Celebrare la domenica nelle case - San Vito al Giambellino...Celebrare la domenica nelle case Mosè...

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Celebrare la domenica nelle case Mosè e il roveto ardente Marc Chagall - 1966 PRESENTAZIONE Il mistero di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo, che oggi celebriamo nel mistero della Trinità, sembra un enigma nel quale la nostra mente si perde. Possiamo stare sulla soglia di questa rivelazione solo mettendoci in semplice ascolto, in ginocchio, lasciandoci guidare dalle parole di Gesù, che ci parla del Padre suo e nostro, che ci promette lo Spirito per condurci per mano alla Verità tutta intera. La Verità non è un teorema da apprendere, ma una relazione nella quale permanere, dalla quale lasciarsi accogliere. La fede ce lo insegna con grande semplicità: ogni volta che entri in preghiera segnati con il segno della croce e pronuncia il nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Mentre ti segni Dio ti abbraccia, tocca la tua fronte, le tue spalle, il tuo cuore. Non pretendiamo di comprendere Dio, ci lasciamo prendere da Lui, ci immergiamo in Lui, ci avviciniamo a piedi scalzi come Mosè nel terreno santo della sua presenza che come un fuoco arde ma non si consuma, non finisce mai di far ardere il cuore, di illuminare lo sguardo, di bruciare e purificare. Come Mosè Dio si rivela a noi con la promessa di essere sempre vicino: “io sono colui che sono”, “io ci sono”, sempre. Egli è il Padre che ascolta il grido del suo popolo sofferente, anche oggi; che dona il Figlio per amore, per condividere la nostra condizione umana fino alla fine; che rimane in noi come Spirito che ci guida passo passo, verso la Verità tutta intera, la Verità del suo amore per noi. 7 giugno 2020

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Celebrare la domenica nelle case

Mosè e il roveto ardente – Marc Chagall - 1966

PRESENTAZIONE

Il mistero di Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo, che oggi celebriamo nel mistero della Trinità, sembra un enigma nel quale la nostra mente si perde. Possiamo stare sulla soglia di questa rivelazione solo mettendoci in semplice ascolto, in ginocchio, lasciandoci guidare dalle parole di Gesù, che ci parla del Padre suo e nostro, che ci promette lo Spirito per condurci per mano alla Verità tutta intera. La Verità non è un teorema da apprendere, ma una relazione nella quale permanere, dalla quale lasciarsi accogliere. La fede ce lo insegna con grande semplicità: ogni volta che entri in preghiera segnati con il segno della croce e pronuncia il nome di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Mentre ti segni Dio ti abbraccia, tocca la tua fronte, le tue spalle, il tuo cuore. Non pretendiamo di comprendere Dio, ci lasciamo prendere da Lui, ci immergiamo in Lui, ci avviciniamo a piedi scalzi – come Mosè – nel terreno santo della sua presenza che come un fuoco arde ma non si consuma, non finisce mai di far ardere il cuore, di illuminare lo sguardo, di bruciare e purificare. Come Mosè Dio si rivela a noi con la promessa di essere sempre vicino: “io sono colui che sono”, “io ci sono”, sempre. Egli è il Padre che ascolta il grido del suo popolo sofferente, anche oggi; che dona il Figlio per amore, per condividere la nostra condizione umana fino alla fine; che rimane in noi come Spirito che ci guida passo passo, verso la Verità tutta intera, la Verità del suo amore per noi.

7 giugno 2020

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CELEBRAZIONE Introduzione

Voce guida: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

Tutti: Amen

Voce guida: Il Signore sia con voi

Tutti: E con il tuo spirito.

Voce guida: Nel deserto della nostra vita, Dio si rivela, come a Mosè nel roveto

ardente. Proprio mentre tutto ci sembra inutile, il lavoro sfiancante, i progetti

di bene dispersi, Dio come fuoco riaccende in noi lo stupore e la fede.

(si accende la candela)

Lett. A volte abbiamo paura di Dio. Temiamo il suo giudizio, pensiamo che sia

adirato con noi, e dimentichiamo il suo volto amorevole di Padre.

Tutti: Padre, perdona noi, tuoi figli.

Lett. Il Figlio ci rende fratelli. Ogni volta che feriamo la fraternità perdiamo la

nostra dignità di figli.

Tutti: Gesù, perdona e raduna i tuoi fratelli divisi.

Lett. Lo Spirito guida i nostri cuori verso il Padre e il Figlio. Non sempre noi

ascoltiamo i gemiti dello Spirito che prega in noi.

Tutti: Il tuo Spirito rinnovi in noi le parole di Gesù.

Voce guida: Dio che è grande nell’amore abbia misericordia di noi, perdoni i

nostri peccati e ci conduca alla vita eterna.

