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«Cime d’Auta» 1 CARISSIMI, vi scrivo queste righe nel pieno della Quaresima: il tempo “forte della liturgia” che ci prepara a celebrare, ma so- prattutto a vivere la Pasqua: 40 giorni di impegno nella pre- ghiera, nel digiuno e nella carità. Le celebrazioni liturgiche sono state caratterizzate dai bellissimi vangeli della do- menica, che ci hanno proposto Gesù in vari luoghi del suo “in- contro con la gente”, nella lotta ad ogni manifestazione del male e nel dono della vera gioia e della vita: il deserto (la tenta- zione), il monte (la trasfigura- zione), il pozzo (la donna sa- maritana), la strada (il cieco nato), la famiglia e la tomba (la risurrezione di Lazzaro). Questi “fatti” della vita di Gesù li abbiamo voluti approfondire anche nelle “stazioni quare- simali” nelle chiese della nostra valle, nei venerdì. Qui a Caviola, venerdì 29 febbraio, abbiamo celebrato con una bella liturgia la “luce della nostra fede” nella persona del cieco nato, al quale Gesù ha donato non solo la luce degli occhi, ma il grande dono della fede. Per l’occasione sono venuti da Trento cinque amici della Comunità “Nuovi Oriz- zonti”: uno di loro, Mirco, ha fatto una testimonianza che ci ha commosso e ci ha fatto capire che la grazia del Signore è quanto mai viva e operante anche ai nostri tempi ed anche nei giovani; c’è veramente spe- ranza di ritrovare la strada giusta e quindi la felicità e il senso della vita in qualunque situazione ci si venga a trovare; importante è trovare il “vero amico” e le persone-comunità che ti facciano ritrovare Gesù, l’unico Salvatore e Maestro. Ora siamo in “dirittura d’arrivo”! Quando riceverete il bollettino, saremo nella Set- timana Santa, che ci propone in particolare il Triduo Pasquale. Dei tre giorni teniamo in giusta considerazione il sabato santo, con la celebrazione della Veglia Pasquale! Per esperienza è il “meno sentito”, mentre è il cuore ” di tutto l’anno li- turgico. La vera Messa di Pasqua è il sabato santo, da ce- lebrare nella notte, non prima delle 21.30. Quest’anno vo- gliamo essere “obbedienti” e la inizieremo appunto alle 21.30, come ci viene indicato dalle di- sposizioni diocesane. Nel tempo pasquale ci sarà la visita e la benedizione alle fa- miglie; avremo gli appunta- menti importanti della celebra- zione dei sacramenti della Prima Confessione (30 marzo), Prima Comunione (20 aprile) e della Cresima (1 giugno). Sa- ranno momenti di grazia non solo per i nostri fanciulli e ra- gazzi, ma anche per le loro fa- miglie e per l’intera comunità. Far credito alla speranza, perché siamo salvati dalla speranza L’arco del tempo non solo non è in declino, ma non ha ancora raggiunto lo zenith Anche in questa Qua- resima, come cammino peni- tenziale e di conversione, vi propongo una riflessione del vescovo don Tonino Bello, che faceva circa 30 anni fa, alla vigilia dell’anno santo del 1975. È una riflessione che è di profetica attualità, se pen- siamo all’enciclica del Papa Benedetto sulla Speranza che ci ha donato qualche mese fa e che, se ancora non lo ab- biamo fatto, potrebbe essere oggetto di lettura e di medita- zione in questa Quaresima. La riflessione di don Tonino è di profetica at- tualità per noi che stiamo cer- cando di vivere il Sinodo nel- l’attenzione alla “città”, ai “cristiani della soglia”, due espressioni care al com- pianto vescovo Savio. Anche la proposta dio- cesana degli incontri di fede e di cultura per la città di Belluno e per tutta la Diocesi è su questa linea della spe- ranza, della progettualità e SEGUE A PAGINA 2 Auguri di SANTA PASQUA a tutti, vicini e lontani, ed in particolare a voi anziani e sofferenti. Cristo Risorto vi doni salute, speranza e serenità di cuore. gennaio - febbraio - marzo 2008 - n. 1

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«Cime d’Auta» 1

CARISSIMI,vi scrivo queste righe nel

pieno della Quaresima: iltempo “forte della liturgia” checi prepara a celebrare, ma so-prattutto a vivere la Pasqua: 40giorni di impegno nella pre-ghiera, nel digiuno e nellacarità.

Le celebrazioni liturgichesono state caratterizzate daibellissimi vangeli della do-menica, che ci hanno propostoGesù in vari luoghi del suo “in-contro con la gente”, nella lottaad ogni manifestazione delmale e nel dono della vera gioiae della vita: il deserto (la tenta-zione), il monte (la trasfigura-zione), il pozzo (la donna sa-maritana), la strada (il cieconato), la famiglia e la tomba (larisurrezione di Lazzaro).Questi “fatti” della vita di Gesùli abbiamo voluti approfondireanche nelle “stazioni quare-simali” nelle chiese dellanostra valle, nei venerdì. Qui aCaviola, venerdì 29 febbraio,abbiamo celebrato con unabella liturgia la “luce dellanostra fede” nella persona delcieco nato, al quale Gesù hadonato non solo la luce degliocchi, ma il grande dono dellafede. Per l’occasione sonovenuti da Trento cinque amicidella Comunità “Nuovi Oriz-zonti”: uno di loro, Mirco, hafatto una testimonianza che ciha commosso e ci ha fattocapire che la grazia del Signoreè quanto mai viva e operanteanche ai nostri tempi ed anchenei giovani; c’è veramente spe-ranza di ritrovare la stradagiusta e quindi la felicità e ilsenso della vita in qualunquesituazione ci si venga a trovare;importante è trovare il “veroamico” e le persone-comunitàche ti facciano ritrovare Gesù,l’unico Salvatore e Maestro.

Ora siamo in “diritturad’arrivo”! Quando riceverete ilbollettino, saremo nella Set-timana Santa, che ci propone inparticolare il Triduo Pasquale.Dei tre giorni teniamo in giustaconsiderazione il sabato santo,

con la celebrazione della VegliaPasquale! Per esperienza è il“meno sentito”, mentre è il“cuore” di tutto l’anno li-turgico. La vera Messa diPasqua è il sabato santo, da ce-lebrare nella notte, non primadelle 21.30. Quest’anno vo-gliamo essere “obbedienti” e lainizieremo appunto alle 21.30,come ci viene indicato dalle di-sposizioni diocesane.

Nel tempo pasquale ci sarà lavisita e la benedizione alle fa-miglie; avremo gli appunta-menti importanti della celebra-zione dei sacramenti dellaPrima Confessione (30 marzo),Prima Comunione (20 aprile) edella Cresima (1 giugno). Sa-ranno momenti di grazia nonsolo per i nostri fanciulli e ra-gazzi, ma anche per le loro fa-miglie e per l’intera comunità.

Far credito alla speranza, perché siamo salvati dalla speranza

L’arco del tempo non solo non è in declino,ma non ha ancora raggiunto lo zenith

Anche in questa Qua-resima, come cammino peni-tenziale e di conversione, vipropongo una riflessione delvescovo don Tonino Bello,che faceva circa 30 anni fa,alla vigilia dell’anno santodel 1975.

È una riflessione che è diprofetica attualità, se pen-siamo all’enciclica del Papa

Benedetto sulla Speranza checi ha donato qualche mese fae che, se ancora non lo ab-biamo fatto, potrebbe essereoggetto di lettura e di medita-zione in questa Quaresima.

La riflessione di donTonino è di profetica at-tualità per noi che stiamo cer-cando di vivere il Sinodo nel-l’attenzione alla “città”, ai

“cristiani della soglia”, dueespressioni care al com-pianto vescovo Savio.

Anche la proposta dio-cesana degli incontri di fede edi cultura per la città diBelluno e per tutta la Diocesiè su questa linea della spe-ranza, della progettualità e

SEGUE A PAGINA 2

Auguri di SANTA PASQUAa tutti, vicini e lontani,ed in particolare a voianziani e sofferenti.

Cristo Risorto vi donisalute, speranza

e serenità di cuore.

gennaio - febbraio - marzo 2008 - n. 1

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della proposta, come scriveappunto il vescovo Tonino:“A questo mondo così biso-gnoso di luce, di verità, diamore, in una parola, di sal-vezza, la Chiesa devegridare: Gente, Gesù Cristo,morto e risorto, è il tuo Re-dentore”.

* * *“Vi parrà strano se,

proprio nel cuore della Qua-resima, io vi parlerò di Av-vento? Spero di no. Perché -lo dico subito - vi sto scri-vendo alla vigilia di ungrande fatto ecclesiale che siripete ogni venticinque anni:l’apertura dell’Anno santo.

Che cosa sia un Annosanto, quali mete si pro-ponga, quali ritmi lo caratte-rizzino, quali iniziative nescandiscano i tempi, non sta ame spiegarvelo in questalettera.

Ciò che, invece, mi premetrasmettervi è una sottoli-neatura bellissima, presentenella bolla di indizione delGiubileo, che mi ha viva-mente colpito.

Il Papa, a un certo punto,quasi a spiegare le motiva-zioni di tale avvenimento,esorta la Chiesa intera avivere l’ultimo scorcio diquesto secolo ventesimo inun rinnovato “spirito di Av-vento”.

I credenti, cioè, si pre-

parino al terzo millennioormai vicino con gli stessisentimenti con i quali laVergine Maria attendeva lanascita del Redentore.

Non vi sembra stupendo?È un credito alla speranza. Èuna stimolazione al co-raggio.

È un atto di fede neldomani.

È fare largo al futuro.È dare spazio alla proget-

tualità.È affermare che il mondo

continuerà dopo di noi, no-nostante i “catastrofismi “imperanti. È ripetere a tuttiche la Storia non si arresta, eche noi possiamo ancora scri-verne capitoli esaltanti.

È esplicitare il fascino mi-sterioso di certe espressioniliturgiche che parlano di«secoli dei secoli», per in-dicare gli spazi della signoriadi Cristo.

È proclamare che Gesù è ilRedentore e che della sua Re-denzione l’universo interorespira e si nutre. Ci troviamodi fronte a un segno dei tempifortissimo. Siamo invitati,come in Avvento, a “levare ilcapo”, per guardare avanti enon indietro. Il mondo non èinvecchiato. Non è la fine. Sesulla terra ci sono ancora deitumulti, questi sono i tumultidell’adolescenza, e non isegni di un precoce marasma

senile.L’arco del tempo non solo

non è in declino, ma non haancora raggiunto lo zenith.L’umanità non ha esaurito lescorte della Redenzione.

Anzi, ne ha consumate po-chissime, acquistandole, percosì dire, sull’uscio di casa.Di qui, l’invito del Papa:«Aprite le porte al Re-dentore!».

Eccoci allora condotti auna domanda essenziale:Come comunità cristiana checosa dobbiamo fare?

La risposta è semplice:

progettare.Non possiamo andare

avanti con metodi scontati,con improvvisazioni pa-storali, con ritmi di puro con-tenimento, con procedure difacile conservazione.

È necessario mettersi inascolto del futuro. Occorreleggere con prontezza lelinee di tendenza presentinella nostra società, per in-tuire quale tipo di servizio laChiesa deve fornire.

È urgente scandagliarequale sarà l’avvenire deinostri giovani. Dove andrà laturba dei nostri ragazzi.

Come si evolverà neiprossimi decenni la situa-zione dei lavoratori. Su qualispazi inediti si allargherà ilmondo della cultura.

Una volta che avremo dise-gnato la planimetria della«città» e avremo prono-sticato quale sarà il suo pianodi espansione, troveremo imodi giusti per gridare comeChiesa: «Gente, Gesù Cristo,morto e risorto, è il tuo Re-dentore!».

Se è vero che l’Anno santodeve essere un tempo ordi-nario da vivere in modostraordinario, è forse giustospendere questa straordina-rietà cominciando a pro-gettare con più speranza iprimi abbozzi del nostrofuturo. Tutti insieme”.

...in te sto temp... portala so cros tanta dent...L è quasi ora de passion...Dison su na orazion..Ognun ha i so dolor...Ma regordonsenedel Signor...Del Cristo che su la cros i haTaca su...per ne salvànoi tutiQuaddu...l era inizent’...Penseve bona dentma no l è mort...n te la Pasqua l è risort...avè testa... e le campanedel vost cor soné prest a festa...

Jhon francis

I segni della PasquaLa Quaresima che stiamo

vivendo e che ci ha condottoalla Settimana Santa e allaPasqua, è ricca di segni: dalnumero quaranta che piùvolte viene ricordato nellaBibbia (i 40 giorni trascorsida Mosè sul monte Sinai,i 40giorni di Gesù nel deserto e iltempo trascorso da Gesù suquesta terra dopo la sua ri-surrezione), le Ceneri,simbolo austero di peni-tenza e che ci richiama allarealtà della nostra esi-stenza umana, il digiuno e leopere di carità, come segnoconcreto di conversione, unaconversione che parte dalcuore e si traduce in gesticoncreti di rinnovamento divita e di carità, la preghieracome ascolto soprattutto diDio e dalla meditazione diquello che Dio ha fatto e facontinuamente sgorga dalcuore la lode, il ringrazia-mento e l’invocazione diperdono e di aiuto.

Ci domandiamo ora, allavigilia della Pasqua: qualisogno i segni della Pasqua,

di Gesù risorto?Di segni di Gesù nella sua

passione e morte ne ab-biamo tanti; pensiamo atutti i “crocifissi”, a tutte lecroci che sono poste in variluoghi del nostro vivere quo-tidiano (case, chiese, strade,cimiteri).

Il Cristo che occupa tuttala parete absidale dellanostra chiesa ci parla di unoche ha dato la vita per amoree noi lo adoriamo e lo ringra-ziamo, ma se non andassimooltre resteremmo senza spe-ranza. Ricordiamo i di-scepoli di Emmaus: “Spe-ravamo... ma è già da alcunigiorni che è morto...”.Grande compassione,grande pietà, ma senza spe-ranza. Gesù morto è il primoatto della nostra salvezza,ma incompleto; viene com-pletato dalla risurrezione:Gesù morto e risorto è ilnostro redentore.

Come immagine sarebbepiù bello avere quella diCristo risorto, con i segnidella crocifissione. In

qualche chiesa, purtropporara, c’è questa immagine diGesù risorto con i segni dellapassione e questa immagineci dà serenità e speranza.

Ma quali i veri segni diGesù risorto, al di là di rap-presentazioni di pittura oscultura?

Ci verrà detto nel vangeloche il primo segno di GesùRisorto è il sepolcro vuoto.Quel sepolcro che MariaMaddalena, e gli ApostoliGiovanni e Pietro hannotrovato vuoto alle prime lucidella domenica.

Un segno più grande è latestimonianza degli Apo-stoli, la loro parola, la loroconversione, la loro santità.

Un terzo segno è la storiadi santità della chiesa inquesti duemila anni di cri-stianesimo.

Un quarto segno do-vremmo essere noi, che ci di-ciamo cristiani, seguaci diGesù. La nostra vita di “con-vertiti” dovrebbe far dire achi ci vede: davvero Cristo èrisorto, se chi crede il lui è

capace di vivere così.È quello che dicevano i

pagani vedendo i primi cri-stiani: “guardate come siamano” e si convertivano.La nostra conversione,vissuta nel sacramentodella riconciliazione do-vrebbe testimoniare cheGesù è risorto!

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«Cime d’Auta» 3

Vita della Comunità

Momenti di grazia

Lorenzo Follador: domenica 2marzo, mamma Michaela e papàDevis hanno portato alla Chiesaper il battesimo il piccolo Lorenzo.Con loro anche la sorella Ale-xandra, la madrina Elena Bonafé,proveniente dalla Calabria,legata alla famiglia Follador dauna bella storia di amicizia.

C’erano pure i nonni paterni ematerni, venuti per la circostanzadalla Romania ed altri parenti edamici. È stata una bella celebra-zione, incentrata sul tema dellaluce: abbiamo letto il vangelodella guarigione del cieco nato.

Consegnando la candela batte-

simale, il sacerdote ha detto: “Lo-renzo, ricevi la luce di Cristo! “Avoi genitori e padrini è affidatoquesto segno pasquale, fiammache sempre dovete alimentare.

Abbiate cura che il vostrobambino, illuminato da Cristo,viva sempre come figlio della luce;e perseverando nella fede, vada in-contro al Signore che viene, contutti i santi, nel regno dei cieli”.

A Lorenzo l’augurio che siasempre “un illuminato da Cristo eun figlio della luce”. Nei primitempi del cristianesimo, i bat-tezzati venivano chiamatiproprio così: “illuminati”.

Momenti di speranzaMaria Luigia (Marisa)

era della classe 1939. Nell’agostoscorso, precisamente il 29, avevacompiuto 68 anni.

La sua è stata una vita di lavoro edi generosità, sempre pronta e di-sponibile dove c’era bisogno dellasua presenza. Ad un certo puntodella sua vita aveva scoperto lagioia della devozione alla Ma-donna di Lourdes. Anche que-st’anno doveva andarci assiemealla sorella Bruna.

