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Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione - Diritti - Dal 1993, il giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA’ DELL’OFFERTA LIBERA NON E’ AUTORIZZATA Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 7 per Poste Spa) Panchine occupate Facendo una passeggiata nel parco di Lunetta Gamberini, in quello di Villa Torchi, tra le panchine di piazza dell'Unità o in qualunque altro luogo di Bologna destinato al passeggio o alla sosta all'aria aperta, è facile incontrare donne uomini e anziani scortati da giovani straniere. A coppie o in gruppo badanti e badati sono presenze frequenti nei luoghi pubblici delle città italiane. Se per qualche bizzarro sortilegio tutte le giovani donne dovessero spa- rire d'un tratto, migliaia di anziani bolognesi si troverebbero improvvisa- mente ad affrontare una profonda solitudine. Ma quello esistenziale, seppur grave, non sarebbe l'unico problema che tale scomparsa potreb- be generare. Un eventuale "fuga delle badanti" avrebbe conseguenze disastrose sul- l'economia e la società non solo ita- liane. Lo scorso marzo delle 15.000 persone in fila alle poste per presen- tare domanda di regolarizzazione, circa una su due era una donna di professione badante. Sono già tante 7000 persone, ma a questa cifra bisogna aggiungere un'altra molto difficile da quantificare (neanche il Centro stranieri della Cgil di Bologna è in possesso di questo dato), ma senza dubbio molto alta, che riguarda le badanti che svolgono il loro lavoro in nero. Dietro ognuna di queste donne straniere che lavora 24 ore al giorno per uno stipendio che varia da 700 a 1000 euro al mese, ce n'è un'altra, italiana, che, si è sgravata del suo ruolo domestico ed è entrata nel mondo del lavoro. Un segno del- l'emancipazione delle donne, ma anche una conseguenza del crescente costo della vita che impone di avere un'occupazione retribuita a entrambi i coniugi. L'occupazione al femminile non ha provocato un avvicendamento nella coppia italiana: l'uomo resta lavoratore, quindi la badante diventa l'unica possibilità di assistenza domi- ciliare per gli anziani a basso costo (le case di riposo costano due o tre volte lo stipendio di una badante). - Segue a pag 2 Chi bada alle badanti?

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Page 1: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

C a s a - R e s i d e n z a - P o l i t i c h e S o c i a l i - I m m i g r a z i o n e - D i r i t t i - D a l 1 9 9 3 , i l g i o r n a l e d i s t r a d a d i B o l o g n a f o n d a t o d a i s e n z a f i s s a d i m o r a

PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE

QUALSIASI RICHIESTA DI SOLDI AL DI LA’ DELL’OFFERTA LIBERA NON E’ AUTORIZZATA

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 7 per Poste Spa)

Panchine occupate

Facendo una passeggiata nel parco diLunetta Gamberini, in quello di VillaTorchi, tra le panchine di piazzadell'Unità o in qualunque altro luogodi Bologna destinato al passeggio oalla sosta all'aria aperta, è facileincontrare donne uomini e anzianiscortati da giovani straniere. A coppieo in gruppo badanti e badati sonopresenze frequenti nei luoghi pubblicidelle città italiane.

Se per qualche bizzarro sortilegiotutte le giovani donne dovessero spa-rire d'un tratto, migliaia di anzianibolognesi si troverebbero improvvisa-mente ad affrontare una profondasolitudine. Ma quello esistenziale,seppur grave, non sarebbe l'unicoproblema che tale scomparsa potreb-be generare.

Un eventuale "fuga delle badanti"avrebbe conseguenze disastrose sul-l'economia e la società non solo ita-liane. Lo scorso marzo delle 15.000persone in fila alle poste per presen-tare domanda di regolarizzazione,circa una su due era una donna diprofessione badante. Sono già tante7000 persone, ma a questa cifrabisogna aggiungere un'altra moltodifficile da quantificare (neanche ilCentro stranieri della Cgil di Bolognaè in possesso di questo dato), masenza dubbio molto alta, che riguardale badanti che svolgono il loro lavoroin nero. Dietro ognuna di questedonne straniere che lavora 24 ore algiorno per uno stipendio che varia da700 a 1000 euro al mese, ce n'èun'altra, italiana, che, si è sgravatadel suo ruolo domestico ed è entratanel mondo del lavoro. Un segno del-l'emancipazione delle donne, maanche una conseguenza del crescentecosto della vita che impone di avereun'occupazione retribuita a entrambi iconiugi. L'occupazione al femminilenon ha provocato un avvicendamentonella coppia italiana: l'uomo restalavoratore, quindi la badante divental'unica possibilità di assistenza domi-ciliare per gli anziani a basso costo(le case di riposo costano due o trevolte lo stipendio di una badante).

- Segue a pag 2

Chi bada alle badanti?

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piazza Grande

Giornale di strada di Bolognafondato dai senza fissa dimora

“Tendere un giornale è meglioche tendere una mano”

* * *

ProprietàAssociazione Amici

di Piazza Grande Onlus

Direttore ResponsabileLeonardo Tancredi

CaporedattoreJacopo Fiorentino

* * *

R e d a z i o n e :via Libia, 69 40138 BolognaTel. 051 342 328 - Fax. 051

3370669

* * *

www.piazzagrande.it

[email protected]

* * *

DistribuzioneAntonino Palaia

* * *

Idea Grafica:Jacopo Fiorentino

* * *

In Redazione:Mauro Picciaiola, Mariella Libergoli,Gabriella Penna, Giulia Lasagni,Gaetano Massa, Laura Caretto.

* * *

Hanno collaborato a questonumero:Vincenzo Conte, Wu Ming 1,Tango, Isabella Capriotti,

* * *

ImmaginiLa foto in prima pagina è delLaboratorio Sociale Occupato Paz,Rimini

* * *

Edizioni OnlineJacopo Fiorentino

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Bologna03.10.2006

Anno XIII - Numero 7 16 pagine

Tipografia Nuova Cesat Firenze

Registrato presso il Tribunaledi Bologna il 15/09/1995 n°6474

Da quando esiste, Piazza Grandenon ha fatto altro che occuparsidi tutte quelle categorie che sof-frono di esclusione sociale.Persone senza fissa dimora,certo, ma anche stranieri, malati,carcerati, soggetti affetti da han-dicap. Ogni volta, per ognuna diqueste categorie, abbiamo cerca-to di mettere in evidenza quellecontraddizioni che tutti i giornisembrano esploderci davanti agliocchi senza che in molti dianoatto di accorgersene.

Questo mese abbiamo deciso dioccuparci di una nuova categoriadi lavoratrici, quella delle badan-ti, le donne immigrate dalle zonepovere del pianeta che vengonoin Italia per occuparsi, dietro unaminima ricompensa, delle perso-ne di cui non abbiamo tempo, o

voglia di occuparci noi.Come potete leggere nella nostrainchiesta del mese “Chi bada allebadanti?” abbiamo scoperto alriguardo molte cose, che forseinteresseranno qualcuno deinostri lettori.

Le badanti, intanto, come si puòleggere alle pagine 4 e 5, soffro-no sempre più di problemi psi-chiatrici, dovuti alla solitudine cuisono costrette, alle richieste chevengono rivolte loro, e al pocorispetto che viene loro riservato.

A pag 6 trovate le testimonianzedi due ragazze straniere che fre-quentano un corso di formazioneper badanti organizzato dalComune di Bologna.

A pag 7 Roberto Morgantini, del

Centro Stranieri della Cgil diBologna ci parla dell’esercitosommerso di badanti che vivonoa Bologna, e di come il loro lavo-ro in nero sia stato istituzionaliz-zato. A pag 8 trovate il resocon-to, a tratti incredibile, delle infer-miere rumene professioniste chevogliono venire a lavorare inItalia ma che finiscono in uningranaggio di sfruttamento emalafede che le costringe a lavo-ri precari e degradanti.

Completano il giornale le consue-te rubriche sulla cultura e sul-l’immigrazione, e un testo, corte-semente inviatoci da Wu Ming 1,dove si insegna ai senza tettocome scrivere meglio i propricartelli per chiedere l’elemosina.

Buona lettura!

Ai lettori

2 piazza grande • n°128 • 10.06

- Le città non chiudono per ferie

pag 1

- Ai lettoripag 2

- Accade davveropag 3

- L’inchiesta del mese pag 4, 5, 6, 7, 8, 9

- La cultura è nelle stradepag 10, 11

- La città migrantepag 12, 13

- Le pagine dell’Associazionepag 14 e 15

- Indirizzi utilipag 16

Sommario

Il lavoro di badante non ha unruolo importante solo nell'econo-mia e nella società italiane.Secondo il Rapporto Unfpa 2006(Fondo delle Nazioni Unite per lapopolazione) presentato lo scorso 6settembre, "nel 2005 le rimesse, ifondi inviati dai migranti nei Paesid'origine, sono state stimate intor-no a 183,5 miliardi di euro, di cui132 vanno nei Paesi in via di svi-luppo, una cifra notevolmentesuperiore a quella dell'aiuto pubbli-co allo sviluppo." Anche se nonesistono dati ufficiali il Rapportosottolinea il peso delle rimesseinviate dalle donne e fa qualcheesempio: in Sri Lanka nel 1999 ledonne hanno trasferito il 62% dei792 milioni di euro ricevuti; nelleFilippine un terzo circo dei seimiliardi ricevuti ogni anno alla fine

degli anni '90 proveniva dal lavorodi donne.

Il ritorno del lavoro migrante delle

donne non è solo economico:

secondo la Banca Mondiale, le

migliori condizioni di salute dei

bambini delle donne migranti e il

loro inferiore tasso di mortalità

sono dovuti anche all'educazione

sanitaria acquisita all'estero.

Le donne migranti sono tessere

indispensabili per comporre la vita

quotidiana in molti Paesi del

mondo, ma non possono godere

pienamente di questo ruolo. In

molti casi, soprattutto quello delle

donne provenienti dal Paesi dell'Est

europeo, migrare vuol dire lasciare

alle spalle situazioni familiari diffici-

li (povertà estrema, mariti alcoli-

sti), ma nei paesi d'arrivo non

conosco una vera emancipazione. I

turni di lavoro delle badanti sono

estenuanti, a volte non prevedono

pause, la socialità è pressoché

impossibile poiché nessuna di loro

può permettersi un appartamento

privato, il rapporto continuo con

anziani malati genere tensioni

emotive insostenibili. Loro stesse si

raccontano come moderne schiave.

di Leonardo Tancredi

[email protected]

Due delle partecipanti al corso di formazione del progetto Madreperla, delComune di Bologna. Foto di Gaetano Massa

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09.09.06Malattia psichiatrica edesclusione sociale. Nuovedirettive Ue, più attenzioneagli emarginati.

Dall'Unione Europea arrivanonuove norme in materia didisturbi psichiatrici. Secondo leutlime cifre raccolte, sembra chein Europa una persona su quat-tro sperimenti almeno una voltanella vita una malattia mentalegrave. Ogni anno 18,4 milionidai 18 ai 65 anni vengono colpitida depressione, e 58 mila citta-dini circa si suicidano. Per pro-muovere prevenzione e assisten-za il Parlamento europeo haapprovato il Libro Verde dellaCommissione sulla salute menta-le nellUnione, elaborato su ini-ziativa di John Bowis. Gli eurode-putati chiedono però più atten-zione ai problemi di donne e gio-vani, priorità per la lotta a stig-ma e discriminazione, e unariforma dei servizi affinché sibasino su unassistenza di qua-lità, in famiglia o in centri protet-ti, con controlli e valutazioniregolari.

