Cat.Comitati ambiente e territorio

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“Quello della inaugura- zione del Passante è stato il giorno più bello della mia vita” ha detto Galan, e intorno al passante sor- gerà una nuova città di al- tri 500.000 abitanti. In un recente convegno a Verona spunta il proget- to denominato “Bilancie- re Veneto”, un’unica gran- de metropoli tra Padova e Venezia di 3.000.000 di abitanti; e poi ancora Marco Polo City, Motor City, stra- de e auto- strade in ogni dove. Insomma uno stra- volgimento complessi- vo di tutto il Veneto. Per portare a compi- mento que- sto disegno ciclopico la strategia della regione è chiara: prima di tutto predispor- re nuove leggi e nuovi strumenti urbanistici, ol- tre a quelli già disponibi- li, per liquidare qualsiasi discussione e ogni forma di opposizione. Che ad intervenire siano i Co- muni, le associazioni, i comitati o singoli citta- dini non fa differenza, l’ordine è di “tappare la bocca” a chiunque “remi contro”. Se non basta, per essere proprio sicuri che tutto vada a buon fine, si provvede ad affidare pie- ni poteri agli “alfieri del fare”, come ad esempio l’assessore regionale Re- nato Chisso o il Commis- sario straordinario a tutto Silvano Vernizzi. Ma ultimamente forse le cose non sono andate proprio come dovevano andare. E’ successo che in tutta la Regione tanti cittadini che si ostinano a difendere l’ambiente e la salute, orga- nizzandosi in comitati e associazioni, sono riusci- ti a mettere qualche gra- nellino di sabbia nei diabolici in- granaggi del- la macchina regionale. Così oltre 16000 os- servazioni proposte dalla Rete dei Comitati e sottoscritte da cittadini di tutto il Vene- to hanno ritardato a tal punto il lavoro di uffici e commissioni che il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC), il documento che rende- rebbe “legale” la deva- stante trasformazione del Veneto, non potrà essere approvato prima delle elezioni regionali di fine marzo 2010. Si piega… ma non ab- bastanza, la cimetta della Tubertini da 30 libbre men- tre la mano del bravo go- vernatore corre nervosa allo splendente mulinello Nor- mic 5000, per recuperare l’ennesimo sgombro della giornata. La solita pastura di sardi- ne da un pò non porta che sgombri. Niente branchi di tonnetti, niente allunga, niente “rossi”. Forse biso- gnerà uscire di più, portare la barca almeno sulle 10 – 12 miglia. Ma sarà per il grigiore di questo mese di autunno che rende il mare così incolore e poco invi- tante, la voglia di pescare è poca. E anche questa volta, si è scelto di uscire solo per evitare i disperati operai dell’Aocla, malamente ba- stonati dalla polizia di fron- te al palazzo. Per fortuna, c’è sempre un vicepresidente pronto a sacrificarsi per fa- stidi del genere. Così va meditando, sulle ragioni del calo improvviso della sua passione, il gran- de governatore della grande regione del Nord, buttando verso il più vicino gabbiano lo sgombretto appena salpa- to. No, non è il momento di pensare al divertimento questo! C’è il pericolo di dover la- sciare il banco, il governo di una delle regioni più impor- tanti del paese.. 15 anni! Che se non ci fosse stato l’Attraversan- te, se ne sarebbero andati senza storia. Tanto diver- timento, tanta pacchia, tanto pavoneggiarsi di un ruolo pubblico impossibile da sognare solo pochi anni prima, quando il lavoro era anche quello di vendere ab- bonamenti della squadra di calcio del capo. Invece no! Con l’Attraver- sante, spostato all’ultimo momento dove nessuno, tranne il caro ingegnere Drizzi, avrebbe mai pensa- to dovesse passare, si è im- provvisamente aperta una prospettiva nuova. Glielo avessero proposto 4-5 anni fa quel posto alla presidenza dell’Eni, o di fare il Ministro degli LL.PP. o della Sanità! Ma adesso, dopo aver pro- vato con l’inaugurazione dell’Attraversante sensazio- ni più forti della lotta con il grande tonno “rosso”, c’è una pesca sportiva diversa da fare. E che sport! se ci si può scrivere le regole da soli. Bella idea, quella di far dire al nuovo piano territo- riale regionale che sono le strade quelle che disegnano e caratterizzano il territorio, dandogli un senso e una finalità. Una autostrada per andare in montagna, una per andare al mare, un’altra a costeggiare i ri- lievi pedemontani, un’altra fra i colli e, ancora, quella “commerciale” che arriva dalla capitale. E poi caselli, bretelle, raccordi. E tante, tante belle opere compensa- tive, agognato monumento di ogni sindaco.Che pesca ragazzi!!!Altro che mini- stro. Avere ai propri piedi l’intero comparto delle co- struzioni stradali, dei tra- sporti e quei bravi impren- ditori delle fabbrichette all’estero ma la targhetta col “made in Italy”. Deci- dere che lì, piuttosto che là, si può costruire un motodro- mo, la nuova gardaland, la centrale nucleare o il centro commerciale più grande d’Europa. I tonni grossi, sono a terra, non in mare! Sorride, compiaciuto, il grande governatore. Ma ecco, improvvisamente, sov- venirgli l’immagine del suo ex vice, quel fighetto impo- matato dalle scarpe a punta che il “capo” gli ha tolto dai piedi chiamandolo a Roma a fare il “ministro degli agricoli”. E allora…”dai Toni, im- pisa el motore che tornemo, che qua se mejo non farse fregare sol più beo” Sgombri L’Editoriale Comitati Ambiente e Territorio IL CASELLO DI ALBAREA APRE LA PORTA A VENETO CITY E ALLA ROMEA COMMERCIALE IL CASELLO DEVE TORNARE A RONCODURO CAT PREPARA IL RICORSO COLLETTIVO AL TAR Se sei residente o proprietario di aree o immobili nelle immediate vicinanze del vecchio casello , e sei stato danneggiato dalla mancata riapertura di Roncoduro ti invitiamo ad associarti o a sostenere l’azione legale di CAT. Scrivi a [email protected] RICORSO AL TAR CAT è un acronimo che sta per Comitati Ambiente Territorio. Ma CAT in inglese è il gatto; ed è il gatto l’animale che abbiamo preso a nostro sim- bolo, felino mai servile, orgoglioso e legato al suo territorio. Il gatto anche per irridere chi ci definisce “i soliti quattro gatti” e quelli che impropria- mente scomodano il leone, nobile simbolo della Repubblica di S.Marco. Proprio come i Padovani, che nel 1509 assediata dagli imperiali e dai pa- pisti di Massimiliano d’Austria, non solo riuscirono a respingere l’attacco ma esponendo su una picca una gatta infuriata si fecero pure beffe degli avversari dal bastione delle mura che ancora oggi si chiama “della gatta”. CATTIVI è il nome di questo nostro foglio informativo. Cattivi deriva dal latino captivi che significa prigionieri. E prigionieri sono infatti i cittadini veneti del modello di sviluppo fatto di autostrade, di altre grandi opere in finanza di progetto e di nuove “city” che stritola- no i paesi e l’ambiente. Ma cattivi vuol significare anche non acquiescen- ti, indignati, non più disposti da buoni veneti a sopportare genuflessi il potere di turno, di qualsiasi tipo sia. Non più captivi come prigionieri rassegnati dunque, ma come ribelli, ATTIVI nel difendere il territorio e i beni comuni, e cattivi verso i potenti arroganti e verso i filistei che fanno loro da reggicoda. CATTIVI "ARMA LEGALE" Una Legge Obiettivo Regionale per distruggere il Veneto Continua a pag. 8 “Ingorghi soffocanti a nord est” FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

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Informativa

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“Quello della inaugura-zione del Passante è stato il giorno più bello della mia vita” ha detto Galan, e intorno al passante sor-gerà una nuova città di al-tri 500.000 abitanti.

