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1 Centro Militare di Studi Strategici Ricerca 2010 PRIVATE MILITARY COMPANIES: difficoltà di inquadramento giuridico e considerazioni sull’opportunitàdel ricorso al loro utilizzo Direttore della Ricerca Dott. ssa Giorgia PACE

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Centro Militare di Studi Strategici Ricerca 2010

PRIVATE MILITARY COMPANIES: difficoltà di inquadramento giuridico e

considerazioni sull’opportunitàdel ricorso al loro utilizzo

Direttore della Ricerca Dott. ssa Giorgia PACE

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INDICE

Introduzione

1. QUADRO GIURIDICO a. Il fenomeno delle Private Military Companies (PMCs)

a.1. La fattispecie del mercenariato nel diritto internazionale a.1.1. Il Protocollo I addizionale alle Convenzioni di Ginevra (del 1949), 1977

a.1.2. Convenzione per l’eliminazione del mercenariato in Africa, 1977 a.1.3. Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e

l’addestramento dei mercenari, 1989 a.1. 4. Considerazioni ulteriori sul rapporto tra mercenariato e PMCs

a.2. PMCs: difficoltà di definizione, inquadramento e regolamentazione a.3. Problematiche relative all’attribuzione di responsabilità

a.3.1. Agenti “de facto” a.3.2. Il principio della delega

a.3.3. Privati che agiscono sotto la direzione e/o il controllo dello Stato: i “quasi attori statuali”

b. Riflessioni sull’uso delle PMCs da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) b.1. L’orientamento del Working Group delle NU sull’uso dei mercenari

b.1.1. Il draft su una possibile convenzione relativa alle Private Military and Security Companies (PMSCs) del 2 luglio 2010

c. La dimensione legislativa statunitense rispetto all’utilizzo delle PMCs c.1. L’approccio dell’Amministrazione Obama alla materia

d. Considerazioni relative alla dimensione europea d.1. Disomogeneità europee

d.1.1. Il Green Paper britannico d.1.2. Il documento di Montreux del 2008

d.2. Uno sguardo all’Italia

2. PROFILO OPERATIVO a. Funzionalità b. Quadro generale dei servizi offerti

b.1. PSCs b.2. PMCs

c. Servizi essenziali: armati e non armati

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3. CASE STUDIES a. L’utilizzo delle PMCs in Afghanistan

a.1. Contesto a.2. Un primo passo verso la regolamentazione a.3. PMCs operative

b. L’esperienza delle PMCs in Iraq b.1. Contesto b.2. I “privati” in Iraq

b.2.1. Numero b.2.2. Tipo di mansioni svolte b.2.3. Profilo nazionale del personale privato

b.3. PMCs operative Bibliografia Allegati: A - Scheda: l’International Peace Organization Association (IPOA) B - Stima degli incidenti mortali riguardanti civili in Iraq (2003 - 2010) C - Tabella: le principali PMCs operative in Iraq dal 2003 ad oggi D - Documenti D.1. Codice di condotta dell’IPOA

D.2. Codice di condotta dell’Omega Risk Solutions

D.3. “Transparency and Accountability in Military and Security Contracting Act” (2007, proposta del Senatore

Obama)

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INTRODUZIONE

Negli ultimi anni si è assistito all’inarrestabile ascesa delle Private Military Companies

(PMCs) e delle Private Security Companies (PSCs), più semplicemente Private Military

and Security Companies (PMSCs).

Nazioni chiave sulla scena mondiale hanno fatto e continuano a fare ricorso massiccio ai

servizi offerti da tali entità private, destinando risorse importanti ai loro salati contratti.

In un contesto di crisi economica e finanziaria generalizzata, il business della sicurezza

privata rappresenta una delle eccezioni di maggior rilievo sulla scena globale. Tale

peculiare industria dal carattere spiccatamente transnazionale cresce, rapidamente e

costantemente, da circa un decennio.

La gamma dei servizi offerti è estremamente variegata a seconda della dimensione della

realtà aziendale scelta, arrivando a comprendere servizi di combat support, logistica,

intelligence, addestramento e ricostruzione.

Alcune delle maggiori perplessità rispetto all’utilizzo di tale strumento riguardano la

dimensione giuridica di quello che da più parti viene percepito come un “esercito parallelo”

svincolato dalle canoniche garanzie di legalità connesse alla regolare attività militare.

Non possono mancare riflessioni circa le pericolose problematiche poste da una endemica

carenza di effettivo controllo e coordinazione tra Forze Armate nazionali e personale delle

PMSCs.

A livello internazionale timori generalizzati si concentrano sui possibili abusi e violazioni

dei diritti umani, ad opera del personale delle PMSCs. In tal senso vi sono precedenti

inquietanti che mostrano una sostanziale impunità degli autori di crimini efferati contro la

popolazione civile.

La questione dell’attribuzione della responsabilità è sicuramente la base da cui partire per

strutturare una coerente ed efficace regolamentazione della materia che rispecchi principi

e valori della Comunità Internazionale.

In relazione a quanto detto, nella prima parte della ricerca si procederà a delineare

l’attuale quadro giuridico relativo al fenomeno delle PMSCs.

In via preliminare, saranno affrontate le spinose problematiche relative alla fattispecie del

mercenariato nel diritto internazionale, arrivando infine a considerazioni sul rapporto tra

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“classici” contractors e personale delle PMCs. Ci si addentrerà poi nell’analisi dettagliata

delle tematiche legate alla difficoltà di definizione, inquadramento e regolamentazione

delle PMCs per arrivare al cuore del problema: l’attribuzione della responsabilità. Questo

delicatissimo aspetto sarà esaminato tenendo conto dei più recenti studi in materia e delle

diverse teorizzazioni relativamente agli agenti “de facto”, al principio della delega ed alla

teoria dei privati che agiscono sotto la direzione e/o il controllo dello Stato, i “quasi attori

statuali”.

Seguiranno riflessioni sull’uso delle PMCs da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite

(ONU). Troveranno spazio riflessioni sull’iter tracciato dai lavori del Working Group delle

NU sull’uso dei mercenari, in particolare sarà esaminato il suo recente draft, del 2 luglio

2010, su una possibile convenzione relativa alle Private Military and Security Companies

(PMSCs).

Si procederà quindi nell’esame della dimensione legislativa statunitense rispetto all’utilizzo

delle PMCs, dando adeguato rilievo all’approccio dell’Amministrazione Obama alla

materia. In tale contesto troveranno spazio anche considerazioni circa la possibilità di una

nuova dimensione di dipendenza de facto del Governo statunitense dalle lobbies della

sicurezza privata.

Infine si farà un punto della situazione per quel che concerne l’Italia tra disomogeneità

europee e spinte verso una maggiore regolamentazione. Emblematici in tal senso testi

come il Green Paper britannico del 2002 ed il documento di Montreux del 2008.

La seconda parte dell’elaborato sarà incentrata sull’analisi del profilo operativo di tali realtà

private. A partire dalla vitale dimensione della funzionalità, si arriverà a delineare la

cornice generale dei servizi più comunemente offerti sia dalle PMCs che dalle PSCs,

soffermandosi altresì sui servizi essenziali armati e non armati.

Due importanti case studies saranno oggetto di indagine della terza parte dello studio. In

primis si procederà nell’esame degli aspetti di maggior rilievo relativi all’utilizzo delle PMCs

in Afghanistan. Delineato lo scenario, si arriverà a considerazioni relative agli strumenti

utilizzati per garantire gli interessi occidentali nell’area a cui si aggiungeranno riflessioni

circa gli ultimi tentativi del Governo afgano di costruire una compiuta regolamentazione

della materia. Inoltre ci si soffermerà sull’operato di alcune delle più significative PMCs

operative in loco.

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In secondo luogo si analizzerà l’esperienza delle PMCs in Iraq. A partire dal contesto, si

arriverà a delineare dettagliatamente la dimensione delle società di sicurezza private attive

nel Paese, prendendo in considerazione aspetti quali: numero, tipo di mansioni e profilo

nazionale del personale privato. Infine si cercherà di dare un quadro d’insieme del

complesso scenario delle PMCs a guida del business della sicurezza irachena.

L’analisi del fenomeno in tutte le sue principali sfaccettature sarà condotta, attraverso il

presente studio, in un’ottica multidimensionale ed attenta alle più recenti elaborazioni

dottrinarie in materia.

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Capitolo 1 QUADRO GIURIDICO

a. Il fenomeno delle Private Military Companies (PMCs) Sin dalla fine del XX secolo la “Comunità Internazionale”1

Volendo legare il presente ambito di analisi ad un periodo circoscritto, è possibile rilevare

che nel corso degli ultimi venti anni, parallelamente all’apparente sbiadirsi della figura

classica del mercenario emergono prepotentemente sullo scenario mondiale le così dette

“Private Military Companies “ (PMCs) e “Private Security Companies” (PSCs) - (PMSCs).

inizia ad affinare strumenti di

controllo e contrasto relativamente all’utilizzo dei mercenari.

Le radici, relativamente recenti, di questa particolare ‘attività imprenditoriale’ possono

essere ricollegate a tre principali fattori2

- La riduzione su larga scala delle forze militari dopo la Guerra Fredda, che ha creato

un surplus di personale militare qualificato senza lavoro;

:

- La politica di privatizzazione dei servizi pubblici, ove possibile;

- Un incremento dei conflitti regionali.

Dal punto di vista pratico, una delle più significative distinzioni tra PMCs e la figura

tradizionale del mercenario è che la partecipazione diretta di quest’ultimo alle ostilità

solitamente non è percepita come un evento che capace di alterare in maniera

significativa l’esito del conflitto. La forma societaria e l’organizzazione delle PMCs

consente di accumulare risorse imponenti per la condotta delle operazioni di guerra,

dando a queste imprese facoltà di influire pesantemente sui risultati finali.

Dal punto di vista formale, a differenza dei mercenari, queste PMSCs si presentano come

imprese transnazionali legalmente registrate che ottengono contratti con governi, imprese

private, organizzazioni governative e non governative. Tuttavia è bene ricordare che non

esiste una loro definizione universalmente definita ed accettata.

1 Impossibile dimenticare che i maggiori Stati europei, durante la loro espansione coloniale in Africa, America Latina ed Asia non esitarono ad incentivare forme di violenza controllata ad opera di attori non statuali come ad esempio la East India Company e la Hudson Bay Company. 2 Secondo l’impostazione Maogoto-Sheehy (opera in Bibliografia).

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Ad aggiungere complessità al quadro d’insieme contribuisce inoltre una duplice relazione

osmotica3

Si aggiungono quindi le problematiche poste dalla continua interazione tra diversi soggetti

parte attiva della attuale conflittualità multidimensionale.

instauratasi tra mercenari che lavorano per PMSCs ed impiegati di PMSCs che

operano anche individualmente come mercenari.

Il seguente grafico sintetizza quanto esposto.

Un altro dato significativo è l’evidente esternalizzazione di una serie variegata di funzioni4

Attori di primo piano in questa industria della sicurezza privata, sono certamente nomi

come: Blackwater Consulting USA - Xe Services, Executive Outcomes - Sandline

che tradizionalmente erano compito degli eserciti nazionali e/o delle forze di polizia.

3 Come evidenziato da J. L. Gòmez del Prado (opera in Bibliografia). 4 Secondo il citato report del working group delle Nazioni Unite, le PMSCs solitamente riempiono il vuoto lasciato in tre tipi di situazioni a differente livello di instabilità:

a. Zone a bassa intensità di conflitto armato (le nuove guerre asimmetriche) dove gli eserciti non sono dispiegati in maniera capillare o in situazioni di post-conflict con un alto livello di instabilità;

b. Conflitti armati dove le organizzazioni internazionali non intervengono; c. Aree problematiche in paesi in via di sviluppo dove non c’è presenza dello Stato e dove operano

attori privati transnazionali.

Conflittualità multidimensionale

legalità illegalità lacune giuridiche

MERCENARI

FORZE ARMATE NAZIONALI

- FORZE

MULTINAZIONALI

PMCs

PSCs

gruppi terroristici

ONGs

movimenti pacifisti

attori non statuali

armati

movimenti di liberazione e resistenza

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International, DynCorp, Military Professional Resources Incorporated (MPRI), Titan,

California Analysis Center Incorporated (CACI).

In una prospettiva multidimensionale, la “violenza” risulta essere espressione di numerosi

e complessi fattori umani, non solo un effetto della ricerca spasmodica del potere o del

monopolio delle risorse. In questo variegato scenario, è possibile osservare che in

connessione all’ingrandirsi delle realtà aziendali di numerose PMCs si assiste ad un

incremento del coinvolgimento dei rispettivi managers (attori privati a tutti gli effetti) in

processi decisionali un tempo di esclusiva competenza della classe politica, quindi

pubblica. È innegabile che il processo politico, per quanto a volte percepito come

imperfetto, sia inserito in un meccanismo strutturato in modo tale da offrire un livello di

trasparenza e responsabilità superiore rispetto a quello relativo ai soggetti privati in

esame.

Ciò che molti autorevoli analisti5 trovano profondamente inquietante è che le PMCs, votate

al profitto attraverso violenza o comunque una potenziale violenza, abbiano di fatto

accumulato un potere tale da poter influenzare la risoluzione dei conflitti, la stabilità

economica mondiale, negoziati geo-strategici, tanto più che il loro agire rimane

concretamente fuori dalla sfera di controllo dei poteri pubblici6

Un ulteriore profilo di allarme desta il fatto che le PMCs, rientrando nel genus degli attori

non statuali, godano dei diritti e dei privilegi dei soggetti privati. In questo quadro, alla

libertà di movimento, alla soggezione a minori forme di controllo, al diritto alla riservatezza

accordato ai cittadini, alla mancanza di adeguati meccanismi di attribuzione della

responsabilità, si affiancano funzioni legate all’uso della violenza tradizionalmente di

competenza dello Stato e storicamente soggette a controllo e responsabilità pubblica.

.

Relativamente a quanto descritto, non si può quindi prescindere dal partire dall’esame

della realtà del mercanariato. Quest’ultimo, in quanto negozio di servizi militari, pone

numerosi problemi a vari livelli, etico, politico, economico e giuridico, meritando inoltre un

particolare approfondimento in relazione alla connessa dimensione delle PMCs. È

necessario intraprendere un iter di indagine volta, per quanto possibile, a far chiarezza

sull’entità dei citati fenomeni e sulle reciproche interconnessioni.

5 Solo per citarne alcuni: Cameron, Francioni, Maogoto-Sheehy, Pigolo, Ryngaert, opere in Bibliografia. 6 Una diffusa mancanza di coordinazione tra personale delle PMCs e Forze Armate nazionali e soprattutto la carenza di poteri di controllo degli ufficiali regolari nel merito delle operazioni condotte esclusivamente da impiegati privati ha portato in numerose circostanze a situazioni di fatto “fuori controllo”. Nella maggior parte delle interviste ad ex militari operativi in Afghanistan ed Iraq, in relazione alla dimensione delle PMSCs, viene denunciato questo aspetto.

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Nei seguenti paragrafi sarà quindi compiuta un’analisi relativa alla natura giuridica delle

PMCs, a partire dalle similitudini e differenze con la fattispecie del mercenariato così come

emerge dalla produzione normativa della Comunità internazionale.

a.1. La fattispecie del mercenariato nel diritto internazionale In linea generale ed almeno formalmente, le attività mercenarie risultano

internazionalmente condannate e vietate. Il principio è teoricamente semplice: i civili non

dovrebbero essere mai coinvolti in attività connesse all’uso della violenza in assenza di

“mandato” statale7

Una sfida impegnativa si profila all’orizzonte di tale assunto.

.

È impossibile non notare quanto l’espansione (economica e “politica”), l’ampliamento della

gamma dei servizi offerti, la crescita dell’influenza esercitata dalle PMCs sembri sempre

più collegata ad una serie di attività che sotto importanti aspetti paiono rientrare nel

paradigma del “classico” mercenario. Procediamo con ordine, si tornerà su questo delicato

tasto.

Alla base delle misure per contrastare le attività mercenarie troviamo una legge8

Sin dagli albori, secondo il diritto internazionale, le attività mercenarie sono state

fermamente correlate al concetto di aggressione in contrasto col principio di non

intervento. L’assioma del non intervento trova piena applicazione sia nei conflitti armati

regionali che in quelli internazionali

del XIX

secolo concernente l’obbligo di rispettare la neutralità in situazioni di guerra terrestre.

9

Successivamente alla nascita delle Nazioni Unite, nel 1948, si assiste ad un ulteriore

impulso nella produzione normativa e ad un primo passo nell’iter di raffinamento e

rafforzamento degli strumenti giuridici di contrasto al fenomeno del mercenariato.

.

La Carta delle Nazioni Unite riconosce il principio di autodeterminazione dei popoli,

principio fortemente riaffermato dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla concessione

dell’indipendenza ai paesi e popoli coloniali10

7 Principio richiamato da numerose leggi penali.

. In aggiunta a quanto detto tale

Dichiarazione statuisce che gli attentati all’unità nazionale ed all’integrità territoriale di un

paese sono incompatibili con i propositi ed i principi della Carta delle NU.

8 The Hague Convention (V), 1908, cfr Bibliografia. 9 A tale riguardo si ricordino i molteplici obblighi derivanti dalla Convenzione del 1928, relativamente ai diritti ed ai doveri degli Stati in caso di guerra civile. 10 United Nations, General Assembly resolution 1514 (XV), 14 dicembre 1960.

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Il concetto di sicurezza collettiva estrinsecato dalla suddetta Carta si basa

sull’affermazione di base che ciascuno dei suoi Membri, in qualità di Stato sovrano, abbia

il controllo di un dato territorio e il monopolio dell’uso della forza e soprattutto che la

responsabilità legale dell’uso di tale forza, internamente (attraverso la polizia) o

esternamente (attraverso l’esercito) resti allo Stato medesimo.

Tale approccio viene confermato nel 1970 con l’adozione di una Dichiarazione di principi11

In tale contesto, come sottolineato nel report Del Prado, si inserisce l’influenza della

corrente di giuristi che considerano la guerra Statunitense del 2003 in Iraq come un atto di

aggressione ed una pericolosa violazione delle regole del diritto internazionale

particolarmente significativa a cui si collega la risoluzione 3314 (XXIX) del 1974 che

afferma con chiarezza l’assunto che l’invio di mercenari da o per conto di uno Stato è

considerato un atto di aggressione.

12

.

a.1. 1. Il Protocollo I addizionale alle Convenzioni di Ginevra (del 1949), 1977 Il processo di decolonizzazione13 con tutte le sue implicazioni costringe la Comunità

Internazionale a confrontarsi con la prassi dell’uso di mercenari14

Il Protocollo I addizionale

. 15

alle Convenzioni di Ginevra del 1949, adottato l’8 giugno del

1977 è una prima risposta.

Il primo paragrafo dell’art. 47 statuisce che i mercenari non possono essere considerati

combattenti o prigionieri di guerra:

“mercenary shall not have the right to be a combatant or a prisoner of war”.

Il secondo paragrafo del medesimo articolo fornisce sei criteri chiave per arrivare alla

definizione di chi debba considerarsi mercenario.

Secondo tale assunto è un mercenario colui che 16

11 Declaration on Principles of International Law concerning Friendly Relations and Co-operation among States in accordance with the Charter of the United Nations. United Nations, General Assembly resolution 2625 (XXV), 12 november 1970.

:

12 In primis la citata Convenzione (V) del 1908. 13 Specialmente in Africa. 14 Relativamente in primis ai possedimenti delle potenze coloniali europee. 15 Relativo alla protezione delle vittime di conflitti armati internazionali. 16 “A mercenary is any person who: (a) is specially recruited locally or abroad in order to fight in an armed conflict; (b) does, in fact, take a direct part in the hostilities; (c) is motivated to take part in the hostilities essentially by the desire for private gain and, in fact, is promised, by or on behalf of a Party to the conflict, material compensation substantially in excess of that promised or paid to combatants of similar ranks and functions in the armed forces of that Party; (d) is neither a national of a Party to the conflict nor a resident of territory controlled by a Party to the conflict;

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a) È appositamente reclutato, sul posto o all’estero, per combattere in un conflitto

armato;

b) Prende parte direttamente alle ostilità;

c) Nel prendere parte alle ostilità è motivato essenzialmente dal desiderio di guadagno

privato e, infatti, è promesso da o per conto di una delle Parti in conflitto un

compenso materiale sostanzialmente superiore a quello promesso o versato ai

combattenti di ranghi e funzioni simili nelle forze armate di detta Parte;

d) Non è né un cittadino di una Parte in conflitto né residente di un territorio controllato

da una Parte in conflitto;

e) Non è un membro delle Forze Armate di una Parte in conflitto;

f) Non è stato inviato da uno Stato che non è parte del conflitto in missione ufficiale

come membro delle forze armate.

La motivazione, il desiderio di guadagno privato, è uno dei criteri maggiormente

significativi per la definizione dello status giuridico di un combattente. Tale elemento

consente di escludere dal genus dei mercenari una serie di combattenti irregolari motivati

da ragioni ideologiche, religiose o morali.

Una fisiologica ambiguità permane nella terminologia relativa alla descrizione del

compenso materiale in favore degli individui che prendono parte al conflitto. Si arriva alla

descrizione di una somma quantificabile come “sostanzialmente superiore” rispetto alla

paga degli omologhi regolarmente iscritti nei ranghi delle forze armate.

La maggior parte dei così detti contractors e degli addetti alla sicurezza impiegati da

militari e imprese di sicurezza transnazionali soddisfa appieno tale requisito.

Sotto l’aspetto della dimensione territoriale, il mercenario cesserà di essere considerato

tale nel momento in cui sia integrato nelle Forze Armate di una delle parti in conflitto

oppure nel momento in cui acquisisca lo status di residente nel territorio di una delle parti

in conflitto. Stando alla lettera di tale statuizione, potrebbe sembrare relativamente

agevole evitare di finire nel calderone della categoria dei mercenari. Nel contesto, il primo

pensiero corre sicuramente al personale statunitense impiegato nel settore della sicurezza

privata in Iraq17

(e) is not a member of the armed forces of a Party to the conflict; and (f) has not been sent by a State which is not a Party to the conflict on official duty as a member of its armed forces.”

.

17 Il perché non si sia provveduto sin dall’inizio ad incanalare le forze di sicurezza private sotto una gerarchia militare migliorando il coordinamento delle forze in teatro va ricercato in imperativi categorici politici anziché strategici.

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Ulteriore requisito è il prendere parte direttamente alle ostilità. Tale criterio esclude dal

novero dei mercenari il personale che assolve funzioni specifiche come ad esempio

tecnici, consulenti, addestratori, cuochi ecc ecc…

Nel condurre ad una definizione compiuta della tipologia del mercenario, i sei criteri

dell’art. 47 del Protocollo in esame si presentano come cumulativi. Tuttavia il documento

pur regolando specifiche situazioni relative al possibile coinvolgimento di mercenari in un

conflitto armato internazionale non definisce in termini assoluti i mercenari stessi o le

attività mercenarie correlate. Come già evidenziato il suddetto Protocollo trova

applicazione esclusivamente in ipotesi di conflitti armati che si svolgano in una dimensione

internazionale.

a.1. 2. Convenzione per l’eliminazione del mercenariato in Africa, 1977 Gli Stati africani sotto l’egida dell’Organizzazione per l’Unione Africana – the Organization

of African Unity18

Tale normativa integra i sei criteri sulla definizione del mercenario contenuta nell’art. 47

del Protocollo I esaminato nel paragrafo precedente.

(OUA) nel giugno del 1977 adottano una importante Convenzione per

l’eliminazione del mercenariato in Africa.

La Convenzione stabilisce chiaramente che il crimine del mercenariato19

Ø Può essere commesso da individui, gruppi o associazioni rappresentativi dello

Stato o dallo Stato stesso;

:

Ø Nell’intento di: opporsi, attraverso la violenza armata, al processo di stabilità ed

autodeterminazione o all’integrità territoriale di un altro Stato;

Ø Riguarda le seguenti tipologie di atti: dare asilo, organizzare, finanziare, assistere,

equipaggiare, addestrare, favorire, sostenere o impiegare in qualsivoglia maniera

bande di mercenari; permettere che tali attività siano portate avanti in un qualsiasi

territorio sotto la propria giurisdizione o in un qualsiasi luogo sotto il proprio

controllo o fornire servizi per transito, trasporto o altre operazioni per le menzionate

forze.

18 Dal 1999 prende il nome di Unione Africana. 19 the crimes of mercenarism which may be committed by: (a) an individual, group or association, representative of a State and the State itself; with the aim of: (b) opposing by armed violence a process of self-determination stability or the territorial integrity of another State; and the types of acts: (c) shelters, organizes, finances, assists, equips, trains, promotes, supports or in any manner employs bands of mercenaries; enlists, enrolls or tries to enroll in the said bands; allows such activities to be carried out in any territory under its jurisdiction or in any place under its control or affords facilities for transit, transport or other operations of the above mentioned forces.

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Il documento non si limita a delineare i contorni della fattispecie criminosa, stabilisce

anche che ogni persona, fisica o giuridica che si macchi del crimine del mercenariato

commette un’offesa considerata come un crimine contro la pace e la sicurezza in Africa e

che per questo dovrà essere punita20

A tale riguardo all’art. 6 si trova una descrizione dettagliata degli obblighi che di

conseguenza gravano sugli Stati contraenti

.