L'assemblea di Strasburgo sug-gerisce di attribuire carattereprioritario anche allassistenza dicategorie deboli quali le personecon gravi patologie mentali, imalati cronici o terminali, i disa-bili, i detenuti, le minoranzeetniche, le persone senza fissadimora, i migranti, i lavoratoriprecari e i disoccupati.L'europarlamento chiede che idatori di lavoro introducano poli-tiche di salute mentale sui postidi lavoro. Tra i progetti futuri,l'organizzazione di campagneannuali per combattere l'igno-ranza e l'ingiustizia che portanoall'emarginazione sociale deipazienti. Per migliorare le lorocondizioni occorre garantire aimalati basilari diritti sociali ecivili: diritto alla casa, al soste-gno economico a chi non puòlavorare, al matrimonio e allagestione del proprio patrimonio.

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09.09.06Francia - Italia. Thuram invi-ta 80 senza tetto allo stadio

Mercoledì 6 settembre, a Parigi,sugli spalti di Francia-Italia, par-tita valida per le qualificazioniall'Europeo 2008, e attesa rivin-cita della finale mondiale delloscorso luglio, c'erano 80 immi-grati senza fissa dimora.

Ad invitare gli immigrati, è statoLilian Thuram, il notissimo cal-ciatore francese. Thuram, origi-nario della Guadalupa, si è sem-pre segnalato per le sue batta-glie contro la povertà e l'esclu-sione sociale, e in favore dell'in-tegrazione

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14.09.06Iniziano i nuovi corsi gratuitidi italiano per stranieri

Come tutti gli anni, il CentroCulturale “PASS PARTOUT ”incollaborazione con il CentroLavoratori Stranieri CGIL, orga-nizza corsi d'italiano gratuiti perstranieri. I corsi inizieranno

Lunedi 18 settembre 2006 e sisvolgeranno il lunedì e il venerdidalle ore 15 alle ore 17 presso ilCentro Culturale “PASS PARTOUT” Via Galliera 25/A– Bologna

Per informazioniCentro Lavoratori Stranieri CGILVia MARCONI 69/D BOLOGNATel. 051 6087190

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14.09.06Fuori Binario cerca volontari

Da Fuori Binario, storico giornaledi strada di Firenze, arriva unarichiesta: servono volontari chevogliano dedicarsi all'attività diredazione. In questa pagina viriportiamo il comunicato dirichiesta:

Fuori Binario, giornale di stradadei senza fissa dimora, cercavolontari disponibili per almenoun 2-3 ore alla settimana. Laredazione del giornale si trova invia Giano della Bella 22, aFirenze (zona piazza Tasso, al"Conventino"), ed è aperta illunedi', il mercoledi' e il venerdi'dalle 15 alle 19. Oltre a prepara-re il giornale (cercando, racco-gliendo, trascrivendo notizie suiseguenti argomenti: condizioni divita in città, problema casa, pro-blema carcere, etc.), in redazio-ne ci sono altre cose da fare: èla residenza per alcuni, per cui viarriva posta per circa 150 nomi-nativi - posta che va smistata edeventualmente distribuita a chipassa in orario di apertura; c'èun piccolo banco alimentare; cisono vestiario, coperte per iperiodi di "emergenza freddo",etc.

Infovia Giano della Bella 2250125 FirenzeTel./fax: 055220903

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20.09.06Sokos cerca medici volontari

Sokos, l'associazione di mediciche da anni a Bologna garantisceassistenza gratuita ai senza tettoe agli stranieri senza permessodi soggiorno cerca medici volon-tari. Negli ultimi anni le richiestedi aiuto si sono moltiplicate, eper continuare a fornire un servi-zio adeguato servono nuoveforze.

Piazza Grande, che da anniammira il lavoro svolto dai medi-

ci di Sokos, sempre al fianco dichi non ha accesso al sistemasanitario nazionale, è lieta dipubblicare il comunicato inviatoda Sokos.

Il comunicato

L'Associazione Sokos dal 1993 aBologna si occupa essenzialmen-te delle emergenze sanitarie cheinteressano persone immigratepresenti sul nostro territorio enon in possesso di regolare per-messo di soggiorno, e i senzafissa dimora. Attualmente lastruttura di Sokos è composta daun gruppo di medici ed operatoriprovenienti da esperienze diver-se e differenti realtà lavorative.Il personale medico, e gli opera-tori dell'accoglienza svolgono leloro attività presso gli ambulatoridell'Associazione in modo com-pletamente volontario, senzascopo di lucro. Considerata lacontinua crescita delle richiestepresso i nostri ambulatori, e percontinuare a fornire un servizioadeguato alle aspettative e aibisogni di chi si rivolge a Sokos,l'associazione ha bisogno dinuovi medici volontari. Oltre aimedici attualmente in attività,possono rivolgersi a Sokos anchemedici che sono in pensione, mache hanno ancora volontà dicontinuare a svolgere attivitàvolontaria nel settore medico,che condividano i principi diSokos, e che siano supportate daadeguate motivazioni. Sokos,inoltre, necessita di personaleoperativo addetto all'accoglienzadelle persone che vengano inambulatorio, un'attività per cuinon serve essere medici.

Per qualsiasi informazione,chiunque voglia dare un propriocontributo, può fare riferimentoal Dott. Romeo Zendron,Presidente dell'AssociazioneSokos, al Tel 3356084777

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30.09.06 A Pescara apre un nuovosportello di Avvocato diStrada

Il 30 settembre 2006 si è tenutala conferenza pubblica di presen-tazione dello sportello di Pescaradi Avvocato di Strada, il Progettonazionale di supporto legale perle persone senza fissa dimora.Lo sportello nasce all'internodell’Associazione Mensa di SanFrancesco di Pescara.

L'incontro di presentazione si ètenuto alle ore 11, presso la SalaConsiliare del Comune, in PiazzaItalia, Pescara.

Sono intervenuti:

- Avv. Nicola Spinaci –Coordinatore dello Sportello diPescara

- Avv. Antonio Mumolo,Coordinatore nazionale del pro-getto“Avvocato di strada”

- Sig. Renato Paesano,Responsabile dell’AssociazioneMensa di San Francesco

- Dott.ssa Vittoria D’Incecco,Assessore alle Politiche Socialidel Comune di Pescara

Sono stati invitati i rappresen-tanti dei sindacati del territorio, irappresentanti delle Istituzioni,tutti gli avvocati del foro diPescara e tutti i privati cittadiniinteressati all'iniziativa.

27.09.06 Nella Villa Borghese cablataWireless,un clochard l´utentepiù assiduo

Non è un clochard tradizionalema "tecnologico", con un cellula-re e un computer portatile ilcliente più affezionato della retesenza fili installata a villaBorghese nell´agosto 2005.

Lo racconta il presidente delConsorzio Roma Wireless, GianniCelata, durante la conferenza dipresentazione dell´iniziativa«Play your city»:

«È il nostro cliente più assiduo,non posso rivelare come ricaricail Pc. Un bel ricordo di RomaWireless è quello di studentidell´Università dell´Indiana checon la nebbia autunnale naviga-vano dalle panchine di villaBorghese».

Il Consorzio è già attivo a villaBorghese, villa Torlonia e villaPamphilj, ma anche a piazzaNavona, piazza di Pietra eCampo de´ Fiori. Presto raggiun-gerà Fontana di Trevi, ilPantheon, Castel Sant´Angelo, ilColosseo, La Sapienza e l´Eur.

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28.09.06Conferenza finale progettoSIID

L'Associazione Amici di PiazzaGrande Onlus ha presentato laConferenza Finale del ProgettoSIID dal titolo: "La povertà alfemminile" - Rif. PA n. 2004-0628/Rer - Ob.3 2004 che si ètenuta a Bologna il 28 settembre2006 ore 9,30 - 13,30 presso laSala 5 - Regione Emilia Romagna- Viale Silvani 6

Alla Conferenza è stato distribui-to gratuitamente il testo "Donnee povertà". Strategie di sviluppodi pari opportunità e inclusionesociale, prodotto finale del pro-getto SIID - Associazione Amicidi Piazza Grande Onlus, a cura diMaria Assunta Serenari eMariafrancesca Grande,Ed.Aracne - Settembre 2006

a cura della Redazione Web

Dal nostro s i to , una rubr ica che par la d i casa, nuove povertà, d i r i t t i , immigrazione. A Bologna e non solo

Accade

d@vvero

piazza grande • n°128 • 10.06 3

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Quello delle badanti è un feno-

meno nuovo, che non è stato

ancora studiato a fondo. In que-

sto ambito, un aspetto che è

ancora quasi del tutto scono-

sciuto, è quello del disagio psi-

chico di cui possono soffrire le

donne che fanno questo mestie-

re.

I "casi"

Serravalle, 16 maggio, una badante

ucraina in preda a un raptus emoti-

vo picchia i membri della famiglia

dell'anziano che accudiva. Fermata,

viene ricoverata in un ospedale psi-

chiatrico. Lecce, 8 agosto, una

badante di 56 aggredisce a morsi

l'anziana che stava assistendo, e le

stacca la parte di un orecchio e di

un labbro. San Marino, 6 settembre,

un'anziana salva la propria badante,

una moldava quarantacinquenne,

che in preda a una crisi emotiva

stava tentando il suicidio. Salerno,

18 settembre, un badante polacco

aggredisce e picchia a più riprese un

prete novantaduenne, da cui era

stato da poco assunto.

Questi casi, tutti dal flusso indistinto

delle notizie di cronaca degli ultimi

mesi, non hanno la pretesa di rap-

presentare una statistica.

Estrapolati dal proprio contesto,

messi in fila uno dopo l'altro, non

vorrebbero indicare una tendenza, e

sarebbe necessario fare di tutto per

non strumentalizzarli. D'altra parte,

se si fossero voluti trascrivere gli

episodi di violenza sessuale, fisica o

verbale subita dalle badanti d'Italia,

forse tre interi numeri di Piazza

Grande non sarebbero bastati a

contenerli tutti.

Quello che interessa qui non è la

violenza, innegabile, che caratteriz-

za ognuno degli episodi sopra citati,

ma i segni, più o meno evidenti, di

una sorta di disagio psichico manife-

stato dalle appartenenti ad una

stessa categoria di lavoratrici, quella

delle badanti.

Un'ipotesi di partenza nella nostra

inchiesta poteva essere questa: non

è che le badanti, donne giovani o

meno giovani, strappate alle proprie

famiglie, ai propri figli e ai propri

mariti, catapultate in un paese lon-

tano anni luce, per chilometraggio e

per cultura, dal proprio, costrette a

turni massacranti per accudire

anziani sconosciuti, senza compa-

gnia e senza appoggi, insomma, non

è che queste badanti sottoposte a

un tale stress possono finire in

massa per andare un pò…."fuori?"

E in questo caso, una società che si

dichiara avanzata come la nostra,

cosa dovrebbe fare? Cosa si potreb-

be fare per migliorare la vita lavora-

tiva ma non solo di queste donne?

Chi dovrebbe aiutarle e sostenerle?

Possibile che tutto questo debba

esser lasciato al buon cuore, che

tanto buono troppo spesso non è,

delle famiglie italiane che sfruttano

e sfiniscono donne povere e sole in

un ricatto economico facile quanto

ignobile?