In un recente convegno a Verona spunta il proget-to denominato “Bilancie-re Veneto”, un’unica gran-de metropoli tra Padova e Venezia di 3.000.000 di abitanti; e poi ancora Marco Polo City, Motor City, stra-de e auto-strade in ogni dove. I n s o m m a uno stra-volgimento complessi-vo di tutto il Veneto. Per portare a compi-mento que-sto disegno c i c l o p i c o la strategia della regione è chiara: prima di tutto predispor-re nuove leggi e nuovi strumenti urbanistici, ol-tre a quelli già disponibi-li, per liquidare qualsiasi discussione e ogni forma di opposizione. Che ad intervenire siano i Co-muni, le associazioni, i comitati o singoli citta-dini non fa differenza, l’ordine è di “tappare la bocca” a chiunque “remi contro”. Se non basta, per essere proprio sicuri che

tutto vada a buon fine, si provvede ad affidare pie-ni poteri agli “alfieri del fare”, come ad esempio l’assessore regionale Re-nato Chisso o il Commis-sario straordinario a tutto Silvano Vernizzi.

Ma ultimamente forse le cose non sono andate proprio come dovevano andare. E’ successo che in tutta la Regione tanti cittadini che si ostinano a difendere l’ambiente e la

salute, orga-nizzandosi in comitati e associazioni, sono riusci-ti a mettere qualche gra-nellino di sabbia nei diabolici in-granaggi del-la macchina regionale.

Così oltre 16000 os-s e r va z i o n i

proposte dalla Rete dei Comitati e sottoscritte da cittadini di tutto il Vene-to hanno ritardato a tal punto il lavoro di uffici e commissioni che il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC), il documento che rende-rebbe “legale” la deva-stante trasformazione del Veneto, non potrà essere approvato prima delle elezioni regionali di fine marzo 2010.

Si piega… ma non ab-bastanza, la cimetta della Tubertini da 30 libbre men-tre la mano del bravo go-vernatore corre nervosa allo splendente mulinello Nor-mic 5000, per recuperare l’ennesimo sgombro della giornata.

La solita pastura di sardi-ne da un pò non porta che sgombri. Niente branchi di tonnetti, niente allunga, niente “rossi”. Forse biso-gnerà uscire di più, portare la barca almeno sulle 10 – 12 miglia. Ma sarà per il grigiore di questo mese di autunno che rende il mare così incolore e poco invi-tante, la voglia di pescare è poca.

E anche questa volta, si è scelto di uscire solo per evitare i disperati operai dell’Aocla, malamente ba-stonati dalla polizia di fron-te al palazzo. Per fortuna, c’è sempre un vicepresidente pronto a sacrificarsi per fa-stidi del genere.

Così va meditando, sulle

ragioni del calo improvviso della sua passione, il gran-de governatore della grande regione del Nord, buttando verso il più vicino gabbiano lo sgombretto appena salpa-to.

No, non è il momento di pensare al divertimento questo!

C’è il pericolo di dover la-sciare il banco, il governo di una delle regioni più impor-tanti del paese..

15 anni! Che se non ci fosse stato l’Attraversan-te, se ne sarebbero andati senza storia. Tanto diver-timento, tanta pacchia, tanto pavoneggiarsi di un ruolo pubblico impossibile da sognare solo pochi anni prima, quando il lavoro era anche quello di vendere ab-bonamenti della squadra di calcio del capo.

Invece no! Con l’Attraver-sante, spostato all’ultimo momento dove nessuno, tranne il caro ingegnere Drizzi, avrebbe mai pensa-to dovesse passare, si è im-

provvisamente aperta una prospettiva nuova.

Glielo avessero proposto 4-5 anni fa quel posto alla presidenza dell’Eni, o di fare il Ministro degli LL.PP. o della Sanità!

Ma adesso, dopo aver pro-vato con l’inaugurazione dell’Attraversante sensazio-ni più forti della lotta con il grande tonno “rosso”, c’è una pesca sportiva diversa da fare.

E che sport! se ci si può scrivere le regole da soli.

Bella idea, quella di far dire al nuovo piano territo-riale regionale che sono le strade quelle che disegnano e caratterizzano il territorio, dandogli un senso e una finalità. Una autostrada per andare in montagna, una per andare al mare, un’altra a costeggiare i ri-lievi pedemontani, un’altra fra i colli e, ancora, quella “commerciale” che arriva dalla capitale. E poi caselli, bretelle, raccordi. E tante, tante belle opere compensa-

tive, agognato monumento di ogni sindaco.Che pesca ragazzi!!!Altro che mini-stro. Avere ai propri piedi l’intero comparto delle co-struzioni stradali, dei tra-sporti e quei bravi impren-ditori delle fabbrichette all’estero ma la targhetta col “made in Italy”. Deci-dere che lì, piuttosto che là, si può costruire un motodro-mo, la nuova gardaland, la centrale nucleare o il centro commerciale più grande d’Europa.

I tonni grossi, sono a terra, non in mare!

Sorride, compiaciuto, il grande governatore. Ma ecco, improvvisamente, sov-venirgli l’immagine del suo ex vice, quel fighetto impo-matato dalle scarpe a punta che il “capo” gli ha tolto dai piedi chiamandolo a Roma a fare il “ministro degli agricoli”.

E allora…”dai Toni, im-pisa el motore che tornemo, che qua se mejo non farse fregare sol più beo”

Sgombri

L’Editoriale

Comitati Ambiente e Territorio

IL CASELLO DI ALBAREA APRE LA PORTA A VENETO CITY E ALLA ROMEA COMMERCIALE IL CASELLO DEVE TORNARE A RONCODURO

CAT PREPARA IL RICORSO COLLETTIVO AL TARSe sei residente o proprietario di aree o immobili nelle immediate vicinanze del

vecchio casello , e sei stato danneggiato dalla mancata riapertura di Roncoduro ti invitiamo ad associarti o a sostenere l’azione legale di CAT.

Scrivi a [email protected]

RICORSO AL TARCAT è un acronimo che sta per Comitati Ambiente Territorio. Ma CAT in

inglese è il gatto; ed è il gatto l’animale che abbiamo preso a nostro sim-bolo, felino mai servile, orgoglioso e legato al suo territorio. Il gatto anche per irridere chi ci definisce “i soliti quattro gatti” e quelli che impropria-mente scomodano il leone, nobile simbolo della Repubblica di S.Marco.

Proprio come i Padovani, che nel 1509 assediata dagli imperiali e dai pa-pisti di Massimiliano d’Austria, non solo riuscirono a respingere l’attacco ma esponendo su una picca una gatta infuriata si fecero pure beffe degli avversari dal bastione delle mura che ancora oggi si chiama “della gatta”.

CATTIVI è il nome di questo nostro foglio informativo.Cattivi deriva dal latino captivi che significa prigionieri. E prigionieri

sono infatti i cittadini veneti del modello di sviluppo fatto di autostrade, di altre grandi opere in finanza di progetto e di nuove “city” che stritola-no i paesi e l’ambiente. Ma cattivi vuol significare anche non acquiescen-ti, indignati, non più disposti da buoni veneti a sopportare genuflessi il potere di turno, di qualsiasi tipo sia. Non più captivi come prigionieri rassegnati dunque, ma come ribelli, ATTIVI nel difendere il territorio e i beni comuni, e cattivi verso i potenti arroganti e verso i filistei che fanno loro da reggicoda.

