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filosofia antica Grecia

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    Il Giardino dei Pensieri... comme un arbre de son jardin

    Platone

    SimposioA cura della Redazione del Giardino dei Pensieri

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    Indice

    Guida allo studio

    - Alcune informazioni sul Simposioprima diaffrontarne la lettura- Platone: vita, opere e personalit- Consigli di lettura

    - Personaggi del Simposio- Sequenza narrativa del Simposio

    Simposio

    - Discorso di Fedro- Discorso di Pausania- Discorso di Erissimaco- Discorso di Aristofane- Discorso di Agatone- Discorso di Socrate- Discorso di Alcibiade

    Glossario del Simposiodi Platone

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    Alcune informazioni sul Simposiodi Platone

    prima di affrontarne la lettura

    1. Che cos il Simposiodi Platone

    Siamo abituati a usare la parola dialoghiper riferirci alle operedi Platone, indipendentemente dalleffettivo genere letterario diciascuno. La dizione ampiamente giusticata da due fatti:

    - tutte le opere di Platone, tranne le lettere, riprendono in unmodo o nellaltro loralit e ne mimano i caratteri, sicch si parladi oralit scritta; in effetti per sono opere letterarie comples-se e scritte, palesemente molto meditate e sorvegliate anchesotto il prolo letterario oltre che su quello losoco, sicch iltermine dialogonon indica mai la mera trascrizione di un dialo-go orale (vedi il Dizionarioalla voce Dialogo);

    - il metodo di indagine losoca la dialettica, che presupponelapprofondimento continuo sul linguaggio e sui concetti attra-verso vari modelli (vedi il Dizionarioalla voce Dialettica).Ora, non c alcun dubbio che il Simposiosia unopera dialet-tica, perch sullo stesso tema si propongono, dalle angolazio-ni pi diverse, approfondimenti giocati sul registro delloralitscritta e si costruiscono percorsi di ricerca che muovono dallinguaggio e dallesperienza verso lindagine nellinteriorit del-

    la psiche umana. Ma le parti dialogiche in senso proprio sonopoche. Prevalgono gli elogi (vedi Dizionario), genere retoricoche appartiene al pi vasto genere letterario del discorso(vediDizionario), e la conclusione aperta, addirittura troncata nar-rativamente, come nei dialoghi aporetici(vedi Dizionario).E tuttavia il Simposio, se non dominato dai dialoghi, non neppure una semplice serie di elogi accostati. Non che gli elogimettano capo ad una qualche forma di unit teoretica o ad una

    teoria, n unica n costruita per gradi o passaggi dialettici lun-go un percorso unitario. Anzi, ciascuno un pezzo a s, e soloil discorso di Socrate ne riprende alcuni, ma non li riprende tuttin in tutti i punti. Piuttosto, ciascun elogio appare ai nostri occhi

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    come una nestra aperta su un mondo complesso: nel suo in-sieme, il Simposioappare un affresco sulla ricchezza culturaledellAtene dellepoca della Guerra del Peloponneso prima dellacatastrofe di Siracusa (vedi Dizionario), una sorta di canto delcigno di unepoca che viene dichiarata perduta gi in apertura,quando nelle battute iniziali si ricorda che Agatone, il padronedi casa, non pi ad Atene da molti anni.Il protagonista di questopera platonica da questo punto di vi-sta davvero il simposio, piuttosto che i singoli personaggi oi loro discorsi, o il tema dellEros, di cui pure si discute. Quel

    che viene ricostruito in una cornice letteraria di assoluto valore riconosciuta in ogni epoca davvero il clima losoco, maanche religioso, di un simposio greco (per le cui caratteristicherimandiamo alla voce Simposiodel Dizionario).Di per s, il genere letterario del dialogo losoco ha qualcosadellopera teatrale: alcune parti di altri dialoghi platonici sonoautentici pezzi teatrali (cos, ad esempio, la scena iniziale delProtagora). Quanto al Simposio, tra tutte le opere platoniche

    quella che pi di tutte vicina ad unopera teatrale dallinizioalla ne, e pu in effetti essere rappresentata sulla scena, an-che se la lunghezza di alcuni dei discorsi un limite non certopiccolo a questo scopo.Il punto che il teatro losoco messo idealmente in scena daPlatone con il complesso delle sue opere nel Simposiomettea tema proprio il rapporto tra la losoa e il teatro. Infatti lun-go la trama di questopera, tragedia, commedia e losoa siincrociamo in un tto intreccio di confronti e di rimandi, noalla aperta dichiarazione nale della superiorit della losoa,rappresentata simbolicamente dalla capacit di Socrate (cheincarna la losoa) di star sveglio di fronte al sonno di Aristo-fane (la commedia) e di Agatone (la tragedia): vedi su questipunti il Dizionarioalla voce Teatro greco.

    2. Quali sono i temi trattati

    Il tema dichiarato Eros, il dio greco dellamore, di cui i presen-ti si impegnano a tenere un elogio ciascuno. In questo senso ilSimposio senzaltro lopera platonica dedicata allamore. Di

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    questo tema Platone tratta molto raramente, e in pratica solo inunaltra opera con ampiezza, cio nel Fedro, dove per il temapur avendo un notevole rilievo non centrale.Ora, Eros un importante dio della mitologia greca, presentenella riessione dei poeti sin da Esiodo. E molti dei poeti lirici etragici ne hanno fatto prima di Platone oggetto di approfonditeriessioni. Si tratta naturalmente di riessioni poetiche, non -losoche, mentre non ci sono trattazioni ampie di questo temanella losoa del VI e del V secolo a.C., se non nella visione co-smologica di Empedocle (lamicizia,philia, come forza cosmica

    che unisce, miticamente rafgurata da Afrodite nei suoi versi) enella riessione semiseria di Gorgia su Elena.Poich il mito al centro degli elogi proposti dai vari protago-nisti del Simposio, non c alcun dubbio sul fatto che Platonestia proponendo una sorta di sda tra la losoa e i generi let-terari della poesia soprattutto la tragedia e la commedia, manon esclusivamente -, sottolineata dalla gura del losofo pereccellenza, Socrate, che tuttavia attribuisce il suo elogio alle

    rivelazioni di una sacerdotessa, Diotima, gura che con ogniprobabilit di creazione platonica.Insomma, tra losoa, poesia e rivelazione religiosa Platonesembra proporre un gioco di rimandi e una sorta di gara in cuile differenze sono molto sottili e lo scontro tra simili (con vittoriaper nale e molto netta della losoa sulla poesia). Se si tienepresente lo stretto legame tra poesia e religione, e la tendenzadi Platone a sostituirlo col legame tra losoa e religione, sicomprende come il tema dellEros sia adatto per proporre que-sto compito, perch attraversa senza alcuna difcolt il pianodella poesia e quello della losoa e dei miti losoci.Quanto alla superiorit nale della losoa, sottolineatadallelogio che il giovane Alcibiade propone non di Eros, ma diSocrate, la cui gura risulta imprendibile e oggetto damore. Sela losoa supera la poesia, non si lascia comunque catturare

    in schemi e, libera, non si lascia sedurre.Questa seduzione della losoa, rappresentata con la massi-ma forza dal personaggio-Socrate come oggetto damore, per-corre dallinizio alla ne il Simposio, tra le prime battute di unallievo di Socrate, Apollodoro, innamorato della losoa, e la

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    dichiarazione damore di Alcibiade per Socrate alla ne.N in questa trama di complicati rimandi losoco-letterarisullEros va certo dimenticato che lamore di cui si parla nei varielogi soprattutto, anche se non esclusivamente, quello omo-sessuale (vedi nel Dizionariola voce Omosessualit), sulla cuisuperiorit rispetto a quello eterosessuale pochi dei presentinutrono il bench minimo dubbio. E dai toni con cui se ne parla,e per gli accenni personali del tutto espliciti ben presenti neidialoghi tra i protagonisti, doveva essere una forma di amorepassionalmente molto profonda e sentita.

    3. Il Simposionel contesto complessivo del corpus dei dia-

    loghi platonici

    C largo accordo tra gli studiosi (ma nessuna certezza) nellas-segnare al periodo della maturit di Platone la composizione diquestopera. Vi si riconosce ormai matura anche se espostaper cos dire, tra le righe, e solo in un punto esplicitamente, alla

    ne del discorso di Diotima la teoria platonica delle idee nellaforma almeno in cui presente in due altri dialoghi, il Fedonee la Repubblica.Anzi, col Fedoneil Simposiosembra mantenere rapporti stretti.Leon Robin, curatore di una importante edizione moderna delSimposio (quella francese delle Belles Lettres) scrive che ilSimposioforma con il Fedoneun insieme unitario, sia perchnelluno e nellaltro presentata lelevazione dellanima versolIdeale, sia per il contrasto nelle circostanze: il primo dialogomostra quale sia latteggiamento della losoa verso la vita,il secondo quale sia latteggiamento di fronte alla morte. For-se a questo proposito signicativa una indicazione presen-te alla ne del Simposio. Mentre tutti i convitati dormono nellasala del simposio, soltanto tre sono ancora svegli: Socrate, ilsimbolo della Filosoa, Aristofane e Agatone, che rappresen-

    tano luno la Commedia, laltro la Tragedia; la Filosoa non haperduto affatto la sua lucidit, mentre gli altri due son l l perassopirsi. Ci che la Filosoa dimostra loro che entrambesono arti incomplete: altrimenti, ciascuna dovrebbe sapercifare anche nel campo dellaltra. Senza dubbio riuscirebbero a

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    farlo se potessero appoggiarsi su una conoscenza vera e in-tegrale. Ma questa base solo la losoa in grado di fornirla.Ne segue che solo il Filosofo sa eccellere nelluna e nellal-tra arte: parafrasando un celebre passo della Repubblica (V,473d), potremmo dire che sulla scena tutto andr per il me-glio il giorno in cui i loso saranno nello stesso tempo poe-ti tragici e poeti comici, o il giorno in cui questi diventerannoloso. E allora dobbiamo chiederci se il Simposioe il Fedo-nenon siano forse luno una commedia e laltro una tragedia,luna e laltra messa sulla scena dalla Filosoa (Robin 1929).

    Resta per che nel Fedone si discute a lungo di immortalitdellanima, mentre in un contesto che parallelo, come sottoli-nea Robin, nel Simposionon solo questa teoria non ripresa,ma non neppure palesemente necessaria per le teorie dellE-ros che vi sono esposte (e in un punto, velatamente, sembraessere negata proprio da Diotima). E la concezione del corponei due dialoghi davvero lontana (per il primo, prigione della-nima, per il secondo, sede della bellezza da cui Eros prende

    le mosse). Nietzsche sembra accettare il parallelo ideale traqueste due opere platoniche quando scrive che nel FedoneSocrate and incontro alla morte con quella stessa calma concui, secondo la descrizione di Platone, egli lasci il simposio,ultimo dei bevitori, al primo albeggiare, per cominciare un nuo-vo giorno, mentre dietro a lui rimanevano, sui sedili e in terra, iconvitati addormentati, per sognare di Socrate, il vero erotico.Il Socrate morentedivenne lideale nuovo, mai prima contem-plato, della giovent nobile greca: prima di tutti Platone, il tipicoateniese ellenico, si gett ai piedi di quellimmagine con tuttalardente dedizione della sua anima entusiastica (Nietzsche1871, pp. 92-93).Quanto alla Repubblica, stato spesso proposto il parallelo trail percorso di liberazione dello schiavo nel mito della caverna eil percorso delineato da Diotima su chi, innamorato, ben gui-

    dato sulla via della bellezza. In entrambi i casi il cammino rendeliberi e felici, e ha una direzione chiara: dal mondo sensibilesoggetto al tempo al mondo intelligibile eterno.Si tratta per del confronto tra due passi allinterno di opere checontengono moltissimo altro. E solo interpretazioni estreme

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    possono considerare la rivelazione di Diotima come il culmi-ne di un percorso dialettico che abbandona tutte le altre visionidi Eros (comprese quelle stesse proposte prima dalla stessaDiotima) come la verit del Simposioplatonico. Su questopunto, come vedremo nel prossimo paragrafo, c scarso ac-cordo tra gli interpreti.Inoltre nella Repubblicanon affatto presente una specicateoria dellEros. N la gura del losofo come emerge da queldialogo realmente sovrapponibile alla gura del losofo delSimposio, se non sulla sua superiorit.

