CENTRO DI PRIMO ASCOLTO (CPA). RELAZI À MAGGIO 2013 ... B... · Il CPA offre 1 colloquio di ......
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Allegato B
CENTRO DI PRIMO ASCOLTO (CPA).
RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ
MAGGIO 2013 – GENNAIO 2015
Il presente report relaziona sull’attività del CPA a partire dall’avvio del servizio (maggio 2013) fino
al 31 gennaio 2015. I risultati qualitativi delle consulenze e i commenti ai contenuti emersi sono
stesi a cura del consulente esterno del CPA, i dati quantitativi e le elaborazioni sono stese a cura del
responsabile scientifico del servizio.
1. Introduzione
Recenti riferimenti normativi, il D. Lgs n. 81 del 2008, il D.Lgs 150/2009 e la Lg 183/2010
introducono novità importanti sulla tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Tra
queste si ricordano:
• l’attenzione alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazione all'ambiente di
lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell'attività lavorativa;
• il miglioramento dell’efficienza organizzativa e della qualità dei servizi;
• la realizzazione di programmi di intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute, la
sicurezza dei lavoratori e il benessere organizzativo.
L’Università di Brescia, in riferimento a questo quadro normativo e al fine di promuovere il
Benessere Organizzativo, ha deciso di offrire al proprio personale uno spazio d’ascolto gratuito a
cui potersi rivolgere per affrontare problematiche incontrate nel proprio ambiente di lavoro.
1.1 Il Centro di Primo Ascolto (CPA) dell’Università degli Studi di Brescia
Il CPA è un’iniziativa che si colloca all’interno delle azioni promosse dal Comitato Unico di
Garanzia (C.U.G.) dell’Ateneo e viene svolta con la progettazione e la gestione del Settore di
Psicologia Clinica e Dinamica (Responsabile Prof. Alberto Ghilardi, membro C.U.G.)
dell’Università degli Studi di Brescia.
Il CPA è uno spazio d’ascolto e consulenza, a cui ci si può rivolgere quando:
si sta affrontando un importante cambiamento in ambito professionale;
capita spesso di sentirsi demotivati e senza le energie necessarie per affrontare la propria
giornata lavorativa;
2
si vivono relazioni difficili con colleghi, collaboratori, superiori, ecc;
si desidera cogliere un’opportunità di carriera, ma si teme di non esserne all’altezza;
si sente semplicemente il bisogno di parlare con qualcuno di quanto il proprio lavoro sia
stressante.
Il CPA è aperto a tutto il personale dell’Università degli Studi di Brescia (docenti, ricercatori,
personale tecnico-amministrativo, assegnisti di ricerca, dottorandi, ecc).
Il CPA offre 1 colloquio di accoglienza e 3 colloqui di ascolto. Si accede previo appuntamento,
lasciando un messaggio alla segreteria telefonica del numero 030/8377009 o inviando una e-mail a
La durata dei colloqui è di 60 minuti, con una cadenza variabile a seconda dei bisogni emersi in
sede di accoglienza. La somministrazione dei questionari durante il primo e l’ultimo colloquio
occupa uno spazio di circa 30 minuti, oltre alla durata del colloquio stesso (60 minuti). Il colloquio
di follow-up a 4 mesi dal termine della consulenza ha una durata di 60 minuti, comprensivo sia
della somministrazione dei test, sia di una ripresa dei contenuti della consulenza.
Il CPA è attivo dal 20/05/13 presso due sedi in Brescia, scelte a discrezione del lavoratore:
Contrada Pozzo dell’Olmo n° 22 (ingresso laterale al civico 26) e Via Valotti n° 3.
1. Processo di valutazione
Il consulente, ad ogni persona che si rivolge al CPA, chiede di compilare un modulo di consenso
informato, una scheda socio-demografica e una serie di strumenti per la valutazione del benessere
personale e organizzativo.
A inizio consulenza e al follow-up a 4 mesi viene fatta compilare anche una scheda per la
valutazione degli eventi sentinella, ossia dei fattori di rischio per possibili disagi lavorativi che si
sono verificati nei 4 mesi precedenti (es: trasferimenti in nuove sedi, cambi di mansione,
assenteismo, richieste di visite al medico competente, ecc).