Per approfondire questo argomento,

abbiamo sentito il dott. Roberto

Maisto, psichiatra dell 'Ausl di

Bologna, che da anni presso il

Centro di salute mentale di Borgo

Panigale lavora e svolge attività cli-

nica e di ricerca sulla salute mentale

dei migranti. Il Centro da dieci anni

dedica ogni settimana un'intera

giornata ai migranti, ed è dunque

molto ampia la casistica a disposi-

zione dei medici che ci lavorano.

Il dott. Maisto, all'inizio della nostra

chiacchierata, premette che sul

tema delle badanti non sono ancora

state realizzate ricerche specifiche,

"Un po' perché è un fenomeno che

si manifesta da poco tempo, un po'

perché comunque, i soldi per la

ricerca sempre pochi sono…", ma

accetta di parlare con noi di alcune

impressioni che si hanno da un

punto d'osservazione come quello

del Centro. Le sue prime parole con-

fermano la nostra ipotesi di parten-

za: non ci sono statistiche precise,

non ci sono studi specifici, ma un

fatto è abbastanza chiaro: sono

molte le badanti che si rivolgono al

Centro di salute mentale per proble-

mi psichiatrici, che possono essere

più o meno gravi.

Solitudine e isolamento

Il primo aspetto che il dott. Maisto

evidenzia è quello della solitudine e

dell'isolamento di cui sembrano sof-

frire in maniera indistinta tutte le

badanti. "A differenza di altri gruppi

di migranti più omogenei - esordisce

Maisto - le badanti sono sole, non

vivono inserite in una comunità di

loro simili. Sono costrette a lavorare

a volte 24 ore al giorno, durante le

quali finiscono per catalizzare tutte

le tensioni delle famiglie che le ospi-

tano. C'è una rottura profonda con i

propri connazionali che le potrebbe-

ro sostenere, e il tutto viene gravato

da compiti duri, pesanti, tanto che

noi, nella nostra cultura, li tendiamo

a delegare. Chi si trova ad avere

problemi, inoltre, difficilmente può

avere accesso ai servizi." Nella

nostra indagine, non bisogna dimen-

ticare che per una badante che si

rivolge ai servizi ce ne possono

essere dieci che non lo fanno per

pudore, per ignoranza, perché non

si sa come fare. Se, infatti, è difficile

per un italiano decidere di rivolgersi

ai servizi di igiene mentale, figuria-

moci per una straniera sola. Facile

concludere, dunque, che ciò che

affiora non è la punta di un iceberg

che rappresenta un problema molto

più vasto.

Iperlavoro e scarse protezioni

"Questa stessa mattina - prosegue

Maisto - è venuta da noi una perso-

na che da due anni si trova in Italia

e che la prima giornata di pausa se

l'era presa domenica scorsa. Questa

è stata una sua scelta, è rimasta in

quella famiglia perché si trovava

bene, e apparentemente le persone

per cui lavorava l'avevano accolta

bene. Questa ragazza ora soffre di

insonnia e di ansia, che sono distur-

bi "normali", anche banali, se si

vuole, ma che si aggravano quando

saltano tutte le protezioni personali.

"

I disturbi manifestati dalle badanti

possono essere di diverso grado, dai

più semplici ai più complessi. Una

ragazza molto giovane, con un alto

grado di scolarità, e con aspettative

di lavoro molto alte era venuta in

Italia per un ricongiungimento fami-

liare con la mamma, che già da anni

lavorava in Italia come badante. Per

la ragazza non c'è stato nulla da

fare, riuscita a trovare lavoro solo

come badante dopo un po' è stata

ricoverata per uno scompenso psi-

cotico delirante. Per guarire e stare

meglio era stato tutto inutile e l'uni-

ca strada è stato il rimpatrio. Una

volta tornata a casa la ragazza sem-

bra aver riacquistato l'equilibrio che

aveva perduto.

L’inchiesta del mese

4 piazza grande • n°128 • 10.06

Donne sull'orlodi una crisi di nervi

Foto. Un gruppo di badanti ai giardini

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L’inchiesta del mese

piazza grande • n°128 • 10.06 5

Differenze culturali e scarsa for-

mazione

Una problematica che sembra

caratterizzare i disturbi mentali

delle badanti è legata alla scarsa

formazione che hanno per fare

quello che viene loro richiesto, e

l'alto grado di cultura che a volte

possono avere. "Nei confronti delle

badanti - prosegue Maisto - ci sono

aspettative molto alte, delle "iper-

pretese", che per pochi soldi vengo-

no rivolte a donne che molto spesso

non hanno una formazione specifi-

ca, non sono infermiere professio-

nali (quelle costano molto di più,

Ndr) e hanno gradi di cultura com-

pletamente diversi." "Ricordo un

caso - prosegue il nostro interlocu-

tore - di due ragazze che arrivava-

no dalla Repubblica Moldova, e che

avevano un'alta scolarizzazione.

Vivevano a Kisnau, la capitale, e

una delle due addirittura aveva

avuto degli incarichi dall'università.

In Italia non era riuscita a trovare

nessun lavoro oltre a quello come

badante. Da qui nasceva il suo pro-

blema. D'altra parte basta immagi-

nare un nostro professore universi-

tario costretto ad emigrare in

Ucraina per pulire il sedere a chissà

chi, quale sarebbe il suo choc?"

Sokos, la cura delle donne che

curano

Dei problemi psichiatrici delle

badanti abbiamo chiesto anche alla

dott.ssa Natalia Ciccarello,

Direttrice Sanitaria di Sokos,

l'Associazione di medici volontari

che dal 1993 a Bologna assistono

persone senza fissa dimora e stra-

nieri senza permesso di soggiorno.

"Anche noi - ci dice la dott.ssa

Ciccarello - negli ultimi anni abbia-

mo notato un incremento delle

donne straniere che lavorano come

badanti e che si rivolgono a noi con

evidenti sintomi di disagio psichia-

trico. E' difficile, quasi impossibile

parlare di dati o di statistiche, ma il

problema è sicuramente in aumen-

to."

Proprio per questo motivo,

l'Associazione ha dato vita a "Cura

alle donne che curano", un progetto

diretto dal dott. Rabid Chattat, e

che si propone di analizzare i biso-

gni di circa 200 badanti che vivono

a Bologna. Il principale risultato

dovrebbe essere il miglioramento

delle condizioni delle donne coinvol-

te, il raggiungimento di una loro

maggiore partecipazione sociale e

integrazione.

"I loro problemi psichici, prosegue

la Ciccarello, possono essere i più

diversi, dai più banali ai più com-

plessi. Quello che colpisce è la diffi-

coltà che hanno le donne che scel-

gono di curarsi e di migliorare la

propria condizione. Non possono

venire nemmeno a farsi visitare,

non hanno il tempo di fare la fila,

come le persone normali. A volte

lasciano in ambulatorio loro amiche

a farsi prescrivere i medicinali, loro

si fanno visitare e poi scappano

subito via, perché devono tornare

alle proprie famiglie di "adozione".

Le famiglie che assumono le badan-

ti, dunque, non danno loro nemme-

no il tempo necessario per una visi-

ta. Prima le fanno ammalare, e poi

le impediscono di curarsi. "A volte,

prosegue la dottoressa, le donne

chiedono ai nostri dottori di parlare

al telefono con quella che chiamano

la loro "signora", per dare loro la

prova che sono effettivamente

venute a farsi curare. Sono molto

controllate, hanno molta paura di

dire di no ai loro padroni, tant'è che

noi spesso glielo diciamo, guardate

che lo schiavismo non c'è più". I

problemi di salute delle badanti a

volte non riguardano solamente la

sfera psichica. "Con tutti gli sforzi

che devono fare, conclude la

Direttrice Sanitaria di Sokos, solle-

vare gli anziani, girarli, pulirli e

vestirli, sono in molte le donne che

si presentano da noi con problemi

osseo-articolari."

Doppio "ruolo"

Termina la nostra indagine un'ulti-

ma considerazione, che riguarda

una particolare peculiarità dell'emi-

grazione delle badanti. Nei casi con-

sueti il primo ad emigrare è l'uomo,

che va in cerca di lavoro in un

paese straniero. Se riesce a lavora-

re abbastanza e a guadagnare

mantiene la propria famiglia e poi,

eventualmente, si fa raggiungere

dalla famiglia. "Nel caso delle

badanti, invece - ci dice il dott.

Maisto - tutto questo cambia: è la

donna la migrante principale, che

emigra per prima, produce reddito

e mantiene la famiglia, e per quello

che fa acquista importanza e rispet-

to. Dunque da un lato c'è un iper-

valutazione del ruolo della donna,

che diviene di fatto la capofamiglia.

Dall'altro lato, invece, la stessa

donna in Italia viene "interpretata"

come una persona non degna di

rispetto, o magari come una donna

"facile", con cui ci si può provare,

cui è lecito chiedere favori sessua-

li." E' dunque logico comprendere lo

"scollamento" che può subire una

stessa donna, che in Italia non si

vede riconosciuto un ruolo che

sente suo e con cui è abituata a

pensarsi.

"Dunque - conclude Maisto - è inte-

ressante sottolineare questo para-

dosso: mentre nelle società più

povere la donna si emancipa e

acquista importanza e rispetto, la

nostra società che si presume civile

ed evoluta, e che dovrebbe esortare

al progresso e all'emancipazione

non è in grado di fare altro che

riprodurre un ruolo femminile basso

e degradante."

di Jacopo Fiorentino

[email protected]

Foto di Gaetano Massa

Page 6: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

Bologna, piazza dell'Unità. Alle11 del mattino di un giornoferiale, tutte le panchine dilegno e cemento che misuranoil perimetro del campo dibasket al centro della piazzasono occupate da coppie: unadonna giovane, straniera insie-me a una donna o un uomoanziani, italiani. Su una di que-ste panchine un'anziana, infer-ma, curva su se stessa e tre-mante, tiene strette due ditadella mano della giovane donnache le sta accanto, che intantocon lo sguardo è rivolta altrove.Sono rispettivamente badante ebadata, la coppia più gettonatanei parchi e nelle piazze diquartiere.

uello di badante è unmestiere difficile, la curadel corpo altrui, la gestionedella vita domestica, il rap-

porto con la malattia, l'impegnocontinuato senza pause o quasi,ma forse il vero nodo critico è argi-nare la mescolanza del rapportoaffettivo con quello professionale.Nella maggior parte dei casi ledonne ucraine, moldave, rumene,polacche, ma anche sud americanee africane si improvvisano assisten-ti domiciliari; molto spesso si trattadi donne laureate o con una scola-rità il cui titolo di studio non è rico-nosciuto in Italia. Fare la badante èun ripiego che consente loro dilavorare in Italia e continuare man-dare le rimesse a casa.

Fornire professionalità e un ade-guato approccio psicologico almestiere di badante è quanto siprefigge il Progetto Madreperla, uncorso di formazione organizzato dalComune di Bologna con il sostegnodella Regione Emilia Romagna, delMinistero del Lavoro e dellePolitiche Sociali e del Fondo SocialeEuropeo. 150 ore di cui 30 dedicateall' "avvicinamento alla lingua ita-liana" e le restanti 120 pensate perlo "sviluppo delle competenze" delmestiere, tra queste l'assistenzadell'utente nella mobilità, nell'igie-ne personale e nell'assunzione dicibi, cura dell'igiene degli ambienti;

sono previste anche 15 ore per lacomunicazione e altrettante per iprincipi di etica professionale."Le lezioni sono cominciate a feb-braio 2006 e termineranno anovembre -dice Patrizia Pibiri dellasegreteria organizzativa - per ognisezione del corso abbiamo avuto36 iscritte, con una media di parte-cipazione effettiva di 20-25. Idestinatari del corso sono lavoratri-ci e lavoratori già occupati pressodelle famiglie, oppure persone stra-niere in cerca di occupazione. Lelezioni sono gratuite e si tengonoun pomeriggio a settimana dalle 14alle 17; l'unico requisito richiesto èil permesso di soggiorno." A fine corso i partecipanti riceve-ranno una dichiarazione di compe-tenze e nascerà una banca datiinformatizzata, gestita dal Comunedi Bologna, che incrocerà domandae offerta. Il corso, inoltre, prevedela "formazione in situazione" (prati-care l'assistenza domiciliare sottola guida di un tutor) e il "bilancio dicompetenze", cioè un percorso diaccompagnamento finalizzatoall'accertamento delle competenzericonducibili al lavoro di cura e afavorire la qualificazione professio-nale delle lavoratrici.

