Catastrofe giapponese - 1-15/16-31 Marzo 2011 - AnnoXLV - NN. 103 - 104 - 105 - 106

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I l mare che divora case, spazza via automobili e in- ghiotte persone. Chi vive in una zona come l’arcipelago giapponese è da sempre abituato a convivere col pericolo, essendo esposto praticamente vita natural du- rante a scosse sismiche e tre- mori, ma quello che si è sca- tenato sul Giappone oggi ha superato ogni aspettativa, stravolto ogni fiducia. In Giappone, il Paese più tec- nologico del mondo, il siste- ma di sicurezza e le tecniche di evacuazione sono avveniri- stiche. Qui, al contrario di quanto ri- feritoci da molti esperti, i ter- remoti si possono prevedere, sia pur di poco. A tal proposito un dei tanti dossier diffusi da Wikileaks ha riferito che gli Stati Uniti avrebbero avvertito Tokyo della catastrofe imminente. Voci, che purtroppo non cambiano la sostanza. Ogni qual volta che si abbat- te sul Giappone un terremo- to, pochi istanti prima, i citta- dini delle zone interessate ri- cevono un sms e una mail per unirsi al “si salvi chi può”. Ingegnoso. Stavolta però scappare è stato praticamente inutile, visto che alla scossa di 8.9 gradi Richter è seguito uno tsunami deva- stante con onde alte 20 metri, che ha aggredito le coste giapponesi, travolgendo tutto. Il bilancio delle vittime non può che esser provvisorio. I numeri ufficiali su vittime e dispersi continuano a salire. Secondo la polizia si contano più di 7mila morti accertati e oltre 10mila dispersi. I nume- ri non prendono in conside- razione le 10.000 persone scomparse dalla città costiera di Ishinomaki nella prefettura di Miyagi. Allo stesso modo tra i dispersi non sono conta- bilizzate le 10.000 persone che mancano all’appello nella città portuale di Minamisanri- ku, poco distante. In totale ri- sultano danneggiate 55mila case ed edifici pubblici, e nel nord del Paese oltre 850 mila case cominciano a riavere l’energia elettrica solo in que- sti giorni. Ma come una vera apocalisse, all’immensità del danno cau- sato dallo tsunami si è ag- giunto il boomerang tecnolo- gico. Alcune centrali hanno arrestato automaticamente la loro attività come previsto in questi casi. La centrale di Fukushima in- vece si è intoppata complice il black out elettrico che ha colpito tutta la zona. Sul Giappone pertanto, alla furia distruttiva che in pochi minuti ha travolto la costa nordoccidentale, si è aggiunta la piaga delle radiazioni. Scene da “2012”. Ma questo non è un film. Questa è la realtà, la crudele realtà che si è accanita su di un popolo già vessato storica- mente da catastrofi naturali e nucleari e che ora si trova an- cora una volta a dover lottare per uscirne fuori. Eroici ingegneri stanno cer- cando di riparare il cavo elet- trico in due reattori nucleari della centrale di Fukushima, nel tentativo di arrestare la fuoriuscita di radiazioni mor- tali. Intanto, le autopompe spara- no acqua sui reattori di Fuku- shima, a 240 chilometri da Tokyo, nel disperato tentativo di raffreddare così le barre di combustibile nucleare. Le parole dell’imperatore che ha tentato di infondere corag- gio al proprio popolo hanno commosso, e siamo certi – come lui – che il popolo giapponese saprà rialzarsi con lo stesso slancio del do- po Hiroshima e Nagasaki. Ma c’è da lavorare e molto, neu- tralizzando prima di tutto il pericolo radiazioni, che stan- do alle ultime notizie pare ab- biano contaminato anche l’acqua. La crisi multipla ha scosso i mercati finanziari mondiali, COPIA OMAGGIO Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy — Fondato da Turchi — Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-31 Marzo 2011 - Anno XLV - NN. 103-104-105-106 E 0,25 (Quindicinale) POLITICA — a pagina 2 — ECONOMIA — a pagina 6 — LA PIAZZA D’ITALIA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 Il cambio a cura di FRANZ TURCHI T ra gli argomenti più importanti, in un paese come il nostro, ci sia la scelta della classe dirigente. In questi giorni ancora di più è sotto gli occhi di tutti la necessità di sele- zionare una classe valida e preparata per i ruoli di responsabilità nei quali nei prossimi anni l’Italia si giocherà il proprio fu- turo. Vedere le scene di questi giorni è imbarazzante, e mortificante per tutti noi. Credo fermamente infat- ti, che nei momenti di crisi, avere degli esempi da emulare e prendere come stimolo per supera- re le difficoltà sia fonda- mentale. Guardate il Quirinale e prendete nota. Lì c’è chi stà dando credi- bilità, forza, e senso alle Istituzioni, speriamo che se ne accorga, oltre noi, soprattutto chi ha ben al- tri ruoli nella nostra na- zione. Ma non è solo nella Poli- tica dove il problema si vede di più ed è più “presente”, anche nel- l’imprendiditoria, nella scuola, nella ricerca, etc., a mio avviso un ricambio generazionale è necessa- rio e dovuto. Necessario perché con l’arrivo dei giovani le idee, i pensieri e le vo- lontà si affermano con nuova forza nell’ambito lavorativo nel quale si ri- trovano proiettati; dovu- to, perché rispetto al- l'Europa siamo decisa- mente al di sopra della media per l’età in quasi tutti i settori produttivi, istituzionali e per tutto quello che riguarda il ri- ciclo di organi direttivi o di vertice. Speriamo che nel prossi- mo futuro la tendenza si inverta. Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Segue a pagina 3 Energia: quali alternative? Un’opposizione degna Uno scenario apocalittico Catastrofe giapponese www.lapiazzaditalia.it Impaginato La Piazza d'Italia 6-04-2011 10:55 Pagina 1

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Il cambio - Catastrofe giapponese - Un’opposizione degna - Berlusconi prova ad accellerare - No fly zone - Federalismo municipale e fisco più leggero? - Il tracciato 2010-2013 delle politiche economiche del Governo - Le aziende che meglio risaneranno saranno le prime ad uscire dalla crisi - Il fisco morde la mela marcia dell’evasione - Da una foglia un nuovo mondo - Energia: quali alternative? - New social deal - Senza nuova finanza piano risanamento aziendale - Cipro, un’isola, una storia, un mito - Il cigno nero - Addio Liz

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Il mare che divora case,spazza via automobili e in-

ghiotte persone.Chi vive in una zona comel’arcipelago giapponese è dasempre abituato a conviverecol pericolo, essendo espostopraticamente vita natural du-rante a scosse sismiche e tre-mori, ma quello che si è sca-tenato sul Giappone oggi hasuperato ogni aspettativa,stravolto ogni fiducia.In Giappone, il Paese più tec-nologico del mondo, il siste-ma di sicurezza e le tecnichedi evacuazione sono avveniri-stiche.Qui, al contrario di quanto ri-feritoci da molti esperti, i ter-remoti si possono prevedere,sia pur di poco.A tal proposito un dei tantidossier diffusi da Wikileaksha riferito che gli Stati Unitiavrebbero avvertito Tokyodella catastrofe imminente.Voci, che purtroppo noncambiano la sostanza.Ogni qual volta che si abbat-te sul Giappone un terremo-to, pochi istanti prima, i citta-dini delle zone interessate ri-cevono un sms e una mailper unirsi al “si salvi chi può”.Ingegnoso.

Stavolta però scappare è statopraticamente inutile, visto chealla scossa di 8.9 gradi Richterè seguito uno tsunami deva-stante con onde alte 20 metri,che ha aggredito le costegiapponesi, travolgendo tutto.Il bilancio delle vittime nonpuò che esser provvisorio. Inumeri ufficiali su vittime edispersi continuano a salire.Secondo la polizia si contanopiù di 7mila morti accertati eoltre 10mila dispersi. I nume-ri non prendono in conside-razione le 10.000 personescomparse dalla città costieradi Ishinomaki nella prefetturadi Miyagi. Allo stesso modotra i dispersi non sono conta-bilizzate le 10.000 personeche mancano all’appello nellacittà portuale di Minamisanri-ku, poco distante. In totale ri-sultano danneggiate 55milacase ed edifici pubblici, e nelnord del Paese oltre 850 milacase cominciano a riaverel’energia elettrica solo in que-sti giorni.Ma come una vera apocalisse,all’immensità del danno cau-sato dallo tsunami si è ag-giunto il boomerang tecnolo-gico. Alcune centrali hannoarrestato automaticamente la

loro attività come previsto inquesti casi.La centrale di Fukushima in-vece si è intoppata compliceil black out elettrico che hacolpito tutta la zona.Sul Giappone pertanto, allafuria distruttiva che in pochiminuti ha travolto la costanordoccidentale, si è aggiuntala piaga delle radiazioni.Scene da “2012”.Ma questo non è un film.Questa è la realtà, la crudelerealtà che si è accanita su diun popolo già vessato storica-mente da catastrofi naturali enucleari e che ora si trova an-cora una volta a dover lottareper uscirne fuori.Eroici ingegneri stanno cer-cando di riparare il cavo elet-trico in due reattori nuclearidella centrale di Fukushima,nel tentativo di arrestare lafuoriuscita di radiazioni mor-tali.Intanto, le autopompe spara-no acqua sui reattori di Fuku-shima, a 240 chilometri daTokyo, nel disperato tentativodi raffreddare così le barre dicombustibile nucleare.Le parole dell’imperatore cheha tentato di infondere corag-gio al proprio popolo hanno

commosso, e siamo certi –come lui – che il popologiapponese saprà rialzarsicon lo stesso slancio del do-po Hiroshima e Nagasaki. Mac’è da lavorare e molto, neu-tralizzando prima di tutto il

pericolo radiazioni, che stan-do alle ultime notizie pare ab-biano contaminato anchel’acqua.La crisi multipla ha scosso imercati finanziari mondiali,

COPIA OMAGGIOAbb. sostenitore da EE 1000 - Abb. annuale EE 500 - Abb. semestrale EE 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy

— Fondato da Turchi —

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-31 Marzo 2011 - Anno XLV - NN. 103-104-105-106 E 0,25 (Quindicinale)

POLITICA

— a pagina 2 —

ECONOMIA

— a pagina 6 —

LA PIAZZA D’ITALIA

Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

Il cambio

a cura di FRANZ TURCHI

Tra gli argomenti piùimportanti, in un

paese come il nostro, cisia la scelta della classedirigente.In questi giorni ancora dipiù è sotto gli occhi ditutti la necessità di sele-zionare una classe validae preparata per i ruoli diresponsabilità nei qualinei prossimi anni l’Italiasi giocherà il proprio fu-turo.Vedere le scene di questigiorni è imbarazzante, emortificante per tutti noi.Credo fermamente infat-ti, che nei momenti dicrisi, avere degli esempida emulare e prenderecome stimolo per supera-re le difficoltà sia fonda-mentale.Guardate il Quirinale eprendete nota.Lì c’è chi stà dando credi-bilità, forza, e senso alleIstituzioni, speriamo chese ne accorga, oltre noi,soprattutto chi ha ben al-tri ruoli nella nostra na-zione.Ma non è solo nella Poli-tica dove il problema sivede di più ed è più“presente”, anche nel-l’imprendiditoria, nellascuola, nella ricerca, etc.,a mio avviso un ricambiogenerazionale è necessa-rio e dovuto.Necessario perché conl’arrivo dei giovani leidee, i pensieri e le vo-lontà si affermano connuova forza nell’ambitolavorativo nel quale si ri-trovano proiettati; dovu-to, perché rispetto al-l'Europa siamo decisa-mente al di sopra dellamedia per l’età in quasitutti i settori produttivi,istituzionali e per tuttoquello che riguarda il ri-ciclo di organi direttivi odi vertice.Speriamo che nel prossi-mo futuro la tendenza siinverta.

Ricco, continuamente aggiornato:arriva finalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Segue a pagina 3

Energia:quali

alternative?

Un’opposizionedegna

Uno scenario apocalittico

Catastrofe giapponese

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Gli ultimi accadimenti in Ita-lia e all’estero hanno mo-

strato una volta di più – se fos-se necessario – l’importanzadell’esistenza anche nel nostroPaese di una opposizione poli-tica costruttiva e pragmatica purnel rispetto del ruolo di “interdi-zione” nei confronti della politi-ca governativa e che contribui-sca in maniera attiva alla rifor-mulazione dell’architettura isti-tuzione, sociale ed economicadell’Italia.Purtroppo il cammino per por-tare fuori il Paese dall’eternaguerra fredda che lo paralizza,appare ancora molto lungo edifficile ma alcuni segnali inco-raggianti in questo senso si so-no verificati nelle ultime setti-mane.Indizi flebili di un possibilecambiamento di rotta che abbi-sognano dello sforzo di tuttiquei politici - presenti in ognischieramento - che hanno vera-mente voglia di rompere defini-tivamente con le contrapposi-zioni personalistiche più chepolitiche degli ultimi quindicianni. Ma su chi eventualmentepuntare affinché avvenga que-sto “sconvolgimento” politicoculturale?Nel Partito Democratico note al-l’insegna del cambiamento sem-brano arrivare dalle posizioniassunte recentemente da Veltro-ni e dal giovane sindaco di Fi-renze, Matteo Renzi.Con il primo che oramai sembradiventato il fiero oppositore del-la linea politica di Bersani e chetenta, a modo suo, di scardina-re l’assetto istituzionale del Par-tito Democratico attraversol’adozione per legge dell’istitutodelle primarie in tutti i partiti, unmodo come un altro di cambia-re l’assetto del partito venutofuori dopo l’ultimo congressocon il fine ultimo di portareavanti il sogno che miseramen-te era fallito in occasione delle

ultime elezioni politiche: creareun unico soggetto riformista ca-pace di essere da solo una cre-dibile alternativa all’asse centrodestra - lega.Il secondo - Renzi - invece ten-ta di rompere gli schemi menta-li della sinistra ammettendo diessere stufo di dover sempre af-frontare l’ossessione della sini-stra nei confronti del Cavaliere ilquale potrà essere battuto sola-mente abbandonando l’antiber-lusconismo tout-court e lascian-do da parte tutte quelle manife-stazioni esteriori come le raccol-te di firme, i girotondi e “piazza-te” varie che in tutti questi anninon hanno portato a nulla senon allo schiacciamento del PDe dei riformisti sulle posizioni diDi Pietro e della sinistra radica-le. Addirittura il primo cittadinodi Firenze si è portato su posi-zioni ancora più contrarie aquelle della “nomenklatura”Democratica asserendo di esse-re contrario alle grandi ammuc-chiate e ai tatticismi che fino adoggi non hanno prodotto alcunrisultato concreto.