Per tutelare il diritto alla privacy il consulente gestisce in autonomia la segreteria telefonica e la
mail dedicata, fissando gli appuntamenti; solo lui conosce i nominativi delle persone che accedono
al CPA, mentre l’analisi dei dati viene realizzata all’interno del Settore di Psicologia Clinica e
Dinamica, utilizzando per ogni soggetto un codice, che non ne permette il riconoscimento.
Gli strumenti di indagine utilizzati sono il Multidimensional Organizational Health Questionnaire -
MOHQ (Avallone & Paplomatas, 2005) e il General Health Questionnaire - GHQ-12 (Goldberg,
1997; Piccinelli et al., 1993) in tre tempi: al primo accesso (baseline), a fine consulenza e a un
follow-up a 4 mesi. Per una descrizione degli strumenti si rimanda alla precedente relazione della
dott.ssa Giuliana Tonoli (settembre 2014). Di seguito sono riportati i sistemi di attribuzione e
3
interpretazione dei punteggi per ogni questionario, al fine di aiutare il lettore a leggere con
maggiore facilità i valori delle tabelle riportate di seguito.
Per quanto riguarda il MOHQ, il soggetto può indicare, su una scala tipo Likert a quattro punti, il
livello di frequenza osservata relativa ai diversi aspetti del proprio ambiente di lavoro indagati dal
questionario. La risposta va da un minimo di «mai» ad un massimo di «spesso», oppure da un
minimo di «insufficiente» a un massimo di «buono». Il MOHQ è suddiviso in parti, ciascuna delle
quali contiene item/affermazione volti ad esplorare i diversi aspetti della salute organizzativa. Il
questionario fornisce un valore medio per ogni singolo fattore dal quale si ricava una media
generale, che costituisce il valore di riferimento per l’interpretazione dei punteggi. Più le medie dei
singoli fattori si discostano in difetto dalla media generale, maggiore è la criticità che l’area alla
quale il fattore fa riferimento esprime. Si possono considerare risultati positivi i punteggi ≥ 2.9,
discreti quelli compresi tra 2.6 e 2.9, mentre critici risultano i valori ≤ 2.6.
La versione che viene somministrata ai dipendenti che accedono al CPA è stata ridotta, rispetto a
quella originale, e comprende solo i seguenti fattori: percezione dei dirigenti, percezione dei
colleghi, percezione dell’efficienza, percezione dell’equità organizzativa, percezione del conflitto,
percezione dello stress, fatica e isolamento.
Per ciò che concerne il GHQ, al soggetto è richiesto di confrontare la propria situazione attuale
rispetto al suo stato psicologico abituale, scegliendo tra 4 modalità di risposta: 0= più del solito; 1=
come al solito; 2= meno del solito; 3= molto meno del solito. In questo modo è possibile situare gli
individui lungo un continuum i cui estremi sono costituiti da una condizione di benessere
psicologico, visto come assenza di sintomi psichici e da una condizione di disordine psichico con
diversi gradi di gravità. Il punteggio totale va da 0 a 36 e più è alto il punteggio, maggiore è
l’alterazione della percezione del disagio psicofisico (cut-off 13/14 come valore soglia). È possibile
inoltre raggruppare i punteggi in cinque categorie: 1-10 indica basso disagio psicologico; 11-12 è un
valore “tipico”; 13-15 è “più del tipico”; 16-20 indica un evidente stato di disagio psicologico; oltre
20 si è in presenza di un grave distress (Goldberg et al., 1997).
2. Risultati
Di seguito vengono riportati i dati relativi agli accessi al CPA dalla sua apertura ad oggi. Nel
precedente report non è stato possibile eseguire le analisi statistiche, che di seguito vengono
presentate, a causa dell’esiguità del campione. Si sottolinea tuttavia che il campione, dal punto di
vista della sua rappresentatività, è ancora composto da un numero limitato di soggetti.
2.1 Accessi dal 20/05/13 al 31/01/15
4
Nel periodo suindicato complessivamente hanno preso contatto con il servizio 22 dipendenti. Di
questi:
13 (59.09%) hanno usufruito di tutto il percorso (4 colloqui);
2 (9.09%) ha usufruito di 3 colloqui;
1 (4.54%) ha usufruito di 2 colloqui;
3 (13.63%) hanno usufruito di 1 colloquio
3 (13.63%) sono consulenze in corso che hanno attualmente usufruito di 6 colloqui
Non sono disponibili e non verranno inclusi nelle statistiche i dati sociodemografici di una persona
rivoltasi allo sportello portando una domanda che, una volta analizzata, si è rivelata essere non
congrua rispetto alle aree di intervento dello sportello, e che è stata indirizzata altrove.
