Cattedra Galante Garrone (Platone) completo.ppt [modalità ... · di Platone. Più precisamente...

51
Platone L’idea di Giustizia [428347 a.c.]

Transcript of Cattedra Galante Garrone (Platone) completo.ppt [modalità ... · di Platone. Più precisamente...

Platone

L’idea di Giustizia

[428‐347 a.c.]

“Il tema della Giustizia è ilcentro di gravità della filosofiadi Platone. Più precisamentel’idea di Giustizia e l’idea delBene nella concezione diPlatone sono inseparabilipoiché la Giustizia è ilconfigurarsi delle cose in unordine globale tale darispecchiare il Bene”(Bentivoglio, L’idea di Giustizia in Platone)

Per Aristotele la GIUSTIZIAè una VIRTU’  (la più PERFETTA)

La Teoria della giustizia aristotelica si inscrive nella sua Teoria delle virtù

Per Platone la GIUSTIZIAè un’ IDEA

La Teoria della giustizia platonicasi inscrive nella sua Teoria della conoscenza

Per la verità è anche una virtù 

Proprio nel I libro della Repubblica si passa dal neutro sostantivato ‘dikaion’ al sostantivo femminile ‘dikaiosune‘, virtù personale e interiore

Ma alla virtù della Giustizia si accede solo se si conosce la sua vera essenza, cioè la sua IDEA

In PLATONE vale l’equazione

BUONO VERO GIUSTO

…….MenoneFedoneSimposioCratiloFedro

Il dialogo intitolato Πολιτεία – La Repubblica – fa parte del secondo gruppodi opere di Platone, di prevalente carattere epistemologico, composte tra il 387,dopo aver fondato l’Accademia, e il 367

Il primo gruppo, inaugurato nel 395 dall’Apologia di Socrate, comprendeva

…….Critone (sulle leggi);Ippia maggiore;Ippia minore;Menesseno;Protagora;Gorgia.

Il terzo gruppo, dal 360 (ritorno ad Atene dalla Sicilia) alla morte:

TimeoCriziaPoliticoFilebole Leggi

Il dialogo La Repubblica, come dice il titolo, è dedicato al Governo della città (della Polis) – cioè alla POLITICA

… ma viene considerato anche “il dialogo dedicato al tema della giustizia”

Infatti il Libro I si apre esattamente con una discussione a più voci sul significato della GIUSTIZIA – o, in questa prima fase, su cosa significhi“essere giusti” (“agire da uomo giusto”)

L’occasione è apparentemente casuale. Cefalo è vecchio edice: “Devi sapere, Socrate, che quando si avvicina il momentoin cui uno pensa di morire, gli sottentra una paura e un’ansietàper cose di cui prima non si preoccupava. Le storie che siraccontano sull’Ade e sulla pena che chi ha commessoingiustizia su questa terra deve scontare laggiù”.

La risposta può apparire bizzarra, perché Socrate non gli aveva chiesto della morte e della paura bensì del vantaggio della RICCHEZZA

Ma dallo svolgersi del discorso di Cefalo si capisce la ragione: la ricchezza permette all’uomo di essere giusto:

“Il possesso della ricchezza contribuisce moltoa non ingannare il prossimo, a non dovere deisacrifici a un dio o del denaro a un uomo, edunque a non andarsene di qui pieni di paura”

“la restituzione di quanto si sia ricevuto da altri”[La Repubblica, libro I, 331c]

“la Giustizia è l’arte di portare giovamento agli amici e di arrecare danno ai nemici”.

Per il “timocratico” Polemarco – citando Simonide

[La Repubblica, Libro I, 332d]

Per il “mercante” Cefalo è propria del giusto

Sono le prime due definizioni della Giustizia intesa come il modo in cui agisce l’”uomo giusto”

Socrate replica al primo

con il celebre esempio del coltello

Al secondo replica con l’argomento della Guerra e della Pace:L’argomento di Polemarco vale in Guerra, dove ci sono amici e nemici.Ma in Pace, dove non ci sono nemici, l’”uomo giusto” sarebbe INUTILE?

