Caserta Economia e Lavoro

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010 Sommario Crispino: «Più stretto il legame con la Russia» di Maria Beatrice Crisci I mercati internazionali di Lia Peluso Scure su Pil e valore aggiunto di Vito Faenza Il reddito delle famiglie di Gabriella Gatto Economia e scenario nazionale di Giusy De Simone I livelli occupazionali di Giusy De Simone Lo sviluppo socio-economico di Gabriella Gatto L’accesso al credito di Antonio Iorio Cassa integrazione in aumento di Nicola Clemente L’editoriale Una rivista on line per dare impulso alla economia di Terra di Lavoro di Tommaso De Simone La nota del Tagliacarne Il rapporto 2010 sull’economia della provincia di Caserta I dati In crescita le imprese, nonostante la crisi economica di Vito Faenza L’analisi Analisi economica a Caserta: prospettive dopo la crisi di Vincenzo Maggioni Tommaso De Simone Presidente CCIAA Vincenzo Maggioni preside facoltà economia della Sun

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Caserta Economia&Lavoro S p e c i a l e V I I I g ior na ta d e l l ’ e c on o mia 7 ma gg io 2 01 0

Sommario Crispino: «Più stretto il legame con la Russia» di Maria Beatrice Crisci I mercati internazionali di Lia Peluso Scure su Pil e valore aggiunto di Vito Faenza Il reddito delle famiglie di Gabriella Gatto Economia e scenario nazionale di Giusy De Simone I livelli occupazionali di Giusy De Simone Lo sviluppo socio-economico di Gabriella Gatto L’accesso al credito di Antonio Iorio Cassa integrazione in aumento di Nicola Clemente

L’editoriale Una rivista on line per dare impulso alla economia di Terra di Lavoro di Tommaso De Simone

La nota del Tagliacarne Il rapporto 2010 sull’economia della provincia di Caserta

I dati In crescita le imprese, nonostante la crisi economica di Vito Faenza

L’analisi Analisi economica a Caserta: prospettive dopo la crisi di Vincenzo Maggioni

Tommaso De Simone Presidente CCIAA

Vincenzo Maggioni preside facoltà economia della Sun

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Speciale VIII giornata dell’economia – 7 maggio 2010

Col crescente impegno

Col crescente impegno nei campi che sono propri dell’istituzione camerale, va, di pari passo, la necessità di darne conto alla comunità, in maniera sempre più compiuta e continua. La Camera di Commercio, in sostanza, ritiene che sia necessario dare un vigoroso impulso alla promozione del sapere economico, che costituisca un supporto valido, aggiornato, tanto agile nell’esposizione quanto rigoroso nei contenuti per chi ne voglia conoscere il ruolo, le funzioni, gli impegni, i risultati. E’per queste ragioni che vede la luce un giornale on-line, che metta al corrente delle attività camerali; ne diffonda gli esiti in modo da informare un’utenza variegata, costituita non solo da studiosi, ricercatori, studenti, imprenditori ma anche da semplici cittadini che abbiano interesse a conoscere una realtà così complessa ed articolata del sistema istituzionale di Terrai Lavoro come l’ente camerale. E’ appena il caso di sottolineare che il “giornale” servirà anche a sviluppare studi ed approfondimenti. Sia direttamente, con un proprio comitato di redazione, sia col contributo di figure professionali del mondo economico, di quello accademico ed istituzionale, l’attenzione si indirizzerà sui fenomeni e sui temi più rilevanti dell’economia locale con l’obiettivo di proporsi come centro di analisi e studio del territorio, delle sue dinamiche socio-economiche. Dando vita a questo strumento, in altre parole, coltiviamo la ragionevole, misurata ambizione, di approfondire argomenti di attualità, importanti per la nostra comunità economica e sociale, con il proposito di rendere le questioni dello sviluppo molto meno autoreferenziali e più facilmente condivisibili. Immaginiamo dunque un percorso culturale, che prende il via con questo foglio, che aiuti ad accorciare le distanze fra i palazzi della programmazione e gli opifici delle imprese; che ribadisca, allo stesso tempo, il ruolo che riveste, nel dialogo possibile, quella terra dimezzo costituita dalla rappresentanza. E’ nella rappresentanza, infatti, che si formano e acquistano forza le identità collettive, che portano a maturazione e compimento i progetti di sistema, ormai unica strada percorribile per la ripresa, lo sviluppo e la crescita della nostra Terra.

Una rivista on line per dare impulso all’economia di Terra di Lavoro

di Tommaso De Simone

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di Vincenzo Maggioni Le moderne economie attraversano da tempo una fase complessa di fenomeni discontinui che proiettano i propri riflessi sui profondi cambiamenti del sistema universitario. Cambiamenti che non interessano tanto la funzione elettiva dell’Università, l’essere cioè fucina di classi dirigenti o testimone del progresso scientifico e delle tensioni di rinascita e cambiamento culturale della società. Piuttosto riguardano il suo modo di essere nel contesto territoriale, a supporto soprattutto di uno sviluppo economico e sociale che appare sempre più come il risultato delle azioni poste in essere non dai singoli protagonisti bensì dall’azione congiunta dei diversi attori che nel territorio operano e che oggi sono chiamati a fare rete tra di loro. A ben guardare, infatti, in questa nuova visione strategica l’Università è chiamata a svolgere un ruolo

diverso rispetto al passato, da protagonista nei processi di cambiamento e di adattamento, fornendo soluzioni e risorse di sapere agli altri attori e radicandosi in modo funzionale nel sistema territoriale, collaborando con i soggetti locali pubblici e privati per l’individuazione di esigenze e potenzialità da sviluppare e valorizzare attraverso il supporto della ricerca scientifica e dell’alta formazione. Una Università, cioè, che deve creare e trasferire conoscenza “localizzata”, al fine di