In totale il servizio ha fornito ad oggi 69 colloqui.
Nella lettura delle tabelle successive, per una comprensione delle differenti numerosità indicate, si
evidenzia che:
21 si riferisce ai dipendenti valutati al baseline;
13 ai dipendenti che hanno completato i colloqui necessari e in attesa di follow up;
9 ai dipendenti che hanno terminato colloqui e follow up.
3.2 Descrizione del campione al momento del primo accesso al CPA (baseline)
Nella tabella 1 sono riportate le caratteristiche socio-demografiche di 21 dei 22 dipendenti rivoltisi
allo sportello e di cui sono disponibili i dati completi.
Tabella 1. Caratteristiche socio-demografiche (N= 21)
N (%)
Età
Media (ds)
Mediana
Range (anni)
50.9 (6.9)
51
29-62
Sesso
Maschio
Femmina
7 (33.3)
14 (66.7)
Stato civile
Celibe/nubile
Coniugato/convivente
Separato/divorziato
Vedovo
4 (19.0)
12 (57.1)
4 (19.0)
1 (4.8)
Titolo di studio
Scuola media inferiore
Diploma professionale
Scuola media superiore
Diploma universitario
Laurea
4 (19.0)
4 (19.0)
4 (19.0)
1 (4.8)
8 (38.1)
Categoria professionale
PTA
Personale docente
19 (90.5)
1 (4.8)
5
Ricercatore
Altro (assegnisti, dottorandi, ecc)
-
1 (4.8)
Ambito di lavoro
Amministrazione
Dip. Economia e management
Dip. Giurisprudenza
Dip. Ingegneria civile
Dip. Ingegneria dell’informazione
Dip. Ingegneria meccanica
Dip. Medicina molecolare
Dip. Scienze cliniche e sperimentali
Dip. Specialità medico chirurgiche
7 (33.3)
1 (4.8)
1 (4.8)
1 (4.8)
-
-
4 (19.0)
4 (19.0)
3 (14.3)
Si nota in tab. 1 che il 52,3% dei richiedenti proviene dai tre Dipartimenti di Area medica.
In tabella 2 sono riportate le caratteristiche relative al lavoro.
Tabella 2. Caratteristiche associate al lavoro (N= 21)
N (%)
Anzianità lavorativa presso l’Università (anni)
Media
Range
18.29
3-31
Tempo di inquadramento (anni)
Media
Range
10.88
0.5-30
Tipo di contratto
Tempo indeterminato, tempo pieno
Tempo indeterminato, part time
Tempo determinato, tempo pieno
18 (85.7)
2 (9.5)
1 (4.8)
Passaggi di carriera negli ultimi anni
Sì
No
Dato mancante
7 (33.3)
13 (61.9)
1 (4.8)
Mobilità negli ultimi anni
Sì
No
Dato mancante
8 (38.1)
12 (57.1)
1 (4.8)
Precedenti esperienze lavorative
Nel pubblico
Nel privato
Nel pubblico e nel privato
Nessuna
3 (14.3)
8 (38.1)
8 (38.1)
2 (9.5)
Assunzione ai sensi della L. 68/99
Sì
No
5 (23.8)
16 (76.2)
3.3 Motivi dell’accesso
I motivi per i quali i dipendenti si sono rivolti allo sportello, così come riferito esplicitamente al
consulente al momento del primo colloquio, sono stati raggruppati in 3 macro aree:
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Area 1: Disagi riferiti direttamente all’adattamento e al rendimento lavorativo (area lavoro)
Area 2: Disagi psicosociali non specificamente riferiti al contesto lavorativo (area delle relazioni)
Area 3: Disturbi psicologici clinicamente diagnosticabili (area clinica)
Nell’Area 1 rientrano difficoltà di adattamento al contesto lavorativo, ansia rispetto alle prestazioni
lavorative, difficoltà nel rendimento lavorativo, demotivazione al lavoro, difficoltà di
concentrazione/memoria/attenzione sul lavoro.