CATTIVI

"ARMA LEGALE" Una Legge Obiettivo Regionale per distruggere il Veneto

Continua a pag. 8

“Ingorghi soffocanti a nord est”

FOGLIO INFORMATIVO PROMOZIONALE

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2L’ospedale di Noale è

già quasi completamen-te smantellato. Quelli di Dolo e Mirano, recente-mente ampliati, ovvia-mente con soldi pubblici, potrebbero chiudere a breve per essere tutti ri-succhiati dal cosiddetto “Ospedale Unico”, vale a dire una sola struttura al posto di tre. Chi ci guada-gna? Chi avrà finalmen-te qualcosa da mettere dentro a Veneto City, chi potrà speculare sulle aree centrali di Dolo e Mirano pronte per trasformarsi in una nuova selva di palaz-zi. Ne abbiamo davvero bisogno?

Su come riempire la sca-tola vuota “Veneto City” se ne sono dette tante: polo fieristico, centro di-rezionale per il terziario avanzato, centro ricerche, polo commerciale/pro-duttivo…insomma di tut-to e di più per giustificare quella che in realtà non è altro che una gigantesca speculazione immobilia-re. Ora però dalla manica spunta un nuovo asso: un Ospedale Unico per l’ASL

13, una specie di “ospe-dale dell’Angelo” per la Riviera e il Miranese al posto di quelli di Dolo, Mirano e Noale, del costo stimato di almeno 370 milioni di euro.

La fame di rendita im-mobiliare non ha più limiti e, di fronte all’in-consistenza delle varie e

roboanti ipotesi già pro-poste, ora si cerca di fare leva su un tema che sta molto a cuore ai cittadini, quello della salute spac-ciando l’Ospedale Unico come la soluzione per eliminare sprechi, appia-nare debiti e rendere più efficiente il servizio.

Il fallimento della fi-

nanza di progetto è però sotto gli occhi di tutti proprio quando è appli-cato alle strutture sani-tarie. E’ il caso dell’ospe-dale dell’Angelo a Me-stre, dove tra disservizi e errori di progettazione (ad esempio l’elevata di-spersione energetica) di-ventano a pagamento ad-

dirittura i parcheggi per i dipendenti per rifarsi dei soldi investiti. In pratica con questo sistema del-la finanza di progetto, si va a spalmare il rischio d’impresa unicamente sulla salute dei cittadini attraverso la progressiva privatizzazione delle pre-stazioni sanitarie erogate.

La storia dell’Ospeda-le Unico a Roncoduro ha tutta l’aria di essere il grimaldello per dare finalmente il via libera all’operazione “Veneto City”, e per assestare un colpo mortale all’USSL 13, così come previsto dal piano di “riordino” del sistema sanitario della Giunta Galan. Un Ospe-dale Unico significherà infatti meno 30% di posti letto, prezzi più alti per le prestazioni, maggiori difficoltà di accesso per gli abitanti dei paesi più lontani, più disservizi e minore qualità del servi-zio erogato. Due piccioni con una fava: l’attacco al territorio diventa anche attacco ai diritti, in primis quello alla salute.

Per questi motivi CAT, insieme ad altre organiz-zazioni, si schiera decisa-mente contro questa nuo-va “trovata”, e sostiene la campagna di raccolta firme per il ri-finanzia-mento e la riqualificazio-ne dell’ULSS 13, contro l’ospedale unico e Veneto City.

Veneto City si mangia il suolo e gli ospedali

MENO AFFARI PIU’ OSPEDALI!FIRMA LA PETIZIONE CONTRO L’OSPEDALE UNICO

L’Ospedale Unico in Riviera significa: più spreco di denaro pubblico, meno posti letto, servizi inadeguati e via libera a Veneto City.

Firma la petizione promossa da CAT per chiedere alla Regione Veneto:

- il potenziamento e la riqualificazione degli ospedali di Dolo, Mirano, Noale- l’adeguato rifinanziamento dell’ULSS 13- la rinuncia al progetto di Ospedale Unico per la Riviera e il Miranese

per firmare vieni ai presidi di CAT o vai su

www.infocat.it

RACCOLTA FIRME

Gianmaria l’IndipendenteIl Comune di Dolo continua a gestire la vicenda di Veneto City in modo politi-camente e moralmente deplorevole. Dopo l’approvazione del Casello di Alba-rea, già proposto a suo tempo da Endrizzi&Co., ora spunta la nomina dell’Ing. De Stavola per lo studio del traffico del super polo regionale.Quello che dovrebbe essere un professionista indipendente a tutela dei citta-dini pagato con i loro stessi contributi è invece un tecnico/politico con le idee molto chiare. De Stavola infatti, coordinatore della Margherita prima e ora noto esponente del PD di Pianiga, si è già schierato a favore di Veneto City in occa-sione di un dibattito pubblico organizzato dal suo partito nel settembre 2008. Ma non basta, De Stavola è direttore tecnico e consigliere di amministrazione della IDROESSE INFRASTRUTTURE, la società che si è occupata della proget-tazione di Passante, Casello di Albarea, GRAP e Camionabile. La medesima società fa parte del gruppo POOLINVEST di proprietà dell’europarlamentare PDL Antonio Cancian, legato al Governatore Regionale Galan, noto sostenitore di tutta l’operazione Veneto City.Con queste premesse definire De Stavola un tecnico super partes, come fa il Sindaco di Dolo, appare quanto mai ridicolo e offensivo verso l’intelligenza dei cittadini. L’amministrazione dolese dovrebbe avere almeno la decenza di ritirare questa nomina e affidare l’incarico ad un professionista completamente estraneo alle questioni territoriali della Riviera; in gioco ci sono la salute degli abitanti e il futuro del territorio. Ma ormai etica e politica sembrano aver preso definitivamente due strade separate.

NIENTE DI PERSONALE“Immagini di Veneto City per incantare il pubblico”

Come un Camaleonte Veneto City cambia di co-lore, ma la sostanza rima-ne la stessa.

Il 15 ottobre scorso, nel corso di una animata commissione consilia-re, i proponenti hanno illustrato il nuovo pro-getto per il super polo regionale del terziario avanzato: 1,6 milioni di mq. – 700.000 a Dolo e 900.000 a Pianiga, cuba-tura ridotta ma spalma-ta su una superficie più ampia, torri alte fino a 90 metri. Quanto ai con-tenuti di tutto un po’, ma senza alcun progetto de-finito: 40-60% di centri direzionali, 10% strutture ricettive, centri commer-ciali 15%, 20% servizi pubblici (ospedale uni-co?).

Molto discutibile anche l’analisi trasportistica. Infatti, il dato di 3500 veicoli in più di afflus-so presso l’area di Vene-to City è stato calcolato considerando come ora di punta solamente la fascia oraria compresa tra le 7.30 e le 8.30 del

mattino, per di più sen-za avere un’idea accurata delle attività che vi trove-ranno spazio. Il sospetto è che la vaghezza con la quale viene presenta-ta tutta l’operazione sia funzionale proprio a sot-tostimare l’aumento del traffico che, secondo altre valutazioni, potrebbe ar-rivare quotidianamente ad oltre 70.000 veicoli al giorno in più, visto che un polo di tale mole per funzionare dovrà attrarre utenti e clienti dal territo-rio circostante per alme-no 10-12 ore al giorno.

Una presentazione da-

gli effetti speciali che non ha di certo “incantato” i cittadini e gli attivisti di CAT che armati di fiac-cole e fischietti hanno contestato fino a tarda sera gli amministratori e i promotori. Veneto City rimane un’operazione di pura speculazione fon-diaria, un contenitore vuoto, utile a fare acqui-sire un enorme “diritto” edificatorio come hanno efficacemente rappresen-tato fuori dal Municipio gli attivisti di CAT co-struendo una City fatta di scatoloni vuoti ma pieni d’oro per chi li costruirà.