consolidare il tessuto economico locale, contribuire all’incremento della base occupazionale dei giovani e sviluppare le relazioni dirette con gli attori del territorio. Cultura, innovazione e conoscenza, infatti,

sono generalmente considerati i driver dello sviluppo economico e sociale di un sistema-Paese e, come tali, devono anche a livello locale rappresentare i fattori su cui costruire il progetto di sviluppo territoriale, costituendo nel contempo il substrato indispensabile per l’avvio di processi di crescita economica e la condizione competitiva necessaria per l’attrazione di capitali di investimento, sia endogeni che esogeni. Un simile modello concettuale vede quindi l’Università, detentore delle conoscenze innovative sviluppate nei circuiti nazionali ed internazionali del sapere, assumere, nelle sue molteplici manifestazioni relazionali con gli stakeholder locali, un ruolo propulsivo dello sviluppo dei sistemi economici territoriali, incentivando, a livello istituzionale, la creazione di forme ibride di conoscenza e

Quale Università per lo sviluppo del territorio

La facoltà di Economia della Sun a Capua

Il professor maggioni con il preside della Mesi

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promuovendo la nascita di consorzi università-impresa, di campus company, di club tecnologici, di concept center, di centri di competenza, di strutture per il trasferimento tecnologico, di programmi cooperativi di Ricerca, Sviluppo ed Innovazione, fino a giungere all’incentivazione di processi di nascita di nuove imprese anche attraverso meccanismi di spin-off. Certamente queste forme relazionali tra Università ed attori locali sono ancora limitate e la nascita di nuove imprese dal mondo della ricerca scientifica non rappresenta un evento ricorrente nel nostro Paese, ed ancor più nella nostra Regione, sia per l’esistenza di una ancora scarsa cultura della gestione e dello sfruttamento dei risultati della ricerca e della proprietà intellettuale, sia per la carenza di strutture e servizi in grado di attivare e sostenere il processo di

trasformazione dei risultati della ricerca in opportunità di sviluppo commerciale. Ciò non toglie che bisogna muoversi lungo questa direzione, spingendo con più determinazione e vigore sul trasferimento di conoscenze verso il sistema economico-territoriale, che costituisce forse il momento organizzativo più difficile per il sistema universitario ma anche il punto di maggiore interesse per i potenziali effetti generabili sul contesto esterno, tenuto anche conto delle molteplici attività che in esso possono rientrare. Dalla trasmissione dei risultati della ricerca alle imprese, agenzie governative e ad altri utenti al di là della comunità scientifica, alla presentazione dei risultati della ricerca a gruppi e organizzazioni che intendono farne diretto uso; dalla fornitura di consulenze, al contributo finalizzato allo sviluppo di un prodotto o di un

servizio; dal coinvolgimento diretto in attività imprenditoriali, alla commercializzazione dei risultati; dall’identificazione delle applicazioni commerciali dei risultati della ricerca, attraverso la brevettazione e la concessione di licenze, alla realizzazione di ricerche in collaborazione con le imprese, anche utilizzando finanziamenti pubblici. Tutto ciò passa attraverso la valorizzazione delle aree di eccellenza esistenti ed il potenziamento delle due risorse essenziali per la ricerca: i giovani e le reti di networking. Solo così si potrà realizzare una vera e propria evoluzione della mission originaria dell’università: da istituzione focalizzata sulle attività di formazione e di ricerca, a soggetto protagonista ed attore - forse principale - dello sviluppo economico e sociale del territorio.

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Si rafforzano sempre più i rapporti tra Caserta e la Rus-sia grazie al progetto di in-ternazionalizzazione avviato già da tempo dalla Camera di Commercio di Caserta. Pros-sima tappa gli eventi che nel 2011 celebreranno il gemel-laggio culturale Italia-Russia e che sono stati annunciati nel corso di una conferenza stampa presso l’ente di via Roma. “Caserta è una città che può vivere anche grazie al turismo, un a-spetto questo che non deve essere tralasciato”, è stato sottolineato. “Attraverso una sana politica cul-turale stiamo cercando di en-trare all’interno di percorsi na-zionali ed inter-nazionali che da-ranno al capo-luogo di Terra di Lavoro la visibi-lità che merita, grazie all’ ec-cezionalità di cui questo terri-torio è ricco” è stato aggiun-to. Una tesi questa che trova consenso tra tutte le istituzio-ni locali che all’unisono si sono dichiarate “pronte a so-stenere questo progetto”. Progetto che, va detto, vede come principale artefice e promotore il responsabile della politica di internaziona-lizzazione della Camera di Commercio Antonio Crispi-

no. “Caserta – ha ricordato - sarà protagonista anche per l'esperienza pianificata per il 2011 con la Russia e questi risultati sono stati possibili grazie alla sinergia che la Camera di Commercio caser-tana ha avviato con la So-vrintendenza, la Seconda U-niversità di Napoli e la Uni-versità Mesi di Mosca. Stia-mo raccogliendo, dunque, tante energie positive e que-

sto al grande impulso che il presidente De Simone ha da-to alla politica di internazio-nalizzazione. Ora, poi, c’è anche l’appoggio della poli-tica. Così l’onorevole Pe-trenga che ci ha dato una grande opportunità, in base alla quale la Reggia vivrà per dodici mesi. Ora naturalmen-te spetterà a noi saper giocare intorno a questi eventi inglo-bando l’Università e creando quel sistema che sta dimo-

strando che avevamo ragione e che sta dando frutti positivi per il territorio”. Ricordiamo, infatti, che Caserta insieme con Milano e Roma, ospiterà anche una serie di manifesta-zioni programmate nell’ambito della celebrazio-ne del 2010 come anno del gemellaggio Italia-Cina. “Si tratta – ha sottolineato De Simone – di un risultato di grande rilievo, che ci riempie

di soddisfazione. Caserta è l’unica cit-tà del Mezzogiorno inserita in un evento culturale di portata mondiale. Ma non dobbiamo fermarci – ha aggiunto - all’aspetto culturale. E’ chiaro che do-vremo metterci al lavoro per muovere l’indotto”. Per Cri-spino si tratta “di un impegno che abbia-mo ottenuto nel cor-so di un incontro con Giuliano Urba-

ni, coordinatore, su delega della Presidenza del consi-glio dei ministri, di tutti gli appuntamenti culturali che vedono l’Italia protagonista”. Da parte sua la sovrintenden-te David ha annunciato che “il monumento vanvitelliano sarà il punto di riferimento con mostre dell’arte e della cultura cinesi, che si allesti-ranno in autunno”.