21

- Impedire ai propri cittadini o agli stranieri il coinvolgimento in qualsiasi atto di

mercenariato;

:

- Impedire l’entrata o il passaggio attraverso il proprio territorio di mercenari o

equipaggiamenti destinati ad uso mercenario;

- Proibire nel proprio territorio ogni attività di persone o organizzazioni che usano

mercenari contro qualsiasi Stato africano membro dell’OUA o [contro] popoli

africani nella loro lotta per la liberazione;

- Comunicare agli altri Stati membri dell’OUA, direttamente o attraverso il

Segretariato dell’OUA, ogni informazione relativa alle attività dei mercenari appena

se ne giunga a conoscenza;

- Interdire sul proprio territorio il reclutamento, l’addestramento, il finanziamento e

l’equipaggiamento di mercenari o di altre forme di attività presumibilmente dirette a

favorire il mercenariato;

- Prendere tutte le misure legislative e le altre misure necessarie per assicurare

l’immediata entrata in vigore di questa Convenzione.

È interessante notare che la Convenzione in questione criminalizza unicamente l’uso

“illegale” dei mercenari secondo i termini della sua portata normativa.

20 “commits an offence considered as a crime against peace and security in Africa and shall be punished as such”. 21 “The contracting parties shall: (a) Prevent its nationals or foreigners on its territory from engaging in any acts of mercenarism; (b) Prevent entry into or passage through its territory of any mercenary or any equipment destined for mercenary use; (c) Prohibit on its territory any activities by persons or organizations who use mercenaries against any African State member of the Organization of African Unity or the people of Africa in their struggle for liberation; (d) Communicate to the other Member States of the Organization of African Unity either directly or through the Secretariat of the OAU any information related to the activities of mercenaries as soon as it comes to its knowledge; (e) Forbid on its territory the recruitment, training, financing and equipment of mercenaries and any other form of activities likely to promote mercenarism; (f) Take all the necessary legislative and other measures to ensure the immediate entry into force of this Convention.” (art.6 OUA Convention).

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Il documento tace sull’ipotesi, tutt’altro che teorica22

È bene ricordare che le prescrizioni di tale Convenzione non hanno la portata di

giurisdizione universale, l’ambito di applicazione è circoscritto al continente africano.

, di violazioni dei diritti umani o di gravi

contravvenzioni alle norme del diritto internazionale umanitario nel caso in cui tali abusi

siano compiuti da mercenari “regolari” utilizzati da Stati africani per difendersi da ribelli

fuori legge o da dissidenti.

a.1. 3. Convenzione internazionale contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e l’addestramento dei mercenari, 1989 Nel 198923 le Nazioni Unite adottano una convenzione contro il reclutamento, l’uso, il

finanziamento e l’addestramento dei mercenari. Tale normativa entra in vigore 20 anni più

tardi, il 29 ottobre 200124

È impossibile non notare l’assenza di tutti e cinque i membri permanenti del Consiglio di

Sicurezza delle Nazioni Unite dalla lista degli Stati che aderiscono alla Convenzione.

.

L’art. 1 contiene la definizione di mercenario25

a) È appositamente reclutato localmente o all’estero per combattere in un conflitto

armato;

, nello specifico colui che:

b) È motivato a prendere parte alle ostilità essenzialmente dal desiderio di guadagno

privato e, infatti, è promessa da o per conto di una delle Parti in conflitto una

22 Si pensi alla lotta negli anni ’90 tra i mercenari del dittatore Mobuto Sese Seko ed i ribelli sostenuti dal governo ruandese. 23 Dopo 10 anni di lavori di un Comitato ad hoc delle Nazioni Unite. 24 Solo una trentina di Stati sono parte della Convenzione, tra cui: Arabia Saudita, Azerbaijan, Barbados, Belgio, Cameron, Costa Rica, Croazia, Cuba, Cipro, Georgia, Guinea, Italia, Liberia, Libia, Maldive, Mali, Mauritania, Nuova Zealanda, Peru, Qatar, Senegal, Seychelles, Togo, Turkmenistan, Ucraina, Uruguay e Uzbekistan. Figurano grandi assenti. Altri Paesi come Algeria, Bangladesh, Armenia, Ecuador, El Salvador, Ghana, Haiti, Honduras, Libano, Madagascar, Mauritius, Marocco, Sudan, Tunisia, Venezuela e Yemen, stanno compiendo passi significativi per aderire alla Convenzione internazionale. 25 1. A mercenary is any person who: (a) Is specially recruited locally or abroad in order to fight in an armed conflict; (b) Is motivated to take part in the hostilities essentially by the desire for private gain and, in fact, is promised, by or on behalf of a party to the conflict, material compensation substantially in excess of that promised or paid to combatants of similar rank and functions in the armed forces of that party; (c) Is neither a national of a party to the conflict nor a resident of territory controlled by a party to the conflict; (d) Is not a member of the armed forces of a party to the conflict; and (e) Has not been sent by a State which is not a party to the conflict on official duty as a member of its armed forces.

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compensazione materiale sostanzialmente superiore a quella promessa o versata

ai combattenti di ranghi e funzioni simili nelle forze armate di detta Parte;

c) Non è né un cittadino di una Parte in conflitto né residente di un territorio controllato

da una Parte in conflitto;

d) Non è un membro delle Forze Armate di una Parte in conflitto;

e) Non è stato inviato da uno Stato che non è parte del conflitto in missione ufficiale

come membro delle forze armate.

Al secondo comma26

a) È appositamente reclutato localmente o all’estero per prendere parte a concertate

azioni di violenza allo scopo di:

, del medesimo articolo, si specifica che rientra nella categoria del

mercenario anche chi, in altre situazioni:

I) rovesciare un Governo o altrimenti minare l’ordine costituzionale di uno Stato

II) o minare l’integrità territoriale di uno Stato;

b) È motivato essenzialmente dal desiderio di un significativo guadagno privato ed è

spinto dalla promessa o dal pagamento di un compenso materiale;

c) Non è né un cittadino né residente dello Stato contro il quale tale atto è diretto;

d) Non è stato inviato da uno Stato con un incarico ufficiale;

e) Non è un membro delle Forze Armate dello Stato nel cui territorio l’atto è intrapreso.

Come si può agevolmente osservare, l’art. 1 della Convenzione riproduce i criteri dell’art.

47 del Protocollo I Addizionale alle Convenzioni di Ginevra. Unica eccezione è l’elemento

della partecipazione diretta alle ostilità ma tale condizione riapparirà all’interno dell’art. 3

della Convenzione.

26 2. A mercenary is also any person who, in any other situation: (a) Is specially recruited locally or abroad for the purpose of participating in a concerted act of violence aimed at: (i) Overthrowing a Government or otherwise undermining the constitutional order of a State; or (ii) Undermining the territorial integrity of a State; (b) Is motivated to take part therein essentially by the desire for significant private gain and is prompted by the promise or payment of material compensation; (c) Is neither a national nor a resident of the State against which such an act is directed; (d) Has not been sent by a State on official duty; and (e) Is not a member of the armed forces of the State on whose territory the act is undertaken.

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17

L’adozione testuale di tali criteri concorrenti pone non pochi problemi concreti nella lotta

contro le attività mercenarie. Di fatto risulta impossibile applicare a chi stia conducendo

attività mercenarie i suddetti elementi cumulativi della definizione27

.

Tuttavia tra le statuizioni del Protocollo I e la Convenzione del 1989 vi sono alcune

notevoli differenze. La Convenzione infatti stabilisce che:

o Gli atti mercenari costituiscono reati internazionali (art. 3);

o Il reclutamento, l’uso, il finanziamento e l’addestramento di mercenari costituiscono

reati internazionali (art. 2);

o Costituisce reato l’essere complice di una persona che commette o tenta di

commettere un’attività mercenaria (art. 4).

E relativamente a quanto descritto, emerge una serie di doveri in capo agli Stati:

I. Non dovranno reclutare, usare, finanziare o addestrare mercenari e proibiscono tali

attività specificamente [volte] allo scopo di contrastare il legittimo esercizio del diritto

inalienabile dei popoli all’autodeterminazione;

II. Adottano tutte le misure possibili per prevenire i preparativi nei rispettivi territori per la

commissione di tali reati all’interno o fori dal proprio territorio, compreso il divieto di

attività illegali di persone, gruppi o organizzazioni che incoraggino, istighino,

organizzino o intraprendano la perpetrazione di tali reati;

III. Fanno sì che i reati di cui alla presente Convenzione siano passibili di pene adeguate

che tengano conto della gravità di tali reati (art. 5, par. 3);

IV. Adottano tutte le misure necessarie per affermare la propria giurisdizione su ciascun

reato previsto dalla Convenzione (nel suo territorio o commesso da un suo cittadino),

nonché [adottano tutte le misure necessarie] per avviare una azione penale o

l’estradizione (giurisdizione universale). (artt. 9-10).

Relativamente al punto II, secondo una correnti minoritarie, è possibile interpretare tale

clausola come prescrittiva di un obbligo ineludibile per gli Stati di adottare tutte le misure

necessarie, comprese regolamentazioni ad hoc, per prevenire l’eventualità che le PMCs e

le PSCs possano portare avanti le proprie attività quando queste siano direttamente o

indirettamente collegate ad attività qualificabili come mercenarie.

27 Inoltre come ribadito nel report del Prado, gli Stati avranno sempre il diritto di inserire combattenti stranieri nelle loro forze armate così come di avvalersi di consulenti e tecnici stranieri senza che vi sia necessità di inserirli in una struttura gerarchica militare.

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Come messo in risalto da autorevoli giuristi, a differenza di quanto avvenuto in relazione

ad altri strumenti internazionali di tutela dei diritti umani, la Convenzione in esame non

prevede l’istituzione di un organo di monitoraggio e controllo.

Ulteriore aspetto di rilievo è che le attività ed i servizi forniti da imprese militari e di

sicurezza transnazionali non rientrano nel campo di applicazione di detta Convenzione,

con l’eccezione di conflitti armati in cui partecipino direttamente alle ostilità o in situazioni

in cui siano coinvolte in atti di violenza concertati per minare l’ordine costituzionale di uno

Stato, la sua integrità territoriale o l’inalienabile diritto dei popoli all’autodeterminazione. Di

fatto l’efficacia della Convenzione rimane circoscritta ai soli casi di violazioni dei diritti

umani specificamente rientranti nelle suddette prescrizioni.

Infine è utile mettere in ulteriore evidenza alcuni profili28

- Il Protocollo I fa parte del diritto internazionale umanitario, per la precisione dello jus

in bello. Il documento mira proteggere l’essere umano anche nelle situazioni più

estreme ma distingue tra chi ha diritto alla protezione internazionale e chi ne rimane

escluso. In tale quadro, spie

inerenti alla diversa natura del

Protocollo I del 1977 e della Convenzione del 1989:

29

La Convenzione internazionale cerca di affermare, nella cornice dello jus ad bellum,

la responsabilità degli Stati attraverso norme giuridiche che prevengano e

sanzionino il singolo mercenario così come i responsabili e tutte le attività correlate.

e mercenari non possono essere considerati

combattenti o prigionieri di guerra.

- Il Protocollo I non prevede un obbligo sanzionatorio, si limita al rifiuto di considerare

i mercenari come combattenti o prigionieri di guerra.

La Convenzione obbliga gli Stati a sanzionare le attività mercenarie connesse30

così come i mercenari che portino avanti tali attività sebbene solo nel caso in cui

partecipino direttamente alle ostilità o a concertati atti di violenza31

- Il Protocollo I si riferisce esclusivamente a situazioni di conflitti armati internazionali,

non regolamenta le ipotesi di mercenariato e/o attività connesse al di fuori di una

conflittualità armata internazionale come ad esempio atti terroristici commessi in

.

28 Cfr. report working group NU, opera in Bibliografia. 29 Per l’esattezza sono previste delle eccezioni (art. 46). 30 Art. 2 31 Art. 3.

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tempo di pace che compromettano l’ordine costituzionale o l’integrità territoriale di

uno Stato.

La Convenzione internazionale si occupa della tutela dei diritti umani, della stabilità

dei governi, dell’integrità territoriale degli Stati e si interessa di ogni conflitto armato

sia interno che internazionale.

Da un punto di vista generale, una delle principali critiche alla Convenzione dell’89 è la

mancanza di volontà politica degli stessi Stati membri, tradottasi in un logorante iter

sfociato nell’entrata in vigore nell’ottobre del 2001 con un livello di ratifica

complessivamente esiguo.

a.1. 4. Considerazioni ulteriori sul rapporto tra mercenariato e PMCs

Alle evidenti lacune ed ambiguità del diritto internazionale relativamente al mercanariato

ed alle attività delle PMCs e delle PSCs, si aggiunga il fatto che pochissimi Paesi hanno

una legislazione interna adeguata ad affrontare e regolamentare il fenomeno in

espansione dell’industria della sicurezza privata.

Volendo approfondire tale tematica, ci si potrebbe anche porre la domanda sul perché la

maggior parte degli Stati sia assolutamente restia ad equiparare i mercenari alle PMCs,

nonostante queste in alcuni casi forniscano anche servizi di supporto diretto alle ostilità.

La risposta pare principalmente riconducibile ai seguenti quattro fattori32

1) La definizione di mercenario è volta ad identificare e scoraggiare singoli

individui, attori umani

:

33

La realtà odierna è caratterizzata da società, non singoli, che forniscono servizi militari

privati (inclusi quelli tradizionalmente mercenari).

.

2) La caratteristica base del mercenario tradizionale - il negozio personale

relativo ad una mercificazione di violenza diretta - non sempre è condivisa

dalla maggior parte delle PMCs.

In effetti, solo un esiguo numero di PMCs è in grado di offrire servizi di combattimento

offensivo. Fino ad oggi, gli Stati non hanno nemmeno provato ad intraprendere un’analisi

complessiva dell’industria delle PMCs, differenziando (anche giuridicamente) tra la realtà

32 Vedasi Sheehy – Maogoto, opere in Bibliografia. 33 Ciò è particolarmente evidente nella “International Convention against the Recruitment, Use, Financing and Training of Mercenaries”, UN International Convention, New York, 4 dicembre 1989.

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di nicchia delle aziende così dette combat-ready ed il grande numero di società che

forniscono supporto e/o servizi di sicurezza senza però avere al centro della propria

attività di affari il combattimento vero e proprio34

3) Il mercato, sempre più raffinato, le lobbies, il sofisticato modus agendi delle

moderne e professionali PMCs, spesso conferisce loro una certa credibilità

ed incoraggia gli Stati a relazionarsi con loro, percependole e trattandole in

maniera differente dai mercenari.

.

A differenza dei mercenari percepiti dai Governi come irrimediabilmente inaffidabili e

senza alcuna credibilità, i grandi managers delle PMCs di punta hanno spesso accesso a

tavoli di livello politico molto alto, godendo di una sorta di “rispettabilità ed onorabilità”

professionale.

4) Le ormai diffuse tendenze politiche ad accrescere l’efficienza del settore

pubblico attraverso lo stimolo della competizione col privato.

Sotto tale aspetto, in casi circoscritti, gli Stati hanno conseguito vantaggi economici non

indifferenti, relativamente all’utilizzo delle PMCs in veste di fornitori di servizi militari con un

rapporto costo-efficacia migliore rispetto a quello delle Forze Armate nazionali.

È interessante notare, a livello internazionale, la differenza tra l’enfasi nel proibire

qualsivoglia attività mercenaria ed i crescenti segnali da parte di numerosi Stati a voler

ragionare su quale possa essere in futuro la strada migliore per integrare le PMCs nella

struttura legale nazionale e su come eventualmente regolare tale industria che fornisce un

ampio raggio di servizi di difesa.

Naturalmente vi è una forte tensione tra coloro i quali ritengono che le PMCs vadano

trattate alla stregua di una nuova fiorente industria capace di fornire servizi che un tempo

erano di esclusiva competenza governativa e coloro che vedono nell’enorme (e sotto

numerosi aspetti incontrollato) potere delle PMCs una seria minaccia alla sicurezza

nazionale ed internazionale.

Relativamente alla reale natura delle entità private in esame, dell’industria delle PMSCs,

sembra opportuno citare le parole di Nic Van Den Bergh, direttore amministrativo della

Executive Outcomes35

“We are a commercial venture … We are not an aid agency”

: 36

34 Certamente il compito non è reso agevole dal fatto che la linea di demarcazione tra le differenti tipologie di attività non è sempre netta. Le distinzioni spesso rischiano di essere arbitrarie.

.

35 Società che cessa di esistere nel 1998.

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a.2. PMCs: difficoltà di definizione, inquadramento e regolamentazione La generale diffidenza che circonda il fenomeno delle Private Military Companies può

essere letto come un riflesso delle evidenti difficoltà nel definire e conseguentemente

regolamentare tale realtà.

Soffermandosi sulla dimensione pratica di tale complessa dimensione, secondo una

cospicua corrente di analisti del fenomeno, è possibile arrivare ad affermare che queste

PMCs rappresentano una rinnovata ed organizzata forma di “mercenariato aziendale”37

che risponde al bisogno di avanzate conoscenze militari.

Dal punto di vista quantitativo, la tendenza ad utilizzare le PMCs fa un decisivo balzo in

avanti negli anni Novanta per poi accelerare ulteriormente la crescita con le guerre in

Afghanistan e in Iraq38

Altro elemento degno di rilievo, messo in luce da autorevoli correnti di giuristi, è la capacità

di camaleontico adattamento di questi nuovi attori. Sebbene in alcuni aspetti rassomiglino

a forme di mercenariato, le più moderne PMCs hanno sviluppato un sofisticato modello di

business ed un modus operandi compatibili con le necessità e le strutture del sistema

internazionale post Guerra Fredda. Tale pragmatismo ha consentito a tale industria privata

di arrivare nel tempo a forme di implicita ed esplicita legittimazione.

.

Il coinvolgimento delle PMCs in attività tradizionalmente di competenza delle Forze

Armate nazionali suscita controversie ed accende il dibattito relativo alla necessità di una

seria regolamentazione della materia, quando il loro utilizzo viene percepito come un

mezzo per eludere il processo politico o per portare avanti azioni che costituiscono una

forzatura o una elusione delle regole derivanti dal diritto internazionale e/o una violazione

dei diritti umani39

36 Kevin Whitelaw, “Have Gun, Will Prop up Regime”, US News & World Report, 20 jan. 1997, World Report 46.

. Nelle suddette circostanze sono violate numerose norme, a partire dalla

37 Vedasi ad esempio il Prof. Zarate, opera in Bibliografia. 38 Solo in Iraq, il personale armato della sicurezza privata passa da circa 20.000 unità nel 2004 a quasi 48.000 nel 2007. cfr. dati J. Scahill, opera in Bibliografia. 39 Si pensi all’esperienza delle PMCs in Colombia, utilizzate in missioni contro i grandi cartelli della droga, all’Angola o al recente scandalo di Abu Ghraib. In linea generale ha suscitato e suscita feroci polemiche l’uso delle PMCs nella “guerra al terrore” connesso alla pratica di trasferire persone colpevoli e/o sospettate in paesi che non si fanno scrupoli nell’usare procedure inumane, come tortura, detenzione e incarcerazione extra giudiziale, per ottenere informazioni.

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normativa della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Tortura40

Tuttavia l’ambiguità inerente allo status legale delle PMCs e la loro natura amorfa sotto le

leggi internazionali esistenti offre un comodo appiglio per creare scappatoie giuridiche ad

hoc in favore di Paesi che preferiscono eludere i propri obblighi lacerando di fatto il tessuto

legale internazionale.

e delle Convenzioni di

Ginevra del 1949.

Dal punto di vista pratico, sono stati individuati tre possibili approcci per controllare la

condotta di conflitti violenti in cui siano coinvolte le PMCs.

Nello specifico, si ipotizza l’applicabilità di:

- Leggi nazionali di portata extraterritoriale;

- Leggi concernenti la responsabilità dello Stato per gli attori privati;

- Leggi che inerenti alla condotta della guerra come contenuta in varie convenzioni

internazionali.

Relativamente al primo punto, salvo rare eccezioni le leggi nazionali tendono ad astenersi

da rivendicazioni di giurisdizione. È agevole osservare la carenza endemica di strutture

legali extraterritoriali relative alle PMCs.

Inoltre le previsioni contenute in convenzioni internazionali relative alla presenza ed

all’attività dei mercenari, non arrivano a comprendere il fenomeno delle PMCs, che come

già messo in evidenza, addirittura non trova ancora una sua definizione univoca

internazionalmente riconosciuta.

Si può ipotizzare che il permanere di tale ambiguità giuridica, a livello internazionale, giovi

a più di un attore non statuale e statuale.

Secondo una efficace sintesi di Maogoto-Sheeby, le principali difficoltà per costruire una

piattaforma legale volta al controllo delle PMCs sono tre:

- Difficoltà nell’arrivare ad una definizione unica e condivisa di ciò che costituisce

‘l’autorità governativa’ (base da cui partire per enucleare le funzioni intrinsecamente

governative e quindi non delegabili).

- La vasta gamma dei servizi offerti dalle PMCs è spesso difficile da categorizzare

quando inserita in un continuum operativo;

- L’assenza di volontà politica - a discapito di tutte le leggi nazionali ed internazionali.

40 Convention Against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment, UN International Convention, 10 december 1984.

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Come già accennato, in una prospettiva globale, le PMCs sono oggi nella posizione di

accumulare un potere incontrollato in grado di incidere profondamente su numerosi fattori

quali negoziati geo-strategici, risoluzione dei conflitti e stabilità economica mondiale.

Com’è noto i diritti e gli obblighi esistenti tra attori militari e Governi sono chiari, mentre i

rapporti tra Istituzioni e PMCs vanno a formare una zona grigia nell’alveo della legalità.

È evidente che la relazione tra Governi e PMCs riduce drasticamente l’ambito di

osservanza da parte degli Stati degli obblighi legali internazionali.

Il nodo principale è legato al fattore di ‘comando e controllo’. In più circostanze comandanti

militari in teatro si sono trovati in condizioni di ignoranza ed incapacità relativamente al

controllo delle attività quotidiane portate avanti dalle PMCs operative nella propria zona di

responsabilità41

Questo tipo di problematica ormai da anni è in cima ai pensieri di giuristi ed analisti militari.

.

Senza mezzi termini P. Singer42 nota che ignorando la collaudata dottrina del ruolo dei

civili nella guerra, i contractors attualmente operano, sotto l’aspetto legale, in una terra di

nessuno, al di là dei confini stabiliti dal diritto militare o internazionale. La realtà dei fatti è

che siccome i contractors non rientrano in una gerarchia militare formale, essi sono

generalmente entità che si autoregolano43

In tale ottica, non sorprende che una variegata serie di attività delle maggiori PMCs

attualmente operative allarmi non solo la popolazione ma anche ufficiali degli eserciti

regolari preoccupati per il crescente ruolo dei contractors nella condotta delle ostilità.

.

È un dato di fatto che all’utilizzo di queste realtà private, i così detti poteri de facto, sia

riconducibile un cospicuo numero di gravi abusi. Basti pensare allo scandalo del carcere

iracheno di Abu Ghraib44

Non si può fare a meno di notare che, nella maggior parte dei casi di violazioni dei diritti

umani e delle norme del diritto internazionale umanitario, si assiste ad una sostanziale

impunità garantita al personale delle PMCs coinvolte.

. Nella vicenda fu coinvolto personale della California Analysis

Center Incorporated (CACI) e della Titan Corporation.

41 Parole di veterano delle Forze Speciali circa il ruolo delle PMCs in Iraq: “the military really can’t tell you [the PMCs] how to do your job – they can advise you, but they really have no control over you”. Cfr. Peter W. Singer (opera in Bibliografia). 42 Noto analista specializzato nello studio del fenomeno delle PMCs. 43 Vedasi la Bibliografia. 44 Solo per fare un altro esempio, impiegati della DynCorp, in Yugoslavia, agli inizi degli anni Novanta, furono coinvolti, in traffici di donne finalizzati alla prostituzione. Purtroppo lo scandalo di Abu Ghraib è sicuramente tra i più noti all’opinione pubblica ma non è forse il più grave.

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“Regulating and Monitoring Private Military and security Companies”, presentation by J. L. Gòmez del Prado, Geneva 17 Session Special Procedures, UN Working Group on the Use of Mercenaries, 28 giugno 2010

a.3. Problematiche relative all’attribuzione di responsabilità La principale sfida posta dalla privatizzazione dell’uso della forza è sicuramente relativa al

controllo ed alla connessa attribuzione di responsabilità per gli atti compiuti. La crescente

interazione, nella condotta di conflitti, tra poteri pubblici e privati è fonte di numerose

problematiche.

È essenziale ricordare che uno degli aspetti in cui la sovranità statuale si sostanzia è

proprio il monopolio dell’uso della forza. Questo paradigma è alla base dell’attuale ordine

internazionale, così come siamo abituati a percepirlo. Annessa a tale dimensione vi è

inoltre la responsabilità relativa alla garanzia dei diritti individuali dei cittadini.

Tradizionalmente il diritto di accumulare vaste risorse per la guerra richiede il controllo,

l’approvazione e la responsabilità del Governo ed indirettamente della popolazione. Come

sopra evidenziato, questo ciclo virtuoso si interrompe bruscamente quando entrano in

gioco le PMCs. È un dato di fatto che queste società di servizi private portino avanti azioni

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spesso caratterizzate da un alto tasso di violenza e da extraterritorialità in nome di una

nazione specifica ma senza il corollario di doverne poi rispondere alla popolazione di

quello Stato.

