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1 Centri per l'Impiego di Forlì – Cesena – Savignano sul Rubicone Imprenditoria e Lavoro Autonomo Finanziamenti, Normativa, Sharing Economy, Start up, Coworking, Lavoro Agile Agenzia Lavoro Regione Emilia Romagna

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Centri per l'Impiego

di Forlì – Cesena – Savignano sul Rubicone

Imprenditoria e Lavoro Autonomo

Finanziamenti, Normativa, Sharing Economy, Start up, Coworking, Lavoro Agile

Agenzia Lavoro Regione Emilia Romagna

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Indice

• Autoimpiego – Autoimprenditoria 3

• Il Business Plan 5

• La Partita IVA 6

• Gli adempimenti per l'apertura di un'attività “in proprio” 7

• Le Start up innovative 8

• Gli Incubatori di Impresa 9

• Autoimprenditoria Giovanile 10

• Nuove Imprese a tasso zero – Il Decreto n.140/2015 11

• Naspi – Cigs: incentivi per il lavoro autonomo 12

• Le principali agevolazioni per l'assunzione di collaboratori 13

• La Sharing Economy 13

• Franchising 14

• Crowd Funding 14

• Co-working – Smart Working - Lavoro Agile 15

• Microcredito 16

• Fablab 19

• Link Utili 20

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L'imprenditorialità e il lavoro autonomo sono riconosciuti dalla strategia Europa 2020 come fattori fondamentali per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro oltre alla partecipazione attiva dei cittadini alla società e all'economia. Per perseguire questi obiettivi vengono stabilite possibilità di supporto e di finanziamento per chi vuole inserirsi nel mondo del lavoro aprendo una nuova attività, riconoscendo tali iniziative come strumenti strategici di politica attiva.

Autoimpiego e Autoimprenditoria Il Decreto Legislativo 185/2000 (modificato dal Decreto Legge 145/2013 convertito dalla Legge 9/2014) disciplina la materia e definisce un quadro normativo rispetto alla modalità di esecuzione e attivazioni di progetti lavorativi in ambito autonomo/imprenditoriale. L'Autoimprenditoria riguarda la capacità di creare e sviluppare iniziative e imprese in grado di ampliare la base produttiva e occupazionale. Nel quadro normativo attuale sono incentivate le idee imprenditoriali create, in particolare, nelle aree economicamente svantaggiate. Altre misure specifiche riguardano l’imprenditoria femminile e giovanile oltre a particolari settori come quello agricolo e sociale. Le misure di sostegno che vengono offerte sono sia di tipo economico sia intellettuale, tramite il supporto professionale nelle varie fasi di avvio della nuova impresa. Il codice civile distingue, in base al genere di attività, tre figure fondamentali di imprenditore: • imprenditore commerciale (art. 2195 c.c.) svolge un’attività industriale diretta alla produzione di beni e servizi oppure un’attività intermediaria nella circolazione dei beni (cioè l’attività “commerciale” comunemente intesa commercio all’ingrosso, commercio al dettaglio, commercio ambulante, pubblici esercizi commerciali) oppure un’attività di servizi (attività di trasporto per terra, per acqua o per aria, attività bancaria o assicurativa altre attività ausiliarie delle precedenti). L'imprenditore commerciale è assoggettato al fallimento; • imprenditore agricolo (art. 2135 c.c.) è colui che esercita una o più delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali, attività connesse (produzione e vendita diretta di olio, vino, miele, formaggi, etc.); • piccolo imprenditore (art. 2083 c.c.) sono piccoli imprenditori i coltivatori diretti del fondo, gli artigiani, piccoli commercianti, coloro che esercitano un’attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia; L'autoimpiego considera invece la possibilità di creare occupazione attraverso progetti di lavoro autonomo, microimpresa o franchising, finalizzate a favorire l'inserimento nel mondo del lavoro di persone prive di occupazione o aiutare i giovani a fare il loro primo ingresso nel mercato del lavoro. Per Lavoro autonomo si intende (art. 2222 c.c. – “contratto d’opera”) ogni attività lavorativa che prevede:

✔ l’esecuzione, contro corrispettivo, di un’opera o di un servizio;

✔ il lavoro prevalentemente proprio;

✔ l'assenza di vincolo di subordinazione nei confronti del committente; Il lavoro autonomo si differenzia dall’impresa principalmente per l’assenza di una significativa organizzazione, cioè di una azienda. Le attività autonome possono essere svolte nei modi seguenti: • esercizio di arti o professioni (musicisti, designer, attori, avvocati, medici, consulenti, etc) • collaborazione a progetto (il Decreto Legislativo 81/2015 introduce un nuovo regime secondo il quale le collaborazioni di tipo parasubordinato o nella forma di lavoro autonomo sono considerate come lavoro subordinato, qualora si concretizzino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali,

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continuative, ripetitive ed organizzate dal committente rispetto al luogo ed all’orario di lavoro); • lavoro autonomo occasionale (contratto d'opera - caratterizzate dalla mancanza di continuità e abitualità e coordinamento della prestazione di lavoro autonomo svolta). Il contribuente che effettua la prestazione di lavoro autonomo occasionale è tenuto a rilasciare al soggetto committente della prestazione, una ricevuta “non fiscale”, nella quale è tenuto ad indicare i seguenti elementi obbligatori: i propri dati personali; le generalità del committente; la data e il numero progressivo d’ordine della ricevuta; il corrispettivo lordo concordato; la ritenuta d’acconto (pari al 20% dei compenso lordo); l’importo netto che verrà corrisposto dal committente. La ritenuta d’acconto del 20% deve essere applicata a riduzione del compenso lordo dovuto per la prestazione. In pratica, si tratta di un acconto sulle imposte che il committente è tenuto a trattenere e versare all’Erario per conto del soggetto che presta la propria attività professionale.