La vittoria a sinistra di questoinedito ticket politico potrebbeulteriormente rafforzare il bipo-larismo italiano e mettere defini-tivamente in soffitta queicapi–popolo che fanno del fe-roce scontro personale l’unicoelemento distintivo delle pro-prie politiche.E che forse sia meglio iniziare acollaborare con l’odiato Berlu-sconi in tanti a sinistra come alcentro lo stanno iniziando a ca-pire visto che, a quanto pare, négli scandali montati ad arte, négli attacchi giudiziari o le con-giure di Palazzo ideate e con-dotte dagli ex alleati del Cava-liere, né tantomeno gli appunta-menti elettorali sembrano poterdisarcionare Berlusconi dallaguida del Governo.Tale stato d’animo sembra esse-re comune a parecchi esponen-ti politici presenti sia nel PartitoDemocratico che in Futuro e Li-bertà tanto è vero che in tutti edue i partiti sono in atto dei mo-vimenti sotterranei che, al nettodei trasformisti presenti in ognipartito ed in ogni legislatura, la-

sciano ben sperare per il futuropiù prossimo.Nel PD a dare di più la sensa-zione di voler combattere lastrategia fin qui adottata daBersani e D’Alema, oltre ai giàcitati Veltroni e Renzi, sono gliex appartenenti alla Margheri-ta confluiti nel Partito Demo-cratico e i molti che hanno ab-bandonato le fila del centro-si-nistra per accasarsi nel terzopolo, tra i “Volenterosi” o di-rettamente nel PdL. Tutto que-sto non è altro che il sintomovisibile del malessere politicoche attanaglia i cattolici demo-cratici: sempre più sono i sin-daci, consiglieri regionali o co-munali che lasciano il partitodi Bersani per altri lidi perchésempre meno convinti delledecisioni prese dai vertici poli-tici e dalla strada fin qui intra-presa nell’avversare senza se esenza ma ogni proposta pro-veniente dalla maggioranza diGoverno.Nella formazione politica volutada Fini, invece, l’emorragiasembra essersi al momento fer-

mata anche perché l’ala mode-rata capeggiata da Urso e Ron-chi ha imposto dei paletti allapolitica aggressiva posta in attodal trio Bocchino, Granata eBriguglio, che fino ad ora po-chissimi risultati ha prodotto siain termini di macro politica na-zionale sia di radicamento a li-vello locale del partito.Insomma sembra che al mo-mento - vista anche la difficilesituazione internazionale legataalla vicenda libica - alle sparatedei Finiani contro Berlusconi eil suo Governo o alle rodomon-tate di Vendola contro il Gover-natore lombardo Formigoni ealle spacconate di Santoro eTravaglio si stiano sostituendo ildialogo e la concretezza dellavera politica esercitata nelle au-le parlamentari o nelle commis-sioni deputate.Il federalismo municipale, do-po il primo passaggio favore-vole alla Camera, è stato tuttosommato avallato dalla confe-renza delle Regioni guidatadal governatore dell’Emilia Ro-magna, Vasco Errani - non cer-

to un uomo di destra - ed in-seguito ha ottenuto pureun’importante approvazionenella commissione bicameraleladdove i membri del PD insegno di collaborazione si so-no astenuti ed il provvedimen-to ha ottenuto i voti contrarisolo dei rappresentanti del-l’Italia dei Valori e di quelli delterzo polo che negli ultimitempi in verità sembrano volersurrogare in aula l’assenza -voluta democraticamente dalcorpo elettorale - della sinistraestrema.Stessa assonanza di ideali - al-meno al momento delle vota-zioni effettuate nelle rispettivecommissioni di Camera e Sena-to - avevano ottenuto le mozio-ni del centrodestra e del PD fa-vorevoli all’intervento in Libia alfianco degli altri Paesi occiden-tali dei militari italiani, voto poicompletamente diversificatosi almomento di entrare in Parla-mento, forse per accontentare iduri e puri che fino alla finehanno provato a creare un var-co tra le incomprensioni di ve-dute avutesi alla bisogna tra PdLe Lega.Vedremo se con il prosieguodei lavori parlamentari e dell’av-vicinarsi delle elezioni ammini-strative di maggio tale stato dicose si rafforzerà o verrà defini-tivamente spazzato via.

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LA PIAZZA D’ITALIA - POLITICA

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Nella paralisi ideologica antiberlusconiana qualcosa forse si muove

Un’opposizione degna

Rafforzata numericamente lamaggioranza in Parlamento

con il ritorno di alcuni deputatinelle file del Popolo della Liber-tà e all’interno del neonatogruppo dei “Responsabili”, ilPresidente del Consiglio ha pre-muto decisamente il piede sul-l’acceleratore facendo prima ap-provare dalle Camere l’impor-tantissimo decreto sul federali-smo municipale fortemente vo-luto dagli alleati della Lega Norde poi dal Consiglio dei Ministrila riforma del sistema Giudizia-rio italiano concepita dal Guar-dasigilli Alfano.Ma come cambierà la Giustiziaitaliana?In primo luogo ci sarà la divisio-ne tra le carriere di Giudice equella di Pubblico Ministero chesaranno di fatto parallele manon si potranno intersecare, ead ulteriore conferma di tale se-parazione saranno creati dueCSM autonomi.Il Consiglio Superiore della Ma-gistratura giudicante sarà presie-duto dal Presidente della Re-pubblica, e ne farà parte pure ilPresidente della Cassazione, lametà dei membri - che rimar-ranno in carica solo per quattroanni - saranno eletti dai giudici,l’altra metà sarà nominata in se-duta congiunta dal Parlamentotra avvocati con non meno di 15anni di attività e professori uni-versitari ordinari in materie giu-ridiche: gli eletti a loro voltanon potranno, finché sarannoin carica, essere eletti in parla-mento, nei consigli regionali,provinciali o comunali.L’organo superiore dei Magistra-ti requirenti sarà sempre guida-to dal Capo dello Stato e vedràla partecipazione di diritto delProcuratore Generale della Cas-sazione, i componenti di questoCSM - che avranno le stesse li-mitazioni di durata e di eleggi-bilità politica come i magistratigiudicanti - saranno anche lorocome quelli appartenenti all’or-gano superiore dei Giudici elet-ti per metà tra i PM eleggibili, eper il resto dal Parlamento al-

l’interno sempre del mondo ac-cademico e tra gli avvocati conesperienza più che quindicen-nale.Tra i compiti dei due CSM spic-cano quelli dello stabilimentodelle assunzioni, assegnazioni,promozioni di Giudici o deiPubblici Ministeri e non potran-no adottare atti di indirizzo po-litico o esprimere pareri non ri-chiesti riguardo i disegni di leg-ge di iniziativa governativa.Prevista poi la creazione di unaCorte disciplinare provvista didue sezioni - una per ogni CSM- esterna ai due Consigli che sa-rà composta per metà da mem-bri togati e per l’altra da membrilaici nominati dai Parlamentariin seduta congiunta e dai magi-strati: inoltre le toghe sarannoresponsabili in sede civile degliatti deliberati o compiuti al paridegli altri dipendenti e funzio-nari dello Stato.Con il nuovo ordinamento giu-diziario poi, non si potrà più ri-correre in appello contro le sen-tenze di assoluzione in primogrado e l’azione penale deiPubblici Ministeri sarà obbliga-toria secondo i criteri stabilitidalla Legge magari - come au-spicato da tempo da qualcunoappartenente alla maggioranzadi centro destra - attraverso lapossibilità che il Parlamento, dianno in anno, indichi alla Magi-stratura delle priorità tra i reatida perseguire tra quelli di mag-giore allarme sociale.Novità vengono espresse pureriguardo le modalità di esecu-zione delle indagini, infatti sarà

una apposita legge promulgatadal Parlamento a stabilire, dopoi canonici passaggi costituziona-li, quali saranno i futuri rappor-ti di bilanciamento tra l’operatodei PM e quello della PoliziaGiudiziaria che, nell’idea deiproponenti questa modifica del-le normative che regolano l’ap-parato giudiziario italiano, po-trebbero anche assumere - maciò si stabilirà dopo la revisionedel disegno di legge nelle op-portune sedi istituzionali - il po-tere di indirizzare le indaginioggi totalmente a disposizionedei magistrati.In ultimo la riforma del sistemagiudiziario presentata da Alfanoprima al Capo dello Stato e poidinanzi al Consiglio dei Ministri- che una volta approvata daCamera e Senato non si appli-cherà però ai dibattimenti at-tualmente in corso - prevedepure nuove competenze per ilGuardasigilli riguardo la funzio-ne ispettiva, l’organizzazione edil funzionamento dei servizi re-lativi alla Giustizia. Il Ministro diGrazia e Giustizia inoltre, ognianno avrà l’obbligo di riferireannualmente a Senatori edOnorevoli riguardo lo stato delsistema giudiziario, sull’eserci-zio dell’azione penale e sull’usodei mezzi d’indagine.Improntate all’ottimismo sonostate quindi le prime dichiara-zioni di Berlusconi seguite al-l’annuncio dell’approvazionedel provvedimento in CdM.Per il Presidente del Consiglio,la riforma costituzionale del si-stema giudiziario preparata da

Alfano, è il punto di arrivo di 17anni di battaglie politiche segui-te a “tangentopoli” e che solo lapresenza tra le fila della mag-gioranza di centrodestra di fran-chi tiratori - prima Casini e poiFini - non ne ha permesso pri-ma la ratifica in primis quelladella separazione delle carrieredei magistrati che esiste in tutti isistemi giudiziari più avanzatidel mondo. Per Berlusconi, conl’approvazione di questo Dise-gno di Legge, magari pure op-portunamente corretto ma nonsvilito nella sostanza, si avràl’applicazione del concetto libe-rale che anche i magistrati sononormali cittadini come tutti glialtri, e che oltre a dover seguirele priorità indicate dal Parla-mento, sono obbligati a pagareper gli errori o le manchevolez-ze da essi compiuti nell’atto diadempiere alle loro funzioni eprerogative. L’obiettivo da rag-giungere sarebbe, sempre se-condo il Presidente del Consi-glio, quello di restituire ai citta-dini la fiducia in un servizio fon-damentale dello Stato - quellodi amministrare una Giustiziagiusta - attraverso un processodove l’Accusa e la Difesa sonoposte sullo stesso piano di fron-te al giudizio di un Giudice fi-nalmente terzo.Di segno opposto, come ovvioche sia, invece i commenti alDDL sulla Giustizia da partedelle opposizioni.Per Fini, tirato in causa dal Ca-valiere, i giudici e i PM non so-no una “dittatura” e se prima dioggi la riforma della Giustizianon ha mai visto il suo appog-gio e tantomeno la luce duran-te i governi di centro-destra èperché tali leggi erano evidente-mente “ad personam” e non po-tevano ricevere il suo consensoo avallo: per la proposta di mo-difica avanzata invece da Alfanosarà il Parlamento a decidere lasua approvazione o le eventua-li modifiche.Bersani ha invece affermato chela riforma proposta ha degli ele-menti inaccettabili che servireb-

bero solo ad aggiustare definiti-vamente i problemi giudiziaridel Presidente del Consiglio chein altri termini utilizzerebbe ilpolverone alzato intorno a que-sto delicato tema per apparireagli occhi degli elettori la vitti-ma omettendo di affrontare iveri problemi del sistema giudi-ziario e i problemi connessi allasituazione economica e socialedel Paese.Ma chi è andato giù veramenteduro nel commentare la Rifor-ma - e questo la dice lunga suchi veramente tira le fila nell’op-posizione- è stata l’AssociazioneNazionale Magistrati che perbocca del suo segretario, Pala-mara, ha definito la riformamessa a punto dal Governo,punitiva nei confronti dei magi-strati che attraverso l’approva-zione di tale provvedimento siritroverebbero in condizione disubalternità nei confronti delpotere politico al contrario diquanto stabilisce la Costituzio-ne. Inoltre, sempre secondo Pa-lamara, Alfano avrebbe disatte-so le promesse fatte alla Magi-stratura in occasione del loro ul-timo congresso nazionale, allor-quando il Ministro aveva pro-messo che si sarebbe concen-trato solo sull’efficienza del si-stema giudiziario e non sullamodifica della sua struttura.La discussione in merito all’ap-provazione del Piano Alfano èappena iniziata ed al momentosi intravedono pochi spiragliper la ricerca di una soluzionecondivisa tra le parti tale chepossa portare finalmente ad uncambiamento sistemico dellaGiustizia italiana e certamentel’avvicinarsi delle elezioni am-ministrative e l’arroventato cli-ma politico susseguente all’in-tervento italiano in Libia nonpromettono nulla di buono: for-se stavolta sarà proprio Berlu-sconi a dover far appello ai cit-tadini per far approvare dopolustri la riforma del sistema Giu-diziario attraverso l’istituto delReferendum popolare.