È consuetudine ed è altresì una regola ben consolidata del diritto internazionale che le

violazioni del diritto medesimo commesse da istituzioni o da individui classificabili come

organi di stato inneschino la responsabilità dello Stato45

Il primo esempio di tale assunto è senz’altro la responsabilità dello Stato per tutti i

comportamenti delle sue Forze Armate. Questa è la norma indiscussa, indipendentemente

dal fatto che le forze rimangano dentro o escano dalla propria sfera di competenza.

.

Inoltre fa sempre capo agli Stati la responsabilità per atti compiuti privatamente46,

quest’ultima è una lex specialis che deroga all’abituale disciplina della responsabilità47

La dottrina della responsabilità statuale genera la responsabilità degli Stati per i crimini

internazionali, quali violazioni del diritto consuetudinario o del diritto convenzionale

.

Tale “eccezione” trova la sua ratio nel principio universalmente riconosciuto che gli Stati

sono destinatari di obblighi inderogabili nei confronti degli altri Stati e spesso del mondo

intero, specialmente nel campo del diritto penale internazionale e del diritto umanitario.

48 e

consente il venir in essere di conseguenze giuridiche49

.

Secondo i più recenti studi di Maogoto&Sheehy50

è possibile enucleare due fondamentali

approcci nel delineare i contorni della responsabilità statuale. A giudizio di un primo filone

di pensiero tali attori non statuali (le PMCs) dovrebbero essere considerati alla stregua di

agenti de facto del Governo, invece stando ad una seconda corrente di giuristi ed analisti

non si potrebbe far altro che concentrarsi sui compiti specifici delegati agli attori non

statuali in questione.

Nei seguenti sottoparagrafi saranno analizzate le differenti impostazioni.

45 Vedasi:

o Draft Articles on the Responsability of the States for International Wrongful Acts (art.4), UN Doc.A/56/10, 12 december 2001.

46 Cfr o The Hague Convention (IV) Respecting the Laws and Customs of War on Land (art.3), 18 october

1907; o Protocol Additional to the Geneva Conventions of 12 august 1949, and relating to the Protection of

Victims of International Armed Conflicts (art.91), 8 june 1977. 47 Cfr. M. Sassoli, opera in Bibliografia. 48 Diritto primario o originario. 49 Diritto secondario o derivato. 50 Opere in Bibliografia.

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a.3.1. Agenti “de facto” Solitamente la responsabilità per il comportamento di attori non statuali nelle vesti di

singoli individui o società non è imputabile allo Stato. gli Stati non sono tenuti a rispondere

delle azioni dei suoi privati cittadini salvo che vi siano specifici collegamenti che fungano

da base per un’imputazione di responsabilità.

In sintesi, sebbene gli attori privati generalmente non siano soggetti diretti del diritto

internazionale, in una serie di situazioni particolari alcuni decisori internazionali hanno

assimilato l’azione di entità private a quella di agenti di fatto dello Stato facendone

conseguire l’attribuzione della relativa responsabilità allo Stato medesimo.

La dottrina in esame, che postula la responsabilità dello Stato parte dall’assunto che lo

Stato sia in grado di eludere e/o violare i suoi obblighi internazionali attraverso una

variegata gamma di attori non necessariamente limitata a coloro i quali sono chiaramente

suoi agenti.

Tale approccio dottrinario incentrato sulla figura dell’agente de facto, si focalizza

logicamente sul collegamento esistente tra Stato e persone che effettivamente compiono

gli atti contrari alla legge51

Il diritto internazionale umanitario prende in considerazione persone con una riconosciuta

posizione di autorità e coloro a cui sia di fatto riconducibile il potere.

. L’attribuzione della responsabilità statuale richiede infatti che

sussistano alcune specifiche forme di rapporto tra gli individui ed il Governo

presumibilmente responsabile.

In quest’ottica lo Stato è certamente responsabile per i suoi agenti di fatto e può quindi

rispondere per le violazioni del diritto internazionale commesse da attori privati una volta

che sia accertata la loro natura di agenti di fatto52

.

a.3.2. Il principio della delega Il secondo approccio che mira ad affermare la responsabilità dello Stato trova la sua base

più solida nell’ “International Law Commission’s Articles on State Responsibility”53

51 Nazionale o internazionale.

.

52 Accertamento non facile. Vedasi tuttavia ad esempio “Prosecutor v. Tadic” case No. IT-94-1-A, 15 july 1999. 53 Cfr. Crawford, opera in Bibliografia.

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In tale quadro la responsabilità statuale deriva direttamente dalla decisione dello Stato di

delegare autorità governative.

Al centro dell’analisi non è più la natura della parte – pubblica o privata – che porta avanti

un determinato compito bensì la natura del compito da realizzare.

Seguendo questa logica pragmatica, entità private possono assurgere a particolari

tipologie di attori statuali qualora portino avanti compiti o funzioni che verosimilmente

hanno natura pubblica e quindi governativa.

È innegabile che alcune attività sempre più comunemente affidate a PMCs siano

profondamente connesse ad interessi di natura pubblica54

L’art. 5 della Convenzione internazionale del 2001 (“Convention on the Responsibility of

the States for Internationally Wrongful Acts”)

, ciò spinge a considerare gli

attori privati coinvolti alla stregua di attori statuali al fine di farli rientrare nell’alveo di

applicabilità delle norme a tutela dei diritti umani.

55

Concretamente sebbene i dipendenti delle PMCs appartengano senza ombra di dubbio

alla categoria degli attori privati, in alcune circostanze le loro attività sono talmente

connesse con la sfera statale che le loro azioni non possono essere che considerate de

facto azioni del Governo.

è estremamente significativo. Stando alla

lettera della norma, sembrerebbe incontrovertibile che persone ed entità private impegnate

in servizi o attività militari sponsorizzate dal Governo non siano altro che meri agenti de

facto dello Stato.

Attraverso una strada diversa si arriva a conclusioni analoghe a quelle del paragrafo

precedente.

Ad ogni modo, addentrandosi nell’analisi di questa zona grigia della legalità internazionale

il problema giuridico lascia presto il campo a questioni di etica a cui non è facile

rispondere.

54 Basti pensare all’importanza dei dati che emergono dalle attività connesse e finalizzate alla dimensione dell’interrogatorio. 55 Convention on the Responsibility of the States for Internationally Wrongful Acts, art. 5 Conduct of persons or entities exercising elements of governmental authority The conduct of a person or entity which is not an organ of the State under article 4 but which is empowered by the law of that State to exercise elements of the governmental authority shall be considered an act of the State under international law, provided the person or entity is acting in that capacity in the particular instance.

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a.3.3. Privati che agiscono sotto la direzione e/o il controllo dello Stato: i “quasi attori statuali”

Volendo approfondire un ulteriore aspetto di ambiguità inerente alla dimensione giuridica

degli attori privati in esame è di estrema utilità riprendere la linea di indagine56

Il dato di partenza è che il modus agendi, gli indicatori decisivi che consentano di attribuire

con certezza le azioni di attori non statuali allo Stato rimangono sotto molti aspetti oscuri.

focalizzata

sui soggetti che agiscono sotto la direzione e/o il controllo dello Stato.

Per cercare di arrivare ad una maggiore chiarezza, sarà utile procedere nell’esame alcuni

casi concreti.

La Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), nel caso del Nicaragua57, considera responsabili

gli Stati Uniti per le azioni di entità non statuali compiute negli anni Ottanta nel territorio del

Nicaragua. È una evento storico che costituisce un precedente importante. La Corte infatti

respinge la giustificazione dell’autodifesa collettiva sostenuta dagli USA relativamente alle

attività militari e paramilitari compiute in e contro il Nicaragua58

L’ICJ per procedere nell’imputazione degli atti compiuti dai soggetti non statuali agli Stati

Uniti richiede come necessario presupposto che gli USA abbiano avuto l’effettivo controllo

sulle operazioni militari e paramilitari nel corso delle quali siano state commesse le

violazioni contestate.

.

Secondo alcuni giuristi è corretto arrivare a parlare di “quasi attori statuali”: privati che, pur

senza specifico mandato, agiscano comunque sotto la direzione e/o il controllo dello Stato.

Nel caso citato, ad esempio, tra i fatti imputabili agli Stati Uniti figurano anche le operazioni

compiute contro impianti petroliferi, basi navali e porti del Nicaragua. In tal caso è evidente

come la supervisione ed il supporto logistico fornito dagli USA ad altri soggetti privati siano

alla base della relativa attribuzione di responsabilità. Di fatti la Corte specifica che

sebbene non sia provato che personale militare abbia avuto un ruolo diretto nelle

56 Maogoto&Sheehy 57 “Military and Paramilitary Activities in and against Nicaragua”, Nicaragua v United States of America, International Court of Justice (ICJ), 27 june 1986. 58 “[The Court] Rejects the justification of collective self-defence maintained by the United States of America in connection with the military and paramilitary activities in and against Nicaragua the subject of this case”.

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operazioni, agenti USA hanno partecipato alla progettazione, direzione e supporto.

Pertanto la Corte afferma l’imputabilità degli Stati Uniti per tali attacchi 59

Relativamente ad altre operazioni condotte al confine tra Nicaragua ed Honduras, la Corte

esamina la genesi, lo sviluppo e le attività condotte dalla forza Contras e il ruolo degli USA

in relazione ad esse. Secondo il Nicaragua gli Stati Uniti avrebbero ideato, creato ed

organizzato un esercito mercenario, la “Contra Force”. L’ICJ pur non essendo in grado,

sulla base delle informazioni disponibili, di accertare che gli USA abbiano “creato” la forza

Contras in Nicaragua tuttavia ritiene assodato che la FDN, un ramo della Contras Force,

sia stato“ [dagli USA] largamente finanziato, addestrato, equipaggiato, armato ed

organizzato

.

60

In sintesi l’ICJ ha trovato un nesso sufficiente tra il Governo statunitense ed alcuni singoli

operatori latino americani come UCLAs

.

61

L’UCLAs in Nicaragua ha svolto compiti di ampio respiro come minare porti (in altrui acque

territoriali) e sebbene non figuri ufficialmente tra gli agenti statunitensi ha tuttavia operato

in stretto contatto e con dirette istruzioni di personale militare e dell’intelligence USA, da

cui ha regolarmente ricevuto sostegno economico altrimenti configurabile come una sorta

di “stipendio”.

.

Concretamente gli USA sarebbero dunque responsabili per gli atti dell’UCLAs poiché

hanno fornito assistenza economica, supervisione e specifiche istruzioni.

In maniera non proprio lineare, se non decisamente contraddittoria, in ultimo, la Corte non

ritenne di non poter dimostrare la totale dipendenza dei Contras dall’aiuto statunitense.

Secondo la Corte non ci sono prove evidenti che gli USA effettivamente abbiano esercitato

un tale livello di controllo tale da giustificare il fatto che i Contras agiscano in suo nome. I

Contras rimangono tuttavia responsabili delle loro azioni, in particolare delle violazioni al

diritto umanitario62

59 “Although it is not proved that any United States military personnel took a direct part in the operations, United States agents participated in the planning, direction and support. The imputability to the United States of these attacks appears therefore to the Court to be established”.

.

60 “The Court then examines the genesis, development and activities of the contra force, and the role of the United States in relation to it. According to Nicaragua, the United States "conceived, created and organized a mercenary army, the contra force". On the basis of the available information, the Court is not able to satisfy itself that the Respondent State "created" the contra force in Nicaragua, but holds it established that it largely financed, trained, equipped, armed and organized the FDN, one element of the force.” 61 Unilaterally Controlled Latino Assets (UCLAs) 62 “The Court considers that the evidence available to it is insufficient to demonstrate the total dependence of the contras on United States aid. A partial dependency, the exact extent of which the Court cannot establish, may be inferred from the fact that the leaders were selected by the United States, and from other factors such as the organisation, training and equipping of the force, planning of operations, the choosing of targets

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In tale ottica, quantunque gli Stati Uniti abbiano abitualmente controllato i Contras e questi

ultimi siano stati fortemente dipendenti dagli USA, le azioni dei Contras non

necessariamente sarebbero imputabili agli Stati Uniti.

Il principio dell’effettivo controllo così come postulato dalla Corte solleva numerosi dubbi e

criticismi all’interno della Comunità Internazionale.

and the operational support provided. There is no clear evidence that the United States actually exercised such a degree of control as to justify treating the contras as acting on its behalf. Having reached the above conclusion, the Court takes the view that the contras remain responsible for their acts, in particular the alleged violations by them of humanitarian law.”

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b. Riflessioni sull’uso delle PMCs da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU)

Le Forze di pace delle Nazioni Unite hanno una lunga tradizione di instancabile critica

all’industria della sicurezza privata.

Molti analisti sono rimasti interdetti di fronte al fatto che proprio in seno all’Organizzazione

delle Nazioni Unite si stia confermando la tendenza a far ricorso ai servizi offerti da PMCs.

È noto che sin dagli anni Novanta, al fine di garantire una effettiva protezione al personale

dell’ONU impegnato in aree ad alto rischio, siano stati stipulati contratti con realtà

societarie private.

Nella seguente tabella alcune delle grandi aziende coinvolte. La lista comprende anche

società di consulenza per la valutazione dei rischi.

PMCs Quartier Generale

Atco Frontec Corporation Sedi in: Canada, Australia,

USA, Regno Unito, Cile e

Emirati Arabi Uniti

Booz-Allen Hamilton Washington D.C., USA

Control Risks Group Londra, Regno Unito

Defense Systems Limited

(DSL) - ArmorGroup

Londra, Regno Unito

DynCorp USA

Global Risk International Auckland, Nuova Zelanda

Gray Security Services North Carolina, USA

MPRI Inc Alexandria, Virginia, USA

Specialist Gurkha Services

UK Ltd

Londra, Regno Unito.

Uffici anche ad Hong Kong,

in Taiwan, Nepal, Bosnia,

Croazia ed Australia

Task Int Ltd Kent, Regno Unito

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Solo per citare qualche dato concreto, sarà utile ricordare che in Somalia, nel quadro della

missione UNOSOM63

La missione UNIMIK

, durante l’operazione “Restore Freedom” sotto il comando

congiunto USA/ONU, la PMC Brown & Roots (BRS) – ora KBR, ha preceduto di 24 ore i

Marines statunitensi, fornendo alle truppe il supporto logistico necessario. 64 in Kosovo ha vissuto il primo grande incremento dell’attività di

PMCs come MPRI e DynCorp. In realtà, in tale circostanza il risultato è stato netemante

negativo, sotto numerosi aspetti imbarazzante. Impiegati della DynCorp sono stati infatti

coinvolti in scandali di varia natura come schiavitù, vendita di esseri umani, sfruttamento

della prostituzione (anche minorile)65

.

I fatti mostrano una dimensione estremamente dinamica, caratterizzata da una pluralità di

fattori multidimensionali dove entrano in gioco interessi economici imponenti.

In tale scenario, non sorprende che quest’anno, l’ONU, in occasione dei preparativi per

l’ampliamento delle sue operazioni (di pace) in Afghanistan, abbia avviato importanti

trattative con una società di sicurezza britannica66

Coerentemente con quanto rilevato, Gregory Starr

nell’intento di far inviare Gurka nepalesi

che provvedano alla totale protezione del personale in loco. 67

Evitando di addentrarsi nei meandri giuridici ed eludendo ogni riferimento ad una

dimensione morale e valoriale di cui simbolicamente l’ONU in primis dovrebbe essere

vessillo, lo stesso Starr, in veste ufficiale, in una intervista del 2008 ha difeso in maniera

energica l’operato della PMC Xe Services, in precedenza nota come Blackwater USA,

dalle accuse di aver ucciso 17 innocenti, tutti civili iracheni:

, sin dall’inizio del suo mandato, ha

decisamente favorito e sostenuto la necessità di un incremento del ricorso a società si

sicurezza privata in Pakistan, dove numerosi operatori umanitari dell’ONU sono stati

bersaglio di rapimenti ed uccisioni. Negli ultimi mesi, ha inoltre spianato ulteriormente la

strada all’utilizzo di PMCs per la protezione di diplomatici americani in Iraq ed Afghanistan.

“In sostanza penso che facciano un ottimo lavoro”68

63 United Nations Operation in Somalia. UNOSOM I (aprile 1992 - dicembre 1992) e UNOSOM II (marzo 1993 – marzo 1995.

.

64 Interim Administration Mission in Kosovo. 65 Ad oggi i principali responsabili di tali azioni, denunciate da altri impiegati della DynCorp (Johnson e Kathryn Bolkovac), restano impuniti. 66 IDG Security Ltd. 67 Alto funzionario delle Nazioni Unite, Sotto-Segretario Generale per la Sicurezza dal 6 maggio 2009. 68 “Essentially, I think they do a very good job. The September 16th incident was a tragedy. It has to be investigated carefully” , 4/4/2008 msnbc.com

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“Regulating and Monitoring Private Military and security Companies”, presentation by J. L. Gòmez del Prado, Geneva 17 Session Special Procedures, UN Working Group on the Use of Mercenaries, 28 giugno 2010

L’allora Primo Ministro Nuri al Maliki criticò aspramente il rinnovo del contratto, per la

protezione di diplomatici statunitensi, con la Xe Services - Blackwater USA, società di

sicurezza definita colpevole di “massacri” contro il popolo iracheno69

In questo caso pare che la politica, ai massimi livelli, abbia seguito una sua oscura ratio

continuando ad affidarsi ad una azienda con un modus operandi discutibile sotto numerosi

ed importanti aspetti.

.

Dal punto di vista generale, è possibile constatare che tale nuova strategia o

“stratagemma”70

69 Reuters 7 aprile 2008.

di utilizzo delle PMCs da parte delle Nazioni Unite rappresenta

certamente la maggiore contraddizione dell’organizzazione rispetto alle sue consolidate (e

di vecchia data) procedure operative standard relative al non uso di soggetti privati -singoli

o società- nell’adempimento delle sue responsabilità per il mantenimento della pace

mondiale.

70 Come suggerito da Serry-Kamal, potremmo trovarci di fronte ad una linea interna precisa sia pur non ufficializzata.

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Tale tendenza alla privatizzazione della sicurezza anche in seno all’organizzazione fulcro

della Comunità Internazionale suscita l’allarme di molti funzionari dell’ONU e di un

cospicuo numero di esperti della materia.

Secondo Jean-Marie Guehenno71, continuando su questa strada la Comunità

Internazionale manda un segnale sbagliato72. Stando alle parole di Jake Sherman73,

l’utilizzo di queste PMCs è un pericoloso precedente per le Nazioni Unite74

.

Partendo dal presupposto che i vertici dell’ONU siano sicuramente consapevoli delle

difficoltà di fondo inevitabilmente connesse all’utilizzo di PMCs nelle operazioni, ci si dovrà

domandare quali siano gli elementi determinanti per giungere alla scelta di intraprendere

questo iter spinoso.

Ad oggi, emergono tre motivazioni fondamentali75

In primis, siccome in passato l’Organizzazione ha perso molti dei suoi dipendenti in

attacchi terroristici, questo metodo (l’utilizzo di PMCs) garantirebbe una maggiore

sicurezza al personale in loco.

con cui confrontarsi.

In secondo luogo, nella maggior parte dei casi i Paesi che ospitano personale delle

Nazioni Unite, hanno mostrato di non essere in grado di provvedere alle necessità

collegate alla sicurezza dei membri degli staff.

In ultimo, tale strategia (l’utilizzo di PMCs) consentirebbe all’Organizzazione di continuare

ad operare in un ambiente sempre più ostile.

Tuttavia, ad un esame approfondito, nessuna delle menzionate ragioni sembra soddisfare

appieno il rapporto costi-benefici.

L’attuale condotta delle Nazioni Unite pare riflettere una certa confusione nell’apparato

decisionale dell’Organizzazione.

Altro elemento da non sottovalutare è che l’utilizzo di PMCs contribuisce, in varie parti del

mondo76

71 Alto ufficiale dell’ONU per il mantenimento della pace dal 2000 al 2008.

, a deteriorare l’immagine dell’ONU.

72 “The signal from the international community is we care about you, but not to the point of risking our own boys, and that's not a good thing”. Citazione interna all’articolo di C. Lync, opera in Bibliografia. 73 Membro della missione ONU in Afghanistan dal 2003 al 2005. 74 “This is a dangerous precedent for the UN”. Citazione interna all’articolo di C. Lync, opera in Bibliografia. 75 Cfr. M. Serry-Kamal, opera in Bibliografia 76 Soprattutto nel così detto terzo mondo.

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Il risultato più evidente è che l’Organizzazione non riesce ad essere percepita come un

arbitro neutrale nelle dispute regionali. Questa è una stridente contraddizione rispetto a

quello che la Comunità Internazionale si aspetta che l’ONU rappresenti.

In sintesi l’utilizzo delle PMCs in operazioni delle Nazioni Unite si presenta problematico

nel lungo termine, sotto molteplici aspetti:

1) Responsabilità77

Il processo attraverso cui i pubblici ufficiali rispondono, direttamente o indirettamente, delle

loro azioni, dell’uso del loro potere di fronte ai cittadini, non ha luogo. Visto che gli

impiegati delle PMCs non possono essere considerati impiegati delle Nazioni Unite, il

risultato è che non possono essere soggetti a provvedimenti disciplinari e meno che mai

licenziati

.

78

La questione dei così detti “danni collaterali”

. Soprattutto non esiste, ad oggi, uno strumento effettivo che consenta all’ONU

di attribuire loro la responsabilità per eventuali violazioni e/o violenze commesse

nell’esercizio delle loro funzioni di sicurezza. 79

2) Efficacia.

, soprattutto ad opera di entità private

pagate dalle Nazioni Unite, rimane tutt’ora aperta, con conseguenze devastanti

sull’immagine dell’ONU nella percezione di larghe fasce della popolazione di Paesi con

peacekeeping operations in atto.

Attualmente l’attività di tutela degli staff internazionali da parte delle maggiori società di

sicurezza privata presenta numerosi gaps di efficienza ed efficacia. Il bilancio sul terreno

non può essere sicuramente considerato positivo.

Tuttavia se le PMCs in futuro dovessero avere un effettivo successo nell’obbiettivo di

proteggere il personale delle Nazioni Unite, utilizzando metodi “spietati”, come reagirà

l’ONU? Romperà o rinnoverà i contratti?

3) Costi.

Come farà l’ONU ad impedire che le PMCs, in un futuro non lontano, possano imporre

oneri finanziari abnormi rispetto ai servizi effettivamente prestati?

77 Cfr. approfondimento par. a. del presente capitolo. 78 Tutt’al più il contratto può non essere rinnovato. 79 Il caso più frequente è la morte di civili innocenti per “errore” in relazione ad una operazione in corso.

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Le Nazioni Unite, se intenderanno proseguire sulla via delle PMCs, dovranno essere

pronte ad affrontare una miriade di difficoltà, politiche, giuridiche, economiche e non ultimo

di immagine.

Relativamente a quanto osservato, è di estremo interesse esaminare i recenti sviluppi e gli

ultimi orientamenti dei lavori del Working Group delle NU sull’uso dei mercenari.

b.1. L’orientamento del Working Group delle NU sull’uso dei mercenari (paragrafo aggiornato al 29 luglio 2010)

Sin dalla sua creazione nel 2005 il Working Group delle NU sull’uso dei mercenari80

ha

condotto un attento monitoraggio ed analisi delle attività di mercenari e delle Private

Military and Security Companies (PMSCs), in particolare concentrandosi sulla

problematica dell’impatto sui diritti umani (delle popolazioni di Paesi in cui operano queste

entità private) e della mancanza di strumenti efficaci per affermare la responsabilità di tali

attori non statuali.

80 Il WG nasce nel luglio del 2005 a norma della Risoluzione 2005/2 della Commissione sui Diritti Umani. Al WG sono affidati compiti specifici:

a) Elaborare e presentare proposte concrete su complementari e nuovi standards possibili allo scopo di colmare gli esistenti vuoti, così come direttive generali o principi base volti a favorire una ulteriore protezione dei diritti umani, in particolare il diritto dei popoli all’autodeterminazione, di fronte alle attuali ed emergenti minacce poste dalle attività mercenarie o connesse (al mercenariato);

b) Cercare pareri e contributi da Governi, Organizzazioni governatve e Organizzazioni non governative sulle questioni relative al suo mandato;

c) Monitorare i mercenari e le attività mercenarie connesse in tutte le loro forme e manifestazioni in differenti parti del mondo;

d) Studiare ed identificare fonti e cause, le questioni emergenti, le manifestazioni e le tendenze per quanto riguarda i mercenari e le attività mercenarie connesse e il loro impatto sui diritti umani, in particolare il diritto dei popoli all’autodeterminazione;

e) Monitorare e studiare gli effetti sul godimento dei diritti umani, in particolare il diritto dei popoli all’autodeterminazione, delle attività di società private che offrono assistenza militare, consulenza e servizi di sicurezza sul mercato internazionale e predisporre un draft internazionale di principi base che favorisca il rispetto dei diritti umani da parte di tali società nelle loro attività.

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Il 2 luglio (2010) il WG presenta all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il “Report of

the Working Group on the use of mercenaries as a means of violatine human rights and

impeding the exercise of the right of people to self-determination”.