La formazione alla relazione conl'anziano e la famiglia è affidata auna psicologa Fiorella ClaudiaRodella che, nel corso della suaesperienza lavorativa passata epresente, ha studiato sul campo laricaduta emotiva del lavoro di assi-stenza agli anziani sulle donnestraniere.

"Il primo problema è culturale -sostiene la psicologa - le nostrefamiglie sono mononucleari e sial'uomo sia la donna lavorano,anche perché il costo della vita loimpone. Queste donne nei loroPaesi d'origine sono cresciute infamiglie allargate che includono glianziani. Per loro è impensabile affi-dare un nonno a un estraneo."

Ma non è tutto. Fare la badantevuol dire condividere per quasitutta la giornata gli spazi dell'assi-stito. Si arriva a dormire nella stes-sa stanza e a volte nello stesso

letto. Il rischio è di sovrapporre ilrapporto affettivo a quello profes-sionale e di vedere vacillare la pro-pria identità.

"La cosa più difficile è far capireloro che fanno un lavoro e nonsono parte della famiglia. Spessofiniscono schiacciate dai rapporticonflittuali tra genitori e figli, oppu-re sviluppano con l'assistito un rap-porto di figliolanza: chiedono il per-messo anche per uscire di casacome fossero bambine."

Dietro ognuna di queste donne c'èuna storia di migrazione spessodolorosa. Lasciano famiglie in gravicondizioni di povertà, causata dalcaos politico-economico che ancoraschiaccia i Paesi dell'ex bloccosocialista; partono per mantenere ifigli studenti e un marito che moltospesso non apprezza gli sforzi dellamoglie. "Un marito alcolista chesperpera le rimesse della moglie avolte con un'altra donna è un ele-mento comune a molte donnebadanti in Italia - dice Rodella -quando riescono a tornare a casatrovano più diffidenza che gratitu-dine. Ma neanche questo le porta acambiare abitudini, sono donnemolto cattoliche e non pensano arifarsi una vita in Italia."

La difficoltà ad avere una propriasocialità è un fatto oggettivo: iltempo libero è limitato a qualcheora alla settimana e ricevere gentein casa dell'assistito e un tabùinviolabile. Anche cucinare piattitipici della loro terra è vietato, per-ché odori inconsueti potrebberoinfastidire la persona anziana.È frequente sentire una badantechiamare padrone il proprio assisti-to o i suoi familiari. L'idea che quel-lo che fanno è un lavoro e non unaforma di sottomissione arriva afatica nella testa delle donne che lopraticano. Ma anche visto da fuoriqualche difficoltà rimane.

di Leonardo [email protected]

L’inchiesta del mese

6 piazza grande • n°128 • 10.06

Q

Foto di Gaetano Massa

Badanti sidiventa

Le testimonianze

Elena

Sono arrivata in Italia 4 anni fa, per-

ché sapevo che c'era la sanatoria,

così sono riuscita a d avere il permes-

so di soggiorno subito senza tanti

problemi, perché comunque è stato

facile trovare lavoro subito. Per arri-

vare in Italia dalla Moldavia ho paga-

to 3000€ una cifra enorme per noi.

Per sette mesi ho dovuto lavorare

solo per ripagare i debiti. Preferisco

non dire altro sul modo in cui sono

arrivata in Italia. Sono partita perché

da noi dopo il '90 mancava tutto,

anche l'acqua e il cibo. Io sono lau-

reata in psicologia, mentre chi faceva

lavori manuali è partito subito, chi

aveva un'istruzione ha provato a

rimanere fino alla fine, sperando che

le cose migliorassero. Poi sono stata

costretta a partrire anch'io. In

Moldavia ho una figlia di 20 anni e un

bimbo più piccolo.

All'inizio ho accettato il lavoro senza

discutere, io non capivo una sola

parola di italiano quindi anche se mi

hanno presentato delle amiche ho

accettato tutto dicevo sempre sì

senza capire e poi mi sono ritrovata a

lavorare per 24 ore al giorno 7 giorni

alla settimana. Quando ho avuto il

permesso di soggiorno e ho comicnia-

to a parlare meglio in italiano e a

capire meglio come stavano le cose,

quella situazione era diventata insop-

portabile e volevo andare via.

Guadagnavo solo 720 € al mese,

senza un solo minuto libero, quando

ho detto che me ne sarei andata mi

hanno alzato lo stipendio a 900€, poi

a 1000 e nelle ultime settimane a

1100. poi la signora anziana è morta

proprio quando stavo bene.

Katarzyna

Vengo dalla Polonia, ho sempre lavo-

rato con anziani molto malati alzhei-

mer o cose del genere. Anche se 24

ore al giorno non ti fermi mai e devi

stare dietro a un anziano malato e

pulire tutte le finestre di una grande

villa come succede a me, il peso più

grande non è fisico, ma mentale. È

duro avere sempre intorno una per-

sona malata, ti senti come in gabbia.

Io ho solo 4 ore libere la domenica,

durante la settimana non posso vede-

re nessuno, non posso ricevere nes-

suno. E se la domenica piove che fac-

cio, sono costretta a restare in casa?

Per fortuna ho conosciuto una coppia

di italiani che fanno un altro lavoro e

a volte la domenica vado da loro, così

posso parlare, sfogarmi un po'. Se mi

ammalo ai miei padroni non interes-

sa, mi chiedono come mai e basta

sono sicura che se si ammala il gatto

lo portano subito dal veterinario. A

volte vado a letto e mi chiedo se

muoio questi non mi seppelliscono

neanche.

Page 7: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

Il crollo del socialismo, il disa-

stro umanitario ed ambientale

di Chernobyl, intere nazioni

destabilizzate ed impoverite.

Quando la Storia decide di

entrare con centinaia di pagine

nei manuali scolastici e nella

saggistica da scaffale, lo fa in

maniera prorompente e spieta-

ta, lasciando alle microstorie

quotidiane il fascino discreto del

sedimento, la beffa dell'attesa

illimitata. Le storie, tante,

oggetto di studi e del lavoro d'a-

vanguardia di numerose asso-

ciazioni, sono ad esempio quelle

delle cosiddette "badanti", che

la Storia ha voluto sacrificare.

Le leggiamo attraverso il rac-

conto di Svetlana Bresan, ex

assistente domiciliare e media-

trice culturale dell'associazione

Trama di Terre di Imola, presso

la quale ha curato un progetto

sul ruolo e le condizioni di vita

delle "badanti" della zona. Il

progetto ha come obiettivo l'in-

terazione fra le badanti e la cit-

tadinanza e mira a far uscire

queste donne dalla solitudine

del sospetto e a consentire loro

un accesso, seppur minimo allo

stato di diritto. "Circa 50 donne

senza permesso di soggiorno

hanno avuto la possibilità di

fare il pap test - dice Svetlana -

e con alcune di loro abbiamo

avviato percorsi di formazione e

un servizio di informazione su

contratti di lavoro e permessi di

soggiorno".

l lavoro di assistenza domici-

liare, fornito in larga misura

da donne straniere, ha un

ruolo centrale nella stabilità delle

economie dei paesi occidentali. I

progetti migratori portati avanti da

queste donne, inoltre, hanno intro-

dotto un nuovo modello, modifican-

do il trend dei flussi di immigrazione

che prevedeva l'arrivo delle donne

al seguito degli uomini di famiglia.

Resta da capire perché le istituzioni

siano ancora così lente nell'attivare

politiche finalizzate all'umanizzazio-

ne di un lavoro che spesso assume i

tratti della schiavitù. "È indubbio

che il lavoro sia il pilastro della

libertà femminile. Ma credo che

questa sia una scorciatoia, perché

ha determinato che il movimento

femminista non si sia occupato più

di temi che fino agli anni '80 erano

centrali", sostiene Tiziana dal Pra,

presidente di Trama di Terre. Il

paradosso, in sostanza, sta nel fatto

che per ogni donna italiana emanci-

pata grazie al lavoro, ce n'è una

straniera asservita dal lavoro. La

condizione di asservimento deriva

non tanto dalla tipologia di lavoro,

pure concepito come dequalificante

da un folto gruppo di donne che

avevano avviato percorsi professio-

nali diversi nei loro paesi, ma dalle

sue modalità di attuazione.

"Il tipo di lavoro ha richiesto che

arrivassimo giù proprio noi donne",

afferma Svetlana che viene da

Vinnytsya, in Ucraina, ha due figlie

di 13 anni che vivono con lei ed è

laureata in lingua e letteratura

russa e in psicologia. Oltre che col-

laborare con Trama di Terre, inse-

gna russo all'università della terza

età e fa le pulizie in un laboratorio

di analisi. Arrivata in Italia cinque

anni fa in clandestinità, ha lavorato

per 2 anni come assistente domici-

liare. Quando lasciò il suo paese,

Svetlana era vice-preside di una

scuola superiore, ma con quello sti-

pendio non riusciva a sopravvivere.

Così, decise di cercare lavoro in

Italia con l'intenzione di far arrivare

le sue figlie in un secondo momento

e di allontanarle, in questo modo,

dalla minaccia di Chernobyl.

Molte altre donne, invece, arrivano

in Italia sperando di rimanerci poco,

il tempo necessario a pagare gli

studi ai loro figli, a comprare una

casa o a sostenere le spese di cura

di un parente ammalato. Poi si ren-

dono conto che un anno o due non

bastano, i prezzi aumentano e si

fanno strada sempre nuovi bisogni.

Così, il progetto migratorio si dilata.

"Un altro dato inquietante è che

questa situazione ha brutalizzato

intere economie. Madri orfane di

figli adulti che acquistano uno sta-

tus che perderebbero se la mamma

tornasse a casa", continua dal Pra

che sottolinea pure come le econo-

mie di molti paesi dell'Europa orien-

tale si stiano modificando non in

base a reali esigenze di mercato,

ma ad un potere d'acquisto solo

apparentemente accresciuto.

"Comprare una casa in Ucraina -

dice Svetlana - ora è impossibile. I

prezzi sono gli stessi dell'Italia".

Non è detto, infatti, che le donne

che arrivano in Italia per migliorare

le condizioni di vita della propria

famiglia riescano nel loro intento. "I

figli che stanno studiando ora non si

sa cosa faranno", sostiene Svetlana

che si chiede piuttosto se questi

ragazzi siano in grado di apprezzare

il sacrificio delle loro mamme. "In

molti casi questo non avviene - con-

tinua - Una persona che conosco mi

ha confessato di aver deciso di tor-

nare più raramente a casa perché

quando è lì i suoi figli la mettono a

dormire in cucina, su una sdraio".