Giuliano Leo

Dopo il federalismo municiapale approvata in CDM la riforma della giustizia

Berlusconi prova ad accellerare

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Mentre il ColonnelloGheddafi si accinge a ri-

prendersi Bengasi con tutta laforza che gli rimane, il Consi-glio di Sicurezza delle Nazio-ni Unite approva le misureper evitare ancora attacchifolli sui civili.Sembra dunque che il mondocivilizzato abbia preso la suadecisione, se non fosse chec’ha impiegato il tempo ne-cessario per rendere tuttoquesto assolutamente inutilea livello politico. È vero, sene parla da diversi giorni mac’è una totale distonia di in-tenti, almeno in Europa, conFrancia e Inghilterra che fre-mono, la Germania che nonne vuole sapere e l’Italia chesoffoca nell’imbarazzo salvopoi adeguarsi alle decisionidell’UE.Mentre fino a qualche giornofa il leader libico sembrava incrisi e non riusciva a trovareneanche una casa per il suoesilio, ora, col passare deltempo, è rinfrancato dalla ri-conquista delle aree preseprecedentemente dagli insortie sembra quindi assai bizzar-ro che i leader degli Stati delvecchio continente pensinodi poterlo mandare via inquesta situazione.Far cadere un dittatore non èuna cosa facile, la storia re-cente dovrebbe averlo inse-gnato ma l’eccessiva timidez-

za con cui le Nazioni Unitehanno agito non può esseregiustificata dal ricordo delleultime tragiche lezioni, piut-tosto bisogna avere timoredel fatto che non si può pre-vedere cosa può portare a noieuropei il dopo. Della serie sistava meglio quando si stavapeggio.

Non basta mettere un dittato-re alla gogna mediatica, con-gelare i suoi beni all’estero ofare un embargo perché so-prattutto nel caso della Libia arimetterci sono tutti tranne

colui che dovrebbe cadere. Inuna rapida e superficiale ana-lisi si evince che cercare didestituire Gheddafi in favoredegli insorti, facendolo anchepassare per il peggio del peg-gio, da parte dei leader euro-pei, potrebbe essere un’armaa doppio taglio che portereb-be a minare credibilità di al-

cuni: conosciamo i rapporticon l’Italia, sappiamo che (adetta del figlio del leader libi-co) Sakozy ha avuto un soste-gno da parte della Libia per lepresidenziali e sappiamo an-

che come gli inglesi si sianopiegati alle volontà libiche, aitempi di Brown, liberandouno degli autori della stragedi Lockerbie, per puro inte-resse petrolifero. Questi sonogli esempi più eclatanti.Il congelamento dei beni, sefatto veramente, genererebbeuna reazione a catena su mol-

ti grossi gruppi occidentali, vi-sta la diffusa partecipazionedella Libia ai pacchetti aziona-ri in molti di questi come adesempio Unicredit ed in un si-stema fiaccato dalla crisi que-

sto è un rischio che nessunovuole veramente correre.L’embargo ha sempre avutoricadute solo sulla popolazio-ne: se si tratta di quello usatocontro l’Iraq di Saddam, la fa-me e le malattie vanno a col-pire i deboli e non i potentimentre quello di armi nonporta altro che il colpo di co-da del regime, come sta avve-nendo da diversi giorni. Sisparano le “ultime cartucce”per far sparire qualsiasi motodi opposizione.Ma allora perché tutto questomovimento? Di certo non per

difendere i civili inermi. Piut-tosto non è un mistero chel’inaffidabilità e le aspirazionipoliticamente egemonicheche il Colonnello ha da sem-pre sull’Africa siano un pro-

blema anche per gli altri Pae-si che apparentemente sonodalla stessa parte. Per questoè stato decisivo il si alla no flyzone da parte della Lega ara-ba: senza di esso nulla si sa-rebbe potuto muovere perevitare ancora una volta la le-vata di scudi che poi porte-rebbe lo scontro sul piano re-ligioso, favorendo, questavolta a due passi da casa no-stra, il proliferare del fonda-mentalismo. Vale a dire che l’occidenteper poter almeno indebolireuna dittatura sanguinaria hadovuto attendere il permessodi un organo che racchiudetra i suoi membri altre ditta-ture. Non c’è nulla da fare, dobbia-mo rassegnarci alla subalter-nità cronica dovuta dalla no-stra totale dipendenza ener-getica e ad una abulia che or-mai sta diventando una con-dizione politica atrofica.Questa risoluzione delle Na-zioni Unite, dove non si pre-vede solo la no fly zone maanche la possibilità di inter-venti mirati da cielo e da ter-ra sul territorio libico, sa tan-to di pantomima. Sembra chelo scopo sia mantenere al po-tere un Gheddafi un po’spuntato, magari per rinego-ziare quanto di prezioso cu-stodisce non solo da un pun-to di vista energetico.Vedremo cosa accadrà quan-do le carte saranno tutte sultavolo e soprattutto l’Europasi troverà a giocare nuova-mente con un Gheddafi piùvendicativo che mai.

Gabriele Polgar

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

Meglio tardi che mai?

No fly zone

innescando un inevitabile di-battito sulla sicurezza del-l’energia nucleare non soloin Giappone.Angela Merkel ha annunciatola chiusura delle centrali piùvecchie aprendo in modo de-ciso alle energie alternative.In Italia l’idea di lanciarsinell’avventura nucleare peraffrancarsi dalla dipendenzaenergetica ha subito un durocolpo.Sembra che diverse fasce dipopolazione giapponese ab-biano ricevuto radiazioni.Per verificare le proprie con-dizioni di salute, lunghe filedi persone si sono riversatepresso i presidi medici. Qua-lora l’opera degli ingegnerinon andasse a buon fine,l’ultimo tentativo potrebbeessere quello di seppellirel’intero impianto con sabbiae calcestruzzo per cercare dievitare una catastrofica per-dita radioattiva. Questo ilmetodo utilizzato a Cherno-byl nel 1986. Intanto, il Giap-pone ha alzato il suo livellodi crisi nucleare da quattro acinque nella scala Ines (lascala internazionale deglieventi nucleari fatta di settelivelli), di fatto equiparandola sua crisi a quella di ThreeMile Island e Chernobil.

La tragedia giapponese staavendo notevoli riflessi sulmondo, non solo economici.Bensì di metodo e approccioal futuro dell’energia. Perchése una calamità naturale sipuò arginare, limitare, manon di certo evitare, gli effet-ti boomerang di tecnologiead alto rischio potremmosenza meno risparmiarceli.Ma possiamo permettercelo?Il dibattito sulla questione hasubito in questi giorni unanotevole recrudescenza nelnostro Paese.La tragedia giapponese chedi certo è un caso limite si èfatta sentire, possedendo unagrande forza di sensibilizza-zione. Le immagini diffuse in conti-nuazione dai media hannosortito l’effetto prevedibile diincrementare la paura e la dif-fidenza verso il nucleare in-nescando un clima per nulladissimile al dopo Chernobil.Eppure né Chernobil né Fu-kushima sono la norma, nonsono cronaca di tutti i giorni.Ma quando si è di fronte a uncataclisma di tali dimensionila ragione esce di scena edentrano in ballo le emozioni.Le classi dirigenti assolvonobene al loro compito solo sein grado di circoscrivere lafase sentimentale a un mo-mento. A loro spetta provve-

dere, dopo un’attenta analisicosti-benefici, nel modo mi-gliore in vista del benesseredei cittadini.Detto questo, la strada delleenergie alternative andrebbebattuta con più decisione, in-vestendo nella ricerca e nellasperimentazione, annullandoqualsivoglia rischio per lapopolazione.È sicuramente una pecca daparte nostra l’essere dram-maticamente indietro in que-sto settore rispetto ai nostricompetitor europei.Si pensi all’energia solare. Èmai possibile che la Germa-nia possegga di gran lungapiù impianti dell’Italia, dove ilSole è senz’altro più presente?Apparentemente no.Ma se la nostra classe diri-gente la sua analisi l’avessefatta bene e considerandoche a fronte di un debitomastodontico non ci sonofondi, avesse virato sul nu-cleare di ultima generazione(ovvero il nuovo del vec-chio) come unica via per-corribile? È una considera-zione questa che crediamoandrebbe fatta.Come pure bisognerebbe intempi brevi produrre una ri-sposta sulla strada che dovràimboccare la nostra politicaenergetica.

Francesco di Rosa

Uno scenario apocalittico

Catastrofe giapponeseDalla prima

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IMinistri Calderoli e Tremonticontinuano ad assicurare che

con il federalismo municipale ilfisco sarà più leggero, ma dalleproiezioni di Confartigianatoemerge esattamente l’opposto:le imprese si ritroveranno a pa-gare in totale 812 milioni in piùl’anno con il passaggio dall’Iciall’Imu (+17%). E se i comuniscegliessero l’aliquota massima,il 10,6 per mille, si arriverebbe atre miliardi, che per il singoloimmobile si tradurrebbero in unsalasso di 507 euro (è il recordstabilito dalla Lombardia). “Cosìaltro che scossa all’economia”,commenta il segretario generaledi Confartigianato Cesare Fuma-galli. A subire le peggiori conse-guenze del passaggio dall’attua-le Ici, pari in media al 6,49 permille, all’Imu (imposta munici-pale unica, entrerà in vigore nel2014 in base al decreto sul fede-ralismo), che avrà l’aliquota ba-se del 7,6 per mille, saranno gliimprenditore delle Regioni chehanno scelto una tassazione piùmoderata. È il caso della Valled’Aosta, che avrà un incremen-to del gettito del 73,5% appli-cando l’aliquota base dell’Imu.Seguono la Sardegna (+29,1%)e il Friuli Venezia Giulia(+24,7%).Arriva poi la Lombardia, Regio-ne con altissima concentrazionedi imprese e partite Iva, e quin-di di immobili strumentali (cate-

goria catastale che comprende,uffici, studi, negozi, magazzini,laboratori, opifici, alberghi epensioni, teatri, sale da concer-ti, fabbricati industriali e com-merciali). Con l’attuale Ici laLombardia ha incassato nel2009 960 milioni; con l’Imu arri-verebbe a 1180 milioni con l’ali-quota base (+22,9%) e a 1646con quella massima del 10,6 permille (+71,4%). Significa un ag-gravio di 163 euro per immobi-le nel primo caso, e di 507 euronel secondo. Le variazioni piùcontenute si registrano in To-scana (+12,4%), Emilia Roma-gna e Marche (+12%), Lazio(+11,4%), Liguria (+11,7%) eUmbria (+11,5%). Ma anche nelcaso del Lazio l’Imu peserà mol-to sulle imprese: si pagheranno66 euro in più per immobile nelcaso dell’aliquota base, 318 conl’aliquota massima.C’è un’altra ipotesi, che Confar-tigianato non trascura, per amo-re di equilibrio. Il decreto pre-vede che i Comuni possano an-che ridurre l’aliquota base del 3per mille, oltre che aumentarla.In questo caso, naturalmente, siregistrerebbero delle riduzionigeneralizzate rispetto all’attualeIci: il gettito generale si ridur-rebbe di 1389 milioni (-29,2%,149 euro in meno per immobi-le) nella media di 19 Regioni.Ma non è realistico aspettarselo,considerato il peso per i Comu-

ni dell’esenzione dall’Imu pergli enti ecclesiastici e dell’aboli-zione di alcune imposte locali.Il quadro delineato da Confarti-gianato non fa che pensare adun inasprimento della pressionefiscale a livello locale.Lo schema di decreto legislativorecante disposizioni in materiadi federalismo fiscale municipa-le dispone l’attribuzione ai co-muni del gettito di numerosi tri-buti erariali e di una comparte-cipazione all’IVA, istituisce unacedolare secca sugli affitti degliimmobili ad uso abitativo e pre-vede, a regime, un nuovo asset-to tra le competenze dello Statoe degli enti locali nel settoredella fiscalità territoriale ed im-mobiliare. Sulla base delle risul-tanze dell’esame effettuato pres-so la Commissione bicamerale,lo schema di decreto sul federa-lismo fiscale interviene in unaprima fase di avvio triennale,dal 2011, e poi disciplinato a re-gime a decorrere dal 2014, sullapressione fiscale a livello locale,con l’introduzione, in sostituzio-ne di tributi vigenti, dell’impostamunicipale (Imu). In particolare, per quanto con-cerne la fiscalità immobiliare,dal 2011 vengono attribuiti aiComuni: a) l’intero gettito del-l’Irpef sui redditi fondiari (esclu-so il reddito agrario) e quellorelativo alle imposte di registroe bollo su contratti di locazione

immobiliare; b) una quota, par-ti al 30% del gettito delle impo-ste di registro, ipotecarie e cata-stali sugli atti di trasferimentoimmobiliare ed una quota, parial 21,7% nel 2011 ed al 21,6%dal 2012, del gettito cedolaresecca sugli affitti. I gettiti in que-stione affluiscono ad un Fondosperimentale di riequilibrio, didurata triennale, finalizzato arealizzare in forma progressivae territorialmente equilibrata ladevoluzione dei gettiti medesi-mi ai Comuni; il Fondo verrà ri-partito sulla base di un accordoin sede di Conferenza Stato-cit-tà; una quota del 30% del Fon-do andrà ripartita in base al nu-mero dei residenti, e, al netto ditale quota, una ulteriore percen-tuale del 20% dovrà essere de-stinata ai piccoli Comuni. Perquanto riguarda la cedolare sec-ca sugli affitti, è istituita appun-to la possibilità per i proprietaridi immobili concessi in locazio-ne di optare dal 2011, in luogodell’ordinaria tassazione Irpefsui redditi da locazione, per unregime sostituivo, che assorbeanche le imposte di registro ebollo sui contratti, le cui aliquo-te sono pari al 21% per i con-tratti a canone libero ed al 19%per quelli a canone concordato.Oltre a severe sanzioni in casodi omessa od irregolare registra-zione (in cui si prevede auto-maticamente una durata del