Tutti: Amen

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Ascolto della Parola

Lettura

✠ Lettura del libro dell’Esodo (3,1-15)

In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero,

sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di

Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo

di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto

non si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande

spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato

per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!».

Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul

quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di

Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe ». Mosè allora si coprì il volto,

perché aveva paura di guardare verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la

miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi

sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere

dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa,

verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il

Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli

Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono.

Perciò va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto il mio popolo, gli

Israeliti!». Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli

Israeliti dall’Egitto?». Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che

io ti ho mandato: quando tu avrai fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete

Dio su questo monte». Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico

loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo

nome?”. E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che

sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”».

Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri,

Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è

il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione

in generazione».

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Salmo Sal 67 (68)

Tutti: Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

Lett. O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo, quando camminavi per il deserto, tremò la terra, i cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio di Israele.

Tutti: Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

Lett. Di giorno in giorno benedetto il Signore: a noi Dio porta la salvezza. Il nostro Dio è un Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della morte.

Tutti: Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

Lett. Verranno i grandi dall’Egitto, l’Etiopia tenderà le mani a Dio. Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al Signore. Riconoscete a Dio la sua potenza.

Tutti: Cantate a Dio, inneggiate al suo nome.

Vangelo

✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni (Gv 16, 12-15)

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

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Commento

Tu solo sei indicibile

Come è possibile dire delle parole sul “mistero della Trinità”? “Il mistero della

Trinità”: basterebbe fermarsi sulla prima parola, “mistero”. Davanti a Lui noi

tocchiamo con mano il limite delle nostre parole. Come dice Gregorio di

Nazianzo: “Tu solo sei indicibile”. possono solo balbettare qualcosa, e ogni

volta le nostre parole ci appaiono limitate e insufficienti. Ma non è sempre

così?

Nella vita facciamo spesso esperienza dell’indicibile, nelle situazioni più umane

e decisive della vita. L’amore è indicibile – eppure proviamo ogni volta a

cercare le parole! – il dolore è spesso indicibile – e anche in questo caso non

possiamo non cercare di esprimerlo. Eppure, chi negherebbe la realtà

dell’amore e del dolore? Ci sono cose indicibili, eppure la loro presenza

attraversa tutta la nostra vita. E di questa presenza indicibile si nutre l’arte,

l’anima, la sensibilità: è il motore più forte dell’intera vita. Dio è una di queste

presenze indicibili, anzi Lui è il mistero dei misteri, “lui solo è indicibile”, in lui

viviamo e respiriamo, eppure mai possiamo dire di aver esaurito la sua

conoscenza. Di lui tutto parla e insieme non abbiamo ancora compreso nulla.

È da sempre presente eppure ogni volta ci sorprende.

Ecco allora l’invito che la Parola di oggi ci pone: come stare davanti al mistero

di Dio, come vivere in relazione alla sua presenza indicibile e insieme presente

in ogni luogo e in ogni tempo. La scena di Mosè al roveto può servirci come una

mappa per stare alla presenza del mistero di Dio. Sembra un paradosso:

nessuna parola lo può dire, eppure sono chiamato da lui, attratto dalla sua

presenza. Il mistero della Trinità non è un rebus teologico, è l’invito ad entrare

in relazione personale con Dio senza appropriarcene, senza arroganza, con una

amicizia umile.

San Tommaso d’Aquino diceva che “Dio resta per noi uno sconosciuto”.

Ovvero, mai conosciuto del tutto, mai esaurito nel suo mistero e per questo

capace di attrarre il nostro amore, il nostro desiderio, di suscitare le nostre

domande più profonde.

Sorpresi

Il primo aspetto del mistero di Dio è la sorpresa. Mosè fa l’esperienza di Lui quando ormai sembra “fuori tempo massimo”, e nel luogo più inospitale: un deserto in cui vive come un esule. Non si scopre il volto di Dio seduti comodi nelle nostre poltrone, nell’agio di situazioni sotto controllo. Si è scoperti da lui quando la nostra vita sperimenta l’estraniazione dell’esilio, il pericolo di un

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fallimento, la fine di tanti sogni… proprio in questo “deserto”, in questa sete, il

desiderio è al lavoro, e ciò che rimane a quest’uomo che è Mosè è solo lasciarsi

incuriosire, attrarre dal mistero. Noi non possiamo trovare Dio se non è lui che

ci chiama e ci sorprende.