E poi con quello dell’Effetto non voluto:“I cavalli maltrattati diventano peggiori”“Anche gli uomini, se maltrattati, diventano peggiori in rapporto alla virtù umana”“E’ forse possibile… che i giusti rendano ingiusti gli uomini con la giustizia?”

CONCLUSIONE:

“Non è quindi opera del Giustoarrecare danno, Polemarco, néall’amico né ad altri, ma dell’uomod’indole opposta, cioè dell’ingiusto”.

[La Repubblica, libro I, 335d]

E ancora:

“Se uno afferma che la giustizia consiste nel restituire aciascuno il dovuto, e questo per lui significa che l’uomogiusto deve il danno ai nemici e il vantaggio agli amici,costui non è un saggio, perché non parla secondoverità. In nessuna circostanza ci è apparso giustodanneggiare qualcuno” (Repubblica, 335 e)

E’ a questo punto che Trasimaco, “non si contenne più, ma siraggomitolò su se stesso come una belva e si lanciò su di noi comeper sbranarci…”

«il giusto (dikaion) è l’utile (sympheron) del più forte»

“Io sostengo  che il giusto non consiste in altro se non in ciò che giova al più forte”

ovveroIl giusto è “Eseguire gli ordini dei governanti”

“Non è in ogni Stato il potere costituito quello che ha la forza?” “Una volta giunti al potere e stabilite queste leggi

essi [i più forti”] dichiarano che per i sudditi giusto èciò che loro giova, e chi questo trasgredisce è punitocome trasgressore delle leggi, cioè come violatoredella giustizia. Ecco, amico mio, in che consiste quellagiustizia che io affermo essere sempre la stessa, intutte le città: ciò che giova al potere costituito”.

L’argomento di Trasimaco

Trasimaco 2

“Perché tu credi che i pastori e i bovariabbiano di mira il vantaggio delle pecore e deibuoi e li ingrassino e li curino avendo altroscopo che il bene dei padroni o il bene proprio?E così t’immagini che coloro i quali hanno inmano il potere negli Stati, coloro chegovernano davvero, rispetto ai propri sudditisiano in una disposizione d’animo diversa daquella che si può avere per delle pecore e chenotte e giorno pensino ad altro e non a comepoterne trarre un vantaggio?”.

Il contro‐argomento di Socrate

Uno logico: “principio di non‐contraddizione”

Dato che “il forte” può sbagliarsi nell’individuazione del proprioutile, obbedendo al suo ordine si potrebbe fare il suo dannoanziché il suo bene (paradosso)

Può dunque “essere giusto fare anche ciò che èsvantaggioso per i governanti, quando essi dannosenza volerlo ordini contrari al proprio utile?”

E’ “giusto” fare sia l’utile che il danno dei governanti?

Il contro‐argomento di Socrate / 2Uno contenutistico: sull’uso della tekne

“Piuttosto dimmi [a Trasimaco]: il medico… è un affarista o unoche cura i malati?”

“La medicina ricerca non ciò che è utile alla medicina, ma al corpo”“E l’ippica ricerca non ciò che è utile all’ippica, ma ai cavalli”“E nessun’altra arte ricerca ciò che è l’utile proprio…, bensì l’utile di ciò che la concerne come arte”

“Dunque nessuna scienza ricerca e impone l’interesse del più forte, bensì quello di chi è più debole e soggetto ad essa”

Analogamente:

…”ogni autorità, pubblica o privata che sia, in quantoautorità ricerca solamente il meglio per chi è soggetto alsuo potere e alla sua cura”

Perché, se non ne traggono un utile, dovrebberosottoporsi alla fatica di governare?