contratto pari a quattro anni el’applicazione di un canone ri-dotto che fa riferimento al triplodella rendita catastale) si preve-de che in caso di contratto a ca-none concordato il locatore, seopta per la cedolare secca, nonpotrà richiedere aggiornamentidel canone per tutta la duratadel contratto. Per quanto con-cerne l’Imu, essa è introdotta adecorrere dal 2014, in sostitu-zione, per la componente im-mobiliare, dell’Irpef (e relativeaddizionali), dovuta per i reddi-ti relativi ai beni non locati,nonché dell’Ici, ed ha per pre-supposto il possesso di immobi-li diversi dall’abitazione princi-pale, cui pertanto non si appli-ca, incluse le pertinenze. Loschema di decreto prevede poi,sempre a decorrere dal 2014,l’imposta municipale seconda-ria, da introdursi con delibera-zione del consiglio comunale insostituzione degli attuali tributisull’occupazione di aree pubbli-che, sulle affissioni e sull’instal-lazione dei mezzi pubblicitari.Tutte è demandato all’autono-mia impositiva degli enti locali,e tutti i livelli erariali sarannodeterminati dal consiglio comu-nale. Ogni Comune gestirà inmaniera autonoma le proprie ri-sorse ed i propri tributi. Visto loschema del decreto legislativodel federalismo fiscale, la tassa-zione locale sarebbe stata reim-

postata mediante l’introduzionedi nuovi tributi con relativenuove aliquote. È chiaro che ildecreto sostituisce ed istituiscenuove tasse, ed è altrettantochiaro che la differenziazione fi-scale nel territorio italiano saràda subito molto evidente e rile-vante in termini di gettiti e dipolitiche fiscali. Se il regime ditassazione porterà ad una mar-cata differenziazione tributaria ilmotore dell’economia nazionalene risentirà in termini di forza evelocità. Se oggi il nostro paeseè a due velocità con il federali-smi fiscale ci troveremo più mo-tori, più velocità che provoche-ranno un effetto disarmonicosul ritmo globale di crescita del-l’economia nazionale.Si auspica che gli effetti del fe-deralismo fiscale non portino adun aumento della tassazione,ma questi ad oggi, cioè all’istitu-zione della nuova fiscalità terri-toriale lasciano pochi marginiad una previsione ottimistica,che dipende molto dalla situa-zione economica e finanziariain cui versano i Comuni italiani.Si sa che tale situazione non èpositiva in termini di entrate,per cui sulla base di questa bi-sogna attendersi un aumentodella pressione fiscale che co-munque è già in atto presso al-cune realtà locali.

Avanzino Capponi

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Il dilemma sembra prender corpo su una questione molto importante

Federalismo municipale e fisco più leggero?

La crisi economica scoppiatanel 2009 ha determinato un

profondo mutamento nello sce-nario economico internazionale enelle politiche economiche deiGoverni. In Italia, abbiamo assi-stito a riposizionamenti strategicidei mercati, alle difficoltà di so-pravvivenza delle piccole e me-die imprese, alla crisi dei consu-mi delle famiglie ed alla contra-zione degli investimenti. Sotto ac-cusa anche i conti pubblici degliStati, di qui l’esigenza della Unio-ne Europea di varare piani di sal-vataggio per quelle economiefortemente indebitate, la persi-stenza di tensioni internazionali,di turbolenze finanziarie hannocaratterizzato ed influenzato ne-gativamente la congiuntura eco-nomica globale.Il quadro tendenziale di finanzapubblica delineato dai documentiprogrammazione ha evidenziato,infatti, il graduale e progressivopeggioramento delle previsionidovuto all’aggravarsi della crisieconomica. Il Governo, già nel2009, aveva provveduto ad ag-giornare il Programma di stabilità,slittato nel 2010 in relazione alledifficoltà previsive della congiun-tura internazionale, e nella relativaNota informativa 2009-2011 tra-smessa al Parlamento, aggiornavale previsioni incorporando gli ef-fetti dei provvedimenti anti-crisivarati nel mese di novembre 2008:- 2% la variazione del Pil nel 2009rispetto a +0,5% stimato nella Re-lazione Previsionale e Program-matica di settembre 2008 e +0,3%nel 2010 rispetto a +0,9% dellaRPP. Per quanto riguardava l’inde-bitamento netto esso era stimato a

-3,7% sul Pil nel 2009, -3,3% nel2010 e -2,9% nel 2011. Questi an-ni sono stati caratterizzati da unacontinua rivisitazione delle stimedi crescita legate ad un ulteriorepeggioramento della crisi econo-mica in atto. Nella contingente si-tuazione, la risposta del Governoalla crisi è stata dettata dall’esigen-za di massimizzare l’efficacia degliinterventi, con l’obiettivo di salva-guardare l’equilibrio dei contipubblici. Il disavanzo di bilanciocorretto per il ciclo al netto delleuna tantum (indebitamento strut-turale) è stato previsto in continuomiglioramento fino al 2012. Effet-tivamente il contenimento deiconti pubblici è stato in questi an-ni un obiettivo raggiunto, ovvia-mente manca ancora qualchepunto da ridurre nel rapporto de-ficit/Pil per soddisfare il parame-tro di Maastricht.Il provvedimento anticrisi reperi-sce risorse per un importo com-plessivo di circa 17 miliardi dieuro nel quadriennio 2009-2012disponendo maggiori entrate percirca 10,6 miliardi di euro e mi-nori spese per circa 6 miliardi dieuro. Per quanto riguarda il de-bito pubblico tendenziale, le sti-me aggiornate hanno indicato unrapporto debito/Pil pari a 115,3nel 2009, 118,2 nel 2010 e 118,6nel 2011, 118,5 nel 2012 e 117,7nel 2013. Per quanto riguarda le misure de-stinate alle famiglie, pari a circa4,7 miliardi di euro nel quadrien-nio, particolare importanza hannorivestito la sospensione dei tributie contributi per il sisma in Abruz-zo, gli interventi anticrisi sul mer-cato del lavoro e il potenziamen-

to degli ammortizzatori sociali. So-no stati riconosciuti incentivi alleimprese che hanno assicurato ilrientro anticipato dei lavoratori incassa integrazione impiegati inprogetti di formazione e riqualifi-cazione. È stato istituito, inoltre,un Fondo con dotazione pari a800 milioni a decorrere dal 2010,destinati ad interventi relativi alsettore sanitario. Gli interventi de-stinati alle imprese hanno avutouna dotazione complessiva pari acirca 7 miliardi. Il decreto leggen.78 ha contemplato anche misu-re destinate al rilancio delle infra-strutture e dello sviluppo, tra que-ste aveva disposto l’assegnazionealla società stretto di MessinaS.p.a., a valere sulle risorse delFondo infrastrutture, di un contri-buto complessivo in conto im-pianti di 1,3 miliardi di euro.Nel Documento di Programma-zione economico-finanziaria pergli anni 2010-2013, deliberato dalConsiglio dei Ministri il 15 luglio2009, il Governo si è trovato an-cora una volta di fronte all’incer-tezza delle prospettive economi-che anche se si cominciava adevidenziare una lieve attenuazio-ne delle spinte recessive. Duran-te questa fase, il Governo ha agi-to in modo mirato per garantirecondizioni di stabilità per la fi-nanza pubblica, per dare sup-porto all’economia, per assicura-re la coesione sociale. In partico-lare il Governo ha agito per sal-vaguardare il sistema creditizio eil risparmio delle famiglie, perpotenziare ed accelerare gli inve-stimenti pubblici e incentivare gliinvestimenti privati seppur conscarso successo.

Inoltre, nei limiti consentiti dallafinanza pubblica, ha operato mas-sicce iniezioni di liquidità nel si-stema accelerando il pagamentodei debiti pregressi ed abbattendol’ammontare accumulato dei rim-borsi fiscali. Lasciando pienamen-te operare gli ammortizzatori so-ciali, l’utilizzo prudente della levafiscale ha consentito al Governodi limitare il deterioramento deiconti pubblici. È chiaro che in unaprospettiva più generale bisogna-va guardare al dopo-crisi, per ri-stabilire condizioni di crescita piùrobuste nel medio-lungo termine.La riforma dell’architettura istitu-zionale dello Stato (a partire dalfederalismi fiscale) e l’investimen-to in capitale umano e in infra-strutture, alla base del rilancio del-la produttività e della crescita eco-nomica nel suo complesso, do-vranno essere le aree di principa-le intervento. La crisi economicaha messo sotto pressione l’equili-brio dei conti pubblici e ha com-portato inevitabilmente una diver-sa composizione delle entrate edelle uscite. Gli obiettivi rimango-no quelli di una convergenza ver-so il pareggio di bilancio in termi-ni strutturali e verso una gradualema costante riduzione del rappor-to debito/Pil per continuare a da-re fiducia agli operatori economi-ci e ai mercati finanziari.L’elevato grado di integrazionedell’economia globale ha estesorapidamente al resto del mondola crisi economico-finanziaria ini-ziata negli Stati Uniti. Significati-vo è stato anche l’impatto indi-retto della crisi finanziaria sul-l’economia reale. In Italia, l’attivi-tà produttiva, caratterizzata con-

giuntamente da forte propensio-ne all’esportazione e da peso ri-levante dell’industria manifattu-riera sul valore aggiunto, ha par-ticolarmente risentito del crollodegli scambi internazionali e del-la forte riduzione degli investi-menti. L’economia italiana risultameno esposta ai fattori specificidella crisi finanziaria. L’indebita-mento delle famiglie è inferiorerispetto alle media europea (60%del reddito disponibile contro93% alla fine del 2008) e il setto-re immobiliare è meno vulnera-bile. Nel biennio 2010-2011 la crescitaeconomica è stata lievemente su-periore a quella registrata nel2009, ma senza significativi effettisull’occupazione e sui redditi del-le famiglie. L’impatto sull’occupa-zione nel 2011 dovrebbe essereleggermente più favorevole ri-spetto allo scenario di base, in cuisi registrerebbe una crescita di ol-tre 0,3 punti percentuali. Vi sonoperò da considerare le misure chenon esercitano un’azione espansi-va sull’economia per via dell’im-pulso del bilancio pubblico (tuttada dimostrare in un paese ad altodebito pubblico). Le indicazioniprovenienti dal nuovo quadromacroeconomico, che non sonoincoraggianti, anche se nel 2011si stima che il nostro paese avràuna crescita dell’1,3%; pesa sulleprospettive di crescita l’incertezzadel mercato del lavoro che regi-stra tassi di disoccupazione pre-occupanti.Dalla relazione generale sulla si-tuazione economica del nostroPaese, redatta dal Ministero del-l’Economia e delle Finanze, emer-

gono due rilevanti realtà: una èche i risultati dell’economia globa-le hanno certificato il grado diprofondità e di diffusione delle re-cessione dell’ultimo biennio, lapiù grave dall’epoca della GrandeDepressione. Il prodotto mondia-le si è contratto di quasi l’1,2%, itraffici di beni e servizi di oltre il12%. L’attività economica italianaè diminuita del 5% con una calodelle esportazioni del 19,1% e del-le importazioni del 14,5%. Il mer-cato del lavoro ha risentito delleripercussioni della forte recessio-ne, i dati di contabilità nazionalemostrano una diminuzione del-l’input di lavoro pari a 660.000unità di lavoro equivalenti a tem-po pieno (-2,6%), di cui oltre400.000 nell’industria in sensostretto (-8,1%).Nei prossimi anni è plausibile at-tendersi un sensibile aumentodella crescita del Pil al 2% nelbiennio 2012-2013, andando a ri-durre in parte l’ancor ampio gapdi capacità produttiva inutilizzata.Il mercato del lavoro resterebbedebole, il ricorso alla CIG da par-te delle imprese è ancora ampio.Le diverse congiunture che han-no attraversato l’economia inter-nazionale e quella europea nel-l’ultimo biennio si sono rivelatamolto negative; i Governi hannoreagito a queste ponendo in esse-re una serie di politiche volte al ri-sanamento ed al potenziamentodel sistema, ma l’attuale congiun-tura ancora non segnala tendenzeincoraggianti. Gli sforzi del Go-verno italiano devono ora più diprima concentrarsi tutti sulla cre-scita del Paese l’unica vera e rea-le priorità delle priorità.