Impresa

Imprenditoria Lavoro Autonomo

Commerciale

Agricola

Piccola Impresa

Arti Professioni

Coll. Progetto

Lavoro Occasionale

Attività di produzione

di Beni e Servizi

Intermediazione, Commercio,

Pubblici Esercizi

Attività di servizi

Mi metto “in proprio”

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Il Business Plan Il Business Plan può essere definito come quel documento che riassume le caratteristiche del tuo progetto imprenditoriale con il duplice obiettivo di pianificazione e di comunicazione esterna, soprattutto per richiedere finanziamenti e per presentare il progetto ad eventuali investitori. Si tratta quindi, sostanzialmente, di uno studio, un'analisi di fattibilità utile a fornire informazioni e dati anche di natura economica e finanziaria per la realizzazione pratica dell'idea imprenditoriale. E' importante analizzare ad esempio, in una fase iniziale, quelli che sono i vincoli e le opportunità del contesto in cui la nuova attività andrà ad operare tenendo conto che spesso si tratta di contesti economici, sociali e finanziari instabili e in continuo cambiamento: servirà quindi rendere il Business plan uno strumento flessibile ed adattabile sui cui apportare nel tempo gli aggiornamenti necessari a mantenerne l'utilità. In linea di massima, un Business Plan deve contenere due parti fondamentali:

✔ Una parte descrittiva (qualitativa);

✔ Una parte economico-finanziaria (quantitativa); Di seguito, gli item fondamentali:

➔ I dati dell'attività, dell'Imprenditore, dell'azienda: la copertina del Business Plan deve contenere il Nome dell'attività, indirizzi, recapiti, sede legale, etc;

➔ Il Progetto Imprenditoriale: si tratta di un momento fondamentale, perché in questa fase dovrà emergere l'idea imprenditoriale, le motivazioni che ne sostengono la realizzazione, la tipologia di prodotto o di servizio che si intende offrire oltre a fornire informazioni su quali modalità, quali strumenti o conoscenze rendere operativo il progetto;

➔ Analisi di Mercato: a questo punto è indispensabile elaborare tutte quelle informazioni macro e microeconomiche che riguardano il mercato di riferimento su cui l'attività andrà ad operare, considerando gli aspetti normativi, le caratteristiche degli operatori concorrenti diretti e indiretti, i potenziali fornitori, ma soprattutto le caratteristiche dettagliate dei target della tua attività (clienti, aziende, PA, etc);

➔ Organizzazione dell'attività: si tratta di prendere in considerazione e valutare quale tipo di struttura giuridica e organizzativa dovrà assumere la tua attività (libero professionista con P.Iva, impresa agricola, SNC, SRL, SPA, etc). Oltre a questo aspetto, è necessario descrivere le eventuali esperienze professionali del/i responsabile/i dell'attività, se si intende assumere personale e con quali caratteristiche, che tipo di modello organizzativo interno si intende adottare, definire ruoli, mansioni e responsabilità di ognuno. Descrivere, inoltre, le caratteristiche, le dimensioni e l'ubicazione dell'azienda e come è stata acquisita, affittata;

➔ Piano e strategia di Marketing: è il modo in cui l'azienda dovrà farsi conoscere sul mercato e fare conoscere a potenziali clienti i propri prodotti e servizi per iniziare ad operare. A seconda del tipo di attività e dei target di riferimento, si possono adottare strategia di marketing differenziate: da forme pubblicitarie tradizionali (insegne, inserzioni, volantini, sito internet, passaggi radio/video) all'utilizzo di strategie di web marketing, Social media marketing, SEO (Search Engine Optimization);

➔ Previsioni Economico-finanziarie: è la parte tecnica dove fornire i dati sugli investimenti di capitale fisso (macchinari, immobili, beni, attrezzature, impianti)

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➔ La copertura degli Investimenti: si tratta della stima del fabbisogno finanziario, tenendo conto delle uscite di cassa per il c.d. capitale attivo circolante (scorte, crediti, Iva, liquidità) e indicando le eventuali fonti di finanziamento, i tempi e le modalità di rimborso dei debiti;

➔ Stato Patrimoniale e Conto economico: dovrai stabile una stima (solitamente triennale) delle attività e passività dell'azienda sulla base dei costi di gestione, flussi di cassa mensili e ricavi di esercizio alla fine di ogni anno. Dovrai considerare sia le previsioni di spese correnti sia i ricavi attesi oltre ad indicare le condizioni di pagamento concesse ai clienti e quelle richieste dai fornitori;

➔ Gestione dei Flussi di Cassa: si tratta di un momento delicato e difficoltoso perché dovrai cercare di prevedere le uscite finanziarie che dovrà affrontare l'azienda nel primo anno di vita e capire come le entrate e i finanziamenti possano coprire le spese d'investimento e gestione;

➔ Allegati: si tratta di allegare al Business Plan i CV dei soci e dei collaboratori, la documentazione sulle strategie di marketing e le indagini di mercato, preventivi di fornitori, contratti di locazione, compravendita, leasing, mutui, fidi, planimetrie, pre-accordi, e tutto quanto di altro possa sorreggere al meglio la tua idea imprenditoriale;

Per approfondire: Video-lezioni sulla stesura di un Business Plan (fonte: Università Bocconi)

Parte 1 - presentazione generale, finalità e funzioni, dalla visione iniziale alla formula imprenditoriale