Risposta:

“La pena più grave, nel caso non si vogliagovernare di persona, sta nell’essere governatida chi è moralmente inferiore

Domanda:

I vantaggi della Giustizia (dell’”essere giusti”)

“…l’ingiustizia provoca discordie, odii, contese reciproche, la giustizia concordia e amicizia” [351d]

“L’ingiustizia ha un potere tale per cui, dovunquesorga, che si tratti di una città, di un popolo, di unesercito o di qualsiasi altra comunità,innanzitutto rende impossibile un’azionecongiunta a causa della discordia e del dissenso,poi rende la comunità nemica di se stessa…”

Warning!!!

Prendete mentalmente nota del fatto checon l’intervento di Trasimaco e la replica di Socrate si è fatto un passaggio di livello:

Dal piano individuale (l’”uomo giusto”) al piano collettivo (l’ ”Autorità giusta”)

Dalla Giustizia come Virtù individuale Alla Giustizia come Categoria politica

L’argomento di Callicle

“Ma io credo che a istituire le leggi siano stati uomini deboli e del volgo. Dunque,per sé e nel proprio interesse costoro istituiscono leggi, fanno elogi e muovonorimproveri.

(Gorgia)

“La Natura e la Legge, sono nella maggior parte dei casi opposte. Secondonatura, infatti, è più brutto tutto ciò che è anche peggiore, vale a dire il subireingiustizia; secondo la legge, invece, è più brutto il commettere ingiustizia.(Gorgia)

“Infatti questa condizione, ossia quella di essere vittima di ingiustizia, non è degna di un uomo,bensì di uno schiavo qualsiasi, per il quale è meglio essere morto che vivere, e che, quando è vittimadi ingiustizia e viene oltraggiato, non è in grado di portare aiuto a se stesso, né ad altri di cui siprenda cura.

“Per queste ragioni, dunque, per legge si dice che è brutto e ingiusto cercare di avere più degli altri,ed è questo ciò che essi chiamano ‘commettere ingiustizia’. Invece mi pare che la natura stessa mostriquesto, vale a dire che è giusto che chi è migliore abbia di più di chi è peggiore, e che chi è più capaceabbia più di chi è meno capace”.

“E per spaventare uomini più forti e capaci di te è ingiusto prevaricare, e che proprio in questo consiste ilcommettere ingiustizia, vale a dire nel cercare di avere più degli altri. Io credo che costoro siano contentiquando abbiano l’uguaglianza, perché sono meno capaci degli altri. ”

1

2

3

“Bello e giusto secondo natura consistono nella capacità di appagareogni desiderio e nel lasciare che le passioni crescano senza freno pergodere poi nel soddisfacimento di esse”

La FELICITA’ si identifica con il PIACERE (edoné)

La TEMPERANZA è la virtù degli INETTI

“Socrate, in nome di quella verità che tu dici di cercare, le cosestanno così: dissolutezza, intemperanza e libertà, quandoabbiano un sostegno su cui poter contare, costituiscono le virtùe la felicità, e tutte queste altre cose non sono che bellafacciata, convenzioni contro natura fatte dagli uomini,sciocchezze e roba che non vale nulla”

“Ma io penso che, se solo nascesse un uomo dotato di una naturache ne fosse all’altezza, costui, scrollatosi di dosso, fatte a pezzi esfuggito a tutte queste cose, calpestati i nostri scritti, incantesimi,sortilegi e leggi, che sono tutte contro natura, così ribellatosi, ilnostro schiavo si rivelerebbe nostro padrone, ed allorarisplenderebbe il diritto di natura” (Ths fusews dikaion)

Callicle:

“Certo, Socrate, la filosofia è un’amabile cosa, purché uno vi si dedichi, conmisura, in giovane età; ma se uno vi passi più tempo del dovuto, alloraesso diventa rovina degli uomini. Infatti, per quanto uno sia ben provvistodi doti naturali, qualora si attardasse a filosofare anche quando fosseormai avanti negli anni, per forza di cose egli diventerebbe inesperto ditutte quelle cose di cui deve avere esperienza chi intende essere uomo perbene e onorato. Infatti, costoro diventano inesperti delle leggi cheriguardano la città, di quei discorsi di cui ci si deve servire quando si hannofaccende da sbrigare con altri uomini, in privato o in pubblico, dei piaceri edei desideri umani, e, in generale, diventano del tutto inesperti deicostumi degli uomini. Quando poi si dedichino a qualche affare, privato opubblico, si rendono ridicoli allo stesso modo in cui, credo, si rendonoridicoli i politici quando si intromettono nelle vostre dispute e nei vostriragionamenti”.