    4. I lettori antichi e moderni del Simposioe i problemi aper-

    ti sullinterpretazione del testo

    Alcuni tra i dialoghi platonici hanno avuto un successo straor-dinario e costante in tutte le epoche (almeno in tutte quelle incui sono stati disponibili, giacch il Medioevo ha letto per secoliben poco di questo losofo). Tra i dialoghi di maggior successo

    c indubbiamente anche il Simposio, che stato al centro diappassionate interpretazioni in almeno quattro momenti dellastoria:- nellet tardo-antica, in particolare con Plotino, che alla teoriadellEros del Simposioe del Fedro(letti unitariamente) dedicagrande attenzione per la costruzione della propria teoria della-nima e dei suoi rapporti con lUno; la caratteristica specica diPlotino, coerente col suo metodo di lettura delle opere platoni-che, la ricerca di una unit teorica anche dove unica teorianon c mediante larmonizzazione dei passi platonici ancheattraverso elementi teorici tratti da altre tradizioni (ma sul temadellamore Platone interpretato unitariamente attraverso Pla-tone stesso);- nellepoca della Scolastica, quando la visione platonica dellE-ros servita per descrivere e interpretare il rapporto tra il mon-

    do sensibile e il Dio cristiano, lamore tra la creatura e il crea-tore;- in epoca rinascimentale, quando il Simposio stato oggetto diappassionati commenti (celebre quello di Marsilio Ficino nelcontesto delle idee del platonismo rinascimentale e dunque

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    dellAccademia Platonica orentina); tra Quattrocento e Cin-quecento orito un vero e proprio genere letterario sul model-lo platonico i cosiddetti dialoghi damore(vedi Dizionario), sucui si sono cimentati non solo loso ma anche scrittori e tratta-tisti (celebri, ad esempio Bembo con i suoiAsolani, in tre libri);- nel Novecento il Simposio stato nuovamente oggetto diappassionate letture, da angolazioni molto diverse: stato alcentro di interpretazioni originali e di percorsi di ricerca losocipresso vari gruppi di studiose e studiosi che si occupano di -losoa della differenza di genere; stato studiato da speciche

    angolazioni da parte di singoli studiosi come il losofo del dirittoHans Kelsen, lo psicanalista Jacques Lacan, il saggista RolandBarthes, la losofa Simone Weil, e cos via (rimandiamo per leopere in cui ne trattano ai nostri Consigli di lettura).Naturalmente stato anche oggetto di attente analisi tra i lo-logi classici e gli studiosi di storia della losoa antica del XXsecolo, e alcune delle molte opere che ne trattano sono stateda noi qua e l citate in nota, dove linterpretazione proposta

    appariva particolarmente interessante (abbiamo proposto unaselezione di queste opere lologiche e storiche nei nostri Con-sigli di lettura, a cui rimandiamo).In gran parte i problemi di interpretazione del Simposiosono glistessi dellinterpretazione complessiva della losoa platonica.Ad esempio, chi come lo storico della losoa Giovanni Realesottolinea il ruolo delle dottrine non scritte come criterio di in-terpretazione dei testi scritti di Platone legge anche il Simposioin questa chiave.Ma ci sono anche probemi specici di interpretazione diquestopera (ci riferiamo ai problemi sullinterpretazione delsenso generale del Simposio, oltre a quelli relativi a singoli pas-si, spesso oscuri in effetti, anche perch rimandano a eventiche solo un lettore dellepoca poteva conoscere). Le pi impor-tanti questioni riguardano:

    - leffettiva posizione di Platone come autore rispetto alle tesiproposte dai singoli personaggi, e in particolare dal personag-gio-Aristofane e dal personaggio-Socrate, tra i cui due dialoghicorre un sotterraneo e interessante lo di rimandi: la posizionedi Platone davvero solo quella di Socrate? Platone ha davve-

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    ro una ed una sola posizione sua, o il gioco dialettico condot-to in maniera rafnata tra percorsi divergenti?- il senso complessivo del gioco letterario proposto: come vainterpretato? tutto sommato di un gioco si tratta, anzi di un no-bile, elevatissimo gioco, come ovvio per una sera e notte disimposio, che cosa assai diversa da una indagine dialetticaseria e meditata; qui lindagine per di pi segnata dal vino edallombra del dio Dioniso che il vino evoca (dunque, nuova-mente, il teatro: vedo il Dizionarioalle voci Dionisiee Dioniso);- il rapporto tra il Simposioe il Fedone, per la differenza (pur

    priva di contraddizioni) nella visione della psiche umana neidue dialoghi.C un ultimo punto, che Lacan denisce la difcolt di diresullamore qualcosa che si tenga in piedi. In effetti ciascunotraduce la faccenda nella sua corda, nella sua nota (Lacan1960). Nel Simposionon sembra esserci una teoria sullamorevera e altre fuori strada. Sembra quasi che non si parli dellastessa realt, tanto ricca la massa di esperienze richiamate,

    e tanto difcile dire qualcosa che si tenga in piedi. Per tutti idiscorsi c una argomentazione convincente, una esperienzache ha convinto questo o quel lettore.

    5. Eros nella cultura greca dei periodi arcaico e classico:

    una tigre, non un gattino con cui giocare

    Nel Simposio Eros compare come dio in vari discorsi, men-tre Socrate, riportando le parole di Diotima, ne fa un demonemediatore tra lumano e il divino. Per conseguenza una guracosmica, che lega insieme parti separate delluniverso.Bench nella tradizione sia un dio e non certo un demone (vediper la differenza le voci Demonee Diodel Dizionario), Platone comunque sul solco dei suoi predecessori nellattribuirgli unruolo cosmico. E cos gi in Esiodo, che ne fa uno dei primi

    tra gli di ad essere scaturito dal Caos primigenio: Dunqueper primo fu Caos, e poi / Gaia dallampio petto, sede sicuraper sempre di tutti / gli immortali che tengono la vetta nevosa

    dOlimpo, / e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle am-

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    pie strade, / poi Eros, il pi bello fra gli immortali, / che rompe

    le membra, e di tutti gli di e di tutti gli uomini / doma nel petto

    il cuore e il saggio consiglio (Esiodo, Teogonia, vv. 116-122).In questi celebri versi Eros caratterizzato in due modi, cheritornano con piena coerenza nella poesia lirica e tragica delVI-V secolo a.C.:- Eros rompe le membra, cio domina i corpi, e li spinge dovevuole senza che essi possano opporre effettiva e vincente re-sistenza;- Eros domina non solo sugli uomini, ma anche sugli di, e

    doma nel petto il cuore e il saggio consiglio: non solo il corpo soggetto al suo volere, ma anche la mente (il saggio con-siglio, che Eros scompiglia) e lintera vita interiore (il cuore).

    Contro Eros c ben poco da fare. E infatti bench doni piaceriinniti (ma la cosa pi dolce, se un lenzuolo / copre due innamo-rati, / e i loro cuori esaltano Afrodite, scrive il poeta alessandrinoAsclepiade di Samo nellEpigramma XI), potenza comunque

    temibile, perch incontrollabile: linnamorato in suo possesso.Cos Saffo: Scuote lanima mia Eros, / come vento sulmonte / che irrompe entro le querce; / e scioglie le mem-

    bra e le agita, / dolce amara indomabile belva (sono versida Tramontata la luna). Cos Anacreonte in un frammen-to: Eros, come tagliatore dalberi / mi colp con una gran-de scure, / e mi rivers alla deriva / dun torrente invernale.Cos Sofocle, in un coro dellAntigone: Nessuno pu salvarsi/ da te: sia pure un dio / o un uomo pochi giorni / durevole: tu

    porti / lo scompiglio alla mente / di chiunque possiedi. / Anche

    lanimo giusto / tu sai rendere ingiusto / e condurlo a rovina.Cos Euripide, in un coro dellIppolito: Eros, o Eros, gi per gliocchi tu stilli / il desiderio, dolcezza e grazia insinuando nella-

    nima / che assali nella tua guerra. / Chio non ti veda, oh mai!,

    / con la mia rovina apparire, / non mi giunga tu oltre misura! /

    Ch fuoco n astro / non ha dardo pi forte / quale dAfrodite/ quello che dalle mani egli scaglia, / Eros, glio di Zeus.In estrema sintesi: Nella letteratura greca del periodo aureo,Eros una divinit da temersi per le catastro che provoca

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    nella vita umana e non troppo da desiderarsi per i beneci checonferisce: una tigre, non un gattino con cui giocare (Dodds1951, p. 284, citando Taylor).

    Ora, occorre riettere sul fatto che il mito non procede con coe-renza narrativa. Intorno ad un nucleo che riguarda in genere undio o un eroe, nasce una serie di racconti non sempre coerentifra loro, per lo pi espressione di tradizioni locali poi estese atutta la Grecia o quasi. I poeti mirano a una certa armonia trai racconti, e li selezionano, ma ciascuno di loro compie in ma-

    niera personale questo lavoro di selezione, sicch in diverseepoche possono sorgere cicli mitologici indipendenti e restarepoi per secoli senza che nessuno pi intervenga a tentare diarmonizzarli. Semplicemente coesistono.Cos anche per Eros. Nella tradizione pi antica nasce primadi Afrodite (in Esiodo nasce quasi subito, appena dal Caos pri-migenio ha inizio la generazione delle entit divine) ed un diocosmico, che non ha nulla a che vedere col sentimentodella-

    more: piuttosto la forza che nelluniverso spinge alla procre-azione, sicch dee e di si accoppiano sessualmente non perpassione reciproca o per il piacere del sesso, ma perch do-minati da un impulso interno che spinge alla generazione. Inquesto senso i poeti dicono che Eros domina non solo i mortali,ma anche gli di, e i racconti del mito confermano.Tradizioni forse pi recenti, sicuramente presenti nella poesiagreca a partire dal VI secolo a.C. (ma Omero gi le conosce),danno invece una diversa nascita per Eros: lo dicono glio diAfrodite, o comunque in rapporto a lei e nato dopo di lei. EAfrodite stessa non la dea della seconda generazione natadal seme di Urano caduto nel mare al momento delevirazioneda parte di Crono (vedi il Dizionarioalla voce Teogonia), comein Esiodo, ma glia di Zeus.Questa diversa corona di miti pone Eros sotto il controllo di

    Afrodite, e Afrodite sotto quello di Zeus, inseriti entrambi nelcontesto dellordine di Zeus (vedi il Dizionarioalla voce Zeus).Lamore adesso anche un sentimento, e non solo un impul-so irresistibile e anche violento comera nelle tradizioni dei miticosmogonici, e gli di, come gli uomini, si accoppiano anche

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    per il piacere dellamore perch innamorati -, non solo perprocreare. E nei miti cominciano a comparire racconti di amoriche non danno luogo ad alcuna nascita.Lamore ancora universale e cosmico, ma non ha pi i ca-ratteri cosmogonici perch la nascita degli di e lordine dellanatura sono adesso completati.Al momento in cui scrive il Sinposio probabilmente tra gli anniSettanta e Sessanta del IV secolo a.C.) Platone ha quindi allesue spalle una lunga storia di Eros. Anzi, varie lunghe storie. Inuna natura ordinata e pacicata da Zeus, che si rigenera con-

    tinuamente attraverso il succedersi delle generazioni (e quindinel ciclo ricorrente della vita e della morte), lEros pu conce-dersi il lusso della gioia e del piacere: Afrodite adesso, la deadella seduzione e della bellezza, a dominare sui cuori e sullementi degli innamorati, come sugli amori di qualsiasi esserevivente, ed Eros le compagno, senza precederla.