L’allegato 1 del documento si intitola “Draft on a possible Convention on Private Military

and Security Companies (PMSCs) for consideration and action by the Human Rights

Council”.

Il 23 luglio (2010) il gruppo di esperti81 che costituisce il citato Working Group annuncia

ufficialmente che, sulla base del draft di luglio82

, il Gruppo presenterà una specifica

proposta di una possibile convenzione internazionale per regolare le attività delle Private

Military and Security Companies (PMSCs). Lo scopo principale è quello di colmare il vuoto

giuridico che accompagna tali realtà a livello internazionale.

Per avere informazioni dettagliate sugli esiti finali del lavoro del WG bisognerà attendere

settembre per la presentazione ufficiale della proposta all’Assemblea Generale delle

Nazioni Unite.

Tuttavia è già possibile affermare che se lo sforzo di analisi e l’embrionale processo di

regolamentazione non sarà insabbiato ci troveremo di fronte ad uno storico spartiacque

capace di riempire l’attuale vuoto normativo a livello internazionale.

Al momento pare sicuramente importante esaminare il contenuto del draft del 2 luglio.

b.1.1. Il draft su una possibile convenzione relativa alle Private Military and Security Companies (PMSCs) del 2 luglio 2010

la struttura del draft sembra volutamente semplice:

· Previsioni generali

· Principi generali

· Regolamento legislativo, di controllo e monitoraggio

· Responsabilità dello Stato di imporre sanzioni penali, civili e/o amministrative ai

trasgressori e strumenti di ristoro in favore delle vittime

· Organo internazionale di controllo e monitoraggio

81 Tra gli esponenti di spicco ricordiamo Shaista Shameem, Faiza Patel, Josè Gòmez del Prado, Najat al Hajjaji, Alexander Nikitin. 82 Allegato 1, della proposta presentata all’Assemblea generale il 2 luglio.

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· Previsioni finali

I fini dichiarati all’art. 1 della potenziale convenzione sono:

- Riaffermare la responsabilità dello Stato per l’uso legittimo della forza;

- identificare le funzioni che sono intrinsecamente statuali e quindi non possono in

nessuna circostanza essere esternalizzate;

- regolamentare le attività delle PMSCs e dei sub-contractors;

- promuovere la cooperazione internazionale tra gli Stati in materia di licenze e

regolamentazione delle attività delle PMSCs;

- stabilire un meccanismo di monitoraggio internazionale e promuovere la creazione di

organismi di controllo a livello nazionale.

È molto interessante osservare la definizione che viene data di Private Military and/or

Security Company (PMSC). Anche in questo caso si percepisce un intento di essenzialità

e pragmatica chiarezza. Secondo il documento il termine PMSC si riferisce ad una realtà

aziendale che fornisce una base di servizi militari e/o servizi di sicurezza attraverso

persone fisiche e/o persone giuridiche 83

.

Per quanto concerne i principi generali il seguente schema potrà essere utile a

raggiungere rapidamente una visione d’insieme di quanto auspicato nel documento.

83 PMSCs “refers to a corporate entity which provides on a compesatory basis military and/or security services by physical persons and/or legal entities” (art. 2, a).

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L’art. 12 prescrive che ogni Stato Parte (della eventuale Convenzione) debba sviluppare

ed adottare una legislazione nazionale per regolare adeguatamente ed effettivamente le

attività delle PMSCs.

Questa III parte del draft è estremamente interessante perché si comincia a delineare il

profilo di una serie di obblighi e strumenti giuridici volti a controllare fermamente l’operato

dei soggetti privati in esame:

v Un sistema nazionale centralizzato di registrazione delle PMSCs

v Un sistema di licenze per società, personale e contratti

v Relazioni periodiche a un organismo, appositamente istituito, competente in

materia di registrazioni e licenze.

La formulazione in particolare la formulazione degli artt. 14 e 15, relativi al regime delle

licenze ed autorizzazioni per importare ed esportare servizi militari e di sicurezza84

84 Vedasi testo originale - Allegato B.

,

risponde a criteri di estremo rigore. Sarebbe auspicabile che non venissero modificati,

“annacquati” in una successiva rielaborazione del testo.

PPrriinncciippii GGeenneerraallii

Responsabilità dello Stato per il legittimo uso della forza

Sovranità dello Stato. Principi di sovranità, uguaglianza e integrità territoriale

Accordi

con gli Stati

RRuuoolloo ddeellllaa LLeeggggee

Divieto di esternalizzare alle PMSCs funzioni intrinsecamente statuali

Divieto di esternalizzare l’uso di talune armi da fuoco

Rispetto del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario. Responsabilità della dirigenza del personale delle PMSCs per i crimini, secondo il diritto internazionale, commessi dal personale della PMSC sotto la loro effettiva autorità e controllo

Impedire alle PMSCs traffici Illeciti e fabbricazione di armi da fuoco

Attività delle PMSCs In armonia con il diritto internazionale ed il diritto internazionale umanitario

Conformità alla legislazione statale territoriale

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Nella IV parte del testo, è sancita una responsabilità dello Stato nel senso più ampio del

termine. È infatti responsabilità statale imporre sanzioni penali, civili e/o amministrative ai

trasgressori e fornire concrete compensazioni alle vittime.

Secondo tale impostazione è stabilita una piena giurisdizione85

relativamente ai crimini

commessi nel territorio di uno Stato Parte (della convenzione) ed anche relativamente ai

crimini commessi a bordo di una nave con la bandiera di uno Stato Parte o a bordo di un

velivolo registrato secondo la legge di uno Stato Parte, da un suo cittadino o contro (suoi)

nazionali.

Ricapitoliamo, attraverso la seguente tabella, i punti salienti in cui tale responsabilità si

articolerebbe:

RESPONSABILITA’ STATUALE

Possibilità di ricorrere allo strumento dell’estradizione

Mutua assistenza legale in materia di indagini, azioni penali e procedimenti giudiziari

Trasferimento dei procedimenti penali ad un altro Stato, alla Corte Penale Internazionale

Responsabilità delle persone giuridiche:

istituzione della responsabilità penale e civile delle PMSCs per la partecipazione a reati

sanzionati ai sensi della Convenzione

Obbligo di revocare l’immunità applicabile alle PMSCs ed al loro personale a norma di

altre convenzioni e accordi

Fondo per risarcire le vittime dei reati

Obbligo per le PMSCs di indennizzare le vittime delle violazioni

Le proposte maggiormente interessanti sono riscontrabili nella V parte della bozza di

convenzione, dedicata alle previsioni relative ad un organo internazionale di controllo e

monitoraggio.

In particolare, secondo l’art. 29 dovrà essere istituito una Commissione internazionale per

la regolamentazione, supervisione e monitoraggio delle PMSCs86

85 Artt. 21 e 22 del draft.

.

86 I membri della Commissione dovranno essere eletti a ballottaggio segreto da una lista di persone nominate dagli Stati Parti (ogni Stato potrà nominare una persona tra i suoi cittadini). I membri della Commissione resteranno in carica per un periodo di quattro anni e potranno essere rieletti solamente una volta. Il Comitato si riunirà annualmente.

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Commissione internazionale per la regolamentazione, supervisione e monitoraggio delle PMSCs

Meccanismo internazionale di monitoraggio per l’implementazione della Convenzione,

con il compito di ricevere e trattare:

§ Relazioni dagli Stati Parti

§ Petizioni da singoli o gruppi

§ Richieste di informazioni riservate

§ Denunce degli Stati Parti – (Commissione di Conciliazione) Grazie all’art. 30 si introdurrebbe finalmente l’obbligo di un registro internazionale delle

PMSCs, attive nel mercato mondiale, sulla base delle informazioni fornite dagli Stati.

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c. La dimensione legislativa statunitense rispetto all’utilizzo delle PMCs

A partire da quanto analizzato in relazione alla mancanza di regolamentazione

effettivamente applicabile alle PMCs, pare essenziale relativamente alla dimensione

giuridica soffermarsi sulla mancata applicazione di una enorme mole di leggi di portata

extraterritoriale degli Stati Uniti potenzialmente applicabili alle PMCs.

La seguente tabella potrà essere utile per evidenziare la complessità normativa da

fronteggiare:

STRUMENTI LEGISLATIVI USA POTENZIALMENTE APPLICABILI ALLE PMSCs

NOTE

Leggi federali

Alien Tort Claims Act

(ATCA)

Il testo originario risale al 1789. Rimane

centrale la previsione di giurisdizione delle

Corte Federale per illeciti civili commessi da

stranieri in violazione del diritto delle

Nazioni o di un trattato USA.

Decisioni importanti hanno contribuito a

definire ulteriormente la portata dell’ACTA.

Ad esempio nel caso “Filartiga v. Pena-

Irala” è stato stabilito che deliberate tortura

sotto il cappello dei pubblici poteri

rappresentino una violazione delle norme

universalmente riconosciute del diritto

internazionale umanitario e costituiscano

altresì una violazione del diritto interno degli

USA, di coneguenza perseguibili anche ai

sensi dell’ACTA.

Anti-Torture Act 18 USC Implementa l’obbligo di criminalizzare la

tortura sancito dall’art. 5 della Convenzione

delle Nazioni Unite contro la tortura ed i

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trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Sono potenzialmente perseguibili gli tutti gli

atti vietati, tentati o commessi, anche al di

fuori dal territorio degli Stati Uniti. Risulta

applicabile ai cittadini statunitensi trovati in

qualsiasi parte del mondo e a cittadini

stranieri che si trovino negli USA

Arms Export Control Act

(AECA)

Attribuisce al Presidente USA forti poteri di

controllo per quanto riguarda l’esportazione

(e l’importazione) di articoli per la difesa

così come di un’ampia gamma servizi

connessi alla difesa, in cui rientrano anche

quelli forniti delle PSCs

Federal Activities Inventory Reform

(FAIR)

L.105-270 (1998)

Richiede l’identificazione delle funzioni del

Governo federale che non sono

“intrinsecamente governative” come

presupposto per la esternalizzazione

private degli stessi

Federal Tort Claims Act

(FTCA)

Consente alle parti private di citare in

giudizio il Governo USA davanti alla Corte

Federale per un apio ventaglio di illeciti

commessi da persone che agiscano de

facto a nome degli USA

Foreign Assistance Act

(FAA)

Autorizza il programma di vendite militari

all’estero, dettando anche una disciplina

per specifiche tipologie operazioni di

addestramento (militare e di polizia)

statunitense all’estero

Military Extraterritorial Jurisdiction Act

(MEJA)

Consente di perseguire nella Corte

Federale USA individui che abbiano

commesso atti che risultino essere crimini

secondo il SMTJ (vedasi la prossima voce)

punibili con una pena detentiva di almeno

un anno.

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44

L’illecito deve essere stato commesso

all’interno degli USA.

La previsione riguarda tuttavia anche

impiegati e contractors di tutte le agenzie

governative statunitensi, nella misura in cui

tale l’illecito sia connesso al sostegno di

una mssione all’estero

Special Maritime and Territorial Jurisdiction

(SMTJ)

Espande la giurisdizione delle Corti USA a

navi, veicoli, edifici, parti di edifici, terre e

parti accessorie utilizzate per missioni

(USA) in Stati stranieri, rispetto ad un

numero specifico di offese commesse da o

contro cittadini USA

Torture Victims Protection Act

(TVPA)

Consente il deposito di cause civili davanti

alle Corti USA contro individui che, agendo

a titolo ufficiale per qualsiasi nazione

straniera, abbiano commesso torture o

esecuzioni extragiudiziali

Uniform Code of Military Justice

(UCMJ)

Diritto penale e di procedura penale

statunitense applicabile ai militari.

Nel 2006 il Congresso ha ampliato la

competenza dell’autorità militare USA a

perseguire I crimini commessi da civili che

servono e/o accompagnano le Forze

Armate in operazioni di emergenza.

Testo applicabile sia in Iraq che in

Afghanistan.

War Crimes Act

(WCA)

Autorizza il perseguimento dei crimini di

guerra commessi in ogni parte del mondo

da o contro cittadini USA o membri delle

Forze Armate USA

Regolamenti federali

Defense Federal Acquisition Regulation

Supplement

Regolamentazione addizionale diretta a

tutte le agenzie federali su quanto vada

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45

(DFARS) ossevato nei contratti volti all’acquisizione

di beni e servizi, compresi quelli stipulati

con PMSCs

Federal Acquisition Regulation

(FAR)

Fornisce parametri dettagliate

relativamente ai contratti di istituzioni ed

agenzie USA con PMSCs (ed altri tipi di

contractors)

International Traffic in Arms Regulations

(ITARs)

Richiede una licenza di espertozione (sotto

l’autorità dell’AECA) alle PMSCS

statunitensi che lavorino all’estero

Istruzioni federali, manuali, circolari & note

Department of Defense Instruction Number

1100.22

Guidance for Determining Workforce Mix

(11 settembre 2006, modifiche 1 aprile

2007)

Il Dipartimento della Difesa detta dei

parametri di azione ed identifica alcune

specifiche attività definite “intrinsecamente

governative”, di conseguenza non

delegabili

Department of Defense Instruction Number

3020.41

Contractor Personnel Authorized to

Accompany the US Armed Forces

(3 ottobre 2005)

Prescrizione di politiche e procedure del

Dipartimento della Difesa relativamente al

personale privato autorizzato ad

accompagnare in teatri operativi i militari

USA

Department of Defense Instruction Number

5525.11

Criminal Jurisdiction Over Civilians

Employed By or Accompanying the armed

Forces Outside the United States, Certain

Service Members, and Former Service

Members

(3 marzo 2005)

Ulteriori previsioni relative alle suddette

politiche e procedure, all’attribuzione di

responsabilità ed alla cooperazione tra il

Dipartimento della Difesa ed il Dipartimento

di Giustizia per l’implementazione del MEJA

Department of the Army Field Manual

3-100.21

Contractors on the Battlefield

(3 gennaio 2003)

Definisce la dottrina dell’Esercito USA

relativamente a pianificazione, gestione ed

utilizzo delle PMSCs nelle aree di

operazione.

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Office of Management and Budget (OMB)

Circular A-76

(29 maggio 2003)

Obbliga le agenzie federali USA a far uso di

personale governativo e non privato per

portare aventi attività “intrinsecamente

governative”.

Memorandum from Gordon England,

Deputy Secretary of Defense, to

Secretaries of the Military Departments

Management of DoD Contractors and

Contractor Personnel Accompanying US

Armed Forces in Contingency Operations

Outside the United States

(25 settembre 2007)

Guida per I Comandanti militari USA

riguardo la linea di responsabilità per la

gestione dei contractors del Dipartimento

della Difesa

Memorandum from Robert M. Gates,

Secretary of Defense, to Secretaries of the

Military Departments

UCMJ Jurisdiction Over DoD Civilian

Employees, DoD Contractor Personnel and

Other Persons Serving with or

Accompanying the Armed Forces Overseas

During Declared and in Contingency

Operations

(10 marzo 2008)

Implementa il precedente Memorandum-

Gordon (vedasi sopra)

Memorandum of Agreement between the

Department of Defense and the Department

of State on USG Private Security

Contractors

(5 dicembre 2007)

Fornisce alcune definizioni sull’area di

competenza e responsabilità di due

agenzie governative relativamente ad

operazioni di PSCs USA (in Iraq).

Si richiede l’istituzione di meccanismi di

raccordo e controllo Dati: K. Lanigan, opera in Bibliografia

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Pare condivisibile l’approccio87

Ø una mancanza di chiarezza su come tali leggi

che riconduce la menzionata contraddittorietà tra

esaustività della piattaforma legislativa (a disposizione della realtà delle PMCs) e la sua

mancata applicazione concreta a dueprincipali fattori: 88

Ø .una mancanza di meccanismi di controllo e procedure efficaci al fine di indagare

correttamente e perseguire le presunte violazioni commesse all’estero.

possano concretamente essere

applicate alle PMSCs;

Al di là dei sofismi giuridici, in numerose circostanze, si è percepita una non-volontà

politica a concretizzare il perseguimento di casi di abusi e violazioni da parte di personale

di PMSCs e non piuttosto una carenza di strumenti legislativi potenzialmente applicabili.

È emblematico il brutale ed inutile massacro del settembre 2007 che ha visto coinvolta la

Blackwater – Xe Services.

La morte di 17 civili iracheni, la maggior parte donne e bambini, ad opera di personale

della suddetta società rimane ad oggi impunita.

Un dato di fatto con cui confrontarsi è che gli States sono il più grande fruitore di tali

servizi, il primo cliente su scala globale.

Nel post guerra fredda i vari Governi USA, repubblicani e democratici, hanno continuato a

seguire la vision che affida agli Stati Uniti il ruolo di garante della stabilità mondiale, senza

tuttavia avere all’interno le risorse per perseguire efficacemente tale, impegnativa,

strategia.

In questo contesto, le PMSCs riescono in parte a colmare il divario tra obiettivi geopolitica

e mezzi pubblici89

Ricordiamo che il Dipartimento di Stato USA è il principale cliente ma anche le altre

maggiori istituzioni, comprese le 16 agenzie di intelligence e Dipartimenti chiave come

quello della Homeland Security e dell’Energia, si affidano a PMSCs

.

90

I problemi sono inevitabili se si considerano elementi quali la scarsa trasparenza delle

modalità operative delle PMSCs, la altrettanto scarsa abilità (e volontà) dei Governi di

monitorarne l’operato, l’aumento dei costi

.

91

87 A-M. Buzatu, opera in Bibliografia.

ed i danni di immagine nella pubblica opinione

88 La maggior parte delle quali, è bene precisare, non sono state redatte avendo riguardo della fattispecie delle PMSCs. 89 Le PMSCs sono parte integrante della strategia per il mantenimento dell’egemonia militare globale. 90 Cfr. Derek Dela-Cruz, opera in Biblio. 91 Un addetto alla sicurezza privato, in teatro, di media costa 4 o 5 volte la paga di un militare USA.

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(a livello mondiale) il tutto per arrivare a risultati il più delle volte qualitativamente

bassissimi rispetto alla mole delle risorse investiti e degli interessi in gioco.

c.1. L’approccio dell’Amministrazione Obama alla materia (paragrafo aggiornato al 10 agosto 2010)

Se si prende in considerazione l’arco temporale degli ultimi cinquant’anni, si potrà

facilmente osservare che l’uso di contractors e PMSCs rimane una costante dei Governi

USA, al di là delle dichiarazioni d’intenti e dei differenti partiti politici.

Non è facile definire con nettezza se, andando oltre alle buone intenzioni ed alle

operazioni di immagine, sia in atto un cambiamento sostanziale, una sostanziale

responsabilizzazione nell’approccio alla materia ad opera dell’Amministrazione Obama.

Bisognerà probabilmente aspettare la fine del mandato democratico per poter avere tutti

gli elementi necessari a compiere un bilancio esaustivo relativamente alle scelte del

Governo per affrontare le sfide poste dalla materia.

Sin dalle prime settimane del suo mandato, il Presidente Barak Obama ha lanciato una

campagna per modificare la delicata materia dei contratti del Governo con le PMSCs.

È fondamentale ricordare che già in passato nel 2007, quando era semplicemente

senatore, Obama provò ad affrontare il problema presentando il suo “Transparency and

Accountability in Military and Security Contracting Act”92

Secondo il disegno di legge, le Agenzie federali sarebbero state obbligate a riferire al

Congresso l’esatto numero del personale di sicurezza privato impiegato, di morti e feriti e

le azioni disciplinari del caso intraprese contro contractors e personale delle PMSCs.

come emendamento al “Defense

Authorization Act”.

Fu oggettivamente una iniziativa coraggiosa anche se la proposta di legge non venne mai

approvata e trasformata in legge.

In sintesi, nell’ultimo biennio, l’Amministrazione Obama si è mossa verso l’introduzione di

una serie di riforme destinate a ridurre la spesa nel settore privato dei fornitori di sicurezza

militare, intelligence ed altri servizi cruciali. In questo quadro, si può ravvisare un tentativo

di inversione di tendenza nelle disposizioni che riportano una serie di attività esternalizzate

nella competenza di funzionari governativi.

92 Testo completo in allegato.

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Come evidenziato da D. Isenberg, è particolarmente significativa la nota di Obama

relativamente al budget 2010:

“The administration also will clarify what is inherently a governmental function and what is

a commercial one; critical government functions will not be performed by the private sector

fo purely ideological reasons.”

Tuttavia i numeri descrivono una diversa realtà. Solo per fare un esempio, proprio sotto

l’attuale Amministrazione si arriva ad un utilizzo massiccio di personale di PMSCs, tra il

22% ed il 30% del totale delle Forze USA in Afghanistan93

.

Inoltre l’Amministrazione Obama si è impegnata a migliorare la qualità della forza lavoro a

disposizione ed in particolare i funzionari governativi che dovrebbero essere addetti alla

supervisione dei miliardi dollari spesi mensilmente per i contratti.

La riforma di questo settore è imprescindibile. Il Centro per la Pubblica Integrità USA

lancia un grido di allarme relativamente al numero dei casi di frode e corruzione nel settore

degli appalti della Difesa. Fatto di per sé gravissimo, reso ancor più preoccupante dalla

circostanza che la maggior parte dei casi segnalati dagli ispettori governativi ai procuratori

sono stati fatti precipitosamente archiviati sotto l’Amministrazione Bush94

.

Di certo la Casa Bianca di Obama rispetto ai predecessori è più distante dalla linea

d’azione dell’esternalizzazione delle funzioni classiche della Difesa ma anche la Sua

Amministrazione rispecchia la convinzione che le PMSCs siano parte integrante della

grande strategia USA e che, di fatto, non si possano vincere le sfide globali attuali senza il

contributo di questi fondamentali attori, “giganti” privati.

Non sorprende quindi che ad oggi, osservando lo scenario dal punto di vista generale, le

questioni maggiormente spinose relativamente alla regolamentazione ed al ruolo delle

PMSCs rimangono irrisolte.

L’atteggiamento USA nei confronti delle PMSCs continua a riflettere verità sottostanti

strettamente connesse al ruolo che gli Stati Uniti mirano a ricoprire nello scenario

globale95

93 BBC 23 gennaio 2010.

.

94 N. Schwellenbach, “Fraud Cases Fell While Pentagon Contracts Surged: Procurement Experts Say More Investigators Are Required”, Center for Public Integrity, 1 aprile 2009. 95 Cfr. D. Isenberg, opera in bibliografia.

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La continua tensione tra ambizioni geopolitiche e risorse necessarie, senza una adeguata

riforma strutturale delle Forze Armate nazionali e soprattutto in mancanza di un

ripensamento del proprio ruolo mondiale, ha come inevitabile effetto una dipendenza di

fatto da queste società private.

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d. Considerazioni relative alla dimensione europea

d.1. Disomogeneità europee La situazione italiana si inserisce all’interno di uno scenario europeo ancora caratterizzato

da profonde disomogeneità politiche così come legislative.

Anche tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea vi sono aree in cui non si intravede una

vision politica comune e di conseguenza la produzione normativa in alcune circostanze

non arriva a definire fattispecie importanti che influiscono a livello di dinamiche

internazionali. Senza contare che nel contesto si inseriscono numerose difficoltà di

raccordo ed armonizzazione delle varie legislazioni nazionali.

Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, il 1 dicembre 2009, l’Unione Europea ha

compiuto un nuovo, importante passo lungo strada dell’integrazione ma molto resta

ancora da fare96

.

Il vacuum che circonda la materia delle PMSCs nella sua particolare osticità, rispecchia

appieno tale complessa realtà.

Certamente nell’ultimo decennio, in Europa, ci sono state delle iniziative volte ad una

specifica regolamentazione del fenomeno tuttavia sono riconducibile ad una dimensione

nazionale o di gruppi ristretti.

96 Molte sono, ovviamente, le novità che scaturiscono dal nuovo Trattato, sebbene questo sia stato vissuto da alcuni come una sorta di “ripiego” rispetto a quanto originariamente previsto nella cosiddetta “Costituzione Europea”, la cui entrata in vigore, come ben noto, non si è materializzata per l’opposizione alla ratifica espressa da alcuni Paesi Membri, a seguito di referendum popolari. Lisbona, quindi, è un passo avanti, non lungo quanto avrebbero voluto i più convinti europeisti, ma certamente significativo in un percorso che prese le mosse negli ormai lontani anni del secondo dopoguerra. Fra gli elementi salienti del Trattato di riforma, spicca senz’altro l’accresciuto livello di ambizione dell’Europa in materia di difesa e capacità di giocare un ruolo di primo piano nel sistema delle relazioni internazionali. La Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), proprio come la “vecchia” PESD - Politica Europea di Sicurezza e Difesa, rappresenta un’essenziale componente della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), rappresenta uno dei centri nevralgici più attivi e dinamici all’interno del complesso e multiforme processo di integrazione europea. La creazione di nuovi strumenti, così come il potenziamento di quelli esistenti, testimonia una crescente volontà tesa ad accrescere il peso dell’Unione sulla scena internazionale, rafforzando la sua capacità di proiezione politico-militare e, di conseguenza, la sua credibilità anche nel settore della difesa. È però opportuno ribadire che tale maggiore ambizione a livello di Unione non ha mai fatto venir meno l’interesse dei singoli Stati a trattare direttamente la materia. Non a caso, in questo campo particolarmente delicato, le decisioni sono prese all’unanimità secondo la logica del metodo intergovernativo.