Manifestazione di CAT alla presentazione del nuovo progetto

Ville storiche in prossimità del casello di Albarea

Page 3: Cat.Comitati ambiente e territorio

3Facciamo il punto

Per imporre le grandi opere ai Comuni e ai cit-tadini non bastavano la famigerata Legge Obiet-tivo, i cosiddetti “accordi di programma”, i “com-missari straordinari a tut-to”.

Ora la Giunta di Galan vuole di più: una Legge Obiettivo Regionale per fare quello che gli pare del territorio.

Tutto inizia con una di-chiarazione dell’assessore Chisso dell’anno scorso: “la legge obiettivo va ri-vista; non è possibile che un’opera regionale debba passare da una valutazio-ne ambientale nazionale: quella regionale deve es-sere esaustiva. Non può esserci qualcuno a Roma

che valuta meglio di chi è sul territorio l’impatto di un’opera infrastruttura-le”. Agosto 2008: la giun-ta regionale trasmette al Consiglio il progetto di legge 344 “infrastrutture di interesse concorren-te statale e regionale”. Si tratta della fotocopia della legge della Regione Lombardia 15/2008 im-pugnata dal Governo in carica davanti alla Corte Costituzionale visti i nu-merosi profili di contra-sto con il dettato costitu-zionale e con la normati-va di settore.

In sintesi il progetto di legge prevede che, in caso di inerzia degli organi sta-tali e del CIPE, trascorsi 60 giorni il potere della

Regione possa sostituirsi ad essi, esautorando così la commissione VIA na-zionale. Attualmente la legge è in attesa di esame da parte del Consiglio Re-gionale, dopo aver incas-sato il parere favorevole unanime della Commis-sione Affari e Bilancio con i voti di tutti i partiti (esclusi i verdi, colpevol-mente assenti). Anche la Commissione Ambiente ha espresso parere favo-revole all’unanimità con i voti di Conte e Ciambetti della Lega Nord, Michie-letto, Gallo e Azzi del PD. Esemplare la prova di coerenza dei consiglieri del PD, bravi a rilascia-re roboanti dichiarazio-ni contro le nefandezze

della legge obiettivo na-zionale, e poi pronti ad avallarne una regionale confezionata su misura per Chisso. Incredibil-mente contraddittorio

anche il voto dei leghisti, visto che con questa legge il tanto sbandierato fe-deralismo si concretizza in una esautorazione dei poteri dei comuni e delle

province nelle decisioni che riguardano il proprio territorio, in aperto con-trasto con la riforma del titolo V° della Costitu-zione.

Chisso ordina, Lega e PD eseguono, la sinistra guarda

PROGETTO AVANZAMENTO AZIONI CAT ALTERNATIVE CAT

Veneto City - In fase di avvio l’accordo di programma

- Iniziative di sensibilizzazione - Accertamento eventuali irregolarità procedurali- Raccolta firme contro l’ospedale unico

- Utilizzazione aree dimesse Porto Marghera- Realizzazione Parco del Graticolato Romano

Città della Moda - Avviati i cantieri- Blocco dei cantieri per presenza di amianto- Ricorso al TAR - Iniziative di sensibilizzazione

- Restauro ville venete a fini turistici e museali- ripristino e valorizzazione area verde fronte

naviglio

Romea Commerciale - In corso Valutazione Im-patto Ambientale

- Iniziative di sensibilizzazione - Presentate osservazioni alla commissione VIA

nazionale- Lettera al ministero per riapertura termini osser-

vazioni- In cantiere coordinamento interregionale contro

l’autostrada- Preparazione ricorso al TAR

- Messa in sicurezza immediata della SS 309- Deviazione TIR sulla A-13 Padova-Bologna- Trasformazione Romea in strada turistica- Potenziamento servizi pubblici per i pendolari

Camionabile- Inserimento in Legge

Obiettivo richiesto dalla Regione Veneto non an-cora avvenuto

- Bloccato iter- Denuncia per diffamazione all’assessore Chisso- Denuncia per falso in atto pubblico a Brentan e

funzionari regionali- Iniziative di sensibilizzazione

- Realizzazione Idrovia Padova mare al posto dell’autostrada

Casello Albarea - In corso valutazione Im-patto Ambientale

- Presentate osservazioni alla commissione V.I.A.- Presentati esposti alla Procura della Repubblica

per sospetto illeciti amministrativi e penali- preparazione ricorso al TAR per mancato arretra-

mento barriera a Roncoduro

- Arretramento barriera di Villabona a Roncoduro

Elettrodotto Terna- In attesa parere della

commissione VIA nazio-nale

- Pronto ricorso al TAR per ottenere l’interramento- Iniziative di sensibilizzazione - Elettrodotto interrato al posto di quello aereo

Piano Assetto Territorio Dolo-Fiesso

- Approvato documento preliminare

- Presentate osservazioni al documento preliminare

Piano Asseto del Territorio Pianiga

- Approvato dal Comune, in fase di valutazione in Regione

- Presentate osservazioni

PATI Saonara - Bocciato - Presentate osservazioni

Piano Territoriale Provinciale

- In fase di approvazione da parte della Regione - Presentate 2600 osservazioni

Piano Territoriale Regionale di Coordinamento

- In attesa di approvazione in consiglio regionale

- Rallentato iter grazie a 16.000 osservazioni presentate insieme ad altri comitati veneti- Iniziative di sensibilizzazione

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Croce dopo croce, men-tre da un lato si fa finta di piangere i morti e si spaccia la nuova auto-strada come la soluzione dei problemi, dall’altro né ANAS, né Chisso e la Regione Veneto, né le province interessate si decidono a mettere a di-sposizione poche decine di milioni di euro per interventi di messa in si-curezza immediata della Romea. La realtà è che

chi si ostina a puntare ri-sorse sulla “Romea Com-merciale” impedisce, di fatto, che non si trovino mai i soldi per sistemare subito la statale 309.

E infatti il 26 ottobre scorso a Cavarzere du-rante la presentazione ufficiale del progetto, convocata in un posto e ad un’ora impossibili per i comuni cittadini, ANAS e Regione Veneto hanno gettato finalmen-

te la maschera: l’Auto-strada si farà, arriverà a Roncoduro il passaggio sul Naviglio sarà (per ANAS) a raso e non in tunnel; esclusa ogni al-tra soluzione tecnica e di tracciato. Circa 10 mi-liardi il costo totale, ma per la messa in sicurez-za della SS 309 solo le briciole. Nel progetto si parla infatti di qualche pista ciclabile in più e di attraversamenti pedonali

a norma….ma di rifaci-mento del manto strada-le, piazzole di sosta, cor-sie di emergenza, elimi-nazione degli incroci a raso nemmeno l’ombra.

Per gli attivisti di CAT, quella di Cavarzere è sta-ta l’occasione per denun-ciare lo spreco, l’inutilità e la pericolosità di questa nuova “grande opera”.

Inutile perché i livel-li di traffico giornalieri dell’attuale SS 309 (mas-

simo 22.000 veicoli/giorno, dati 2008 fonte Provincia di Venezia, meno di quello che cir-cola lungo la “brenta-na”), non giustificano una nuova autostrada, e perché i problemi di si-curezza della Romea non verranno risolti.

Dannosa perché la nuova autostrada dre-nerà traffico dalla A-13 e dall’Adriatica portan-do quindi in Riviera più

camion, più inquina-mento; consumerà cen-tinaia di ettari di suolo andando a devastare ampie superfici di Siti di Interesse Comunitario (SIC), Zone di Protezio-ne Speciale (ZPS), oltre a parchi regionali e zone di grande pregio natura-listico quali la laguna di Venezia, le valli di Co-macchio e il Parco del Delta del Po; provocherà gravi dissesti idraulici.