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    Platone: vita, opere e personalit

    La vita

    Platone nacque ad Atene intorno al 427 a.C. Il suo vero nomeera Aristocle e il soprannome Platone deriva dallaggettivo gre-co platys, ossia largo, che gli venne attribuito probabilmenteper lampiezza della fronte o delle spalle.

    Apparteneva ad una famiglia dellalta aristocrazia. La condi-zione familiare lo indirizz da giovane alla carriera politica. Nel404-403, quando i Trenta Tiranni guidati da Crizia rovesciaronoil regime politico ateniese per instaurare un governo oligarchi-co, Platone, in quanto parente di Crizia, collabor coi Trenta,ma poi il clima di violenza e di terrore che venne creandosi lospinse a ritirarsi, deluso, dalla scena politica. Successivamenteper la caduta dei Trenta e la restaurazione del regime demo-cratico moderato lo condussero nuovamente allattivit politica.Ma nel 399 Socrate, suo maestro, venne condannato a mortenel corso di un regolare processo svoltosi nella Atene governa-ta secondo i principi della democrazia.Dopo questo episodio Platone perse ogni ducia nella demo-crazia ateniese; assieme ad una parte dei socratici fu addirit-tura costretto a riparare a Megara per evitare eventuali perse-

    cuzioni che, in quanto discepolo di Socrate, avrebbero potutocolpirlo.Intorno al 388 intraprese una serie di viaggi che lo portaronoforse anche in Egitto e a Cirene. Si rec in Magna Grecia; aTaranto conobbe, tra gli altri, Archita, uno dei capi della scuolapitagorica. Visit poi Siracusa, governata allora da Dionigi ilVecchio. Tent di convincerlo a porre in atto le sue idee poli-tiche, ma ben presto si trov in disaccordo col sovrano, cos

    che questi sembra che lo abbia fatto vendere come schiavo adEgina. Una volta liberatosi (grazie ad Anniceride di Cirene chelo riscatt), torn ad Atene, e qui fond una scuola che prese ilnome diAccademia(dal nome del giardino su cui sorgevano gli

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    edici della scuola, dedicato alleroe Academo). LAccademiaebbe successo ed attir a s molti giovani che sarebbero di-ventati poi importanti personalit del mondo politico e culturale.Nel 367 mor il tiranno di Siracusa, Dionigi il Vecchio, e gli suc-cedette il glio, Dionigi il Giovane; costui, attirato dal prestigiodi Platone, per ben due volte lo invit presso di s, come consi-gliere. Platone accett linvito entrambe le volte, nella speranzadi inuenzarlo politicamente attraverso la propria losoa; mail progetto risult irrealizzabile, cos come era avvenuto con ilpadre. Nel 360 torn denitivamente ad Atene e riprese lattivi-

    t di insegnamento e di ricerca allAccademia no al 347, annoin cui mor.

    Le opere

    Di Platone possediamo quasi tutte le opere: si tratta di 34 dia-loghi, un discorso (lApologia di Socrate) e una raccolta di lette-re. Il problema dellautenticit e dellinterpretazione degli scritti

    ha dato origine alla cosiddetta questione platonica; partendodal dialogo LeLeggiche sicuramente lultima opera, rimastaincompiuta, si ricostruita una probabile suddivisione cronolo-gica dei dialoghi.- Opere giovanili:Apologia di Socrate,Critone,Ione,Lachete,Liside,Carmide,Eutifrone,Eutidemo,Ippia Minore,Cratilo,Al-cibiade primo, Ippia maggiore,Menesseno,Gorgia,Repubbli-ca (libro I),Protagora.- Opere della maturit: Menone,Fedone,Simposio,Repubbli-ca (libri II-X),Fedro.- Opere della vecchiaia: Parmenide, Teeteto, Sosta, Politico,Filebo, Timeo, Crizia, Le Leggi.

    La personalit

    difcile dalle informazioni in nostro possesso ricostruire lapersonalit di Platone. Tra i moltissimi personaggi dei suoi dia-loghi, Platone non compare mai in prima persona e il suo pen-siero sarebbe meglio dire la sua ricerca losoca per lo pi(ma non esclusivamente) descritta attraverso il personaggio

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    Socrate. Platone certamente un grandissimo scrittore, ed anche uno scrittore molto versatile, capace negli stili pi diversidi conseguire risultati di grande fascino: nei suoi dialoghi mo-stra di saper sfruttare con sicurezza le risorse stilistiche e com-positive della tragedia, della commedia, e cos via. Alcuni suoidialoghi sono dei capolavori letterari, oltre che opere losoche.Di nobile famiglia, doveva avere un senso rigoroso dei propridoveri verso la societ e una passione profonda per la ricercateorica, unita tuttavia ad una grandissima sensibilit, da artista.Sicch il fascino della bellezza sensibile e il gusto e la sda per

    la pi elusiva e astratta losoa dovevano nella sua personalitfondersi.Amico dei pitagorici, attratto da uno stile di vita riservato, allinter-no di una comunit di uomini dediti alla ricerca, ma sensibile adogni forma della bellezza, ha dedicato tutta la sua vita alla ricercain comune con i loso e gli scienziati della sua cerchia, radunatinel chiuso dellAccademia, in luoghi appartati, riservati, eppurecos attenti alle vicende politiche, alle tensioni del mondo. vis-

    suto a lungo, molto a lungo, circondato dallaffetto dei suoi allievi.Uomo capace di condurre critiche spietate e altrettanto spietateautocritiche, ha scritto testi che fanno discutere da due millen-ni. Tutta la cultura del suo tempo, e le antiche tradizioni dellasua terra, sono fuse nella sua opera e dovevano essere moltopresenti alla sua mente. Ma egli dominato dal desiderio diandar oltre quel che gli uomini sanno: ha sognato di svelarei misteri profondi dellumano e del divino. Nel dipinto rinasci-mentale noto come Scuola di Atenequestuomo sensibilissimoalla bellezza dei corpi, delle parole, della sensibilit dei rapportiumani, della sessualit, rappresentato con la mano rivoltaverso lalto, come ad indicare una direzione privilegiata: e bena ragione, perch verso il mondo al di l del sensibile semprerivolto il suo sguardo, anche quando, attratto dallamore perqualcuno o dalla passione politica, guarda la realt che ha di

    fronte. Sa chiedersi cosa c dietro, quale ne sia il senso. Eper lui il senso della vita e delle cose sembra essere semprealtrove.

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    Consigli di lettura

    Ovviamente la bibliograa sul Simposio come e pi di quellesu qualsiasi altra opera di Platone e, si potrebbe dire, dei loso- antichi sterminata. Una sintesi utile, ma non certo esausti-va, stata proposta da Enrico Peroli nelledizione del Simposiocurata da Reale per la Bompiani pi sotto citata, e rimandiamo

    ad essa per una estensione dellindagine.Da parte nostra preferiamo proporre una selezione di operein forma di consigli di lettura. Si tratta di strumenti di lavoro digenere molto diverso, ma tutti utili almeno a nostro avviso -per chi si accosta al Simposioplatonico. Si va da repertori diinformazioni a studi classici su Platone o sul tema delamore, aletture speciche di loso.Non abbiamo inserito in questi consigli di lettura le opere dei

    loso antichi e moderni sul Simposio(come quelli, molto cele-bri, di Plotino e di Masilio Ficino) non perch riteniamo sia pocoutile consigliarli ai nostri lettori, ma perch avrebbero bisognoessi stessi di consigli di lettura per la loro interpretazione.

    - Antichit classica 2000

    Antichit classica, Garzanti, Milano 2000

    una delle classiche Garzantine, tra le pi recenti e frutto diun lavoro redazionale di primordine, con approfondimenti sutemi specici a rma di specialisti.

    - Barthes 1977

    R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, trad. it. di R.Guidieri, Einaudi, Torino 1979 (ed. or. 1977)A met tra il saggio e la meditazione personale a rma di uno

    dei grandi interpreti della stagione strutturalista francese,questopera non ha a tema il Simposioplatonico, ma davveroun insieme di pagine ciascuna delle quali costituisce un fram-mento di un discorso amoroso. Le notazioni sul testo platonicosono quindi episodiche, ma profonde e personalmente sentite.

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    - Calame 1988

    Lamore in Grecia, a cura di C. Calame, Laterza, Roma-Bari1988Opera collettiva, una ricostruzione a rma di vari speciali-sti europei sui molti temi del pensiero e della letteratura grecache hanno attinenza con la sfera dellamore e della sessualit(e quindi, implicitamente, sia col tema del corpo che su quellodellanima).

    - Cavarero 1990

    A. Cavarero, Nonostante Platone. Figure femminili nella loso-a antica, Editori Riuniti, Roma 1990Studio tra i pi noti della Cavarero gura di primo piano dellalosoa italiana della differenza di genere , dedica pagine im-portanti allanalisi non tanto del Simposioplatonico in generalequanto di singoli e specici punti.

    - Curi 2009

    U. Curi, Miti damore. Filosoa delleros, Bompiani, Milano 2009Analisi dei miti damore dal Simposiono a Don Giovanni, pas-sando per Eco e Narciso, Orfeo e Euridice, Amore e Psiche,Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta. Curi mostra che i miti spie-gano perch lamore, come nostalgia per luno che eravamo,sia alla ne impossibile: esso infatti unione ma anche sepa-razione, appropriazione ma insieme perdita, felicit congiuntaa dolore, vita legata a morte.

    - Dumouli 1997

    C. Demouli, Il desiderio. Storia e analisi di un concetto, trad. it.di S. Arecco, Einaudi, Torino 2002 (ed. or. 1997)Indagine a vasto raggio, il saggio studia il tema del desiderio dauna molteplicit di angolazioni, soffermandosi a lungo sul pen-siero greco. Lattenzione al Simposio platonico dovuta alla

    centralit che il tema del desiderio ha in questopera.