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d.1.1. Il Green Paper britannico

Degno di nota il Green Paper97 del 2002 elaborato, su richiesta del Governo98

Il Green Paper contempla sei tipi di scelta, sottolineando per ciascuna i potenziali vantaggi

e svantaggi, :

, dal

Commissione Affari Esteri della Camera dei Comuni del Regno Unito al fine di delineare

possibili opzioni per disciplinare il settore delle PMSCs, quand’anche siano operative fuori

dal Regno Unito.

I. Il divieto di attività militari all’estero

II. Il divieto di reclutamento per attività militari all’estero

III. Un regime di licenza per i servizi militari

IV. Registrazione e notifica

V. Una licenza generale per PMCs e PSCs

VI. Autoregolamentazione: un volontario codice di condotta

Sotto l’aspetto della responsabilità, lo studio stabilisce che la responsabilità che il diritto

internazionale umanitario attribuisce ai soldati che commettono crimini di guerra debba

attribuirsi anche ai dipendenti di PMSCs che siano coinvolte in conflitti armati.

L’elaborazione scientifica della Commissione Affari Esteri è di enorme interesse tuttavia

non si può fare a meno di notare che il Paper non sia servito come base per introdurre una

effettiva disciplina della materia a livello legislativo.

La BAPSC - the British Association of Private Security Companies in più occasioni ha

aspramente criticato i tentennamenti del Governo a concretizzare misure severe per

sradicare le società “delinquenti” che con il loro operato danneggiano l’immagine e l’attività

delle società “oneste”.

d.1.2. Il documento di Montreux del 2008 Nell’ottobre del 2008 diciassette Paesi firmano il "Montreux Document on Pertinent

International Legal Obligations and Good Practices for States related to Operations of

Private Military and Security Companies during Armed Conflict" nell’intento di garantire

che le PMSCs operative in zone di guerra non violino il diritto internazionale umanitario e

soprattutto non compiano abusi nell’ambito dei diritti umani

97 “PMC’s: Options for Regulation”, Green Paper del febbraio 2002. 98 La richiesta del Governo arriva dopo la scoperta che la britannica Sandline, società privata di servizi militari, ha esportato armi in Sierra Leone contravvenendo all’embargo delle Nazioni Unite.

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Il documento riunisce leggi vigenti e normativa internazionale nell’auspicio di fornire una

base per facilitare il compito di arrivare ad una futura definizione del fenomeno delle

PMSCs che, come ribadito, agiscono nel quasi completo vuoto giuridico.

Secondo Paul Seger, diplomatico svizzero, uno dei principali vantaggi di tale documento è

quello di raggruppare le norme giuridiche fondamentali esistenti presentandole in un unico

testo.

Tale risultato è il prodotto di una iniziativa lanciata a fine 2005 dal Governo svizzero e dal

Comitato Internazionale della Croce Rossa per promuovere il rispetto del diritto

internazionale umanitario e quindi i diritti umani da parte delle società private che lavorano

nel contesto di conflitti armati.

Hanno partecipato ai lavori, durati quasi tre anni, rappresentanti di Governi e di importanti

Organizzazioni non governative per la tutela dei diritti umani così come esponenti

dell’industria delle PMSCs.

Sebbene stricto jure non si possa parlare di una convenzione internazionale, il documento

vuole essere un valido strumento per migliorare la regolamentazione delle PMSCs

attraverso tre obiettivi dichiarati:

- Contribuire alla discussione intergovernativa sull’utilizzo delle PMSCs;

- Riaffermare gli attuali vincoli gravanti sugli Stati e sugli altri attori secondo il diritto

internazionale, in particolare secondo il diritto internazionale umanitario;

- Studiare e sviluppare le così dette pratiche positive99

, opzioni di regolamentazione

ad altre misure appropriate a livello nazionale, preferibilmente regionale o

internazionale, per aiutare gli Stati a rispettare e a far rispettare il diritto

internazionale umanitario ed i diritti umani.

I 17 Pesi firmatari sono: Afghanistan, Angola, Australia, Austria, Canada, Cina, Francia,

Germania, Iraq, Polonia, Regno Unito, Sierra Leone, Stati Uniti d’America, Sud Africa,

Svezia, Svizzera e Ucraina.

Successivamente hanno aderito al documento di Montreux i seguenti Stati (in ordine

cronologico)100

99 Nel testo in esame vengono elencate 70 di queste pratiche lodevoli.

: Macedonia, 3 febbraio 2009; Ecuador, 12 febbraio 2009; Albania, 17

100 Come si può leggere nel sito ufficiale, il Documento di Montreux è aperto a tutti gli Stati e a tutte le organizzazioni internazionali. Gli Stati parte invitano altri Stati e altre organizzazioni internazionali a comunicare il loro sostegno al Documento al Dipartimento federale svizzero degli affari esteri. Il Dipartimento federale degli affari esteri aggiorna il sito ogniqualvolta riceve una siffatta comunicazione.

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febbraio 2009; Olanda, 20 febbraio 2009; Bosnia-Erzegovina, 9 marzo 2009; Grecia, 13

marzo 2009; Portogallo, 27 marzo 2009; Cile, 6 aprile 2009; Uruguay, 22 aprile 2009;

Liechtenstein, 27 aprile 2009; Qatar, 30 aprile 2009; Giordania, 18 maggio 2009 Spagna,

20 maggio 2009; Italia, 15 giugno 2009; Uganda, 23 luglio 2009; Cipro, 29 settembre

2009; Georgia, 22 ottobre 2009.

d.2. Uno sguardo all’Italia L’Italia ha ratificato:

Ø Il primo Protocollo Addizionale alle Convenzioni di Ginevra attraverso la legge n.

762, 11 dicembre 1985 “Ratifica ed esecuzione del I protocollo addizionale alle

convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei

conflitti armati internazionali, e del II protocollo addizionale alle convenzioni stesse,

relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati non internazionali, con atto

finale adottati a Ginevra l'8 giugno 1977 dalla conferenza per la riaffermazione e lo

sviluppo del diritto internazionale umanitario applicabile nei conflitti armati e aperti

alla firma a Berna il 12 dicembre 1977”;

Ø la Convenzione Internazionale contro il mercenariato101

Dal punto di vista legislativo, è la base a cui appigliarsi.

attraverso la legge n. 210

del 12 maggio 1995 “Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale

contro il reclutamento, l'utilizzazione, il finanziamento e l'istruzione di mercenari,

adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 4 dicembre

1989”.

Ad oggi non esiste in Italia una disciplina specifica relativa al settore delle PMSCs.

Ad onor del vero, non vi è neanche un dibattito102

101 “International Convention against the Recruitment, Use, Financing and Training of Mercenaries”, UN International Convention, New York, 4 dicembre 1989.

in atto sul ruolo e sulla possibile

regolamentazione delle PMSCs. Tale dimensione, quand’anche estremamente attuale e

potenzialmente dinamica nel suo sviluppo, rimane quasi esclusivamente oggetto di

riflessione di una nicchia di studiosi italiani quali Aldo Pigolo.

102 Per un breve periodo, nel 2004, in relazione alla morte in Iraq di Fabrizio Quattrocchi si è avuta in Italia una certa attenzione mediatica sul fenomeno delle PMSCs. Il tutto è durato pochi mesi.

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Rebus sic stantibus sembra che la problematicità del vuoto giuridico che concretamente

circonda l’operato di queste realtà societarie legate al business della sicurezza e dei

servizi militari non venga percepita come una priorità da parte delle Istituzioni.

Sotto l’aspetto squisitamente imprenditoriale, dato l’attuale impianto legislativo e senza

una profonda opera di riforma, Italia non ha e non potrà avere un ruolo nel mercato della

sicurezza privata paragonabile a quello statunitense, britannico o di altri paesi del Medio

Oriente103 e dell’Africa104

Merita una menzione particolare la Presidium International Corporation spa

. 105

, il suo

interagire in una dimensione internazionale si rivela decisamente contro corrente rispetto

ai trends italiani nel settore.

In una prospettiva generale si ricorda che la portata normativa dell’articolo 288 del nostro

Codice Penale106, comporta che sui cittadini italiani107

Il potere di coscrizione ed il potere di inviare all’estero soccorsi militari sono i due

fondamentali ed esclusivi poteri dello Stato tutelati dalla norma in esame

gravi il divieto categorico di

militanza armata al servizio o a favore di Governi stranieri. In tale divieto si ritiene

compresa anche la semplice organizzazione di servizi di scorta e di vigilanza negli Stati in

cui l’Italia è presente attraverso interventi militari, quand’anche riconducibili alla sfera delle

operazioni di pace.

108

103 Come ad esempio gli Emirati Arabi Uniti.

. Considerato

che l’incriminazione riguarda esclusivamente l’usurpazione delle citate funzioni statuali, è

punito solo colui che arruola o arma mentre rimangono al di fuori della sfera sanzionatoria

104 In primis il Sud Africa. 105 Società italiana di consulenza globale in servizi di sicurezza specializzata nell’analisi dei rischi, nella gestione delle emergenze e direttamente operativa in attività come protezione dei siti, sorveglianza e scorta convogli. Realtà relativamente nota in relazione alla vicenda Quattrocchi. 106 Arruolamento o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero “Chiunque, nel territorio dello Stato e senza approvazione del Governo arruola o arma cittadini, perche’ militino al servizio o a favore dello straniero, e’ punito con la reclusione da quattro a quindici anni. La pena e’ aumentata se fra gli arruolati sono militari in servizio, o persone tuttora soggette agli obblighi del servizio militare.” (art 288. Codice Penale). 107 Se fossero arruolate o armate persone che non hanno la cittadinanza italiana, ricorrerebbe la contravvenzione di cui all’articolo 653; salvo che non si esponga lo Stato italiano al pericolo di una guerra, nel qual caso sarebbe applicabile l’articolo 244. si richied che l’arruolamento e l’armamento di cittadini italiani sia fatto affinché questi militino al servizio, o comunque, a favore dello straniero. - Antolisei (opera in Bibliografia) 108 Cfr. Antolisei, opera in Bibliografia.

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gli arruolati o armati.109

È utile ricordare che secondo un consolidato orientamento della Cassazione

È una grave lacuna che contribuisce ad aumentare la possibilità di

pratiche discutibili all’interno di una zona grigia della legalità. 110

Per il reato in questione non si può procedere senza l’autorizzazione del Ministero della

Giustizia.

, il reato in

questione può essere commesso anche con l’arruolamento di un solo cittadino, inoltre per

l’esistenza del dolo, secondo le regole generali, oltre alla volontà del fatto (arruolamento o

armamento di cittadini italiani a servizio o a favore dello straniero), occorre la

consapevolezza che il fatto non sia stato autorizzato dal Governo.

109 Secondo l’opinione corrente, la sanzione della legge colpisce solo colui che procede all’arruolamento o all’armamento: i cittadini che si arruolano o si armano, anche se si siano offerti spontaneamente, non sono punibili a meno che non debbano rispondere di altri reati come, ad esempio, diserzione, porto d’armi… Vedasi Antolisei - Maggiore; opere in Bibliografia. 110 Vedasi: Cassazione Penale, Sez. III, 4 dicembre 1939, Pacini; Cassazione Penale, Sez. I, 27 marzo 2009, n. 13597.

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Capitolo 2 PROFILO OPERATIVO

L’affidarsi dei Governi all’industria militare privata in realtà è un fenomeno antico, nel

tempo le maggiori modifiche ed evoluzioni riguardano la forma che viene data alla vasta

gamma dei servizi offerti.

a. Funzionalità

Non si può prescindere dal rilevare quanto l’affare delle PMCs sia strettamente connesso

alla finalità di ottenere il maggior guadagno possibile. Per raggiungere questo scopo

principale le società impegnate nel “business” dei servizi militari privati si sono adeguate

alle varie necessità dei clienti, differenziandosi.

È possibile delineare una schematizzazione generale, relativamente ai servizi offerti,

dimensione che influenza profondamente l’aspetto operativo delle aziende in questione.

In particolare spiccano tre principali tipi di categorie di attività111

:

v Aziende dotate di servizi militari offensivi Questo tipo di aziende sono in grado di fornire forze direttamente utilizzabili in un conflitto

armato. Alcuni di questi privati hanno a disposizione mezzi offensivi impressionati sia sotto

il profilo della qualità che della quantità.

È una realtà aziendale di nicchia, a ben vedere sono poche società, sebbene ricevano una

attenzione mediatica maggiore rispetto alle altre categorie.

Esempi di aziende operative in questo settore:

- Blackwater – ora Xe Services (USA)

- AD Consultancy (Israele)

- Sandline (Regno Unito)

111 Cfr. D. Isenberg, opera in Bibliografia.

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- Executive Outcomes (Sud Africa)

- DTS Security LLC (USA)

- Specialist Gurkha Services UK Ltd

v Società di consulenza militare

Tradizionalmente si occupano di addestramento e forniscono una vasta gamma di servizi

di consulenza. Tuttavia si rileva un crescente trend di parallelo ampliamento del loro

ventaglio di attività e di ibridazione della categoria. Le società in questione arrivano

sempre più spesso ad offrire anche servizi di sicurezza privata, body guard, protezione nei

trasporti, sorveglianza di siti critici anche in aree altamente instabili. Fattore che

necessariamente comporta un aumento della dimensione combat dei privati adibiti a tali

mansioni.

Esempi di società operative in questo settore:

- MPRI - Military Professionals Resources Inc. , acquistata dalla L-3 Communications

(USA)

- DynCorp (USA)

- SAIC - Science Applications International Corporation (USA)

- Control Risks Group (Regno Unito)

- Xe Services (USA)

- Armorgroup – G4S (Regno Unito)

v Società per il supporto militare e logistico

Queste società forniscono aiuto ed assistenza mettendo a disposizione una scelta ormai

ampia di attività e servizi non direttamente “letali” che rientrano principalmente nelle

categorie del supporto militare e della logistica (manutenzione delle armi, supporto

tecnico, smaltimento di ordigni esplosivi, gestione di basi militari, trasporti, raccolta ed

analisi di informazioni).

Possono tuttavia verificarsi significative varianti a seconda del teatro operativo di

interesse. È possibile osservare che un discreto numero di società, nate per il supporto

logistico, ha cominciato ad investire e a sviluppare molteplici capacità nel campo

dell’intelligence investigativa.

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Esempi di società operative in questo settore:

- KBR Inc. - Kellog Brown & Root (USA)112

- AISG, Inc. (USA)

- Babylon

Una prima distinzione tra le tre categorie esaminate ed i “classici” contractors militari è

che le citate realtà private si presentano alla stregua di semplici fornitori di servizi e non

produttori.

Le citate aziende e società, ad oggi, non sono impegnate a costruire carri armati, aerei,

navi o missili, si concentrano sulla fornitura di guardie armate, consulenti militari, cuochi,

camionisti, traduttori, meccanici e tecnici.

Inoltre va evidenziato la tendenza di un cospicuo numero di contractors militari ad

adattarsi al nuovo mercato cambiando a volte la tipologia di servizi offerti, anche se una

delle loro peculiari funzioni rimane legata alla progettazione e produzione di hardware ed

equipaggiamenti.

Tuttavia è bene chiarire che se è possibile tracciare un confine relativamente definito tra

PMCs e contractors militari altrettanto non si può fare tra le stesse PMCs.

L’elemento della funzione principale non è sufficiente a segnare un discrimine netto. Le

PMCs sono realtà articolate, complesse e soprattutto dinamiche. Spesso accade che i

compiti assegnati siano molteplici e che contemporaneamente vengano ricompresse aree

d’azione e campi di capacità differenti.

b. Quadro generale dei servizi offerti

In base alle conoscenze a disposizione, si rivela utile procedere ad una ulteriore

schematizzazione per approfondire la dimensione dei servizi offerti, partendo

dall’osservazione delle attività che ricorrono con maggiore frequenza nel lavoro delle

PMCs e delle PSCs.

112 Si ricorda che la KBR Inc. ha lavorato al programma di potenziamento logistico dell’Esercito USA – Army’s Logistic Civil Augmentation Program (LOGCAP).

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Frequentemente i campi di azione e l’articolazione dei servizi a disposizione si

sovrappongano senza mai combaciare perfettamente, in un certo senso è una di quelle

realtà in cui il totale eccede la somma delle parti.

b.1. Private Security Companies (PSCs)

Relativamente alla dimensione delle Private Security Companies i principali servizi offerti

risultano essere i seguenti:

Ø Protezione § Protezione e sorveglianza

§ Protezione di fabbriche, miniere, centri commerciali ecc

§ Pattugliamento di quartiere e delle così dette “comunità chiuse”

§ Mantenimento di ordine e controllo in luoghi pubblici

Ø Sicurezza e sorveglianza § Installazione e verifica del funzionamento di allarmi, controllo degli

accessi, protezione e dispositivi di reazione rapida

§ Anti e contro-sorveglianza, monitoraggio sotto copertura

§ Servizi di rilevamento ed eliminazione delle intrusioni

Ø Indagine e gestione del rischio § Indagini: controversie in materia di lavoro, servizi di protezione

testimoni, assicurazioni ed altre frodi ecc

§ Spionaggio privato ed industriale, raccolta di informazioni e

controspionaggio

§ Consulenza gestionale del rischio

Ø Prevenzione della criminalità, gestione di carceri e prigionieri § Servizi di reazione a rapimenti e ricatti

§ Prevenzione di specifiche fattispecie criminose e detenzione di

criminali ed altri malfattori

§ Gestione delle carceri e trasporto di prigionieri

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b.2. Private Military Companies (PMCs) Per quanto concerne le Private Military Companies i servizi disponibili che ricorrono con

maggior frequenza risultano essere i seguenti:

Ø Consulenza § Analisi della minaccia, sviluppo di strategie, consulenza

§ Sviluppo di progetti di riforma del Ministero della Difesa e delle Forze

Armate

Ø Supporto logistico § Logistica in emergenze, guerre e conflitti

§ Sminamento, campi profughi, infrastrutture, smobilitazione e

reintegrazione

§ Gestione di basi militari, trasporti

Ø Servizi tecnici, manutenzione e riparazioni § Servizi tecnici, controllo aereo, intelligence

§ Manutenzione delle armi e riparazione

Ø Addestramento § Solitamente in favore di Militari e Forze Speciali, relativamente a:

armi, linguaggi, informazione&disinformazione di guerra, operazioni

psicologiche

Ø Peacekeeping e assistenza umanitaria § Logistica in situazioni di peacekeeping

§ Disarmo, sminamento di miniere, smaltimento di esplosivi, raccolta e

distruzione di armi

§ Protezione di convogli, profughi, organizzazioni di aiuto umanitario e

personalità importanti

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Ø Forze di combattimento Come già evidenziato, il quadro si complica enormemente sia a causa della molteplicità e

diversificazione dei compiti portati avanti sia a causa della natura dinamica e camaleontica

dei soggetti privati in esame.

c. Servizi essenziali: armati e non armati

In relazione ai servizi solitamente offerti dalle società di sicurezza private vi è un notevole

dibattito dottrinario.

Per una maggiore chiarezza analitica, si sceglie di sintetizzare nella seguente tabella la

ratio dell’impostazione113

che divide le tipologie di servizi concretamente forniti dalle

PMSCs operative in Iraq ed Afghanistan in due principali categorie: i così detti servizi

armati ed i così detti servizi non armati.

Private Military and Security Companies in Iraq ed Afghanistan

SERVIZI ARMATI SERVIZI NON ARMATI Sicurezza statica protezione di siti ed immobili come aree di

costruzione, basi e edifici governativi

Supporto logistico gestione di basi militari e trasporti interni

Sicurezza dei trasporti protezione di convogli in viaggio attraverso

il territorio ad alta instabilità

Coordinamento operativo formazione e gestione di centri operazionali

di comando, controllo e comunicazione

delle operazioni

Scorte protezione di individui in viaggio attraverso

aree fortemente a rischio e protezione

speciale di personalità di alto rango

Analisi delle informazioni raccolta, analisi delle informazioni e

sviluppo di proiezioni sulle potenziali

minacce

113 Seguita dal The National Defense Authorization Act for the Fiscal Year 2008 USA.

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Supporto armato in operazioni militari antiterrorismo

Addestramento nel settore della sicurezza formazione ed addestramento delle Forze

di Sicurezza nazionali

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Capitolo 3 CASE STUDIES

Il campo d’indagine del presente studio sarà circoscritto all’Afghanistan e all’Iraq, i due

paesi che attualmente rappresentano i maggiori teatri operativi delle PMSCs.

In particolar il Dipartimento della Difesa USA negli ultimi quindici anni ha fatto un uso

massiccio di queste realtà private, arrivando come vedremo a percentuali vicine al 50%

delle Forze in campo, come evidenziato nel seguente grafico

Dati: Congressional Budget Office, Afghanistan and Iraq: CSR Analysis of DOD<data, august 2008

Molti dubbi sono stati avanzati circa l’effettiva capacità del Dipartimento della Difesa USA

a gestire le PMSCs, in particolare il suo personale operativo, in situazioni di emergenza.

Secondo quanto sostenuto da un cospicuo numero di analisti114

Il personale delle PMSCs offre una vasta gamma di servizi e prodotti, tra cui supporto

logistico, trasporti e assistenza durante le operazioni. Una larga fetta di questo personale

lavora direttamente in Iraq ed Afghanistan, la restante parte è presente negli altri Paesi

, sembra che la Difesa

statunitense non abbia in adeguatamente pianificato e coordinato i contractors utilizzati in

teatro rispetto alle proprie Forze regolari, con la prevedibile conseguenza di non riuscire a

sfruttare al meglio i servizi offerti da tali entità private.

114 Report, US Government Accountability Office.

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all’interno dell’area di responsabilità USCENTCOM115 (CENTCOM AOR) e negli stessi

Stati Uniti116

Stando al report della Difesa Usa, del 31 marzo 2009, nell’area di responsabilità

CENTCOM vi sono circa 242.657 contractors di supporto alle operazioni in Iraq ed

Afghanistan.

.

È di estremo interesse fare un raffronto tra il numero del personale privato ed il numero

delle truppe regolari.

Personale privato Truppe regolari

Iraq 132.610 141.300

Afghanistan 68.197 52.300

Area di responsabilità CENTCOM

242.657 282.000

Dati: CENTCOM 2° Quarterly Contractor Census Report, 31 marzo 2009; CSR Report R40682

Al di là dei numeri, tra le lezioni apprese dalla Difesa USA sicuramente va annoverata la

consapevolezza di una pianificazione strategica relativa ai futuri dispiegamenti delle “forze

private” in reale coordinazione con le Forze regolari.

a. L’utilizzo delle PMCs in Afghanistan Sin dal 2005, in concomitanza con l’aumento dell’attività di movimenti insurrezionalisti, con

la conseguente crescita della domanda di sicurezza ed in seguito alla dichiarate

consapevolezza del Governo afghano circa i suoi limiti nel fornire standard di sicurezza

adeguati ai rappresentati della Comunità Internazionale presenti sul suo territorio, l’utilizzo

delle PMSCs ha subito un incremento vertiginoso.

a.1. Contesto

Gli USA, i quali hanno la più grande presenza militare e diplomatica nel Paese, sono i

principali utilizzatori delle PMSCs operative in Afghanistan.

115 USCENTCOM è responsabile delle operazioni in 20 Paesi in e nei dintorni del Medio oriente, tra cui: Afghanistan, Bahrain, Egitto, Iran, Iraq, Giordania, Kazakistan, Kuwait, Libano, Oman, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Yemen, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan. 116 Cfr. Moshe Schwartz, report CRS in Bibliografia.

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Numerose PMSCs sono state coinvolte per sostenere le operazioni militari dell’ ISAF –

International Security Assistence Force sotto l’egida delle Nazioni Unite così come quelle

dell’Operation Enduring Freedom a guida statunitense sin dal 2001.

Esaminando lo scenario da un punto di vista complessivo, è possibile notare che negli

ultimi anni due fattori in particolare hanno fatto impennare la domanda di sicurezza privata

nel teatro afghano:

ü Il lungo e faticoso processo di ricostruzione dell’Esercito Nazionale Afghano

e della Polizia Nazionale Afghana;

ü La crescita di gruppi e movimenti radicali armati considerati terroristi.

Altro elemento degno di nota è che le PMSCs sia locali che internazionali hanno reclutato

un imponente numero di personale attingendo al fiorente bacino di ex miliziani di gruppi

armati locali.

Guardando a questi nove lunghi anni di sforzi internazionali per stabilizzare la situazione

afghana il bilancio è tutt’altro che roseo. La situazione relativa al settore della sicurezza in

generale rimane estremamente critica117

Secondo una recente stima del Ministero dell’Interno, non meno di 2.500 gruppi armati

non autorizzati sono operativi in province sotto il controllo del Governo.

.

In tale quadro numerosi Governi stranieri hanno deciso di affidarsi a PMCs per proteggere

le loro ambasciate così come Organizzazioni governative e non governative hanno avviato

la prassi di rivolgersi a PMCs per assicurarsi una adeguata protezione quando portano

avanti progetti in zone dove la guerriglia è attiva. Anche le Nazioni Unite118

si sono viste

costrette a piegarsi a tale necessità.