C’è un particolare che ha se-gnato la sua vita: il fatto che più di40 anni fa i medici le avevano ri-scontrato una malformazione alcervello, non operabile se non a ri-schio di gravi conseguenze, cheavrebbe potuto portarla alla mortein qualsiasi momento. Un fattocertamente che avrebbe potutocrearle uno stato di ansia e cheinvece ha vissuto con grande se-

renità e pienamente impegnata nelsuo lavoro. Aveva un bel carattere,aperto e socievole: era bello con-versare con lei.

Una settimana prima del de-cesso, quello che poteva succedere40 anni prima, l’ha colta improvvi-samente e i tentativi fatti daimedici in Agordo e a Treviso nonhanno avuto quei risultati cheerano nelle speranze in particolaredel fratello Renzo e della sorellaBruna.

A Renzo e a Bruna le nostre rin-novate condoglianze.

Questi mesi invernali sonopassati senza lasciare mo-menti particolari di vita par-rocchiale in riferimento allenascite, ai matrimoni e ai fu-nerali.

Nessuna celebrazione dimatrimoni, nessun bat-tesimo in parrocchia in data24 febbraio, data di consegnadel materiale alla Tipografia

Piave (pubblichiamo invecenello spazio dell’anagrafe,due battesimi di bambine dimamme native di Caviola) enon solo funerale: quello diMaria Luigia (Marisa) Fon-tanive (altro funerale, cele-brato però a Canale d’A-gordo, di Maria Valt che daqualche tempo era qui a Ca-viola presso la figlia Lisetta).

Maria ValtIl 14 dicembre ha concluso la

sua esistenza terrena MariaValt, di Canale d’Agordo, cheda qualche tempo era presso lafiglia Lisetta qui a Caviola enella casa della figlia in viaPineta si è serenamente spentanella pace del Signore, dopouna vita lunga, vissuta intensa-mente per il bene della fa-miglia, nel lavoro e nello spiritodella fede. Aveva 92 anni.

Nella sua lunga malattia, as-sistita amorevolmente dai suoicari, manifestava grande gioianel ricevere la Comunione e labenedizione del Signore. Sipuò dire che si è congedata daquesto mondo, dai suoi cari,con la preghiera sulle labbra.

La Messa di funerale è statacelebrata nella chiesa diCanale, presieduta dal parrocodon Sirio e concelebrata da donBruno e con la partecipazionedi amici e conoscenti di Ca-viola. Poi la sua salma è stataportata nel cimitero di Canale.

Così la ricordano i figli: ”Caramamma, dopo una vita di lavoro e

di sacrifici e una lunga malattia, cihai lasciato. Il tuo ricordo saràsempre vivo in noi, tuoi figli, e diquanti ti hanno conosciuto eamato.Dal Cielo proteggici e prega pernoi, con la speranza di ritrovarcitutti insieme nella dimora eterna. Ituoi figli. Ciao, mamma”.

Nel ricordodi Danilo

Zoccarato (Pd)Nel foglio settimanale

della parrocchia (settimana17-24 febbraio) così scrivevo:Siamo vicini nella preghiera aLucia Petrone (Pd) (la signorache d’estate animava le Messedella sera con il canto e che pureha scritto alcune riflessioni sulbollettino), che si trova a vivereun momento particolare di soffe-renza per la morte del maritoDanilo Zoccarato: un uomopieno di vita, amante della mon-tagna, camminatore... che nelgiro di alcuni mesi, una malattiache non perdona, ha portato allamorte.

Al suo funerale hanno par-tecipato anche alcuni amicidella nostra parrocchia, re-cando alla moglie Lucia e aglialtri familiari la nostra parte-cipazione al loro dolore inspirito cristiano.

E la risposta che la sig.raLucia mi ha inviato è tuttapervasa di spirito cristiano.

Certamente, Lucia, le siamoancora vicini nella preghiera,con la speranza di rivederciquanto prima. Al caro Danilo la

preghiera perché sia nella pacedel Signore.

Don Bruno

Rev.do don Bruno, la ringrazio tantissimo per la

partecipazione al mio dolore eper il ricordo nella sua pre-ghiera. Ringrazio anche tutte lepersone della comunità che misono state vicino e hannopregato per me.

Ora l’anima di mio marito ènella pace e nessun tormento latoccherà. Cosı dice il libro dellaSapienza. Ma il suo passaggio èstato veramente molto duro edifficile: la sua sofferenza, oltread essere stata lunghissima,sembrava non avere limiti.

Purtroppo, nessuno di noi sache cosa gli riservi la vita equando succede qualcosa siagrave o leggero, si constatasempre la propria impotenza evulnerabilità. Tutte cose che cicostringono a subire le situa-zioni senza riuscire a cambiaremai nulla.

Ora anche la mia vita è cam-biata e questo lo constateròmeglio di giorno in giorno, ma seil Signore mi aiuta credo che riu-scirò a percorrere le strade cheLui, fin dall’inizio, ha tracciatoper me.

Se non ci saranno intoppi,spero di tornare a Caviola laprossima estate.

La ringrazio ancora e, mentremi affido alle sue preghiere, leporgo i miei più cordiali saluti.

Lucia Petrone

Lorenzo in braccio alla madrina Elena con accantomamma, papà e sorella Alesandra.

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4 «Cime d’Auta»

Appuntamenti esuggerimenti importanti

Prima ConfessioneVerrà celebrata domenica

30 marzo, detta domenica inalbis, perché i battezzati delsabato santo deponevano levesti bianche ricevuteproprio al battesimo. Du-rante l’intera prima set-timana di Pasqua i neo bat-tezzati esprimevano anchenell’abito esterno quello cheera avvenuto nel loro spiritoe nel loro cuore: un profondorinnovamento di purifica-zione e di grazia.

Per la confessione ab-biamo scelto questa data,anche perché alla Messa,viene letto il Vangelo dellaapparizione di Gesù risortoai discepoli nel cenacolo,dove Gesù dice: “Ricevete loSpirito Santo; a chi rimetterete ipeccati saranno rimessi...”. Inqueste parole possiamovedere l’istituzione del Sa-cramento del Perdono.

Al mattino i fanciulli parte-ciperanno alla Messa e nelpomeriggio ci sarà la celebra-zione in clima di gioia e difesta.

In questo tempo quare-simale, nel catechismo ed inaltri incontri per i fanciulli egenitori, cercheremo di fareuna preparazione che ci per-metta di giungere preparatinel modo migliore per acco-gliere questo grande donodel Signore, che costituisce,fra l’altro, una tappa impor-tante nella educazione e nellacrescita di fede dei nostri fan-ciulli e di tutti noi, con loro.

Prima ComunioneSarà domenica 20 aprile,

festa della Santa Trinità.Già da tempo la catechista

Monica sta preparando i fan-ciulli della quarta classe dicatechismo a questo grandeincontro con Gesù. Avremoancora più di un mese emezzo di tempo per intensi-ficare la preparazione. Unmomento importante sarà ilritiro che faremo domenica13 aprile, giusto una set-timana prima, a Col Cumanoper i fanciulli e genitori.

CresimaÈ stata fissata per Do-

menica 1o giugno. È una dataassai propizia, perché non aridosso degli esami, come eraavvenuto lo scorso anno e chequindi ci permetterà di avereuna preparazione nel segnodella serenità e ci dà l’oppor-tunità di programmare iltempo del dopo Cresima, chenon dovrà essere assoluta-mente un tempo di smobili-tazione, ma per mettere inpratica gli impegni assuntocon la Cresima.

Il ritiro a Col Cumano per i

ragazzi e vedremo se ancheper i genitori, sarà domenica18 maggio.

BattesimiNell’ultimo incontro del

Consiglio Pastorale Parroc-chiale si erano suggeritealcune date per l’ammini-strazione del Battesimo; nondate tassative, ma indicativeal fine di favorire una cele-brazione comunitaria (di piùbambini). Le date suggeriteerano: la domenica del bat-tesimo di Gesù (gennaio), ilSabato Santo nella solenneveglia Pasquale, la domenicavicina alla festa di S. Gio-vanni Battista (24 giugno) euna domenica vicina alla Ma-donna della Salute.

I genitori interessati,tengano presente questa in-dicazione e nel limite del pos-sibile, la osservino.

L’esperienza di una

troppo frequente celebra-zione del Battesimo durantela Messa, come è vivamenteconsigliato, pastoralmentepone qualche problema.

Molto bello è invece ilsuono a festa delle campanealla notizia della nascita di unbambino; esorto in parti-colare il papà del neonato diavvertire in canonica.

MatrimoniLa celebrazione del sacra-

mento del matrimonio av-venga in uno spirito digioiosa sobrietà.

Quanto bello sarebbe se sievitasse lo spreco del riso oaltro di simile alla conclu-sione della cerimonia! Quisoprattutto chiediamo so-brietà. In una parrocchia diVerona, dove ho benedetto lenozze di di una figlia di unmio caro amico, invece delriso si è fatto uso dei co-

riandoli...E così per i fiori. Si sa che

durano veramente poco. Mi ègiunta proprio qualche se-condo fa una telefonata diuna futura sposa dicendomiche invece di comperare fioriavrebbe ornato la chiesa conpiante di fiori bianchi e cosìsarebbero rimaste come or-namento della chiesa nonsolo per qualche giorno, mamolto di più... Sobrietà e in-telligenza: due virtù viva-mente da raccomandare.

E quanto detto per la cele-brazione dei matrimoni, valeper ogni celebrazione reli-giosa e non.È giusta la scritta sull’an-nuncio della morte di unnostro fratello o sorella inCristo: ”Non fiori, ma operebuone”. Opere buone in parti-colare a favore della vita, nel-l’adozione a distanza, nelprogetto Gemma...

BILANCIO CONSUNTIVODEL 2007(non solo numeri)

ENTRATE

raccolte alle Messe in chiesa 17.760,40candele 4.364,23offerte varie (servizi, attività pastorali, questue ordinarie,offerte da privati ed enti, affitti, rendite, chiese frazionali) 64.423,00Caritas (da Messe funerali) 9.009,00Legati 2.092,00Cassa anime 1.973,45Totale entrate 99.622,08

USCITE

Imposte 5.743,17Stipendi 850,00Culto 3.026,43Attività parrocchiali 24.516,19Gestione 12.071,14Chiese frazionali 35.960,00Spese straordinarie 20.943,51Cassa anime (2006) 1.846,35Legati 2.343,00Caritas 5.400,00Prelievi 4.814,19

Totale uscite 117.513,98

Differenza - 17.891,90

Qualche osservazioneInnanzitutto il più vivo

ringraziamento per la gene-rosità dimostrata.

Le spese quest’anno sonosuperiori alle entrate, soprat-tutto per i lavori nella chiesadi Valt.

Le uscite per la chiesa di

Valt a fine 2007 sono state di36.875,00 euro. Non sonoconteggiate altre spese diinizio 2008. Entro finemaggio abbiamo la fondatasperanza che tutto sia ul-timato e sarà fatto il bilanciodefinitivo.

Per chiesa di Sappade (banchi e presbiterio) 3.160,00euro.

Ora che i lavori dellaChiesa di Valt stanno fi-nendo, speriamo di riuscire aportare avanti il progetto perl’organo, che ancora non ab-biamo. Come lo avremo, losottoporremo alla valuta-zione della popolazione.Altri lavori di minore impor-tanza: porta principale ebanchi chiesa Madonna dellaSalute; lavori nella chiesa diFregona; battistero nellachiesa parrocchiale; stazionivia crucis.

Un grazie particolare aimembri del Consiglio Am-ministrativo, agli incaricatidelle varie chiese chesvolgono un servizio lo-devole, per i tanti altri vo-lontari e volontarie che pre-stano la loro opera per ildecoro in particolare dellachiesa parrocchiale e Ma-donna della Salute (fiori, pu-lizie, servizio alle Messe...)

Il Signore per interces-sione della Madonna, be-nedica e ricompensi tutti.

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L’OSTARIA DE FARGONAFin da kande che me regorde miSu ’nte la bela frazion de Fargona Pòk le cambià se pol pur dìBel panorama, l’aria semper bonaL’era na volta ’ntela piaza de Fargona Entamez a na ciasa e an tabiàNa piciola ostaria così ala bonaChe tanta tanta dent l ’ha ospitàL’avea na porta strenta dopo trei scalinDa inte no manche a proprio niaEn banco, le carieghe e quatro taolinPar sta tuti quanti en compagniaN a porta la dea fora ’nte cusinaLa mèda Ginia sentada sul sofà E sia che fuse sera o matinaL’era semper valgugn a ciacolàSe dughea a carte, se bevea vinSe podea dì anca a telefonàRivea calche veciòt che se bevea en quartinDe feste a la mora i se metea a dugàCome te regorde con tanta nostalgiaAnca parchè che alora ere tosàtO piciola ma importante ostariaEn bel dì i te ha desfà e nova i te ha rifatNa sala pi granda, nof el banco e i taolinNo pi ostaria ma bar tes deventadaMa par sta semper en compagnia o se beve en bicerin Semper tant importante tes restadaT’avei la machina del care, la bira ala spinaLe zigarete par chi che volea fumàVenia fora la Catia dala cusinaApena che valgugn la sentia lugàCosì ogni scusa la era bonaPar dì apede al banco e ordenàSia i turisti che la dent de FaraonaA beve alegri e entant a ciacolàPì che en bar te ere na istituzionEn loc onde che se podea se katàSia i forest che la dent de la frazionEn ringraziamento i vol te lasàSì parchè purtropo kalke an faEl Giulio e la Catia pense con dispiazerI ha molà tuto quanto e i ha seràE a dì a beve valk bisogna dì a FederAdes manca proprio valk ’ntel paesMa te regordaron semper con nostalgiaMe sente en cin comoso ma fa istèsPiciola ma importante ostaria

Bepino da Fargona

Uomini “ricchi di bisogni”“Ci sta davvero a cuore la

salute dell’anima dei nostrigiovani?”.

Così finiva la riflessione di donSirio sulla droga in un articolo de“Il Celentone” n. 4 di ottobre, maio aggiungerei e chiederei anchese ci sta a cuore la salute del-l’anima degli adulti, dei nostricari, degli amici o dei conoscenti.

Il periodo storico che stiamoattraversando, dove molte cosecambiano senza avere il tempo diadeguarsi, dove parlare aperta-mente con gli altri di qualche pro-blema, esporre il proprio pen-siero o chiedere a qualcuno comeva, molte volte (per fortuna nonsempre), viene interpretato comeuna quasi intromissione nel-l’altrui privacy e chi lo fa è consi-derato un curioso, uno che non sifa i fatti propri.

Vedendo quello che succedenelle nostre comunità riguardo adroga ed alcool credo che lanostra mentalità debba cambiareradicalmente.

Ci sono casi che tutti cono-sciamo, alcuni finiti male, altrilentamente stanno consumandole famiglie degli interessati, fraincomprensioni e sofferenze, mala conclusione quando se ne parlaè sempre la stessa: sono fatti loro.

L’ideologia che “se io sto benebasta così...” non è fondata né eti-camente accettabile.Ciò che è accettabile è che se tustai bene sto meglio anch’io, permolti motivi.

Se si vede qualcuno in diffi-coltà si dovrebbe cercare un ap-proccio o con lui o con un fami-liare, come unico scopo di aiutarechi è nel bisogno, non per secondifini, ma sembra che nessunoabbia bisogno di nessuno, chetutti siano indipendenti e autosuf-ficienti da tutti i punti di vista, in-somma, traendo le conclusioniquesta è l’idea generale di tutti agrosso modo: io mi arrangio e ipanni sporchi li lavo in famiglia!

Niente di più sbagliato!!! Iocredo che in qualsiasi convi-venza, in qualsiasi famiglia,parlare delle difficoltà e dei pro-blemi aiuti a risolverli; allora, perrisolverli perche non farlo fra imembri delle comunità che nonsono altro che una famiglia al-largata?

La solidale convivenza, la con-divisione di tutto ciò che è vivere,ci prospetta un futuro in qualchemodo sostenibile. L’individua-lismo estremo che ormai si è fattostrada in molti settori delle so-cietà, il miraggio del denarofacile in breve tempo e ad ognicosto, senza regole e senza ri-spetto per gli altri non ci porteràda nessuna parte, o meglio, an-dremo verso un vivere dove ilnostro prossimo non avrà valore

perché entità a se stante, dimenti-cando che prima o dopo anche noiavremo bisogno di qualcuno.

Ricostruire un’antica alleanzafra gli uomini, uomini “ricchi dibisogni”, richiede un cambia-mento culturale, richiede

qualcosa che nella nostra spiri-tualità antropologica abbiamo,che c’è nel nostro DNA ereditatoin migliaia di anni nell’evolu-zione della razza umana.

La competitività disumanadettata dalle leggi di mercato chec’è nelle aziende di tutte le di-mensioni si è trasferita e appro-priata anche delle maestranze dimaggior parte degli operai por-tando con sé invidie, forme di ar-rivismo inaccettabili e irri-spettose di tutto e di tutti.