    - Dodds 1951

    E.R. Dodds, I Greci e lirrazionale, trad. it. di V. Vacca De Bosis,Rizzoli, Milano 2003 (ed. or. 1951)

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    Questo saggio di Erik R. Dodds uno dei massimi studiosiinglesi del mondo greco, professore ad Oxford ormai unclassico tra gli studi sulla cultura greca, non solo losoca,ma letteraria, mitologica, antropologica. Il tema il complessodelle tendenze irrazionaliste della cultura greca. Lattenzionea Platone - al Simposiocome a diversi altri dialoghi derivadal fatto che Platone ha utilizzato nella sua opera scritta moltetradizioni orali che Dodds legge come irrazionaliste.

    - Ferrari 2006

    I miti di Platone, a cura di M. Ferrari, Rizzoli, Milano 2006Il volume una antologia dei miti platonici, tra cui quelli delSimposio. Linteresse di questo volume non tanto nellanali-si dei passi di questo dialogo, quanto nel loro inserimento nelcontesto complessivo dei miti platonici. una antologia, mail libro in realt va letto in sequenza per ricavarne limmaginecomplessiva della prassi mitopoietica di Platone.Il volume si segnala anche per una breve premessa, molto lu-

    cida e chiara, di Mario Vegetti che fa il punto sul senso dei mitidi Platone nel contesto della sua losoa.

    - Fubini 1968

    E. Fubini, Lestetica musicale dallantichit al Settecento, Ei-naudi, Torino 1968Il volume una sintesi dellestetica musicale antica e moderna,in uno stile espositivo particolarmente chiaro e brillante. Lope-ra ormai un classico del settore.

    - Galimberti 2001

    U. Galimberti, Introduzionea Platone, Simposio, a cura di F.Zanatta, Feltrinelli, Milano 2001Galimberti studioso contemporaneo molto attento al temadellanima e della vita psichica, a met strada tra storia della

    losoa e psicologia ha proposto in questa introduzione aduna edizione italiana del Simposio platonico una sua letturapersonale del dialogo, particolarmente affascinante pur nellasua brevit, anche con la sottolineatura di aspetti specici avolte tralasciati da altri studiosi.

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    - Gomperz 1896

    Gomperz, Pensatori greci. Storia della losoa antica, I-IV,trad. it. di L. Bandini, La Nuova Italia 1950 (ed. or. 1896)Lopera uno dei classici ottocenteschi della storia della loso-a greca. Ovviamente datata, ha per una solidit di impiantoe di trattazione, nonch una chiarezza di esposizione, che larendono ancora oggi utile.

    - Guidorizzi 2009

    Il Mito greco. I. Gli di, progetto editoriale, introduzioni e note di

    G. Guidorizzi, Mondadori, Milano 2009Lopera, di notevole mole, costruita come una molto ampiaantologia di testi sui miti greci. In realt c di pi, perch in-torno a questa trama il volume offre una notevole quantit diinformazioni sul mito greco relativo agli di, e offre anche unvasto repertorio dei nomi mitologici legati alle divinit.

    - Hadot 1995

    P. Hadot, Che cos la losoa antica?, trad. it. di E. Giovanelli,Einaudi, Torino 1998 (ed. or. 1995)Pierre Hadot, recentemente scomparso, stato tra i massimistudiosi francesi del pensiero antico. In questopera ricostrui-sce lidentit della losoa e la storia di questa identit nel mon-do greco.

    - Huizinga 1939

    J. Huizinga, Homo ludens, trad. it. di A. Vita, Einaudi, Torino1979 (ed. or. 1939) un testo importante per comprendere il Simposiodi Plato-ne, di cui peraltro non tratta per nulla. importante perchvi enunciata la nozione di gioco in losoa come applica-zione ad un caso concreto della nozione universale di gio-co come elevazione dalla sfera biologica a quella spirituale.

    Il Simposioin questo senso , dallinizio alla ne, un gioco lo-soco, e se ne intende male il valore ludico se non si tiene con-to della profonda essenza del gioco (il rischio di sottovalutarelelemento ludico o di non tenerne conto dando importanza soloalle tesi serie che vi sono esposte).

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    - Kelsen 1933

    H. Kelsen, Lamore platonico, Il Mulino, Bologna 1985 (ed. or.1933)Il tedesco Hans Kelsen uno dei massimi loso del diritto delXX secolo. In questopera mette a tema lidentit dellamoreplatonico, chiarendo il senso teorico della difesa dellomoses-sualit nelle opere platoniche, e in particolare nel Simposio.

    - Kruger 1990

    G. Kruger, Ragione e passione. Lessenza del pensiero platoni-

    co, trad. it. di E. Pecoli, Milano 1995 (ed. or. 1990)Lopera non specica sul Simposio, ma legge questoperanel contesto di una interpretazione complessiva del pensieroplatonico.

    - Jaeger 1944

    W. Jaeger, Paideia, II, trad. it. di A. Setti, La Nuova Italia, Firen-ze 1978 (ed. or. 1944-1945)

    Si tratta di uno dei testi fondamentali di storia della losoae della cultura greca del XX secolo, ad opera di uno dei piimportanti lologi classici tedeschi del Novecento. Gli studisu Platone, a cui dedicato il secondo dei tre volumi di cui sicompone lopera, anche se ormai datati sono una pietra miliaredella ricerca losoca e soprattutto lologica su questo losofogreco. Lo studio sul Simposio condotto nel contesto comples-sivo della produzione platonica.Il titolo, Paideia, rmanda al fatto che il lo conduttore del lavorodi Jaeger non la storia della losoa o della cultura greca,ma la ricerca sulla formazione delluomo greco attraverso lalosoa e la cultura.

    - Lacan 1960

    J. Lacan, Il Seminario 1960-1961. Il transfert. La leva dellamore.

    Un commento del Simposio di Platone, Libro VIII, ed. it. a curadi A. Di Ciaccia, Einaudi, Torino 2008 (ed. or. 1991)Lacan uno dei massimi teorici francesi della psicoanalisi. Hatenuto per anni a Parigi dei seminari sui temi pi diversi, masempre orientati alle sue ricerche psicoanalitiche. Tra il novem-

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    bre del 1960 e il febbraio del 1961 il tema del seminario fu ilcommento sistematico al Simposio platonico quasi paginaper pagina nel contesto dellillustrazione della concezionefreudiana del transfert.

    - Nietzsche 1871

    F. Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musi-ca, in OpereIII-1, Adelphi, Milano 1964 (ed. or. 1871) forse la prima grande opera losoca di Nietzsche, nella qua-le messa a tema lorigine della tragedia attica e la sua ne. La

    ricerca condotta seguendo i due grandi temi dellapollineo edel dionisiaco, e si conclude con una analisi delleffetto che lalosoa di Socrate ebbe sullo spirito tragico. Lopera interes-sante da leggere in parallelo al Simposioplatonico non perchvi faccia riferimento spesso ( vero il contrario), ma perch iltema del rapporto fra tragedia e losoa centrale nel testoplatonico e il testo di Nietzsche ovviamente da una amgo-lazione molto personale getta su questo tema una luce im-

    portante non tanto in termini di soluzione del problema quantodella sua denizione.

    - Reale 1997

    G. Reale, Eros demone mediatore e il gioco delle maschere nelSimposiodi Platone, Rizzoli, Milano 1997Giovanni Reale, studioso italiano di losoa antica, ha dedicatovarie opere a Platone e ha curato anche una edizione italianadel Simposio. In questopera propone una lettura suggestiva,anche se basata su interpretazioni fortemente radicalizzate, delSimposioanche alla luce della sua interpretazione complessi-va del pensiero platonico a partire dalle dottrine non scritte.

    - Reale 2000

    Platone, Simposio, a cura di G. Reale, Bompiani, Milano 2000

    una edizione italiana commentata del dialogo platonico chesi segnala per la ricchezza delle informazioni. Linterpretazione molto radicale, condotta sulla base di tesi generali su Pla-tone e speciche sul Simposioche non trovano concordi altristudiosi.

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    - Robin 1908

    L. Robin, La teoria platonica dellamore, trad. it. di D. GiavazziPorta, Celuc, Milano 1973 (ed. or. 1908)In questo saggio Lon Robin, che qui di seguito proponiamoanche come autore della Introduzionealledizione delle BellesLettres del Simposio platonico, sintetizza la propria interpre-tazione del dialogo e, pi in generale, della teoria platonicadellamore.

    - Robin 1929

    L. Robin, Introduzioneal Simposionelledizione de Les BellesLettres, Paris 1989Curata da specialisti francesi, il volume una delle edizioni in-ternazionali di riferimento del testo platonico in greco, propostoanche in traduzione francese. Nel volume ripresa lintroduzio-ne di Lon Robin, uno dei massimi studiosi francesi di Platone,che risale al 1929 e si segnala per lequilibrio delle interpreta-zioni e la chiara denizione dei problemi che emergono dalla

    lettura del dialogo platonico.Le edizioni delle Belles Lettressono a livello internazionale trale pi importanti per la produzione losoca greca.

    - Rudhardt 1986

    J. Rudhardt, Eros e Afrodite, a cura di G. Brivio, Bollati Borin-ghieri, Torino 1999 (ed. or. 1996-1998)Il volume dedicato allo studio delle gure di Eros ed Afroditenelle cosmologie greche, con una raccolta signicativa di te-sti. Lopera particolarmente interessante come introduzioneal Simposio perch Jean Rudhardt, uno dei massimi speciali-sti francesi della religione greca, studia il tema dellEros nelletradizioni mitologiche a cui Platone poteva attingere. Il brevevolume, oltre a tre brevi saggi di Rudhardt, contiene anche unaantologia di testi curata da Guido Brivio sullEros prima di Pla-

    tone (lantologia si chiude con un passo del suo Simposio).

    - Taylor 1949

    A.E. Taylor, Platone. Luomo e lopera, trad. it. di M. Corsi, LaNuova Italia, Firenze 1987 (ed. or. 1949)

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    Saggio ormai datato, per un classico degli studi sul pensieroplatonico. Lanalisi del Simposio condotta analiticamente nelcontesto dello studio dellintera produzione platonica.

    - Trumpf 1983

    J. Trumpf, La funzione del bere nella poesia di Alceo, in Poe-sia e simposio nella Grecia antica, a cura di M. Vetta, Laterza,Roma-Bari 1983Il saggio di Trumpf studia un aspetto specico della culturasimposiale nel contesto di una raccolta di saggi dedicata alla

    poesia simposiale greca.

    - Vernant 1972

    J.-P- Vernant e P. Vadal-Naquet, Mito e tragedia nellanticaGrecia, trad. it. di M. Rettori, Einaudi 1976 (ed. or. 1972)Opera molto celebre, frutto del lavoro di analisi sul mondo grecodella scuola lologica francese della seconda met del XX se-colo, molto attenta alla dimensione storico-psicologica, mette a

    tema il rapporto tra mito e tragedia. I riferimenti al Simposioplato-nico vanno inquadrati nel contesto del tema generale dellopera.

    - Von Der Muhll 1983

    P. Von Der Muhll, Il simposio greco, in Poesia e simposio nellaGrecia antica, a cura di M. Vetta, Laterza, Roma-Bari 1983Parte della stessa raccolta di saggi in cui compare anche lostudio di Trumpf, questo breve saggio studia i caratteri com-plessivi del simposio nellantica Grecia, ed quindi utile comeintroduzione complessiva alla identit del simposio greco.