Inoltre numerosi attori non statuali afghani hanno colto l’occasione del processo di

regolarizzazione delle PMSCs per “riciclarsi” in società di sicurezza private119

Le esistenti PMSCs in svariate circostanze si sono rivelate una calamita per individui con

una qualche esperienza militare ed un comodo ponte per la legalizzazione della posizione

di membri appartenenti a gruppi militari illegali.

, acuendo in

tal senso la percezione di minaccia alla stabilità nazionale connessa al fenomeno.

117 L’Afghanistan è settimo, dopo l’Iraq, nell’indice degli stati falliti del Fund for Peace. 118 Vedasi cap. 1 par. b. 119 DIAG Evaluation, Disbandment of Illegal Armed Groups in Afghanistan, 22 aprile 2009, opera in BIblio.

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a.2. Un primo passo verso la regolamentazione

Il Governo Karzai ha inoltre sottolineato la necessità di una tempestiva adozione di

procedure per regolamentare e monitorare le attività di tali PMSCs, mettendo in rilievo che

la mancanza di regole in cui di fatto le operazioni di tali aziende e società vengono portate

avanti contribuisce a creare una cultura dell’impunità pericolosa per la stabilità del Paese.

La popolazione civile ha una percezione profondamente negativa relativamente alla

massiccia presenza di queste aziende e società coinvolte nel business della sicurezza.

In particolare si è riscontrato che la gente è diffusa una forte difficoltà a distinguere tra

Esercito regolare, polizia, truppe straniere e gruppi armati illegali.

Una regolamentazione di respiro globale è stata adottata dal Consiglio dei Ministri afghano

nel febbraio 2008 ed è tuttora in vigore.

Quanto statuito ha portato a due importanti risultati:

ü Il rilascio di licenze a 39 società afghane e straniere;

ü La registrazione del loro personale e delle loro armi.

Tale regolamentazione, se opportunamente implementata, rappresenterà e comunque già

rappresenta un importante passo nella direzione del controllo e della responsabilità delle

PMSCs. Sebbene, è giusto ricordare che allo stato dei fatti questo tipo di strumento non

sia assolutamente sufficiente di per sé ad assicurare un adeguato monitoraggio delle

attività condotte ed un’adeguata tutela dei diritti umani.

L’Afghanistan non è ancora Parte della Convenzione Internazionale contro il reclutamento,

l’utilizzo, il finanziamento e l’addestramento di mercenari.

a.3. PMCs operative

in linea generale è difficile fare un computo esatto del numero delle PMSCs effettivamente

impiegate in Afghanistan, visto che non tutte sono registrate presso il Ministero

dell’Interno. In aggiunta alle imprese locali si anno PMCs registrate negli Stati Uniti, nel

Regno Unito, in Canada, Germania, Olanda e Sud Africa.

Tuttavia secondo stime delle Nazioni Unite il numero oscillerebbe tra le 60 e le 90 realtà

private.

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Trentanove società, afghane e straniere, godono della licenza rilasciate dal Governo

afghano a norma della Regolamentazione del febbraio 2008.

Nella seguente tabella sono riportate le PMCs attualmente provviste di licenza. PAESE DI ORIGINE NOME DELLA SOCIETA’

Afghanistan

(18)

ARGS, Asia Security Group (ASG), Burhan Security Service,

Commercial Security Group (Guards Service) CSG, Good Knight

Security Services, IDG Security, ISS (anche nota come SSI),

International Specialized Services, Kabul Balkh Security Services,

Khorasan Security, NCL Holdings LLC, PAGE Associates, Pride

Security Services, Shield, Siddiqi Security, SOC – Afg, Tundra SCA,

WATAN Risk Management, White Eagle Security Services

Regno Unito

(10)

Aegis Defense Services Ltd, ArmorGroup Services, Blue Hackle,

Control Risks (CR), Edinburgh International, Global Risk Group,

Hart Security, Olive Group, Saladin Security Afghanistan, TOR

Stati Uniti

(8)

Xe Services – Blackwater USA, DynCorp International, EODT

Technologies Inc./GSC, Four Horsemen/ARC, REED INC, RONCO,

Strategic Security Solution International Afghanistan (SSSI), US

Protection and Investigation (USPI)

Australia

Compass

Canada Garda World (Kroll)

Dubai UNITY - OSG

Dati: Addendum Mission to Afghanistan, UN Working Group on the Use of Mercenaries, 14 giugno 2010 Le principali PMSCs operative in Afghanistan hanno formato la Private Security Company

Association of Afghanistan (PSCAA)120

.

120 Tuttavia l’associazione rimane un club informale, un network di PMSCs, non essendo stata formalmente registrata o trasformata in NGO. Non vi è stata l’adozione di un codice di condotta e non si è prefisso lo scopo di un monitoraggio delle attività dei membri.

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b. L’esperienza delle PMCs in Iraq

Come già evidenziato nei paragrafi precedenti, gli Stati Uniti hanno operato una scelta

strategica di utilizzo di società private per realizzare una serie di servizi in Iraq inclusivi

della dimensione della sicurezza.

A livello di opinione pubblica, è possibile notare una diffusa percezione secondo cui

sarebbe la prima volta che gli USA dipendono in maniera così totalizzante da “privati” per

garantire la propria sicurezza in un ambiente ostile.

Ormai da anni, analisti di tutto il mondo mettono l’accento sugli enormi problemi creati da

tali entità private in relazione a tasti come la trasparenza dell’operato, l’attribuzione di

responsabilità, i meccanismi di controllo pubblico ed i notevoli costi spesso sproporzionati

rispetto ai risultati effettivamente conseguiti sul campo.

Senza contare i devastanti danni d’immagine a livello internazionale ed i profondi

sentimenti di diffidenza, rabbia e frustrazione a livello di popolazione locale conseguenti ad

azioni di violenza gratuita da parte di contractors stranieri, il tutto aggravato dal fatto

dell’impunità degli autori. L’episodio del 2007 della strage di 17 civili iracheni (per lo più

donne e bambini disarmati) ad opera di personale della Blackwater purtroppo è solo una

goccia nel mare.

Sotto l’aspetto pratico, in Iraq, queste società private, definite dal Governo statunitense

Private Security Contractors (PSCs) - ovvero le stesse realtà che nel presente studio sono

state chiamate PMCs e/o PSCs / PMSCs secondo la definizione maggiormente diffusa a

livello internazionale - servono a proteggere individui, convogli, basi operative, edifici,

infrastrutture critiche, operano in prima linea nell’addestramento della polizia e del

personale militare iracheno e soprattutto in talune circostanze sono coinvolte in maniera

diretta in operazioni combat.

b.1. Contesto Gli Stati Uniti sin dal 2003 hanno inaugurato e ben presto acuito la tendenza ad

accrescere il ventaglio di mansioni ed il ruolo affidato alle PMSCs operative in territorio

iracheno.

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Politicamente pare che anche il Congresso abbia accettato il concetto che la dimensione

aziendale e societaria della sicurezza privata sia utile se non indispensabile alla riuscita

delle operazioni della Difesa in loco.

Tuttavia la situazione nella prospettiva del Dipartimento di Stato e dell’Esercito si presenta

in un certo senso come atipica121

rispetto ad altri scenari di utilizzo di PMSCs.

In relazione al ritiro dal Paese delle truppe USA del 19 agosto 2010, si prevede un

massiccio incremento del numero di personale privato. Secondo dichiarazioni del

Dipartimento di Stato USA, si arriverà almeno a 7.000 contractors.

b.2. I “privati” in Iraq b.2.1. Numero Come già mostrato nella precedente tabella, il numero del personale privato in Iraq è di

132.610 unità in aggiunta alle 141.300 unità di forze regolari, rappresenta quindi

approssimativamente il 48% delle Forze complessivamente dispiegate dalla difesa Usa in

teatro.

Come precedentemente evidenziato, in seguito all’anticipato ritiro delle truppe USA, è

stato pianificato un aumento del numero di personale privato che sarà impiegato nel

settore della sicurezza così come dell’intelligence. Almeno a 7.000 contractors saranno

direttamente dispiegati in teatro.

b.2.2. Tipo di mansioni svolte il personale privato è destinatario di una serie di mansioni sotto molti aspetti vitali per la

condotta delle operazioni in Iraq.

Sempre secondo i dati CENTCOM122

121 Per la prima volta in un ambiente altamente ostile viene affidata - delegata - a realtà private una così vasta gamma di funzioni e servizi di sicurezza.

, relativamente al personale privato:

122 CENTCOM 2° Quarterly Contractor Census Report, 31 marzo 2009; CSR Report R40682

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- circa 77.669 unità (circa il 58% dei contractors) sarebbe impegnato in funzioni di

supporto di base;

- circa 19.941 unità (circa il 15% dei contractors) sarebbe impegnato in attività di

costruzione.

Insieme, queste due categorie di lavoro, rappresenterebbe una grossa fetta del personale

privato utilizzato dalla Difesa statunitense in Iraq.

Naturalmente quando i servizi richiesti al Dipartimento della Difesa USA cambiano, cambia

anche il numero del personale privato impiegato in tali attività.

Tuttavia non sono reperibili altrettante informazioni ufficiali relative ai contractors impiegati

in operazioni combat.

b.2.3. Profilo nazionale del personale privato

Un ulteriore fattore da esaminare con attenzione è la composizione nazionale del

personale privato operativo nel teatro iracheno.

La seguente tabella mostrerà agevolmente le percentuali d’interesse:

Totale personale privato

Cittadini USA

Cittadini iracheni

Cittadini di Paesi terzi

Numero 132.610 36.061 36.305 60.244

Percentuale totale

27% 27% 45%

Dati: CENTCOM 2° Quarterly Contractor Census Report, 31 marzo 2009; CSR Report R40682

Secondo quanto espresso dal Dipartimento della Difesa Usa, l’utilizzo di personale locale

è un elemento fondamentale nel quadro della strategia di contro-insorgenza.

Impiegare cittadini iracheni significa iniettare denaro e quindi un embrionale “benessere”

nell’economia locale, offre l’opportunità di formare adeguatamente persone del posto e

soprattutto rappresenta una chiave di lettura “sofisticata” per avere accesso al modus

pensandi e di conseguenza al modus agendi locale.

Si ricorda inoltre che è stata fondata la Private Security Company Association of Iraq

(PSCAI)123

123 Ne fanno parte circa 40 società, tra cui: AEGIS, ArmorGroup, BH Defense, EODT, Erinys, Falco, JSI, Olive, SOC, Unity Resources Group.

.

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Dati: Working Group delle Nazioni Unite, presentazione del 28 giugno 2010

b.3. PMCs operative

Come nel caso dell’Afghanistan anche per l’Iraq non è agevole fare un computo esatto

delle realtà private operative nel settore della sicurezza.

Secondo stime di think tanks, collegati al Dipartimento di Stato USA, almeno 100 differenti

PMSCs lavorerebbero ormai stabilmente in Iraq, fornendo sia servizi armati che servizi

non armati ed impiegando un numero di persone superiore ai dati ufficiali.

Tuttavia il Governo Usa, oltre ad i suoi collaboratori regolarmente a contratto, ha anche

relazioni contrattuali indirette con numerose altre società private. Ad esempio i privati a cui

erano stati affidati compiti di ricostruzione da parte dell’Agency for International

Development Usa (USAID), hanno a loro volta subappaltato funzioni di sicurezza ad altre

PMCs (naturalmente fuori dal controllo del Governo).

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Tra i nomi più noti menzioniamo: Blackwater- Xe Services, DynCorp e Triple Canopy.

PMCs Personale in Iraq Personale statunitense

Blackwater – Xe Services 968 601

DynCorp 153 78

Triple Canopy 279 80 Dati: CENTCOM 2° Quarterly Contractor Census Report, 31 marzo 2009; CSR Report R40682

Per un maggiore approfondimento del vasto panorama di aziende inserite nel business

della sicurezza internazionale si rimanda alla tabella dell’allegato C.

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CONCLUSIONI (8 settembre 2010)

Viviamo in un mondo dinamico, complesso nella sua costante fluidità valoriale e culturale

che cammina di pari passo con una continua innovazione tecnologica. Inoltre la rapidità

delle trasformazioni sociali sottostanti a fenomenologie di respiro globale, vorticosamente

accentuatasi negli ultimi dieci anni, influenza tutti gli ambiti della realtà comprese le

dinamiche inerenti alla conflittualità internazionale.

I così detti attori non statuali124

La multidimensionalità è il fattore chiave per comprendere i più recenti avvenimenti ed il

loro possibile sviluppo.

assurgono ad entità di primo livello nelle attuali battaglie

che, al di là del piano dello scontro armato, risultano combattute soprattutto a livello di

affermazione e diffusione di idee e quindi identità ideologiche ben definite.

Le Private Military and Security Companies (PMSCs), nella loro intrinseca ed irrisolta

ambiguità, si rivelano soggetti emblematici di questo multiforme scenario.

Il nuovo business della sicurezza vede coinvolte società private, multinazionali

internazionali, organizzazioni governative e non governative così come Stati, in un

contesto di conflittualità sempre più ibrido dove la ratio economica spesso si incontra con

esigenze militari e strategie politiche di ampio respiro.

La nuova architettura della condotta delle ostilità sembra rimodulare, in maniera profonda,

la forma ed il contenuto di numerose funzioni connesse alle attività come l’addestramento,

il supporto logistico, l’intelligence e la ricostruzione.

Come analizzato nei capitoli precedenti la dimensione giuridica, a livello internazionale, è il

nodo irrisolto da cui partire.

La sfida centrale nell’utilizzo delle società private in questione è certamente la dimensione

dell’attribuzione della responsabilità e della creazione di effettivi meccanismi di controllo.

Innanzi tutto dovrebbero essere preventivamente fissati e condivisi alcuni punti fermi come

una chiara definizione di ciò che rientri nelle funzioni intrinsecamente governative (di

conseguenza non delegabili).

124 Si ricorda che tra il 1990 ed il 2005 solo 4 conflitti su 57 scoppiati sono stati condotti tra Stati. La maggior parte dei conflitti aveva natura intrastatuale, vedendo solitamente contrapposte forze di sicurezza ed una variegata gamma di entità private (dati Stockholm Peace Research Institute).

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Sarebbe inoltre auspicabile procedere ad un attento esame del tasso di probabilità che gli

attori privati in questione si trovino, svolgendo i propri compiti, nelle condizioni di dover

usare la forza125

In relazione a quanto detto sarebbe opportuno se non doveroso creare un sistema di

registrazione e licenze, a livello internazionale, per poter consentire alle PMSCs di operare

fuori dai confini nazionali ma all’interno di un meccanismo di regolamentazione e controllo

coerente con i principi della Comunità Internazionale. In tale linea d’azione sarebbe altresì

indispensabile la creazione di un organo soprannazionale di costante monitoraggio e la

previsione di peculiari meccanismi sanzionatori in relazioni a potenziali violazioni dei diritti

umani.

.

Particolarmente interessante si rivela il lavoro portato avanti dal Working Group delle

Nazioni Unite sull’uso dei mercenari. Il suo draft su una possibile convenzione relativa alle

Private Military and Security Companies (PMSCs) del 2 luglio 2010 è sicuramente un

passo importante nella auspicata direzione di una complessiva regolamentazione.

Bisognerà attendere almeno sino alla fine dell’autunno per capire se l’iter iniziato

sboccherà nell’attesa convenzione internazionale e soprattutto rimane l’incognita su quanti

e quali Paesi decideranno di aderire.

Come più volte evidenziato nel presente studio, spesso il vuoto giuridico è parso una

condizione confortevole per numerosi soggetti tra cui Stati di indiscutibile importanza a

livello mondiale. Senza una genuina volontà politica sarà difficile rendere la realtà delle

PMSCs compatibile con i principi di legalità e responsabilità postulati e condivisi dalla

Comunità Internazionale.

125 In alcuni casi si è arrivati a parlare di funzioni di sicurezza in contesti di “pace violenta” (Aust & Jaspers). I confini tra conflitto armato e “pace violenta” il più delle volte si sovrappongono. Lo status giuridico di body guard che operano in una capitale europea dovrebbe essere modulato in maniera differente da quello di body guard operative in teatri come Iraq e Afghanistan, poiché è sicuramente differente il livello di probabilità dell’uso delle forza.

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BIBLIOGRAFIA

Documenti e normativa:

Convenzioni Internazionali

- The Hague Convention (V), 1908;

- Convention concerning the Duties and Rights of States in the Event of Civil Strife,

1928;

- Protocol I Additional to the Geneva Conventions of 12 August 1949, relating to the

Protection of Victims of International Armed Conflicts (Protocol I), 8 June 1977;

- Convention for the Elimination of Mercenarism in Africa, Organization of African

Unity, 1977;

- Convention Against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or

Punishment, UN International Convention, 10 december 1984;

- “International Convention against the Recruitment, Use, Financing and Training of

Mercenaries”, UN International Convention, New York, 4 dicembre 1989;

- “Convention on the Responsibility of the States for Internationally Wrongful Acts”,

2001;

Risoluzioni delle Nazioni Unite

- United Nations, General Assembly resolution 1514 (XV), 14 december 1960;

- United Nations, General Assembly resolution 2625 (XXV), 12 november 1970;

- United Nations, General Assembly resolution 3314 (XXIX), 1974;

- United Nations, General Assembly resolution 3452 (XXX), 9 december 1975;

Sentenze della Corte Internazionale di Giustizia

- “Military and Paramilitary Activities in and against Nicaragua”, Nicaragua v United

States of America, International Court of Justice (ICJ), 27 june 1986;

Atti del Congresso USA

- “US Arms Export Control Act”, 1968

- “Military Commissions Act”, HR-6166 Act of Congress USA, 17 october 2006;

- “Military Commissions Act”, 28 october 2009;

Normativa nazionale del Regno Unito

- Private Security Industry Act 2001, United Kingdom;

- British Export Control Act 2002;

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77

Leggi italiane

- “Ratifica ed esecuzione del I protocollo addizionale alle convenzioni di Ginevra del

12 agosto 1949, relativo alla protezione delle vittime dei conflitti armati internazionali, e del

II protocollo addizionale alle convenzioni stesse, relativo alla protezione delle vittime dei

conflitti armati non internazionali, con atto finale adottati a Ginevra l'8 giugno 1977 dalla

conferenza per la riaffermazione e lo sviluppo del diritto internazionale umanitario

applicabile nei conflitti armati e aperti alla firma a Berna il 12 dicembre 1977”, legge n.

762, 11 dicembre 1985;

- “Ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale contro il reclutamento,

l'utilizzazione, il finanziamento e l'istruzione di mercenari, adottata dall'Assemblea

generale delle Nazioni Unite a New York il 4 dicembre 1989”, legge n. 210, 12 maggio

1995;

Cassazione

- Cassazione Penale, Sez. I, 27 marzo 2009

- Cassazione Penale, Sez. III, 4 dicembre 1939, Pacini

Documenti

- "Montreux Document on Pertinent International Legal Obligations and Good

Practices for States related to Operations of Private Military and Security Companies

during Armed Conflict", ottobre 2008;

- DIAG Evaluation, Disbandment of Illegal Armed Groups in Afghanistan, poulton,

EPES Mandala Consulting, Chichester, 22 aprile 2009.

Paper e report: - “Draft Articles on the Responsability of the States for International Wrongful Acts”,

UN Doc.A/56/10, 12 december 2001

- “PMC’s: Options for Regulation”, Green Paper del Governo britannico, febbraio

2002;

- “The Use of Mercenaries as a Means of violating Human Rights and impending the

Exercise of the Right of People to Self-determination”, by Ballesteros, UN report, 2002;

- “The Case for a Pragmatic Assessment of Private Military Companies in Iraq” by

David Isemberg, research report, British - American Security Information Council,

september 2004;

- “Mercenaries, Private Military and Security Companies and International Law”, by J.

L. Gòmez del Prado, UN Working Group on the Use of Mercenaries, 2007;

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78

- “The increasing role of private military and security companies”, European

Parliament, Policy Department External Policies, study, october 2007;

- “European Practices of Regulation of PMSCs and Recommendations for Regulation

of PMSCs through International Legal Instruments”, Anne-Marie Buzatu, The Geneva

Center for the Democratic Control of Armed Forces (DCAF), September 2008;

- “Private Security Contractors in Iraq: Background, Legal Status, and Other Issues”,

CRS Report for Congress, updated august 2008;

- “Fraud Cases Fell While Pentagon Contracts Surged: Procurement Experts Say

More Investigators Are Required”, N. Schwellenbach, Center for Public Integrity, 1 april

2009;

- CENTCOM 2° Quarterly Contractor Census Report, 31 marzo 2009; CSR Report

R40682;

- “Department of Defense Contractors in Iraq and Afghanistan: Background and

Analysis”, Moshe Schwartz, Congressional Research Service, 13 august 2009;

- “Report of the Working Group on the use of mercenaries as a means of violating

human rights and impeding the exercise of the right of people to self-determination -

Addendum Mission to Afghanistan”, UN Working Group on the Use of Mercenaries, 14

giugno 2010

- “Regulating and Monitoring Private Military and security Companies”, presentation

by J. L. Gòmez del Prado, Geneva 17 Session Special Procedures, UN Working Group on

the Use of Mercenaries, 28 giugno 2010;

“Report of the Working Group on the use of mercenaries as a means of violating human

rights and impeding the exercise of the right of people to self-determination”- Annex 1.

“Draft on a possible Convention on Private Military and Security Companies (PMSCs) for

consideration and action by the Human Rights Council”, UN Working Group on the Use of

Mercenaries, 2 luglio 2010;

Testi: - ANTOLISEI Francesco, a cura di Luigi CONTI, Manuale di Diritto Penale, Parte

Speciale II, Giuffrè Editore, Milano 2000;

- CRAWFORD James, “The International Law Commission’s Articles on State

Responsibility – Introduction, Text and Commentaries”, Cambridge University Press,

2003;

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79

- DEE BEUTEL M. “Private Military Companies: their Emergence, Importance, and a

Call for Global Regulation”, Norwich University, june 2005;

- DESCHAMPS Sebastian, “Toward the Use of the Private Military Companies in the

United Nations Peacekeeping Operations”, Cotipso Programme, 2005;

- ISENBERG David, “Private Military Contractors and US Grand Strategy”, PRIO,

Oslo, Report 1/2009;

- KIDWELL C. Deborah – “Public War, Private Fight? The United States and Private

Military Companies”, Combat Studies Institute Press, Fort Leavenworth Kansas, 2005;

- MAOGOTO Jackson – SHEEHY Benedict – NEWELL Virginia, “Legal Control of the

Private Military Corporation”, Palgrave Mcmillan, 2009;

- ORTIZ Carlos, “Private Armed Forces and Global Security: A Guide to the Issues”,

Praeger Publishers, marzo 2010;

Saggi e articoli:

- CAMERON Lindsay, “Private military companies: their status under international humanitarian law and this impacts on their regulation”, International Review of the Red Cross, september 2006; - DELA-CRUZ Derek, “Should the Department of State Continue to Use Private Security Contractors to Protect Diplomats?”, Master’s thesis, US Army Command and General Staff College, Fort leavenworth, KS, june 2008; - FRANCIONI Francesco, “Private Military Contractors and International Law: An Introduction”, The European Journal of International Law, vol. 19, n. 5, 2008; - LYNCH Colum, “UN Embraces Private Military Contractors?”, Foreign Policy, january 19, 2010; - MAOGOTO Jackson Nyamuya – SHEEHY Benedict “Private Military Companies & International Law: Building New Ladders of Legal Accountability & Responsability”, 2009; - PIGOLO Aldo, “Mercenari, Private Military Companies e Contractors”, 23 ottobre 2004; - RYNGAERT Cedric, “Private Military Mercenarios: Regulatory Options”, Leuven Centre for Global Governance Studies, may 2008; - SASSOLI Marco, “State Responsability for Violations of International Humanitarian Law”, Int’l Rev. Red Cross 401, 2002; - SCAHILL Jeremy, “A Very Private War”, The Guardian, 1 august 2007; - SERRY-KAMAL Mordu, “The United Nations and the Use of Private Military Contractors”, aspa, 12/07/2010;

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80

- SHEEHY Benedict – MAOGOTO Jackson Nyamuya “The Private Military Company Unravelling the Theoretical, Legal & Regulatory Mosaic” ILSA Journal of International & Comparative Law, vol. 15, 2008; - SINGER Peter W., “Outsourcing the War”, Brookings Institution, 16 april 2004;

Colloqui informali:

- LUGATO Monica, titolare della cattedra di Diritto Internazionale presso l’Università Lumsa di Roma, colloquio informale focalizzato sulle problematiche per l’attribuzione di responsabilità relativamente alle PMC, 5 luglio 2010

Siti internet: - www.foreignpolicy.com

- http://www.business-humanrights.org/

- http://www2.ohchr.org/

- www.fundforpeace.org

- www.brookings.edu

- www.pscai.org

- www.ipoaworld.org

- www.peaceops.com

- www.xecompany.com

- www.triplecanopy.com

- www.adcon.con.il

- www.akegroup.com

- www.babylongates.com

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Allegato A Scheda

International Peace Organizations Association (IPOA)

L’International Peace Organizations Association (IPOA) è stata fondata a nel 2001 con

sede a Washington DC allo scopo di rappresentare gli interessi delle imprese che

partecipano ad iniziative di mantenimento della pace e ricostruzione.

È possibile osservare che molte delle imprese che ne fanno parte rientrano nella categoria

delle Private Military and Security Companies (PMSCs).