La produzione di beni e di utiliguadagnati deve essere sempresuperiore al periodo precedente egli enormi utili incassati nonvanno a vantaggio della sempliceclasse operaia, bensì ad unasparuta manciata di manager e di-rigenti che, con l’haliby del beneaziendale e della competitività,fanno scuola a tutti, dai giovani aimeno giovani che purtroppo im-parano velocemente.

Se vogliamo prenderci a cuorel’anima dei nostri giovani dob-biamo cominciare a cambiarecultura, dare al denaro il valoreche ha ma soprattutto capire cheprima dell’essere belli, appari-scenti ed essere “primi” in piùcose possibili, dobbiamo essereumani, con tutti i nostri difetti,con qualche pregio anche, masiamo sempre uomini ricchi di bi-sogni, bisognosi di condivideresofferenze e gioie e soprattutto ri-spettosi della dignità degli altri.

Essere in qualche modochiamati in causa per svariatimotivi e motivazioni, sentirparlare di cose che ci riguardano,anche se in quel momento non si

parla di noi, non ci fa piacereperché ci obbliga a divenire con-sapevoli e a mettere in dubbio ilnostro stile di vita.

Un esempio dei giorni scorsi èstata la reazione al presepe fatto aCanale in piazza.

Un’auto incidentata con ilpresepe all’interno di essa e sulmuschio, come simbolo, eranostate messe due siringhe e unabottiglia vuota di brandy.

Commenti sprecati sono statifatti, naturalmente negativi,perché il presepio è il presepio edil Natale è Natale e non vanno

confusi con problemi di altrotipo.

Quel presepe ha rappresentatola Sacra Famiglia nella soffe-renza di essere consumatori di so-stanze psico-attive le quali ri-specchiano i drammi di moltefamiglie che purtroppo con essehanno avuto e hanno a che fare eper le quali non è Natalenemmeno quando è Natale.

Il doversi mettere in discus-sione davanti ad un presepe pro-posto a quel modo ha fatto sì cheesso non venga accettato perchéqualcuno si è sentito parte di quelpresepe, cosa che nessuno devesapere e di cui non bisognaparlare, anche se tutti lo sanno.

Davare Gian

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6 «Cime d’Auta»

CONFESSIONI A CAVIOLA: giovedì e sabato dalle ore 14.30 alle ore 17.30.CONFESSIONI A CAVIOLA: giovedì e sabato dalle ore 14.30 alle ore 17.30.

LUNEDÌ 17, MARTEDÌ 18e MERCOLEDÍ 19 marzo

Adorazione eucaristica dalle 8.00 alle 11.00 e dalle 17.30 alle 18.30S. Messa alle ore 18.30

GIOVEDI SANTOOre 9.00: BELLUNO S. Messa celebrata da SuaEccellenza mons. Giuseppe Andrich con la bene-

dizione degli oliOre 18.30: S. Messa con la lavanda dei piedi ai

ragazzi che riceveranno la ComunioneOre 21.00: Adorazione

VENERDI SANTOOre 15.00: Via CrucisOre 19.30: Funzione del venerdì Santo.Proclamazione della parola, adorazione alla croce, comunione, processione per le vie del paese

SABATO SANTOOre 21.00: SANTA MESSA.

Benedizione del fuoco,della luce e dell’acqua

DOMENICA 23 marzoGIORNO DI PASQUAOre 8.00: S. MessaOre 10.00: S. Messa della ComunitàOre 11.15: SAPPADE – S. MessaOre 18.00: S. Messa

DOMENICA 16 marzo“delle PALME”

Ore 18.00 (sabato sera): S. MessaOre 9.00: benedizione dei rami di ulivo, processione, S. MessaOre 11.00: SAPPADE – S. MessaOre 18.00: S. Messa

Funzioni religiosedurante la Settimana Santa

Funzioni religiosedurante la Settimana Santa

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«Cime d’Auta» 7

Quest’anno le insegnantidella scuola primaria diFalcade, con l’intento di farvivere ai bambini in primapersona il clima e gli eventi chehanno preceduto la nascita diGesù, hanno pensato di rap-presentare il “Canta Natale”,spettacolo che indubbiamenteriesce a mettere in luce i perso-naggi principali che hannocontribuito a rendere indimen-ticabile l’Evento.

Tutti gli ottantaquattrobambini si sono messi in gioco,chi con le proprie insicurezze,chi con la spensieratezza tipicadei bambini più piccoli, matutti con semplicità ed im-pegno. Dopo molte prove evarie “messe a punto”, il 23 di-cembre la rappresentazione haavuto luogo. Tutti (insegnanti ebambini) erano indubbia-mente agitati, ma il risultato ot-tenuto è stato davvero buonograzie anche alla collabora-zione di don Alfredo che haprestato alcuni vestiti di scena,di don Bruno che ha messo a di-sposizione la sala della Casadella Gioventù di Caviola, ditutti i genitori che si sono datida fare sia per abbigliare ibambini come richiesto dalle

insegnanti, sia per allestire ilgeneroso buffet che ha ben con-cluso una giornata così impor-tante.

La sala della Casa della Gio-ventù era gremita di persone,soprattutto nonni e genitoriche sono riusciti a ben sup-portare i piccoli.

Alle insegnanti l’esperienzaè sembrata indubbiamente fa-ticosa, ma soprattutto coinvol-gente, positiva e motivante peri bambini che hanno dato ilmeglio di sé e si sono dimostratiin questa occasione disponibilia rispettare turni e attese, ri-spettandosi a vicenda. L’e-vento è servito inoltre a conso-lidare l’autostima, e nei piùgrandi probabilmente ha fattoin modo che ognuno si con-frontasse con i propri limiti chesono stati da tutti brillante-mente superati.

È doveroso ringraziare inconclusione i due parroci so-praccitati, ma anche AngeloTessari che ha supportato larappresentazione dal punto divista tecnico e soprattuttoSilvia Tessari che con la suabravura e semplicità è riuscita a“smussare” le inevitabili in-comprensioni.

Il Canta Natale

SAN NICOLÒAnche quest’anno il 5 di-

cembre, è passato nella nostracomunità, per la gioia di piccolie grandi San Nicolò, il notoSanto, Patrono della città diBari, amico dei bambini.

È venuto per esortarci adessere buoni, perché solo così siè anche felici e si possono farefelici gli altri, come appunto hafatto durante la sua vita il ve-scovo Nicolò e continua a su-scitare, nel suo nome e secondoil suo esempio, opere di bontàda parte dei grandi verso ipiccoli, da parte di chi vive inuna certa agiatezza verso chiinvece deve lottare contro lapovertà.

A tutti i bambini presentinella Casa della gioventù ederano veramente tanti, è statodato un piccolo dono. Il giornodopo, ancora San Nicolò èpassato presso le scuole ma-terne, portando sempre gioia ebontà.

ABBONAMENTO A “L’AMICO DEL POPOLO”

Durante il mese di dicembrele incaricate per l’abbona-mento a “L’Amico del Popolo”sono passate per le famigliedella parrocchia per racco-gliere il rinnovo per il 2008.

Pressoché tutte hanno con-fermato l’abbonamento e c’èstato pure qualche nuovo ab-bonamento. Inoltre la Par-rocchia, in collaborazione conla Direzione del nostrogiornale diocesano, ha prov-veduto a fare un abbonamento-regalo ad alcune categorie dipersone che durante l’annoavevano celebrato particolariricorrenze.

PREGHIERA IN FAMIGLIADurante l’Avvento il

parroco si è recato in alcune fa-miglie per la preghiera serale,come preparazione al santo

Natale. È stata una bella ini-ziativa, soprattutto per i tantiche vi hanno partecipato (nonsolo familiari, ma anche amici e

vicini di casa), e pure per ilparroco.

ANIMAZIONE DOMENICALEPer rendere più partecipata

la Messa della comunità, i fan-ciulli e ragazzi del catechismosi sono impegnati con le loro ca-techiste ad animare la celebra-zione della Messa, con buoni ri-sultati sia per la partecipazionecome per la qualità della parte-cipazione.

POMERIGGIO PENITENZIALESabato 22 dicembre siamo

saliti a Santa Maria delle Grazieper la celebrazione comuni-taria della Penitenza.

Era la prima volta e quindi sipoteva avere qualche dubbiocirca la partecipazione. È statauna bella novità: molti i fedelipresenti alla celebrazione che èconsistita nella recita-canto deiVesperi e nel sacramento dellariconciliazione. Siamo ritornatia casa con la gioia nel cuore diaver fatto qualcosa di moltovalido per vivere cristiana-mente il santo Natale.

RECITA NATALIZIASempre sabato, in mattinata,

gli alunni delle scuole ele-mentari di Falcade con le loro

insegnanti, presso la Casa dellaGioventù, ci hanno offerto unospettacolo molto bello nellospirito del Natale.

Di mese in mese

S. Nicolò con Busin Graziella,presidente della Pro loco.

S. Nicolò fra i bambini.

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8 «Cime d’Auta»

OFFERTA PERBIELORUSSIA E BOSNIADomenica 23 dicembre, IV

di Avvento, aderendo all’ini-ziativa della Caritas dio-cesana, abbiamo raccolto ipiccoli risparmi fatti durantel’Avvento per sostenere

opere caritative in Bosnia eBielorussia. Abbiamo in-viato l’offerta alla Diocesi:770 Euro.

Una piccola goccia, ma si-gnificativa ed importante,nel mare delle povertà delmondo.

NATALE 2007

DONO QUALCOSA O DONO ME STESSO?Anche quest’anno il Natale, e in

particolare la Santa Messa dellaNatività con l’animazione deibambini dell’ACR, è stato occa-sione per riflettere su alcuniaspetti importanti che ci coin-volgono direttamente e che spessoci sfiorano senza attirare la nostraattenzione, presi come siamo dallafrenesia di tutti i giorni. Nataledunque non solo come luci, regali,vacanze... ma anche, e soprattutto,come occasione per pensare, perfermarsi un attimo, per riuscireancora a stupirsi di fronte alla na-scita di quel piccolo Bimbo nellagrotta di Betlemme.

Riportiamo di seguito il testoche ha guidato l’animazione, in-centrata sul ricordo di don OresteBenzi e sul tema della povertà,quella materiale ma anche quellaspirituale, che fa perdere signi-ficato ai valori sui quali dovremmoincentrare la nostra vita.

Alice

L’animazione di questaNotte Santa vuole ricordareuna persona molto importante,scomparsa quasi due mesi fa;don Oreste Benzi, nato in unpaesino nell’entroterra col-linare romagnolo, entra in se-minario a 12 anni, nel 1937, eviene ordinato sacerdote nel1949. Nel 1950 viene chiamatoin seminario a Rimini e no-minato vice assistente dellaGioventù Cattolica di Rimini;in questo periodo matura in luila convinzione dell’impor-tanza di essere vicini ai giovaniadolescenti, che troppo spesso,a causa dell’ambiente che li cir-conda e dei falsi valori chevengono propinati, dimen-ticano gli aspetti importantidella vita, gli obiettivi per cuivale la pena lottare, a chi o a che

cosa affidarsi. Nel 1968, dopoaver approfondito la cono-scenza dell’animo giovanile,dà vita all’ Associazione Co-munità Papa Giovanni XXIII enel 1972 guida l’apertura dellaprima Casa Famiglia. Le sue te-stimonianze da vivo e l’ereditàche ci ha lasciato sono moltoforti, toccano temi non certofacili da affrontare e spesso cimettono di fronte ad una realtàche non sempre vorremmo ri-conoscere. Nel suo ultimo in-tervento pubblico a Pisa il 19 ot-tobre, alla “Settimana socialedei cattolici italiani”, gli sichiede cosa hanno lasciatofin’ora i cattolici. E risponde:“Hanno lasciato la devozione.Devozione, che è unione conDio - Amore, che è validissima,ma LA DEVOZIONE SENZARIVOLUZIONE NON BA-STA”.

Non basta parlare ai giovani,bisogna mettersi con loro perrivoluzionare il mondo e farespazio dentro.

Non basta parlare a chi ha bi-sogno trasmettendo il mes-saggio del Vangelo, bisognaprendere materialmente permano queste persone e aiutarlea diventare quelle che vera-mente sono secondo il disegnodi Dio.

Anche se sembrano tantefrasi fatte non possiamo nonaprire gli occhi e vedere che c’ètanta gente che ha bisogno,tanta gente povera, dal puntodi vista materiale, povera divalori e speranze, poverad’amore... povera di fede. Nonserve andare lontano, anchecolui che si siede accanto a noidurante la messa può avere bi-sogno di noi, anche il nostrovicino di casa o l’amico con cuisi parla ogni giorno... maspesso non è facile aprire gliocchi... o forse è semplicementepiù facile sorvolare. Il presepioche abbiamo realizzato rappre-senta tanti paesaggi. La mon-tagna, il mare, la città, il lago,descrivono simbolicamente il

messaggio che vogliamo la-sciare quest’anno: ovunque eper chiunque c’è bisogno ditendere la mano, c’è bisogno didonare noi stessi. Già, c’è bi-sogno NON DI DONAREQUALCOSA MA DI DONARENOI STESSI.

La povertà materiale è unconcetto di cui si discute damolto, troppo tempo. È ormairisaputo che la maggioranzadelle ricchezze mondiali è ge-stita da una minoranza di Paesicosiddetti ricchi, mentre ilresto del mondo lotta giornal-mente per la sopravvivenza. Lapovertà per un abitante dell’A-frica è non riuscire a procurarsiun pugno di cibo o non avere lecure mediche quando è malato.Nei Paesi “Sviluppati” c’è chi sisente povero se non va in va-canza, non possiede un auto dilusso o non va a mangiare fuoricasa almeno una volta al mese.Certo, i contesti e le esigenze adessi correlate sono differenti;ma è concepibile un abisso delgenere tra due realtà di unostesso mondo? La povertà è re-lativa o assoluta?

“TENETE PRESENTE CHECHI SEMINA POCO RACCO-GLIERÀ POCO; CHI INVECESEMINA MOLTO RACCO-GLIERÀ MOLTO. CIA-SCUNO DIA QUINDI IL SUOCONTRIBUTO COME HADECISO IN CUOR SUO, MANON DI MALAVOGLIA OPER OBBLIGO, PERCHÉ ADIO PIACE CHI DONA CONGIOIA” (Seconda Lettera diSan Paolo ai Corinzi, 9,6-7).

Facciamo ogni tanto un esamedi coscienza e pensiamo a quelloche abbiamo, non a quello che vor-remmo avere in più. Aiutaci Si-gnore a comprendere il valore diquello che possediamo, aiutaci asaperci accontentare e a ringra-ziare ogni giorno per tutto quelloche abbiamo e che molti altri nonriescono ad avere. Aiutaci acapire che donare qualcosa a

NATALE 2007Anche quest’anno il periodo na-

talizio è stato animato dalla idea-zione dei presepi lungo le vie econtrade di Caviola. Alcuni ben invista, altri in angoli un po’ na-scosti, ma ugualmente signifi-cativi e propositivi della presenzadel Salvatore che viene a noi in ma-niera silenziosa e umile in modoche possiamo scoprirlo e gustarnela vicinanza alle nostre case e aifienili, quasi a rivivere la suavenuta nella grotta di Betlemme.

Ben una cinquantina sono statiquelli segnalati alla Pro Loco e chehanno richiesto impegno e fan-tasia oltre alla passione per un ri-chiamo alla festa dell’amore edella concordia.

In chiesa poi si è vissuto un altromomento significativo nella nottedi Natale con l’animazione dei ra-gazzi dell’A.C.R. e la presenza deigenitori con la piccola Paola che cihanno fatto rivivere l’annunciodegli angeli ai pastori e la lorovisita al bambino Gesù.

La cerimonia poi ci ha ri-chiamato il valore della povertà,nello spirito delle beatitudini“Beati i poveri in spirito”, maanche il dramma della povertà siaquella fisica, come quella morale.

Oltre ai presepi, quest’anno, ilComune di Falcade ha propostoanche l’allestimento di addobbinatalizi lungo le vie che hanno resoancora più luminoso e accoglientel’ambiente nei confronti dei nu-merosi ospiti che in questo periodofrequentano la Valle del Biois.

Il sindaco Stefano Murer è riu-scito a fotografare addobbi epresepi, raccogliendoli in un CDche il giorno 11 gennaio sono statiproiettati presso la Casa della Gio-ventù.

Da parte del Comune e della ProLoco sono poi stati consegnati deiriconoscimenti a quanti hannoprofuso la loro opera nell’allesti-mento dei segni natalizi augu-randosi che anche il prossimo annol’iniziativa venga ripetuta.

SEGUE A PAGINA 9

Recita a Canale dei bambini dell’Asilo: L’Angelo e Maria (Corine).

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«Cime d’Auta» 9

qualcuno che ne ha bisogno si-gnifica anche donare noi stessi,senza pretendere nulla in cambio.

La povertà è anche unvalore; nel Vangelo la povertà èuna caratteristica distintiva dichi decide di seguire Gesù. Luistesso nasce in luogo povero,da una famiglia semplice epovera; ma soprattutto cichiede di non preoccuparci deibeni del mondo e di seguirlonel suo esempio di povertà.