    - Weil 1950

    S. Weil, Quaderni, III, a cura di G. Gaeta, Adelphi, Milano 1988(ed. or. 1950)Simone Weil una delle grandi losofe francesi del XX secolo.

    Nei suoi Quaderni, una sorta di diario di bordo del suo lavoro -losoco, fa spesso riferimento a opere classiche, sia losocheche religiose. Abbiamo riportato nelle note al testo alcune dellesue osservazioni sul Simposioperch offrono una prospettivaoriginale sullopera.

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    Personaggi del Simposio

    Narratori

    Aristodemo, allievo di Socrate presente la notte del simposio,narra ad AristodemoApollodoro, allievo di Socrate non presente la notte del simpo-sio, narra quanto riferitogli da Aristodemo

    Personaggi che parlano in prima persona

    Apollodoro, allievo di SocrateGlauconeAmico di ApollodoroAristodemo, allievo di SocrateFedro, allievo di SocratePausania, retoreErissimaco, medicoAristofane, commediografoAgatone, giovane poeta tragicoSocrateAlcibiade, giovane uomo politico

    Personaggio che parla attraverso Socrate

    Diotima, sacerdotessa

    Personaggi che non parlano

    Amici di Apollodoro che ascoltano il suo raccontoDiversi serviFlautisteAltri convitati non nominati

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    Sequenza narrativa del Simposio

    Scena iniziale: Apollodoro racconta ad alcuni amici lincontrocon Glaucone e dialoga con uno di loro

    Ha inizio la narrazione di Apollodoro sulla sera del simposio:Aristodemo e Socrate si dirigono verso casa di Agatone

    La cena a casa di Agatone e la decisione che tutti i presentipronuncino un elogio di Eros

    Il discorso di Fedro

    Il discorso di Pausania

    Aristofane ha il singhiozzo e chiede a Erissimaco di poter par-lare dopo di lui

    Il discorso di Erissimaco

    Ad Aristofane passato il singhiozzo e commenta questo fat-to con Erissimaco

    Il discorso di Aristofane

    Breve dialogo tra Socrate e Agatone, interrotto da Fedro

    Il discorso di Agatone

    Dialogo tra Socrate e Agatone, che prepara il discorso di So-

    crate Il discorso di Socrate, che riporta le parole della sacerdotessa

    Diotima

    Larrivo di Alcibiade

    Il discorso di Alcibiade, che pronuncia un elogio di Socrate

    Arrivano altri amici e i discorsi hanno termine

    Il simposio si chiude al mattino, quando gi i galli cantano.

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    Esiodo:Dunque per primo fu Caos, e poi Gaia dallampio petto,sede sicura per sempre di tutti gli immortaliche tengono la vetta nevosa dOlimpo,e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,

    poi Eros, il pi bello fra gli immortali,che rompe le membra, e di tutti gli di e di tutti gli uomini

    doma nel petto il cuore e il saggio consiglioEsiodo, Teogonia, vv. 116-122

    Afrodite:Puro Cielo [Urano] brama di penetrare la Terra [Gea]e desiderio di gioie nuziali simpadronisce di lei.Cadendo dal Cielo, suo amante, la pioggiaha impregnato la Terra; ed ella, per i mortali, fa nascereil nutrimento delle greggi;e il dono di Demetra.Il frutto degli alberi si compie

    per questumida unione.Di tutto questo io sono complice

    Eschilo,Danaidi, fr. 125 Mette

    Erissimaco:Desidero dunque, da parte mia, portare il mio contributoonorando Eros, facendo qualcosa che gli sia gradito; adessoquindi potremmo fare tutti un elogio di questo dio. Se sietedaccordo, avremmo cos un argomento senza alcun dubbiodavvero assai interessante con cui passare il nostro tempo.Potremmo, cominciando da sinistra verso destra, fare unelogio dellEros, il pi bellelogio di cui siamo capaci

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    Apollodoro1:[172] Credo proprio di essere ben preparato per soddisfare la

    vostra2

    curiosit. Laltro giorno, infatti, venivo in citt da casamia, al Falero, quando uno che conosco3, dietro di me, mi chia-ma da lontano in tono scherzoso:Ehi tu, del Falero4, Apollodoro, mi aspetti un momento?Mi fermo e laspetto. E quello:Apollodoro, tho cercato ovunque. Volevo domandarti dellin-contro di Agatone, di Socrate, di Alcibiade e degli altri che era-

    no con loro al simposio, e cos sapere quali discorsi l si sonofatti sullamore. Mi ha gi raccontato qualcosa un altro, che ne

    1 Apollodoro non era presente la sera del simposio; ma il Simposio interamente narrato da lui. Si veda sulla sua gura il Dizionarioalla voce

    Apollodoro.Platone ha collocato il suo racconto in una cornice tipica della cultura orale:Apollodoro racconta ai suoi ascoltatori non quanto ha visto e sentito di

    persona, ma quanto ha ascoltato da uno dei presenti al simposio, Aristodemo,dopo avere controllato con Socrate stesso la veridicit del racconto.La notte in cui avvenuta la festa simposiale risale, nella nzione platonica,

    al febbraio del 416 a.C., dopo la vittoria di Agatone allagone tragico diquellanno (vedi ilDizionarioalla voceDionisie). Il racconto di molti anni

    dopo, ma prima della morte di Socrate.Quanto alla composizione del Simposio, gli studiosi concordanonellattribuirlo alla maturit di Platone; ma dare una datazione precisa impossibile: stata proposta una data intorno al 370 a.C. Sarebbe importantestabilire una cronologia relativa a dialoghi che trattano temi simili (Fedone,

    RepubblicaeFedro, soprattutto), ma non ci sono elementi per stabilire unaprecisa sequenza nella produzione platonica.

    2Chi siano gli ascoltatori del racconto di Apollodoro non viene detto. A parte

    un paio di battute di uno di loro di cui non si dice il nome che leggeremotra poco, rimangono silenziosi per tutto il tempo senza intervenire mai.

    3 Glaucone, come vedremo subito, ma di lui non abbiamo notizie precise.

    4 uno dei due porti di Atene, non lontano dalla citt.

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    aveva sentito parlare da Fenice5, il glio di Filippo; mi ha dettoche tu eri al corrente di tutto, ma lui, purtroppo, non poteva dir

    niente di preciso. E quindi ti prego, racconta: nessuno megliodi te pu riportare i discorsi del tuo amico. Ma dimmi, per co-minciare: eri presente a quella riunione o no?

    Si vede bene - rispondo io - che quel tizio non ti ha raccontatoniente di preciso, se credi che la riunione che ti interessa siaavvenuta da poco, e io abbia potuto parteciparvi.

    Io credevo cos.

    Ma com possibile, Glaucone? Sono molti anni - non lo sai?- che Agatone6manca da Atene. E poi sono passati meno di treanni da quando io frequento Socrate e sto attento tutti i giorni aquello che dice e che fa. [173] Prima me ne andavo di qua e dil, credendo di fare chiss che cosa, ed ero invece lessere pivuoto che ci sia, come te adesso, che credi che qualsiasi occu-

    pazione sia meglio della losoa.

    Non mi prendere in giro - disse - e dimmi piuttosto quando cstata quella riunione.Noi eravamo ancora dei ragazzini - gli rispondo -. Fu quandoAgatone vinse il premio con la sua prima tragedia, il giornosuccessivo a quello in cui offr, con i coreuti, il sacricio in

    onore della sua vittoria.

    Ma allora son passati molti anni. E a te chi ne ha parlato?

    Socrate stesso?No, per Zeus, - dico io - ma la stessa persona che lha raccon-

    5Come nel caso di Glaucone, non sappiamo chi siano queste gure.

    6La casa presso cui si svolge il simposio quella del poeta tragico Agatone.Quella notte fra pochi amici (nel dialogo si dir che le notti sono ancoralunghe, dunque probabilmente febbraio) si festeggiava la vittoria dellesue tragedie nellanno 416 (per la gare tragiche, vedi nel Dizionario la voceDionisie, e per la gura del padrone di casa vedi la voce Agatone).

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    tato a Fenice, un certo Aristodemo7, del demo Cidateneo, unomingherlino, sempre scalzo. Cera anche lui alla riunione: era

    uno degli ammiratori pi appassionati di Socrate, allora, a quelche sembra. Io poi non ho certo mancato di chiedere a Socratesu ci che avevo sentito da Aristodemo: e lui stesso mi ha con-fermato che il suo racconto era esatto.

    E allora racconta, presto. La strada per la citt sembra fattaapposta per chiacchierare, mentre andiamo.

    Ed eccoci dunque in cammino, parlando di queste cose: per

    questo che sono cos preparato, come vho detto allinizio, perparlarne adesso. Se dunque questo racconto deve essere fattoanche a voi, son ben felice di farlo. Del resto, quando parlo iodi losoa, o altri ne parlano in mia presenza, provo la gioia

    pi grande. Al contrario, quando sento parlare certe persone, esoprattutto i ricchi, gli uomini daffari, la gente come voi, allorami annoio e ho anche un po pena per voi, che credete di fare

    chiss cosa e invece fate cose che non valgono niente. Da par-te vostra, del resto, mi giudicate un poveretto, e forse lo sonodavvero. Ma che siate voi dei poveretti, questo non lo sapeteaffatto, e io invece lo so.

    Amico di Apollodoro: Sei sempre lo stesso, Apollodoro. Dicisempre male di te e degli altri. Tu hai laria di pensare che,Socrate a parte, tutti gli altri siano dei poveretti, a cominciare

    da te stesso. Da dove ti viene il soprannome di Tranquillo,proprio non si sa. Tu non cambi proprio mai: ce lhai sempre

    7Nei Memorabili di Senofonte (I, 4) Aristodemo ha un colloquio con

    Socrate. Ma non sappiamo altro di lui a parte questo passo di Platone e quellodi Senofonte. La caratterizzazione di questo passo sempre scalzo ha forserilevanza perch anche Socrate, di cui (come molti altri) era appassionato

    amico e allievo, andava abitualmente scalzo.

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    con te stesso e con tutti gli altri, a parte Socrate8.Apollodoro: Ma carissimo, non evidente? Questa opinione

    che ho di me e degli altri non prova forse quanto sia folle, quan-to deliri?Amico di Apollodoro:Dai, Apollodoro, non val la pena adessodi star qui a litigare. Fa piuttosto quel che ti abbiamo chiesto eraccontaci: che discorsi si fecero quella notte?

    Apollodoro:E va bene, ti racconter pi o meno cosa si disse.Ma forse meglio che parta dallinizio e cerchi di rifare pervoi, a mia volta, il racconto di Aristodemo.[174] Incontrai Socrate, mi disse, che usciva dal bagno e si eramesso dei sandali, contro le sue abitudini9. Gli domandai, doveandasse, visto che si era fatto cos bello. E lui mi rispose:Vado a cena da Agatone. Ieri alla festa in onore della sua vit-

    toria me ne son venuto via, perch mi dava fastidio tutta quellagente. Ma ho accettato di andar da lui oggi e cos mi son fattobello: voglio esser bello per andare da un bel giovane10. E tu?