L’IPOA si presenta come una associazione non governativa, senza scopo di lucro ed

indipendente di aziende e società che forniscono servizi etici in situazioni di mantenimento

ed imposizione della pace a livello internazionale, soccorso umanitario, stabilizzazione,

intervento in caso di disastri e calamità.

In particolare, tra i servizi attualmente offerti:

· Aviazione

· Supporto di base

· Comunicazioni

· Consulenza

· Sminamento

· Sviluppo umanitario

· Assicurazione

· Intelligence

· Assistenza legale

· Logistica

· Assistenza medica

· Gestione del rischio

· Controllo satellitare

· Sicurezza

· Forniture

· Sorveglianza

· Addestramento

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Le origini e le aspirazioni dell’IPOA non possono essere dissociate dal suo fondatore e

Presidente Doug Brooks126

In tale ottica sebbene l’IPOA sia spesso percepita alla stregua di una semplice

associazione di categoria, il suo modus agendi in svariate circostanze si articola in

maniera simile a quello di una tipica Organizzazione Non Governativa.

. Il Dott. Brooks ha un passato di studioso dedicandosi per un

importante periodo alla ricerca, viaggiando a lungo nel mondo e postulando la positività di

un più ampio uso del settore privato nel mantenimento della pace e della ricostruzione.

L’IPOA è certamente una ricca fonte per chi conduca attività di ricerca nel settore della

sicurezza privata, finanzia progetti di ricerca, pubblica una rivista trimestrale, sponsorizza

summit e convegni ponendosi come promotore della regolamentazione delle PMCs.

Lista membri, riportata dal sito ufficiale IPOA (8 settembre 2010):

1 AECOM Technology Corporation

2 Aggreko International

3 Agility

4 Air Charter Service PLC

5 AMECO

6 American Glass Products

7 ARINC Engineering Services LLC

8 ArmorGroup

9 Baker Tilly

10 Burton Rands Associates

11 Crowell & Moring LLP

12 Cyrus Strategies LLP

13 DLA Piper LLP

14 DynCorp International

15 Ecolog International

16 EOD Technology, Inc.

17 Exploration Logistics

18 Frank Crystal & Company

19 FSI Worldwide

20 GardaWorld

126 Come notato da numerosi intellettuali indipendenti tra cui C. Otiz, opera in Bibliografia.

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21 Gibson, Dunn & Crutcher LLP

22 Global Fleet Sales

23 Global Operations Resources Group, Inc.

24 Gold Coast Helicopters

25 Harbor Homes (Associate Member)

26 Hart

27 Holland & Hart LLP

28 Interconex, Inc

29 International Armored Group

30 J-3 Global Services

31 Medical Support Solutions

32 MineWolf Systems (Associate Member)

33 Mission Essential Personnel

34 MPRI

35 New Century

36 Olive Group

37 OSPREA Logistics

38 OSSI, Inc.

39 Overseas Lease Group, Inc.

40 Paramount Logistics

41 Pax Mondial Limited

42 RA International

43 Reed, Inc.

44 Relyant

45 Rutherfoord

46 Securiforce International America, LLC

47 Securiguard, Inc.

48 Security Support Solutions (3S)

49 Shield International Security

50 Shook, Hardy & Bacon LLP

51 SOC Inc.

52 SOS International, Ltd.

53 Tangiers International

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Allegato B Stima degli incidenti mortali riguardanti civili in Iraq

(2003 – 2010) Dati Micheal E. O’Hanlon – Ian Livingston; brookings.edu

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010*

7,300 16,800 20,200 34,500 23,600 6,400 3,000 825

*

Totale relativo al periodo di gennaio - aprile 2010.

In aggiunta secondo quanto dichiarato dal Ministero dell’Interno iracheno si arriverebbe a

337 vittime civili relativamente al mese di maggio, a 204 nel mese di giugno ed a 535 nel

solo periodo di luglio.

Le forze USA hanno contestato le stime ufficiali del Governo iracheno circa le morti di civili

del mese di luglio, affermando che la cifra esatta sia invece 222.

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Allegato C Tabella

Alcune tra le principali PMCs operative in Iraq dal 2003 ad oggi

PMCs

Paese di origine Particolari

AD Consultancy

Israele

- fondata nel 1987 - sede in Nes-Ziona,

Israele

La società opera sotto speciale autorizzazione del Ministero della Difesa israeliano.

AISG, Inc.

USA

- quartier generale: Al-Kindi Sector 213 Road 44 Al Harithia Iraq

Primo fornitore del Dipartimento della Difesa statunitense per quel che concerne costruzioni, servizi per il personale e supporto logistico. La società è inoltre provvista di regolare licenza.

AKE Limited

Regno Unito

- fondata da Andrew Kain nel 1991

- quartier genrale: Saint Owen's Chambers 22 St. Owen Street Hereford HR1 2PL

Da maggio 2005 la società si è dotata di un proprio codice etico. Tra i servizi forniti in Iraq meritano menzione l’attività di raccoltà informazioni, i rapporti sulla sicurezza, la formazione e l’interessante tentativo di

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permeazione culturale attraverso briefing politici e di natura sociale.

Armorgroup – G4S

Regno Unito

- fondata nel 1981 - quartier generale:

Londra, Regno Unito

Fa parte dell’IPOA (International Peace Operations Association), della BAPSCR (British Association of Private Security Companies) e della PSCAI (Private Security Company Association of Iraq).

Babylon

Iraq

- quartier generale: Baghdad, Iraq

Si avvale di personale internazionale. I principali servizi offerti riguardano:

o ingegneria civile o assistenza

sanitaria o sminamento o supporto e servizi

per il personale

Bechtel

USA - sede principale: San

Francisco, California, USA

È una delle principali realtà aziendali di livello internazionale nei settori dell’ingegneria, della costruzione, della gestione e sviluppo di progetti.

BH Defense

USA - fondata dalla

Projection Strategies, Inc. e dalla Orion Management LLC

Opera in Iraq in joint venture con la First Kuwaiti e con la Global Management and Development (BH Defense Middle East).

Blackheart International LLC USA

- sede principale: PO Box 9, 112 North Wood Street Philippi, WV 26416 United States

Realtà aziendale relativamente piccola, fornisce servizi di approvvigionamento e vendita di attrezzature a: militari, forze di polizia (statali e federali, statunitensi), società di sicurezza e privati.

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Blackwater - Xe Services LLC

USA

- fondatori: Erik Prince, Al Clark

- quartier generale: Moyock, North Carolina, USA

È, senza ombra di dubbio, un colosso del settore. Il 17 settembre 2007 (in seguito al massacro di civili iracheni disarmati) il Governo di Baghdad ha revocato alla Blackwater la sua licenza. Nell’aprile 2007 la licenza è stata ripristinata, tra mille polemiche, per volere del Governo USA

Control Risks Group

Regno Unito

- fondata nel 1975 da Timothy Royle

- quartier generale: Londra

- sede in Iraq: Camp Carman International Zone Baghdad

L’azienda si presenta come un’organizzazione indipendente specializzata nella consulenza strategica, capace di garantire il massimo risultato riducendo il livello dei pericoli in zone ad alto rischio.

CSS Global

USA

- quartier generale: 489 Pettis NE Ada, Michigan 49301

In Iraq, oltre a fornire analisi e consulenze strategiche, gestisce una cospicua serie di attività nell’ambito di trasporti, logistica, protezione delle Forze e sicurezza statica. Interessante aspetto è l’importanza che la società attribuisce all’elemento della comunicazione, non a caso si descrive usando l’espressione “comunicatori professionali”.

Diligence Middle East

Emirati Arabi Uniti

- fondata nel 2008 - quartier generale:

Dubai

La società vanta un network di associati decisamente ampio. Le aree di interesse e quindi di attività spaziano

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dal Nord Africa, al Medio Oriente sino a comprendere il Golfo persico e parte dell’Asia. Nel 2009 è stato rinnovato il contratto di consulenza e supporto a clienti impegnati in Iraq.

Dehdari General Trading & Contracting Est.

Kuwait - Direttore Generale:

Mister Mahmoud Dehdari

- quartier generale: Kuwait City

Le attività prevalenti in Iraq ruotano nell’ambito della protezione armata di persone e convogli, della sicurezza di siti statici e della gestione di punti chiave.

DTS Security LLC

USA

- quartier generale nel Nevada

DynCorp Intl

USA

- quartier generale: 3190 Fairview Park Drive, Suite 700 Falls Church, VA 22042 USA

I servizi spaziano nei seguenti campi:

o aviazione o operazioni di

emergenza o infrastrutture o intelligence o sviluppo

internazionale o sistemi di terra o logistica o addestramento e

formazione Dal 2008 si è dotata di un codice di condotta. Il 7 luglio 2010 è stata completata l’annunciata fusione con la Cerberus Capital Management L.P.

EODT EOD Technology Inc.

USA

- fondata nel 1987 da due ex Marines

- attuale Presidente. Mr Kaye

- quartier generale:

Tra i più importanti clienti della società, figurano: Il Dipartimento della Difesa USA, il Dipartimento di stato USA, la Forza Multinazionale in Iraq, il Comando statunitense

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2229 Old Highway 95 Lenoir City, TN 37771

- sede in Iraq: Red Sox Road Radwaniya Palace Complex Camp Stryker Baghdad

per i servizi di ingegneria navale ed il Corpo dei Marines.

Erinys

Emirati Arabi Uniti

- fondata nel 2002 - sede principale:

Dubai, Emirati Arabi Uniti

La società opera fondamentalmente in quattro aspetti della dimensione della sicurezza:

o consulenza strategica

o nuove tecnologie o protezione di siti e

persone o sviluppo di piani e

procedure

Genric Holdings Limited

Regno Unito

- sedi nel Regno Unito, negli USA ed in Europa

La maggior parte dei consulenti e degli operatori anti terrorismo provengono dall’ambiente delle Forze Speciali britanniche

Global

Nuova Zelanda

- quartier generale: PO Box 7463 Wellesley Street Auckland 1141

Società che, con oltre vent’anni di esperienza sul campo, si è guadagnata un posto di rilievo nel settore del security alarm monitoring.

Group 4 Falck A/S

Regno Unito - India

- quartier generale: Panchwati 82-A, Sector 18 Gurgaon 122016 (Haryana), India

- sede a Baghdad; Iraq

In Iraq oltre ad occuparsi di numerosi aspetti connessi alla sicurezza statica di siti ad alto rischio, contribuisce alla manutenzione delle carceri ed alla gestione dei prigionieri prigionieri.

Henderson Risk Ltd

Regno Unito

- quartier generale a Londra a cui si aggiungono uffici sparsi in tutti i continenti

Settori di eccellenza: o intelligence

strategica o attività di

protezione o gestione delle crisi

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Hill & Associates

Multinazionale

- quartier generale: Hong Kong

L’attività di consulenza ed analisi si concentra nel campo della gestione del rischio e della raccolta delle informazioni

ICP Group ltd

Regno Unito Il gruppo fornisce assistenza principalmente nelle seguenti aree:

o gestione in outsourcing di servizi di sicurezza

o servizi specialistici di vigilanza

o rinnovo e sviluppo di politiche e procedure di sicurezza aziendali

o analisi e valutazioni sulla sicurezza di siti sensibili

o sviluppo di piani di gestione delle crisi

o interventi in casi di disastri naturali ed emergenze umanitarie

o sviluppo piani di ricostruzione

o difesa dalle intercettazioni e contro misure elettroniche

ISI Iraq

Multinazionale (Emirati Arabi Uniti, Iraq, Regno Unito)

- fondata nel 2003 - sede principale:

Dubai, Emirati Arabi Uniti

- sede irachena: Baghdad Conference Palace Mansour, Baghdad

ISI Iraq fa parte dell’ISI Group. È l’unica società impegnata a tempo pieno nella sicurezza della “Green Zone”. Gli impiegati sono per lo più di nazionalità irachena, addestrati dall’Esercito statunitense.

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Kroll Associates

USA

- attuale Presidente Ben Allen

I servizi offerti nel settore della sicurezza internazionale comprendono l’intelligence investigativa ed il campo delle misure atte a contrastare le frodi legate al furto dell’identità.

Meteoric Tactical Solutions

Sud Africa

- quartier genrale: Pretoria

Società specializzata nel settore dei programmi di addestramento, nell’analisi e gestione del rischio e nelle attività di protezione a personalità importanti.

Meyer & Associates

USA

- quartier generale in Texas

- uffici a Baghdad, Iraq

Il personale in Iraq è composto in manierà pressoché esclusiva da ex militari. La gamma dei servizi è maggiormente variegata rispetto alla media. Le attività spaziano dalla consulenza, analisi, intelligence alla sicurezza dei trasporti aggiungendo operazioni di comunicazione strategica con esponenti di gruppi non statuali.

MVM Inc.

USA

- fondata nel 1979 - quartier generale:

Ashburn, Virginia

Offre servizi ad hoc studiati su misura per le esigenze di clienti pubblici e privati (es: dalla protezione dei figli di re Hussein di Giordania, alla gestione della sicurezza delle Ambasciate USA in aree critiche).

NSR

Multinazionale

Ai tradizionali servizi di consulenza e protezione si somma una importante esperienza nel campo della gestione dei sequestri.

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Olive Security Limited

Regno Unito

- quartier generale: Londra

- ufficio nell’International Zone di Baghdad

Una delle principali attività svolta in Iraq è la protezione delle infrastrutture critiche.

Omega Risk Solutions

Regno Unito

Offre servizi di sicurezza integrati vantando una concreta attenzione alla multidimensionalità degli elementi di rischio. La società è provvista di un suo codice di condotta.

Optimal Solutions Services

Australia

- sede principale: 4/35 Spencer Street Fairfield NSW Australia

Il punto di forza di questa realtà imprenditoriale risiede nella testata esperienza nel settore delle infrastrutture. In Iraq le principali attività riguardano costruzione e manutenzione delle infrastrutture a cui si aggiunge la protezione dei siti critici.

Overseas Security & Strategic Informations, Inc/Safenet – Iraq

USA

- fondata nel 2000 da John H. Walbridge (ex agente CIA)

- quartier generale: Post Office Box 52067 Atlanta, GA 30355 USA

- uffici in Iraq, Emirati Arabi Uniti, Sud Africa

La società offre la gamma di servizi “classici” del settore, focalizzandosi sui seguenti aspetti della sicurezza:

o protezione personale in qualsiasi parte del mondo

o sicurezza dei siti in ambienti ad alto rischio

o addestramento in tutti gli aspetti connessi alle funzioni di polizia, militari e di intelligence

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Parsons Corp.

USA I servizi di sicurezza includono i seguenti settori:

o ferrovie e sistemi di trasporto

o intelligence, protezione e difesa del territorio nazionale

o intelligence a livello nazionale

o operazioni di risposata rapida

o rilevamento nucleare

RamOPS Risk Management Group

USA - quartier generale:

North Carolina

La consulenza in Iraq comprende attività di: valutazione della minaccia, precauzioni raccomandate, sviluppo di pain di emergenza per personale, siti ed attrezzature.

SAS

USA I software rappresentano il suo settore di eccellenza

Sentinel

USA Azienda leader nel settore della tecnologia

Smith Brandon Int

USA

- sede principale: Washington, D.C., USA

Vanta un ampio ventaglio di offerte tra cui servizi di intelligence investigativa.

SOC-SMG

USA

- centro di addestramento principale: l’High Desert Special Operations Center (HD SOC), Mississippi, USA

Società specializzata nei Base Operating Services (BOS). La logistica ed una vasta gamma di servizi di supporto sono il fiore all’occhiello di questa realtà.

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TOR International

Regno Unito

- quartier generale: Londra

- sedi oerative in tutto il mondo tra cui Baghdad

Un gran numero degli impiegati proviene dal contesto lavorativo delle Forze Speciali nazionali.

Triple Canopy

USA

- fondata nel 2003 da veterani delle Forze Speciali statunitensi

- quartier generale: Herndon, Va., Washington, D.C., USA

Tra i principali servizi offerti:

o consulenze o addestramento o gestione delle crisi o protezione o supporto logistico

Dal mese di maggio 2010 si è dotata di un proprio codice di condotta.

Unity Resources

Emirati Arabi Uniti

- quartier generale: Dubai, Emirati Arabi Uniti

Tra i principali servizi offerti:

o consulenze o gestione del rischio o intelligence o logistica o addestramento

Wade-Boyd and Associates LLC

USA

- Presidente: Ricky G. Boyd

- quartier generale: Suite 116 Main Street Lawler, Iowa 52154-0116 , USA

Azienda che opera nel settore da quasi 50 anni, presente in Iraq sin dalle primissime battute del conflitto.

I dati riportati provengono da numerosi think tanks (tra cui The Brookings Institution’s Iraqi Index), da studi di

analisti del calibro di D. Isenberg, M. Dee Beutel, S. Deschamps, D. C. Kidwell nonché dai siti ufficiali delle

menzionate società e della stessa Ambascita USA in Iraq.

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Allegato D Documenti

D.1. Codice di Condotta dell’IPOA

(12esima versione adottata l’11 febbraio 2009 rispetto alla versione originale adottata il 1

aprile 2001)

Preamble: Purpose

This Code of Conduct seeks to ensure the ethical standards of IPOA member companies operating in conflict and post-conflict environments so that they may contribute their valuable services for the benefit of international peace and human security.

Additionally, Signatories will be guided by all pertinent rules of international humanitarian and human rights laws including as set forth in:

o Universal Declaration of Human Rights (1948)

o Geneva Conventions (1949)

o Convention Against Torture (1975)

o Protocols Additional to the Geneva Conventions (1977)

o Chemical Weapons Convention (1993)

o Voluntary Principles on Security and Human Rights (2000)

o Montreux Document on Private Military and Security Companies (2008)

Signatories are pledged to the following principles in all their operations:

1. Human Rights

1.1. Signatories shall respect the dignity of all human beings and strictly adhere to all applicable international humanitarian and human rights laws.

1.2. Signatories shall take every practicable measure to minimize loss of life and destruction of property.

2. Transparency

2.1. Signatories shall operate with integrity, honesty and fairness.

2.2. Signatories shall, to the extent possible and subject to contractual and legal limitations, be open and forthcoming with relevant authorities on the nature of their

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operations and any conflicts of interest that might reasonably be perceived as influencing their current or potential ventures.

2.3. Nothing contained in this Code of Conduct shall require Signatories to disclose information in violation of: applicable law; contractually required confidentiality; or any legally recognized privilege. Further, nothing in this Code of Conduct shall require Signatories to violate domestic law.

3. Accountability

3.1. Signatories, understanding the unique nature of the conflict and post-conflict environments in which many of their operations take place, fully recognize the importance of clear and operative lines of accountability to ensure effective peace and stability operations and to the long-term viability of the industry.

3.2. Signatories shall support effective legal accountability to relevant authorities for their actions and the actions of their personnel. Signatories shall proactively address minor infractions, and to the extent possible and subject to contractual and legal limitations, fully cooperate with official investigations into allegations of contractual violations and breaches of international humanitarian and human rights laws.

3.3. Signatories shall take firm and definitive action if their personnel engage in unlawful activities. For serious infractions, such as grave breaches of international humanitarian and human rights laws, Signatories should report such offences to the relevant authorities.

4. Clients

4.1. Signatories shall only work for legitimate, recognized governments, international organizations, non-governmental organizations and lawful private companies.

4.2. Signatories shall refuse to engage any unlawful clients or clients who are actively thwarting international efforts towards peace.

5. Safety

5.1. Signatories, recognizing the often high level of risk inherent to operations in conflict and post-conflict environments, shall strive to operate in a safe, responsible, conscientious and prudent manner and shall make their best efforts to ensure that their personnel adhere to these principles.

6. Personnel

6.1. Signatories shall ensure that their personnel are fully informed regarding the level of risk associated with their employment, as well as the terms, conditions and significance of their contracts.

6.2. Signatories shall ensure that their personnel are medically fit and are appropriately screened for the physical and mental requirements for their duties according to the terms of their contract.

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6.3. Signatories shall utilize adequately trained and prepared personnel in all their operations in accordance with clearly defined company standards that are appropriate and specific to their duties undertaken and the environment of operations.

6.4. Signatories shall properly vet, supervise and train personnel. Training shall include instruction on applicable legal framework(s) and ethical conduct.

6.5. Signatories shall conduct all reasonable due diligence in their hiring and subcontracting practices to avoid engaging personnel whose conduct adversely affect their suitability, in particular in regards to violating international humanitarian and human rights laws.

6.6. Signatories shall act responsibly and ethically toward their personnel, including ensuring personnel are treated with respect and dignity, and responding appropriately if allegations of personnel misconduct arise.

6.7. Signatories shall, where appropriate, seek personnel that are broadly representative of the local population.

6.8. Payment of different wages to different nationalities must be based on merit and national economic differential, and cannot be based on racial, gender or ethnic grounds.

6.9. In the hiring of personnel, Signatories shall respect the age-minimum standard of 15 years of age as defined by the International Labor Organization Minimum Age Convention (1973). In the hiring of armed security personnel, Signatories shall respect the age-minimum standard of 18 years of age as defined by the Optional Protocol to the United Nations Convention on the Rights of the Child on the Involvement of Children in Armed Conflict (1989).

6.10. No personnel will be denied the right to terminate their employment. Furthermore, no Signatory may retain the personal travel documents of their personnel against their will.

6.11. Signatories shall provide their personnel with the appropriate training, equipment and materials necessary to perform their duties.

6.12. Signatories shall not engage or allow their personnel to engage in the act of trafficking in persons. Signatories shall remain vigilant for instances of trafficking in persons and, where discovered, shall report such instances to relevant authorities.

6.13. Personnel shall be expected to conduct themselves humanely with honesty, integrity, objectivity and diligence.

7. Insurance

7.1. Foreign and local personnel shall be provided with health and life insurance policies appropriate to their wage structure and the level of risk of their service as required by law.

8. Control

8.1. Signatories shall endorse the use of detailed contracts specifying the mandate, restrictions, goals, benchmarks, criteria for withdrawal and accountability for the operation.

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8.2. Contracts shall not be predicated on an offensive mission unless mandated by a legitimate authority in accordance with international law.

8.3. In all cases- and allowing for safe extraction of personnel and others under the Signatories' protection-Signatories shall speedily and professionally comply with lawful requests from the client, including the withdrawal from an operation if so requested by the client or appropriate governing authorities.

9. Ethics

9.1. Signatories shall go beyond the minimum legal requirements and support additional ethical imperatives that are essential for effective peace and stability operations:

9.2. Rules for the Use of Force

9.2.1. Signatories that could potentially become involved in armed hostilities shall have appropriate Rules for the Use of Force established with their clients before deployment, and shall work with their clients to make any necessary modifications should threat levels or the political situation merit change.

9.2.2. All Rules for the Use of Force shall be in compliance with international humanitarian and human rights laws and emphasize appropriate restraint and caution to minimize casualties and damage, while preserving a person's inherent right of self-defense.

9.3. Support of International Organizations, Non-Governmental Organizations and Civil Society

9.3.1. Signatories recognize that the services relief organizations provide are necessary for ending conflicts and alleviation of associated human suffering.

9.3.2. Signatories shall, to the extent possible and subject to contractual and legal limitations, support the efforts of international organizations, humanitarian and non-governmental organizations and other entities working to minimize human suffering and support reconstructive and reconciliatory goals of peace and stability operations.

9.4. Arms Control

9.4.1. Signatories using weapons shall put the highest emphasis on accounting for and controlling all weapons and ammunition utilized during an operation and for ensuring their legal and proper accounting and disposal at the end of a contract.

9.4.2. Signatories shall refuse to utilize illegal weapons, toxic chemicals or weapons that could create long-term health problems or complicate post-conflict cleanup and will limit themselves to appropriate weapons common to military, security or law enforcement operations.

9.4.3. Signatories shall only obtain weapons through legal channels and shall not engage in illicit arms trading, and shall comply with United Nations arms embargos.

10. Partner Companies and Subcontractors

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10.1. Due to the complex nature of the conflict and post-conflict environments, Signatories often employ the services of partner companies and subcontractors to fulfill the duties of their contract.

10.2. Signatories shall select partner companies and subcontractors with the utmost care and due diligence to ensure that they comply with all appropriate ethical standards, including the IPOA Code of Conduct.

10.3. Signatories shall encourage the recognition of and compliance with the standards contained within the IPOA Code of Conduct by partner companies, subcontractors and the industry as a whole.

11. Application and Enforcement

11.1. This Code of Conduct is the official code of IPOA. Signatories shall maintain the standards laid down in the IPOA Code of Conduct.

11.2. The enforcement of the IPOA Code of Conduct is guided by the IPOA Enforcement Mechanism, the complaint system available to the public at-large. Signatories who fail to uphold any provision contained in this Code may be subject to dismissal from IPOA.

11.3. Signatories shall endeavor to inform personnel, clients and subcontractors of the IPOA Code of Conduct and IPOA Enforcement Mechanism. Signatories shall endeavor to publicize both to local communities.

11.4. Signatories shall have an effective mechanism for personnel to internally report suspected breaches of international humanitarian and human rights laws and violations of other applicable laws or the IPOA Code of Conduct. Signatories shall not retaliate against any person who reports in good faith and on reasonable grounds such suspected violations.