Maria Beatrice Crisci

Sempre più stretti i rapporti con Mosca

La delegazione della Camera di Commercio a Mosca

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La crisi non spaventa le aziende del Made in Caserta che hanno saputo cogliere le opportunità di internazionalizzazione commerciale, considerato che il sistema produttivo casertano, tra il 2003 ed il 2009, ha fatto registrare un tasso di crescita dell’export provinciale pari a +16.5% su una media nazionale che si è attestata sul +9.6%. La crisi ha determinato una contrazione della domanda internazionale di beni e prodotti, soprattutto tra il 2008 ed il 2009, portando le esportazioni della provincia di Caserta a -27.5%, ma la variazione negativa ha interessato l’intera regione Campania e l’Italia in generale. Il punto di forza delle esportazioni casertane sono rappresentate dall’industria manifatturiera, che già nel 2003 rappresentava oltre l’87% del totale delle merci esportate, fino ad arrivare all’anno 2008, quando i beni manufatti hanno rappresentato più del 95% del totale esportato. I manufatti nel 2009 continuano ad incidere sull’export casertano per il 94%, nonostante in questo

comparto sia venuto meno l’8.7% del totale delle imprese attive in provincia di Caserta e nonostante si sia registrata una flessione della domanda internazionale. Nell’ultimo anno di riferimento 2009, nell’industria manifatturiera il primato nelle esportazioni è stato del ramo degli apparecchi elettrici, con una percentuale del 21% e poi quello, l’unico a registrare un aumento, anziché una contrazione, di alimentari, bevande e tabacco con una percentuale pari al 14.5%. Mentre il contributo più importante nel 2008 era stato dal ramo computer, apparecchi elettronici ed ottici, con il 30.6%, percentuale che nel 2009 scende al 19.1 ed inserisce il ramo computer tra gli apparecchi elettrici e quello degli alimentari. Se si mettono a confronto i rami dell’industria manifatturiera si può osservare come la dinamica più discordante nelle esportazioni, confrontando le esportazioni del medio con il breve periodo, è stata proprio quella degli apparecchi elettrici: nel periodo dal 2003 al 2009 le esportazioni sono cresciute con un tasso

superiore al 188%, mentre tra il 2008 ed il 2009 si è registrata una consistente contrazione pari al -28.8%. Nella mappa geografica dell’export della provincia di Caserta si individua che il 77% delle esportazioni è rivolto all’Unione Europea, attestandosi al terzo posto come ricettori delle produzioni casertane, seguono il Medio Oriente con il 4.3%, l’Africa settentrionale ed altri paesi europei, con una percentuale totale del 3.9. In riferimento a quest’ultimo dato solo lo 0.3% delle esportazioni totali è diretto all’Asia, centrale il restante 3.6% è indirizzato all’Asia Orientale. Una distribuzione più omogenea dell’export casertano si può rilevare tra America del centro sud (1.9%) ed America del nord (2.3%). La quota di export è stata superiore, nel 2009, in Africa settentrionale, nel Medio Oriente, mentre le esportazioni rispetto sempre al 2003 si sono dimezzate verso l’America del Nord e del Centro-Sud.

Lia Peluso

La crisi non ha fermato l’internazionalizzazione

Tab.8 – Andamento delle esportazioni nelle province campane, in Campania ed in Italia (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali; anni 2003-2009)

Valori assoluti

2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009* Caserta 795,6 829,7 817,9 924,4 1.148,0 1.278,7 926,6 Benevento 58,2 69,6 88,9 80,4 107,9 131,5 89,3 Napoli 3.943,6 3.982,1 4.228,9 4.540,7 5.009,8 4.969,8 4.147,3 Avellino 663,3 829,9 1.032,7 1.174,5 1.212,2 1.009,2 784,0 Salerno 1.542,5 1.539,0 1.410,8 1.672,0 1.966,7 2.046,7 1.890,7 CAMPANIA 7.003,3 7.250,3 7.579,2 8.392,0 9.444,6 9.435,9 7.838,0 ITALIA 264.615,6 284.413,4 299.923,4 332.012,9 364.743,9 369.015,6 290.112,6 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Istat

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Il 2009 è stato un anno di crescita in quanto a numero di imprese per la provincia di Caserta, nonostante un calo del Pil che è stato maggiore e più repentino di quello registrato a livello regionale e nazionale. Le imprese di Terra di Lavoro rappresentano l’1,3% dell’intero tessuto produttivo nazionale e ben il 15% di quello regionale. Dal 2003 al 2009 la crescita è stata dell’ 11,5% (la media regionale