    8Di questo amico di Apollodoro non indicato il nome. Ma non irrilevantequanto dice: il soprannome che attribuisce ad Apollodoro non ci altrimenti

    attestato e quindi non ne comprendiamo bene il senso (esiste per una diversalezione, il pazzo); tuttavia limmagine della losoa come pratica di vitache scuote la persona sino in fondo importante nelleconomia del Simposio,

    perch ritorna alla ne del dialogo nelle parole di Alcibiade, che parla in

    questi termini delleffetto che Socrate fa su di lui. Su questo punto si veda ilDizionarioalla voceFilosoa.

    9Come prima osservavamo, landare scalzo era una delle caratteristiche diSocrate. Il dettaglio importante perch nel discorso di Diotima riferito a

    Socrate questa sar anche una delle caratteristiche di Eros: rude, va a piedinudi, un senza-casa.

    10Barthes traduce: Mi sono fatto bello, per andare bello da un bello. Ecommenta: Io devo rassomigliare a chi amo. Io postulo (ed questo ci chemi delizia) una conformit di essenza tra laltro e me. Immagine, imitazione:

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    Che ne pensi di venire anche se non sei stato invitato?

    Io risposi:

    Ai tuoi ordini!Allora seguimi, mi disse. Per questa volta faremo una piccolamodica al proverbio e diremo che le persone per bene vanno

    a cena senza invito dalle persone per bene11. Del resto ancheOmero non solo lha modicato questo proverbio, ma ha quasi

    rischiato di capovolgerlo. Rappresenta Agamennone come unguerriero di primordine e Menelao come un guerriero senza

    coraggio12

    ; ma poi al pranzo offerto da Agamennone dopo unsacricio ci fa vedere che arriva anche Menelao, che viene allafesta senza esser stato invitato13: luomo che val poco che va alfestino di un uomo valoroso!.

    E a questo Aristodemo mi disse di aver risposto cos:Allora corro proprio un bel rischio, ma non per quel che dicitu, Socrate; credo piuttosto di essere, come in Omero, il po-

    veruomo che si presenta senza invito dal granduomo. Vedraitu che mi ci porti quali scuse trovare, perch io non dir certo dinon essere stato invitato, dir che mi hai invitato tu.

    Due che vanno insieme, mi rispose, luno provvede allaltro14:e allora andiamo, che per via penseremo a cosa dire.

    E con questo proposito, mi disse, ci mettemmo in cammino.Ma Socrate, concentrato nei suoi pensieri, rimaneva indietro.

    faccio il maggior numero possibile di cose come laltro. Io voglio esserelaltro, voglio che lui sia me, come se fossimo uniti (Barthes 1997, p. 15).

    11 In greco c un gioco di parole tra il nome Agatone e il termine chetraduciamo con persone per bene, agathoi (i buoni, i valorosi). Il proverbiosu cui Socrate gioca probabilmente diceva Al banchetto degli umili vanno

    spontaneamente gli uomini di valore.12Omero,Iliade, XVII, 588.

    13Omero,Iliade, II, 408.

    14Omero,Iliade, X, 224.

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    Quando laspettavo, mi diceva di andar pure avanti. Arrivo daAgatone, la porta aperta e mi trovo subito in una situazione un

    po comica: uno schiavo mi viene incontro dalla casa e mi portanella sala dove gli altri avevano gi preso posto, gi pronti perla cena. Mi vede Agatone e mi dice:Aristodemo, arrivi al momento gusto per cenare con noi. Sesei venuto per qualcosaltro, rimanda tutto a pi tardi, perchieri ho cercato di invitarti ma non tho trovato. E Socrate? non con te?

    Allora mi volto, mi disse Aristodemo, e non lo vedo pi. Nonmi era dietro. Spiego dunque di essere venuto con Socrate, eche era stato lui ad invitarmi alla cena.Ben fatto, disse Agatone. Ma lui dov?

    Era dietro a me sino ad un istante fa! dove pu essere nito?

    [175] Ragazzo, disse allora Agatone ad un servo, va ben avedere dov Socrate e portalo da noi. Tu Aristodemo intanto

    prendi posto su questo divano a anco dErissimaco.E raccontava che mentre un domestico gli lava i piedi per po-tersi stendere sul divano, un altro arriva dicendone una nuova:Questo Socrate di cui parlate s rintanato nel vestibolo deivicini, ed fermo l; ho avuto un bel chiamarlo, non volutovenire.

    Certo che ben strano, disse Agatone. Ritorna subito a chia-

    marlo e non lasciarlo l.Non fate niente, dissi io, lasciatelo l piuttosto. E unabitu-dine che ha quella di mettersi in un angolo, non importa dove,e di restare l dov15. Verr presto, penso; non disturbatelo,

    15Questo comportamento di Socrate, descritto anche in altri luoghi platoni-ci, ha fatto molto discutere gli interpreti, che vi hanno visto di tutto, compresouna malattia di Socrate. Qui la cosa presentata come un momento di forteconcentrazione, su cui si scherzer tra poco.Pi avanti, nel suo discorso Alcibiade racconter un analogo episodio suSocrate avvenuto in guerra, al tempo della battaglia di Potidea. Dunqueallinizio e alla ne del SimposioSocrate presentato come persona capace

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    lasciatelo tranquillo.

    E va bene, facciamo cos, disse Agatone, se lo dici tu! Quan-

    to a noi, ragazzi portateci da mangiare. Voi portate sempre damangiare quel che vi pare, quando non c nessuno a control-lare - cosa che io peraltro non ho mai fatto nella mia vita! Maoggi, fate nta che io e i miei amici siamo vostri invitati e por-tateci il meglio, tanto da meritare i nostri complimenti!

    E cos, disse Aristodemo, eccoci a tavola, ma Socrate non veni-va. Agatone insisteva tutti i momenti per mandarlo a chiamare,

    ma io lo fermavo. Alla ne arriv, diciamo verso la met delpranzo, senza essersi poi fatto troppo aspettare, come spesso fa-ceva. Allora Agatone, che si trovava da solo sullultimo divano,gli disse subito:Vieni qui, Socrate, mettiti accanto a me, che io possa appren-dere subito per contatto diretto i tuoi pensieri l nel vestibolo;a qualcosa devono pure aver condotto le tue riessioni, se no

    saresti ancora l.Socrate si siede e fa:Sarebbe una buona cosa, Agatone, se i pensieri potessero sci-volare da chi ne ha pi a chi ne ha meno per contatto diretto,quando siamo accanto, tu ed io; come lacqua che, attraversoun lo di lana, passa dalla coppa pi piena alla pi vuota. Se

    cos, voglio subito mettermi al tuo anco, perch la tua grande

    e bella saggezza possa riempire la mia coppa. Che per la verit un po cos, incerta come un sogno, mentre la tua sapienza

    di una forte concentrazione (come se andasse in trance) e di un distacco quasitotale dal mondo intorno (Alcibiade parler inoltre della sua resistenza alfreddo, alle fatiche, ed anche alle seduzioni sessuali). Nel testo del dialogoSocrate presentato invece come uomo di mondo, nel senso migliore deltermine, uno che sa adattarsi facilmente anche allumore della pi gaia comi-tiva (Taylor 1949, p. 331). I due volti di Socrate sono sottolineati dalla gaia

    compagnia con scherzi e giochi di parole, ma contribuiscono a sottolinearela diversit (e la personalit difcilmente comprensibile, ma affascinante e

    perci inquietante) di Socrate.

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    limpida e pu sfavillare ancora di pi, lei che ha brillato conlo splendore della tua giovinezza e ier laltro ha fatto faville

    davanti a pi di trentamila greci, che prendo tutti a miei testi-moni!Che fai, mi prendi in giro, Socrate?, disse Agatone. Sulla sag-gezza faremo i conti pi tardi, te ed io, e prenderemo Dioniso anostro giudice. Ma intanto pensiamo a cenare.

    [176] E cos, disse Aristodemo, Socrate prese posto sul diva-no. Dopo aver cenato, e gli altri con lui, e dopo aver fatto le

    libagioni, i canti in onore del dio e le cerimonie duso16

    , ci siprepar a bere. Fu Pausania, allora, a prendere la parola per direpi o meno cos:Carissimi, come si fa adesso a bere senza star male? io, ve lodico subito, non mi sento troppo bene dopo la festa di ieri, per-ch ho bevuto un po troppo e vorrei andarci piano stasera; delresto voi dovreste essere pi o meno tutti nelle mie condizioni,

    perch ceravate anche voi ieri. Allora, come possiamo fare perbere senza star male?Intervenne Aristofane:Ben detto, Pausania. Ti do proprio ragione, anchio vorrei an-darci piano a bere perch sono di quelli che ieri sera hannoforse un po esagerato!

    A queste parole, disse Aristodemo, intervenne Erissimaco17, il

    glio di Acumeno:

    16Sulle pratiche rituali del simposio greco si veda il Dizionarioalla voceSimposio.

    17 E un medico, citato in altri dialoghi platonici (nel Protagora e nelFedro). La sua gura vicina a quella dei loso naturalisti, ad Empedocle

    in particolare. Nel SimposioErissimaco ha un po il ruolo del regista dellaserata: propone il tema, consiglia prudenza nel bere (diminuendo cos lacarica dionisiaca della serata, in favore di un aumento della componenteapollinea), alla ne del dialogo suggerisce ad Alcibiade di fare lelogio di

    Socrate invece che di Eros. Si veda ilDizionarioalla voceErissimaco.

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    Avete ragione, disse, ma sentiamo gli altri: tu che ne dici, Aga-tone, hai ancora la forza di bere?

    Per nulla, rispose, non ce la faccio proprio.A quanto sembra, disse Erissimaco, proprio una fortuna pertutti - per me, per Aristodemo, per Fedro, per tutti quanti - chevoi, i migliori bevitori, dobbiate adesso rinunciare, perch noinon ce la faremmo a starvi dietro. Farei uneccezione per So-crate: tanto bravo a bere che a non bere, per lui andr sempre

    bene, qualunque cosa decidiamo18. E, visto che nessuno qui mi

    sembra disposto a bere del gran vino, forse riuscir a non esseresgradito a nessuno dicendovi la verit sullubriachezza. Comemedico devo subito dirvi che evidente che ubriacarsi fa male.Del resto io non mi sento portato a bere fuori misura19, n aconsigliare ad un altro di farlo, soprattutto se ha la testa ancora

    pesante per il giorno prima.

    Poi intervenne Fedro20, quello di Mirrinunte:

    Quanto a me, io ti credo sempre se parli di medicina, ma oggiti crederanno tutti, se non sono matti.Queste parole furono ascoltate e allunanimit si decise che non

    18 Questa sottolineatura sulla imperturbabilit di Socrate ricorre nelSimposio. Come vedremo, centrale nel discorso nale di Alcibiade.

    19Nel simposio greco spesso la serata era allietata dalla musica. Ma anchedai discorsi: si ricordi Senofane che nella sua elegia canta Conviene anzituttoad uomini assennati cantar le lodi del dio / con pii racconti e con parole pure.

    / Dopo aver libato e implorato la forza di agir giustamente / - ch questo

    ci che pi importa - / non eccesso bere tanto che si possa giungere a casa

    / senza laiuto del servo, se non si troppo vecchi. / Ma quegli da lodare

    che nel vino rivela nobilt di pensiero / cos come la memoria e il suo canto

    sispirano alla virt / non per cantare le lotte dei Titani o dei Giganti / o dei

    Centauri - favole dei primordi - / e neppur le veementi lotte di parte, tuttiargomenti vani; / ma rispettar sempre gli di la vera virt ( il celebre

    frammento 1).