“IO VI DICO: NON SIATETROPPO SOLLECITI PER LAVITA VOSTRA, DI QUEL CHEMANGERETE, NÈ PER ILVOSTRO CORPO, DI CHE VIVESTIRETE. LA VITA NONVALE PIÙ DEL CIBO, E ILCORPO PIÙ DEL VESTITO?NON VOGLIATE DUNQUEANGUSTIARVI, DICENDO:CHE COSA MANGEREMO?CHE COSA BERREMO? DICHE VESTIREMO? CERCATEPRIMA DI TUTTO IL REGNODI DIO E LA SUA GIUSTIZIA,E TUTTE QUESTE COSE VISARANNO DATE IN AG-GIUNTA” (Mt. 6,25-34).

Nell’adorare il presepe ti chie-diamo o Signore di darci la possi-bilità di comprendere la forza del-l’umiltà e il coraggio diabbandonare tutto il superfluo perseguire il tuo volere. Liberaci dal-l’eccessivo attaccamento alle cosemateriali, dal fascino dei soldi edelle ricchezze, dal potere del con-sumismo e della moda.

Il ruolo della famiglia; la fa-miglia che adoriamo in questanotte santa ci ricorda il valoredella famiglia cristiana.Quanti, oggi come oggi,credono ancora che il valoredella famiglia e la sua indisso-lubilità non debbano esseremessi in discussione? Quanti di

coloro che si sposano davanti aDio comprendono l’impor-tanza della promessa alla basedella loro unione?

È vero, essere famiglia com-porta anche affrontare moltedifficoltà ma non può esseretutto facile... essere famigliavuol dire fare riferimento a tresemplici ma fondamentaliparole; dono, perdono, ab-bandono.

“COSÌ ESSI NON SONOPIÙ DUE MA UN UNICOESSERE. PERCIÒ L’UOMONON SEPARI CIÒ CHE DIOHA UNITO” (Mt. 19,6).

Signore, aiuta le nostre famigliea comprendere il valore delle treparole che stanno alla base dellaloro unione; nella coppia ognuno èdono di sé all’altro, ognuno devesaper perdonare l’altro perché ilperdono è alla base del messaggioevangelico, ognuno deve abban-donarsi all’altro perché all’altrosi è affidato per l’eternità.

La povertà di valori èsempre più radicata nellanostra società, come abbiamogià visto parlando del valoredella famiglia; siamo semprepiù presi dalla frenesia deltempo che corre, dagli impegniche dobbiamo portare atermine, dagli obiettivi chequalcuno ci impone di rag-giungere per essere come glialtri ci vogliono; cerchiamo diessere perfetti e crediamo inqualcosa che è solo polvere,qualcosa che ci lascia vuotidentro. I veri valori in cuicredere sono ormai solo belleparole, sono solo banalità perpochi illusi, sono solo unaperdita inutile di tempo. Pen-siamo al valore della fede, aldono immenso che ha chicrede...

“MENTRE CAMMINAVALUNGO IL MARE DI GA-LILEA, GESÙ VIDE DUE FRA-TELLI, SIMONE, CHIAMATOPIETRO, E ANDREA SUOFRATELLO, CHE GET-TAVANO LA RETE IN MARE,POICHÉ ERANO PE-SCATORI. E DISSE LORO:«SEGUITEMI, VI FARÒ PE-SCATORI DI UOMINI» EDESSI SUBITO, LASCIATE LE

RETI, LO SEGUIRONO”(Mt. 4,18-20).

Don Oreste Benzi ci chiede:“Qual è il perno della tua vita?Sono i beni economici, il tuo suc-cesso sociale, il tran tran della vitaquotidiana o invece è Cristo?”.

Aiutaci Signore a capire ilvalore della fede, aiutaci a fare inmodo che non ti doniamo soloqualcosa, ma noi stessi.

I nostri presepi

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10 «Cime d’Auta»

MESSA DELRINGRAZIAMENTO

L’ultimo dell’anno cisiamo ritrovati, come sem-pre, in tanti, gente del posto eospiti, a ringraziare il Signoreper l’anno che finiva.

Lo abbiamo in particolareringraziato, come comunità,per i 14 battesimi che ab-biamo donato ad altrettantibambini, per le 7 coppie disposi che hanno scelto diunire le loro vite mediante lagrazia del sacramento delmatrimonio e dei 13 funeraliche abbiamo celebrato confede, speranza e condivi-sione del dolore con i fami-liari dei defunti.

Abbiamo notato un parti-colare in controtendenza...:nella nostra parrocchia anchequest’anno, come due annifa, ci sono stati più nati chedecessi.

Anche di questo abbiamoringraziato il Signore.

GENNAIO

Il primo dell’anno è datempo la giornata dedicataalla pace. Ci siamo uniti atutti i costruttori di pace, perinvocare questo grande donoda parte del Signore, per lenostre famiglie, per la co-munità, per la Chiesa e per ilmondo intero. Abbiamo ri-cordato la parola di Gesù”...vi do la mia pace, non come ladà il mondo...” e abbiamopreso maggiore coscienzache la pace deve esserevissuta dentro di noi prima ditutto e nel nostro piccolomondo con le persone che in-contriamo ogni giorno.

CONCERTO CON COROVAL BIOIS E LA NUOVA

CORALE DI AGORDO

Il 3 gennaio ci siamo datil’appuntamento in Chiesaper ascoltare canzoni nata-lizie proposteci dal nostroCoro Val Biois e dalla NuovaCorale di Agordo. È stata unaserata molto bella, parte-cipata, che ha suscitato nelcuore di tutti i presenti senti-menti ed emozioni profonde.Pure indovinate le rifles-sioni, sempre in spirito Nata-lizio, come la preghiera diPadre Turoldo “...e quindivieni sempre, Signore...”.

PREMIAZIONE ”LA VIA DEI PRESEPI E

ADDOBBI NATALIZI”

17 GENNAIO:S. ANTONIO ABATE

Una consistente nevicata,

senz’altro suggestiva per ilpaesaggio, ha però impeditoa molti di salire alla chiesa diSappade per onorare il Santopatrono.

È stato però bello ugual-mente. Presente anche il sig.Sindaco di Falcade, comerappresentante della co-munità civile, con il gon-falone del Comune.

Per il prossimo anno ab-biamo auspicato l’aperturadella “frasca”, in spirito divera collaborazione da partedi giovani e meno giovani.

OTTAVARIODI PREGHIERA

Dal 18 al 25 gennaio, da unsecolo giusto, si prega perl’unità dei cristiani, pur-troppo ancora divisi in varieconfessioni, che si rifannotutte a Cristo, ma che in realtànon vivono la preghiera e lavolontà del loro Signo-re”...che siano tutti un cuoresolo e un’anima sola, affinché ilmondo creda che Tu, Padre mihai mandato...”.

È il grande scandalo per ilmondo, ma pure scandalo è ilfatto che ci rassegniamo allenostre “piccole” divisioni,ma che così piccole non sono,se producono così tante sof-ferenze all’interno dellenostre famiglie e nelle co-munità.

FEBBRAIO

LA CANDELORA

Quest’anno il 2 febbraio,festa della Candelora, liturgi-camente ricordo della pre-sentazione di Gesù al Tempiodi Gerusalemme a quarantagiorni dalla nascita, è venutodi sabato e perciò ha favoritoancora di più la partecipa-zione di fedeli alla suggestivabenedizione delle candelecon successiva processioneall’interno della chiesa, illu-minata solo dalla luce dellecandele.

FILODRAMMATICADI FALCADE ALTO

Per iniziativa del Gruppo“Insieme si può...” di Ca-viola, gli attori della Filo-drammatica di Falcade Altosi sono esibiti nel presentarcila commedia brillante “Lecampane del Sabato Sant”,ottenendo un ottimo suc-cesso.

Il ricavato delle offerte rac-colte, detratte le spese, è statodestinato ad opere di so-stegno missionario.

Filodrammaticadi Falcade Alto

Caviola, febbraio 2008Mi è capitato molte volte,

quando ero più giovane, ma ancherecentemente, di sentirmi ri-volgere la domanda: – Cosa fatealla sera, anche durante la set-timana? Qui non c’è niente!

La domanda mi è stata rivoltada persone che vengono a tra-scorrere alcuni giorni di vacanza eche secondo me, dopo una bellacamminata in estate e una sanasciata in inverno,tanto per sempli-ficare al massimo le attività gior-naliere dei vacanzieri in mon-tagna, alla sera possono averel’accoglienza di alcuni locali par-ticolari della ristorazione che ab-biamo nella valle.

Naturalmente, vivere qui, è tut-t’altra cosa; mi sono semprestupita tanto a questa domanda,perché alle volte penso che tra unacosa e un’altra, ci sono periodi incui non riesco proprio a rimanereper una sera a casa, tranquilla-mente a casa.Io sono fermamente convinta chedobbiamo vivere in società equesto ci viene forse più facile,abitando in un paese piccolo dovetutti si conoscono,tenendo peròconto di ritagliarci ci degli spaziper la nostra “intimità”.

Penso che questa mia opinionesia condivisa da tanti miei com-paesani, basta vedere quante sonole associazioni di volontariato,presenti in valle, in tutti campi eper tutti i gusti: Croce Verde,Alpini, Protezione Civile, Cro-daioli, Pro Loco, Cacciatori, Coriparrocchiali, Coro Val Biois, “In-sieme si può...”, Gruppo di pre-ghiera, Gruppo folk, associazionisportive varie e sicuramentequalcosa ho dimenticato o non so,quindi se possiamo e vogliamo cisi può impegnare, ce n’è per tutti eper tutte le attitudini.

Anche “fa comedia” è un modoper trovarsi, scambiarsi e arric-chirsi reciprocamente conse-gnando agli altri le cose che sap-piamo fare meglio, e anche qui,come in ogni associazione, devetrionfare la fiducia, la sincerità,l’uguaglianza e non la prevarica-zione deliberata.

Nessuno di noi è un professio-nista del palcoscenico (anche sefa da molti anni commedia),inoltre il nostro modo di rappre-sentare è molto molto “ala bona”,e forse non vuole essere cambiatodi molto, perciò il clima che desi-deriamo nel prepararla è di li-bertà, la libertà di poterci scam-biare le nostre opinioni senzatemere ripercussioni o ripicchepersonali che alla fine coin-volgono tutti. Tutto sommato, il

nostro scopo principale, è quellodi impegnarci divertendoci, perpresentarvi il nostro lavoro: unastoria ogni anno diversa, più omeno divertente che sotto sottovuole sempre avere una suamorale. Noi dal palco godiamodelle risate del pubblico e diavervi donato per una sera un mo-mento così. Speriamo di riuscirci.

Luciana F.

Caviola, febbraio 2008Per S. Bastian 2008 si porta in

scena: “Le campane del sabosant”, commedia comico-senti-mentale in tre atti di GuidoChiesa, adattata al linguaggio eai nomi della nostra valle.

Tutto si svolge nello studiosempre più spoglio della fa-miglia dell’avvocato Bregolato,“principe del foro bellunese edella sua moglie legittima donnaMaria Scola”.

La loro vita è sempre stata dis-soluta e sopra le righe, perostentare la ricchezza che nonhanno più.

Due dei tre figli sono svogliatie fannulloni, come la madre chenon sa reggere né casa né figli.Solo la “fedele domestica,specchio di ogni virtù,”Spe-ranza Dal Molin” cerca creditopresso i negozianti della zona,per poter mantenere almeno unaparvenza di normalità.

Una delle figlie capisce le dif-ficoltà e sembra usare un po’ latesta.

Per fortuna arriva un vecchiozio dall’America che, fin-gendosi sordo, capisce a pieno ladissolutezza e la falsità della fa-miglia; grazie però alla bontàdello zio, all’organizzazione delsuo segretario, all’aiuto di Spe-ranza e dell’amica Carla, anchelo strozzino potrà essere li-quidato per sempre, e la figliabrava, potrà così sposare “elneodo della domestica” di cui èveramente innamorata.

La continua proposta al fumo,il linguaggio scurrile e poco ri-spettoso che l’autore ha pro-posto nei suoi personaggi, nonl’abbiamo di certo approvato,ma si è voluto mantenere fede altesto anche per l’incisività dellascena.

La Filodrammatica diFalcade Alto ringrazia tutti i suoicollaboratori e coloro che lihanno ospitati dopo la com-media, in modo particolare ilgruppo “Insieme si può...” diCaviola che li ha voluti sabato 3febbraio 2008 nella Casa dellagioventù.

Luciana F.

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«Cime d’Auta» 11

John e la sorellina Erica, chieri-chetti nella Messa delle 8.00.

Giornataper la vita

L’abbiamo celebrata comein tutta Italia, domenica 3febbraio. Per l’occasione ab-biamo donato alle mammedei bambini presenti una“primula” come segno divita e abbiamo proposto l’ac-quisto di una primula aifedeli presenti al fine di so-stenere le attività diocesane afavore della vita nascente. Cisiamo pure impegnati nelprogetto Gemma per aiutaremamme in difficoltà aportare avanti la maternità(Lecce e Novi Ligure) comepure nell’adozione a di-stanza. Penso che pro-muovere la vita, in questitempi di sfiducia nella vita edi forte crisi di natalità nellanostra civiltà del benessere,sia un’opera altamente meri-toria e benedetta dal Signore.

Quantibimbi

a Feder!Negli ultimi anni Feder

si sta ripopolando.Nella foto da sinistra a

destra: mamma Eva conErica, Carmen con Ales-sandro, Orietta con Franco,Michela con Bettina, Al-berta con Diana, Annalisacon Andrea e Simone.

Nell’altra foto Diana,Bettina, Franco, Luna eAlessandro.

Tutti insieme, mamme ebambini, diamo il ben-venuto alla nuova arrivata,la sorellina di Luna: ben-venuta Ania!!!

Per ben tre volte ab-biamo suonato le campanea festa per la nascita di al-trettanti bambini: LorenzoFollador, Ania De Biasio eDanilo Busin.

con le felicitazioni e gliauguri per i genitori e per inonni Stelio e Dori.

Di Danilo Busin, nato neigiorni scorsi a Cavalese, pub-blichiamo volentieri la foto,

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12 «Cime d’Auta»

Le ceneri

“...cossì aon sgòrt el 2007...”di Silvano Fenti

Sul “fornel” dopo tanti anni.

Gli undici.

Un titolo strano per ricordareuna serata indimenticabile! Nonso che definizione dia il vocabo-lario ladino al verbo “sgòrde”.Nella mia mente sento, da mo-menti molto lontani, ripetere

questa parola in determinate oc-casioni, quali: “ai sgòrt me om”,“ai sgòrt me fiol militar”, “aonsgòrt carneval”, ecc..., per direrispettivamente ho accompa-gnato mio marito alla partenza ilcui luogo di solito era dove sifermava la corriera, altrettantoper il figlio, mentre per il car-nevale si trattava di aver festeg-giato in compagnia di qualcuno,anche a casa, le ultime ore del-l’ultimo giorno di carnevale.C’erano poi altre occasioni piùtristi in cui si usava questotermine come in partenze senzaritorno e/o per lunghi viaggi;c’era comunque la sensazioneche dovesse passare molto tempoprima di rifare quel qualcosa o ri-vedere quella persona...

Noi, una compagnia di undicipersone, ”aon sgòrt l’an” in unmodo semplice ma pieno di quelleemozioni che si provano quandosi ricordano eventi ed usanze delpassato.

Tutto è nato quasi per scherzoqualche giorno prima della finedell’anno e, anche se sembrava ir-realizzabile, abbiamo cercato diorganizzarci per fare una cena aRonch di Laste nella casa natale didon Bruno. Eravamo in ritardo sututto, ma la convinzione e labuona volontà di alcuni ci ha per-

messo di avviarci ai preparativi. Ilproblema non era il vestito dasera, champagne, orchestra, ca-viale, petardi o quant’altro, bensìpulire la casa, il camino, la stufa,riscaldare, rendere accogliente

l’ambiente e preparare un menùadatto all’occasione. Così ungiorno prima si è provveduto a si-stemare il tutto. La sera del 31 ab-biamo partecipato alla S. Messa diringraziamento e poi via... Con-fesso che non ero mai salito aLaste e tantomeno a Ronch, avevosempre visto in lontananza questecase abbarbicate sulla costa; così,fatti i vari tornanti, siamo arrivatiin paese e poi, per una strada assaistretta, siamo giunti a destina-zione. Un paesaggio stupendo,fienili, case vecchie a testimo-nianza di una vita di sacrifici, ungrande presepe troneggiava sopradi noi, di là, sulla costa, una casacon una piccola finestra illu-minata da una luce tenue ha at-tirato la mia attenzione e, sen-tendo qualcuno dire che lì abitavauna persona da sola, ormaivedova e con i figli emigratilontano, coinvolse completa-mente la mia mente pensando allasolitudine di tante persone an-ziane e alla grande tenacia dicoloro che, pur di rimanere nelloro ambiente, affrontano sa-crifici che solo loro conoscono.