Nell’Area 2 rientrano problematiche socio-relazionali, problematiche relazionali familiari,
problematiche relazionali affettive, comportamenti aggressivi e/o autolesionistici, difficoltà a
elaborare eventi traumatici, problemi legati alla percezione di sé, abuso e molestie sessuali,
problemi di identità sessuale.
Nell’Area 3 rientrano attacchi di panico, disturbo d’ansia generalizzato, stato confusionale, sintomi
depressivi, disturbi psicosomatici, fobia sociale, abuso di sostanze, difficoltà a elaborare condizioni
di disturbo organico.
Ogni dipendente può riferire motivi che afferiscono a più aree. Vengono riportate la suddivisione
degli accessi per area (grafico 1) e i singoli motivi di accesso per ciascuna di esse (grafico 2-4).
Grafico 1. Motivi dell’accesso (valori espressi in frequenza)
Grafico 2. Area 1: lavoro (valori espressi in frequenza)
0
5
10
15
20
25
30
area 1 area 2 area 3
7
Grafico 3. Area 2: relazioni (valori espressi in frequenza)
02468
10121416
0123456789
10
Problematicherelazionalifamiliari
Problemi legatialla percezione
di sé
Difficoltà aelaborare
eventitraumatici
Problematichesocio-relazionali
Abuso emolestiesessuali
8
Grafico 4. Area 3: clinica (valori espressi in frequenza)
3.4 Precedenti contatti con professionisti della salute mentale
Rispetto a precedenti contatti con professionisti della salute mentale, 7 dipendenti (33.3%)
riferiscono di avere già avuto contatti in passato con psichiatri o psicologi. Inoltre, 4 dipendenti
(19.0%) presentano familiarità positiva per disturbi mentali. Sei dipendenti (28.6%) soffrono inoltre
di altre patologie croniche di interesse medico.
3. Esito consulenza
Delle 21 persone che hanno avuto accesso al CPA, 13 hanno concluso la consulenza (4 colloqui).
Solo in un caso si è reso necessario un invio a specialista. Al 31/01/15 sono inoltre stati condotti 9
colloqui di follow up.
4.1 Valutazione del benessere psicologico e della salute organizzativa
Per quanto riguarda il benessere psicologico, valutato con il GHQ-12, al baseline il punteggio
medio delle 21 persone che si sono rivolte allo sportello è di 22.24 (ds= 8,18; mediana= 22),
indicativo di grave distress.
È stata inoltre effettuato un confronto descrittivo (tabella 3) delle differenze nei tre tempi sui 9
soggetti che hanno terminato la consulenza e che si sono presentati al follow-up a 4 mesi, in cui si
può osservare una diminuzione del punteggio medio del GHQ tra la fine della consulenza e il
follow-up.
0
1
2
3
4
5
6
7
8
Disturbi dell'umore Disturbi d'ansia Altro
9
Tabella 3. Differenze nei tre tempi del GHQ (N= 9)
Media DS Mediana
Baseline 19.4 6.46 19
Fine consulenza 19.0 8.42 18
Follow up 16.8 7.88 18
Per quanto riguarda il Questionario Multidimensionale sulla Salute Organizzativa (MOHQ), si
riportano in tabella 4 i punteggi medi dei fattori valutati al baseline. In grassetto sono riportati i
valori critici.
Tabella 4. Fattori del MOHQ al baseline (N= 21)
Media
Percezione dei dirigenti 1.94
Percezione dei colleghi 2.74
Percezione dell’efficienza 2.66
Percezione dell’equità organizzativa 1.69
Percezione del conflitto 1.69
Percezione dello stress 2.20
Fatica 2.20
Isolamento 2.24
Analizzando poi lo stesso questionario per un confronto descrittivo delle differenze nei tre tempi sui
9 soggetti che hanno terminato la consulenza e che si sono presentati al follow-up si ottengono i dati
riportati in tabella 5.