    20Sulla gura di Fedro vedi ilDizionarioalla voceFedro.

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    si sarebbe passata la serata ad ubriacarsi e che ciascuno avrebbebevuto quanto si sentiva.

    E dunque, riprese Erissimaco, visto che siamo daccordo checiascuno beva quanto vuole, senza nessun obbligo, io proporreiadesso di congedare la nostra giovane autista21che appenaentrata: per stasera suoni da sola o, se lo desidera, per le donnedi casa. Noi, invece, passeremo la serata chiacchierando. Dicosa possiamo parlare? Io quasi quasi unidea ce lavrei, se vo-lete ve la dico.

    Tutti furono daccordo, disse Aristodemo, e chiesero a Erissi-maco di fare la sua proposta. Questi riprese dicendo:[177] Parler, per cominciare, alla maniera della Melanippedi Euripide22, perch non son mie queste parole, che adessovi dir, ma di Fedro, che l. Lui mi dice sempre, tutto indi-gnato: Non strano, Erissimaco, che per tutti gli altri di visiano inni e peana23composti dai poeti e che in onore dellE-

    ros, un dio cos potente, cos grande, non vi sia stato ancora unsolo poeta, tra tutti, che abbia composto il pi piccolo elogio?Prendi, se vuoi, i sosti di fama: scrivono in prosa lelogio di

    Eracle, e daltri ancora, come ha fatto lottimo Prodico24. Mac di peggio. Non mi capitato laltro giorno di vedere il librodi un sapiente che faceva lelogio del sale25, per la sua utilit?Ed altre cose dello stesso genere, lo sappiamo, sono state fatte

    oggetto di elogio. Ci si data molta pena di trattare di parecchiargomenti, ma lEros, lui non ha trovato ancora nessuno sino

    21 Vedi ilDizionarioalle vociFlauto / Flautistae Simposio.

    22Euripide,Melanippe saggia, fr. 484 Nauck, VI.

    23Vedi nelDizionariole vociInnoePeana.

    24Nei Memorabili Senofonte riprende da Prodico un celebre apologo:Eracle al bivio (vedi ilDizionarioalla voceProdico).

    25Non sappiamo a chi faccia qui riferimento Platone.

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    ad ora che abbia avuto il coraggio di onorarlo come merita!Ecco come ci si dimentica di un grande dio! Ebbene, io credo

    che su questo Fedro abbia ragione. Desidero dunque, da partemia, portare il mio contributo onorandolo, facendo qualcosache gli sia gradito; adesso quindi potremmo fare tutti un elogiodi questo dio. Se siete daccordo, avremmo cos un argomentosenza alcun dubbio davvero assai interessante con cui passare ilnostro tempo. Potremmo, cominciando da sinistra verso destra,fare un elogio dellEros, il pi bellelogio di cui siamo capaci.

    Fedro parler per primo, perch al primo posto ed allo stes-so tempo il padre di questidea.Nessuno, mio caro Erissimaco, disse Socrate, voter controla tua proposta. Non sar io ad oppormi, che dichiaro subitodi non saper nulla di nulla, ma dellEros son proprio esperto26;non Agatone o Pausania, e certo neppure Aristofane, che tra-scorre tutto il suo tempo fra Dioniso e Afrodite, n gli altri che

    vedo qui stasera. Certo il compito pi difcile per noi cheoccupiamo gli ultimi posti. Ma se quelli che parlano prima dinoi lo faranno davvero bene, ne saremo soddisfatti. Che Fedrocominci, con i nostri auguri! che faccia lelogio dellEros!.

    [178] Furono subito tutti daccordo e tutti si unirono allinvitodi Socrate. Aristodemo non si ricordava pi esattamente ci checiascuno disse e io stesso non ricordo pi bene ci che lui mi

    raccont. Le cose pi importanti, o quel che a me sembratopi degno di essere ricordato, adesso ve lo riporter nella formain cui ciascuno lha detto.

    26Nonostante il tono ironico della frase, Socrate nel Simposiosi dichiarapi volte davvero esperto dellEros, fatto non certo usuale per chi su qualsiasiargomento dichiara so di non sapere. Come vedremo meglio pi avanti,Socrate ha ricevuto una sorta di rivelazione sullEros. Il tono comunque

    per tutto il Simposiosemiserio, sospeso tra gioco e ricerca losoca.Per la nozione di gioco, che domina lintero dialogo, vedi il Dizionarioallavoce Gioco.

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    Discorso di Fedro

    E cos, secondo Aristodemo, il primo a parlare fu Fedro, co-

    minciando il suo discorso pi o meno in questi termini:E un gran dio lEros, un dio che merita tutta lammirazionedegli uomini e degli di per diverse ragioni, non ultima la suaorigine. E annoverato tra i pi antichi di, e questo, aggiunse, un onore. Di questa antichit abbiamo una prova: lEros nonha n padre n madre, e nessuno, n in poesia n in prosa, glieloha mai attribuito. Esiodo27ci dice che innanzitutto vi fu il Caos,

    e la Terra dallampio seno, / sicura sede per tutti i viventie lEros28.... E, in accordo con Esiodo, anche Acusilao29diceche dopo il Caos sono nati questi due esseri, la Terra e lEros.Quanto a Parmenide30, parlando della generazione dice che ditutti gli di, Eros fu il primo che la dea partor. Cos c ampio

    accordo nel dire che lEros uno degli di pi antichi.Essendo cos antico, per noi la sorgente dei pi grandi beni31.

    Per me, io lo affermo, non c pi grande bene nella giovinezza

    27Su Esiodo si veda ilDizionarioalla voce Teogonia.

    28Esiodo, Teogonia, vv. 116 ss.

    29Acusilao uno scrittore greco a noi poco noto che nelle sue Genealogie,di cui ci sono pervenuti scarsi frammenti, ripercorreva le tradizioni localidelle citt greche, narrandone le origini, a partire dal mito.

    30E il celebre losofo, per cui il verso dovrebbe appartenere alPoema sullanatura. Ma non per noi integrabile con i non pochi versi che ci sono rimasti;isolato com, ai nostri occhi fuori contesto. Ma la cosa non rilevantenelleconomia del discorso di Fedro, che sta solo facendo una carrellata dellatradizione poetica sulle origini di Eros.

    31 Eros fa s che ciascuno (uomo o donna che sia) in nome dellamorediventi capace di rendere pi forte il proprio io. Chi ama davvero, trasforma sestesso, acquista forza e maturit. Lamore consente alluomo comportamentialtrimenti impensabili. In chi ama si produce un cambiamento interiore, nonsi pi quelli di prima. In questo senso Eros la sorgente dei pi grandi beni.

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    che avere un amante32virtuoso e, se si ama, trovare eguale amo-re in chi si ama. Infatti i sentimenti che devono guidare per tutta

    la vita gli uomini destinati a vivere nel bene non possono ispi-rarsi n alla nobilt della nascita n agli onori n alla ricchezza,n a nullaltro: devono ispirarsi ad Eros. Ora, mi chiedo, qualisono questi sentimenti? La vergogna per le cattive azioni, lat-trazione per le azioni belle. Senza questo, nessuna citt, nessunindividuo potranno far mai nulla di grande e di buono. Cos, iolo dichiaro, un uomo che ama, se sorpreso in agrante a com-

    mettere unazione malvagia o a subire per vigliaccheria, senzadifendersi, una grave offesa, soffrir certamente se a scoprirlosaranno suo padre o i suoi amici o chiunque altro; ma soffrirmolto di pi se a scoprirlo sar il suo amante. Ed lo stesso

    per lamato: davanti al suo amante, noi lo sappiamo bene,che egli sentir la pi grande vergogna, quando sar sorpresoa fare qualcosa di cui vergognarsi. Se esistesse un mezzo per

    mettere insieme una citt o un esercito fatti solo da amanti edai loro amati, essi si darebbero certamente il miglior governoche ci sia: allontanerebbero infatti da loro tutto ci che catti-vo e rivaleggerebbero sulla via dellonore33. E se questi amanticombattessero34luno di anco allaltro potrebbero vincere, per

    32 Per la differenza tra amante e amato si veda il Dizionario alla voceAmante / Amato. Ma qui il tema tradizionale dellamore come strumentodi educazione dalladulto (amante) al giovane (amato) si amplia al temagenerale dellamore tra innamorati, perch subito si parla di amore reciproco.

    33Vedi ilDizionarioalla voce Onore.

    34In breve, il gran servigio che Eros rende agli uomini quello diinfondere loro menos(valore, ardimento). (Questo era, di fatto, il criterioseguito a Sparta e nelle comunit doriche, dove lamore omosessuale nellasua forma pi grezza veniva incoraggiato perch si credeva che contribuisseal valore militare). () E una apologia della teoria e del costume diSparta (Taylor 1949, p. 334). Un battaglione sacro i cui giovani membri

    erano tra loro amanti davvero esistito, ma non a Sparta. Era tebano e loguid Epaminonda alla battaglia di Leuttra nel 371 a.C., ma impossibile

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    cos dire, il mondo intero, anche se fossero soltanto un piccologruppo, perch sarebbero molto uniti tra loro. [179] Infatti per

    un innamorato sarebbe pi intollerabile abbandonare i ranghi ogettare le armi35sotto gli occhi del suo amato che sotto gli occhidel resto dellesercito; preferirebbe piuttosto morire cento vol-te. Quanto ad abbandonare chi si ama, a non aiutarlo in caso di

    pericolo, nessuno cos vigliacco che lEros non riesca a ispi-rargli una forza divina rendendolo eguale a quelli che per na-tura hanno grande coraggio. Esattamente come in Omero il dio

    viene a ispirare lardore per la battaglia a certi eroi, cos lErosfa questo dono agli innamorati, ed essi lo accettano da lui.Meglio ancora: morire per laltro. Soltanto gli amanti accettanoquesto, non solo gli uomini, ma anche le donne. La glia di

    Pelia, Alcesti36, ha dato ai Greci un esempio chiarissimo di ciche dico. Soltanto essa acconsent a morire per il suo sposo, che

    pure aveva un padre e una madre. La sua gura si eleva cos in

    alto su di loro per la forza nata dal suo amore da farli apparireestranei al loro stesso glio, senza altro legame con lui che ilnome. Avendo agito in questo modo, il suo gesto sembrato

    dire se nel testo platonico implicito un riferimento storico di questo tipo(comunque il Simposiodovrebbe essere stato scritto proprio intorno al 370

    a.C.).35 Gli opliti greci combattevano a ranghi serrati. Il valore individualecontava poco, quel che contava era la compattezza del gruppo. Perconseguenza abbandonare i ranghi o gettare le armi non era solo uncomportamento considerato vile (oltre che un vero e proprio reato), ma ancheun reale pericolo perch avrebbe aperto una falla nella compattezza delloschieramento. Insomma, comportamenti gravi e tali da far rischiare il proprioesercito in battaglia. Cera di che vergognarsi per un greco.

    36Nel mito Alcesti una donna che d la sua vita per richiamare dallamorte il marito Admeto. La sua gura ci ben nota anche per una tragedia di

    Euripide, lAlcesti(vedi nelDizionariola voceAlcesti), in cui Alcesti accettadi morire al posto del marito, ma Eracle la rapisce dagli inferi e la riporta invita, giovane e bella.