Tra manovre anticrisi e disegni di legge collegati alle leggi finanziarie

Il tracciato 2010-2013 delle politicheeconomiche del Governo

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Non è accademia, ma unapura e semplice realtà. Le

piccole e medie imprese italia-ne sono state travolte dalla cri-si economica internazionale.La contrazione dei fatturati, ladifficoltà a sopravvivere sulmercato, le condizioni sfavore-vole in cui versa il mercato fi-nanziario, sono tutti fattori chehanno influenzato profonda-mente le dinamiche di crescitae di sviluppo delle aziende ita-liane e non solo.Di qui la necessità e l’indispen-sabilità di una manovra di risa-namento per uscire dalla crisiprima possibile, anche perchépermanere in uno stato di crisisignifica provocare danni sem-pre maggiori all’azienda. Di-venta cruciale per tutti gli im-prenditori definire il piano in-dustriale migliore, per garanti-re la continuità dei processiaziendali nella pianificazionedel risanamento. Infatti, conun processo di risanamentol’obiettivo principale ricercatoè il mantenimento in efficienzadel sistema aziendale, per lasua continuazione nel tempo.Ovviamente il risanamento siottiene attraverso una ristruttu-razione complessiva del-l’azienda e gli interventi sonodifferenti in dipendenza dellecause che hanno generato lacrisi e che vanno rimosse.La ristrutturazione comportapoi la valutazione dell’utilitàdei beni dell’azienda ai fini delprocesso di turnaround. Nel-l’ottica della continuità azien-dale, il mantenimento in vitadei complessi produttivi richie-de diverse valutazioni in ordi-ne alle modalità di prosegui-

mento dell’azienda, tenutoconto anche delle scelte ine-renti il mantenimento o menodell’assetto proprietario esi-stente, che si può realizzareprincipalmente attraverso l’ela-borazione di un piano di risa-namento e/o ristrutturazione,indirizzato al superamento del-le cause della crisi, in vista diun ritorno all’equilibrio econo-mico e finanziario ed al rilan-cio dell’impresa; la continua-zione dell’attività aziendale,anche attraverso la cessionedelle attività o di parte di esse,nelle varie forme previste (adesempio con la costituzione dinew c., piuttosto che tramiteconferimenti e/o cessioni, an-che di rami aziendali).Sempre nella prospettiva dellasalvaguardia dell’attività di im-presa, possono comunque es-sere previste dismissioni par-ziali di cespiti aziendali (im-mobile e mobili), non più stru-mentali o strategici per unaeconomica prosecuzione del-l’attività. Nell’ambito di unacomplessiva riorganizzazionee ripianificazione, risulta quin-di ragionevole prevedere unpiano di liquidazione per ilrealizzo (in blocco o in singolilotti) dei beni privi di utilità edi una funzione economica.La ristrutturazione programma-ta, quindi, mira essenzialmentea privilegiare la continuitàaziendale, a proteggere l’azien-da e tutti gli stakeholders, in-troducendo un percorso di ri-presa dell’equilibrio dei fattoriproduttivi e finanziario. Le stra-tegie aziendali attuabili dall’im-prenditore e dal managementdi una società in crisi possono

essere molteplici, e le possibili-tà di successo sono maggioriquanto più tempestivamentegli interventi di turnaround so-no posti in essere. Le principa-li linee di intervento, in tal sen-so, possono essere individuatenella riorganizzazione struttu-rale, ai fini della ricerca di unamigliore produttività soprattut-to attraverso la razionalizzazio-ne ed il contenimento dei costi;nella ricapitalizzazione societa-ria; in operazioni straordinarie;nella ricerca ed ottenimento dinuove risorse finanziarie; nelladismissione di alcuni beni im-mobili e mobili non più strate-gici ed infine nella ristruttura-zione del debito (consolida-mento, rinegoziazione ecc.).È importante identificare inmaniera corretta la strategia ele azioni da intraprendere (pia-nificazione vera e propria), ne-goziare e presentare la propo-sta di ristrutturazione/risana-mento ai vari creditori, imple-mentare il piano e dare esecu-zione agli interventi ed agliadempimenti previsti. Una cor-retta pianificazione seguequindi un iter logico e proce-durale che si riflette nella strut-tura e nella costruzione delpiano, e si può genericamenteschematizzare nella descrizio-ne della strategia realizzata enell’indicazione delle intenzio-ni strategiche. Dall’esame stori-co della società e dall’analisidella sua posizione nel settoree nel mercato di riferimento,scaturisce l’eventuale opportu-nità/necessità di un rinnova-mento strategico che, nel casodi un risanamento aziendale,sarà sempre e sicuramente ac-

compagnato da un piano di ri-strutturazione finanziaria. Inquest’ottica le intenzioni strate-giche rappresentano le scelteassunte dal management in re-lazione alla attività, alla struttu-ra ed al ruolo futuro dell’im-presa nel mercato e devono,pertanto, risultare coerenti coni fabbisogni e le opportunità dirinnovamento e/o ristruttura-zione dell’azienda.Di fondamentale importanza èl’action plan che, in linea ge-nerale, ha la funzione di dareconcretezza alle intenzionistrategiche assunte, indivi-duando le attività e le iniziati-ve da intraprendere per la rea-lizzazione del progetto di risa-namento, oltre a specificare letempistiche ed i relativi re-sponsabili. I principali fattoridi successo del piano di risa-namento di un’impresa in crisi,sono individuabili in un arcotemporale di riferimento, cioèil lasso di tempo previsto entroil quale l’impresa deve rag-giungere una condizione diequilibrio economico-finanzia-rio, che non deve superare itre/cinque anni. Tale terminedeve essere inteso per il ripri-stino della capacità dell’impre-sa a far fronte ai propri impe-gni e, quindi, va riferito allemisure straordinarie che si in-

tendono assumere; nella iden-tificazione della più adeguatastruttura e sistema di gover-nance, con particolare atten-zione alla figura chiamata a ge-stire il processo di turnaround.Il tutto deve prevedere anchedelle analisi propedeutiche al-la definizione del piano, cioèl’individuazione delle basi edei presupposti di un pianosostenibile, relativi al profiloaziendale, alla situazione patri-moniale, al posizionamentostrategico ed allo sviluppo del-le prospettive reddituali.Con riguardo al profilo azien-dale, gli aspetti che con piùfrequenza potrebbero inficiareil buon andamento del pianodi risanamento riguardano lacompagine societaria, gli orga-ni di governance e controllo,le risorse disponibili e l’impat-to della tensione finanziariasulle relazioni con clienti, for-nitori e banche. Con riguardoalla situazione patrimoniale,l’analisi del bilancio rappre-senta un utile strumento peraccertare la realizzabilità di unpiano di ristrutturazione d risa-namento, consentendo anchedi creare tutti i presupposti ini-ziali necessari alla buona riu-scita dello stesso. Qualora, peresempio, si intravedesse unproblema di natura patrimo-niale (deficit), il piano di ri-strutturazione permette di ipo-tizzare e porre in essere leazioni immediate indirizzatealla risoluzione dello squilibrio(ad esempio attraverso opera-zioni di ricapitalizzazione oprocedure di liquidazione).L’indagine del posizionamentocompetitivo rispetto ai concor-

renti ed alle dinamiche di mer-cato, risponde ad una dupliceesigenza: quella di esaminarel’eventuale riconducibilità del-la crisi finanziaria a fattori dimercato, nonché valutare l’esi-stenza dei presupposti, in ter-mini di prospettive del merca-to di riferimento, che consen-tano di ipotizzare il buon esitodel piano e di formulare ragio-nevoli e credibili ipotesi baseper le proiezioni economichee finanziarie. Per valutare ilposizionamento competitivodella società si fa generalmen-te ricorso ad indagini di mer-cato rilevate da fonti autorevo-li, che consentono di conosce-re i trend della domanda e del-l’offerta su base storica e pro-spettica del mercato di riferi-mento, nonché ad analisi dibenchmarking che permettonodi confrontare l’azienda esami-nata con i concorrenti diretti.L’analisi delle prospettive red-dituali, o comunque economi-co e finanziarie nel breve, me-dio e lungo periodo, soddisfa-no le esigenze conoscitive inmerito alla adeguatezza dellecapacità finanziarie rispetto aifabbisogni e contribuiscono aformulare il giudizio di ragio-nevolezza e fattibilità del pia-no. Questi sono i principalielementi che compongono unpiano di risanamento, più esat-tamente, sono le principalicomponenti di una strategia diristrutturazione delle impresein crisi, oggi si ha necessità diseguire queste impostazioni inmodo da far ripartire il motoreimprenditoriale dell’economiae fornire quell’impulso decisi-vo a crescita e sviluppo.

Piani industriali, piani di risanamento, piani commerciali e di marketing costituiscono le nuove frontiere

Le aziende che meglio risanerannosaranno le prime ad uscire dalla crisi

La lotta all’evasione fiscalecondotta nel 2010 ha porta-

to risultati eccellenti. Fra impo-ste, tasse e contributi evasi, al-l’Agenzia delle entrate rientra-no 10,9 miliardi (+15% rispettoal 2009) dai controlli e 6,6 mi-liardi dai minori crediti d’impo-sta tributari utilizzati in com-pensazione rispetto al 2009.Sono 6,4 miliardi (+12%) recu-perati dall’Inps, 1,9 miliardi(+19%) da Equitalia. “Ma senon cambia cultura resterà im-possibile ridurre le tasse”.Ammonta a 25,4 miliardi di eu-ro la somma recuperata nel2010 dalla lotta all’evasione fi-scale dell’Agenzia delle entrate,dell’Inps e di Equitalia. “Lasomma recuperata, precisanogli enti, rappresenta un datoormai quasi definitivo e desti-nato nelle prossime settimanea crescere, sia pure marginal-mente”.Il direttore dell’Agenzia delleentrate, Attilio Befera, loda illavoro di tutte le strutture, maricorda come sia necessario uncambiamento “culturale” daparte del cittadino. Che solocosì, spiega il direttore, puòsperare di vedersi ridurre le

tasse. “Se non cambia l’approc-cio dei contribuenti, se noncambia la cultura per cui chievade è più furbo degli altri, al-lora non si potrà parlare dipossibilità di ridurre le impo-ste. E anche la lotta all’evasio-ne, che ammonta a 100 miliar-di, sarà molto difficile se noncambia quella cultura”. Lo stes-so Befera si dice poi fiduciosoche risultati migliori in terminidi lotta all’evasione potrannoessere raggiunti con il federali-smo fiscale, responsabilizzan-do gli enti locali. “Con il fede-ralismo aumenta il loro coin-volgimento anche sui tributierariali. Migliorerà quindi la ca-pacità di collaborare e gli entilocali sono più interessati, per-ché si tratta di quattrini loro”.Befera rileva inoltre come buo-na parte dei 25,4 miliardi recu-perati nel 2010 può considerar-si “strutturale. I primi dati del2011 lo stanno confermando”.Per noi è importante la struttu-ralità del recupero, perché si vaa incidere “sulla massa di 100miliardi di euro di evasione”stimata in Italia. Quanto agliobiettivi del 2011, “sicuramenteincasseremo di più”, assicura

Befera. Alcuni trend sono inforte crescita, come l’’incre-mento degli incassi da adesio-ne. “E’ su questo che stiamo la-vorando”. E l’incremento dei ri-sultati ottenuti attraverso lacompliance, lo scorso anno, staa significare che “iniziamo amordere la grande mela marciadell’evasione”.Il Presidente dell’Inps, AntonioMastropasqua, sottolinea i “ri-sultati prodotti dalla lotta al-l’evasione fiscale contributiva”nel corso degli ultimi due anni.

Dopo la performance strepito-sa del 2009 nel 2010 siamo riu-sciti a superare l’obiettivo di 6miliardi che ci eravamo prefis-sati”. Marco Cuccagna, diretto-re generale di Equitalia, parlainvece del “mestiere difficile“che devono svolgere le strut-ture che si occupano di contra-sto all’evasione. Perché “èstretto tra leggi che obbliganoalle azioni esecutive e la com-prensione delle difficoltà deicittadini chiamati a pagare leimposte”.

Il 20% della riscossione dei tri-buti nel 2010 è stata recupera-ta da grandi evasori fiscali, so-prattutto in Lombardia, Lazio eCampania. I dati sulla riscossio-ne indicano un incrementocomplessivo del 15% rispetto al2009 e del 27% sul 2008, perun valore che, al 31 dicembre2010, per Equitalia si attesta a8,9 miliardi, tra imposte, tasse econtributi, non pagati dai con-tribuenti, ma dovuti ai vari enticreditori. Secondo Equitalia,l’aumento rilevante delle som-me recuperate è dipeso soprat-tutto dall’affinamento delle atti-vità di controllo e riscossione,frutto delle maggiori sinergiecon l’Agenzia delle entrate,l’Inps e la Guardia di finanza.In particolare, per le morositàrilevanti: rispetto al 2009, infat-ti, “sono aumentati del 17% gliincassi da chi ha debiti oltre i500 mila euro, per un importocomplessivo che ha rappresen-tato il 20% del totale riscosso”.Altro contributo decisivo, se-condo Equitalia, è venuto dallerateazioni delle cartelle che hafacilitato il percorso dei contri-buenti intenzionati a mettersiin regola con il Fisco, riducen-

do contemporaneamente ilcontenzioso. In totale, si leggenella nota di Equitalia, al 31 di-cembre 2010 le rateazioni con-cesse hanno raggiunto quotaun milione che supera i 14 mi-liardi di euro.Il principio costituzionale se-condo cui ogni cittadino italia-no deve pagare le tasse secon-do la propria capacità contri-butiva è sacrosanto ed andreb-be rispettato in toto e da tutti.Spesso si sente dire che a pa-gare le tasse sono i piccoli con-tribuenti, mentre ad evaderesono i grandi contribuenti,questo potrebbe esser in parteanche vero ma quello che con-ta è che tutti, nessuno escluso,debbono poter evadere o elu-dere il Fisco altrimenti si confi-gura una vera e propria formadi ingiustizia sociale. Il proble-ma è semmai perché i grandicontribuenti riescono più facil-mente ad evadere il Fisco ri-spetto ai piccoli? Questa do-manda sicuramente se la sonoposta i vertici delle istituzionipreposti al controllo ed alla lot-ta all’evasione fiscale, infatti, irisultati sono eclatanti, e final-mente anche i ricchi piangono.