Famiglie lacerate, figli inconsapevoli

ingrati e mariti che fuggono incapaci

di attendere il ritorno della propria

moglie. Ma c'è dell'altro e Svetlana

dà ad ogni cosa il suo nome. Parla

con pacatezza della sua esperienza

di assistente domiciliare, comune a

tante altre donne, della fatica di

lavorare con persone non autosuffi-

cienti, di essere lì 24 ore su 24, di

non avere privacy, della concessio-

ne del giorno libero che, in alcuni

casi, viene ridotto ad un permesso

dalle 10 del mattino alle 5 del

pomeriggio. Ricorda il fastidio che le

procurava ascoltare fino alla nausea

i racconti dei vecchietti "smemora-

ti", sempre gli stessi, con le stesse

parole, gli stessi sospiri, le stesse

pause, la rabbia che le montava

quando un parente del suo assistito

si presentava in casa per mezz'ora e

le diceva con tono compassionevo-

le: "esci, vai a farti un giro". Non ha

paura di rivelare i traffici interni a

questo mercato del lavoro. "Ci sono

lavori buoni e lavori non tanto buoni

- dice - I lavori buoni si vendono tra

amiche, parenti. La cifra va dai 100

ai 500 euro". Per il viaggio, invece,

che significa anche attraversare

fiumi e boschi, le agenzie del visto

chiedono dai 2000 ai 3000 euro.

E, poi, il sentirsi estranee ovunque:

"qui non vivi nella società ma nella

famiglia e ti senti persa sia qua che

a casa. Alla fine ti viene rabbia, cer-

chi un colpevole. Molte persone

vanno giù di testa". Guadagnando

dai 700 ai 1000 euro, le assistenti

domiciliari riescono a mantenere

dalle 3 alle 9 persone. "Ma poi

cominci ad odiare i soldi che ti

allontanano dalla tua famiglia. Una

donna ha cominciato a piangere in

occasione del capodanno ortodosso

perché era lo stesso giorno del com-

pleanno di sua madre e lei non

poteva andare a trovarla".

di Mariella Libergoli

[email protected]

Foto. Dal sito www.tramaditerre.org

L’inchiesta del mese

piazza grande • n°128 • 10.06 7

Chernobyl, la Perestroika e la fatica delledonne

I

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8 piazza grande • n°128 • 10.06

Sono circa 7000, secondo i datiufficiali, le donne straniere (perlo più dell'Est europeo) cheattualmente prestano servizi dicura a domicilio sul territorio diBologna. Il fenomeno, che haassunto un'ampia rilevanzanegli ultimi anni, ha evidenziatoun significativo cambiamentonel campo del sociale rispettoalla composizione della famiglia.Ne abbiamo parlato con RobertoMorgantini, del centro dirittilavoratori stranieri della Cgil diBologna, per indagare sull'im-patto nel mondo del lavoro e suirisvolti sociali di questa nuovaimmigrazione al femminile.

"Si è trasformata - dice Morgantini -la figura che una volta era la ragaz-za di campagna che arrivava in cittàper fare la governante, la badante eogni altra cosa all'interno delle fami-glie più ricche. Esaurita questa fase,è toccato alle donne del Sud svolge-re questo tipo di attività. E oggisiamo di fronte ad una situazionenuova, modificata: non è più lafamiglia ricca che chiede questo tipodi servizio. Anzi, il ricco va in clinica.E' quello di ceto medio-basso che,per una serie di legami, di concezio-ne della famiglia stessa, si vuolmantenere nel proprio ambiente."

Questa domanda di lavoro di curada parte delle famiglie, se da un latosconta i bisogni di una società cheha sperimentato un rapido invec-chiamento della popolazione, dall'al-tro riflette le profonde trasformazio-ni che hanno caratterizzato il ruolodell'istituzione famiglia. Si assiste aduno snaturamento di un rapporto:"Le funzioni, da quelle domestichealle parainfermieristiche, che unavolta venivano assolte dalla moglie,dai figli, dai parenti sono oggi affi-date a qualcuno di esterno alla fami-glia, spesso estraneo."

Certamente per le famiglie si trattadel modo più economico di risolvere,o almeno di minimizzare, l'impattodi un problema così pressante.D'altra parte, però, spesso le fami-glie hanno difficoltà ad adempierealle procedure proprie di un datoredi lavoro: "Il pensionato, l'ex ope-raio o impiegato si ritrova a dovergovernare un vero e proprio rappor-to di lavoro e quindi a parlare disalario, di permessi, di ferie, di tre-dicesima e non è semplice. Stiamostudiando qualcosa che possa solle-vare il nuovo datore di lavoro daqueste incombenze. La via più pro-babile è quella di una cooperativafatta di badanti che stia dietro aqueste pratiche, anche per ovviare aun altro problema: il sommerso."

Combattere il lavoro nero è sicura-mente la strada giusta per restituiredignità ai lavoratori, ma anche percreare i presupposti di sicurezza per

le famiglie, ne è convintoMorgantini: "E' un mondo del lavoroparticolare, non solo c'è del nero,ma è istituzionalizzato. La stragran-de maggioranza dei contratti èbasata sulle 25 ore settimanali (conuna paga oraria che va da 10 a 15€), ma in realtà si tratta di lavori atempo pieno, 60/70 alla settimana ein molti casi si arriva a lavorare 24ore su 24."

Metà delle 14.000 domande per iflussi, consegnate a Bologna amarzo scorso, sono state presentateda datori di lavoro di badanti, que-sto significa che queste lavoratricisono già qui, lavorano in nero tota-le, non pagano tasse, non versanocontributi. Se pensiamo che il pre-supposto per avere il permesso disoggiorno e per essere regolarizzatocome immigrato è quello di avereun lavoro, siamo di fronte ad unacontraddizione: queste persone unlavoro l'hanno già.

Ani (nome fittizio) questa contraddi-zione la vive sulla propria pelle. Vivea Bologna dal 2003, da quando èarrivata dalla Moldavia con un vistoturistico valido per un mese. "Incittà c'era una zia che mi diceva divenire senza problemi, ma io nonimmaginavo che sarei stata clande-stina."

In questi tre anni Ani ha semprelavorato e si ritiene fortunata, hasempre incontrato datori di lavorodisponibili che hanno provato aregolarizzarla, ma per due volte nonè riuscita a entrare nelle quote deiflussi. Quest'anno dovrebbe esserela volta buona, ma i tempi di attesa

sono lunghissimi; delle 170.000domande presentate a marzo solo60.000 hanno ricevuto risposta. Eadesso ne arriveranno altre350.000. Ricevere una rispostapositiva comunque non risolve ilproblema. "Allora dovrò tornare inMoldavia e aspettare i documentidall'ambasciata tutto questo daclandestina! Corro il rischio che lapolizia in aeroporto mi dia il foglio divia perché il visto turistico è scadutoda tre anni e così in Italia non possotornare più. É una situazione assur-da, anche il mio datore di lavoro lopensa. Com'è possibile che qualcunopossa affidare il proprio genitoreanziano a qualcuno pescato al buioda un Paese straniero? Sarebbemolto più facile per tutti regolarizza-re quelli che in questo momentostanno lavorando in Italia e hannofatto domanda di regolarizzazione."

"Ci sono un po' di responsabilitàanche di questo governo che nonaccelera i tempi. - affermaMorgantini - Bisogna prendere delleposizioni a favore di questi lavorato-ri che sono qui e sanare la situazio-ne, subito."

É una soluzione che converrebbeanche alle casse dello Stato, bastipensare che 520.000 lavoratori (parialle domande presentate per i flussia livello nazionale) non paganotasse, contributi. Se regolari, rap-presenterebbero il 2% del PIL,entrate rispendibili sottoforma diservizi alla persona.

"Sono infinite e molto vive le proble-matiche che le badanti segnalano alcentro lavoratori stranieri. - ci spie-

ga Morgantini - Dalla mancata rego-larizzazione, alle condizioni lavorati-ve stressanti fino ai problemi chenascono all'interno del rapporto conl'assistito/a. Tuttavia ad un sacrificiototale corrisponde un risparmiototale, poiché vivere in casa dell'as-sistito significa non avere spese. Èuna sorta di compromesso che siaccetta per un breve periodo, per-ché spesso il badantato è solo unpassaggio."

"D'altra parte - conclude Morgantini- bisogna aiutare anche le famiglie,siamo di fronte a un cambiamentoculturale notevole e il "badato" deveessere guidato nel rapporto conquesta nuova figura che svolgeun'importantissima funzione socia-le."

Intanto Ani, come migliaia di altrecolleghe, aspetta con ansia di uscireindenne dal groviglio burocratico incui si trova. Forse con aspettativeanche maggiori rispetto alle altre,appena in possesso del permesso disoggiorno il suo obbiettivo è rico-minciare a studiare. "In Moldavia misono laureata in geografia e meteo-rologia, adesso mi piacerebbe stu-diare altro, ma all'università diBologna."

di Laura [email protected]

L’inchiesta del mese

I dati del CentroStranieri della CgilBologna sulle badanti

Foto di Gaetano Massa

Il lavoro neroistituzionalizzato

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piazza grande • n°128 • 10.06 9

Le chiameremo Maria e Lucia, inomi sono inventati, le storiesono vere. Raccontano di unparadosso, in cui molte personenon riescono a lavorare nono-stante facciano un lavoro moltorichiesto in Italia, l'infermiereprofessionale. Tanto richiesto danon dover rientrare neanchenelle quote previste annualmen-te dal governo per l'ingresso nelPaese.

aria e Lucia lavorano comeinfermiere in un ospedale inRomania. Guadagnano circa

trecento euro al mese più la spaga,una mancia che gli assistiti dannoalle infermiere, un modo per ringra-ziarle delle loro cure. A sua voltaMaria e Lucia danno la spaga allaloro caposala, che in questo caso èuna specie di tangente che le infer-miere danno al loro superiore pernon avere problemi sul posto dilavoro. Insomma Maria e Lucia gua-dagnano più o meno trecento eurocon cui, in Romania, puoi comprarcimolto pane, latte, yogurt ma se devifare un viaggio in macchina devifare bene i conti, la benzina costapiù di un euro, c'è il rischio che tiparte metà dello stipendio, se fai ungiro troppo lungo.

Maria e Lucia trovano in ospedale unannuncio col quale un'agenzia dilavoro cerca infermiere professionalida mandare in Italia.In Romania gli italiani vanno peraprire aziende e comprare terreni,se sei italiano e vai in Romania tichiedono se è vero che in Italia siguadagna 4/5mila euro al mese. InItalia c'è una carenza cronica diinfermiere professionali, e molteinfermiere rumene vogliono andarea lavorare in Italia spinte dal mirag-gio di guadagni così alti.

Anche Lucia e Maria vogliono partiree vanno all'agenzia, che fa firmareloro un contratto di collaborazioneper la ricerca di lavoro in Italia e leinforma su tutto il materiale chedevono tradurre e i permessi darichiedere all'Ambasciata. Una voltaraccolte tutte le carte, queste vannopoi spedite al Ministero della Saluteitaliano per ottenere l'abilitazione alavorare.

L'agenzia ha un contatto con unacooperativa italiana che prende inappalto servizi sanitari in diversestrutture ospedaliere. La cooperati-va spedisce in Romania la copia diun precontratto e una delega che leinfermiere devono sottoscrivere. Ladelega serve affinché un responsabi-le della cooperativa possa ritirarel'equipollenza (riconoscimento divalidità del diploma di infermiereconseguito in Romania) rilasciata dalMinistero della Salute.