La Romea continua a mietere vittimema la soluzione non e’ la nuova autostrada

Prenota la bandiera da appendere al tuo balconerichiedila a [email protected] il sito www.retenoar.orgAzione di protesta contro la Nuova Romea

promossa da RETE NO-AR e CAT

FACCIAMOCI VEDERE!

Don Vito l’inossidabileIl progetto di Autostrada Mestre-Orte è promosso da una cordata di società e

di banche capeggiate dalla GEFIP Holding e dalla MEC, entrambe di proprietà del sempreverde Vito Bonsignore, eurodeputato dal 2004 con l’UDC e ora con il PDL.

Nato a Bronte (CT) nel 43 arriva diciottenne a Torino dove trova lavoro alla SATAP, società che gestisce l’autostrada TO-MI-PC; diventa direttore generale e socio di Marcellino Gavio nella Argofin, la scatola societaria che sta sopra le autostrade dell’imprenditore alessandrino. Ex uomo di punta della Dc pie-montese degli anni ‘80 e 90, andreottiano, è stato tra i fondatori dell’Udc da cui si è distaccato dopo la scelta di Casini dì troncare con Berlusconi, entrando successivamente nel Pdl

E’ Amico di Salvatore Ligresti e dell’ing. Alessandro Sodano, cugino del cardi-nale Angelo. Nel 1992 diventa sottosegretario al bilancio del governo Amato, ma deve dimettersi per una tangente che avrebbe dovuto essere pagata per la costruzione dell’ospedale di Asti: si ritrova con una condanna definitiva a due anni per tentata corruzione.

La magistratura romana decide invece il non luogo a procedere per le dichia-razioni dell’ex presidente dell’Istalstat Mario Alberto Zamorani che sostiene di avergli portato a Roma 250 milioni di lire dentro una scatola di cioccolatini. Nessuna conseguenza anche per i fondi dell’impresa Girardi transitati dal Vati-cano attraverso l’APSA (amministrazione patrimonio sede apostolica).

Nel 2003 lancia, insieme a Banca CARIGE e Efibanca (una controllata della Popolare di Lodi) quello che dovrebbe diventare il terzo polo autostradale ita-liano.

Successivamente viene rinviato a giudizio per la vicenda del tentativo di sca-lata della Banca nazionale del lavoro che risale all’estate del 2005. Bonsignore, da azionista della Bnl, è accusato di aver partecipato con gli immobiliaristi Da-nilo Coppola, Giuseppe Statuto e i fratelli Lonati, alla scalata con i cosiddetti “contropattisti” cui faceva capo il 26,78 per cento di Bnl, guidati da Gaetano Caltagirone, ideatore del contropatto che si opponeva al patto ufficiale tra la spagnola Bbva, Generali e Dorint.

Bonsignore è imprenditore dagli interessi più vari che vanno dalle finanziarie al mondo bancario, dalle costruzioni ai centri commerciali, dai giornali (edi-tore della Gazzetta del Popolo) alle autostrade.

Da segnalare tra le affiliate del gruppo di Bonsignore anche Azzurra 2000, una società che certifica le carte delle imprese edili per i lavori pubblici. I soci sono due giovani legali: Katia Bonsignore (figlia di Vito) e Stefano Previti (fi-glio di Cesare).

NIENTE DI PERSONALE

Siamo ormai a fine anno e il bilancio delle vittime degli incidenti sulla Romea è come sempre pesantissimo.

FLUSSI DI TRAFFICO SULLA RETE STRADALE LOCALE (dati 2008)

STAZIONE DI RILEVAMENTO

Numero vei-coli/giorno in media (TGM)

(media annua)

% media mezzi privati

% mediaVeicoli

commerciali

% mediaVeicoli pe-santi (TIR)

Tangenziale Mestre(prima del Passante) oltre 140.000 - - -

A4 tratta Verona-Mestre

80.000-100.000 - - -

Passante di Mestre 40.000 - - -SR 11 Ponte della Libertà Venezia 34528 74,9 10,7 14,4

SR 11 – Casel-lo 9 Fiesso 23296 91,6 5,0 3,4

SS 309 Romea – Lughetto 18843 60,5 11,2 28,3

SP 81 Spinea 17607 83 7,2 9,8

SP 26 – Cazzago 17460 92,1 6,4 1,4

SR 11 – Oriago 16546 90,8 5,5 3,8SR 515 Noale-se -Stigliano 16331 81,5 8,6 9,9

SP 12 Fossò 12975 85,8 10,4 3,8

SP 13 Camponogara 10574 88,3 8 3,7

SP 18 Calcroci 6092 84,6 8,1 7,3

Il Passante in costruzione – territorio sventrato

I dati del traffico (vedi tab.) non giustificano la necessità di una nuova auto-strada, nemmeno in previsione futura

ESISTE UN’ ALTERNATIVA RAPIDA, ECONOMICA E MENO IMPATTANTE- Adeguare e mettere in sicurezza subito la SS309 Romea, trasformandola in

strada turistica- Deviare il traffico pesante di attraversamento sulla A-13 Padova-Bologna- Potenziare i servizi pubblici per i pendolari- Rafforzare il trasporto marittimo e/o ferroviario

UNA NUOVA AUTOSTRADA NON SERVE!

Page 5: Cat.Comitati ambiente e territorio

5Città della Moda ferma al palo.Rifiuti pericolosi nei cantieri

Ancora una volta i fatti danno ragione ai Comitati, in particolare a quello di Fiesso, che dimostrando grande at-tenzione e perizia, aveva per tempo segnalato a tutte le autorità compe-tenti (compreso il Co-mune) l’illecito sversa-mento di rifiuti perico-losi presso i cantieri di Città della Moda.

Dopo il tentativo dei costruttori di occulta-re il grave illecito af-frettandosi a triturare il materiale sospetto e a coprirlo sotto uno spes-so strato di terra, dopo che il Sindaco Contin aveva in modo prete-

stuoso accusato CAT e il Comitato di Fiesso di

produrre solo “allarmi-smo e confusione”, ora

finalmente le indagini di ARPAV hanno di-

mostrato l’effettiva pre-senza dei rifiuti. Vista l’iniziale disattenzione del Comune, è certo che senza l’azione dei Co-mitati i lavori sarebbero proseguiti sopra ad una discarica abusiva.

Il Comitato di Fiesso e CAT esprimono sod-disfazione per l’avvio dei lavori di bonifica e si augurano che il pro-cedimento penale in corso abbia come esito una esemplare condan-na per i responsabili di questo grave attentato all’ambiente e alla salu-te dei cittadini.

Città della Moda non esiste ancora e già co-

mincia ad avvelenare l’ambiente. Questa vi-cenda dimostra una vol-ta di più come un’opera-zione spacciata come ri-qualificazione ambien-tale di area degradata, rappresenti invece la devastazione di uno de-gli scorci più belli che si affacciano sul Naviglio.

CAT comunque non si ferma qui e sta già inda-gando sulla regolarità delle procedure ammi-nistrative che hanno portato all’approvazio-ne del progetto.

Qualora dovessero emergere degli illeciti il ricorso al TAR è assicu-rato.

ARPAV dà ragione ai comitati, nei cantieri di Città della Moda sono stati abbandonati rifiuti pericolosi, tra i quali amianto.

Lo scorso luglio il com-missario Vernizzi presen-tava il progetto del nuovo Casello di Albarea, fun-zionale a Veneto City, che, non prevede la liberaliz-zazione del tratto Dolo-Mestre nè l’arretramento della barriera di Villabona a Roncoduro, ma solo delle gratuità per qualche categoria di residenti di al-cuni comuni.

