buono per la raccolta firme

Addio QUORUM!Grazie al referendum del 15 maggio 2016 il quorum è stato abolito. Quindi entro sei mesi da quella data il governo dovrà predisporre il progetto di legge che recepisce la volontà dei cittadini e attuarla. D’ora in poi ogni tornata referendaria sarà considerata valida a prescindere dal numero di persone che andrà a votare. In questo modo il voto di chi si recherà ai seggi sarà valorizzato a discapito di ci invece sceglie di astenersi.

previo consenso dei proprietari o nei vari eventi. Anche i membri di Giunta possono autenticare le firme ma solo di cittadini residenti di riferimento. Entro il 90° giorno il legale rappresentante deve depositarle alla Segreteria Istituzionale che le invia al collegio garante per la verifica della regolarità e con verbale da trasmettere alla Reggenza le dichiara valide o meno. I comitati possono fare ricorso.Ogni comitato arrivato a questo punto ha diritto di rimborso per un massimo di €5000 per spese documentate.La CAMPAGNA REFERENDARIA si apre 15 giorni prima della data di svolgimento, possono farla i comitati; forze politiche del CGG e le partecipanti alle ultime elezioni.Cosa si può o non si può fare è stabilito nella Legge 1997 n.36.I comizi sono riservati ai comitati e alle forze politiche ma possono chiedere di partecipare anche singoli cittadini, associazioni e forze sociali.Il VOTO avviene tramite scheda di Stato dove compare chiaramente il quesito con il SI e il NO. In caso di più referendum ci dovranno essere schede di colore diverso; i comitati hanno il diritto di rappresentanza nei seggi.

È un DIRITTO ed un DOVERE di ogni cittadino!

Molti pensano sia uno spreco di soldi pubblici, io penso sia la più alta forma di democrazia e di partecipazione cittadina alle scelte del Paese. Esercitala con consapevolezza!

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Diritti LGBT diritti di tutti

Il dibattito relativo ai diritti civili delle persone LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Transgender) ha

attraversato i primi sei mesi del 2016. In Italia è stato approvato (con 372 sì, 51 no e 99 astenuti) il decreto legislativo che regolamenta le unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina le convivenze, conosciuto anche come “legge Cirinnà” dal nome della senatrice Monica Cirinnà, prima firmataria dell’iniziativa parlamentare.

Il decreto prevede il riconoscimento delle unioni civili per le coppie formate da persone dello stesso sesso, che avviene di fronte a un ufficiale di stato e registrato nell’archivio dello stato civile. Vengono quindi riconosciuti diritti e doveri simili a quelli del matrimonio eterosessuale anche se con alcuni distinguo. Le distinzioni maggiori riguardano la stepchild adoption e l’obbligo di fedeltà, presenti nella prima versione del testo ma cancellate dopo il voto in Senato a febbraio 2016. La stepchild adoption, ovvero “l’adozione del figliastro” corrisponde alla possibilità per il genitore non biologico, di adottare il figlio del partner (che sia naturale o adottivo).

Questo diritto di adozione rimane quindi appannaggio delle coppie eterosessuali sposate. Ma come spesso accade, per fortuna, dove il legislatore non interviene lo fa la giurisprudenza. Infatti è notizia di qualche giorno fa la sentenza della Corte di d’Appello di Roma che ha accolto la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre, con lei convivente in modo stabile.

Molteplici sono state le reazioni che hanno fatto seguito all’approvazione del decreto Cirinnà. Naturalmente c’è chi ha festeggiato questo risultato, arrivato dopo anni e anni di lotta della

comunità LGBT, ma tante sono state le voci critiche all’interno degli attivisti per i diritti civili. Ad esempio quella di Dario Accolla, che dalle pagine de Il Fatto Quotidiano ha evidenziato: “…l’impianto della legge resta discriminatorio. Provo a spiegarlo con un esempio: se per farti prendere lo stesso caffè degli etero ti facessero passare dal retro di un bar e ti dicessero che i tuoi figli non possono entrare, tu consumeresti in quel posto? E diresti “grazie” una volta servito? Saresti felice, in altre parole? Questo è quanto sta accadendo ai nostri diritti e, soprattutto, a quelli dei nostri figli.”

Sicuramente quindi la legge Cirinnà è un passo avanti che colma un vuoto giuridico che ha causato all’Italia tanti richiami dalla Corte Europea e dalla Corte Costituzionale, oltre ad aver colpito la vita privata e gli affetti di migliaia e migliaia di persone. Ma è basata comunque su una discriminazione di fondo per cui i diritti delle persone omosessuali vengono considerati diversi rispetti a quelli delle persone eterosessuali. Sono state create nuove norme e “nuovi diritti” anziché essere resi accessibili a tutti, senza distinzione di genere, i diritti già esistenti, come quello di accedere all’istituto del matrimonio come atto giuridico regolato dal Codice Civile.

E a San Marino? Purtroppo i diritti civili delle persone LGBT vengono ancora guardati con diffidenza, ignorati nella maggior parte dei casi. Il silenzio della Commissione e dell’Authority Pari Opportunità su tutte le tematiche che ruotano intorno all’omosessualità è assordante. Proprio da questi organismi istituzionali deputati alla sensibilizzazione della cittadinanza su tali argomenti non è mai provenuta una parola, una statistica, una dichiarazione. Neppure dopo la recente strage di Orlando in cui sono state uccise oltre 50 persone.

Ancora una volta, dovrà essere la società civile a muoversi e a pretendere di essere riconosciuta.

Anno III - mensile Numero 04/2016

Direttrice Marianna Bucci

Progetto grafico Andrea Bastianelli

Impaginazione Adele Tonnini Roberto Giardi

Foto copertina Fotomontaggio

Collaboratori quelli di RETE

Indirizzo Strada Andrea di Riccio, 2 47895 Fiorina di Domagnano Rep. San Marino

Telefono 0549.907777

E-mail [email protected]

web www.movimentorete.org

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