Parte 2 - mercato target, sistema d'offerta e struttura

Parte 3 - proiezioni economico finanziarie

La Partita Iva La Partita IVA è quello strumento giuridico e fiscale che permette a prestatori d'opera, vale a dire lavoratori autonomi, di stipulare contratti di lavoro dietro un corrispettivo e senza vincolo di subordinazione nei confronti di un committente/datore di lavoro, per l'erogazione di un servizio o la realizzazione di un bene materiale. Comunemente si stratta di liberi professionisti, consulenti, etc. Al fine di sfavorire un uso improprio di questa tipologia contrattuale, a partire dal 1 gennaio 2016 il Decreto Legislativo 81/2015 introduce un nuovo regime secondo il quale le collaborazioni di tipo parasubordinato o nella forma del lavoro autonomo sono considerate come lavoro subordinato, qualora si concretizzino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative, ripetitive ed organizzate dal committente rispetto al luogo ed all’orario di lavoro. Tale presunzione non riguarda i seguenti casi:

• le collaborazioni individuate dalla contrattazione collettiva nazionale, siglata dalle confederazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, anche per venire incontro a particolari esigenze del settore di riferimento;

• le prestazioni rese dagli iscritti ad Albi professionali; • le attività prestate dai componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società

e dei partecipanti ai collegi ed alle commissioni, esclusivamente in relazioni alle loro funzioni;

• le prestazioni rese a fini istituzionali nelle associazioni sportive e dilettantistiche riconosciute dal Coni;

• le prestazioni di cui sono certificati i requisiti presso le commissioni di certificazione istituite ai sensi dell’art 76 del Decreto Legislativo 276/2003.

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Gli Adempimenti per l'apertura di un'attività “in proprio” L'avvio di un’attività di lavoro autonoma di qualsiasi tipo implica una serie di adempimenti previsti dalla legge. Quello che verrà fatto in questa fase, avrà l'obiettivo di formalizzare l'avvio dell'attività. Di seguito alcuni adempimenti previsti:

• Il Codice Attività: si tratta della classificazione del tipo d'attività che s'intende esercitare. Se l'attività non è descritta in alcun codice, sarà necessario utilizzare un codice generico che più si avvicina alla tipologia d'attività. Per approfondire

• Il Regime Fiscale: a secondo del fatturato annuo previsto si potranno scegliere specifici regimi fiscali dai quali potranno derivare diverse modalità di tenuta della contabilità (ad esempio quello per i Contribuenti Minimi che fatturano meno di 30mila Euro all'anno). L’Agenzia delle Entrate mette a disposizione un servizio gratuito di supporto a favore delle imprese che usufruiscono del regime fiscale agevolato per le nuove iniziative produttive. L’assistenza si svolge attraverso collegamenti telematici tra il contribuente e il sistema informativo dell’Agenzia. Gli uffici locali aiutano i contribuenti negli adempimenti tributari e forniscono consulenza nelle materie relative all’applicazione del regime fiscale agevolato.

• La Dichiarazione Inizio Attività: per la compilazione della Dichiarazione di Inizio attività, ci si può rivolgere direttamente all'Agenzia dell'Entrate (Lavoro Autonomo) o alla Camera di Commercio (Attività Impresa)

• Aprire la Partita IVA: se il codice attività scelto rientra tra le Attività d'Impresa è necessario rivolgersi alla Camera di Commercio. Invece, se costituisce attività di lavoro autonomo bisogna rivolgersi all'Agenzia delle Entrate. L'apertura e la chiusura della Partita IVA sono gratuite. Per approfondire

• Iscrizione all'INPS o altre Casse Previdenziali: in funzione dell'attività svolta, bisognerà iscriversi ad una specifica forma di previdenza gestita dall'INPS oppure da altri enti previdenziali settoriali

• Iscrizione all’INAIL: iscrizione all'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presso la sede INAIL del tuo territorio

• Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) La SCIA è una segnalazione certificata d'inizio di un'attività che, per alcune categorie economiche, sostituisce il rilascio di un'autorizzazione da parte della Pubblica Amministrazione: la SCIA costituisce titolo necessario per intraprendere con decorrenza immediata l'esercizio dell'attività.

• A seconda del tipo di attività possono essere richieste autorizzazione o adempimenti di altro genere

Unioncamere ha elaborato una Guida approfondita rivolta agli aspiranti e neo-imprenditori, per orientarsi nella prima fase di avvio di una nuova attività: il manuale "Mettersi in proprio"

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Le Start up Innovative La Legge 17 dicembre 2012 n.221 convertita e modificata con il D. L. n. 179/2012 ha regolamentato la materia riguardante le Start up introducendo un quadro di riferimento organico per favorire la nascita e la crescita di nuove imprese innovative. Sono start up innovative le società di capitali, anche in forma cooperativa, non quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, che presentano i seguenti requisiti:

• la maggioranza del capitale sociale e dei diritti di voto nell’assemblea ordinaria deve essere

detenuto da persone fisiche;

• la società deve essere costituita e operare da non più di 60 mesi (modifica apportata dal Decreto Legge n.3/2015 convertito dalla Legge n.33/2015);

• deve avere la sede principale dei propri affari e interessi in Italia; • il totale del valore della produzione annua, a partire dal secondo anno di attività, non deve

superare i 5 milioni di euro; • la società non deve distribuire, o aver distribuito, utili; • deve avere quale oggetto sociale esclusivo, lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti

o servizi innovativi ad alto valore tecnologico; • non deve essere stata costituita per effetto di una fusione, scissione societaria o a seguito

di cessione di azienda o di ramo di azienda; Le start up innovative, inoltre, devono soddisfare almeno uno dei seguenti requisiti:

• sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 20 per cento del maggiore tra il costo e il valore della produzione;

• impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro o in possesso di laurea magistrale per almeno un terzo (Interpello del 14 ottobre 2014);

• essere titolare o depositaria o licenziataria di una privativa industriale relativa ad un'invenzione industriale connessa all'attività dell'impresa;