Nel 2010 sono stati recuperati 25,4 miliardi di euro dalla lotta all’evasione fiscale

Il fisco morde la mela marcia dell’evasione

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La soddisfazione del fabbi-sogno energetico è una

corsa contro il tempo; anchesalvare le vittime colpite dauna catastrofe naturale lo è;le conseguenze di un disastronucleare annullano il benefi-cio di ogni rapidità d’azione.Nel primo campo l’individuomostra necessità di sopravvi-vere, nel secondo anche, nelterzo lo spirito di conserva-zione è messo a dura prova:in quest’ultimo caso l’uomodimostra di non poter avere ilcontrollo su tutto ciò che locirconda e che egli stesso hacreato; la sua fallibilità è pro-va stessa della sua naturaumana.L’approvvigionamento ener-getico può essere prova d’in-gegno; tirar fuori dalle mace-rie o dal fango corpi ancoravivi è prova del più nobile in-gegno per l’uomo; costruirecentrali nucleari in zone si-smiche non è proprio unonore per l’ingegno umano.Concepire uno sviluppo so-stenibile dà merito alla razzaumana ma dimostra anche laconsapevolezza di essere infi-nitamente piccoli rispetto allaforza della natura e per quan-to ormai sottintesa questa af-fermazione possa essere am-messa, perché scontata, a vol-te però, sembra proprio checi voglia la sua stessa azionedevastante a rendere esplicitoquesto concetto tanto eviden-te quanto spesso snobbatoprepotentemente dall’uomo.Lo sviluppo sostenibile con-cepisce una forma di societàche non compromette l’esi-stenza delle generazioni futu-re di perdurare nello sviluppostesso, avendo premura per ilpatrimonio ambientale;il concetto di “manutenzione”per il futuro del mondo non èun’idea recente, ma da anniviene contemplata come al-ternativa ad uno sviluppo in-controllato delle attività pro-duttive che non gioverà dicerto all’umanità.Valutare le condizioni diproduzione di energia rien-tra sicuramente nel percorso

di “manutenzione” perl’equilibrio degli ecosistemie in questo contesto vengo-no tenuti in considerazionediversi fattori, innanzituttoeconomici quali, reperimen-to e trasporto di combustibi-li, costruzione e costo diesercizio di una centrale, ri-ciclaggio delle scorie, sman-tellamento della centralestessa a fine esercizio, even-tuale deposito delle scorie.Ma ovvio che non si può so-prassedere sui cosiddetti co-sti “esterni” dell’energia cheoltre alle valutazioni piùpragmatiche, tiene conto deicosti associati ai danni am-bientali: effetto serra, emis-sioni di gas inquinanti e di-sastri ambientali.In più, questa pratica semprepiù diffusa, pone come prin-cipio base che non esistonofonti di energia che abbianosolo vantaggi e ciò significamettere in pratica un livello diattenzione e coscienziosità al-to nella scelta e nel trattamen-to di fonti energetiche.Con le crisi petrolifere del1973 e del 1979 si ebbe unchiaro avvertimento sulleproblematiche poste daun’eccessiva dipendenza diun mondo dal petrolio e piùin generale dall’approvvigio-namento di fonti fossili, qualicarbone, petrolio e gas natu-rale.In questi anni si comincia adaprire l’orizzonte delle ener-gie alternative con progetti diinvestimento di risorse, ricer-ca e fondi.Le energie alternative sonoenergie rinnovabili, sono fon-ti che non tendono quindi adesaurirsi, come al contrarioaccade per i combustibili fos-sili e l’uranio, che serve perl’energia nucleare; l’idroelet-trico e le biomasse sono leclassiche energie rinnovabili.Il termine biomassa indicatutti quei materiali di origineorganica, sia vegetale che ani-male che non hanno subito ilprocesso di fossilizzazione;perciò i combustibili fossili,quali petrolio, carbone, meta-

no non possono essere consi-derati tali.Le biomasse rientrano fra lerinnovabili perché la CO2emessa per la produzione dienergia non rappresenta unincremento di anidride carbo-nica presente nell’ambientema è la stessa quantità che lepiante hanno dapprima assor-bito per svilupparsi e che allaloro morte tornerebbe co-munque nell’atmosfera. L’uti-lizzo delle biomasse accelerasoltanto il ritorno della CO2nell’atmosfera.Gli impianti adibiti a questo

sfruttamento di risorse contri-buiscono alla produzione dienergia termica ed elettrica,limitando le emissioni si ani-dride carbonica.C’è la biomassa forestale, cheè l’insieme dei prodotti discarto ottenuti con il tagliodei boschi che può alimenta-re in maniera efficientissimacaldaie che forniscono acquacalda per il riscaldamento eper i sanitari.L’agroenergia è invece quellabiomassa coltivata specifica-mente per fini energetici e inseguito i biocarburanti rap-presentano un altro buon ri-sultato dello sfruttamento divegetali; dalla fermentazionedi vegetali ricchi di zucchericome canna da zucchero,barbabietole e mais si può ri-cavare etanolo o alcool etilicoche può essere utilizzato co-me combustibile in sostituzio-

ne della benzina. Dalla spre-mitura invece delle oleagino-se (soia, girasole, colza) sipuò ricavare il biodiesel.Uno dei fattori negativi più si-gnificativi nello sfruttamentodi biomasse è la loro non di-sponibilità in ogni momentodell’anno.L’energia idroelettrica sfruttal’energia potenziale dell’ac-qua che cadendo agisce suuna turbina che genera elet-tricità. Lo svantaggio che puòportare lo sfruttamento diquesta energia è proprio lacostruzione delle dighe che,

non poche volte, vengonofatte con criteri poco rispetto-si delle comunità locali, co-stringendole allo spostamentoe al cambiamento di abitazio-ne. Inoltre di sicuro, l’energiaidroelettrica è più localizzataperché non tutti dispongonodi idonei bacini d’acqua.Altra fonte rinnovabile èl’energia geotermica, energiagenerata per mezzo di fontigeologiche di calore. Essasfrutta il calore naturale dellaTerra determinato dall’ener-gia termica rilasciata in pro-cessi di decadimento nuclea-re naturale di elementi radio-attivi quali l’uranio, il torio, ilpotassio. La prima utilizza-zione dell’energia geotermi-ca risale al 4 Luglio del 1904quando il Principe Piero Gi-nori Conti sperimentò il pri-mo generatore a Larderelloin Toscana.

Penetrando in profondità nel-la superficie terrestre la tem-peratura aumenta notevol-mente: i vapori vengono con-vogliati dalle sorgenti del sot-tosuolo verso apposite turbi-ne adibite alla produzione dienergia elettrica e il vaporeacqueo viene riutilizzato peril riscaldamento urbano, lecoltivazioni in serra e il ter-malismo.Purtroppo la geotermia rap-presenta solo l’1% di produ-zione di energia perché di fat-to è un’opportunità molto lo-calizzata e queste aree inoltredevono essere sottoposte acontrolli annuali perché nonsono escluse emissioni di ele-menti tossici, come zolfo,mercurio e arsenico presentinei fluidi geotermali. Ricor-diamo però che l’Islanda ri-scalda l’85% delle case con losfruttamento di questa ener-gia, mentre il più grandecomplesso geotermico si tro-va in Italia, sul Monte Amiatae soddisfa le richieste energe-tiche delle aree attorno ad es-so; altra produzione esempla-re c’è nelle zone di Pisa, Sie-na e Grosseto.La geotermia produce energiarinnovabile e pulita, le centra-li sono considerate non inqui-nanti e semplice è il riciclag-gio degli scarti.Lo svantaggio più evidente èun odore piuttosto sgradevo-le ma che può essere risoltocon l’installazione di partico-lari impianti di abbattimento.Inoltre l’impatto esteriore del-le centrali può creare un pro-blema paesaggistico, però an-che a questo si può ovviareconiugando un’opera inge-gneristica e architettonica ri-spettosa del comune sensoestetico.L’energia eolica è altra fontepreziosa di energia rinnovabi-le; è il prodotto della conver-sione dell’energia cinetica delvento in energia meccanicaed elettrica.Gli Stati Uniti sono la primapotenza nell’eolico, seguonola Germania, la Cina, L’India ela Spagna. Queste sole insie-

me rappresentano il 70% dellapotenza eolica nel mondo.L’energia prodotta in questomodo è abbondante, rinnova-bile, pulita, ampiamente di-stribuita e non produce gas aeffetto serra e ha un costo re-lativamente basso. Ci sonogeneratori eolici ad asse verti-cale e funzionano indipen-dentemente dalla direzionedel vento e generatori eoliciad asse orizzontale il cui roto-re va orientato in base alla di-rezione del vento.Molto utile e in diffusione èl’eolico off-shore, cioè im-pianti eolici installati al largodi mari e laghi per sfruttare almassimo la forza del vento evengono installati con lo stes-so metodo delle piattaformepetrolifere.Infine altra fonte di energiarinnovabile e pulita è il sole,che arriva in quantità enormisul suolo terrestre.L’energia solare è usata perprodurre energia elettrica (fo-tovoltaico) e per generare ca-lore (solare termico); perquesto vengono utilizzati tretipi diversi di pannelli solari: ipanelli solari termici, i pan-nelli solari a concentrazione eil pannello fotovoltaico.Con le attuali tecnologie ipannelli fotovoltaici sonosensibili anche alla radiazioneinfrarossa (invisibile) dei rag-gi solari e quindi produconocorrente anche in caso ditempo nuvoloso o pioggia.Il costo di questa produzio-ne di energia è ancora piut-tosto alto, per questo infattiil fotovoltaico produce anco-ra solo lo 0,01% dell’elettrici-tà mondiale; ma gli studi e laricerca si stanno concentran-do su un nuovo tipo di cellepiù efficienti e più economi-che.Le basi per produrre energiapulita ci sono, la natura comenostra fonte inesauribile c’è,solo l’uomo deve avere un at-teggiamento più responsabilee aperto a 360 gradi e investi-re in maniera consapevole instudi e ricerca.

Ilaria Parpaglioni

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

La natura fonte di energie rinnovabili

Energia: quali alternative?

Quando il ricercatore delU.S. National Renewable

Energy Laboratory, John Tur-ner, circa dieci anni fa, creò laprima foglia artificiale, non siriuscì a gioire per via dei co-sti, della poca efficienza edella conseguente scarsa frui-bilità del prototipo.L’idea alla base dell’invenzio-ne era quella di riprodurre lafotosintesi clorofilliana ed in-canalarla in un processo diproduzione di energia sfrutta-bile dall’uomo per il suo fab-bisogno giornaliero.Con il disastro nucleare giap-ponese ancora in corso ed icui esiti catastrofici sono an-cora tremendamente indefini-ti, a regalarci un briciolo di

ottimismo ci ha pensato ilgruppo di ricercatori del MITcoordinato dal Prof. Nocera

che ha trovato la strada perrendere reale e concretal’idea di Turner.L’ottimismo nasce dal fattoche il nuovo prototipo di fo-glia artificiale, con un singoloesemplare, potenzialmentepotrebbe soddisfare la neces-sità energetica giornaliera diuna casa in un paese in via disviluppo.La differenza con quanto fat-to dieci anni fa sta nella rea-lizzabilità con materiali a bas-so costo e nei risultati deitest: la nuova foglia con me-no di quattro litri d’acqua, rie-sce a generare energia per 45ore in modo costante.I catalizzatori fatti di nichel edi cobalto (elementi econo-

mici) accelerano le reazionichimiche che portano a sepa-rare gli elementi principalidell’acqua che poi vengonoinviati ad una cella a combu-stibile che genera energia.La cosa più sorprendente èl’immediata fruibilità dell’in-venzione del gruppo del Prof.Nocera tanto che il giganteindiano TATA ha concluso colMIT un accordo per la costru-zione di celle basate su que-sta nuova tecnologia per dif-fondere l’energia in aree diAsia ed Africa scarsamentefornite.Si sa che ormai l’energia è lacondizione fondamentale perlo sviluppo e la prosperità equesta novità potrebbe mette-

re alla portata di tutti, in tem-pi ragionevoli, l’indipendenzaenergetica, per cominciare,delle famiglie e di piccole co-munità.Come è ovvio tutto questo siscontrerà con la monoliticaopposizione degli interessi dicoloro che forniscono mate-rie prime ed energia tradizio-nale ma, per una volta, im-maginare che un’innovazio-ne di questa portata si dif-fonderà prima nel terzomondo è qualcosa che anchese per poco, ci fa dimentica-re quanto ci sta costando ladipendenza energetica datecnologie necessarie allosviluppo di economie mo-derne sempre in concorren-

za. Per una volta le parti delmondo più discriminate po-trebbero essere il motore diuna nuova era energeticache darebbe all’intero piane-ta equilibri nuovi.E sempre per un attimo po-tremmo immaginare che conquesta foglia “magica”, natain un laboratorio, non ci sa-ranno più le guerre per ilcontrollo di risorse ora piùche mai preziose come petro-lio e gas.In un futuro forse non cosìlontano l’uomo dovrà trovarealtri pretesti per combattere epurtroppo la fantasia non glimanca.

Gabriele Polgar

Un’altra fonte di energia alternativa

Da una foglia un nuovo mondo

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La contrattazione aziendaledeve essere mirata a mag-

giore produttività e maggiorsalario. In Italia, afferma laPresidente di Confindustria,non esiste solo un problemadi flessibilità in entrata, “forseeccessiva”, con strumenti chevanno tarati. La flessibilità,per Marcegaglia, ha un corri-spettivo anche in termini diuscita dal mercato del lavoro.Ed è questo, un problema“che prima o poi va affronta-to, non possiamo continuaread eluderlo”. Assieme al plau-so del Ministro del LavoroSacconi, arriva a stretto giro lasecca replica di Susanna Ca-musso: “il pensiero corre im-mediatamente all’articolo 18 eal tentativo, che ha in menteSacconi, di destrutturazionedello Statuto dei lavoratori.Questo non ha nulla a chevedere con la realtà di oggidel Paese, con i problemi chedobbiamo proporci”.La Presidente di Confindustriaricorda che la Germania cre-sce a un ritmo del 3,6%, men-tre l’Italia viaggia sull’1,3%equesto perché la crisi è statofronteggiata in maniera diver-sa ma anche per le differenzestrutturali del sistema. L’Italiaha superato la crisi ricorrendoa un uso massiccio della Cig“usata anche per coprire ladisoccupazione”, mentre inGermania, “la cassa integra-

zione è usata per ridurre leore di lavoro”. E su questo,invita Marcegaglia, “si deve ri-flettere”.Quanto alla cassa integrazio-ne in deroga, “è stata utileperché con la crisi non è sta-to possibile riformare gli am-mortizzatori sociali”. Guar-dando al domani, “va vistacome uno strumento eccezio-nale per gestire la crisi, altri-menti c’è il rischio che la ri-presa arrivi e si continua ausarla”. Altro nodo da scio-gliere, secondo la presidentedegli industriali, è la derogaal contratto nazionale, che vaesplorata nella logica di “spo-sare con la contrattazioneaziendale un maggior livellodi produttività e pagare piùsalario”. Come Confindustria,spiega Marcegaglia, “stiamoragionando sul tema dell’op-ting out”, ossia l’uscita tempo-ranea di un’impresa dall’asso-ciazione alla quale è iscrittaper contratti collettivi azien-dali in deroga dei contrattinazionali, la strada seguita daMarchionne per gli stabili-menti di Pomigliano e Mira-fiori.“Solo il 3% delle aziende usal’opting out, una possibilitàche in Germania c’è dal 2005.In un momento di grande di-scontinuità dobbiamo averela capacità di concordare re-gole per raggiungere livelli