Tabella 5. Differenze nei tre tempi del MOHQ (N= 9)
Baseline
Fine Follow-up
Percezione dei dirigenti 1.92 1.93 1.92
Percezione dei colleghi 2.51 2.62 2.36
Percezione dell’efficienza 2.29 2.19 2.23
Percezione dell’equità organizzativa 1.58 1.69 1.69
Percezione del conflitto 1.81 1.74 1.89
Percezione dello stress 2.26 2.45 2.33
Fatica 2.17 2.24 2.11
Isolamento 2.15 2.22 2.29
4.2 Valutazione degli eventi sentinella
In tabella 6 sono riportati gli eventi sentinella valutati al baseline (inizio consulenza), relativi a
fattori di rischio per possibili disagi lavorativi, che si sono verificati negli ultimi 4 mesi. In tabella 7
sono riportate le differenze negli eventi sentinella tra baseline e follow-up sui 9 soggetti che hanno
completato la consulenza.
10
Tabella 6. Eventi sentinella valutati al baseline (N= 21)
%
Trasferimento in nuova sede di lavoro
Sì
No
21.1
78.9
Cambio di mansione
Sì
No
36.8
63.2
Richiesta permessi a recupero
Sì
No
55.6
44.4
Richiesta ore di straordinario
Sì
No
63.2
36.8
Assenza per meno di 3 gg, anche non continuativi
Sì
No
63.2
36.8
Assenza per più di 3 gg continuativi
Sì
No
47.4
52.6
Richiesta visite al medico competente
Sì
No
5.3
94.7
Tabella 7. Differenze nei due tempi degli eventi sentinella (N= 9)
Baseline
%
Follow-up
%
Trasferimento in nuova sede di lavoro
Sì
No
22.2
77.8
11.1
88.9
Cambio di mansione
Sì
No
33.3
66.7
11.1
88.9
Richiesta permessi a recupero
Sì
No
50.0
50.0
44.4
55.6
Richiesta ore di straordinario
Sì
No
66.7
33.3
77.8
22.2
Assenza per meno di 3 gg, anche non continuativi
Sì
No
66.7
33.3
55.6
44.4
Assenza per più di 3 gg continuativi
Sì
No
33.3
66.7
44.4
55.6
Richiesta visite al medico competente
11
Sì
No
0
100
22.2
77.8
Si può osservare descrittivamente una diminuzione - tra il baseline e il follow-up a 4 mesi - delle
percentuali di quasi tutti gli eventi sentinella, fatta eccezione per la richiesta di ore di straordinario,
l’assenza per più di 3 gg continuativi e la richiesta di visite al medico competente, che al contrario
aumentano.
4. Questionario di gradimento
I questionari di soddisfazione raccolti sono relativi ai 13 dipendenti, che hanno completato i 4
colloqui e sono in attesa di follow up. Il questionario valuta le seguenti dimensioni: gradimento
complessivo, comfort, cambiamento, utilità, immagine dell’Ateneo, diffusione. Di seguito sono
riportate le risposte alle domande del questionario, che è stato fatto compilare in modo anonimo alla
fine della consulenza. Per garantire la riservatezza è stata predisposta una scatola sigillata in cui
inserire i questionari ad opera del lavoratore.
Qual è stata la motivazione principale che l’ha spinta a rivolgersi al CPA?
(erano possibili più risposte)
Valori espressi in frequenza
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Esprima il suo grado di soddisfazione per ciascuno dei seguenti aspetti del CPA
UBICAZIONE
Esprima il suo grado di soddisfazione per ciascuno dei seguenti aspetti del CPA
ORARI DI APERTURA
Esprima il suo grado di soddisfazione per ciascuno dei seguenti aspetti del CPA
ADEGUATEZZA DEI LOCALI
Esprima il suo grado di soddisfazione per ciascuno dei seguenti aspetti del CPA
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per niente poco abbastanza molto moltissimo
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per niente poco abbastanza molto moltissimo
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per niente poco abbastanza molto moltissimo
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RISERVATEZZA DEI LOCALI
Esprima il suo grado di soddisfazione per ciascuno dei seguenti aspetti del CPA
FACILITA’ DI ACCESSO
Al termine del percorso di consulenza ritiene di avere una visione più chiara delle sue
difficoltà lavorative?
Al termine del percorso di consulenza ritiene di aver individuato nuove strategie di
comportamento per affrontare le sue difficoltà lavorative?
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Al termine del percorso di consulenza ritiene di riuscire a svolgere il proprio lavoro con
maggiore rendimento?
Complessivamente quanto si ritiene soddisfatto/a della consulenza ricevuta dal CPA?
Pensa possa essere utile per chi si trova in una situazione di disagio lavorativo rivolgersi al
CPA?