A piedi scalzi

Quando si avvicina al roveto a Mosè viene intimato di togliere i sandali, perché

quello è un “suolo santo”. Ci si avvicina a Dio a piedi nudi, spogli di ogni

arroganza e presunzione, con un passo leggero e delicato. L’avvicinamento al

mistero di Dio chiede di essere in contatto con la terra, di aderire pienamente

al suolo, ma con la discrezione di chi si sente ospite e non padrone, viandante e

non conquistatore. A piedi nudi significa nel rispetto della grandezza

irraggiungibile di Dio e insieme nell’intimità di una vicinanza di cui possiamo

non avere paura.

Destinati

Quando poi il mistero di Dio gli parla lo riporta ad una storia: è “il Dio di

Abramo, Isacco e di Giacobbe”, il Dio che ha stretto un’alleanza con il suo

popolo e che ora non si dimentica del suo grido. Per questo fare esperienza del

mistero di Dio non è un’esperienza intimistica, che ci isola dalle vicende degli

uomini. Al contrario: il destino dell’umanità è il nostro destino. Dio ci chiama a

favore del suo popolo, fare l’esperienza del mistero di Dio ci invia sempre ad

una responsabilità verso i suoi figli.

Io ci sono

Mosè sente la sproporzione di quest’incontro. Lui non è certo all’altezza,

conosce bene la propria fragilità, ha già fatto esperienza di come le buone

intenzioni possano produrre grandi fallimenti. E chiede a Dio il suo nome.

Richiesta impossibile: se nominare significa com-prendere, Dio non si può

chiudere in una definizione. È lui che ci prende con sé, che ci lega alla storia di

salvezza che vuole scrivere per gli uomini. Con una sola promessa, iscritta in un

nome indicibile: “io sono colui che sono”, ovvero, “io ci sono”, e ci sarò, e sono

per te e con te. Ci basti questo: la promessa di Dio di essere una presenza

vicina e alleata, indicibile certo, ma che ogni volta ci sorprende; Dio non si

comprende, rimane lo sconosciuto, ma da Lui possiamo essere presi per

sempre.

Don Antonio

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Preghiere di invocazione

Voce guida: La nostra preghiera ora si fa intercessione per tutti.

Lett. Gesù, rivelatore del Padre, fa che chi ti cerca con cuore sincero possa

incontrare, un giorno, la tua Parola che ci svela il volto amorevole di Dio come

Padre. Noi ti preghiamo

Tutti. Ascoltaci Signore.

Lett. Padre buono, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ascolta il grido del

tuo popolo nelle prove della vita e ricordati della tua Alleanza con l’umanità.

Noi ti preghiamo

Tutti. Ascoltaci Signore

Lett. Spirito Santo guidaci alla Verità tutta intera, portaci consolazione e

consiglio, tieni vive in noi le parole di Gesù. Noi ti preghiamo.

Tutti. Ascoltaci Signore.

Lett. Trinità beata, mistero inaccessibile, attira a te i cuori degli uomini, rendici

adoratori in Spirito e Verità, testimoni del tuo amore infinito. Noi ti preghiamo.

Tutti. Ascoltaci Signore

(Libere intenzioni di preghiera)

Voce guida: Ora ci diamo la mano, e uniti in Gesù, formando una sola famiglia

con tutti i credenti in Cristo, preghiamo come lui stesso ci ha insegnato.

Tutti:

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.

Amen

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Preghiera di ringraziamento e benedizione finale

Lettore

Tu sei l’al di là di tutto, cos’altro, infatti, si può dire di te nel canto? Nessuna parola, infatti, può narrarti. Come ti comprenderà l’intelletto? Nessun intelletto, infatti, può afferrarti. Tu solo sei ineffabile, perché le parole a te devon l’origine. Tu solo sei l’inconoscibile, perché i pensieri a te devon l’origine.

Tutte le cose ti cantano, sia quelle che hanno voce, sia quelle che non l’hanno. Comuni sono i desideri di ogni essere creato, comuni i gemiti che tutt’attorno ti circondano. Te chiama, con supplice preghiera, il tutto. A te è diretto un inno di silenzio: lo pronunciano tutti gli esseri che contemplano il tuo ordine. È per te solo che tutto permane. È per te solo che tutto si muove del moto universale.

E di ogni cosa, tu sei compimento: uno, tutto, nessuno, anche se non sei né unico né tutti. A te è ogni nome: come chiamarti, il solo che non si possa nominare? Quale intelletto, figlio del cielo, penetrerà quei veli che si stendono al sopra delle nubi? Sii benigno, tu, l’al di là di tutto; cos’altro, infatti, si può dir di te nel canto?

(Gregorio di Nazianzo)

Voce guida: Il Signore ci accompagni e ci benedica, ci doni la pace e ci

custodisca nella prova, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen

Voce guida: Facciamo festa perché il Signore è con noi

Tutti: Rendiamo grazie a Dio!

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Domenica 7 giugno 2020