Esiste anche la possibilità di creare start up innovative a vocazione sociale, le quali operano in settori di particolare valore per la collettività. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha previsto una procedura semplificata di riconoscimento sul Registro delle Imprese, nella sezione dedicate alle startup innovative, con la Circolare del 20 gennaio 2015. La norma stabilisce anche le caratteristiche e i requisiti richiesti per gli Incubatori di start up innovative che offrono servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove attività. Nello specifico, presso gli Incubatori gli startupper possono avvalersi dell’esperienza di formatori, tutor e manager, con competenze in strategia aziendale, marketing e finanza. Il dlgs 81/2015 al fine di favorire l’instaurazione di rapporti di lavoro a tempo determinato, nell’ambito delle attività inerenti o strumentali all’oggetto sociale proprio delle imprese start up innovative, prevede alcune deroghe all’applicazione della disciplina generale sui rapporti di lavoro. Rispetto ai trattamenti retributivi è previsto che i contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, in via diretta o in via delegata ai livelli decentrati, con accordi interconfederali o di categoria o avvisi comuni, definiscano:

• criteri per l’individuazione sia dei minimi tabellari per la promozione dell’avvio delle start up, sia della parte variabile della retribuzione;

• disposizioni per adattare le regole in tema di gestione del rapporto di lavoro alle necessità delle imprese innovative;

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Di conseguenza, risulta ampliata la possibilità di ricorso alla contrattazione collettiva includendo anche eventuali deleghe ai livelli decentrati. Per approfondire e trovare informazioni di supporto, orientamento e guide utili, Unioncamere ha messo a disposizione un Portale rivolto agli aspiranti startupper

Gli Incubatori di Impresa L’incubatore d’impresa (business incubator) è un luogo all'interno del quale un'idea imprenditoriale innovativa può ottenere supporto per trasformarsi in una reale attività produttiva o di erogazione di servizi. Lo scopo degli incubatori è quello di creare un meccanismo virtuoso che permetta ad un’idea ancora in fase embrionale di trasformarsi in tempi rapidi in impresa grazie all’immediata disponibilità di risorse finanziarie e la consulenza di esperti. All'interno degli incubatori di impresa operano e lavorano diverse figure professionali quali formatori, esperti organizzativi, finanziari e fiscali, informatici, tutor, manager ed altre figure che assistono gli startupper nella fase iniziale del progetto imprenditoriale. Un altro aspetto fondamentale degli incubatori sta nella possibilità di entrare in contatto anche con potenziali finanziatori dei progetti, interessati a supportare e realizzare idee imprenditoriali innovative. Gli incubatori offrono i loro servizi attraverso il reperimento di risorse per finanziare il proprio funzionamento (richiesta di quota d'iscrizione agli startupper, partecipazione del capitale azionario dell'impresa incubata o attraverso sponsor o finanziamenti pubblici). E' possibile individuare alcune figure fondamentali all'interno degli incubatori di start up:

• Il Venture Capitalist: è colui (o sono coloro) che investono nel capitale di rischio di una start up in vista di un aumento del valore di quel capitale nel tempo. Le operazioni di investimento vengono effettuate attraverso aumenti di capitale e partecipazione attiva al business. L’attività di investimento istituzionale in capitale di rischio, effettuata su società non quotate, viene generalmente definita come attività di Private Equity. Solitamente si tratta investitori istituzionali interessati ai ritorni ottenibili anche nel lungo periodo. L’Aifi (Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital) la definisce come “attività di investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, con l’obiettivo della valorizzazione dell’impresa oggetto dell’investimento, ai fini della sua dismissione entro un periodo di medio-lungo termine”;

• I Business angels: sono investitori, spesso singoli professionisti o privati che dispongono di liquidità e che sono particolarmente interessati ad investire nel capitale di rischio di piccole start up. L’imprenditore investitore nella relazione con l'incubatore avrà la possibilità di accedere ad informazioni e valutazioni che possono meglio definire le decisioni di investimento;

Esistono anche gli incubatori universitari che lavorano in stretta collaborazione con gli istituti di ricerca, sostengono idee provenienti da studenti laureati e ricercatori; incubatori pubblici e privati, incubatori specializzati in singoli settori e orientati ad aumentare i profitti (profit oriented) e quelli non profit spesso finanziati da istituzioni pubbliche. Oltre alle start up, la legge ha anche definito i requisiti che deve possedere l'incubatore certificato di start up innovative. Per essere certificato l'incubatore deve essere in possesso dei seguenti requisiti:

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• disporre di strutture e attrezzature adeguate ad accogliere start up innovative, come sistemi di accesso in banda ultra larga alla rete internet, sale riunioni, macchinari per test, prove o prototipi;

• amministrato o diretto da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione e avere a disposizione una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente;

• avere adeguata e comprovata esperienza nell'attività di sostegno a start up innovative; • avere regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni

pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti collegati a start-up innovative;

Per le startup innovative e per gli incubatori certificati è previsto l'obbligo di iscrizione ad una apposita sezione speciale del registro delle imprese per poter usufruire di numerosi benefici economici: deroghe al diritto societario, esonero dal pagamento dell'imposta di bollo e dei diritti di segreteria dovuti per gli adempimenti al registro imprese, e dal pagamento del diritto annuale dovuto alle Camere di Commercio. Il sito del Ministero dello Sviluppo Economico rende disponibili i moduli di autocertificazione oltre alla guida sugli adempimenti per gli incubatori.