Callicle sulla Filosofia:

…“io provo nei confronti di coloro che fanno i filosofi un sentimentoidentico a quello che provo nei confronti di quelli che balbettano ogiocano”

Antefatto

Il Dialogo è il Gorgia

Considerato il “dialogo sulla Giustizia”

In realtà su “Retorica e Giustizia”

Gorgia è un “retore”:  esperto nell’”arte dei discorsi” –“arte che si serve dei discorsi per produrre persuasione nei tribunali e nelle pubbliche adunanze”

“quando si tratta del Giusto e dell’Ingiusto”

Gorgia sostiene che “si può imparare la Retorica anche  senza conoscere la Giustizia” (“ciò che è giusto”)

Si cerca di confutare la posizione socratica secondo cui laRetorica non sarebbe una TEKNE ma una PRATICAEMPIRICA – anzi una LUSINGA

“Surrogato lusinghiero della Giustizia”

Come la CULINARIA lo è della Medicina

e l’ARTE DI AGGHINDARSI della Ginnastica

Benefici fittizi anziché reali

TESI SOCRATICA : “Il più grande dei mali consiste nel commettere ingiustizia, non nel subirla”

Male ancor maggiore è commettere ingiustizia  senza pagare per la propria colpa

“la GIUSTIZIA è il primo dei BENI”Nel senso che “COINCIDE CON LA FELICITA’”

perché

Metafora della medicina(già usata contro Polo) 

L’ingiustizia è come la MALATTIA.

Espiare la pena è come la CURA

Coloro che si sottraggono alla pena (mediante la retorica) “fannoall’incirca la stessa cosa di uno che, afflitto dalle più gravi malattie,facesse tuttavia in modo da non rendere conto ai medici dei malidel suo corpo e di non lasciarsi curare, temendo, come un bambino,che l’essere tagliato e cauterizzato sia cosa dolorosa”

Confutazione di Callicle:Metafora del Crivello (koskinon ‐ setaccio)

L’”anima dissennata” è come un orcio bucato: soffre della propria insaziabilità (riferimento a “un uomo arguto, un tale che si spiega per immagini, forse un siculo o un italico”  ‐ o il pitagorico Filolao o Empedocle di Agrigento)

“…di coloro che sono nell’Ade, i più infelici sono proprio i‘non iniziati’ i quali debbono portare acqua nell’orcioforato con un crivello anch’esso pieno di buchi. E con ilcrivello egli intendeva riferirsi all’anima: paragonaval’anima dei dissennati ad un crivello pensando che essa ècome forata, perché è incapace di ritenere nulla perincredulità e dimenticanza.”

Per questo “gli uomini ordinati sono più felici dei dissoluti”

L’ UOMO TEMPERANTE una volta riempiti i suoi orci “non dovrebbe piùportarvi altro liquido né darsene alcun pensiero, ma riguardo ai suoiorci potrebbe starsene tranquillo”

L’ UOMO DISSOLUTO “sarebbe costretto a riempirlicontinuamente, giorno e notte, perché, se così non facesse,patirebbe i dolori più grandi”

Il temperante “vive come una pietra”: “per colui che ha ormai riempito i suoi orci non resta più alcun piacere né dolore”

Il dissoluto è come il “caradrio” (Karadriou) – l’”uccello di torrente”o “piviere” che espelle mentre mangia, “proverbiale per la suavoracità”

Callicle

Socrate

Conclusione socratica:

“Generare giustizia significa mettere le facoltàdell’anima nella condizione di dominare edessere dominate le une dalle altre secondonatura, mentre generare l’ingiustizia significacreare delle condizioni analoghe contronatura” (Repubblica, 444d)

“adempire i propri compiti non esteriormente, mainteriormente, in un’azione che coinvolge veramente lapropria personalità e carattere, per cui l’individuo nonpermette che ciascuno dei suoi elementi esplichicompiti propri di altri né che le parti dell’animas’ingeriscano le une nelle funzioni delle altre; ma,instaurando un reale ordine nel suo intimo, diventasignore di se stesso e disciplinato e amico di sémedesimo e armonizza le tre parti della sua anima".(Platone, La Repubblica, libro IV,443 c-d)

Conclusione politica:

“A mio parere la Giustizia è ciò che abbiamo posto come dovere assoluto sin dall’inizio, quando abbiamo fondato la città…; abbiamo stabilito e ripetuto più volte che nella città ciascuno deve svolgere una sola attività, quella a cui la sua natura è più consona…Perciò, caro amico,è probabile che la Giustizia consista in certo qual modo nello svolgere ognuno il compito che gli è proprio (to ta autou prattein)” [La Repubblica, IV, 433b]

“Il fatto che la classe dei commercianti, degli ausiliari, e dei guardiani svolga la funzione che le è propria, il che accade quando ognuna di esse assolve il proprio compito, non sarà Giustizia e non renderà giusta la città?” [La Repubblica, IV, 434c]

Il mito della caverna in un'incisione del 1604 di Jan Saenredam.

La metafora del SOLE

è chiarita nel libro precedente – il VI Libro:

Socrate parla con Glaucone – e gli chiede:

“A quale dio del cielo, la cui luce permette alla nostra vista di vedere e alle cose visibili di essere vedute nel mondo, puoi attribuire questo potere?” [il potere della LUCE]

Naturalmente al SOLE, risponde Glaucone

Il SOLE, appunto, che Socrate paragona al BENE[lo definisce “rampollo del BENE]

“Per rampollo del bene intendo il sole, generato dal bene a sua somiglianza: l’uno ha nel mondo visibile lo stesso rapporto con la vista e le cose visibili che l’altro ha nel mondo intellegibile con l’intelletto e le cose intellegibili”.

“In che senso?”, chiede Glaucone

“…gli occhi, quando si rivolgono a quegli oggetti i cui colori non sono più toccati dalla luce del giorno…, si ottundono e sembrano quasi ciechi…Ma quando si volgono a oggetti illuminati dal sole, vedono chiaramente”

“La stessa cosa accade all’anima: quando si fissa aciò che è illuminato dalla verità e dall’essere, lointuisce e lo conosce, e appare dotata di intelletto;quando invece si fissa su ciò che è avvoltonell’oscurità , a ciò che nasce e perisce, formulacongetture e si ottunde…”

“Perciò quell’elemento che conferisce la verità alle cose conosciute e la facoltà di conoscere al soggetto conoscente dì pure che è L’IDEA DEL BENE”

Non solo:

“Il SOLE fornisce alle cose visibili non solo la facoltà di essere vedute, ma anche la nascita, la crescita, il nutrimento…”

Allo stesso modo:

“Le cose conoscibili ricevono dal bene non solo la facoltà di essere conosciute, ma anche l’esistenza e l’essenza…”

CONOSCENZA e ESISTENZA derivano dallo stesso

PRINCIPIO

DISTINZIONE tra

Mondo Visibile

Mondo Intellegibile

Luogo dei SENSI

Luogo delle IDEE

Ombre Figure

M o n d o v i s i b i l e

Modelli Principi

M o n d o i n t e l l e g i b i l e

«di ciascuna cosa ciò che essa è»

e di

«rendersi conto della ragione dell'essere di ciascuna cosa»

alla luce del BENE

L’ IDEA permette di cogliere

Praticare la VIRTU’ DELLA GIUSTIZIA

significa averne contemplata L’IDEA

“sapere quale sia, per ogni cosa e per ogni persona “il posto giusto”

Quello cioè che gli “COMPETE” nell’ambito di un ordine orientato al BENE (perché “generato dal Bene” e conoscibile “alla luce del “ Bene)

Nel Governo della Polis governare “secondo giustizia”significa assegnare a ogni gruppo sociale e a ognipersona il compito (cioè il Ruolo) che gli spetta (infunzione del quale esso esiste nel piano di verità deiPrincipii).