Un centinaio di metri di salitaci separano dalla casa in cui dob-biamo andare; lungo il parapettodi questa stradina c’è un’unicacatena di luci che rende il

cammino così accogliente edinvita a fermarsi ad ammirare lavalle verso Rocca Pietore ed Al-leghe, il tutto coperto da un cielostellato che sembra un unico egrandioso fuoco d’artificio che ri-schiara anche il Col di Lana e lagente fodoma tra la quale donBruno ha trascorso tanti anni. Unagradinata ci porta all’entrata dellanostra meta! Una cucina at-trezzata e riscaldata dal pome-riggio da qualcuno del gruppo, cifa da anticamera a quella “stua”che sarà la nostra sala da pranzo.Ebbene quel soffitto foderato dilegno, quel “fornel” attrezzato persdraiarsi sopra, riscaldato dallacucina economica, hanno su-scitato in me un pensiero di ri-spetto per la testimonianza of-fertami di una vita passata, vissutanell’intimità della famiglia e deivicini, un qualcosa che don Brunoconosce bene e ricorda con tantoorgoglio; un ricordo travolgenteper lui, tanto da volersi sdraiaresul fornel per qualche minuto epensare a quando, da ragazzinoosservava da lì, il padre e gli amiciche giocavano a carte nelle serateinvernali e la madre che, a più ri-prese, li invitava ad andare adormire perché era tardi ed il

giorno dopo bisognava alzarsipresto per i lavori nella stalla e perla preparazione della legna. Nonso cosa abbia provato don Brunoin quei momenti di ricordi!

Non è che abbiamo passatotutta la serata solo con queste sen-sazioni! La tavola era ben im-bandita ed il menù non poteva nonrichiamare il tempo passato ecosì, dopo qualche sorso di ape-ritivo, un buon piatto di mine-strone con fagioli ci ha riscaldatolo stomaco; nel frattempo sullapiastra della cucina si arrostivanodelle buone “luganeghe” che, ac-compagnate dalla classica po-lenta, non della Valsugana, madella “val nostrana” hanno messoa tacere la nostra fame.

Non sono mancate le rievoca-zioni dei tempi passati, soffer-mandosi sulle grandi fatiche di untempo, sui rapporti molto severitra genitori e figli, sulla disciplina

ferrea che vigeva nei collegi com-presi i seminari, su fughe per no-stalgia del paese...ci vorrebbe unlibro per esporre certi fatti!

Il “fornel” aveva portato unbuon tepore in tutta la stanza che siuniva al calore dei nostri racconti.Prima della mezzanotte, sponta-neamente, ci siamo trovati ancorpiù uniti da un momento di pre-ghiera e di riflessione. Non èmancata la conta dei minuti primadi passare al nuovo anno ed unbrindisi tra auguri sinceri e sentitiproprio per l’ambiente in cui citrovavamo. È proprio in questomomento che si è unita a noi unasignora anziana che abitava dasola in quella casetta che mi avevacolpito al mio arrivo. E così tra leie don Bruno c’è stata una rievoca-zione del passato passando in ras-segna ricordi di persone vissute inquesto borgo, poi emigrate chi inItalia chi in Svizzera chi altrove,tutte comunque che avevano datovita a questa comunità; noi siamorimasti lì ad ascoltare ed am-mirare con quanto rispetto e deli-catezza venisse ricordato ogniparticolare!

Così si concludeva il 2007; l’i-nizio del 2008 ci ha visto insiemeper un’ora e, quando si stava vera-mente bene, abbiamo dovutopensare al rientro a casa, coscientiche la festa era finita però ricchi diun’esperienza breve ma piena disignificato di quei valori per iquali facciamo ben poco per rav-

vivarli e trasferirli ai giovani. Mi èrimasto impressa, al momentodella partenza, la volontà di donBruno ad essere lui personal-mente a chiudere la porta di casa,quasi volesse esser certo che tutti isuoi ricordi rimanessero ben cu-stoditi tra quelle mura!

Come vedete non c’è statoniente di trascendentale eppure,tra gli archivi della mia mente, sicolloca come una serata diversa,semplice piena di emozioni,quindi da ricordare e... possibil-mente ripetere!

Voglio ringraziare don Brunoin particolare e tutta la compagniadi avermi regalato un’ oppor-tunità per trascorre un “grandeVeglione” di fine anno e, visto chenon c’è futuro senza passato, miauguro che tanti altri rispolverinoe valorizzino quelle cose semplicicon i mezzi di oggi e lo spirito diuna volta. Grazie

Quest’anno ci siamo ri-trovati quasi senza accor-gercene, al giorno delleCeneri, per il fatto che laPasqua viene molto presto.

In tanti abbiamo ricevuto leceneri come segno dellanostra fragilità, ma anche diimpegno nella conversione.

Tre gli impegni più qualifi-

canti: la Preghiera (Messa fe-stiva e feriale), le Stazioniquaresimali del venerdì nellevarie chiese della forania, laVia Crucis, la preghiera in fa-miglia con l’ausilio di un li-bretto missionario e con lapresenza del parroco perqualche sera della set-timana...

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«Cime d’Auta» 13

CULTURASPIRITUALITÀ

Mura della Cittadella.

Cittadella di Aleppo.

PASSAGGIOIN SIRIA

Dal 20 al 27 gennaio, la To-nello Viaggi di Vicenza ha or-ganizzato una gita-pellegri-naggio in terra siriana persacerdoti. Ci siamo trovati unatrentina, provenienti da tuttaItalia: dalla Sicilia all’AltoAdige Vi ha partecipato ancheil sottoscritto motivato soprat-tutto nel visitare i luoghi dellaconversione di S. Paolo, sullafamosa “via di Damasco” neitre momenti principali: la fol-gorazione, l’incontro con il sa-cerdote Anania, seguito dalbattesimo e la fuga da Da-masco, calato dalle mura suuna cesta. Ed è stata un’espe-rienza molto interessante. Maprima di raccontarla, in parti-colare con la testimonianza fo-tografica, riporto alcune no-tizie geografiche e storicheriguardanti questa nazione,assai importante, del MedioOriente. Credo che possa inte-ressare qualche lettore, amantedella cultura e della storia.

LA SIRIALa Siria si trova sulla parte

orientale del Mediterraneo, tral’Africa e l’Asia. Le zone geo-grafiche principali del paesesono: la costa, le catene mon-tuose, la steppa con la valle del-l’Eufrate ed i suoi affluenti.

La fascia costiera, particolar-mente fertile ma non moltoprofonda, gode di un clima me-diterraneo. Le montagne del li-torale, molto alte, scendono avolte a picco sul mare ed è suquesti monti che si trovano lepiù grandi fortezze arabe e cro-ciate famose in Siria. La pro-fonda valle tra queste mon-tagne e la catena montuosainterna, parallela alla prece-dente, è conosciuta come ilGhab; qui scorre il fiume Oron-te,secondo per importanzadopo l’Eufrate, che da vita allazona più fertile della Siria, unavera ricchezza per un paese incui l’agricoltura è la risorsaprincipale. Sulla pendice dellacatena montuosa interna sitrovano le principali città si-riane: Damasco, Homs, Hamaed Aleppo.

La regione centrale dellaSiria si differenzia assai dallacosta per temperatura e flora. Ilclima è piuttosto secco e moltocaldo con forti escursioni ter-miche notturne.

Possiamo dividere l’internodella Siria in tre diverse re-gioni: la Gezira nella partenord-est, il deserto nelcentro-est e sud, e la valle del-l’Eufrate che separa le due pre-cedenti regioni. Possiamo ag-giungere una quarta regionedell’altopiano desertico:l’Hauran nel sud-ovest. Lazona della Gezira è diventataancora più fertile specialmentedopo l’inaugurazione di di-verse dighe sull’Eufrate, tra-

sformando in tal modo grandeparte dell’area desertica in unapianura feconda che si estendefino alla valle del Tigri, all’e-stremo est del Paese. Il desertoha sempre formato una bar-riera naturale con la regione adest della Siria, ma fino ai giorninostri continua ad essere unterritorio percorso da tribù be-duine nomadi in cerca di pa-scoli e che si fermano nellevarie oasi, la più famosa dellequali è Palmira.

L’Hauran è la provincia più asud della Siria, confinante conla Giordania; è un altopianovulcanico ricoperto da un nerostrato basaltico, con sorpren-denti piantagioni verdi col-tivate prevalentemente a viti ea grano duro.

* * *La grande varietà del pae-

saggio siriano - montagne,coste, valli, steppe e deserti- hapermesso il costituirsi e il con-servarsi di una popolazione di-versa per religione e lingua: cisono Arabi, Curdi, Circassi,Ebrei ed Armeni di credosunnita, shi’ita, alawita, druso,maronita, ortodosso, cattolico,ebraico che parlano diverselingue come l’arabo, il curdo, ilturco, il siriaco, senza citarne ivari dialetti. Tutto questo èdovuto alle varie guerre du-rante la lunga storia della re-gione e all’influenza delle ci-viltà che si sono susseguite inSiria. Con l’arrivo degli Arabi edella religione islamica si èdiffusa la lingua araba che finoal giorno d’oggi è la lingua uffi-ciale del Paese.

Evoluzione storicaLa Siria ha una storia ric-

chissima. Inizia nel 3100 a. C.:con l’era Paleosiriana checoincide con l’età del bronzoantico fino al 2150 a. C.; poi c’è ilmedio siriano dal 1250 al 1200

a. C.; viene quindi l’età delferro: 1200-359 a.C. C’è quindiil periodo persiano dal 359 al333 e poi quello ellenistico dal333 al 64 a. C. Subentra il pe-riodo Romano dal 64 a. C. al 395d. C. e poi il periodo bizantino:395 - 636 d. C. dal 636 al 661 / c’èla conquista araba / c’è poi ilperiodo degli Omajjdi: 661-750/ poi degli Abassidi 750 -1258/ dei Mamelucchi:1260-1516/ degli Ottomani:1516-1918 ed infine il Mandatofrancese dal 1918 al 1946 ed orac’è la Repubblica Siriana con ilpresidente Assad figlio, moltostimato dagli Arabi ma anchedai Cristiani. Una storia straor-dinaria di civiltà, di etnie, di re-ligioni.

Un po’ di cronaca(ma non solo)

Ho già accennato sopra che ilmotivo principale che mi haportato ad accettare la pro-posta di recarmi in Siria è statoquello di visitare i luoghi di S.Paolo, che sono stati così deter-minanti per la sua conversioneal cristianesimo, ma anche per

l’intera cristianità. Noi siamoseguaci di Gesù: è Lui solo ilnostro Maestro e Salvatore, maS. Paolo è stato il seguace chepiù ha influito sullo sviluppodella fede cristiana. Tutto iltema della Grazia, che cioè noisiamo salvati dalla Grazia diDio, perfino indipendente-mente dalle opere della legge èracchiuso nelle lettere di S.Paolo e tutto ha origine da quel-l’incontro sulla via di Da-masco.Ma veniamo alla cronaca.

Domenica 20La partenza da Caviola è di

buon mattino (3.30) per Vi-cenza. Da Sedico a Vicenza e daVicenza alla Malpensa: un neb-bione da tagliare con il coltello.E la nebbia sarà la protagonistadi tutta la giornata e delle di-savventure della partenza.L’aereo della linea siriana nonatterra alla Malpensa, ma di-rotta su Fiumicino, quindi sevogliamo raggiungere la Siria,dopo aver atteso per 10 ore al-l’aereoporto della Malpensa,dobbiamo accettare alla 10 disera di salire in pulman e rag-giungere Roma, viaggiandoper tutta la notte.

Lunedì 21Alle 7.30 di lunedì siamo ad

Ostia, dove ci riposiamo perdue ore in un albergo e poi ve-niamo traslocati a Fiumicino.Finalmente alle 14 partiamoper Aleppo, che raggiungiamoverso le 18.00, avendo peròperso un giorno intero. La stan-chezza fisica e psichica è vi-sibile sul volto di tutti.Qualcuno, molto pessimista,prevede un giro ormai com-promesso; io, per esperienzamaturata in altri pellegrinaggi,sono più ottimista e ho avutoragione, perché poi tutto èandato per il verso giusto. Allasera, dopo cena visitiamo innotturna, la Cittadella diAleppo, con il suo maestoso in-gresso, che rappresenta l’e-sempio più alto mai raggiuntodi architettura militare e che

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14 «Cime d’Auta»

Resti dell’antica chiesa di S. Simone Stilita.

Lo spettacolare colonnato ad Apnea.

Il Krak dei Cavalieri.

...dove sorgeva la famosa colonna su cui è vissutoper più di 40 anni San Simeone...

domina la città circostante dacirca 50 metri di altezza.

Martedì 22Di buon mattino ritorniamo

alla cittadella per ammirarne labellezza, diamo una occhiata aifamosi suq (mercati) e poi ci re-chiamo a San Simeone: visi-tiamo il monastero del Santostilita, costruito tra il 476 e il 491attorno alla colonna sopra la

quale l’asceta passò la granparte della sua vita!

Visitiamo quindi la cittàmorta di Serjillah, in mezzo adun deserto pietroso dall’a-spetto vagamente spettrale,ove ancora molte costruzionisono in buon stato di conserva-zione. Proseguiamo per lavisita dell’antica città diApamea, ora conosciuta comeQala’at al-Mudiq, sulla valledel fiume Oronte: città se-leucide che conserva testimo-nianze romane e bizantine, trale quali uno spettacolare co-lonnato del II secolo d. C. Rag-giungiamo quindi Hama,antica potente capitale delregno meridionale ittita risa-lente al XII secolo d.C.

Mercoledì 23La prima parte della

giornata è tutta dedicata al fa-mosissimo Krak dei Cheva-

liers, una delle principali attra-zioni di un viaggio in Siria: sitratta del castello medioevaleper eccellenza d’età crociata,che fu la più importante e piùnota costruzione militare forti-ficata dell’Ordine dei Cavalieridell’Ospedale di S. Giovanni diGerusalemme. Una fortezzache ospitò svariate migliaia disoldati e che si eleva a 670 m dialtitudine, a proteggere tutta la

vallata sottostante. Sostiamo alungo, ascoltando con inte-resse la spiegazione che ci dà labravissima guida, Assam, unsiriano di religione mus-sulmana, sposato con quattrofigli, che ci accompagnerà pertutto il tragitto. È di unabravura e di una capacità ecce-zionali nell’offrirci le spiega-zioni in un perfetto italiano, chesuscita la nostra ammirazione.Soprattutto in corriera ci il-lustra vari aspetti della reli-gione mussulmana, delCorano, della vita religiosa esociale, che ascoltiamo congrande interesse.

Nel tardo pomeriggio rag-giungiamo Palmira, passandoper la Valle dei morti, con restidi monumenti funerari. APalmira visitiamo una parte diquesta città morta, con innu-merevoli resti, portati alla luce,a testimonianza di una città di

grandissima importanza neltempo del suo maggiorsplendore. Ammiriamo il GranColonnato, una strada lungaun km., fiancheggiata daportici.

Giovedì 24Ritorniamo ai resti di

Pamira, con la visita delTempio di Bel, la divinità prin-cipale del pantheon di Palmira.Proseguiamo per Maala, pitto-resco villaggio tra le montagnedove si parla ancora l’aramaicocome i tempi di Gesù e centro diantichissima tradizione cri-stiana. Visitiamo il convento diS. Sergio, patrono cristianodella Siria, ubicato sulla rupeche sovrasta il villaggio. Do-vremmo andare a Sajdnaja pervisitare il convento-acropoliconsacrato alla Vergine, che

domina le case strette a unpicco roccioso, ma il tempo e lestrade ghiacciate non ce lo per-mettono. Ci ritorneremol’ultimo giorno.In serata rag-giungiamo Damasco.

Venerdì 25È dedicato tutto il giorno alla

visita di Damasco. La mat-tinata: visita alla grande Mo-schea degli Omajjdi, situata nelcuore della città vecchia, unodegli edifici più importanti erappresentativi della città, im-pressionante per le dimensionie per l’imponenza della costru-zione. È la terza Moschea pergrandezza e importanza delmondo arabo, trasformata inMoschea da una precedentechiesa cristiana. All’interno c’è

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«Cime d’Auta» 15

Damasco: Cappella di Anania dove è stato battezzato San Paolo.

Grande anfiteatro di Bosra.

Il deserto innevato.

Palmira: il Colonnato.

Interno della Moschea a Damasco.

una specie di cappella, conte-nente la testa di Giovanni Bat-tista. Anche Giovanni Paolo IIvi è entrato per venerare la re-liquia del Santo. Assistiamo

anche alla grande preghiera dimezzogiorno. Molti sono ifedeli inginocchiati sui tappeti,pronti ad ascoltare la letturadel Corano e la spiegazione.