Autoimprenditoria Giovanile

Lo studio di Eurofound dedicato all'autoimprenditoria in Europa dimostra come la diffusione e lo sviluppo della cultura d'impresa sia un elemento fondamentale per creare e moltiplicare nuove opportunità di lavoro. La cornice normativa è delineata dall’art. 27 del Decreto Legge n. 98/2011, convertito dalla L. n. 111/2011, che riforma i regimi fiscali forfettari a favore dell'imprenditoria giovanile. È prevista un'imposizione fiscale ridotta al 5% sul reddito imponibile e sulle addizionali comunali e regionali per le imprese nate

successivamente al 31 dicembre 2007. L'agevolazione fiscale è prevista a condizione che: • il contribuente non abbia esercitato, nei tre anni precedenti l'inizio della nuova attività,

un’attività artistica, professionale ovvero d'impresa, anche in forma associata o familiare; • l'attività da esercitare non costituisca, in nessun modo, mera prosecuzione di altra attività

precedentemente svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo, escluso il caso in cui l'attività precedentemente svolta consista nel periodo di pratica obbligatoria ai fini dell'esercizio di arti o professioni;

• qualora venga proseguita un’attività d'impresa svolta in precedenza da altro soggetto, l'ammontare dei relativi ricavi, realizzati nel periodo d'imposta precedente quello di riconoscimento del predetto beneficio, non sia superiore a 30.000 euro;

Dal 2000 INVITALIA, Agenzia del Ministero dello Sviluppo Economico, promuove la creazione di nuove imprese o l'ampliamento di quelle già esistenti (soprattutto del Mezzogiorno) a condizione che la loro maggioranza, numerica e di capitali, sia detenuta da giovani di età compresa tra 18 e 35 anni. Le agevolazioni per l’autoimprenditorialità del Decreto Legislativo 21 aprile 2000 n.185 sono state modificate con D.L. n. 145/2013 , convertito in L. n. 9/2014. Dal 1 marzo 2016 è attivo il Fondo SELFIEmployment rivolto ai ragazzi/e iscritti/e a Garanzia

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Giovani che abbiano già concluso gli specifici percorsi di accompagnamento all'autoimprenditoria previsti dal Programma. SELFIEmployment finanzia con prestiti a tasso zero l'avvio di piccole iniziative imprenditoriali, promosse da giovani NEET. Il Fondo è gestito da Invitalia nell’ambito del Programma Garanzia Giovani, sotto la supervisione del Ministero del Lavoro. Consulta le Faq sul programma: Scarica il PDF

Nuove imprese a tasso zero – il Decreto 140/2015 Il decreto 8 luglio 2015 n. 140 ha introdotto una radicale modifica degli incentivi per l'autoimprenditorialità (Titolo I del decreto legislativo n. 185/2000). Le principali novità sono che gli incentivi:

• si rivolgono non solo ai giovani fino a 35 anni, ma anche alle donne indipendentemente dall’età;

• sono applicabili non più nelle sole aree svantaggiate ma in tutto il territorio nazionale; • non prevedono l’erogazione di contributi a fondo perduto, ma solo la concessione di mutui

agevolati a tasso zero, per investimenti fino a 1,5 milioni di euro (per singola impresa); • sono erogati alle imprese costituite al massimo da 12 mesi; • possono riguardare anche persone fisiche che intendono costituire una società;

Sono agevolabili, fatti salvi alcuni divieti e limitazioni previsti dal regolamento comunitario sugli aiuti d’importanza minore, cosiddetti de minimis, le iniziative che prevedono programmi d’investimento non superiori a 1,5 milioni di euro relativi a:

• produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato, della trasformazione dei prodotti agricoli;

• fornitura di servizi, in qualsiasi settore; • commercio e turismo; • attività riconducibili anche a più settori di particolare rilevanza per lo sviluppo

dell’imprenditorialità giovanile, riguardanti: • la filiera turistico-culturale (intesa come attività finalizzate alla valorizzazione e

alla fruizione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico, nonché al miglioramento dei servizi);

• l’innovazione sociale (intesa come produzione di beni e fornitura di servizi che creano nuove relazioni sociali ovvero soddisfano nuovi bisogni sociali, anche attraverso soluzioni innovative).

Le agevolazioni sono concesse, sulla base di una procedura valutativa con procedimento a sportello, ai sensi e nei limiti del sopra citato regolamento de minimis, che prevede, in particolare, che le imprese possono beneficiare delle agevolazioni fino al limite massimo di 200 mila euro, tenuto conto di eventuali ulteriori agevolazioni già ottenute dall’impresa a titolo di de minimis nell’esercizio finanziario in corso alla data di presentazione dell’istanza e nei due esercizi finanziari precedenti. L’impresa beneficiaria deve garantire la copertura finanziaria del programma di investimento apportando un contributo finanziario, attraverso risorse proprie ovvero mediante finanziamento esterno, in una forma priva di qualsiasi tipo di sostegno pubblico, pari al 25% delle spese ammissibili complessive. Con circolare direttoriale 9 ottobre 2015 n. 75445 sono stati definiti i termini e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione. Le domande di agevolazione, corredate dei piani di impresa e della documentazione possono essere presentate al Soggetto gestore a partire dal giorno 13 gennaio 2016 (vedi comunicato stampa 12 ottobre 2015) Alcuni chiarimenti interpretativi e precisazioni relativi alle indicazioni operative contenute nella circolare direttoriale 9 ottobre 2015 n. 75445 sono stati forniti con circolare direttoriale 23 dicembre 2015 n. 100585. Allegati:

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• Decreto 8 luglio 2015 n. 140

• Circolare direttoriale 9 ottobre 2015 n. 75445

• Circolare direttoriale 28 ottobre 2015 n. 81080 • Circolare direttoriale 23 dicembre 2015 n. 100585

Eventuali richieste di chiarimento possono essere formulate al Soggetto gestore Invitalia - Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A., con una delle modalità indicate alla pagina https://www.invitalia.it/contatti. Il Soggetto gestore ha pubblicato le risposte alle domande ricorrenti (Frequently Asked Questions – FAQ) in un’apposita sezione delle pagine del sito istituzionale www.invitalia.it dedicate alla misura. Nuove imprese a tasso zero- Sezione dedicata del sito Invitalia.