Tutto ciò avviene in pa-lese contrasto con quanto era previsto negli accordi per la realizzazione del Passante:, arretramento

della barriera in corrispon-denza del vecchio casello, e tangenziale di Mestre completamente libera tra Dolo e Quarto d’Altino.

Le conseguenze di questa variante in corso d’opera sono presto dette. Infatti una delle contropartite del Passante era per l’appun-to la liberalizzazione del tratto Dolo-Mestre al fine di sgravare la SR-11 bren-tana di una consistente quota di traffico; questa operazione sarebbe stata possibile proprio in vir-tù dell’esistenza di questo

tracciato alternativo gratu-ito; solo a queste condizio-ni sarebbe stato possibile per i Sindaci rivieraschi imporre, per esempio, al traffico pesante che tran-sita lungo il Brenta, una deviazione obbligatoria verso l’ex-autostrada.

Ma una eventuale libe-ralizzazione “parziale” non può equivalere in alcun modo ad una gene-ralizzata apertura dell’au-tostrada, in quanto non raggiungerà quell’univer-salità di utenti che tutt’ora utilizzano la viabilità or-

dinaria della Riviera (e del Miranese), e la cui deviazione sull’autostrada è condizione ineludibile per la riqualificazione ur-banistica, ambientale, del-la strada lungo il Naviglio Brenta.

A fronte di queste con-siderazioni, e considera-to che gli stessi Consigli Comunali di Mira (no-vembre 2008) e di Dolo (gennaio 2009) si erano già chiaramente espressi per la piena liberalizzazio-ne del tratto Mestre-Dolo e per l’arretramento della

barriera a Roncoduro, ap-pare oggi incomprensibile la posizione dei due Co-muni stessi: da un lato il parere favorevole al nuovo Casello di Albarea espres-so dall’Amministrazione Dolese (con l’avvallo di buona parte dell’opposi-zione, contraria solo Si-nistra Civica); dall’altro il silenzio assordante di quella Mirese.

Forse dopo che la So-cietà Autostrade Padova-Venezia ha perso la gestio-ne del Passante non la si vuole privare di un’altra

consistente quota di pe-daggi? Forse il Sig. Lino Brentan che siede nel con-siglio di amministrazione della Padova-Venezia ed è Amministratore Delegato di quella che dovrebbe co-struire il grande raccordo anulare di Padova e la ca-mionabile, preferisce una SR 11 intasata in modo da meglio giustificare una nuova autostrada lungo il tracciato dell’Idrovia?

Chi lo sa…magari si trat-ta solo di una semplice svista dei due Sindaci Ga-spari e Carpinetti.

Gaspari e Carpinetti: sindaci distratti?

Si deve dare merito al Sindaco di Mirano, Prof. Cappelletto, di non sot-trarsi mai al confronto. Come in altre occasioni ha accettato volentieri anche l’incontro pubbli-co proposto dal Labora-torio Mirano Condivisa lo scorso 5 novembre, un incontro tutto incentrato sui temi della gestione del territorio.

Illustra subito, il Sinda-co, la sua visione della Mi-rano del futuro: una città giardino, con contenuta urbanizzazione, molto spazio al verde pubblico, iniziative per il recupero delle ville storiche e per il turismo culturale. Una vi-sione più che condivisibi-le per chi ha a cuore temi come l’ambiente e la par-tecipazione. Tuttavia alla domanda su come si con-cilia questa visione con la politica “tiepida” del comune di Mirano sulla questione delle grandi

opere che incombono a pochi chilometri dai confini della città, le con-traddizioni e le difficoltà emergono rapidamente.

Su Veneto City il Sin-daco non ha espresso alcuna opposizione; se si esclude una dichiarata intenzione di agire per contrastare il traffico di attraversamento, per il re-sto il primo cittadino ha dimostrato un sostanzia-le disinteresse per quello

che decideranno gli altri Comuni. Ma potrà rea-listicamente Mirano ar-roccarsi come un fortino nel deserto? Non sarebbe ora che i Sindaci in con-trotendenza al pensiero unico dominante della cementificazione, così come Cappelletto procla-ma di essere, alzino co-raggiosamente la voce e si schierino senza equivoci?

Dubbi e perplessità cre-scono se si pensa che sul-

la questione del “Casello di Veneto City” (Albarea) non è stata presentata nemmeno un’osserva-zione da parte dell’am-ministrazione comunale miranese; del resto -come ha avuto modo di dire lo stesso Sindaco- un casel-lo vale l’altro, basta che sollevi Vetrego dagli in-gorghi.

Peccato che sfugga, non tanto al Sindaco quanto ai tecnici che dovrebbero

informarlo, che senza la completa liberalizzazio-ne del tratto Dolo – Vil-labona i Comuni non po-tranno più inserire divieti alla circolazione pesante, in quanto mancherebbe una alternativa gratuita ai percorsi vietati. Così come sfugge il fatto che un casello a Pianiga è del tutto funzionale all’in-nesto della Romea Com-merciale direttamente sul Passante, con ovvie rica-dute in termini di traffico per tutto il miranese.

Inoltre appare contrad-dittorio puntare sulla candidatura di Mirano a Città turistica e poi im-bottigliare nel “cul de sac” di Roncoduro l’al-bergo che fornirà alla città i numeri sufficienti per arrivare ai parametri richiesti.

In definitiva se le idee e gli obiettivi indicati dal Prof. Cappelletto ri-mangono in larga parte

condivisibili, quello che preoccupa è la reiterata assenza di una visione su una scala più vasta ri-spetto a quella delimitata dai confini comunali, e dunque l’assenza di una strategia adeguata per la difesa del territorio.

D’altra parte su temi così importanti riman-gono ignote anche le re-ali opinioni dell’opposi-zione, ricordando che il Centrosinistra ha perso Mirano alle ultime ele-zioni proprio sulle que-stioni ambientali.

Ma si sa, Mirano è un po’ così: da una parte una giunta di Centrode-stra (… o forse solo un Sindaco) che sogna sce-nari idilliaci in contesti spaventosi, dall’altra una opposizione accanita solo su faccenduole di paese, come la “tragedia” dell’uso di una friggitrice in una festa autorizzata nella barchessa del parco.

Mirano: città giardino o città fortino?

Ville Venete minacciate dalla cementificazione

Lavori di bonifica presso Città della Moda

Page 6: Cat.Comitati ambiente e territorio

6Elettrodotto: CAT affila le unghie,

pronto il ricorso al TARIl Consiglio dei ministri

del 28 ottobre, su propo-sta di Scajola ha appro-vato la nomina dei com-missari straordinari per le opere riguardanti reti elettriche e gas.

Ma CAT non si arrende ed ha già avviato le pro-cedure per il ricorso al TAR riscuotendo largo consenso e adesioni tra i cittadini.

Tra i primi 5 Commis-sari straordinari nomina-ti dal Governo c’è anche il Prefetto Anna Maria Cancellieri che seguirà i progetti per il nord Italia, nel mirino l’elettrodotto aereo tra Dolo e Camin da 380.000 volt. Così fa-cendo il Governo, con la complicità della regione Veneto governata da Lega e PDL, cancella la parte-cipazione degli enti locali

nelle decisioni che riguar-dano il loro territorio e può facilmente “saltare” i pareri delle Commissioni VIA-VAS e AIA in tema di reti di distribuzione e di produzione di energia, c o m p r e s e le centrali nucleari. Il Governo si g i u s t i f i c a con la scusa della crisi economica ma l’inten-to è quello di distrug-gere il prin-cipio di sus-s i d i a r i e t à in campo urbanistico-a m m i n i -strativo-am-bientale che

dà il potere ai Comuni in materia di pianifica-zione. Ancora una volta le amministrazioni locali sono soggette ad atti di imperio decretati prima

dalla regione Veneto con l’approvazione in sede di VIA della soluzione ae-rea invece che interrata, e adesso dal Governo con la nomina del commissa-

rio. Tra legge obiettivo e commissari straordinari non sarà più possibile per un Sindaco o un Presi-dente di Provincia difen-dere i propri concittadini

da emissio-ni dannose per la salu-te.