è dell’9,0%) quasi il doppio di quella nazionale (+5,8%). Ma anche nel breve periodo, 2008-2009, c’è un trend positivo con una crescita dello 0,7%, in controtendenza con il dato nazionale in diminuzione dello 0,6%. È il commercio l’asse portante delle imprese con il 34,7%, seguito dall’agricoltura (19,8%) e dal settore delle costruzioni (16,1%). Tra il 2003-2006 l’espansione però è stata quidata dal settore terziario (sanità, servizi sociali, attività immobiliari, noleggio, informatica…) che hanno registrato maumenti oscillanti

fra il 62% e il 42%. Le aziende di Terra di Lavoro che operano nei campi dell’energia, gas e acqua sono cresciute, nello stesso periodo del 41%. Una crescita confermata anche nel corso dell’ultimo anno. Le imprese che opeano nel campo delle utilities è aumentato del 20%, in linea con l’andamento regionale del settore (25,8%) e con un incremento decisamente superiore a quello nazionale che si è attestato al

9,7%. Un andamento che dovrebbe essere confermato nei prossimi anni. (+62,2%, a fronte del +21,2%). I settori che invece anni fatto registrare dei decrementi sono l’estrazione di minerali (-12%), l’agricolura (-7,3%). La crisi ha colpito il settore manufatturiero: il numero delle imprese è cresciuto leggermente (+0,6%), meno del resto della Campania (+2,5%) anche iun controtendenza rispetto al dato nazionale (-1,7%). La crescita nel numero delle imprese nel medio periodo ha riguardato il comparto dei mezzi di

trasporto (+83%); il settore alimentare, delle bevande e del tabacco (+26,2%), la meccanica (+18,6%), la metallurgia (+12,2%) . Negativo il tasso del tessile, abbigliamento e calzature e dell settore legno, carta e stampa dove è stata registrata una contrazione del 3. Le ditte individuali, nel 2009, rappresentano il 72% del totale, in diminuzione rispetto al 2003 quando erano il 79%, il che indica un processo di

aggregazione visto che le società di capitale che sono arrivate al 12,2%. In termini di numero di imprese, il tessuto produttivo della provincia di Caserta ha registrato una crescita più rapida di quella regionale. E questo maggior dinamismo è dovuto all’aumento delle imprese del settore sanitario e di altri servizi sociali. Nel primo caso infatti la creazione di imprese nel settore sanitario sono aumentate ad un tasso quasi tre volte superiore a quello regionale.

Vito Faenza

Imprese in crescita nonostante la crisi

Graf.4 – Distribuzione delle imprese attive per forma giuridica in provincia di Caserta ed in Italia (valori percentuali, anni 2003, 2008 e 2009)

Caserta ITALIA

79,0

3,010,17,9

10,812,23,2

73,8

10,9

72,7

3,313,1

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

Società diCapitali

Società diPersone

DitteIndividuali

Altre Forme

2003 2008 2009

68,1

2,0

17,812,0

17,516,5

2,2

63,8

17,4

63,2

2,3

17,1

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

Società diCapitali

Società diPersone

DitteIndividuali

Altre Forme

2003 2008 2009 Fonte: Elaborazioni Istituto G. Tagliacarne su dati Unioncamere – Movimprese

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Che sia stato un anno nero per l’economia lo dimostra il calo nazionale del Pil (-5%) che evidenza la fase di recessione sia a livello nazionale che mondiale. In Italia in due anni è stato perso il 6,8% del Pil e occorreranno alcuni anni per recuperare il “buco” che si è creato. Il Campania la crisi ha colpito in maniera repentina, nel 2008 il Pil è diminuito del 2,1% e lo scorso anno del 5,6%. Nella provincia di

Caserta la crisi si è fatta sentire maggiormente: nel 2008 il crollo del Pil è stato del 4,1% seguito da un andamento altrettanto negativo nel 2009 con un calo del 3,9%. Si tratta di dati molto maggiori di quelli che registriano sia a livello ragionale che nazionale. Per quanto riguarda la produzione di ricchezza si deve notare che in provincia di Caserta c’è una forte spinta alla terziarizzazione dell’economia sono i “servizi” in linea con la situazione regionale e questo è un dato fortemente atipico rispetto a quello Nazionale. I servizi generano in

Terra di lavoro generano un valore aggiunto (calcolato a prezzi costanti) del 73,1% superiore a quello nazionale anche se inferiore al dato Campano (77,9%). L’industria rappresenta solo il 13,8% del valore aggiunto provinciale, che però se aggiunto al valore aggiunto prodotto dal settore delle costruzioni (9,2%) arriva ad un dato (23%) più vicino a quello nazionale (27%) visto che il

settore costruzione registra quote maggiori rispetto a quelle regionali e nazionali. Anche l’agricoltura, che produce il 4,1% del valore aggiunto provinciale contribuisce in percentuale molto di più di quanto il settore lo faccia in Campania e in Italia. Ma è proprio questo settore a risentire maggiormente della recessione visto che la contrazione dell’8,9% è superiore a quella regionale (-6,2%) e italiana (-6,6%). Per l’Industria, l’incremento del valore aggiunto è risultato inferiore a quello nazionale (+8,7%, contro il +13,9%), ma in

linea con quello campano (+8,3%). Nei servizi la crescita nel casertano (+18,1%) è in linea con quella italiana (+18,4%), e superiore al dato regionale (+13,1%). Nel dettaglio, solo nei settori delle costruzioni e dei servizi il valore aggiunto è stato in crescita tra il 2007 ed il 2008 (+2,3% e +1,3%), mentre il comparto agricolo ha avuto un calo del -5,2%. Proprio

l’agricoltura registra negli stessi anni una contrazione del 10%, doppia a regionale, mentre l’industria arriva a un -1,1%. Nonostante il settore dei “servizi”ha registrato un aumento del valore aggiunto dello 0.8% segnoi evidente che la debolezza della domanda internazionale e locale ha investito il settore industriale e poi, progressivamente in tutto lo scorso anno, ttui i settori economici .