Consulta gli incentivi alle imprese: https://www.incentivi.gov.it Altre risorse per l’autoimprenditorialità possono pervenire da specifiche iniziative regionali previste dai POR (Programmi Operativi Regionali), predisposti per la realizzazione di azioni finanziate dai fondi strutturali. Per conoscere possibilità di finanziamenti, bandi ed altro in Emilia Romagna è possibile consultare il portale Regionale Emilia Romagna Imprese

Naspi – Cigs: incentivi per il lavoro autonomo Sono previste anche forme di finanziamento per le persone che stanno percependo indennità di disoccupazione (NASPI) o che si trovano in CIGS. Le persone disoccupate percettrici di indennità di disoccupazione NASPI possono richiedere l’erogazione anticipata in un’unica soluzione dell'indennità al fine di avviare un'attività in proprio aprendo la partita IVA. Infatti la circolare Inps n. 94 del 12 maggio 2015 stabilisce che “Il lavoratore avente diritto alla corresponsione della NASpI può richiedere la liquidazione anticipata in un’unica soluzione dell’importo complessivo del trattamento che gli spetta e che non gli è stato ancora erogato, a titolo di incentivo all’avvio di un’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o per la sottoscrizione di una quota di capitale sociale di una cooperativa nella quale il rapporto mutualistico ha ad oggetto la prestazione di attività lavorativa da parte del socio”. Il lavoratore che intende avvalersi della liquidazione in un’unica soluzione della NASpI deve presentare all’INPS domanda di anticipazione in via telematica entro 30 giorni dalla data di inizio dell’attività lavorativa autonoma o di impresa individuale o dalla data di sottoscrizione di una quota di capitale sociale della cooperativa. Tale comunicazione vale anche ai fini della comunicazione di lavoro autonomo. Anche per i lavoratori che percepiscono il trattamento di CIGS è stata introdotta, dal 2009, la possibilità di una liquidazione anticipata per favorire progetti di autoimprenditorialità o autoimpiego.

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Le principali agevolazioni per l'assunzione di collaboratori Se hai avviato un progetto di lavoro autonomo o imprenditoriale, potresti avere la necessità di reperire collaboratori/dipendenti per lo svolgimento della tua attività. Di seguito troverai un breve excursus dei principali incentivi/agevolazioni alle assunzioni che, soprattutto in una fase iniziale della tua attività, potrebbe esserti utile per decidere come selezionare personale in base alle tue necessità, tenendo conto anche di possibili risparmi di risorse che potrai impiegare in altri ambiti.

Per un approfondimento sulle agevolazioni alle assunzioni

La Sharing Economy Il termine ha origine nel 1978 e fu coniato da Marcus Felson e Joe. L. Spaeth nel loro articolo “Community Structure and Collaborative Consumption: A routine activity approach" pubblicato nel American Behavioral Scientist.

Collaborare e condividere: sono gli elementi cardine di nuove forme di scambio economico diffuse attraverso tecnologie relazionali. Questo inedito paradigma basato sulla condivisione si chiama Sharing Economy e propone forme di consumo più consapevoli basate sul riuso invece che sull’acquisto e sull’accesso piuttosto che sulla proprietà. La Sharing Economy può essere considerata, quindi, un nuovo modello economico impostato sullo scambio e la condivisione di beni, servizi e conoscenze. La Sharing Economy trova spazio in vari settori industriali e si realizza a seconda del tipo di fornitori e di interazioni, alcuni esempi:

Settore

Fornitore Interazione Lavoro Educazione Viaggi Mobilità Ristorazione

Startup B2C wework cheeg onefinestay blablacar kuhteilen

C2C freelancer sharingacademy airbnb turo eatwithme

Altri B2C liquidspace coursera tripping car2go wefarm

C2C taskrabbit khanacademy tripadvisor justpark p2pfooblab

B2C = Business to consumer, C2C = Consumer to consumer (wikipedia) Alcuni siti di riferimento:

OuiShare: organizzazione non-profit fondata a Parigi nel 2012. Si tratta di un think tank, un do-tank, è un movimento internazionale della società civile che tenta di guidare l’attuale sistema economico verso una società fondata su valori di apertura, collaborazione e condivisione. Shareable: il primo magazine dedicato interamente all’economia collaborativa, un punto di riferimento per chiunque nel mondo si interessi a questi temi. Meet the Media Guru: piattaforma di idee ed eventi che pongono al centro il tema dell’innovazione e del digitale come fondamentale crocevia per la cultura, l’economia e le professionalità del nostro tempo. Collaboriamo: portale utile per avere un quadro di riferimento complessivo ed una lista esauriente di tutte le aziende collaborative italiane. CO+: spazio aperto per il coworking con professionisti che operano nell’ambito della

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riqualificazione urbana di aree degradate. Lo spazio nasce nell’area da riqualificare e si propone come collettore di nuove idee imprenditoriali e progettualità nel sociale sviluppando le proposte nate dagli stessi lavoratori che affittano gli spazi del coworking. Iris Network: la rete nazionale degli istituti di ricerca sull’impresa sociale. Sostiene attività di indagine empirica e di riflessione teorica per favorire una conoscenza approfondita delle organizzazioni di impresa sociale.

Altri siti dedicati al lavoro in ottica social: joebee – prontopro - justknock

Il Franchising Il franchising, o affiliazione commerciale, è una formula di collaborazione tra imprenditori per la distribuzione di servizi e/o beni, indicata per chi vuole avviare una nuova impresa ma non vuole partire da zero, e preferisce affiliare la propria impresa ad un marchio già affermato. Il franchising è infatti un accordo di collaborazione che vede da una parte un'azienda con una formula commerciale consolidata (affiliante, o franchisor) e dall'altra una società o una persona fisica (affiliato, o franchisee) che aderisce a questa formula (wikipedia). L'articolo 1 della Legge 129/2004 definisce l'affiliazione commerciale come “il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte concede la disponibilità all'altra, verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti d'autore, know how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l'affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi” La legge n. 129/2004 prevede la definizione degli elementi essenziali del contratto di franchising.