L’elettro-dotto aereo costituisce una deva-s t a z i o n e mortale per la Riviera del Brenta. Una sorta di mostro lineare di piloni o torri in ac-ciaio e cavi alti più di 60 metri che spande-

rebbe in ogni parte forti emissioni elettromagneti-che invisibili.

Per far risparmiare Terna, la Regione ed il Governo avvallano la soluzione aerea invece di quella interrata, una scelta tecnologicamente arretrata, pericolosa, an-tiestetica ed inquinante.

CAT però non sta a guardare, e ha già pronta la contromossa.

Infatti, qualora il Mi-nistero dovesse pronun-ciarsi a favore dell’elet-trodotto aereo, i comitati insieme a centinaia di cit-tadini hanno già prepara-to la documentazione per il ricorso al TAR. Viste le irregolarità procedurali riscontrate, ci sono con-crete possibilità di bloc-care il progetto e di otte-nere l’interramento.

Dopo la Romea Commerciale, giro di vite anche sull’elettrodotto aereo di Terna tra Dolo e Camin.

Prodotti biologici e di produzione locale a km zero per la cena socia-le di CAT che si è tenuta lo scorso sabato 21 no-vembre presso la Casa degli Alpini di Saonara, nel Padovano. Un menu tutto vegetariano ha con-quistato gli oltre settanta commensali. La cena è stata l’occasione per una raccolta fondi a sostegno del ricorso al Tar sull’elet-trodotto Dolo – Camin.

Si ringraziano per l’in-sostituibile contributo gli attivisti del circolo Le-gambiente di Saonara, e la cooperativa agricola El

Tamiso di Padova che ha fornito la materia prima.

Si ringraziano anche le aziende di Vigonovo e Saonara per il loro soste-gno, in particolare:

Pagliarin Carni Equi-ne S.R.L. L’armonia, Zable Sport Di Zam-bolin Luca e Benito (S.N.C.) Articoli Sporti-vi, Vini e Capricci - Eno-teca Di Faggin Barbara & C. S.A.S., Erboristeria Sempreverde, Daniele Celestino Floricoltura, La Caneva Di Zanovello Ismaele, Sanitaria - Er-boristeria Parafarmacia "l'Oasi Del Benessere"

Il 28 settembre scorso a Saonara, in un affollato e quanto mai teso consi-glio comunale è successo qualcosa di incredibile: il nuovo Piano di Assetto del Territorio Intercomu-nale (PATI) di Padova è stato respinto. Compatta l’opposizione nel votare contro sostenuta anche da tre consiglieri di mag-gioranza (due della Lega e l’altro del PDL), ma an-che la stessa maggioranza si asteneva sul proprio documento.

Scoglio sul quale si è in-franta la nuova pianifica-zione è la famigerata “Ca-mionabile”, l’autostrada che dovrebbe sorgere tra

Padova e Venezia seguen-do il tracciato dell’incom-pleta Idrovia, prevista per l’appunto nel Piano insieme al GRAP (Gran-de Raccordo Anulare di Padova).

Troppa la pressione esercitata dalla popo-lazione che per la stra-grande maggioranza vede quest’opera come fumo negli occhi; questa volta nessuno dei consiglieri ha avuto il coraggio di tradire la fiducia degli abitanti di Saonara, e di smentire le numerose de-libere di consiglio contra-rie a questa arteria inutile e dannosa.

Non nascondono la

soddisfazione Idrovia-Viva e il Circolo di Le-gambiente di Vigonovo e Saonara che insieme al comitato di Vigonovo e all’intero coordinamento di CAT hanno condotto da due anni a questa par-te un lavoro incessante contro la Camionabile fino a bloccarne l’iter il-legittimo furbescamente adottato dalla Regione.

Se la Camionabile subi-sce l’ennesima battuta di arresto il merito è sicura-mente anche loro.

Ma la soddisfazione è tanto maggiore se si pensa che ad essere boc-ciato non è solo il Piano di Assetto del territorio

di Saonara, bensì anche quello di Padova e di tutti i comu-ni dell’Inter-land. I PATI sono infatti sostanzial-mente degli accordi tra più Comu-ni, e se solo uno di essi si dichiara c o n t r a r i o , la proce-dura deve ricomincia-re daccapo anche per tutti gli al-tri. Si capi-scono allora le reazioni scomposte

di numerosi esponenti politici di calibro pro-vinciale di entrambi gli schieramenti, uno su tutti il vicesindaco Ivo Ros-si del PD. D’altra parte, come spiegano gli atti-visti della Legambiente di Saonara, questo PATI, oltre alla camionabile e al GRAP, conteneva nu-merose “polpette avvele-nate”, soprattutto per il loro Comune, come ad esempio:

l’aumento della su-perficie della ZIP (+350.000mq.), l’assenza di qualsiasi azione di po-tenziamento del traspor-to pubblico, la mancata introduzione di vincoli e prescrizioni per le aree di pregio naturalistico, e di limitazioni al consu-mo di suolo. Insomma un Piano che ancora una volta lasciava spazio alla cementificazione specu-lativa piuttosto che alla difesa dell’ambiente e della salute; un piano che aumentava e non dimi-nuiva l’impronta ecologi-ca di questa area se, come si evince dalla relazione ambientale, l’incremento della produzione di CO2 sarebbe stato del 23%, in totale controtendenza rispetto agli obiettivi del protocollo di Kyoto.

Qualcuno parla di un’occasione persa, per i cittadini e per CAT, inve-ce, si tratta di un’occasio-ne per riprogettare il terri-torio rispettandolo.

A Saonara salta il bancoScivola sulla Camionabile l’intero PATI dell’Hinterland padovano

Prima cena di autofinanziamento di CAT

Tralicci di 61 metri per l’elettrodotto aereo

Riqualificazione di Fusina a scapito della Riviera

Avvertenza: quando leg-gete, al posto dei puntini completate voi la rima, non potete sbagliarvi.

Se domandè in giro:volìo 'sta zità novafra Dolo e Miran ?i ve rispondarà: mi no, par carità!la vole Ch…, la vole G.....Ma ghe ze chi che pensa -peòci rifati -de passar ai postaripar aver portà al Doloschei tanti e granfati !E l'inzegnere furbo,che gà comprà le teremostra i modei e i schizi;e 'sto campier de renditese ciama E.......

E domandè par Fiesso:savìo de 'sta VERVE,'na nova zitadelache fa moda e modernoche porta tante machinein giro pae rotonde ?che svodarà le piassee sararà 'e boteghe ?Mi no che no la voio !

Ma chi la vole alòra ?Speta un fiantin,me par che la voiala sindaca C....

E 'a carezà pai camion,disio che la volì ?Gh' è quei che dize si:la svodaria le strade !Savìo che si dei mati ghe dize quei piu svegi?Ma se gavemo i camionfin soto casa e, par postàrse meio,tanti altri rivarà!

E la condota eletricade tori de ferochi ze che la vole ?La vol la Terna, par 'ndarghene foradal fango al Moranzan;donca la vol la Ternala vol anca G....