Vito Faenza

Andamento del PIL a prezzi costanti in provincia di Caserta, in Campania ed in Italia

La crisi nel 2009 ha colpito Pil e valore aggiunto

1,0

2,2

1,31,0

1,52,0

0,4

-0,3

0,8 0,5

1,5

5,7

-3,9-4,1

-2,1

-5,6

-0,6

0,5

1,5

0,7

2,0

-5,0

-1,3

0,0

-6,0

-5,0

-4,0

-3,0

-2,0

-1,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Caserta CAMPANIA ITALIA

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E’ oramai un decennio che sulla provincia di Caserta è tornato ad aleggiare lo spettro della disoccupazione, un problema acuito dalla crisi economica internazionale degli ultimi anni con la conseguente ripercussione sul reddito delle famiglie che tendono, quindi, a consumare sempre meno. Terra di Lavoro diventa sempre più la Terra del Non Lavoro, la recente crisi ha avuto

ripercussioni negative in tutta Italia, ma, tra le regioni più colpite c’è sicuramente la Campania e in quest’ultimo territorio la maglia nera spetta proprio alla provincia di Caserta. Facendo una disamina dei dati degli ultimi anni riguardanti l’occupazione si scopre che nel 2004 il tasso di disoccupazione, in Italia, era dell’8%, si è attestato al 6,1% nel 2007, ma a fine 2008 è aumentato al 6,7% fino a raggiungere il 7,8% nel 2009.

In Campania le cose sono andate anche peggio: nel 2007 il tasso minimo dell’11,2%, poi il progressivo aumento. In provincia di Caserta il tasso di occupazione è stato inferiore alla media regionale: nel 2004 la quota di occupati era del 43,7%, nel 2009 è scesa al 37,2% rispetto al 40,8% registrato nel territorio campano. Le ricadute occupazionali si sono tradotte in un maggior

ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, in provincia di Caserta, tra il 2008 e il 2009 le ore di Cig sono passate da 556,2 mila a 2,34 milioni e a farne maggiormente ricorso è stato il settore industriale. Quali effetti ha portato tutto questo sui consumi e sul risparmio delle famiglie casertane? Ogni famiglia casertana dispone di un reddito pari a 34,2 mila euro rispetto al 35,6 mila della Campania e ai 44,2 mila del Paese. A risentirne

soprattutto i consumi tanto che tra il 2007 e il 2008 in provincia di Caserta c’è stato un incremento limitato allo 0,5%, mentre quello nazionale ha mostrato una crescita del 2,2%. A livello regionale i consumi sono stati indirizzati prevalentemente all’acquisto di beni (56,2% del totale), in particolare la provincia di Caserta ha registrato il più alto consumo di prodotti alimentari (23,9%)

della regione e la minore propensione al consumo di servizi (43,5%). Per quanto riguarda il patrimonio è interessante osservare che ben il 73,4% dell’attivo patrimoniale delle famiglie casertane (a fronte del 64% nazionale) è rappresentato dalla voce Attività reali e in particolare dalle abitazioni, le attività finanziarie, invece, non rappresentano più del 26,6% dell’attivo totale.

Gabriella Gatto

Le famiglie ora consumano di meno

,0

4,8

-1,0

5,2

-0,7

3,6

-1,5

1,4

-3,0

0,7

-2,0-1,2

-1,6

-0,2 -0,5

-1,7

08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09

Spesa delle famiglie Redditi da lavoro dipendente

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Dopo il terremoto finanziario, che ha colpito l’intera area dell’Euro e quella degli Stati Uniti, si avvertono i primi se-gnali di ripresa. Successivamente a 5 trimestri contrassegnati da contrazioni

reali più o meno accentuate, il PIL dell’Italia ha invertitola tendenza nel terzo trimestre 2009 tornando a crescere in termini congiunturali (+0,5) per poi, purtroppo, chiudere l’anno con un’ulteriore fles-sione (-0,3) anche se, in ter-mini tendenziali la contrazio-ne è risultata in diminuzione (-3,0%) rispetto ai trimestri pre-cedenti. Se da una parte la domanda estera evidenzia alcuni segnali di rialzo (circoscritti a livello congiunturale) lo stesso non può dirsi per la domanda in-terna, sia con riferimento ai consumi nazionali sia all’accumulazione di capitale. Si tratta di “voci contabili” per la quali nel quarto trimestre 2009 si è assistito ad una di-

minuzione rispetto al trimestre precedente; senza contare che, in termini tendenziali si regi-stra un -0,3 per cento per i consumi ed un -7,4 per cento per gli investimenti. Dal punto di vista psicologico

i postumi della crisi sono pe-santi ed è per questo che non si è registrata una variazione positiva dei consumi Il terzo trimestre ha visto nell’industria il settore che ha reagito meglio alla crisi, tra l’altro il più colpito nel bien-nio 2008\2009. Il dato positivo non ha comunque permesso di mantenere i livelli occupazio-nali. L’onda lunga della crisi continua a pesare sul lavoro e si è infatti registrata una ridu-zione di 430 mila lavoratori, sulla scia del record negativo degli ultimi otto anni. Nono-stante la scarsa tendenza ai consumi, la fiducia degli ita-liani nella ripresa economica è andata crescendo fino ad avere a dicembre un tetto di dieci punti in più rispetto a gennaio.

L’economia italiana ha aggan-ciato la ripresa internazionale nell’ultima parte del 2009 puntando principalmente sulla ricostituzione delle scorte; a spingere le vendite sono stati anche gli incentivi messi in at-

to dal governo(es.: le au-to). L’agricoltura nel com-plesso panorama di “e-mergenza” ha tenuto be-ne. Si è assistito ad una sostanziale ripresa nel quarto trimestre conte-nendo anche il fenomeno della riduzione dell’occupazione. Le previsioni sono cauta-mente ottimiste, il Pil do-vrebbe crescere di circa un punto percentuale do-po la contrazione del 2009 di cinque punti. La

spinta verso l’alto sarà data principalmente dall’espansione del volume delle esportazioni previste in aumento del 2,3% nonostante la crisi dei paesi comunitari. Le incertezze e la discontinui-tà della ripresa unita al calo dell’occupazione non fa regi-strare previsioni ottimiste per quanto concerne i consumi Si prevede un atteggiamento de-gli italiani, simile a quello del biennio 2008\2009. Secondo analisi di mercato, nel 2009 la spesa complessiva delle famiglie è diminuita dell’1,8% rispetto al 2008, il dato più negativo dal ’93. Il calo è stato più forte sui beni rispetto ai servizi.