Arrivano le equipollenze che perònon tornano in Romania alle legitti-

me proprietarie, rimangono in Italiapresso la cooperativa, che manda lecarte in questura e chiede il permes-so di lavoro per le infermiere. Unavolta in Italia le infermiere lavore-rebbero per la cooperativa, con sti-pendi più bassi rispetto al contrattonazionale, in una struttura ospeda-liera. Ma le ragazze sono così con-tente di partire per un paese dove siguadagnano 5mila euro al mese chesoprassiedono su alcuni particolari.

Ma qualcosa non funziona, ci sonodei ritardi per i permessi di lavoro,la cooperativa perde alcuni appaltiper delle irregolarità e l'agenziarumena perde la pazienza e cercaaltri contatti in Italia. Li trova. Così,l'agenzia propone alle infermiere difirmare un altro precontratto con lanuova cooperativa. Con questa,assicura, entro tre mesi andranno inItalia.

Per essere più convincente la nuovacooperativa, aiutata dall'agenziarumena, organizza in Romania unesame d'italiano per l'iscrizioneall'albo degli infermieri con tanto dicommissione con membri dell'Ipasvi(il collegio degli infermieri italiani) enel frattempo richiede indietro leequipollenze alla prima cooperativa.Le ottiene. All'esame partecipanomolte infermiere a cui viene dettoche l'esame è stato superato.

A questo punto la cooperativa pro-pone il nuovo precontratto peraccettare il quale però le infermieredovrebbero lasciare subito il lavoroin Romania, perché, assicurano dinuovo, si parte subito. Maria firma,Lucia rimane con la vecchia coope-rativa perché, prima di partire perl'Italia, vuole continuare a lavorare.

Passano tre mesi e poi ne passanoaltri tre. Maria chiede come maiancora non si parte e ogni volta ilproblema è diverso, problemi buro-

cratici, si aspettano le elezioni, sonocambiate le leggi...

Maria non può aspettare ancora, dasei mesi non lavora, il figlio èall'Università, i soldi stanno finendo.Maria entra in contatto con dellepersone che la fanno partire perandare a lavorare, in nero, comebadante. Adesso, vicino a dove lavo-ra in Italia, c'è un ospedale checerca personale ma lei non puòandare perché la cooperativa con laquale ha firmato si rifiuta di ridarlela sua abilitazione, lei non può fareniente, tanto meno denunciare lacooperativa visto che è in Italia irre-golarmente.

Torniamo in Romania, dove ritrovia-mo Lucia che riceve finalmente ilpermesso di lavoro, dall'Italia ledicono che deve fare il biglietto, unavolta qua potrà richiedere il permes-so di soggiorno ed iniziare a lavora-re in una struttura ospedaliera.Lucia parte, prende il permesso disoggiorno ma non inizia a lavorare,la cooperativa le dice di aspettare.Intanto può vivere in un casolaresperduto nella campagna insieme adaltre decine di infermieri che, pureloro, aspettano. Due volte a setti-mana la vanno a prendere in mac-china per fare la spesa, per il restodella settimana è bloccata in casa,una cucina dove devono mangiaretutti, due bagni in comune con glialtri. Lucia aspetta due mesi emezzo, litiga con i rappresentantidella cooperativa e va in depressio-ne, dopo tre mesi le trovano unlavoro ma oramai non se la sente dirimanere, è stanca, torna inRomania, riprende il suo vecchiolavoro ed entra in cura da uno psi-chiatra ma, dice, appena si riprendeci riprova.

L'attuale legge sull'immigrazione,che prevede la possibilità di arrivare

in Italia solo su chiamata di un dato-re di lavoro, ha fatto nascere, neiPaesi dell'est europeo, numerosesocietà di intermediazione che sioccupano di reclutare forza lavoro.Queste società stipulano degli accor-di con le cooperative italiane cheappaltano l'erogazione di servizinelle strutture sanitarie e che assi-curano alle agenzie 50/60 euro almese per tutta la durata del contrat-to, per ogni persona che viene man-data in Italia. Naturalmente questisoldi non li paga la cooperativa magli ingaggiati che percepiscono sti-pendi più bassi di 300/400 eurorispetto al contratto nazionale. Nonsolo, spesso gli ingaggiati ricevonolo stipendio con molto ritardo, ven-gono maltrattati, abitano in casefatiscenti che devono condividerecon molte altre persone e l'affitto,caro, viene sottratto dallo stipendio.

Alcune cooperative sono state mul-tate, perché, per rispettare le richie-ste che arrivavano dalle struttureospedaliere, facevano lavorare per-sone con il solo permesso turistico.E sono molte le denunce sporte dainfermieri extracomunitari per mal-trattamenti e ingiustizie subite daparte dei datori di lavoro. Le struttu-re sanitarie preferiscono appaltare iservizi perché così devono sosteneregli alti costi del lavoro ma in alcunezone d'Italia si assiste già ad un'in-versione di tendenza. A Torino giàdallo scorso anno, i sindacati e irappresentanti delle strutture sani-tarie si sono accordate per l'assun-zione diretta da parte delle strutturedel personale extracomunitario giàin possesso del permesso di sog-giorno.

di Mauro [email protected]

L’inchiesta del mese

Risorse umaneIl mercato grigio delle

infermiere rumene

Bologna, Giardini Margherita. Foto di Gaetano Massa

M

Page 10: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

10 piazza grande • n°128 • 10.06

Il microcosmo delle donne ucraine a

Mestre: questo l'oggetto della narra-

zione fatta di immagini, interviste e

canto nel film documentario Doyla-

Le donne del destino, di Pierluigi

Ferrandini. Il 3 settembre scorso la

proiezione del film ha inaugurato la

terza edizione del Venice Film

Meeting, una rassegna di produzioni

locali promossa da Venice Film

Commission e dal Circuito Cinema

Comunale in occasione della Mostra

del Cinema. La realizzazione del

progetto, prodotto dalla OZ film in

collaborazione con il Centro

Culturale Candiani, ha visto l'inter-

vento e il sostegno della Venice Film

Commission, degli Assessorati

comunali alle Politiche Sociali e alla

Produzione Culturale,

dell'Associazione Culturale Ucraina

più e della Boscarato Ristorazione. Il

set: la città di Mestre. Le protagoni-

ste: le badanti ucraine riunite nel

coro Doyla.

La scelta della città di Mestre non è

casuale: proprio qui la associazione

Ucraina Più promuove iniziative che

favoriscano l'integrazione dei citta-

dini ucraini immigrati in Italia. Il

coro Doyla, che in italiano vuol dire

Destino, è una di queste iniziative.

Eppure il regista barese precisa che

guardare alla situazione delle donne

ucraine riunite nel coro di Mestre

significa accostarsi a problematiche

più generali e condivise: "La mia

attenzione era rivolta a tutte le

donne che sono costrette a emigra-

re clandestinamente in Italia e che

si trovano ad assistere una famiglia

di "sconosciuti" avendo lasciato la

propria famiglia a migliaia di chilo-

metri di distanza".

Un esodo, quello delle donne immi-

grate in Italia, dovuto principalmen-

te agli avvenimenti che si sono suc-

ceduti all'indomani dell' '89: la

caduta del muro di Berlino ha trasci-

nato con sé nel crollo le economie e

gli equilibri produttivi dei Paesi

dell'Est. Continua infatti Ferrandini:

"I Paesi a cosiddetto regime comu-

nista si sono ritrovati improvvisa-

mente senza un soldo bucato ed è

questo il motivo per cui abbiamo in

Italia tante donne ucraine, moldave,

rumene".

Le caratteristiche dell'economia e

del mercato del lavoro hanno infatti

determinato i caratteri dei flussi

migratori verso l'opulenza

dell'Occidente perché, come sottoli-

nea il regista, "l' emigrazione del

dopo guerra, quella che hanno

conosciuto milioni di italiani, era

un'emigrazione maschile o di interi

nuclei familiari che si trasferivano.

Oggi non c'è lavoro per uomini non

specializzati, ce n'è invece tanto per

donne che siano disposte ad accudi-

re la fetta più cospicua e sempre

crescente delle popolazioni ricche: i

vecchi". Crolla il muro di Berlino.

Crollano le economie dell'Est.

E crollano anche i punti di riferimen-

to di quelle donne che, una volta

immigrate in Italia, hanno dovuto

mettere completamente in discus-

sione se stesse scendendo a patti

con la lontananza dei propri affetti e

del proprio Paese. Ed ecco la funzio-

ne lenitiva del canto e del coro

Doyla, come spiega ancora il regi-

sta: "Il soggetto del docufilm è insi-

to nell'esistenza stessa di un coro di

badanti: l'idea che delle donne, che

nella loro vita precedente facevano

tutt'altro, si ritrovino nell'unico gior-

no libero della settimana - la dome-

nica - per cantare e, cantando anti-

che arie ucraine, riuniscano la loro

nostalgia di casa e degli affetti filiari

in un unico ricordo comune, esatta-

mente come accade quando si canta

in coro: tante voci si fondono in una

voce unisona".

I metodi di approccio per la realizza-

zione del film sono stati quelli di

un'osservazione diretta e quotidia-

na: "Ho seguito le loro performan-

ces canore alternandole a interviste

a ciascuna delle donne del coro -

12!- nella loro abitazione/luogo di

lavoro, sole o, laddove è stato pos-

sibile, insieme alle "badate".

Contrariamente a quanto si potreb-

be pensare, il film di Ferrandini non

scandaglia con piglio sociologico le

condizioni di vita delle badanti ucrai-

ne ma privilegia l'esplorazione degli

strumenti culturali con i quali queste

donne convivono con le difficoltà

della propria vita di badanti e di

immigrate. Ancora Ferrandini: "Non

avrei mai fatto un documentario

sulla condizione delle badanti se

queste non avessero cantato.

Perchè non sono tanto interessato al

dolore che alcune condizioni sociali

procurano, quanto al tentativo di

lenirlo, di superarlo insieme, che

queste donne hanno messo in atto.

In questo il mio lavoro assomiglia

più a un film che a un documentario

di reportage". Nella ritualità insita

nei gesti stessi del riunirsi, del can-

tare e dell'esibirsi in pubblico c'è un

duplice tentativo. Da una parte

quello di rinnovare il legame con la

propria cultura d'origine. Dall'altro il

tentativo di definire uno spazio nel

quale il fatto di provenire dallo stes-

so Paese, l'Ucraina, consente a que-

ste donne di sentirsi parte di un

gruppo di cui condividono i linguaggi

non soltanto verbali.

La riuscita di questo duplice tentati-

vo è resa possibile dall'arte. Ancora

Ferrandini: "mi premeva mettere in

risalto l'idea che l'arte, intesa come

canto, possa essere un veicolo, un

collante di solidarietà fra persone

che condividono la stessa condizione

di subalternità e di stranieri in una

terra che non è la loro, storie di

mogli e madri che abbandonano i

propri cari e si trasferiscono a

migliaia di chilometri dal focolare

domestico.

Un'arte che ha una validità terapeu-

tica e che forse permette di tenere

ancora sveglio l'amore e l'attacca-

mento alla loro patria che hanno

dovuto lasciare ma alla quale tutte

sperano di ritornare". Sebbene l'at-

tenzione di Ferrandini si concentri

sulle modalità per lenire la sofferen-

za, è inevitabile interrogarsi su quali

siano le cause di questo dolore. Il

regista: " La violenza è rappresen-

tata dal fatto - incocepibile per

chiunque di noi! - che il loro lavoro

di badanti straniere sia un lavoro

full-time, 24 ore su 24, vivendo in

una stanzetta in casa dell'accudito.