più elevati di produttività e disalari”. Insieme ai sindacati,come parti sociali, “dobbia-mo scegliere se questo per-corso lo vogliamo subire ogestire”. Sacconi sottoscrive ilrichiamo della numero unodegli industriali. “Ha ragione,dichiara il ministro del Lavo-ro, quando sottolinea l’esi-genza di completare la rego-lazione del mercato del lavo-ro e dei rapporti di lavoro.Così come fa bene, dal puntodi vista del metodo, a volercercare su ciò un’intesa conle altre parti sociali. Si trattadello stesso esercizio di ricer-ca di un avviso comune chenoi abbiamo sollecitato of-frendo la bozza di un dise-gno di legge delega per unmoderno Statuto dei lavoriche potrebbe realizzarsi inquesta legislatura”.Un nuovo patto sociale perregolamentare il mercato dellavoro, in cui vengano con-templati tutti gli interessi del-la parti interessate dai lavora-tori alle imprese, e in cui ven-gano predefinite nuove rego-le magari più flessibili sia inentrata sia in uscita per rag-giungere l’obiettivo comunedell’innalzamento del livellodi produttività legandolo adun maggior salario. Le esigen-ze delle parti interessate aquesto punto sarebbero dav-vero soddisfatte. I lavoratori

vedrebbero corrispondersi unsalario maggiore e le impreseotterrebbero rendimenti mag-giori ed aumenterebbero leproprie performances produt-tive. La rivisitazione di questeregole comporterebbe sicura-mente effetti benefici a tuttal’economia, innalzerebbe ilpotere d’acquisto delle fami-glie e aumenterebbe la reddi-tività aziendale.Il problema in Italia è ridefini-re nuove regole ossia preve-derle in un “new social deal”(un nuovo patto sociale) sot-toscritto da imprese e lavora-tori nell’interesse della collet-tività.Dal punto di vista legislativol’iter è ancora allo stato em-brionale, cioè esiste l’ideama bisogna attendere ancoraun po’ per vederla realizzatain un disegno di legge. Se leintenzioni del Governo van-no in questa direzione cosìcome quelle di Confindu-stria, la concertazione sulpiano strategico è già a buonpunto, il vero problema è co-stituito dalla rappresentanzasindacale che non vuol sape-re di flessibilità in uscita edella eventuale modifica del-l’art. 18. Ancorare i processiproduttivi di un’azienda allarigidità in uscita significa cri-stallizzare il costo del perso-nale nel bilancio della socie-tà a prescindere dal rendi-

mento dello stesso. Chi faimpresa sa benissimo che lepolitiche aziendali hanno bi-sogno di flessibilità in ognisuo comparto, in modo chegli indirizzi e le strategie pos-sano essere rimodulate a se-conda delle esigenze delmercato e della competitivi-tà. Per poter competere con ipartner europei ed interna-zionali il mercato del lavoroha bisogno di flessibilità siadal lato della domanda chedella offerta altrimenti si ri-schia di precostituire un or-dine economico poco adattoal cambiamento ed alle dina-miche di crescita.La volontà del Governo è di

seguire la direzione di Con-findustria, e quella di altripaesi europei come la Ger-mania che hanno optato perquesto nuovo patto socialelegando la produttività ai sa-lari. Questa rappresenta sicu-ramente un elemento impor-tante per rilanciare il Paeseattraverso lo stimolo delleperformances delle imprese edei lavoratori. L’unico puntodi incontro tra i due soggettidel mercato del lavoro risie-derà nei tempi di definizionedi queste nuove regole chetenderanno a riequilibrare gliinteressi coinvolti sia dal latodella domanda che da quellodell’offerta.

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

Il periodo che precede lamateriale presentazione

del piano attestato di risana-mento dell'impresa in crisi èrelativo alla erogazione dinuova finanza, senza la qua-le diventa davvero difficileche il piano stesso possa de-collare. Questo vale sia peril settore privato sia per ilsettore pubblico. Per que-st'ultimo la logica sottostanteal reperimento di risorse fi-nanziarie è identica a quellache riguarda al settore priva-to anche se gli strumentipresentano alcune sostanzia-li differenze.La fase di concessione dinuovi finanziamenti è fonda-mentale e vitale per la so-pravvivenza di un'impresa incrisi, infatti, la posizione perquanto attiene alla domandadi ottenere nuova finanzanell'ambito della programma-zione resa per ristabilire ilproprio equilibrio economi-co-finanziario può costituireuno degli elementi cardinedella pianificazione predispo-sta. In Italia, le imprese han-no redatto in sede di pro-grammazione un piano di ri-sanamento che contempli lapossibilità di ottenere nuoverisorse? E ci sono le condizio-ni vere per ottenerle al fine dipoter risanare l'impresa in cri-

si? E quanto aziende hannoottenuto consulenze serie eprofessionali tali da definireun piano di risanamento at-tendibile per le banche equindi concretamente realiz-zabile? La risposta è che solouna piccolissima parte delle

imprese italiane, purtroppo,si trovano oggi nella condi-zione di poter beneficiaredelle risorse necessarie al lo-ro risanamento, mentre, tuttele altre o hanno presentatopiani non credibili ed affida-bili o non lo hanno proprioredatto.Considerando la minoranzadelle imprese che potrebbe-ro ottenere nuova finanza,questa dipende anche dallavalutazione che operano le

banche. Tale valutazioneverte sulla attendibilità delprogrammato risanamento esulla sussistenza dei requisitiper appoggiare l'impresa incrisi. Inoltre, tale valutazio-ne, deve essere condotta at-traverso i canoni fissati dal

Nuovo Accordo di Basileaanche detto Basile II il qualedefinisce, a livello interna-zionale, i requisiti patrimo-niali delle banche in relazio-ne ai rischi assunti; introdu-ce nuove e più sofisticatemetodologie di valutazionedi tali rischi, raggruppabili intre tipologie (di credito, dimercato ed operativo), al fi-ne del calcolo del relativorequisito patrimoniale.Secondo Basilea II le banche

dei paesi aderenti dovrannoclassificare i propri clienti inbase alla loro rischiosità, at-traverso procedure di rating.Dovranno, successivamente,accantonare delle quote dicapitale definite in base al li-vello di rischio dei rapportidi credito accordati, per tute-larsi dai rischi assunti. Il ra-ting, a tutti noto, costituiscel'insieme di procedure dianalisi e di calcolo grazie alquale viene valutato un sog-getto sia rischioso e quantosarà produttivo in futuro, segli venisse concesso il credi-to che chiede; esso dovrebbeconsentire la rappresentazio-ne della "probabilità di de-fault" associata ad ogni clas-se di rischio.Il rating previsto da Basilea IIè improntato a una notevoleflessibilità, restando però vin-colato ad un controllo incro-ciato di enti interni ed esterniall'istituto. Il fatto che le ban-che possano usare strumentianalitici propri implica, chia-ramente, la necessità di assi-curare principi di trasparenzaed omogeneità di modo cheun sistema di rating risulta es-sere l'intero complesso di rac-colta, selezione, organizzazio-ne e valutazione delle infor-mazioni sui soggetti che com-pongono il portafoglio crediti

della banca. Il Nuovo Accor-do di Basilea si basa su tre re-quisiti essenziali: i criteri dicalcolo dei requisiti patrimo-niali minimi; il potenziamentodei poteri ispettivi e discre-zionali delle singole autoritàdi Vigilanza; la trasparenzainformativa delle banche. Ilprimo requisito assume unafunzione predominante ri-spetto agli altri due, in quan-to esso presuppone la defini-zione dei rischi che la bancasi assume che come detto inprecedenza, sono di credito,operativo e di mercato. Il ri-schio di credito, che si colle-ga alla probabilità, da partedella banca, di subire perditea seguito della incapacità deldebitore di fare fronte agli im-pegni assunti, sia per quantoriguarda la restituzione delcapitale prestato sia perquanto riguarda il puntualepagamento degli interessi do-vuti, è quello quantitativa-mente più importante per labanca poiché è connesso allosvolgimento dell'attività pro-pria della banca di concedereprestiti e condiziona il rap-porto tra banche e imprese.Senza nuova finanza, dun-que, è difficile che il piano dirisanamento decolli, e la ra-gione è evidente: non appenala crisi d'impresa si manifesta,

la insufficiente liquidità gesti-ta con estrema difficoltà sinoa quel momento potrebbeterminare anche a seguitodelle richieste dei fornitori intermini anticipati e/o diffe-renti rispetto al passato; ilmancato soddisfacimento del-le pretese dei fornitori po-trebbe comportare l'arrestodelle forniture e la paralisidell'attività d'impresa.Incoraggiare, dunque la ri-strutturazione delle impresein crisi significa rimuoveregli ostacoli che impedisconol'accesso ai finanziamenti; inmancanza, il risultato è sicu-ramente una sconfitta su tut-ti i fronti: per le imprese chenonostante la buona volontàhanno difficoltà a ristruttu-rarsi, per i creditori tutti del-le imprese in crisi che per-dono la possibilità di conse-guire un possibile maggiorrecupero del loro credito aseguito della ristrutturazio-ne, per l'economia che per-de un patrimonio di cono-scenze e di relazioni che èaccorpato nella impresa oltrea dover assorbire tutte leconseguenze derivanti dallaeliminazione capotica di unapotenziale attività da salva-guardare quale quella di unacontrazione del mercato oc-cupazionale.

La flessibilità nel mercato del lavoro non è soltanto un problema in entrata ma anche in uscita

New social deal

Le difficoltà maggiori che incontrano le imprese italiane provengono ancora una volta dal mercato finanziario

Senza nuova finanza piano risanamento aziendale

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Cipro, terza isola per dimen-sioni del Mediterraneo è

ubicata nell’estremo lembo sud-orientale del Mediterraneo, di-stante 75 km dalla costa turca,100 dalla Siria, 400 da Rodi e800 da Atene.La caratteristica di quest’isola,immersa nel sole e nella mitolo-gia, risiede nella sua posizionestrategica di contatto con tutte leantiche culture mediterranee,tanto da subire consistenti in-fluenze da ciascuna di esse, e altempo stesso anche il suo limite,incapace di riuscire ad esprime-re una cultura autoctona pro-pria. I più antichi insediamentisono infatti villaggi neolitici vec-chi di 8.000 anni. Da allora sitrovano testimonianze lasciateun po’ da tutti i popoli principal-

mente del mediterranee: mice-nei, egizi, fenici e greci, che viimportarono lingua, religione ecostumi, seguiti da assiri, persia-ni, romani, bizantini, crociati,templari, veneziani, turchi otto-mani ed in ultimo inglesi, che nefecero una colonia, fino all’indi-pendenza nel 1960. Con il giun-gere dell’autonomia i ciprioti sisono trovati davanti al conosciu-to conflitto tra la maggioranzagreco-ortodossa e la minoranzaturco-musulmana, sfociata nel1975 con l’occupazione militareturca che ha portato alla sparti-zione dell’isola ancora in atto:dove in sostanza a nord si sonoposizionati i turchi.L’isola, lunga 224 km e largameno di 100, presenta una bas-sa catena montuosa a nord,

un’assolata pianura centrale euna più alta catena montuosa asud: le piogge apportate daquesti rilievi assicurano la fertili-tà del terreno, che per latitudinesarebbe invece semidesertico.Il paesaggio si presenta assaivario e sempre affascinante, conampie spiagge, baie nascoste epromontori su un mare d’incan-to con fondali rocciosi e coralli-ni, acque calde e trasparenti, va-ste foreste di pini neri e di cedri,vigne secolari e frutta esotica:decisamente varia in connessio-ne all’ambiente anche la vegeta-zione, con un gran numero dispecie endemiche. Ma Cipro èanche gastronomia. E’ possibileordinare un mezè, una vera epropria carrellata di circa trentapietanze locali che si susseguo-

no ad un ritmo vivace. Così ec-co servite verdure, pesce, carne,formaggi, frutta e dolci tipici(mezè misto). Una sfilata stuzzi-cante di piatti dal gusto sempli-ce e genuino. Il tutto accompa-gnato dalla “pitta”, un paneschiacciato con l’aggiunta di unpizzico di zucchero. Un men-zione particolare merita l’hal-loumi, un formaggio gustosissi-mo prodotto con latte di peco-ra, d’assaporare fresco con l’ag-giunta di foglie di menta appe-na raccolte oppure grigliato afettine. Ma è doveroso assaggia-re anche halloumipitta. una tor-ta a forma di ciambella impasta-ta con l’halloumi e la menta.Un possibile itinerario attraver-so la storia dell’isola parte daPafos, sulla costa occidentale,

sulle cui meravigliose spiagge,la leggenda vuole che qui nac-que la bella dea Afrodite, vene-rata in uno dei santuari più fa-mosi dell’antichità; in epoca ro-mana, capoluogo di Cipro,ospitò Cicerone e l’apostoloPaolo: da non perdere i bei mo-saici delle dimore dell’epoca.Si prosegue per il monastero diGeroskipou, con interessanti te-stimonianze di arte bizantina, ilcastello crociato di Kolossi, bel-l’esempio di architettura militaregotica in mezzo ai vigneti, quin-di l’affascinante città portuale ebalneare di Limassol.Si passa poi nell’interno per visi-tare graziosi villaggi vinicoli euna decina di chiese e monaste-ri affrescati del XV secolo, di-chiarati dall’Unesco patrimonio

dell’umanità, disseminati sullabella catena montuosa del Troo-dos, per raggiungere nella pianacentrale Nicosia, la capitale ta-gliata in due dalla linea di de-marcazione tra i due stati, dovevisitare la città vecchia racchiusadalle mura veneziane e i suoiricchi musei archeologici e di ar-te bizantina. Ultimo giorno dedi-cato alla parte turca dell’isola,per visitare la città portuale diFamagosta, dove Shakespeareambientò l’Otello, e Salamina,antico centro greco e poi roma-no e oggi miglior sito archeolo-gico dell’isola con l’anfiteatro ro-mano, in grado di contenerequindicimila spettatori, comple-tamente restaurato e i resti diuna grande basilica bizantina.