Al pomeriggio finalmentevisitiamo i luoghi di S. Paolo;da ricordare che è proprio ilgiorno 25 gennaio che ricordala conversione di Saulo: pas-siamo tra i colonnati della Via

Recta, sulla quale ci fu la folgo-razione di Saulo; sostiamonella Cappella di Anania, chericorda il luogo in cui abitava ildiscepolo di Gesù che fece ricu-

perare la vista a San Paolo im-ponendogli le mani e battez-zandolo; la cappella di S. Paolo,edificio eretto sul sito in cui, se-condo la tradizione popolare, ilSanto riuscì a sfuggire allacattura, lasciandosi calare dauna finestra in una cesta che sa-rebbe stata sorretta dall’Ar-cangelo Gabriele. Come con-clusione ci rechiamo al

Memoriale di San Paolo a Tab-baleh, voluto da Paolo VI, dopola visita in Terra Santa nel 1964,per colmare finalmente questoscandaloso vuoto di “segni”paolini solenni a Damasco. Lìnella Chiesa del Memoriale ce-lebriamo la S. Messa, pre-sieduta dal nunzio apostolico,un vescovo originario diBrescia, e cantata in linguaaraba dal coro. Molto sugge-stiva e toccante tutta la celebra-zione! Il momento “clou” ditutta la settimana.

Sabato 26È l’ultimo giorno. Ci por-

tiamo fuori Damasco per lavisita alla chiesa di Esdra e allacittà di Bosrma.

Ad Ezraa troviamo il pretecattolico di rito orientale che ciaccoglie con cordialità, salutatidal canto di alcuni fanciullidella comunità.

A Bosra, città antichissima,menzionata sui registri egizi,ammiriamo in particolare ilgrande anfiteatro romano, ilpiù grande nel Medio Oriente,molto ben conservato.

Domenica 27Di buon mattino ci portiamo

all’aereoporto di Damasco.Alle 7 decolliamo con sosta ad

Aleppo; a mezzogiorno siamoalla Malpensa, dove perfortuna non c’è nebbia.

Qualche osservazioneDalla descrizione e dalle foto

si capisce che il passaggio inSiria ha un valore soprattuttodi carattere culturale e storico. Iresti cristiani sono pochi edanche le comunità cristianesono povere. Il nunzio ci hadetto: “Ritornando in Italia, ri-cordatevi delle chiese povere del-l’Oriente e in particolare dellaSiria”.

L’impressione generaledella situazione politica e so-ciale è stata positiva: gentepiuttosto povera, ma laboriosa,contenta del suo Presidente, lecui foto in formato giganteerano dappertutto; gente pa-cifica in buona armonia tramussulmani e cristiani. C’è ungrande divario tra la città dei“turisti” (alberghi a 5 stelle) e lacittà della gente. La cucina èsenz’altro buona, mentre ilclima era eccezionalmentefreddo e ventoso (perfino -6o

C). Abbiamo visto la neve, inparticolare nel deserto.

Credo che la Siria meriti diessere considerata come metainteressante per possibili even-tuali luoghi da visitare.

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16 «Cime d’Auta»

Domenica 3 febbraio,grande animazione a Ca-viola per la festa di Car-nevale, con la partecipa-zione di tanti bambini congenitori, nonni e amici...

C’è stata la sfilata per levie del paese e poi tutti ac-canto alla Casa della Gio-ventù dove era stata im-bandita una “tavolata didolci” per la gioia dei piccolie dei grandi.

Tavolo ben imbanditocon Basilio...

FESTA DI CARNEVALEFESTA DI CARNEVALE

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«Cime d’Auta» 17

PAGINA SPORTIVAOnore ai nostri campioni: Pierluigi

Costantin, Magda Genuin e Fulvio ScolaPubblichiamo una interessante in-

tervista del giornalista Ilario Tancon,apparsa su «Il Gazzettino» di venerdì11 febbraio 2008.

Mentre il bollettino va alle stampe,Pierluigi sta viaggiando verso la miticaVasaloppet. A Pierluigi, nativo sì delloZoldano, ma residente qui a Caviolacon la moglie Manuela Tomaselli e ifigli Davide e Giada, che alla fine dellastagione lascierà l’attività agonistica,porgiamo i nostri più cordiali auguri diun futuro ancora ricco di soddisfazioninell’ambito della famiglia e della pro-fessione. Lo ringraziamo pure per labella testimonianza che ci ha dato inquesti 18 anni di professionismo, siacome atleta che come persona, caratte-rizzata dalla semplicità e dalla serietà.

Sci Nordico: domenica 27 Pierluigi èstato il miglior italiano alla Marcialonga, ennesima soddisfazione inquasi vent’anni di carriera. L’addiodi Costantin “Orgoglioso della miacarriera”.Lo zoldano lascerà il fondo a fine sta-gione: “Sono stato in nazionale e aiMondiali, ma non era la dimensioneadatta a me”.

È stato il migliore degli italiani allaMarcialonga disputata domenica. Lasua ultima Marcialonga. Dal prossimoanno Pierluigi Costantin, classe 1971,diciotto anni di professionismo passatia faticare sulle nevi di tutto il mondo,non sarà più un fondista élite. Alla granfondo di Fiemme e di Fassa probabil-mente parteciperà per divertimento,insieme agli amici. Quella in corso, èinfatti la sua ultima stagione. Una sta-

gione che lo zoldano trapiantato inAgordino ha incentrato su due gare: laMarcialonga, appunto, e la Vasa-loppet, la mitica gran fondo di 90 km inprogramma a inizio marzo. Due monu-menti dello sci di fondo per dire“addio”. “Della Marcia longa sonosoddisfatto. È mancato il podio, ma vabene così. Ho dato tutto. Anzi di più. Misono preparato, anche grazie all’aiutodelle Fiamme Oro, per un anno intero.Ma quei nordici sono di un altropianeta. Ora vediamo cosa succederàalla Vasaloppet”. Nell’attesa, duechiacchiere per gettare uno sguardosulla carriera e cercare di indovinare ilfuturo.

LA CARRIERA“Della mia carriera sono soddi-

sfatto. Certo, quando uno inizia, emagari lo fa come me vincendo iGiochi della Gioventù nazionali, pensasempre di poter arrivare chissà dove.Poi però capisce qual è la sua dimen-sione. Della mia non posso lamen-tarmi: ho vinto una Coppa Italia, untitolo italiano (la 10 km a tecnicaclassica nella stagione 2001-2002),qualche granfondo, sono arrivato se-condo nella classifica della Fis ma-rathon cup 2005-2006, ho partecipatoai Mondiali in Val di Fiemme nel 2003,ho girato il mondo, sono stato in na-zionale A. Essere in azzurro in Coppadel Mondo è stata un’esperienza bel-lissima. Ma non era quello il mio posto.Anche perché, essendoci arrivato a 32anni e con una famiglia sulle spalle,stare via da casa sei mesi in un anno eratroppo davvero”.

CAMPIONI“La differenza tra un atleta normale

e un campione sta soprattutto nelfisico. Se il tuo corpo ti consente certeprestazioni, anche la testa ragiona inmaniera diversa: ti fa sentire più sicuro,ti fa osare. Certo, un campione deveessere campione di fisico, di tecnica edi testa. Tra i campioni che mi hannoimpressionato di più ci sono lo svedeseSwan, il kazako Smirnov, il norvegeseBjom Dahelie e il finlandese JuhaMieto. Quest’ultimo, vincitore dicinque medaglie olimpiche e quattromondiali e celebre per essere statobattuto dallo svedese Thomas Was-sberg nella 15 km olimpica di LakePlacid per un solo centesimo, ebbi oc-casione di vederlo a Forno di Zoldo inoccasione del parallelo che si organiz-zava,all’inizio degli anni ’80: rimasiimpressionato dalla suo fisico... e dallesue scarpe numero 52! Tra i campioniitaliani due su tutti: Maurilio De Zolt,per la sua voglia di vincere, e SilvioFauner. Il suo sprint nella staffetta diLillehammer è un capolavoro inegua-gliabile. Silvio poi ho potuto apprez-zarlo per la sua disponibilità e umiltànei due anni che ha fatto con noi nellanazionale delle lunghe distanze”.

IL DOPING“Tutto quello che ho raggiunto l’ho

avuto con le mie sole forze, alle-nandomi per diciotto anni 700 ore al-l’anno. Il doping purtroppo però c’è,come dimostrano i casi che ogni tantovengono a galla. Penso anche però chespesso si fanno dei grandi polveronisenza che ci sia il minimo riscontro. perme finché uno non è dimostrato col-pevole, è innocente. Il doping, co-munque, dovrebbe essere perseguitopenalmente: è una truffa. Chi vince ba-rando, infatti, non sottrae agli altri sologloria, ma anche soldi e contratti deglisponsor”.

IL FUTURO“Ho le qualifiche di maestro,

istruttore e allenatore. Mi piacerebbeche nel mio futuro ci fosse un ruolo datecnico. Allenare i giovani o entrarenell’ambiente della nazionale. Chissà.Per il futuro del fondo mi auguro che igiovani che da Junior passano Seniorpossano avere la possibilità di cre-scere: oggi di fatto non ce l’hannoperché manca un circuito ben strut-turato, come era un tempo la CoppaItalia.

Ilario Tancon

SCOLA FULVIO

Anche Fulvio ha ottenutobuoni risultati nel corso dellastagione, sulla linea dello scorsoanno. Proprio mentre scrivoquesta pagina, ho visto la gara di15 km.,stile classico, disputata aLathi in Finlandia, dove Fulvio èentrato nella zona punti in unagara di coppa del mondo e il cro-nista ha avuto parole di elogioper il nostro atleta.

La sua giovane età gli per-mette di guardare al futuro confondata fiducia di ottenere ri-sultati ancora più prestigiosi.

Podiodi Magdaa Canmorein Canadà;è la primaa sinistra.

Riportiamo un’intervista che ilgiornalista de “Il Gazzettino”,Ilario Tancon, ha fatto a Magda l’in-domani della felice trasferta sullenevi del Canada.

* * *Dopo il podio, la laurea: Magda

Genuin non si ferma mai.“Ho raggiunto il mio obiettivo

proprio in Canada dove ho partecipatoai primi mondiali della carriera”.

“L’obiettivo di stagione è stato cen-trato. Di più non potevo chiedere. Ilresto della stagione? Vivo alla gior-nata”.

È una Magda Genuin euforicaquella che rientra dal Canada. Unviaggio interminabile. Prima inaereo e poi, dalla Germania, inpulmino. Le fatiche per i fachiridegli sci stretti non sono mai finite.27 anni, portacolori del Centro

sportivo Esercito, a Canmore,Magda ha conquistato il suo primopodio in Coppa del Mondo. Terzanello sprint a tecnica libera vintadall’olimpionica ChandraCrawford: il podio giunge dopodue quarti e un nono posto inCoppa del mondo in questa sta-gione di consacrazione della figliad’arte di Angelo, azzurro alleOlimpiadi di Innsbruck 1964. Oltreche con gli sci Genuin si cimentaanche con l’Università (è prossimala laurea in Scienza della forma-zione).

“Quando a inizio di stagione hovisto il calendario di Coppa - com-menta Genuin - ho subito cerchiato dirosso Canmore: la località canadese ècara perché lì, nel 1997, ho partecipatoai miei primi Mondiali, nella categoriaJuniores.

Non si sapeva nemmeno quantepersone ci sarebbero andate, per i tagliai costi. Invece non solo sono andata,

ma sono anche salita sul podio dellasprint”.

Quale il segreto di questo ri-sultato?

“Volevo fortemente questo podio.Dopo due quarti e un nono posto, lovedevo alla mia portata. La volontà ècontata moltissimo.

Assieme alla volontà sono stati de-terminanti anche le capacità di sop-portare la pressione (inevitabile dopotanti risultati buoni), lo stato di forma edegli sci velocissimi”.

La stagione è ancora lunga. Nel fine settimana ci sono i tri-

colori in Val Badia (sabato 5 km tc,domenica la staffetta, poi la tra-sferta in Estonia per una nuovasprint di Coppa.

Giovedì c’è da onorare un im-pegno col cappello alpino: Magdasarà a Dobbiaco per la team sprintdei Casta (i campionati delletruppe alpine).

TORNEO AGORDINODI “RIDOLE O LUODE”

Stanno volgendo al termine legare di “ridole o luode” per l’asse-gnazione del Trofeo Agordino.

Gli organizzatori meritanodavvero un plauso, in particolare i“Crodaioli dell’Auta”.

Con la collaborazione dei vari

Comuni e associazioni locali, que-st’anno, dopo le copiose nevicate,le competizioni si sono svolte re-golarmente nelle varie localitàdella Valle del Bios.

La prima tappa si è tenuta a Col

SEGUE A PAGINA 18

La nostra campionessa Magda Genuin

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18 «Cime d’Auta»

Mean, la seconda a S. TomasoAgordino.

Altre due prove si devonoancora svolgere: una a Falcade,

con partenza dal rifugio Bottari el’ultima sarà a Canaled’Agordo,partendo dalla Malga Stia fino aGares.

Fenti Thomas e Mattia.

Scardanzan Nicola e Costenaro Fabiana.

3a prova - San Tomaso Agordino - domenica 10 febbraio 2008Classifica a punti dopo la terza prova Categoria femminile

1. Valt Elena e Selva Barbara, punti 602. Andrich Michela e Scardanzan Emanuela, punti 543. Lorenzi Martin e Savio Sara, 424. Baiolla Mariaelena e Luciani Tiziana, punti 325. Pasquali Monica e Lipuma Giada, punti 166. Busin Monica e Bhari Elena, punti 12

Classifica a punti dopo la terza prova Categoria mista

1. Luciani Mauro e Tomaselli Celestina, punti 562. De Vai Moreno e Piaia Milti, punti 523. Scardanzan Nicola e Costenaro Fabiana, punti 504. Soppelsa Dina e Deola Tarcisia, punti 425. Scardanzan Maurizio e Ganz Alice, punti 286. Nart Flavio e Nart Anna, punti 247. Costa Rossella e Pasquali Massimo, punti 208. Valt Loris e Pezzè Marilena, punti 169. De Ventura Gianremo e De Ventura Zayra, punti 16

10. Vallata Giuseppe e Casaro Marianna, punti 8

Classifica a punti dopo la terza prova di Categoria maschile

1. Valt Loris e Scardanzan Elvis, punti 582. Busin Luciano e Luchetta Francesco, punti 543. Lazzarini Enwin e Soppelsa Andrea, punti 324. Scardanzan Marco e Fenti Fabio, punti 285. Fenti Thomas e Fenti Mattia, punti 236. Pianezze Enzo e Colloi Daniel, punti 207. Costa Gianluca e Rossi Riccardo, punti 198. Negrini Alberto e Fabbri Michele, punti 189. Valt Francesco e Ganz Renzo, punti 17

10. Scardanzan Nicola e Tancon Ezio, punti 16

Comitato di redazione:don Bruno, Bulf Marco, De Pra Celeste, Tissi Corrado.

Hanno collaborato:Alice Ganz, Giulio Bianchi, Silvano Fenti,

Luciana Fontanive, Stefano Murer,Marco Scardanzan, Beppino De Ventura,

le maestre della scuola elementare di Falcade, Dante Fiocco, Ilario Tancon, John, mamme di Feder.

Sintesi della seratasul termovalorizzatore

CHE NON ABBIANO RAGIONE?Passando per Caviola per re-

carmi nei negozi a fare la spesa, holetto su una vetrina un frase che miha fatto riflettere: “Se spendi a Ca-viola fa bene anche a te”.È una frase che pone un problema enon si riferisce solo ad un settore,ma riguarda un po’ tutta la nostravita sociale. È giusto sostenere inostri commercianti?Se guardiamo il piccolo interesseimmediato siamo indotti a recarciper la spesa ai supermercati, in par-ticolare se la famiglia è più o menonumerosa. Per il singol, la que-stione forse è più semplice.Se approfondiamo il problema,però, troviamo riflessioni che ri-guardano il bene comune, la vitadella comunità, l’impegno a so-stenere quello che può renderevivo un paese. Noi ci teniamo a che la nostra co-munità sia viva, innanzitutto pernoi che viviamo in questa bellavalle per 12 mesi all’anno, maanche per chi è qui saltuariamente.Che ci sia un servizio religioso di-gnitoso, che ci sia un’Amministra-zione Comunale attenta ai pro-blemi della gente, che ci sia unaPro Loco funzionante e promo-trice di iniziative, che ci siano am-bienti perché la gente possa tro-varsi, che ci siano attività e luoghidi promozione culturale, turistica,

sportiva, che sappiamo valo-rizzare la bellezza del nostro pae-saggio montano, che ci sianostrutture alberghiere moderne,negozi che possano soddisfare leesigenze della gente e potremocontinuare....: ebbene, perché ciòavvenga, è interesse di tutti: di chioffre un servizio e di chi ne bene-ficia. Si capisce allora che il pro-blema riguarda il nostro modo dipensare, la nostra cultura, l’amorealla nostra terra, il bene dei nostripaesi; il cercare di vincere unacerta rassegnazione e passività esentire l’orgoglio e la soddisfa-zione di poter fare un po’ di beneperché non si vada verso un de-clino, ma verso un futuro possibil-mente migliore.

Se subentrasse la rassegna-zione, un domani dovremmo ri-spondere: ma io cosa ho fatto pernon giungere a questo puntooppure ciò era proprio inevitabile?

Dopo la 1a fase di raccoltaadesioni (tra aprile ed ottobre2007) a Canale d’Agordo e Ca-viola, è stato redatto unostudio di fattibilità dal dr.Maurizio e dal sig. AngeloCazzetta.