La badante lava, stira, pulisce, fa la

spesa, cucina, si prende cura dell'i-

giene personale del badato, fa da

dama di compagnia, dalla mattina

alla sera e, quasi sempre, si occupa

anche della sua salute. La badante

per l'anziana accudita è donna di

servizio dama di compagnia filgia e

mamma. Tutto a 800 euro di media.

Per le fortunate di loro che hanno il

permesso di soggiorno esiste un

solo mese di vacanza all'anno. E

questa "vacanza" serve a queste

donne per riabbracciare i loro cari,

rivedere la propria terra".

di Viviana Melechiorre

[email protected]

La cultura è nelle strade

Doyla,il corodelle badanti Ucraine

Foto. Un’immagine del coro

Page 11: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

piazza grande • n°128 • 10.06 11

[L'11 settembre scorso su

"BusinessWeek" (rivista dei finanzie-

ri pescicani americani etc.) è appar-

so un articolo che può dire molto ai

senza fissa dimora e a chi vive di

piccole donazioni sotto i portici di

Bologna o nelle vie di qualunque

altra città del mondo. Al di là del

contesto in cui è apparso, e dopo

aver fatto la "tara" ideologica, l'arti-

colo contiene alcuni consigli interes-

santi, e una visione strategica, per

chiunque debba convincere un pas-

sante a tirare fuori la pilla e metter-

la in un bicchiere, una tazza, una

scatola, o una mano aperta.

Sicuramente, poi è un punto di vista

insolito sulla vita dei cosiddetti

"mendicanti". Per questo ho propo-

sto a "Piazza Grande" di ripubblicar-

lo, e mi sono offerto di tradurlo.

Spero possa essere di qualche uti-

lità. Wu Ming 1, scrittore, Settembre

2006]

Da "BusinessWeek", edizione on

line, 11 settembre 2006

Vendere comprensione

...e anche un po' di tornaconto.

Ecco come un laureato in busi-

ness ha aiutato gli homeless ad

aumentare i propri introiti

di Julie Gordon

Tutti i giorni Amy, una delle tante

persone che vivono per strada a

New York, stava seduta all'incrocio

tra la 23esima Strada e Park

Avenue, chiedendo spiccioli ai pas-

santi. Con un'attrezzatura limitata a

un bicchiere di carta e un cartello

con la scritta: "Aiutatemi, sono

senza casa", attendeva per ore di

poter racimolare abbastanza soldi e

poi andarsene.

Raggiungere la cifra giornaliera pre-

stabilita - $30 al giorno - non è mai

stato semplice, ma a un certo

punto, quest'estate, Amy ha comin-

ciato a guadagnarla in tre ore, gra-

zie all'aiuto di un improbabile soste-

nitore: uno stagista specializzato in

marketing.

SUSCITARE EMOZIONI. Di solito gli

stages sono più aridi e noiosi, consi-

stono nel fare telefonate, sistemare

documenti, sostituire dipendenti in

malattia, ma alla Sinek Partners,

azienda newyorkese di marketing

strategico, Matthew Zimmermann -

neolaureato alla Cornell University -

aveva un altro compito: trovare un

modo per aumentare i guadagni dei

mendicanti, creando nuovi strumenti

di marketing. Nel caso specifico:

cartelli.

L'amministratore delegato dell'a-

zienda, Simon Sinek, ha assegnato il

compito a Zimmermann nelle ultime

settimane del suo stage. Alla base

dell'esperimento c'è l'idea che pro-

muovere un prodotto soltanto per

mezzo di sconti può al massimo

generare acquisti occasionali e non

ripetuti. Al contrario, se si stabilisce

un legame emotivo tra prodotto e

acquirente, vi sono molte più possi-

bilità che l'acquisto diventi abituale

e si sviluppi una fedeltà al prodotto.

"Il mio scopo", sostiene

Zimmermann, "era creare un lega-

me emotivo tra Amy e i passanti, e

trasformare questi ultimi in 'clienti

abituali'".

Tra le cose da tenere in mente, vi

era il fatto che una persona, quando

compra qualcosa (nello specifico,

compra l'atto di donare), lo fa per

ottenere un vantaggio.

STARE SUL SEMPLICE

Parlando con una competenza che

non aveva prima di scendere in

strada, Zimmermann spiega che il

tipico cartello da elemosina descrive

la condizione di chi la chiede (redu-

ce del Vietnam, scappato di casa,

disoccupato, sfortunato, tossicodi-

pendente etc.). Dopo avere intervi-

stato diversi newyorkesi,

Zimmermann ha concluso che quel

tipo di cartello non funziona, perché

non crea un legame emotivo con il

potenziale donatore, che non è sol-

lecitato a sentirsi bene per aver

donato, ed è questo l'elemento-

chiave nel convincere le persone a

metter mano al portafogli.

Per toccare la corda giusta,

Zimmermann ha costruito un cartel-

lo di cartone con la scritta: "Se fai

l'elemosina una volta al mese, per

piacere, la prossima volta tieni

conto di me ". "L'importante è aver

capito", spiega Zimmermann, "che il

punto è come si sente il 'cliente' e

che vantaggio trae dal donare soldi.

Anziché scrivere: 'Sono senza casa'

o 'Sono disperato', noi abbiamo

scritto: 'So che ti senti bene quando

aiuti la gente, perché non aiutare

anche me?"

Certo, Amy (Zimmermann non ha

mai saputo il suo cognome) emana-

va autentico, reale bisogno. Una

loquace donna sola di mezza età, è

rimasta senza fissa dimora dopo

aver lottato a lungo con la tossicodi-

pendenza del marito. Non ha avuto

nessuna remora a raccontare a

Zimmermann la sua storia.

NAVI DI PASSAGGIO

Benché Amy abbia accolto volentieri

i suggerimenti di Zimmermann,

quest'ultimo ha dovuto faticare. Più

volte il cartello è andato perduto o è

stato rubato, e spesso non era facile

trovare la donna perché, dopo avere

raggiunto la cifra di $30, si alzava e

abbandonava il suo incrocio. Oltre a

seguire Amy, Zimmermann ha

anche dovuto stabilire rapporti con

gli altri homeless, che erano ancora

più difficili da rintracciare.

L'aspetto più difficile è stato entrare

in un mondo di disagio e rivolgersi a

persone che prima non avrebbe mai

contattato. Nato e cresciuto ad

Albany, Zimmermann aveva scarse

esperienze coi senza fissa dimora,

limitate al volontariato nella cucina

di una mensa per poveri.

"Hanno molto apprezzato il mio ten-

tativo, anche se non mi avrebbero

mai più visto in vita loro. Non è

stato facile", dice Zimmermann degli

homeless che ha incontrato.

Durante l'estate, Zimmermann ha

anche collaborato ad altri progetti,

strategie di promozione di marchi

(ad esempio, partecipando a riunioni

con piccole aziende e alle presenta-

zioni delle campagne ai clienti).

Passerà così anche la prossima esta-

te? Probabilmente no. Si sta prepa-

rando a una carriera nella finanza, e

ha in programma uno stage in quel

settore, per il prossimo anno. Ma, il

giorno che farà soldi a palate come

investment banker, probabilmente

ne avrà abbastanza da donare alle

persone come Amy, qualunque sia

la loro storia.

La cultura è nelle strade

Venderecomprensione

Page 12: Casa - Residenza - Politiche Sociali - Immigrazione … pdf/2006/ottobre 06.pdfpiazza G rande Giornale di strada di Bologna fondato dai senza fissa dimora “Tendere un giornale è

12 piazza grande • n°128 • 10.06

Tutelare gli immigrati in quanto

consumatori. Un'idea della

Federconsumatori di Bologna

che coglie la difficoltà di cittadi-

ni e lavoratori immigrati a orien-

tarsi nel mare delle offerte com-

merciali sempre più denso di

pescicani e spiazza il luogo

comune dell'immigrato bisogno-

so di sussistenza o fonte di pro-

blemi di ordine pubblico.

La Federconsumatori di Bologna per

il terzo anno consecutivo, da set-

tembre a dicembre, dà vita a un'ini-

ziativa rivolta ai cittadini stranieri:

in cinque sportelli disseminati sul

territorio, operatori dell'associazione

distribuiscono gratuitamente un

opuscolo in cinque lingue (italiano,

francese, inglese, albanese, arabo)

che illustra in modo molto semplice i

diritti dei consumatori, e le leggi che

li tutelano. L'iniziativa è stata pub-

blicizzata attraverso l'affissione di

volantini presso varie sedi istituzio-

nali e i locali della Camera del

Lavoro di Bologna, soprattutto pres-

so il Centro Lavoratori Stranieri di

via Marconi 67; inoltre tutte le strut-

ture e le realtà che si occupano di

immigrazione hanno ricevuto un

comunicato.

Maria Grazia Galli, presidente della

Federconsumatori di Bologna,

descrive il lavoro degli operatori

dello sportello e spiega perché è

diventato ormai indispensabile.

"Dopo aver ricevuto l'opuscolo, il

cittadino immigrato che si è rivolto a

noi decide se entrare nel merito del

problema, e nel caso gli operatori

valutano se ci sono i tempi e le pos-

sibilità per aprire una pratica."

Questo è il consueto lavoro di spor-

tello che gli operatori svolgono nel

corso dell'anno; per gli utenti stra-

nieri la Federconsumatori ha pensa-

to a uno sportello ad hoc perché le

loro richieste hanno una certa speci-

ficità: non conoscere bene la lingua

e le leggi italiane, li espone mag-

giormente al rischio di truffe e rag-

giri.

"Se viene aperta una pratica - dice

Maria Grazia Galli - la prima mossa

è mandare alla controparte una let-

tera su carta intestata con le richie-

ste dell'utente. Nell'80% dei casi

questo basta a risolvere il problema;

così non fosse, la pratica passa alla

nostra consulta legale coordinata

dall'avvocato Antonio Mumolo e

composta da una decina di avvocati.

Il primo parere viene dato gratuita-

mente, se si vedono le possibilità di

vincere il contenzioso, l'utente può

decidere se valersi dei nostri avvo-

cati, ovviamente in tal caso dovrà

pagare le spese legali. Per fortuna

oggi col decreto Bersani (223/2006)

il cliente può concordare la parcella;

in precedenza avevamo fatto un

accordo coi nostri avvocati che s'im-

pegnavamo a richiedere il minimo."

Molto spesso chi subisce danni di

lieve entità economica preferisce

lasciar perdere piuttosto che accol-

larsi spese legali. Agli sportelli delle

federconsumatori è sufficiente paga-

re l'iscrizione all'associazione: 10

euro per chi è già iscritto alla Cgil,

altrimenti 40.

I fondi per sostenere il progetto

vengono da finanziamenti della

regione Emilia Romagna e della

Cameri di Commercia, che hanno

coperto per il 40% le spese di pub-

blicazione dell'opuscolo; per la parte

restante sono stati usati i contributi

degli associati.

"Ci auguriamo che questi enti con-

fermino in futuro il loro sostegno -

continua Galli - abbiamo visto che le

richieste di aiuto da parte dei citta-

dini stranieri sono in crescita. Nel

2005 delle 1100 pratiche aperte il

15% circa riguardava immigrati.

Riteniamo che i rischi di raggiri ai

loro danni siano aumentati, è impor-

tante quindi dare loro uno strumen-

to di prevenzione, come può essere

l'opuscolo.

Ma quali sono i casi di raggiro più

frequenti per i cittadini immigrati?