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D.2. Codice di Condotta dell’Omega Risk Solutions (classico esempio di piattaforma di valori e regole di condotta professate da una società

privata operativa nel settore della sicurezza internazionale)

”The OMEGA culture promotes a value system of:

Honesty Integrity Loyalty Reliability Discipline Open communication Business ethics

All OMEGA personnel commit to the Code of Conduct. It reinforces these values and encompasses our responsibility towards customers, society and employees, as well as our approach towards business ethics and corporate governance. OMEGA will, in respect of - Customers

Acknowledge and satisfy their unique security risk management needs through superior, innovative and cost effective solutions.

Provide committed, appropriately trained personnel to promote a value-added working relationship.

Maintain confidentiality of customer information.

Society

Accept social responsibility towards the community where we conduct business. Help advance stability, peace and prosperity in South Africa and other countries of

operation. Enter into alliances with business and community leaders, officials and providers in

communities and countries of operation, where feasible. Respect and protect the environment in which we operate.

Employees

Acknowledge and reward personnel as our most valuable asset. Promote and facilitate a learning environment with opportunities for career advancement. Encourage open communication and adhere to prescribed and fair labour practices.

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Provide, as far as may be practically possible, a healthy and safe working environment. Follow strict profiling procedures to ensure that only the best security officers are

selected for positions in the company. Provide guidelines on the use of electronic communication facilities (including telephones

and the Internet).

Employment equity

Respect the diversity of employees. Prevent discrimination. Offer fair opportunities for employment and the development of disadvantaged persons.

Business ethics

Abide to the laws and regulations governing the security industry in South Africa and countries of operation.

Maintain registration and accreditation with institutions that promote the status of the security risk management industry.

Compete fairly with other providers in the industry. Expose unethical conduct and misrepresentation of products and services.

Corporate governance

Align systems and procedures with internationally recognised quality management standards.

Maintain well-structured and transparent corporate governance structures. Honesty Integrity Loyalty Reliability Discipline Open communication. The highest possible standard of business ethics.

All OMEGA personnel commit to the Code of Conduct. It reinforces these values and encompasses our responsibility towards customers, society and employees, as well as our approach towards business ethics and corporate governance. OMEGA will, in respect of Customers

Acknowledge and satisfy their unique security risk management needs through superior,

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innovative and cost effective solutions. Provide committed, appropriately trained personnel to promote a value-added working

relationship. Maintain confidentiality of customer information

Society

Accept social responsibility towards the community where we conduct business. Help advance stability, peace and prosperity in South Africa and other countries of

operation. Enter into alliances with business and community leaders, officials and providers in

communities and countries of operation, where feasible. Respect and protect the environment in which we operate

Employees

Acknowledge and reward personnel as our most valuable asset. Promote and facilitate a learning environment with opportunities for career advancement. Encourage open communication and adhere to prescribed and fair labour practices. Provide, as far as may be practically possible, a healthy and safe working environment. Follow strict profiling procedures to ensure that only the best security officers are

selected for positions in the company. Provide guidelines on the use of electronic communication facilities (including telephones

and the Internet). Employment equity

Respect the diversity of employees. Prevent discrimination. Offer fair opportunities for employment and the development of disadvantaged persons.

Business ethics

Abide to the laws and regulations governing the security industry in South Africa and countries of operation.

Maintain registration and accreditation with institutions that promote the status of the security risk management industry.

Compete fairly with other providers in the industry. Expose unethical conduct and misrepresentation of products and services.

Corporate governance

Align systems and procedures with internationally recognised quality management

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standards. Maintain well-structured and transparent corporate governance structures.”

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D.3. “Transparency and Accountability in Military and Security Contracting Act”

(2007, proposta del Senatore Obama)

Feb 16, 2007 - Introduced in Senate. This is the original text of the bill as it was written by its sponsor and submitted to the Senate for consideration. This is the latest version of the bill currently available on GovTrack.

110th CONGRESS

1st Session

S. 674

To require accountability and enhanced congressional oversight for personnel performing private security functions under Federal contracts, and for other purposes.

IN THE SENATE OF THE UNITED STATES

February 16, 2007 Mr. OBAMA introduced the following bill; which was read twice and referred to the Committee on Armed Services

A BILL

To require accountability and enhanced congressional oversight for personnel performing private security functions under Federal contracts, and for other purposes.

Be it enacted by the Senate and House of Representatives of the United States of America in Congress assembled,

SECTION 1. SHORT TITLE; TABLE OF CONTENTS.

(a) Short Title- This Act may be cited as the `Transparency and Accountability in Military and Security Contracting Act of 2007'. (b) Table of Contents- The table of contents for this Act is as follows:

Sec. 1. Short title; table of contents. Sec. 2. Findings. Sec. 3. Reports on Iraq and Afghanistan contracts. Sec. 4. Department of Defense report on strategy for and appropriateness of activities of contractors under Department of Defense contracts in Iraq, Afghanistan, and the global war on terror. Sec. 5. Requirements related to personnel performing private security functions under Federal contracts during contingency operations. Sec. 6. Improved coordination between the Armed Forces and contractors performing private security functions in contingency operations. Sec. 7. Legal status of contract personnel. Sec. 8. Federal Bureau of Investigation investigative unit for contingency operations. Sec. 9. Definitions. Sec. 10. Effective date.

SEC. 2. FINDINGS. Congress makes the following findings:

(1) United States Government agencies, including the Department of Defense, the Department of State, the Department of the Interior, the United States Agency for International Development, and the intelligence community of the United States Government, are increasingly relying on private contractors to perform duties, including the provision of security and other traditionally military and governmental functions, in Iraq, Afghanistan, and other contingency operations.

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(2) Estimates of the number of contract personnel in Iraq, including private security contractors, vary widely. The United States Central Command estimated the number to be 100,000 in 2006, and the Government Accountability Office concluded in 2005 that `the Department of Defense (DOD) estimated at least 60 private security providers were working in Iraq with perhaps as many as 25,000 employees. In March 2006, the Director of the Private Security Company Association of Iraq estimated that approximately 181 private security companies were working in Iraq with just over 48,000 employees'. (3) The various functions carried out by these personnel have entailed great danger to these personnel, but exact numbers of casualties are unknown. Estimates suggest that some 770 contractors have died, and thousands more have been wounded, in Iraq since 2003. (4) The multinational character of private security contracting poses oversight and accountability challenges. In addition to Iraqi and United States security contractors working in Iraq, contractors also included citizens from Australia, Chile, Colombia, Croatia, Fiji, India, Nepal, New Zealand, Nicaragua, Russia, Serbia, South Africa, Sri Lanka, and the United Kingdom, among other countries. (5) In June 2006, the Government Accountability Office reported that `private security providers continue to enter the battle space without coordinating with the U.S. military, putting both the military and security providers at a greater risk for injury'. (6) According to published accounts and government studies, the assignments being given private security contractors are often sensitive, including the protection of United States military bases, interrogation of detainees, maintenance and technical assistance to weapons systems, logistics and base operations functions, escort of United States convoys, and protection of key United States Government personnel. (7) A recent report by the Congressional Research Service found that `new [Department of Defense] contracts have characteristics that make oversight difficult'. (8) Contractors are playing an expanded role in the national security operations of the United States and the manner in which the United States supports its troops in the field, especially in contingency operations, and therefore contracting practices and policies must be subject to improved and transparent oversight and management.

SEC. 3. REPORTS ON IRAQ AND AFGHANISTAN CONTRACTS. (a) Reports Required- Not later than 90 days after the date of the enactment of this Act, the Secretary of Defense, the Secretary of State, the Secretary of the Interior, the Administrator of the United States Agency for International Development, and the Director of National Intelligence shall each submit to Congress a report that contains the information, current as of the date of the enactment of this Act, as follows:

(1) The number of persons performing work in Iraq and Afghanistan under contracts (and subcontracts at any tier) entered into by departments and agencies of the United States Government, including the Department of Defense, the Department of State, the Department of the Interior, the United States Agency for International Development. and the elements of the intelligence community, respectively. (2) The companies awarded such contracts and subcontracts. (3) The total cost of such contracts. (4) The total number of persons who have been killed or wounded in performing work under such contracts. (5) A description of the military equipment and safety equipment provided for the protection of contractors under such contracts, and an assessment of the adequacy of such equipment. (6) The policies and procedures through which the departments and agencies of the United States Government instruct and inform contractors under such contracts of the applicability of law to their activities under such contracts, including the laws of the United States, Iraq, and Afghanistan, and other applicable laws. (7) The policies and procedures through which the departments and agencies of the United States Government monitor contractors under such contracts on their adherence to applicable law, including the laws of the United States, Iraq, and Afghanistan. (8) The laws, if any, determined to have been broken in the performance of such contracts, including laws of the United States, Iraq, and Afghanistan, and other applicable laws. (9) A description of the disciplinary actions that have been taken against persons performing work under such contracts by the contractor concerned, the United States Government, or the Government of Iraq or the Government of Afghanistan.

(b) Elements of the Intelligence Community Defined- In this section, the term `elements of the intelligence community' means the elements of the intelligence community specified in or designated under section 3(4) of the National Security Act of 1947 (50 U.S.C. 401a(4)).

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SEC. 4. DEPARTMENT OF DEFENSE REPORT ON STRATEGY FOR AND APPROPRIATENESS OF ACTIVITIES OF CONTRACTORS UNDER DEPARTMENT OF DEFENSE CONTRACTS IN IRAQ, AFGHANISTAN, AND THE GLOBAL WAR ON TERROR.

(a) Report Required- Not later than 180 days after the date of the enactment of this Act, the Secretary of Defense shall submit to Congress a report setting forth the strategy of the Department of Defense for the use of, and a description of the activities being carried out by, contractors and subcontractors in support of Department missions in Iraq, Afghanistan, and the Global War on Terror, including its strategy for ensuring that such contracts do not--

(1) have private companies and their employees performing inherently governmental functions, emergency essential activities, or mission critical activities; (2) place contractors in supervisory roles over United States Government personnel; or (3) threaten the safety of contractor personnel or United States Government personnel.

(b) Emergency Essential Activities or Mission Critical Activities Defined- In this section, the term `emergency essential activities or mission critical activities' means any activities as follows:

(1) Activities for which continued performance is considered essential to support combat systems and operational activities. (2) Activities whose delay, absence, or failure of performance would significantly affect the broader success or failure of a military operation.

SEC. 5. REQUIREMENTS RELATED TO PERSONNEL PERFORMING PRIVATE SECURITY FUNCTIONS UNDER FEDERAL CONTRACTS DURING CONTINGENCY OPERATIONS.

(a) Accountability for Personnel Performing Private Security Functions Under Federal Contracts During Contingency Operations-

(1) PROVISION OF CERTAIN INFORMATION ABOUT PERSONNEL PERFORMING PRIVATE SECURITY FUNCTIONS- Each covered contract shall require the contractor to provide to the contracting officer for the contract, not later than 5 days after the award of the contract, the following information regarding private security functions to be performed under the contract:

(A) The approximate number of persons to be used to perform the private security functions. (B) A description of the process used to hire such persons, including the method by which and the extent to which background checks regarding such persons are conducted. (C) A description of how such persons are trained to carry out tasks specified under the contract relating to such functions. (D) A description of each category of activity relating to such functions required by the contract.

(2) UPDATES OF INFORMATION- The information provided under paragraph (1) shall be updated by the contractor during contract performance as necessary. (3) SAFEGUARDING INFORMATION- The head of each agency awarding a covered contract shall take such actions as are necessary to protect any information provided under paragraph (1) that is a trade secret, or commercial or financial information, from disclosure to persons outside the Government. (4) ACCOUNTING- Each covered contract shall include the following requirements:

(A) Upon award of the contract, the contractor shall provide to the contracting officer cost estimates of salary, benefits, insurance, materials, logistics, travel, administrative costs, and other costs of carrying out private security functions under the contract. (B) Before contract closeout (other than closeout of a firm, fixed price contract), the contractor shall provide to the contracting officer a report on the actual costs of carrying out private security functions under the contract, in the same categories as provided under subparagraph (A).

(5) QUARTERLY REPORTS ON STAFFING- Each covered contract shall require the contractor to submit to the contracting officer on a quarterly basis a report on the number of personnel performing private security functions under such contract during the preceding 90 days and on the location or locations in which such personnel performed such functions. (6) OVERSIGHT- Before a covered contract is awarded, the head of the agency awarding the contract shall ensure that sufficient resources are available to enable contracting officers of the agency to perform oversight of the performance of private security functions under the contract, including oversight inspections of facilities and operations. (7) WAIVER AUTHORITY-

(A) WAIVER- The head of the agency awarding a covered contract may waive a requirement of this subsection with respect to a contract in an emergency or

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exceptional situation, as determined by the head of the agency. Any such waiver shall be limited to the requirements that are impossible or impracticable to implement because of the emergency or exceptional situation. (B) REPORT- Commencing 180 days after the date of the enactment of this Act, and continuing every 90 days thereafter, each head of an agency who has, during the preceding 90 days, waived a requirement under this subsection with respect to a covered contract shall submit to the committees of Congress referred to in subparagraph (C) a report that--

(i) describes each such waiver by the head of the agency, including the contract involved and the emergency or exceptional situation that justified such waiver; and (ii) contains a plan for bringing each such contract into compliance with the waived requirements as soon as possible or an explanation of why such waiver needs to be permanent.

(C) COMMITTEES OF CONGRESS- The committees of Congress referred to in this subparagraph are the following:

(i) The Committees on Appropriations, Armed Services, Oversight and Government Reform, and Foreign Affairs of the House of Representatives. (ii) The Committees on Appropriations, Armed Services, Homeland Security and Governmental Affairs, and Foreign Relations of the Senate.

(b) Reports Required- (1) IN GENERAL- During a contingency operation, the head of each agency with any covered contracts in effect shall submit to Congress reports on such contracts in accordance with this subsection. (2) MATTERS COVERED- Each report required by paragraph (1) shall include the following information:

(A) Total number of covered contracts awarded by the agency with respect to the contingency operation. (B) The total number of contracting officers overseeing the covered contracts reported under subparagraph (A). (C) The most current information available under subsection (a)(5) with respect to each covered contract. (D) The number of covered contracts awarded since the last report. (E) The total number of contract personnel working on the covered contracts reported under subparagraph (D). (F) The total value of awards for covered contracts reported under subparagraph (D). (G) A detailed catalogue of activities performed under covered contracts reported under subparagraph (D).

(3) DEADLINES- The head of an agency shall submit an initial report as required by paragraph (1) within 90 days after first awarding a covered contract, and shall issue additional reports thereafter every 90 days. (4) COMMITTEES- The report required by paragraph (1) shall be submitted to the Committees on Appropriations and Armed Services of the House of Representatives and the Senate. (5) FORM- The report required by paragraph (1) shall be submitted in unclassified form, but may include a classified annex.

SEC. 6. IMPROVED COORDINATION BETWEEN THE ARMED FORCES AND CONTRACTORS PERFORMING PRIVATE SECURITY FUNCTIONS IN CONTINGENCY OPERATIONS.

(a) Rules of Engagement- (1) REQUIREMENT TO ISSUE- Not later than 15 days after the date on which a contingency operation is initiated, the Chairman of the Joint Chiefs of Staff shall issue rules of engagement regarding the circumstances under which force may be used by contract personnel performing private security functions within the area covered by the contingency operation and the types of force authorized. Each covered contract shall require contract personnel to adhere to the rules of engagement issued under this subsection. (2) NOTIFICATION- The commander of the combatant command whose area of responsibility includes the theater of operations of a contingency operation shall communicate the rules of engagement for the contingency operation to contract personnel in accordance with subsection (c).

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(3) EXCEPTIONS AND SPECIAL RULES- As appropriate, the Chairman of the Joint Chiefs of Staff may provide exceptions or special rules in the rules of engagement for specific contractors.

(b) Hiring, Training, and Equipment Standards Relating to Private Security Contractors- (1) REGULATIONS- Not later than 30 days after the date on which a contingency operation is initiated, the head of each agency awarding a covered contract shall prescribe in regulations minimum standards (appropriate for the agency) for contract personnel performing private security functions within the area covered by the contingency operation, including minimum training and certification standards. The standards may vary based on the duties of personnel, but must address criminal records, security clearance requirements, and other issues that the head of the agency determines may lead to security or performance concerns. (2) GUIDANCE FOR EQUIPMENT- The head of each agency awarding a covered contract shall issue guidance (appropriate for the agency) on equipment used for private security functions under covered contracts with the agency, including appropriate uniforms and levels of body armor and equipment armor, and a recommended list of re-armorers and weapons and armor manufacturers for complying with such guidelines. (3) CONSULTATION WITH SECRETARY OF DEFENSE- The head of each agency shall consult with the Secretary of Defense in developing regulations and guidance under this subsection.

(c) Improved Coordination and Communication Between the Armed Forces and Contractors Performing Private Security Functions-

(1) DESIGNATION OF THEATER SECURITY CONTRACT COORDINATING OFFICER- For each contingency operation in which contract personnel performing private security functions are active, the Chairman of the Joint Chiefs of Staff shall designate a member of the Armed Forces or civilian employee of the Department to act as the coordinating officer on security contracts in the theater of operations of such contingency operation. The individual so designated shall be known as the `Theater Security Contract Coordinating Officer' for the theater of operations of such contingency operation. (2) RESPONSIBILITIES OF THEATER SECURITY CONTRACT COORDINATING OFFICER- The Theater Security Contract Coordinating Officer for a theater of operations of a contingency operation shall, for such theater of operations--

(A) establish regulations providing for reliable lines of communications between contract personnel performing private security functions and the Armed Forces; (B) maintain a current database on the contract personnel performing such functions, including their employing contractors, nationalities, backgrounds, and training, and the nature of their activities; (C) communicate the rules of engagement established under subsection (a) to contractors and contract personnel performing such functions; (D) take any actions authorized by the Chairman of the Joint Chiefs of Staff for purposes of this subsection to ensure the compliance of contractors in the theater of operations with the requirements of paragraph (3); (E) communicate other critical information, including guidance on Department of Defense responsibilities for force protection of contract personnel and guidance on equipment, to contractors and contract personnel; and (F) as appropriate, communicate up-to-date information about the security environment that may be relevant to contract personnel.

(3) REQUIREMENTS FOR CONTRACTORS RELATING TO THEATER SECURITY CONTRACT COORDINATING OFFICER- Each contractor in a theater of operations of a contingency operation shall be required to--

(A) register with the Theater Security Contract Coordinating Officer for the theater of operations and keep the Officer currently informed on the number, nationality, background, and training of the contract personnel assigned to perform private security functions under a covered contract; (B) report any incidents in which contract personnel performing such functions use force or are attacked by hostile forces; (C) report to the Theater Security Contract Coordinating Officer any casualties suffered by covered contract personnel; (D) communicate to the Theater Security Contract Coordinating Officer, in accordance with the regulations issued under paragraph (2)(A), tactical information, such as information on the movement of contractor personnel performing such functions into and out of a battle space; and

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(E) communicate to the Theater Security Contract Coordinating Officer relevant information, including intelligence, reports of hostile activity, or information relevant to military planning.

SEC. 7. LEGAL STATUS OF CONTRACT PERSONNEL. (a) Clarification of Military Extraterritorial Jurisdiction Act-

(1) INCLUSION OF CONTRACTORS- Subsection (a) of section 3261 of title 18, United States Code, is amended--

(A) by striking `or' at the end of paragraph (1); (B) by striking the comma at the end of paragraph (2) and inserting `; or'; and (C) by inserting after paragraph (2) the following:

(3) while employed under a contract (or subcontract at any tier) awarded by any department or agency of the United States Government, where the work under such contract is carried out in a region outside the United States in which the Armed Forces are conducting a contingency operation,'. (2) DEFINITION- Section 3267 of title 18, United States Code, is amended by adding at the end the following: (5) The term `contingency operation' has the meaning given that term in section 101(a)(13) of title 10.'.

(b) Sense of Congress on Investigation and Prosecution of Abuses by Private Security Contractors and Others- It is the sense of Congress that--

(1) if there is probable cause to believe that an individual assigned to perform private security functions under a covered contract, any other contractor personnel, or any contractor has violated section 3261(a) of title 18, United States Code, except in situations in which the individual is prosecuted under chapter 47 of title 10, United States Code (the Uniform Code of Military Justice), or under other law, the Department of Defense should use the authority provided in section 3262 of title 18, United States Code, to arrest and detain such individual. personnel, or contractor and transfer such individual, personnel, or contractor to civilian authorities for prosecution; and (2) the Secretary of Defense should issue guidance, as soon as possible after the date of the enactment of this Act, on how the amendment made by section 552 of the John Warner National Defense Authorization Act of 2007 (Public Law 109-364; 120 Stat. 2217) to section 802(a)(10) of title 10, United States Code (article 2(a)(10) of the Uniform Code of Military Justice), will be implemented.

(c) Department of Justice Inspector General Report- (1) REPORT REQUIRED- Not later than 30 days after the date of the enactment of this Act, the Inspector General of the Department of Justice shall submit to Congress a report. (2) CONTENT OF REPORT- The report shall include--

(A) a description of the status of Department of Justice investigations of abuses alleged to have been committed by contract personnel performing private security functions, other contract personnel, or contractors under covered contracts, which shall include--

(i) the number of complaints received by the Department of Justice; (ii) the number of investigations into complaints opened by the Department of Justice; (iii) the number of criminal cases opened by the Department of Justice; and (iv) the number and result of criminal cases closed by the Department of Justice; and

(B) findings and recommendations about the capacity and effectiveness of the Department of Justice in prosecuting misconduct by such contract personnel.

(3) FORM- The report shall be submitted in unclassified form, but may include a classified annex.

SEC. 8. FEDERAL BUREAU OF INVESTIGATION INVESTIGATIVE UNIT FOR CONTINGENCY OPERATIONS.

(a) Establishment of Theater Investigative Unit- For each theater of operations established in connection with a contingency operation in which contract personnel are carrying out work under a covered contract, the Federal Bureau of Investigation shall establish a Theater Investigative Unit, which shall be responsible for investigating allegations of criminal misconduct under section 3261 of title 18, United States Code, by contract personnel. (b) Responsibilities of Theater Investigative Unit- The Theater Investigative Unit established for a theater of operations shall--

(1) investigate reports that raise reasonable suspicion of criminal misconduct by contract personnel;

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(2) investigate reports of fatalities resulting from the use of force by contract personnel; and (3) upon conclusion of an investigation of alleged criminal misconduct, refer the case to the Attorney General of the United States for further action, as appropriate in the discretion of the Attorney General.

(c) Responsibilities of Federal Bureau of Investigation- (1) RESOURCES- The Federal Bureau of Investigation shall ensure that each Theater Investigative Unit has adequate resources and personnel to carry out its responsibilities. (2) NOTIFICATION- The Federal Bureau of Investigation shall notify Congress whenever a Theater Investigative Unit is established or terminated under this section.

(d) Responsibilities of Other Federal Agencies- An agency operating in a theater of operations in which a Theater Investigative Unit is established shall cooperate with and support the activities of the Theater Investigative Unit. Any investigation carried out by the Inspector General of an agency shall be coordinated with the activities of the unit as appropriate.

SEC. 9. DEFINITIONS.

In sections 5 through 8 of this Act: (1) COVERED CONTRACT- The term `covered contract' means--

(A) a prime contract awarded by an agency, if the work to be performed under the contract includes private security functions; (B) a subcontract at any tier under any prime contract awarded by an agency, if the work to be performed under the subcontract includes private security functions; or (C) a task order issued under a task or delivery order contract entered into by an agency, if the work to be performed under the task order includes private security functions.

(2) PRIVATE SECURITY FUNCTIONS- The term `private security functions', with respect to activities carried out under a covered contract in a theater in which the United States is engaged in a contingency operation, means any activity as follows:

(A) Any activity for which personnel are allowed to carry weapons in the performance of the contract. (B) The performance of--

(i) military logistics for operations; (ii) maintenance or arming of weapons systems; (iii) interrogation of prisoners; (iv) convoy security; (v) guarding vital facilities and personnel; (vi) tactical security work; or (vii) local force training.

(C) Any other activity in support of the contingency operation, as determined by the Theater Security Contract Coordinating Officer for the theater of operations of the contingency operation as designated under section 6(c)(1).

(3) AGENCY- The term `agency' has the meaning given the term `Executive agency' in section 105 of title 5, United States Code.

(4) CONTINGENCY OPERATION- The term `contingency operation' has the meaning given the term section 101(13) of title 10, United States Code. (5) CONTRACTOR- The term `contractor' means an entity performing a covered contract (including a subcontract at any tier).

(6) CONTRACT PERSONNEL- The term `contract personnel' means persons assigned by a contractor (including a subcontractor at any tier) to perform work under a covered contract.

SEC. 10. EFFECTIVE DATE.

(a) Applicability- The provisions of this Act shall apply to the following:

(1) All covered contracts and all covered contract personnel in which the work under the contract is carried out in a theater in which the United States is currently conducting contingency operations.

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(2) In the event that the United States begins new contingency operations, all covered contracts and all covered contract personnel in which the work under the contract is carried out in a theater in which the United States is conducting such contingency operations.

(b) Immediate Effectiveness- The provisions of this Act shall enter into effect immediately upon the enactment of this Act.

(c) Implementation- With respect to covered contracts and covered contract personnel discussed in subsection (a)(1), the United States Government shall have 90 days following the enactment of this Act to ensure compliance with the provisions of this Act.

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Nota

Tabelle e grafici sotto i quali non è menzionata la fonte di provenienza sono opera

dell’Autore