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Quanto l’utilizzo del CPA ha modificato l’immagine che lei ha dell’Ateneo a cui appartiene?
Consiglierebbe a un collega di rivolgersi al CPA?
Complessivamente, come si può osservare dai grafici, il livello di gradimento per il servizio
ricevuto è alto. Se da un lato l’accoglienza e il rapporto con il consulente è stato vissuto in maniera
0
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per niente poco abbastanza molto moltissimo
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Sì No
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molto positiva, dall’altro sono emerse alcune critiche per quanto concerne l’ubicazione delle sedi di
consulenza, con particolare riferimento alla riservatezza che i locali offrono. Nello specifico è la
sede ubicata in via Valotti lo spazio che viene riferito tutelare meno la privacy. Si tratta infatti di
uno spazio davanti al quale vi è sempre un folto transito di studenti, che arrecano rumore. A ciò si
aggiunga che dalla finestra dello studio, priva di tenda, e che volge proprio su questo passaggio è
possibile guardare all’interno.
5. Valutazione comparativa
Si è cercato di effettuare una valutazione comparativa con esperienze di sportelli simili presenti in
altri atenei italiani. Non è stato facile reperire questo tipo di dati, perché non tutti gli sportelli
esistenti sembrano attivi e quando lo sono i dati di frequenza sono molto bassi. L’unica
comparazione che si propone riguarda l’esperienza dello “Sportello di Consulenza al Ruolo e al
Disagio Lavorativo” del Politecnico di Milano e lo “Sportello d’Ascolto per il Disagio Psicologico
Lavorativo” dell’Università di Bologna.
Lo “Sportello di Consulenza al Ruolo e al Disagio Lavorativo” del Politecnico di Milano è condotto
da una professionista esterna all’università e prevede un setting variabile a seconda dei bisogni
portati dal lavoratore. Nel periodo 2008-2013 nel Politecnico di Milano hanno usufruito del servizio
61 utenti – 46 femmine e 15 maschi – per complessivi 219 colloqui, con una media di 10.2 persone
e 36.5 colloqui per anno; se rapportiamo questo dato con il totale del personale dell’ateneo (i
docenti e il PTA sono 2.526) otteniamo un valore percentuale pari allo 0,40%.
Al contrario di quanto realizzato a Milano, l’Università degli Studi di Bologna nel 2006 ha attivato
un analogo servizio, denominato “Sportello d’Ascolto per il Disagio Psicologico Lavorativo”
affidandolo a vari professionisti. A partire dal 2010 lo sportello, che opera con un setting molto
simile a quello da noi adottato, come numero e durata dei colloqui, è stato dato in gestione ad una
psicologa interna all’Ateneo, afferente all’U.O. di Medicina del Lavoro. I dati resi pubblici, relativi
all’anno 2011, fanno riferimento a 42 utenti, di cui 20 hanno terminato il percorso e 22 lo hanno
iniziato, che corrispondono, se rapportati ai 5.982 dipendenti dell’ateneo, ad un valore percentuale
pari allo 0,70%.
Ora se confrontiamo questi dati con quelli relativi al CPA, che è attivo da venti mesi e non è ancora
pienamente radicato nel contesto organizzativo, possiamo notare come la media annua d’accesso
risulti pari a 13.2 persone che hanno effettuato, su base annua, 41.4 colloqui; se rapportiamo questo
dato con il totale del personale dell’ateneo, pari a 1.078 persone, tra docenti e PTA, otteniamo un
valore percentuale pari allo 2,04%. Si tratta dunque di un dato molto significativo nell’indicare
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quanto il Centro di Primo ascolto sia stato recepito e stia rispondendo alle richieste di chi vi si
accosta.
6. Discussione
Rispetto a quanto riportato nel precedente report della dott.ssa Giuliana Tonoli, si conferma una
maggioranza degli accessi da parte di donne e prevalentemente appartenenti al PTA: questo dato è
congruente con il fatto che la maggioranza degli accessi sono di PTA che, come risulta dal report
del CUG, è una categoria a prevalenza femminile.
Il lavoro condotto dal consulente in questo secondo anno di attività ha considerato lo stretto
intreccio esistente tra individuo-gruppo-organizzazione, quale chiave di lettura dei fenomeni
riportati in consulenza, evitando in questo modo una lettura dicotomica, che consideri i processi che
si presentano come riferibili esclusivamente o a fragilità del singolo lavoratore o, per contro, a
malfunzionamenti insisti nell’organizzazione.