Ma par finir la storiavoialtri dea Rivieravolio o no voliotuto sto fracasso ?Col ch… che lo volemoe saria dir col c.... !--------------------------------Firmato : Canevo Brentan

Dialoghi in riviera fra magnati e omani libari

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Dopo l’approvazione in Parlamento dell’art.15 del cosiddetto “DL Ron-chi” (votato con l’impo-sizione della “fiducia”) si obbliga alla messa a gara dei servizi idrici. Mentre in tutta Europa stati e regioni dopo anni di sbornia privatizzatri-ce ritornano alla ripub-blicizzazione del bene comune acqua (vedi il caso della municipalità di Parigi) in Italia il Go-verno in tutta fretta pone il voto di fiducia e met-te a gara i sistemi idrici. Questo processo di mer-cificazione dell’acqua, iniziato già dal 1994 con la Legge Galli, può essere fermato se la società civi-le, le associazioni, i mo-vimenti agiscono insie-me come è già nel 1996 quando con la Finanzia-ria sembrava tutto com-

promesso. La congiura del silenzio che voleva far passare la privatizza-zione senza clamore e in modo bipartisan (quindi con la complicità di una parte dell’opposizione ) è fallita. Grazie alle mo-bilitazioni di queste set-timane, frutto dell’impe-gno costante del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che da anni lavorano ed informano sul tema, è cresciuta la discussione e tante altre realtà sociali sono inter-venute esprimendo la loro posizione. Fermare la privatizzazione si può, fai sentire anche la tua voce, partecipa anche tu alle iniziative in difesa del bene comune acqua.

Visita il sito www.ac-quabenecomune.org e firma la petizione on-line.

Acqua amaraSembrava uno spettro lontano, invece ormai la privatizzazione del bene pubblico per eccellenza, l’acqua, è un’amara realtà.

Ministri, presidenti e assessori sono sem-pre più affascinati dal «project financing», così come lo erano dei fa-migerati «derivati», di cui, peraltro, il project financing è uno stretto parente. Ma la finanza di progetto non possiede alcuna dote miracolosa, non genera alcuna mol-tiplicazione delle risorse. Anzi. Avviene solo che ciò che un tempo veniva finanziato facendo ricor-so agli introiti delle “tas-se”, oggi viene anticipato dalle banche e domani sarà ripagato dagli uten-ti, in pratica è un sistema di indebitamento il cui costo differito è a cari-co di figli e nipoti. Un modo per finanziarizza-re l’economia pubblica, dopo quella privata. Fin qui tutto bene. E perché mai dovremmo preoccu-parci del futuro dei po-steri? Gli Stati Uniti han-no vissuto sopra le pro-prie possibilità per molti anni e tutto sommato bene. Perché non po-tremmo farlo anche noi? Ciò che per onestà an-drebbe comunque messo in evidenza sono le con-seguenze che inevitabil-mente comporta il con-tributo di fondi privati provenienti da banche, istituti finanziari, società immobiliari e imprese di costruzione che contano

di rientrare nell’investi-mento tramite i proventi (tariffe, biglietti, pedaggi, ticket, bollette, ecc.) de-rivati dalla gestione (in concessione) delle ope-re e dei servizi pubblici: dalle strade agli ospeda-li, dai teatri ai parcheggi, dai cimiteri agli impianti sportivi, dagli acquedot-ti ai treni... In realtà il ricorso generalizzato al project financing genera almeno due gravi distor-sioni. La prima riguarda il fatto che le opere ven-gano realizzate in base a quanto “fruttano” e non in base alla effettiva uti-lità sociale. Così l’inve-stitore privato sceglierà di realizzare e gestire l’opera rivolta ad utenti/clienti più solvibili, che spesso non sono però i più bisognosi (è il caso dei treni ad alta velocità a scapito dei servizi per i pendolari). La seconda riguarda la indiretta pri-vatizzazione dei servizi che avviene attraverso la concessione della ge-stione di infrastrutture indispensabili (come ad esempio gli ospedali). Si viene così ad introdur-re il principio aziendale della ricerca del massimo guadagno nella erogazio-ne di servizi pubblici e di pubblica utilità, per di più svolti in situazione di «monopolio natura-le», cioè privi di alterna-

tive concorrenziali, cioè senza sostanziali rischi per chi ottiene la gestio-ne del servizio. Insomma il project financing altro non è che un sistema per far pagare agli utenti la remunerazione dell’inve-stimento. Un’altra ruota di quell’ingranaggio che toglie ai redditi di lavoro, premia le rendite finan-ziarie e devasta i territori.

I Comitati e le associazioni di CAT sono impegnati in una difficilissima battaglia per difendere il territorio dalle grandi opere

CAT NON RICEVE FINANZIAMENTI PUBBLICIE FUNZIONA SOLO GRAZIE AL LAVORO VOLONTARIO

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FEED THE CATLa bacchetta magica del project financing

Anche l’iter della ca-mionabile è stato per il momento bloccato grazie all’azione di CAT che, scoprendo il non in-serimento dell’opera in Legge Obiettivo, ha fatto emergere l’illegittimità delle procedure adottate.

Ma sono tante le prote-ste e i ricorsi che stanno rallentando la realizza-zione di opere inutili e dannose che minacciano i territori e i loro abitanti. Tutte azioni condotte uti-lizzando quei pochi mar-gini di democrazia pos-sibile per i cittadini. Per qualcuno ancora troppi, visto che proprio l’asses-sore Chisso si è attivato per ottenere una sorta di Legge Obiettivo Regiona-le; una legge che, in caso di inadempienza degli organi Statali, darebbe

pieni poteri alla Regione per approvare con proce-dure semplificate e indi-pendenti dai pareri dei Comuni tutte le “grandi opere”.

Una proposta di legge già passata al vaglio delle Commissioni competenti senza nemmeno registra-re un voto contrario. Tutti d’accordo, dunque, Lega e PDL da un lato, cen-tro-sinistra dall’altro. La dimostrazione di come confronto, discussione, e partecipazione sono tut-te belle parole di cui farsi vanto soprattutto in cam-pagna elettorale, ma poi quando queste parole si trasformano in strumenti concreti in mano ai cit-tadini, allora diventano un intralcio, o peggio un “lusso” che non ci si può permettere, tanto meno

in tempi di crisi.E proprio in vista delle

regionali del 2010 è già in scena il solito spetta-colo: in pubblico tutti a scagliarsi gli uni contro gli altri come in un gio-co delle parti, tutti ad accreditarsi da una parte o dall’altra, a mostrarsi benevoli o tutori paterna-listici nei confronti delle istanze dei comitati e di chi protesta; poi nelle “stanzette” nascoste dei nostri palazzi, o a cena in qualche lussuoso ri-storante ci si siede tutti assieme per trovare accor-di che non scontentino nessuno. Sono tanti gli ospiti: consiglieri, asses-sori, esponenti politici senza seggiola, Sindaci, consulenti, “imprendi-tori” amici e sostenitori di questo o quel partito,

dirigenti…la lista è lunga ma la torta da spartire è ancora tanta.

Una volta si parlava di consociativismo, ora le parole per definire questo degrado non si trovano più. Si trova però anco-ra tanta indignazione e tanta voglia di rialzare la testa tra le persone che incontriamo sulla nostra strada. Ed è da questa voglia di reagire che CAT vuole rilanciare il proprio impegno per l’anno nuo-vo continuando a lottare sui fronti aperti, ma con l’intenzione di interveni-re, seppure a modo pro-prio, anche sui passaggi strategici per il futuro del territorio. Le prossime elezioni amministrative e regionali saranno da que-sto punto di vista uno dei momenti più importanti.

Editoriale, continua da prima paginaSt

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