• il know-how come patrimonio segreto, sostanziale ed individuato di conoscenze pratiche non brevettate dell'affiliante;

• il diritto d'ingresso (entrance fee) quale cifra fissa che l'affiliato versa al momento della stipula del contratto di franchising;

• le royalties come una percentuale commisurata al giro d'affari o in quota fissa, periodicamente dovuta all'affiliante;

• beni dell'affiliante: i beni prodotti dall'affiliante o secondo le sue istruzioni sono contrassegnati dal nome dell'affiliante.

Per approfondire: assofranchising.it – franchisingcity.it - infofranchising.it

Il Crowdfunding Il Crowdfunding (dall'inglese crowd: folla – funding: ricerca fondi/finanziamento) è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni al fine di realizzare progetti, produrre o erogare servizi. È un processo di finanziamento dal basso che mobilita persone e risorse. Il termine trae la propria origine dal crowdsourcing, vale a dire quel processo di sviluppo collettivo di un prodotto. Il crowdfunding si può riferire a processi di qualsiasi genere, dall'aiuto in occasione di tragedie umanitarie, al sostegno all'arte e ai beni culturali, all'organizzazione di una campagna elettorale, al giornalismo partecipativo, fino all'imprenditoria innovativa e alla ricerca scientifica. Il Web è lo strumento principale che consente l'incontro e la collaborazione di coloro che sono coinvolti nel provesso di crowdfunding.

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Per approfondire: http://eppela.com – youcapital.it - crowdfunding-italia.com – produzionidalbasso.com – takeoffcrowdfunding.com/it – kickstarter.com - starsup.it

Coworking – Smart Working – Lavoro Agile Il Coworking è una forma di lavoro sempre più diffusa che permette di condividere spazi di lavoro per periodi più o meno brevi, distribuendo i costi tra i professionisti che vi aderiscono. Può essere definito come uno stile lavorativo di condivisione di uno spazio (generalmente un ufficio) svolgendo la propria attività in modo autonomo e indipendente.

Solitamente gli spazi preposti al coworking coincidono con strutture aperte, simili ai loft/open space, nelle quali sono presenti una serie di postazioni con connessione internet wi-fi, sale riunioni e strumenti quali stampanti, fax, fotocopiatrici, stampanti 3D, etc. Ogni coworker ha la possibilità di accedere allo spazio affittato secondo le proprie esigenze, pagando una quota per le spese di gestione in rapporto alla quantità/qualità di servizi offerti. Gli aspetti positivi di svolgere la propria attività in coworking sono molteplici:

– condividere, quindi ridurre le spese di organizzazione, locazione e più in generale le spese di gestione di un ufficio (luce, acqua, servizi, connessioni internet, pulizie, portineria, etc);

– accesso agli spazi libero rispetto a orari e festivi in contesti generalmente informali;

– collaborazione e scambio di informazioni fra i vari coworkers;

– collaborazione e scambio di servizi fra i vari coworkers in base alle competenze di ognuno; – possibilità di instaurazione di partnership con altri interlocutori quali ad esempio startup,

incubatori di impresa, ect;

Per Smart Working o Lavoro Agile si intende un nuovo concetto di lavoro che de-localizza il tradizione luogo di lavoro prestabilito e che consente di lavorare in qualunque luogo e in qualunque momento, soprattutto grazie all'utilizzo di smartphone, tablet, portatili e grazie al cloud computing che consente l'archiviazione, l'elaborazione o la trasmissione di dati, caratterizzato dalla disponibilità on demand attraverso Internet. L’adozione diffusa di questa modalità di lavoro potrebbe portare notevoli vantaggi economici sia alle aziende, con una crescita dell’efficienza sul lavoro e minori costi di gestione, sia ai lavoratori rispetto ai minori costi di spostamento (in termini di tempo e denaro) oltre al non secondario minor impatto ambientale in termini di inquinamento. Altri effetti positivi si possono creare in ambito sociale (si pensi al maggior tempo per la cura di bambini, anziani, etc). Il 14 giugno 2017 è entrato in vigore la Legge 81/2017 che definisce le “modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro” La norma precisa che:

• il lavoro agile è svolto in parte nella sede aziendale e in parte altrove, ma comunque entro l’orario di lavoro;

• il trattamento economico in caso di scelta del lavoro agile non deve subire una contrazione; • l’accordo tra azienda e lavoratore deve avere obbligatoriamente la forma scritta, con la

definizione dettagliata di mansioni e orari; • l’azienda deve fornire al lavoratore l’informativa sulla sicurezza del lavoro; • il lavoratore ha diritto ad una copertura assicurativa sugli infortuni sul luogo di lavoro ance

in caso di lavoro agile.

Per approfondire: deskmag.com coworkingproject.com talentgarden.it/it/#!/home multiverso.biz benetural.com

workitout.it in-spire.biz/site selfstorageromagna.it labolabo.it

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Il Microcredito Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico che permette l'accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà o a rischio esclusione oppure per supportare aziende o attività autonome in difficoltà economica (soprattutto piccole e medie imprese, professionisti). Il microcredito viene definito come "credito di piccolo ammontare finalizzato all’avvio di un’attività imprenditoriale o per far fronte a spese d’emergenza, nei confronti di soggetti vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico, che generalmente sono esclusi dal settore finanziario formale” (diz. di microfinanza, G. Pizzo, G. Tagliavini, Carrocci ed.) In Italia nel 2006 è nato il Comitato nazionale italiano permanente per il microcredito con il decreto-legge 10 gennaio 2006 n. 2 convertito in legge con la Legge 11 marzo 2006 n. 81.