I risultati non sono stati sod-disfacenti, visto i numeri bassidelle utenze, a fronte di 10 Km.di rete. Da gennaio 2008 hobattuto Caviola porta a porta econsegnato circa 480 moduli diadesione + circa 70 copie dellamia relazione.

A tutta ieri sera le adesioni

sono aumentate del 45%, rag-giungendo un totale di n. 57,compresi tutti gli alberghi,garnì e privati; di più, moltihanno chiesto di diventaresoci, anche con quote conside-revoli.

Ora rimane solo da superarelo “scoglio“ con l’Amministra-zione Comunale di Falcade,che ha già un suo progetto conpromessa di finanziamento.

Dovremo necessariamentelavorare insieme per rag-giungere quei risultati che iovolutamente ho citato a lungo.

Proiezione del DVD dell’Impianto ECOTERMICA SpA di S. Martino di Castrozza: commento del responsabiledell’impianto Sig. Older e spiegazioni circostanziate

del Direttore Sig. Angelo Cazzetta

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«Cime d’Auta» 19

AMICI DELLA MONTAGNA RIFUGIO EX POPENA

AL PATERNOMartedì 24 luglio siamo andati

nella zona delle Tre Cime, sul Pa-terno e attorno al Paterno.

Eravamo in tanti (oltre qua-ranta) ed è stata una escursione con“suspance”, per il tempo incerto,ma che ci ha consentito di portare a

compimento quasi tutto il pro-gramma. Alcuni hanno fatto il giropiù semplice, ma abbastanzalungo con saliscendi; altri (18)hanno fatto la ferrata del Paterno,senza però salire fino alla cima(solo 2 l’hanno raggiunta).

Il finale poi è stato per qualcunoabbastanza “bagnato” sotto una

pioggia battente con vento,grandine, fulmini e tuoni che tisembrava di essere sul monte Sinaicon Mosè quando Dio si era ri-velato proprio in uno spettacoloimpressionante della natura. Peròalla fine tutti soddisfatti.

Nel ritornare a casa dopo unaopportuna sosta al rifugio Au-

ronzo, lo spettacolo è continuatonell’ammirare un tramonto indi-menticabile verso le Marmarolecon le montagne particolarmenteilluminate e rese lucenti come nonmai in uno sfondo di nubi ancorada temporale che non capivi conchiarezza se erano nubi o se eral’azzurro del cielo!

È la terza ed ultima gita digiugno. Constatiamo con gioia cheil gruppo è sempre più numeroso.

La meta l’ex rifugio Popena,passando accanto alla Guglia DeAmicis.

In auto raggiungiamo il lago diMisurina, da dove contempliamogià le Tre Cime di Lavaredo, iCadini di Misurina ed il Cristallo.

Con slancio iniziamo a salire nelbosco ed in breve raggiungiamo laGuglia De Amicis. Ben pochi laconoscono e pertanto è una gioiosasorpresa. È davvero singolare. Ciavviciniamo fino a toccarla, perammirarla meglio in tutta la suabellezza.

E pensare che a Misurinaeravamo passati decine e decine divolte, senza accorgerci di questaguglia,che pur si può vederestando dal passo.

Risaliamo alla forcella Popenae ci immettiamo in una bellissimavalle, ricoperta di fiori gialli eviola e di rododendri. Uno spet-tacolo!

Per arrivare all’ex rifugio c’è

ancora da salire, ma in brevetempo raggiungiamo la meta: inrealtà è un rudere che ci dà l’occa-sione di fare delle battutescherzose, mentre consumiamo ilnostro pranzetto. Purtroppo fa

freddo e pertanto non possiamofermarci più di tanto. Saliamo gi-rando a destra del rifugio e subitoci imbattiamo in una sorpresa checi mette un po’ in difficoltà. Il sen-tiero originale era franato e ne erastato costruito uno nuovo, che inun primo momento ci sembravadifficile, ma che in realtà è poi ri-

sultato abbastanza facile. In brevetempo raggiungiamo il sentierodell’andata che ci riporta allamalga, dove ci riposiamo, man-giamo il solito yogurt con i frutti dibosco, facciamo il momento dispiritualità e così chiudiamoun’altra bellissima giornata dimontagna.

Guglia de Amicis.

Ex rifugio Popena.

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DA MALGA CIAPELAAD ALBA DI CANAZEI

31 luglio

I magnifici sei sulla Cima Ombretta (oltre i 3000...), al cospetto della Marmolada.

L’estate va verso la fine; legiornate si sono “accorciate” e,anche se quest’anno mancano iraduni sui fili della luce per i pre-parativi alla partenza dellerondini, il clima è quasi au-tunnale ed invita a riflettere sullastagione estiva con il suo tempo,con i suoi turisti e, perché no, conle sue escursioni su sentieri erocce che lasciano il segno nellamente e nel cuore.

E così vien spontaneo ri-cordare quelle che hanno ri-chiesto maggiore energia e dallequali hai avuto maggior soddi-sfazione, immedesimandotinell’ambiente e con persone daituoi stessi obiettivi e che ti hannofatto “ricaricare le batterie” di-menticando per un giorno tuttele tue preoccupazioni ed il tuoegoismo quotidiano.

Vado? Non vado? l’indeci-sione della sera se andare inmontagna, il giorno dopo, di-venta insistente! Cento motiviper rimanere a casa e uno soloper gustare un’altra volta quellesensazioni che solo l’altitudine ela roccia riescono a trasmet-termi. Così il mattino successivomi trovo con uno zaino, un paiodi scarponi ed un bastone agirare le spalle alla porta di casalasciando lì ogni problema, ogniincomprensione, ogni forma diinteresse derivante dal dare eavere ed inseguire un desiderioche so che mi costerà grandefatica. Mi trovo su di un piazzaletra tanta gente, in parte di mia co-noscenza ed in parte mai vistama tutta legata da un comun de-nominatore che è la passione perla montagna da vivere in ungiorno diverso ed in compagnia.Poche parole di convenevoli epoi via... per un giorno ha pocaimportanza sapere il passato dichi, come me, desidera vivere lebellezze delle nostre montagne!

Mi inoltro nel bosco la-sciando Malga Ciapèla allespalle; il primo incontro è conqualche goccia di rugiada che,come lacrima bagna quel voltoasciutto dal caldo dei giorniscorsi; mi avvolge un profumodi aghi di abete, respiro a pienipolmoni ascoltando, in un si-lenzio unico, un ruscello che sal-tellando scorre verso valle di-sperdendosi tra sassi e ghiaia perpoi riapparire in fondo prose-guendo con eleganza tra ce-spugli e muschio... Mi sento informa e non fatico a tenere ilpasso di gente molto più allenatadi me! Una breve pausa e poi viafino al Falièr senza sentire lastanchezza. Altra pausa/caffèinsieme ad altre persone.

I più audaci partono con passospedito perché vogliono andareoltre la forcella, io riparto, sottoun gran sole, insieme ad altredue persone, però dopo ventiminuti mi accorgo di essere “inriserva” e tutto mi sembra piùpesante e impraticabile; quellaforcella è così distante e non na-scondo che avrei volentierigirato le spalle e tornare su i mieipassi! Mi fermo con un respiroassai pesante e leggo negli occhidi una compagna di viaggio lestesse mie difficoltà. Guardandoi colori che mi attorniavano sottoun cielo da favola e, soffer-mandomi ad osservare unpiccolo tappeto di fiori in mezzoa sassi e ghiaioni, ho pensato chese loro avevano avuto il co-raggio di nascere e crescere in unambiente così impervio io avreidovuto sentirmi piccolo nell’ab-bandonare “l’impresa“; cosìscambiando qualche parola estorditi da tanta bellezza tro-vammo in due la forza di prose-guire.

Così tra brevi pause e qualchesorso di acqua siamo arrivatisulla forcella con immensa sod-disfazione. Qui un po’ di ristoro,

un breve momento di preghieratutti assieme, una visita al bi-vacco, un po’ di riposo e poi giùverso il Contrin; ad un certopunto rimango solo ed in preda adolori forti per i crampi ai pol-pacci; in quel momento hocapito che avevo chiesto troppoal mio fisico e, girandomi at-torno in un paesaggio stupendo,trovo la forza di proseguire finoal rifugio; qui un po’ dl riposo eduno spuntino sono provviden-ziali.

La discesa verso Alba, lunga eripida, è stata l’ultima fatica mamolto coinvolgente per i suoiboschi, per l’incontro di altrepersone che salivano ma soprat-

tutto per un dialogare continuosulle sensazioni della giornatacon la persona che mi aveva ve-ramente aiutato a superarequelle difficoltà che non miavrebbero regalato quella gioiadi essere riuscito ad arrivare incima.

Verso sera, con un pullman cisiamo lasciati il tramonto allespalle tra cime dorate, un lagotranquillo e siamo tornati amalga Ciapèla. Rincasando nonsentivo più la stanchezza masolo la gioia di tutte le emozioniche, per un giorno, la montagna,tra rocce, colori, fiori e persone,ha saputo trasmettermi.

S.F.

BIVACCOGRISETTI

ALLA MOIAZZACi siamo andati venerdì 10

agosto. Eravamo anche questavolta in tanti.

In auto abbiamo raggiunto ilPasso Duran, poi per sentieromolto bagnato abbiamo attra-versato pascoli e boschi nellaValle di Zoldo per poi iniziare asalire.

Sulla carta doveva trattarsi diuna salita non faticosa con un di-slivello di meno di cinquecento

metri. In realtà l’ascesa è statamolto faticosa, perché il sentieronon dava respiro. Avevamoscritto che era una gita per fa-miglie, ma proprio una famigliacon bambini non ce l’ha fatta araggiungere il bivacco. Ci siamoscusati. Al bivacco, situato inuna conca molto bella e pano-ramica, ci siamo riposati e rifo-cillati fisicamente e spiritual-mente, mentre alcuni hannotentato di salire alla forcelladelle Masnade dove passa laferrata Costantini. Il ritorno èstato ancora abbastanza faticosoe scivoloso. Al passo Duran,

ancora una sosta per prenderequalcosa e per un momento dispiritualità.

RIFUGIOGENOVA

Era venerdì 17 agosto. Se-condo un detto..., non sarebbestato opportuno muoverci.Naturalmente non siamo super-stiziosi e quindi di buon mattino,con tempo incerto, ci siamo av-viati con le auto per passo Cam-polongo, Val Badia fino a Lon-giarù.

L’inizio della salita è stato al-quanto problematico, ma allafine siamo riusciti a imboccare ilsentiero giusto, che con salita re-golare ci ha permesso di rag-giungere il Passo Poma, supe-rando un dislivello di circa millemetri e da qui in brevissima di-scesa eravamo al rifugioGenova.

Nella parte conclusiva dellasalita, grossi e minacciosi nu-voloni ci hanno fatto temere ilpeggio, ma un forte vento, anchese fastidioso, ha spazzato viatutto, facendo ritardare diqualche tempo l’arrivo dellapioggia, che è giunta abbon-dante mentre eravamo al sicuronel rifugio, dove ci siamo ri-

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scaldati e rifocillati.Quando abbiamo visto che il

tempo accennava a rimettersi albello ci siamo rimessi incammino, scendendo per unsentiero molto ripido e sci-voloso.

Tutto sembrava tranquillo e iprimi erano già in auto per ri-tornare alle loro case, quandogiunge notizia che l’amico Nicodi Verona, scivolando si erafatto male ad una gamba ed eraimpossibilitato a camminare.

Per fortuna eravamo quasi afondo valle e quindi non è statonecessario chiamare l’eli-cottero.

Trasportato di urgenza all’o-spedale di Agordo, i risultati deiraggi non rilevavano nessuna

frattura, ma solo una forte contu-sione, tale però da dover immo-bilizzare la gamba e costringerel’infortunato a 15 giorni diriposo assoluto.

Scherzando, qualcuno ri-cordava che era venerdì 17.

Tardo autunno: di ritorno dal Col Visentin, sostiamo presso il San-tuario della Madonna Immacolata del Nevegal per celebrare laMessa e per una foto ricordo davanti alla statua della Immacolata.Con noi don Angelo Bellenzier, rettore del Santuario.

Baita dei Cacciatori: foto ricordo dopo la Messa, nel tempo di Natale.Giornata stupenda.

L’angolodei lettori...

Bettelli Giorgio,Via Archirola, 108

41100 Modena

Modena, 22 ottobre 2007

Carissimo don Bruno,ho appena ricevuto il n.

3/07 del Suo sempre simpati-cissimo (e “succoso” di con-tenuti spirituali) Bollettinoparrocchiale.

Grazie ad esso, mia moglieed io ci sentiamo uniti a voianche durante i lunghi mesiche intervallano i nostri indi-menticabili soggiorni estivi aCaviola (sempre, ogni anno,dal lontano 1963...).

Quest’anno eravamo giàpartiti quando è avvenuta lacelebrazione del 20 Agosto,pertanto soltanto leggendo ilBollettino ho appreso i risvoltiad essa seguiti.

Ho letto tutto molto attenta-mente e desidero manife-starle con affetto tutta la mia(nostra) solidarietà e condivi-sione perfetta dei sentimentida Lei nutriti ed esposti nellepagine relative.

È ben vero che l’unica veravittoria, alla fine, non puòessere che quella del-l’Amore!

Lei, allora, era un bambinoma conserva ancora ricordipungenti. Anch’io, che ero giàun ragazzino di tredici anni,porto nel cuore piccole “cica-trici” indelebili.

Quante stragi-rappre-saglie non furono che conse-guenze matematicamenteprevedibili e tali da immolarepovere vittime innocenti alposto dei protagonisti armatidella controparte!

Per fortuna il tempo e lastoria stanno portando,seppur adagio, un po’ di giu-stizia e di onore alla verità.

Anche se noi speriamo concertezza soltanto nel Signoree nella Sua misericordia.

Un abbraccio affettuoso,carissimo don Bruno; buonNatale del Signore, fin da ora!E arrivederci, a Dio piacendo,alla prossima “stagion deifiori”!

Giorgio Battellicon la moglie Annamaria

Grazie sig. Giorgio, delloscritto, degli auguri che dicuore ricambio e dell’offertaper il bollettino.

Vedo che siamo sullastessa onda di pensiero cri-stiano circa i fatti del ’44.Ora le cose sono tranquille ea me non interessa andareoltre nella polemica, mi è ba-stato dare voce a chi nonl’aveva mai avuta. Quelloche mi sta a cuore è la pacifi-cazione nella verità all’in-terno della comunità eguardare avanti col cuorepacificato e impegnati a co-struire la pace.

Longiarù:i famosi mulinicon le condotted’acqua. Ci si avvia nel bosco verso il rif. Genova.

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22 «Cime d’Auta»

Foto del 1o gennaio 1960. In piedi: Marmolada, Gigi Follador, Carlo Brida, Gianni Fenti,Marcello di Sech. Davanti:Evaristo di Tina, Paolo Follador, Silvio diBolp, Gigio di Tania, Bepi di Tina, Renzo del Remigio.

Controllo automaticodella velocità

Ne troviamo tanti sulle nostre strade di questi indicatori dicontrollo della velocità. Sono certamente utili per moderarela velocità in tratti di strada che necessitano di particolareprudenza. Però sono anche “gravosi”! Per una svista o perchéin verità non ci si accorge della pericolosità del luogo in cui sitransita, dopo qualche mese ti arriva tanto di comunicazionedi pagare una multa abbastanza “salata” e per di più la perditadi punti sulla patente (anche cinque), per una infrazione chenon sembrerebbe così grave e in ogni caso è vista come ecces-sivamente sanzionata. Subentra quindi nell’animo di chi in-corre in tali irregolarità un sentimento di avversione e di di-stacco dalle istituzioni, perché non vengono facilmentepercepite dalla parte del cittadino.

Ci si pone una domanda: è, questo, il mezzo più giusto pereducare ad una maggiore disciplina sulle strade? Sorge ildubbio che non si tratti di uno strumento per “fare cassa” equindi per una forma di “tassazione” che è vista per lo più in-giusta o almeno esagerata.

Ci sono altri mezzi di controllo: semafori intelligenti, farilampeggianti... ed altro ancora.

Certamente bisogna educare ad un comportamento cor-retto e responsabile. Visti i gravi incidenti che avvengonosulle strade, si richiede particolare severità nei confronti dichi guida in stato di alterazione da sostanze alcoliche. Qui laseverità è necessaria. Ma il fatto che si superi di qualche chilo-metro la velocità consentita non appare infrazione partico-larmente grave; inoltre ci sono delle segnalazioni circa la ve-locità consentita, che sono percepite del tutto inadeguate eda tutti pressoché non osservate. La legge va osservata, ma ilbuon senso ha pure il suo valore!

La Pro loco si rinnovaSi è svolta domenica 2

marzo l’assemblea dei socidella Pro Loco per approvare ibilanci e per l’elezione deicomponenti del Consiglio edei suoi organismi.

La riunione ha visto la par-tecipazione di un buonnumero di soci che ha elogiatol’intensa attività dell’anno2007.