Per quanto concerne gli aspetti di contenuto, dalle consulenze effettuate emerge frequentemente una
certa conflittualità all’interno dei gruppi di lavoro – siano essi team veri e propri, piuttosto che
semplici integrazioni funzionali di singoli colleghi – sia sul piano orizzontale nel rapporto con i
colleghi, sia su quello verticale nel rapporto con il leader istituzionale.
Dai racconti delle persone che hanno richiesto l’aiuto del consulente si sono palesate situazioni
nelle quali emergeva una certa difficoltà, da parte del leader istituzionale coinvolto, a sostenere
l’intero gruppo di lavoro in un percorso di gestione del conflitto in essere e compiere, quando
necessario, scelte motivate e funzionali al raggiungimento degli obiettivi produttivi. In particolare
sembrerebbe che i dirigenti abbiano pochi strumenti a loro disposizione per cogliere segnali di
malessere o aperto conflitto, all’interno di specifici gruppi di lavoro, o non abbiano un’adeguata
formazione per quanto concerne la gestione delle relazioni umane nei contesti lavorativi.
Il perdurare di queste situazioni altro non produce che un’esasperazione dei sintomi del malessere
esistente, sia a livello individuale, sia a livello di gruppo di lavoro.
Anche la duplice afferenza a più funzioni d’autorità – da un lato a quella amministrativa e dall’altro
a quella del corpo docente – si è evidenziata come un fattore da presidiare con attenzione in quanto
rappresenta un elemento di confusività nei processi di assegnazione/esecuzione dei compiti.
Allo stesso modo, anche il trovarsi ad operare in gruppi di lavoro composti da operatori afferenti a
Enti diversi (es. Università e Azienda Ospedaliera) richiede specifiche attenzioni e competenze
nella gestione delle risorse umane, in quanto rappresentano modelli organizzativi ad elevata
complessità intrinseca. A tale riguardo, la consulenza è stata utile nel considerare tali situazioni non
necessariamente come un aspetto di criticità del proprio lavoro, valorizzando l’opportunità di
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contaminazione di saperi e metodologie di lavoro, nonché l’alleggerimento di climi organizzativi
complessi.
Il cambio del management aziendale ha enfatizzato ansie e fantasie persecutorie che il rapporto con
l’autorità, per sua natura, porta in sé: la consulenza è servita a contenere questi aspetti, restituendo
su un piano di realtà la questione, favorendone – in taluni casi – una graduale soluzione, mentre in
altri si è fatto strada un sentimento di rassegnazione/ritiro, rispetto a qualcosa di vissuto come
troppo complesso per essere in una qualche maniera affrontato. Migliorare il processo comunicativo
tra le figure apicali dell’ateneo e i dipendenti consentirebbe di rendere più trasparenti i processi
decisionali, favorendo una migliore percezione dell’equità organizzativa.
Considerare la propria situazione sotto un differente punto di vista e mettersi in gioco nel narrare di
sé e delle proprie emozioni ha consentito ad alcune persone di rivedere il proprio approccio al
compito lavorativo e ai colleghi, alla luce della propria storia personale e della propria personalità,
facendo riflettere sull’opportunità di iniziare – o in alcuni casi riprendere – un percorso d’aiuto
psicologico più lungo nel tempo.
L’offerta dello sportello d’ascolto per i lavoratori dell’Ateneo è stata vissuta, dai soggetti che vi
hanno avuto accesso, in maniera ambivalente nei confronti dell’istituzione: la positività e la
piacevolezza di poter usufruire di questo servizio – anche per più volte nell’arco della propria
carriera lavorativa – si scontra con sentimenti di umiliazione e rabbia per le scelte compiute dal
management aziendale. Ciò si è palesato per alcuni in domande circa l’indipendenza del consulente,
osservazioni esplicite circa la non completa riservatezza dei locali e – più in generale – un
sentimento di sospettosità; mentre da parte di altri vi è stata la richiesta esplicita affinché il
consulente si facesse portavoce di loro istanze, quasi nel timore di non essere tenuti in
considerazione dall’istituzione.