Le norme sul Microcredito sono state introdotte il 4 settembre 2010 quando è stato pubblicato il Decreto legislativo 13 agosto 2010 n. 141, attuativo della Direttiva comunitaria n. 48/2008, che riforma la disciplina del credito al consumo. Il d.l. 141/2010 ha apportato modifiche al Testo Unico Bancario (D.lgs. 385/1993), prevedendo le disposizioni specifiche riguardanti la definizione e le caratteristiche del microcredito, i soggetti finanziabili, gli organismi finanziatori tenuti a iscriversi nell'Albo degli operatori del microcredito presso la Banca d'Italia, l'istituzione di un organismo di gestione e controllo dei finanziatori iscritti all'Albo. Nel maggio del 2011 il Governo ha trasformato il Comitato nell’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) microcredito.gov.it con l'obiettivo di sradicare la povertà e di supportare la lotta all'esclusione sociale in Italia e, in ambito internazionale, nei paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione, di coordinare con compiti di promozione, indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli «strumenti microfinanziari» promossi dall'Unione europea, nonché delle «attività microfinanziarie» realizzate a valere su fondi dell'Unione Europea. L’Ente Nazionale per il Microcredito è un ente pubblico non economico che esercita importanti funzioni in materia di microcredito e microfinanza, a livello nazionale ed internazionale. In particolare:

• promozione, indirizzo, agevolazione, valutazione e monitoraggio degli strumenti microfinanziari promossi dall’Unione Europea e delle attività microfinanziarie realizzate a valere sui fondi comunitari;

• monitoraggio e valutazione delle iniziative italiane di microcredito e microfinanza; • promozione e sostegno dei programmi di microcredito e microfinanza destinati allo sviluppo

economico e sociale del Paese, nonché ai Paesi in via di sviluppo e alle economie in transizione.

I principi del microcredito sono stati applicati anche nell'affrontare diverse questioni non legate alla povertà. Infatti alcune organizzazioni hanno sviluppato piattaforme web basate su forme di prestito peer-to-peer dove il prestito è il risultato di un'aggregazione di un certo numero di piccoli prestiti, spesso ad un tasso di interesse trascurabile. Per approfondire: microcredito.gov.it - bancaetica.it – permicro.it - microcreditodonna.it - permicro.it - microcreditosolidale.eu

I Fablab Un FabLab (dall'inglese fabrication laboratory) è un laboratorio incentrato sull’autoproduzione, aperto al pubblico e provvisto di moderne macchine di fabbricazione digitale, come ad esempio macchine al taglio laser (o ad acqua o plasma), fresatrici a controllo numerico, stampanti 3D. Questi strumenti d’avanguardia sono in grado di trasformare idee in prototipi e prodotti di altissima qualità, a costi bassissimi rispetto all’industria tradizionale ma soprattutto customizzati secondo le proprie esigenze e la propria espressione personale oltre che personalizzate per le esigenze di eventuali clienti.

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Le persone che frequentano i fablab vengono definiti makers oppure artigiani digitali e rappresentano sempre di più un vero e proprio movimento culturale, nel senso che alla base della loro attività si intrecciano nuovi approcci produttivi, tecnologici e di condivisione dei risultati, generalmente attraverso l'utilizzo di applicativi a codice open source. Le possibilità dell'artigianato digitale e della customizzazione dei prodotti trova e troverà sempre più applicazione nell'industria e nei più svariati settori (dall'architettura alla medicina, dalla moda alla gioielleria, dal design all'alimentazione), tanto da far parlare gli addetti ai lavori e non solo, di una nuova rivoluzione industriale. Per approfondire:

Wired Il sito web della rivista sulla cultura digitale Make in Italy Associazione volta a promuovere la cultura della personal fabrication Domusweb Rivista che tratta di arte, design e nuove forme di produzione di contenuti Roma makers Canale di informazione e social network sui maker a Roma http://www.openmakersitaly.org/ Associazione di promozione sociale che propone e realizza progetti innovativi in ambito tecnologico per lo sviluppo di modelli di business alternativi e sostenibili Artigianato Digitale: il sito italiano dedicato al movimento maker in Italia Maker Faire Rome: il sito del più grande evento di innovazione al mondo fablabromagna.org/blog - fablabforli.org - fablabfaenza.org - makerslab.it - officine.romamakers.org Alcuni Link utili http://europa.eu/youreurope/business/start-grow/start-ups/index_it.htm# Portale EU dedicato all'imprenditoria in Italia sviluppoeconomico.gov.it Portale del Ministero per lo Sviluppo Economico unioncamere.gov.it Portale della Unione delle Camere di Commercio invitalia.it/site/ita/home.html Portale Nazionale sull'imprenditorialità imprese.regione.emilia-romagna.it Portale Imprese della Regione ER fc.camcom.it Portale della Camera di Commercio di FC aster.it - emiliaromagnastartup.it - startup.registroimprese.it Info e approfondimenti su Startup startupbusiness.it Web Community almacube.com Imprenditorialità di supporto a progetti accademici Università di Bologna http://larancia.org Portale di idee ed esperienze imprenditoriali

Fonti: Dottrinalavoro – Unioncamere – Wikipedia – Ministero Sviluppo Economico – Agenzia delle Entrate – Dipartimento Gioventù presso Presidenza Consiglio dei Ministri - Invitalia

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Agenzia Lavoro Regione Emilia Romagna Centri per l'Impiego di Forlì Cesena

Le sedi dei Centri per l’Impiego

Viale Salinatore, 24 – 47121 Forlì – tel. 0543.714471

Via Fornaci, 170 – 47521 Cesena – tel. 0547.621026

Via Cipriani, 4 – 47039 Savignano S.R. - tel. 0541.800511

Ufficio per il Diritto al lavoro dei Disabili: Piazza Morgagni, 9 47121 Forlì – tel. 0543.714407

Sito internet: www.agenzialavoro.emr.it/forli-cesena

Aggiornamento generale aprile 2019 Ultimo aggiornamento: aprile 2019

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