Dare una forma nel mondo visibile (dentro la Caverna) all’ordine perfetto colto nel mondo intellegibile (alla luce nel sole fuori dalla Caverna):

Cosa non facile, e anche rischiosa, come ben sa Socrate:

“…l’idea del Bene è il limite estremo del mondo intellegibile e sidiscerne a fatica, ma quando la si è vista bisogna dedurre che essa èper tutti causa di tutto ciò che è giusto e bello: nel mondo visibile hagenerato la luce e il suo signore, in quello intellegibile essa stessa,da sovrana, elargisce verità e intelletto, e chi vuole avere unacondotta saggia sia in privato che in pubblico deve contemplarequesta idea

“…credi che ci sia qualcosa di strano se uno, passandodagli spettacoli divini alle cose umane, fa delle bruttefigure e appare del tutto ridicolo, in quanto si muove atentoni e prima di essersi ben abituato all’oscurità diquaggiù è costretto a difendersi nei tribunali o altrovedalle ombre della giustizia o dalle immagini che questeombre proiettano, e a contestare il modo in cui essesono interpretate da coloro che non hanno maiveduto la giustizia in sé”

Dove il termine “GIUSTO” significa

Sia ciò che “NON E’ SBAGLIATO”

Cioè che è VERO

Sia ciò che “VA FATTO”

Cioè che è BUONO

“Essere” e “Dover essere” COINCIDONO

L’ ORDINE DELLA POLIS “secondo l’idea di Giustizia”:

“Che cos’è per noi la legge”?

Dialogo “Minosse”

“ciò che è stato stabilito”

“è scoperta di ciò che è”

Amico:

Socrate

“La legge non si identifica con le cose stabilite”

“a me sembra che la legge possa essereidentificata con i decreti e con ledeliberazioni”

Socrate: “Non è forse vero che noi diciamo che la legge è un atto deliberativo delloStato?”Amico: “Noi affermiamo proprio questo”Socrate: “E dunque? Non vi sono atti deliberativi buoni e cattivi?”Amico: “Sì che ce ne sono!”Socrate”Ma assolutamente la legge non può essere cattiva”Amico “No, infatti”Socrate: “Quindi non è giusto rispondere semplicemente che la legge è un attodeliberativo dello Stato”

Amico: “Ma, Socrate, non è certo difficile sapere che gli uomini non utilizzanosempre le stesse leggi, ma alcuni ne impiegano alcune, altri altre. Poiché, peresempio, mentre per noi non è lecito sacrificare uomini, anzi è considerataempietà, i Cartaginesi invece compiono sacrifici umani in quanto per loro è unatto conforme alle leggi umane e divine e in virtù di questo alcuni di essisacrificano a Crono addirittura i propri figli, come forse tu hai sentito dire”

Ancora una volta la metafora della MEDICINA e del MEDICO: leleggi che regolano la cura dei corpi sono uguali dappertutto. Perchédovrebbero essere diverse quelle che riguardano la CURA DELLEANIME?

“Chi si sbaglia riguardo a ciò che è, si sbaglia riguardo a ciò che è conforme alla legge”

La critica “storicistica”

La risposta socratica:

Ovunque si ritiene che

“le cose che sono, sono; e le cose che non sono, non sono”

Le cose che hanno più peso sono considerate più pesanti ad Atene, come a Cartagine e a Licea.

“ciò che è bello è ritenuto bello dovunque, mentre ciò che è brutto, lo è in ogni luogo”

e