Ciò che sembra essersi modificato, con il cambio della dirigenza, è il sistema delle reciproche attese
– talvolta chiaramente esplicitate, ma molto spesso implicite – tra i dipendenti, a qualsiasi livello
essi si collochino, e l’organizzazione: sono cambiati i linguaggi, le persone, i processi di lavoro, le
richieste, eccetera e ciò provoca sentimenti quali quelli sopra descritti. Tra questi, anche i recenti
cambi di sede lavorativa e/o mansione, nonché un forte ricorso alle ore straordinarie, rappresentano
elementi di forte stress organizzativo, specie se si considera l’età dei soggetti che si sono rivolti allo
sportello: in buona parte appartenenti – o molto vicini anagraficamente – alla categoria dei
“lavoratori anziani”.
A questo riguardo si sottolinea che i recenti studi demografici sull’allungamento delle aspettative di
vita e sulle politiche di welfare, che ritardano l’accesso alla pensione, comporteranno sempre più
nelle organizzazioni la presenza di lavoratori considerati “anziani”, cioè over 55 anni. Si tratta di
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soggetti per i quali i cambiamenti di mansione e i tempi di un lavoro che si modifica risultano più
onerosi da un punto di vista psicofisico; su questi soggetti spesso non vi è l’appropriato
investimento in termini di riqualificazione e formazione continua e per i quali è necessario adottare
policy adeguate per favorire l’invecchiamento attivo.
A tutt’oggi sono ancora poche le organizzazioni che pongono la dovuta attenzione nel mettere a
punto un sistema di gestione delle carriere che – seguendo i più recenti orientamenti in materia
(Argentero et al., 2008) – favorisca l’individuazione e la soddisfazione dei bisogni personali e
professionali all’interno dell’azienda, evitando – nel contempo – che gli stressor organizzativi
portino allo svilupparsi di vere e proprie patologie.
Le persone venute a consulenza hanno espresso una forte richiesta di “essere presi in carico” da
parte dell’organizzazione: in altre parole di essere riconosciuti per il proprio valore, per le proprie
capacità e incapacità, interessi e aspirazioni; il rapporto viene caricato di valenze emotive e affettive
e ciò può avere risvolti positivi, ma – come abbiamo visto – assumere anche aspetti negativi.
Sicuramente più complesso risulta per loro confrontarsi con quelle richieste dell’organizzazione che
richiedono il mettere in discussione il proprio ruolo lavorativo e confrontarsi con modelli
organizzativi talvolta non chiari; questo processo – nel lungo periodo – porterà ad un cambiamento
della cultura organizzativa, che per lungo tempo ha caratterizzato l’Ateneo, in una direzione ancora
tutta da monitorare.
Rivolgersi al consulente ha pertanto rappresentato la ricerca di un aiuto esterno per far fronte a un
disagio sempre crescente a cui l’organizzazione non sembra in grado di fornire – se non soluzioni –
quantomeno una condivisa consapevolezza dei problemi e delle loro ripercussioni sul piano
dell’operatività.
In questo senso il Centro di Primo Ascolto può continuare a rappresentare un utile sostegno per chi
si trova a vivere una situazione particolarmente delicata della sua vita, nonché un osservatorio
privilegiato dei processi di cambiamento organizzativo in atto.
Ci si auspica inoltre che si possa lavorare affinché lo sportello diventi un servizio per tutti, non solo
finalizzato alla soluzione/cura di situazioni già molto compromesse, ma anche un servizio che
promuova benessere individuale e organizzativo.
Bibliografia
Argentero P, Cortese CG, Piccardo C. (a cura di). Psicologia del lavoro. Raffaello Cortina, Milano,
2008.
Avallone F, Paplomatas A (2005). Salute organizzativa. Raffaello Cortina, Milano.
Piccinelli M, Bisoffi G, Bon MG, Cunico L, Tansella M (1993). Validity and test-retest reliability of
the Italian version of the 12-item General Health Questionnaire in general practice: a comparison
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between three scoring methods. Compr Psychiatry 34(3):198-205.
Goldberg DP, Gater R, Sartorius N, Ustun TB, Piccinelli M, Gureje O, Rutter C (1997). The validity
of two versions of the GHQ in the WHO study of mental illness in general health care. Psychol Med
27(1):191-7.
Il consulente del CPA Il responsabile scientifico del CPA
Dott. Andrea Costa Prof. Alberto Ghilardi
Brescia 13/3/2015