Giusy De Simone

Si avvertono i primi segnali di ripresa

Graf.1 – Valore aggiunto per settore di attività economica a prezzi costanti (variazioni percentuali trimestrali rispetto al trimestre precedente; Anni 2008-2009)

-9,0-8,0-7,0-6,0-5,0-4,0-3,0-2,0-1,00,01,02,03,0

I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09

Agricoltura Industria in senso stretto Costruzioni Servizi Totale valore aggiunto

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010

Un tasso di disoccupazione così alto, a Caserta, non si re-gistrava dal 2004. Delle ultime dieci province italiane, ben sette appartengono al Mezzo-giorno e Caserta è tra queste. La già fragile economia caser-tana è stata segnata da un crol-lo in termini occupazionali, per effetto della crisi, a dir poco disastroso. Aveva registrato un decremen-to nel 2007, assestandosi al 6,1% per aumentare poi net-tamente nel corso del 2009, motivo per il quale si è dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali, tra i quali la cassa in-

tegrazione. Caserta ha seguito l’andamento regionale, che ri-sulta tra i peggiori sulla base della media nazionale. Analiz-zando il grado di occupazione della provincia di Caserta lo scenario si presenta molto critico, dal momento che non solo è sistematica-mente inferiore alla media re-

gionale ma è in continua di-scesa, manifestando di essere la più colpita dagli effetti della crisi: se il 2008 registra-va il 38,7% di occupazione, la stessa è scesa al 37,2% nel 2009. La criticità del mercato del lavoro provoca minore ca-pacità di spesa rispetto al con-testo medio regionale e nazio-nale perché minore è il reddi-to. L’aumento della disoccupa-zione occorso nel 2008-2009 è stato, poi, più rapido di quello registrato a livello nazionale, versando la regione in uno sta-to di maggiore difficoltà eco-

nomica rispetto alla media ita-liana. La provincia di Caserta ha se-guito per il 2008 la stessa di-namica registrata a livello na-zionale e regionale, essendo il tasso di disoccupazione torna-to a crescere interrompendo una dinamica positiva: se nel 2007 i disoccupati rappresen-

tavano l’8,6% della popola-zione attiva, nel 2008 tale quo-ta è balzata al 10,5%. Tuttavia, a differenza di quanto emerso nell’intero territorio italiano e in Campania, tra il 2008 ed il 2009, il tasso di disoccupazio-ne ha registrato una contrazio-ne, attestandosi al 9,4%, ossia al livello più basso dopo quel-lo del 2007. Tale fenomeno però va posto in relazione alla diminuzione del tasso di occupazione e più in generale della forza lavoro. Sostanzialmente, quindi, si è verificata una fuoriuscita dal mercato del lavoro di un co-

spicuo gruppo di persone in cerca di occupazione (ef-fetto scoraggia-mento) che ha “ab-“abbassato” la quota dei disoccu-pati sul totale delle forze lavoro. Analizzando, inol-tre, l’andamento del tasso di occu-pazione si nota come, a livello na-zionale, si registri una flessione tra il 2008 ed il 2009 (da 58,7% a 57,6%), dopo la breve fase di stabi-

lità registrata tra il 2007 ed il 2008. Nel biennio 2004- 2006, invece, era stata registata una crescita moderata, essendo la quota di occupati sulla popo-lazione attiva passata dal 57,4% al 58,4%.

Giusy De Simone

Disoccupazione in grande aumento

Andamento del tasso di occupazione in provincia di Caserta, in Campania ed in Italia (percentuale di occupati sulla popolazione tra i 15 ed i 64 anni; 2004-2009)

43,7 43,3 43,242,0

38,737,2

45,044,1 44,1 43,7

42,540,8

57,4 57,558,7 58,7

57,658,4

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

55,0

60,0

2004 2005 2006 2007 2008 2009Caserta CAMPANIA ITALIA

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010

Lo sviluppo socio-economico della provincia di Caserta è, in potenza, molto positivo. Per capire quali siano le possibilità di un ter-ritorio occorre studiare di-versi fattori, da quelli di na-tura economi-ca come il si-stema produt-tivo ed im-prenditoriale, il mercato del lavoro, le specializza-zioni produt-tive, a quelli di natura so-ciale come il sistema cultu-rale e del ca-pitale umano, il welfare lo-cale, il siste-ma della sicu-rezza, della salute e della criminalità. Ed ancora è importante conoscere le componenti ambientali come il patrimonio naturale, la qualità dell’aria, dell’acqua, del suolo e il livello di emis-sioni inquinanti. La stessa analisi integrata deve essere realizzata a livello di presta-zioni dei sistemi locali, sia in termini economici (dina-mica produttiva e del reddi-to, sviluppo occupazionale, redditività delle imprese, di-namica delle esportazioni), che sociali (dinamica demo-grafica e condizioni di salu-

te), che ambientali. A questo bisogna aggiungere l’analisi e lo studio delle strategie dei territori. Da tutto questo vie-ne fuori lo schema economi-a-società-ambiente (Esa). Dal modello emerge una ge-