La vitalità di una associa-zione si vede infatti anche daquesto e non a caso anche l’As-semblea Provinciale delle ProLoco si svolgerà proprio a Ca-viola il 30 marzo prossimo.

In apertura, la presidenteBusin Graziella ha voluto rin-graziare i componenti delConsiglio e quanti hanno con-corso per la buona riuscitadelle manifestazioni, augu-randosi che anche in futuro cisia sempre un buon rapportotra Associazione, Enti, Com-mercianti, Soci e volonterosiche danno una mano.

Anche per il prossimo annoè stato predisposto un pro-gramma assai nutrito che ri-calca alcune delle manifesta-zioni ormai consolidate e chehanno riscosso la soddisfa-zione della gente, oltre ad altreiniziative di nuova istitu-

zione. Di seguito si è pro-ceduto alla elezione del Con-siglio che, se vede il ritiro dialcuni componenti, vedeanche l’entrata di nuovi ele-menti molto validi che sa-pranno rendere l’Associa-zione ancora più vivace eattiva.

Rimangono nell’organicoancora diversi elementi dellaprecedente squadra e soprat-tutto sarà da guida, come Pre-sidente, la dinamica BusinGraziella.

Al momento in cui scri-viamo non abbiamo ancora ladefinizione degli incarichi cheperò saranno decisi nellaprima riunione del nuovoConsiglio.

Possiamo segnalare che,oltre a Busin Graziella, votataquasi all’unanimità, hanno ot-tenuto voti: De PellegriniElena, De Ventura Patrizio,De Biasio Fabrizia, Bertelli Ba-silio, Dell’Osbel Donatella,Fontanive Giulio, Ganz Gian-maria, Scardanzan Doris, Pa-squali Renzo, Zulian Andrea,Pasquali Mauro, MinottoGiorgio, Bulf Marco, ValtAlessio, Pezzei Dora, Del DinManuela, Strano Luca e Se-rafini Margherita.

Dal Centro missionarioriceviamo questa lettera

Belluno 10/01/08Cari amici,

vi inviamo gli auguri per unbuon Natale e un felice 2008 dallacomunità di Sant’Antonio de Jesusin Brasile.

Qui sotto la traduzione del bi-glietto che troverete in lingua ori-ginale in allegato a questo foglio.Con gratitudine.

Lo staff del Centro Missionario

Asilo do Bom Jesus (Brasile)Storia

La Scuola Materna “11 di di-cembre” si trova nella periferia diS.Antonio di Jesus (Bahia) in unsettore chiamato il “Buon Jesus”:un quartiere sempre in crescitadove c’è tanta povertà, violenza ealtri gravi problemi sociali. Tuttoquesto abbassa di molto la qualitàdi vita dei suoi abitanti.

Giovani ed adulti sono costrettiad un regime di vita e lavoro quasischiavo, nell’unica offerta dilavoro che è la produzione difuochi di artificio, attività che l’11dicembre 1998 ha causato un’e-splosione in cui rimasero uccise 64persone.

Per affrontare le sfide della so-pravvivenza con questa gente, leSuore Missionarie figlie del Cal-vario, il Missionario Manuel deJesus, Pe. Luis Canal, con la Pa-storale sociale della Parrocchia, ilCentro Missionario di Belluno e lacomunità parrocchiale hanno av-vertito l’urgenza di fondare questaScuola Materna per venire in-contro in modo particolare alle fa-miglie vittime dell’esplosione, maanche ai bambini i cui genitoridevono lavorare durante il giorno.Così, il 19 marzo 2001, la ScuolaMaterna “11 di dicembre” ha ini-ziato le attività con 35 bambini.Oggi sono 120.

Si mantiene in attività grazie acollaborazioni del Centro Missio-

nario di Belluno (padrini del so-stegno a distanza), del Comune diS. Antonio di Jesus e con dona-zioni di amici della città. Non c’èancora un’autosufficienza, ma siva avanti confidando sempre nellaProvvidenza, che non tradiscemai.

PropostaL’asilo è sorto per essere una

presenza solidale e fraterna indifesa della vita, in modo parti-colare con le vittime dell’ esplo-sione del 1998, affinché la spe-ranza tomi a sorridere alle famiglieattraverso il volto dei bambini e deigiovani che vivono in questa istitu-zione, offrendo loro una educa-zione basica e preparandoli all’e-sercizio della cittadinanza.

MeteEssere un segno della presenza

amorosa di Dio in mezzo a chi sitrova in difficoltà, offrendo loro unambiente di accoglienza e or-dinato dal punto di vista fisico e pe-dagogico, sviluppando neglialunni abilità, conoscenze e valoricome il rispetto, la solidarietà, lagiustizia, la fraternità, l’amore peril prossimo.

Principi metodologiciPartecipare in forma affettiva

ed effettiva, al fine di promuoverela vita, la libertà, la dignità dellepersone, cercando di ridurre alminimo le disuguaglianze sociali,rispettando l’individualità diognuno nel suo modo di pensare edi sentire. A partire dalla Parola diDio e dalla mistica cristiana.

RingraziamentiA tutti gli amici che collaborano

con l’asilo “11 dicembre” la nostragratitudine e che il Signore be-nedica e moltiplichi i vostri doni.

Fraternamente auguriamo“Felice Natale e un anno nuovo dimolta pace!”.

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«Cime d’Auta» 23

Continuazione notizie storiche tratteda “Il Celentone”

“IL VECCHIO CONFINE DI S. PELLEGRINO”

continua nel prossimo numero

PADRE FELICE CAPPELLO(dal libro di

Domenico Mondrone)continuazione dal n. 4 del 2007

Tra chiesa e scuolaCiò che moveva Antonio

Cappello a concepire così bellesperanze sul più piccolo deisuoi figli non era un vago pre-sentimento dell’animo o quellaparticolare affezione che i ge-nitori sogliono assai spessoconcentrare sull’ultimo ma-schietto venuto a rallegrare lafamiglia.

Via via che Felice cresceva, ilpadre osservava in lui un com-portamento non comuneall’età, né da paragonarsi conquello degli altri suoi figli.

Antonio e Bortola non cono-scevano nemmeno l’esistenzadelle grandi, e talvolta forsepresuntuose, scoperte che aquei tempi la pedagogiaandava facendo sul metodo dicome educare bene i ragazzi.La loro pedagogia, come quelladei buoni genitori cristiani,consisteva tutta in pochiprincipi, pochi ammonimenti epiù ancora negli esempi di unavita vissuta in semplicità e reli-giosa coerenza.

Né Caviola, né i paesini cir-costanti offrivano allora il be-neficio di un asilo, dove lemamme potessero affidare adelle brave suore i loro figlioliper non vederseli venir sucome piccoli selvaggi.

Spesso qualche pia donna siprestava in modo eccellente aquest’ opera di bene, tenendoper parecchie ore del giorno incasa sua i bambini del vicinato,e le mamme ne profittavanocome di una benedizione. Maquando anche questo manca-va, dovevano provvedere da séa in irizzar e verso il bene i lorofiglioli.

Appena, però, essi ne eranoin grado, venivano raccolti dalparroco per i primi rudimentidi catechismo: usanza pa-storale tenuta in quelle partisempre esemplarmente invigore. I primi incontri delpiccolo Felice col mansionariodon Andrea Serafini, il sa-cerdote che ufficiava nella chie-setta di Caviola, dovett’essereuna festa.

Egli stesso, quando era giàinoltrato negli anni, ricordavavolentieri e con semplicità diaver subito imparato a servirela Messa. Che amore vederequel piccolino levarsi sullapunta dei piedi per arrivare al-l’altare!

Un istinto divino, che comin-ciava già ad alimentare in lui iprimi germi della vocazione alsacerdozio lo innamorò tantodi quel Servizio all’altare, danon cederlo facilmente ad altri.

Tutte le mattine, facessebello o bruttissimo tempo, pio-

vesse a dirotto o la neve cancel-lasse il tracciato dei viottoli edelle povere strade, uscivatutto lieto di casa, e di corsa at-traverso i prati guadagnava ilbel tratto per raggiungere lachiesetta, che sembrava atten-derlo sulla piccola collinadonde dominava, e tuttoradomina, col vecchio campanilegotico a “scandole“, sullesparse abitazioni di Caviola.

Se quel chierichetto eraancora inconsapevole del donoche il Signore gli preparava,c’era già chi nel silenzio, nellasperanza e nella preghiera sol-lecitava la grazia della voca-zione presso il cuore di Dio. La

mamma, osservando quel carofigliuolo servire con tanto tra-sporto la Messa, concepì vi-vissimo il desiderio di vedereanch’ essa un figlio salire all’altare. Andando, anzi, ancorapiù in là, nella sua santa ambi-zione di madre cristiana, simise a chiedere al Signore divedere tutti e tre gli ultimi suoifigli, Vincenzo, Luigi, Felice,consacrati a lui nel sacerdozio.

Il Padre Cappello ricordavae parlava con gioia di questodesiderio materno. Invece ditre, il Signore ne scelse solo gliultimi due. Ma in cambio ditanto dono, dopo l’ordinazionedi Luigi, le domandò il sacri-ficio di vedere appena appenasalire all’altare l’ultimo, da leiamato con particolare tene-rezza.

“Apparisce che in seguitoalcuni abitanti di Fassa, oltre-passato il valico dei Monzoni, sisieno messi al godimento diquelle località, abbiano acqui-stato il diritto di entrata per lavalle di Moena da quel Comune,come provano le convenzioni1305, 1551, 1581 e l’ultima delloscorso secolo, esistenti nell’ar-chivio comunale di Moena, evien detto che sia coperta e na-scosta la Pietra Confinaria di S.Pellegrino”.

Il documento accenna allapeste del 1528 e al tradimentodel Barcolloni, di cui si èparlato e poi conclude inquesto modo: “I lagni continuidei nostri abitanti, la sensibile ri-strettezza che godono e i giustidiritti che essi tengono sopra isuddetti luoghi usurpati, co-stringono le autorità di questidanneggiati Comuni a ricorrerealle Imperiali Regie Autorità dacui dipendono, onde essere assi-stite tanto per la scoperta deiTitoli che per le rivendicazionidei luoghi usurpati dai So-ragani.

Dichiarasi di rispettare laLapide Confinaria dei Cingari edi attenersi al Confine, qual ri-sultasse fissato nel 1474”.

In data 20 giugno 1835 i de-putati di Falcade, Canale eVallada scrivono al capoComune di Moena chie-dendo:1. la descrizione dei confini

fra Moena, Sorga e Fu-chiade;

2. se e quando il comune diMoena concesse ai So-

ragani il diritto di pas-saggio per la valle di S. Pel-legrino;

3. pregano di accogliere i dueincaricati che la vallata delBiois invierà a Moena perassumere opportune in-formazioni.In data 16 luglio 1835 il

Capo Comune Rovisi diMoena risponde: “Qualordalli miei Superiori non venghiimpiegato in affari straordinari,mi ritroverò venerdì dellaventura settimana in patria, persecondar i desideri di codesta de-putazione”.

I nostri Comuni inviaronodunque a Moena: Luciani Va-lentino deputato di Canale,Andrich Pellegrino Segre-tario di Vallada e Piccolin Bat-tista Segretario di Falcade.

Le spese del viaggio am-montarono a Lire Austriache39,45.

Furono ben accolti dalCapo Comune e poteronoavere le seguenti informa-zioni:1. Quelli di Moena, fin dal

1305 concedettero ai So-ragani il diritto di pas-saggio per la valle di S. Pel-legrino“con animali grossi eminuti e con carri, sempreperò nella detta strada e congli animali legati colla con-dobbia e che non stiano dane-giare le proprietà”.

2. Fu trovata inoltre la cartadi confine fra i dueComuni di Moena e diSoraga. Il 2 agosto 1835Murer Marco q. Antoniocon dichiarazione scrittasu carta da bollo e firmata

da lui e da quattro te-stimoni si impegna di sco-prire un termine scolpitoin una pietra che fu co-perta fino dal 1777 nelluogo di S. Pellegrino e chequesto termine è stato co-perto, e nascosto perusurpare i terreni che ap-partengono ai tre Comunidi Falcade, Canale eVallada.

Chiede l’assistenza dialcuni uomini e gli vien pro-messo un relativo compensoin caso di buon esito.

Si fece il sopralluogo, ma leindagini riuscirono negative.

Il 25 agosto 1835 i deputatidei tre Comuni scrivono al-l’avvocato Giovan BattistaZannini di Canale, incari-candolo di fare le investiga-zioni possibili negli Ufficidelle confinazioni venete diBelluno e di Venezia.

Come pezze di appoggiouniscono alla lettera l’estrattodella confinazione del 1778, ildisegno della pietra confi-naria 1474 ed il tipo delle pro-prietà usurpate.

In data 22 dicembre 1835 isuddetti deputati chiedonoall’avvocato Zannini le carteconsegnategli, perché l’Im-periale Regio Commissariodi Agordo ha detto che bi-sogna ricorrere all’archivio diVenezia per le copie dei docu-menti di confinazione.

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24 «Cime d’Auta»

Nati e battezzati nella fede del Signore:

ANAGRAFE

Fuori parrocchia

– Gaia Chiocchetti, di Carlo e di Daria Valt, nata a Cavalese il30.09.2007 e battezzata a Moena il 2.12.2007.

– Heidi Piccolin, diSante e di Ilenia Laz-zaris, nata a Bellunoil 10.05.2007 e bat-tezzata il 25.11.2007a Falcade.

– Danilo Busin di Pier Enrico e di Michela Pampanin nato aCavalese (Tn) il 4 febbraio 2008.

Nella Pace del Signore:

1. Valt Maria, ved. Del Bonnata a Canale d’Agordo il16.10.1915 e morta a Ca-viola il 14.12.2007, sepoltanel cimitero di Canale.

2. Fontanive Maria Luigia(Marisa), nata a Caviola il29.08.1939 e deceduta aTreviso il 25 gennaio 2008e sepolta nel cimitero diCanale d’Agordo.

GENEROSITÀ

Per chiesa parrocchiale

N.n.; Carli Sara; n.n.; LuigiGraziani(Pd-Caviola); Lu-ciani Pia; classe 1957; n.n.;fam. Basso (Tv); Nico (Vr);Mario e Claudia (Bo); ValtLuciana (Bz); Slaviero dott.Roberto (San Candido); Scar-danzan Cesarino-Elisa; ValtAngelo e Luisa; Busin Sandroe Caterina; Ganz Silva-no-Anna; Chiereghin RosaMaria; Busin Dino (Sot-toguda); Zulian Primo; Bra-mezze Rina; Fenti Ivana(Cencenighe); n.n.; Giambat-tista e Mario (BG); CostaRomilda; n.n.; in onore si S.Pio da Pietrelcina e di S. Ge-rardo: Follador Mauro-Rosa(Svizzera); Scardanzan Mi-rella (Ve).

Per bollettino

Betteli Giorgio (MO); DeGrandi Angelo (Tn); DeBiasio Giuseppe (RA); Se-rafini Rita in Piccardi (BG);De Ventura Ada (Falcade);Pierino Paolin (Canale); fam.Sartori-Romandini (Bz);Franca Michelin; Rossi Giu-seppe(Reggio Emilia); Pe-scosta Luigi (Gallarate); Lo-renza e Giovanni (Ivrea);Scola Luciano; Costa Mar-gherita; Piccolin Livio e Gio-vanna(Svizzera); De ToffolGuido; Costa Cristina (Tv);Ronchi Elvira.

Dai diffusori

Via Pineta (93,40); ViaMarchiori (65); Feder (200);via Col Maor (52); via TrentoPatrioti (83); Lungo Tegosa(74); via Trento (117); Pi-

solava (139); via Cime d’Auta(98); Tegosa (46); Valt (40);via Marmolada (61); Fregona(97); Sappade (136); CorsoItalia (215); Canes (105).

In memoria

di Valt Maria, la figlia Li-setta; dei defunti di Del DinLucia; di Antonio Bortoli; diGanz Benito; di Busin Gianni;di Pescosta Germano, lefiglie; di Busin Bruno, i figli;di Fontanive Marisa; diFabris Anita; di Silvia Pol-lazzon; di Xais Amadeo,figlio Luciano (Bl); di BortoliFiore, di Alessandra(Chioggia), la zia; di FrancoDe Luca; di Piaz Cecilia.

Per fiori

Rina Busin, Graziosa, Enri-chetta De Luca, Wilma,Chiara.

Per uso sala

Alcolisti in Trattamento;famiglie e giovani per ultimodell’anno; insegnanti scuolaelementare di Falcade;Gruppo “Insieme si può...“per Teatro Falcade Alto.

In onore Madonna della Salute

Costa Rita.

In occasione

35o di matrimonio diCampana Luigi e M.Grazia(Tv); battesimo della nipoteGaia Chiochetti, i nonni ma-terni; battesimo di PiccolinHeidi, i nonni materni; na-scita di Danilo Busin, i nonnipaterni.

– Lorenzo Follador, di Devis e Iliniescu Michaela (via Ve-nezia), nato a Feltre il 27 dicembre 2007 e battezzato nellachiesa parrocchiale di Caviola il 3 marzo 2008.