Alice Lupi

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

Cipro, un’isola, una storia, un mito

Nina (Natalie Portman) èuna giovane e ambiziosa

ballerina di New York a cacciadel doppio ruolo che tutti so-gnano : il cigno bianco (inno-cente e delicato) e il cigno ne-ro, simbolo di una malvagitàseducente. Nina ottiene il ruo-lo, ma non è certa di poter in-carnare la parte oscura dellaRegina dei cigni. Mentre il suocorpo migliora sempre di più,le fantasie, gli incubi, le gelosiache custodisce dentro se stessa,cominciano ad affacciarsi e aprendere sempre più il soprav-vento, provocando un incontro/ scontro con una nuova arriva-ta Lily (Mila Kunis) che rappre-senta una pericolosa rivale. Ni-na in poco tempo si cala nelruolo del malvagio cigno ne-ro...Da questa sinossi si intuisceche il film cela dietro una co-struzione lineare, una storia ar-ticolata nella quale è possibileperdersi. La sceneggiatura puòapparire un po’ scolastica e su-perficiale, ma oltre ad essere ri-scattata dalla dimensione artisti-ca che offre un prodotto ele-gante sul piano visivo grazie al-la qualità della regia, trova unaspiegazione fondata nella gio-vane età degli sceneggiatori, icui nomi Andrés Heinz, MarkHeyman e John McLaughlinnon dicono niente in quantoesordienti. Gli Stati Uniti sonoterra di opportunità, sono unpaese dove il cinema è arte, maanche business. Per quest’ulti-ma ragione i produttori svolgo-no davvero il loro mestiere in-vestendo sulla bontà di un pro-dotto, secondo le loro convin-zioni e valutando i movimentidi mercato e l’eterogeneità del-l’offerta. Cercano di soddisfaretutte le fasce di pubblico pro-ducendo film di solo e puro in-trattenimento per le grandimasse, e film autoriali / di nic-chia con l’obiettivo di coniuga-re le esigenze del guadagno

con la crescita culturale e artisti-ca. Il soggetto di Black Swan inItalia non avrebbe trovato qual-cuno disposto a produrlo per-ché non c’è l’eterogeneità del-l’offerta: quando un generefunziona lo si sfrutta fino al mi-dollo, se ne fa un uso e abusoeccessivo, fin quando non si ar-riva alla più completa saturazio-ne del mercato. Per fortunal’America non è così, ma ciònon toglie che quando i pro-duttori investono su un prodot-to di questo tipo, cercano ga-ranzie su altri fronti, ad esem-pio la regia, affidata sempre adautori di fama, come in questocaso, a Darren Aronofsky.Il film è il risultato di un lavorocorale, il soggetto e la sceneg-giatura sono importanti, ma so-no una sola delle componentiartistiche, per cui anche se inquesto film risultano piatti e po-veri di idee, grazie alla regia diAronofsky, il film è comunquevincente. Le immagini racconta-no più dei dialoghi, l’eleganzae originalità delle riprese infon-dono unità e ritmo alla narra-zione.La regia ci mostra fin dalle pri-me immagini il profilo psicotico(sul filo della schizofrenia) del-la protagonista: non c’è una so-la scena in cui Nina non sia in-quadrata con la propria imma-gine riflessa in uno specchio oin un’altra superficie riflettente.In questo modo lo spettatorepercepisce in modo chiaro lascissione dell’io della protago-nista e i due aspetti caratterialiantagonisti che vivono in lei.Restando fedele a “Il lago deicigni”, Aranofsky descrive ildoppio di Nina tramite la figuradel Doppelgänger tipica dellanarrativa gotica, così che l’assenarrativo si sposta dal drammaal thriller con spunti horror e laregia adotta, in alcuni casi, l’ot-tica e lo stile della filmografiaorrorifica. Il tutto sostenuto dal-la fotografia e le scenografie.Non ci sono due Nina distinti,ma una sola che odia il propriocorpo e quella parte di se stes-sa che vive come proiezionedel Super – io materno, il qua-le proietta su di lei le propriesperanze e le imputa i proprifallimenti. Allo stesso tempol’invidia e desiderio di essereBeth (rubandole l’uomo, il ruo-lo, l’oggetto) sono la leva chespinge Nina a proiettare le stes-se meschinità su Lily, andando-la a identificare con quell’anta-

gonista che si nasconde, in re-altà, dentro di lei. Lo scontrocon il Doppelgänger è autodi-struttivo, ma permette all’indivi-duo, vittima della scissione, diritrovare il vero se stesso. E’ quiche il regista mescola abilmen-te gli elementi: l’attrazione perLily, (per la sua sensualità pro-rompente, che Nina non riescea trovare) è la personificazionedell’Eros, mentre l’invidia, le in-sicurezze e il desiderio di di-struzione incarnano Thanatos.Nina uccide Lily (o meglio lodesidera così tanto proprio acausa delle sue insicurezze) e siimpossessa di lei, della sua es-senza, è l’unico modo per libe-rarsi delle sue incertezze, deidifetti (in realtà sta uccidendoproprio quella parte di sé) percui di se stessa. E’ lo scontro fraEros e Thanatos, fra l’Io e ilDoppelgänger, è la riunionedell’Io scisso da troppo tempo.Il finale del film simboleggia ilsacrificio che l’artista fa all’Arteper raggiungere la perfezione,con una abnegazione totale cheporta al superamento dei pro-pri limiti, ma il prezzo da paga-re è la distruzione di ciò che siè. Le trasformazioni fisiche cheNina subisce sono significative:il suo corpo è materia grezzache deve trasformarsi in bellez-za e perfezione. Nietzsche diceche per poter creare, prima sideve distruggere; in questo mo-do l’essere umano (che è pietragrezza) si può trasformare nel-l’Oltreuomo che è Arte. Allamorte segue una rinascita, temaricorrente nella filmografia diAronofsky. La regia è dinamicasoprattutto nelle riprese dellescene di danza, per un migliorrisultato il film è stato girato in16 mm e poi riversato su 35perché le macchine da presasuper 16 sono più maneggevo-li e permettono grande dinami-cità delle riprese. Il risultato vi-sivo è di grande eleganza.Durante il balletto finale Nina siriunisce al proprio doppio e sipuò notare che nell’ultimo attodella danza non si riflette mai,né in specchi, né in altro. Di-versamente accade nella scenainiziale, durante gli altri ballettie per l’intero sviluppo del filmin cui si nota un continuo riflet-tersi: sul pavimento lucido, inuno specchio, nel riflesso deivetri della metropolitana.Darren Aronofsky ha 41 anni,lo caratterizza un pallore tipicoda tormento esistenziale, che

faccia un film su un vecchiocampione di wrestling interpre-tato da un attore imbolsito o suuna ballerina di danza classicaimpersonata da un’attrice di-magrita per il ruolo, la sua os-sessione resta la stessa: il corpodolente, massacrato dalla pro-fessione. Il vecchio wrestler eratutto un taglio, ecchimosi, uncerotto, un attacco di cuore. Lagiovane ballerina ha i piedi de-formati, la schiena dolorante egraffiata, le unghie sanguinanti,

la pelle strappata, una scheg-gia di vetro nello stomaco, lapazzia. La filmografia di questoregista newyorkese per ora èridotta a 5 lungometraggi, maè chiaro che il tema ricorrenteè la ricerca psicopatologicadella perfezione. Aronofsky èsempre stato un amante deifilm classici e in questa pellico-la una delle regole fondamen-tali del cinema classico è appli-cata secondo dettame: il “cli-max” si concretizza nel finale,

ma con un crescere progressi-vo per tutta la durata, si tesseun filo tra il successo del cignobianco e il prevalere del cignonero. L’ansia cresce fino alconfronto finale attraverso unacommistione visiva che si con-cretizza nella dialettica istericatra i personaggi: la madre iper-protettiva, il coreografo lucife-rino e seducente, la compagnadisinibita che libera pulsionierotiche e lo specchio scurorappresentato da Wynona Ry-der che riflette il rischio delproprio fallimento. Per questoruolo Natalie Portman ha vintol’oscar come miglior attriceprotagonista, è meritatissimo,questa interpretazione ha per-messo di rivalutare le sue dotiattoriali.

“L’unico vero ostacolo al tuo successo sei tu. Liberati da te stessa!” Thomas Leroy

Il cigno nero

Addio LizL’attrice, morta a 79 anni, ha sempre intrecciato vita privata e

pubblica. Più di 50 film, 2 Oscar, 8 matrimoni, 4 figli e 9 nipoti

Muore una delle più grandi dive di Hollywood. L’ultimo prodotto delvecchio “star system” capace di plasmare una donna – attrice e la

sua immagine nei minimi dettagli, in maniera così incisiva da condiziona-re anche la sua vita privata.La coppia unica (solo nei film però) ineguagliabile in quanto a bellezza,di La gatta sul tetto che scotta si è riunita...lassù. Paul Newman è mortonel settembre 2008 ed ecco che anche Liz Taylor muore. La causa un’in-sufficienza cardiaca, era stata ricoverata a Los Angeles 6 settimane fa. Co-me tutte le grandi star hollywoodiane, la sua vita pubblica è stata raggian-te, ma nella sfera privata è sempre stata una donna alla ricerca disperata

di affetto e sicurezza. Lo dimostra il fatto che nel corso della sua vita si è sposata ben 8 volte. Duesono le facce di Liz Taylor: la prima è la bellissima, carismatica, attrice dagli occhi di un rarissimocolor viola, due volte premio Oscar (Venere in visone 1960, Chi ha paura di Virginia Woolf?) inter-prete di numerosi melodrammi anni ‘50.La seconda è la protagonista dei gossip delle cronache rosa, coinvolta in amori folli (Richard Bur-ton) e per l’attiva partecipazione a iniziative benefiche. Per quale delle due facce sarà ricordatanon è dato saperlo, probabilmente per entrambe perché non poteva esserci la seconda senza laprima. Nel momento di massimo splendore di certo cinema americano, il classico hollywoodianoche include l’esplosione del melodramma, Elizabeth è una diva all’apice del successo che lavoracon partner bravi e affascinanti quanto lei. Film come Un posto al sole (1951) con MontgomeryClift, L’ultima volta che vidi Parigi (1954) Il Gigante (1955) con Rock Hudson e James Dean, L’al-bero della vita (1957) di nuovo con Clift , il già citato La gatta sul tetto che scotta (1958) con PaulNewman e Improvvisamente l’estate scorsa (1959) tratto da un testo di Tennesse Williams. Nata il17 febbraio 1932 la sua carriera inizia presto. Il suo debutto al cinema avviene a 10 anni in The-re’s one born in every minute, l’exploit un anno dopo con Torna a casa Lassie. Nel 1949 parteci-pa a Piccole donne nella parte di Amy e l’anno successivo entra a far parte dell’Olimpo delle starrecitando accanto al mostro sacro Spencer Tracy, nella commedia Il padre della sposa.Ma non è nelle commedie che il suo talento si esprime al meglio: con lo sguardo intenso e l’ariada sventurata eroina, è il dramma il suo habitat naturale. Come la grande stagione degli anni ‘50dimostra. La Liz numero due e altrettanto protagonista delle cronache rosa e della vita sentimen-tale mai stantia. Dopo i matrimoni falliti con il magnate rampollo Conrad Hilton junior, con il col-lega Michael Wilding e il produttore Mike Todd, la diva si innamora di un altro attore Eddie Fi-scher sposato con Debbie Reynolds. Lui lascia la moglie e la sposa. E’ scandalo, ma anche questomatrimonio è destinato a fallire, anche perché Liz incontra il vero uomo e amore della sua vita,l’attore inglese Richard Burton. Lavorano insieme nel super kolossal Cleopatra (1963), in La bisbe-tica domata nel 1967. La coppia d’oro tutta genio e sregolatezza si sposa, divorzia e si risposa. Re-citano di nuovo insieme in Chi ha paura di Virginia Woolf (1966), performance a metà tra fantasiacinematografica e realtà del loro rapporto tormentato che frutta alla Taylor il suo secondo Oscar.Dopo la fine definitiva della loro relazione si sposa altre due volte: con il senatore John Warnernel 1976 e con Larry Fortenosky nel 1991 da cui si separa nel 1996.Ciò che rende intensa la vita di Liz non è solo il lavoro e la movimentata vita sentimentale, ma an-che i problemi di sovrappeso, l’alcolismo e il generale alone di drammaticità ha sempre ricopertola sua vita. Nel piatto “positivo” della bilancia c’è l’intensa amicizia con Michael Jackson che lei hasempre difeso soprattutto nel periodo delle accuse di pedofilia e il grande impegno pubblico perla lotta all’Aids, malattia che le aveva portato via il suo amico Rock Hudson e nel giorno in cui an-che lei ha raggiunto la sua pace, la famiglia dichiara di non inviare fiori, ma dare contributi allabattaglia sull’hiv.Nella sua vita ha incontrato ostacoli quali la diagnosi della disfunzione cardiaca che l’ha portata al-la morte, il cancro alla pelle e 2 polmoniti. A queste disavventure sempre ha reagito con estremaforza e una buona dose di leggerezza che tutti dovremmo avare, tant’è che lei stessa dichiarava dinon essersi mai presa sul molto sul serio. Anche per questo la ragazza dagli occhi viola.

Raffaella Borgese

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