ografia analitico-descrittiva dello sviluppo dei sistemi locali italiani attraverso dieci cluster omogenei di provin-ce. Il cluster di appartenenza della realtà socio-economica del casertano è definito co-me cluster del “Meridione in mezzo al guado”. Oltre a Caserta vi appartengono an-che Lecce, Potenza ed alcu-ne aree minori come Isernia, Frosinone, Campobasso. Quando in un cluster ci sono livelli scarsi di prestazioni e struttura economica si veri-ficano anche squilibri sociali

per la minore dotazione di servizi; lo stato dell’ambiente, però, risulta ancora preservato anche se con scarsi interventi pubblici per la protezione ecologica. Il cluster rappresenta l’8%

del prodotto interno lordo, l’11,1% delle imprese, ma solo il 3,7% delle esporta-zioni (con una

propensione media

all’export sul valore aggiun-to pari all’11,4%, pur con le ecce-zioni positive di Isernia, Po-tenza e Frosi-none). Perché, dunque, un

meridione d’Italia “in mezzo al gua-

do”? Perché anche se i dati strutturali eco––nomici e so-ciali sono deficitari, sono positive le dinamiche demo-grafiche grazie alla capacità di attrazione di immigrati e alla presenza di un relativo grado di industrializzazione e di ispessimenti produttivi di natura quasi distrettuale (come il polo dell’automobile di Melfi o il distretto conciario di Solo-fra), seppure colpiti dalla crisi internazionale.

Gabriella Gatto

Potenziale socio-economico molto positivo

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010

Passerà alla storia come l’anno nero della finanza internazio-nale. E i contraccolpi della cri-si, in Terra di Lavoro, non so-no certo mancati, anche se, nel contesto, il “sistema” ha retto. Basti pensare che, persino nel-la fase acuta dell’emergenza, ossia dal dicembre 2008 al set-tembre 2009. La domanda di credito non ha subìto un vero e proprio tracollo visto che è aumentata del 2,1%. Un dato in linea con il trend sul lungo termine. Nell’arco di cinque anni, dal 2003 al 2009, Caser-ta si è distinta a livello regio-nale per l’incremento più in-

tenso di impieghi (+85,6%, a fronte di una media campana pari al +64,3%). Tuttavia, nel-lo stesso arco temporale, si è registrata un’impennata delle sofferenze, che forniscono un

dato concreto del peggiora-mento del quadro economico finanziario del territorio caser-tano. Gli affidati in sofferenza sono cresciuti del 18,7 e an-che i volumi di credito in “ros-so” hanno registrato un incre-mento che risulta superiore a quello rilevata per il numero degli affidatori. Ciò significa che il sisma bancario a mag-gior rischio, nel contesto cam-pano, è proprio quello di Terra di Lavoro. Non solo. A partire dal dicembre 2008 la quota delle sofferenze sugli impieghi è in costante aumento, sia in provincia che in Campania,

visto che la crisi ha comporta-to un razionamento del credito bancario. In altri termini, l’incremento delle sofferenze e la riduzione dei finanzia-menti alla clientela ordinaria

hanno agito nella stessa dire-zione. A settembre la rischio-sità del credito è stata pari al 7,5% a fronte del 5,5% a li-vello regionale. Analizzando gli andamenti delle sofferenze sugli impieghi delle famiglie consumatrici e delle imprese, appare evidente come le maggiori criticità re-gistrate nel territorio casertano siano riconduciili ad una mag-gire insolvenza delle imprese (7,9%) rispetto alle famiglie, che presentano valori meno lontani rispetto alla media na-zionale. Ciò significa che, il peggioramento del quadro e-

conomico e finanziario

complessivo non sembra essersi riper-cosso in mi-sura signifi-cativa sulla capacità del-le famiglie di far fronte ai debiti verso il sistema bancario. La crisi in-

ternazionale ha provocato anche una

riduzione, seppure mo-desta, del – 0,9% degli sportelli ban-cari. Nume-

ri tutto sommato non influenti, visto che tra il 2003 e il set-tembre 2009 si è passati dai 189 sportelli censiti a 211.

Antonio Ior io.

Credito in crisi, sportelli in crescita

Incidenza delle sofferenze sugli impieghi bancari in provincia di Caserta, in Campania ed in Italia (valori percentuali tra Dicembre 2007 e Settembre 2009)

6,3 6,3 6,2

5,8 5,8 5,96,3 6,4 6,4

6,6 6,8 6,9 7,0 7,1

7,5

5,1 5,2 5,2 5,3

4,9 4,9 4,9 4,94,6 4,6 4,6

4,24,5 4,6 4,7 4,8 4,9 5,0 5,0 5,1 5,2

3,0 3,0 2,9 2,8 2,7 2,6 2,52,8 2,8 2,9 2,9 2,9 2,9

3,2 3,1 3,1 3,1

5,9

6,3 6,4 6,5

5,5

6,2

6,6

5,5

2,8

3,3 3,2 3,1

3,5

2,0

2,5

3,0

3,5

4,0

4,5

5,0

5,5

6,0

6,5

7,0

7,5

8,0

dic-

07

gen-

08

feb-

08

mar

-08

apr-

08

mag

-08

giu-

08

lug-

08

ago-

08

set-0

8

ott-0

8

nov-

08

dic-

08

gen-

09

feb-

09

mar

-09

apr-

09

mag

-09

giu-

09

lug-

09

ago-

09

set-0

9

Caserta CAMPANIA ITALIA

Elaborazione Istituto G. Tagliacarne - Unioncamere su dati Banca d’Italia

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010

L’alto tasso di disoccupazione e il massiccio ricorso alla Cas-sa integrazione guadagni da parte delle imprese fanno sì che le famiglie casertane siano tra le più povere della Campa-nia e dell’Italia. A rivelarlo sono i dati dell’Istituto nazio-nale di previdenza sociale che evidenziano come il tasso di occupazione in provincia di Caserta sia stato sistematica-mente inferiore, negli ultimi cinque anni, alla media regio-nale, in termini assoluti già di gran lunga inferiore a quella nazionale, con una flessione nel medio periodo: dal 43,7% del 2004 si è passati al 42% nel 2007, al 38,7% nel 2008 e, infine, al 37,2% del 2009, a fronte di un 40,8% a livello regionale. Quanto al ricorso alla Cassa integrazione guada-gni, in provincia di Caserta l’analisi dell’Inps si concentra, in particolare, sulla modalità ordinaria, dato che il tessuto