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    bellissimo, non solo agli uomini ma anche agli di. Essi conce-dono davvero a pochi il privilegio di richiamare in vita la loro

    anima dal fondo dellAde, una volta morti. Ebbene fra tantieroi, autori delle pi belle azioni, concessero questo privilegioproprio ad Alcesti ricordandosi del suo gesto che avevano tantoammirato. A tal punto gli di onorano la dedizione e il coraggioal servizio dellEros. Al contrario essi mandarono via dallAdeOrfeo37, glio di Eagro, senza ottenere nulla: gli mostraronosoltanto unimmagine38 della donna per la quale era venuto,

    senza concedergliela. La sua anima, infatti, sembrava loro de-bole, perch altri non era che un suonatore di cetra; non avevaavuto il coraggio di morire, come Alcesti, per il suo amore, maaveva cercato con tutti i mezzi di penetrare da vivo nel regnodei morti. E certamente per questa ragione che essi gli han-no initto questa punizione e hanno fatto in modo che morisse

    37Sembra (c unampia discussione tra gli studiosi in merito) che il mito diOrfeo sia molto importante per la storia della losoa perch lorsmo una

    delle religioni misteriche, afni al pitagorismo, che pi hanno inuenzato la

    formazione delle idee losoche dellantichit, dal pitagorismo alla visione

    dellanima di Empedocle e di Platone. Nel mito, Orfeo sa incantare con la suamusica uomini e di, e quando muore la donna di cui innamorata, Euridice,scende nellAde e la sua musica fa s che gli di degli inferi gli concedano

    di portare con s Euridice, traendola dal mondo dei morti. Orfeo per dovrrisalire sulla Terra sempre suonando durante il cammino, e non dovr maivoltarsi. Ma non resiste, si volta e perde la sua amata. Il mito ci noto inmolte varianti; in quella richiamata da Fedro la donna che Orfeo crede divedere non la vera Euridice ma solo la sua immagine. Vedi il Dizionarioalla voce Orfeo.C qui, indubbiamente, un forte attacco (di sapore davvero platonico) controla poesia e la musica, contrapposta duramente nella sua leggerezza alla

    gravit dei comportamenti di cui sono capaci Alcesti e Achille.38 Il senso del termine immaginecon cui rendiamo in italiano loriginalegreco (altri traducefantasma) negativo: limmagine intesa come sostitutoillusorio della realt. Su questo concetto, tipicamente platonico, nel Simposiosi torna nelle ultime battute del discorso di Diotima.

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    per mano delle donne. Non hanno agito nello stesso modo conAchille39, il glio di Teti: lhanno trattato con onore, aprendo-

    gli la via per le isole dei beati. Achille infatti, avvertito dallamadre che sarebbe morto se avesse ucciso Ettore, e sarebbeinvece tornato a casa nendo i suoi giorni da vecchio se non lo

    avesse fatto, scelse con coraggio di restare al anco di Patroclo,

    il suo amante, vendicandolo: scelse non di morire per salvarlo,perch era gi stato ucciso, ma di seguirlo sulla via della morte.[180] Cos gli di, pieni di ammirazione, gli hanno tributato

    onori eccezionali, per aver posto cos in alto il suo amante.Eschilo scherza quando pretende che Achille sia lamante diPatroclo: Achille era pi bello non soltanto di Patroclo, ma an-che di tutti gli altri eroi messi insieme; era un ragazzo, non ave-va ancora la barba, ed era quindi assai pi giovane di Patroclo,come dice Omero. Cos se gli di onorano soprattutto questo

    particolare tipo di coraggio che si mette al servizio dellamore,

    essi ammirano, stimano, ricompensano ancor di pi la tenerez-za dellamato per lamante che quella dellamante per i suoiamati. Lamante, infatti, pi vicino al dio dellamato, perchun dio lo possiede40. Ecco perch gli di hanno onorato Achille

    pi che Alcesti, aprendogli la via per le isole dei beati.Ecco dunque, io lo dichiaro, lEros tra gli di il pi antico eil pi degno, ha i maggiori titoli per guidare luomo sulla via

    della virt e della felicit, sia in vita che nel regno dellaldil.

    39Vedi ilDizionarioalla voceAchille.

    40 Vedi il Dizionario alla voce Amante / Amato. Come in tutto il suodiscorso, Fedro utilizza qui la tradizionale concezione greca della differenzatra lamante-adulto e lamato-ragazzo per allargare il discorso allamore trainnamorati. Propone quindi la difesa di una forma diversa di sessualit tra

    persone (dello stesso o di sessi diversi, senza differenza, come si vede dagliesempi proposti, che fanno riferimento indifferentemente allamore etero oomosessuale).

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    Discorso di Pausania

    Fu questo pressappoco, secondo Aristodemo, il discorso di Fe-

    dro. Dopo Fedro parlarono altri, ma lui non si ricordava bene.Non me ne ha parlato e invece mi ha riportato il discorso diPausania41, che si espresse in questi termini:Io credo, Fedro, che largomento sia mal posto quando ci sidomanda semplicemente di fare lelogio dellEros. Se di Erosve ne fosse uno solo, potrebbe anche andar bene. Ma non cos: non ce n uno soltanto, e allora bene prima spiegare

    di quale Eros dobbiamo tessere lelogio. Cercher dunque, daparte mia, di chiarire le cose su questo punto, di precisare in-nanzitutto quale amore si debba lodare e quindi pronuncer unelogio che sia degno di questo dio.Tutti sappiamo che non c Afrodite senza Eros. Se dunque nonvi fosse che una Afrodite, non vi sarebbe che un solo Eros. Maessa duplice, e quindi, necessariamente, abbiamo due Eros.

    Come negare che esistano due dee42

    ? Luna, senza dubbio lapi antica, non ha madre: glia di Urano, e la chiamiamoquindi la dea del cielo, Afrodite Urania; laltra, la pi giovane, glia di Zeus e di Dione, e la chiamiamo quindi la dea popo-lare, Afrodite Pandemia. E allora necessariamente lEros che

    41 Nelleconomia del Simposio, il discorso di Pausania ha un rilievonotevole, anche perch in qualche modo direttamentre in contrasto conlidea che Socrate esporr, che vede Eros come mediatore tra lumano e ildivino. Pausania esprime idee diffuse non solo allora, ma anche in altri tempi( vicina ad una certa sensibilit moderna, per certi versi, e non difcile

    anche oggi identicarsi con la sua posizione). LEros pu condurre luomo

    in due direzioni opposte: verso lalto e verso il basso, verso il superioreregno della spiritualit e dellinteriorit, oppureverso le tendenze pi volgari

    cui la nostra natura materiale ci spinge. Vari interpreti hanno visto nellasua posizione sullEros tra maschi il punto di vista di Platone stesso (ma,ovviamente, la questione indecidibile).Sulla sua gura vedi ilDizionarioalla vocePausania.

    42Sulle due dee vedi ilDizionarioalla voceAfrodite.

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    serve luna dovr chiamarsi Eros Pandemio, quello che servelaltra Eros Uranio. Certo, bisogna lodare tutti gli di; ma, detto

    questo, qual il dominio dei due di? E questo che dobbiamoprovare a dire.[181] Ogni azione si caratterizza per questo, che in s non n

    bella n brutta. In quello che adesso facciamo, bere, cantare,chiacchierare, non c nulla di bello in s; piuttosto il modoin cui si compie unazione a dar questo o quel risultato, e cosseguendo le regole della bellezza e della rettitudine unazione

    diventa bella, al contrario senza rettitudine diventa brutta. E lostesso avviene per latto damore, e quindi non tutto lamore bello e degno di elogio: lo soltanto quello che porta ad amarebene43.Ora lEros compagno di Afrodite Pandemia certo volgare eopera a casaccio: proprio degli uomini da poco. Intanto que-ste persone si innamorano sia delle ragazze che dei ragazzi, in-

    differentemente; e poi amano i corpi, non lanima, e preferisco-no le persone meno intelligenti: vogliono arrivare dritto al loroscopo, non glimporta il modo - che sia bello o brutto. Capitaquindi che si imbattano nel bene, e capita anche il contrario.Come ovvio, questo Eros si unisce alla pi giovane delle duedee, che sin dal suo concepimento partecipa sia del maschileche del femminile. Laltro Eros, invece, partecipa dellAfrodite

    Urania che da sempre estranea allelemento femminile e par-tecipa soltanto del maschile; e poi la pi antica e non conoscealcun impulso brutale. Per questa ragione quanti sono ispiratida questo Eros sono attratti dallelemento maschile: essi amanoteneramente il sesso per natura pi forte e intelligente. E pro-

    prio da questa inclinazione ad innamorarsi dei ragazzi si pos-sono riconoscere quanti sono posseduti con purezza da questo

    43Queste tesi sono apertamente relativiste, e si intendono bene richiamandoil motto Luomo la misura di tutte le cose di Protagora. Pausania qui,come in altri passi del suo discorso, molto vicino alle posizioni dei Sosti.

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    Eros, perch essi non amano i giovani prima che abbiano datoprova dintelligenza. Ora, questo impossibile che accada pri-

    ma che i giovani siano abbastanza grandi da avere la primabarba. E questa let, io credo, in cui bene cominciare a ri-volgere ad essi attenzioni damore, per restare poi con loro pertutta la vita, per legare le proprie esistenze, piuttosto che abu-sare della credulit di un giovane sciocco, farsi gioco di lui e

    piantarlo poi per correre dietro ad un altro. Ci vorrebbe una leg-ge che proibisse di amare i ragazzi troppo giovani: cos non si

    sprecherebbero tante cure per un risultato imprevedibile. Non infatti possibile prevedere che cosa ne sar di un ragazzino,se avr vizi o virt sia nel corpo che nellanima. Luomo chevale si pone senza dubbio da s, e di buon grado, questa legge.Ma bisognerebbe anche che chi coltiva amori volgari abbia unlimite, simile a quello che nella misura del possibile impostodalla legge che impedisce di avere relazioni damore con don-

    ne di condizione non servile. [182] Sono proprio questi amantivolgari, infatti, che hanno screditato lEros e dato a certuni ilcoraggio di dire che una vergogna cedere ad un amante. Chidice questo, lo fa perch ha davanti agli occhi la mancanza ditatto e di onest di questi amanti volgari, mentre nessun gestoal mondo merita dessere criticato quando la convenienza e lalegge sono rispettate.

    Ancora di pi: la regola di condotta, per quel che concerne lE-ros, facile da comprendere nelle altre citt44, perch la sua

    44Pausania sostiene la tesi sostica secondo la quale i nomoi [le leggi]non esistono per natura, ma per istituzione, e cerca quindi di comprenderei nomoivigenti partendo dai motivi che hanno guidato i legislatori sovrani.() Questa sociologia sostica() si fonda sulla effettiva diversit delleopinioni morali vigenti nei diversi luoghi. Questa diversit non in sincompatibile con un vero ordinamento; tutte le morali potrebbero adesempio essere erronee, tranne una (oppure tutte in generale, oppure sottoqualche aspetto). Per il formalismo del razionalismo sovrano, tuttavia, ladiversit delle opinioni diventa senzaltro la prova della relativit delloggetto

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    denizione semplice. NellElide, presso i Beoti, e nelle altre

    citt in