produttivo locale si articola, prevalentemente, in unità a-ziendali di piccola e media dimensione. Tale modalità è attivabile in seguito alla con-trazione o alla sospensione dell’ attività pro-duttiva, per situazioni azienda-li dovute a eventi transitori e non imputabili all’ imprendi-tore o agli operai, ovvero de-terminate da situazioni tempo-ranee di mercato. Solo tra il 2008 e il 2009, il numero di ore di Cig in Terra di Lavoro è quadruplicato, passando da 556.238 a 2,34 milioni. Per avere un’idea del gap intercor-so, si è rapportato lo stock ora-rio del 2005 al valore di 100. Il numero indice si è così atte-stato a 55 ore l’anno di Cig nel 2008, in accordo con il trend nazionale che ha visto una ri-duzione del numero di ore complessive spese in Cig or-dinaria. Poi, con il soprag-giungere della crisi interna-

zionale, il numero di ore di Cig sul territorio italiano è aumentato progressivamente e nel 2009, a Caserta, il numero indice si è attestato a 231,3. Sono proprio i bassi livelli oc-cupazionali a influire negati-vamente sulla capacità delle famiglie di attivare i consumi e il risparmio. I dati sul reddi-to medio lordo delle famiglie per numero di componenti a Caserta, infatti, evidenziano una minor capacità di spesa ri-spetto alla media regionale e nazionale. Il reddito medio annuo delle famiglie casertane è, infatti, di 34,2mila euro, ri-spetto ai 35,6mila della Cam-pania e dei 44,2 dell’Italia. In termini relativi il reddito me-dio lordo disponibile per fa-miglia in Campania è pari all’80,5% della media nazio-nale mentre quello delle fami-glie casertane è pari al 77,3%.

Nicola Clemente

Tab.10 – Andamento delle ore di cassa integrazione ordinaria per tipologia di occupa-zione (Numero di ore e numero indice con base 2005=100)

Caserta ITALIA

2006 2007 2008 2009 2006 2007 2008 2009 Numero di ore

Impiegati 62.044 18.951 13.503 139.484 8.350.934 5.427.309 9.234.446 100.017.376 Operai 673.944 513.691 542.735 2.199.022 47.653.856 34.676.932 69.706.370 413.265.685

TOTALE 735.988 532.642 556.238 2.338.506 56.004.790 40.104.241 78.940.816 513.283.061

Numero indice (2005=100)

2006 2007 2008 2009 2006 2007 2008 2009 Impiegati 124,5 38,0 27,1 279,8 56,1 36,5 62,0 671,7

Operai 70,1 53,5 56,5 228,8 54,5 39,7 79,8 472,9

TOTALE 72,8 52,7 55,0 231,3 54,8 39,2 77,2 501,8 Fonte: Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Archivio INPS

Massiccio il ricorso alla Cassa Integrazione

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Caserta Economia&Lavoro Speciale VIII giornata dell’economia 7 maggio 2010

La nuova classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat e denominata Ateco 2007 ha delle novità rispetto alla classificazione precedente, denominata Ateco 2002. La novità della nuova classificazione parte dall’ avanzamento del processo di terziarizzazione dell’ economia, vale a dire caratterizzata da una spiccata prevalenza economica delle attività del settore terziario (i cosiddetti "servizi") su quelle del primario (agricoltura) e del secondario (industria). Le principali novità sono: l’introduzione nella sezione manifatturiera della divisione

33; la creazione di una specifica sezione (E) che raggruppa le attività di fornitura di acqua, reti fognarie etc; introduzione di una

nuova sezione (J) che include la produzione e la distribuzione di informazioni e prodotti culturali, nonché le attività di Information Tecnology; la disaggregazione della sezione Ateco 2002, relativa alle “Attività immobiliari, noleggio informatica, ricerca e servizi alle imprese” divisa in tre distinte sezioni ed infine la creazione di sei nuove divisioni nella sezione M, che comprendono attività specialistiche professionali, scientifiche e tecniche. Nella nuova classificazione Ateco 2007, focalizzando sempre l’attenzione sul comparto manifatturiero si può

evidenziare che nel 2009, le piccole e medie imprese casertane, che in passato hanno saputo fronteggiare il crollo dei

mercati internazionali hanno anche loro registrato delle difficoltà, come evidenzia il dato che il numero delle imprese è rimasto invariato rispetto al 2008 (+0.6%), in un contesto regionale che ha registrato una crescita delle industrie manifatturiere pari al 2.5%. A colpire la produzione è stata la recente crisi che ha avuto come effetto il rallentamento della crescita delle imprese nel periodo 2008-2009. Nel medio periodo la provincia di Caserta ha fatto registrare, in controtendenza rispetto al trend nazionale che ha fatto registrare –2.4%, una forte espansione

delle imprese manifatturiere (oltre il 10%). In provincia di Caserta il comparto dei mezzi di trasporto, tra le attività economiche in cui si suddivide

l’industria manifatturiera, è quello che ha fatto registrare una consistente espansione prossima al +83%. Il numero delle imprese attive è aumentato anche nel ramo alimentare, meccanica, altre manifatture e metallurgica. Mentre è stata registrata una contrazione numerica di circa –3% nel caso dell’industria tessile,

abbigliamento e calzature e del legno, carta e stampa.

Lia Peluso

Le novità della classificazione Ateco