Negli ultimi tempi il cambio "incon-

sapevole" dell'azienda fornitrice del

gas va per la maggiore. Agenti di

vendita di EnelGas che adottano

tecniche di vendita perlomeno spre-

giudicate: si presentano alla porta

dicendo che stanno facendo ricerche

di mercato o la lettura del gas e poi

inducono i clienti a lasciare l'Hera e

a firmare un contratto di fornitura

con l'Enel.

"Ci cascano tutti figuriamoci chi non

capisce bene l'italiano. E molti non

sanno che quando si firma un con-

tratto al di fuori dei locali commer-

ciali si hanno 10 giorni di tempo per

dare la disdetta che possono diven-

tare 60 se non si sono ricevute ho

avuto informazioni esaustive."

Un altro grande classico è l'acquisto

di auto usate. Senza sapere come,

ci si ritrova con catorci inutilizzabili

pagati profumatamente. In questo

caso il consiglio della

Federconsumatori è far valere l'anno

di garanzia, di cui anche le auto

usate sono dotate, inoltre se l'acqui-

sto è stato possibile grazie al presti-

to di una finanziaria bisogna tenere

presente che questa pretenderà l'e-

stinzione del debito a prescindere

dalla qualità dell'acquisto.

"Attenzione alle finanziarie anche

quando pubblicizzano il prestito a

tasso zero, non è mai così. Spesso i

consumatori italiani e immigrati si

ritrovano ad accumulare debiti

senza saperlo. In quel caso riuscia-

mo a ottenere rateizzazioni che ren-

dono meno gravoso il pagamento."

A quanto pare, italiani e immigrati

sono uguali davanti alla merce, ma

quando devono affrontare venditori

sibillini e poco onesti chi conosce

meno lingua, cultura e leggi italiane

ha meno possibilità di difesa. In

questi casi l'opuscolo multilingue e

gli sportelli per i consumatori stra-

nieri diventano uno strumento di

democrazia e partecipazione.

di Leonardo Tancredi

[email protected]

....

Dal mese di SETTEMBRE fino al

mese di DICEMBRE 2006

lo sportello è aperto

presso le seguenti sedi:

Bologna via del Porto n.16

13 incontri al mercoledì dalle ore 16

alle 18

Bologna via Corazza n.7/6

13 incontri al lunedì dalle ore 9 alle

11

S. Lazzaro via E. Levante n.249/b

13 incontri al lunedì dalle ore 16 alle

18

Casalecchio Galleria Ronzani n.3/2

13 incontri al lunedì dalle ore 15 alle

17

Porretta Terme via Borgolungo n.64

6 incontri al lunedì dalle ore 9 alle

11

La città migrante

Federconsumatori.A Bologna un aiutoagli immigrati

Foto. Una pubblicazione della Federconsumatori Bologna

Il lavoro svolto nel 2005 daFederConsumatori

"Sono state ricevute previoappuntamento 2.450 persone "Le telefonate ricevute circa5.000 "Abbiamo ricevuto 160 segnala-zioni scritte. "Abbiamo risposto a circa 2.200e-mail. "Sono state fatte 25 assembleepresso centri sociali e strutturepubbliche

"Sono stati attivati 60 Deskinformativi per cittadini stranieri Nel corso dell'anno sono stateaperte n. 1109 pratiche.

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piazza grande • n°128 • 10.06 13

Per poco più di 100 uomini,

donne e bambini rom rumeni

Bologna è una grande scacchiera

sulla quale hanno innescato

un'interminabile partita a dama

col Comune di Bologna.

Occupano spazi liberi, vengono

sgomberati e rioccupano ancora.

È un gioco appassionante, ma

drammatico, tanto che a volte ci

scappa il morto. Qualche giorno

fa è capitato a un neonato che

viveva in una baracca insieme ai

suoi genitori; una donna ha

subito un aborto spontaneo e il

suo feto è stato ritrovato su un

marciapiede; un operaio che

passava la notte in baracca e il

giorno a lavorare in nero in can-

tiere è precipitato da un tetto in

un cantiere di Sala Bolognese.

Sullo sfondo rimane l'ultimo

sgombero subito dai "cento" in

seguito all'occupazione dell'ex

scuola Galilei di Casteldebole.

Questa occupazione seguiva un

altro sgombero, quello del

campo di via Gobetti dove le

stesse 100 persone circa viveva-

no in ruolotte.

A un mese dallo sgombero del

Galilei, avvenuto il 4 agosto, gli

sgomberati riuniti in un'associa-

zione la Le.P.D.P.S. (Lega per la

protezione dei diritti delle perso-

ne comunitarie ed extracomuni-

tarie e dei rifugiati politici),

hanno tenuto una conferenza

stampa per comunicare alla città

il disagio abitativo che stanno

vivendo tutt'ora. Solo 19 delle

persone sgomberate sono state

accolte in strutture, 15 in alber-

go dove possono solo dormire,

15 sono stati gli espulsi, 82 sono

tornati nelle baracche lungo il

Reno. Una parte dei senza tetto

è stata accolta dalla comunità

Matteo 25, ma vivono in condi-

zioni di sovraffollamento, alcune

donne incinte dormono in letti a

castello, la domenica sono senza

pasto. Altri si sono accampati

all'esterno della struttura.

Rosalba Ligorio e Sevastian

Zlotea, presidente dell'associa-

zione, hanno denunciato le

modalità "poco soft" dello sgom-

bero effettuato da circa 200 tra

poliziotti e carabinieri. "Non tutti

hanno potuto portare via le pro-

prie cose, non hanno preso nota

delle donne incinte, dei bambini

e dei malati per poterli collocare

decentemente. Il risultato è che

ci sono 82 persone in strada, di

cui 40 bimbi circa. Questa è la

nota dolente; il comune aveva

garantito di occuparsi quanto-

meno dei minorenni, ma non è

stato così." Alcuni istituti scola-

stici per l'iscrizione a scuola

richiedono oltre al permesso dei

genitori una residenza certifica-

ta, documento che i rom sgom-

berati non sono in grado di esi-

bire. "Nessuno si lamenti quan-

do trova i bambini a elemosinare

o lavare vetri in strada"

Sulla questione del lavoro è

intervenuto in conferenza stam-

pa Valerio Monteventi: "Data la

disponibilità al lavoro come

muratori degli uomini, il Comune

si era assunto l'impegno di

mediare con le imprese edili li

prendessero a lavorare. Si parla-

va di un tavolo che coinvolgesse

associazioni di categoria, ma si è

riunito solo tre volte. Le richie-

ste di regolarizzazione fatte a

marzo (flussi) hanno la prece-

denza e sono documenti quasi

in automatico. Chi sarà regola-

rizzato e lavora nell'edilizia ora

vive in baracche."

Il nomadismo non è più un fatto

culturale per queste famiglie di

rom, si tratta piuttosto di una

scelta obbligata. In questi ultimi

giorni l'associazione ha lanciato

un appello alla vice sindaco

Adriana Scaramuzzino perché

potessero rientrare nei locale del

Galilei, in modo che, in attesa di

auspicabili decisioni più struttu-

rali da parte di un tavolo interi-

stituzionale, i bambini possano

essere inseriti nelle scuole e gli

adulti trovare lavoro.

di Luciano De Carolis

La città migrante

Rom a Bologna,lo sgomberocontinua

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Dal 1500 fino a metà del 1700 la

Commedia dell'arte è stato il genere

teatrale più seguito in Europa, le sue

radici affondano nel teatro popolare

dei giullari e dei ciarlatani e i temi

sono quelli propri della cultura popo-

lare: la fame, i rapporti con il potere,

con la natura, tra i sessi, le supersti-

zioni e le teorie popolari, i misteri del

viaggio. I personaggi della

Commedia dell'Arte si possono defi-

nire archetipi che hanno attraversato

la storia dell'uomo… Il Convegno

Arlecchino Grigio - per un teatro del

terzo millennio - tenuto nel dicembre

scorso, inserito nella didattica della

Scuola biennale di Teatro Louis

Louvet ha prodotto un lavoro di

scambio e ricerca tra diversi attori

conoscitori della Commedia dell'Arte

e gli allievi della Scuola di Teatro. A

ottobre verranno presentate in una

rassegna che si terrà presso il Teatro

Dehon di Bologna - che da diverso

tempo ha un'attenzione particolare

per tutte le attività proposte dalla

Fraternal Compagnia - quattro lezio-

ni-spettacolo proposte dagli inse-

gnanti della scuola, con lo scopo di

far conoscere le mille sfaccettature

del genere teatrale più longevo della

storia.

Ecco allora che - partendo dai giullari

di Matteo Belli - il percorso proposto

è un'occasione per ascoltare e veder

rappresentati brani poetici del XIII e

XIV secolo, esemplari di una lettera-

tura un tempo considerata minore ed

ancora oggi poco studiata ma che, al

di là dell'indiscutibile vivacità e godi-

bilità rappresenta, in alcuni casi, un

estremo interesse per le soluzioni di

grande modernità, quasi premonitrici

di esiti letterari molto posteriori.

Secondo Giorgia Penzo la formazione

e l'esperienza dell'attore italiano

sono impregnate di Commedia

dell'Arte, l'ha cucita addosso e non

può disfarsene se non a costo di una

qualche perdita, della rinuncia ad

una specie di ingenuità che da quel

gradino lo può sollevare a scoprire

nuovi territori d'espressione. Ma

dove sono oggi i capitani, i dottori,

gli zanni? in quali figure sopravvivo-

no le loro maschere? Queste le

domande da cui scaturisce un'istrio-

nica chermesse di nuovi personaggi.

Diversa invece la soluzione di

Massimo Macchiavelli, la cui rilettura

degli antichi personaggi resta più

spesso ancorata ai testi originali del

tempo, ma con una messa in scena

tutt'altro che rinascimentale: ecco

allora scaturire un "improbabile capi-

tano" che narra la propria storia a

ritmo di rap, o un Dottor Balanzone

che si sposta da Bologna a Napoli ed

è più attento all'estetica dei suoi

pazienti che alla loro salute. Altre

volte l'evoluzione del personaggio

segue un lavoro di ricerca ed "evolu-

zione" del testo, prende così corpo,

in una scena surreale-romantica, un

arlecchino innamorato che narra in

veneto la propria vicenda tratta dalle

Cosmicomiche di Italo Calvino.

E per concludere un percorso tutto al

femminile, interpretato da Tania

Passarini, per esplorare i territori dai

quali le donne erano bandite, sino a

quando la più grande attrice di

Commedia dell 'Arte, Isabella

Andreini, non riuscì a rompere que-

sto tabù segnando un'epoca che

vede i prodromi del femminismo.

14 piazza grande • n°128 • 10.06

Rassegna diCommediadell’ArteNovembre 2006Teatro Dehon - BolognaA cura della FraternalCompagnia - Scuola diTeatro Louis Jouvet

Il programma

TEATRO DEHON

Inizio spettacoli 21:15

giovedì 2 novembre

Associazione Cà Rossa

"GENTI, INTENDETE QUESTO SER-

MONE"

di e con Matteo Belli

giovedì 16 novembre

Fraternal Compagnia

"IL TEMPO DELLE ATTRICI"

di e con Tania Passarini

giovedì 23 novembre

Maan ricerca e spettacolo

"SMASCHERATA"

di e con Giorgia Penzo

giovedì 30 novembre

Fraternal Compagnia

"ARLECCHINO GRIGIO"

di e con Massimo Macchiavelli

ABBONAMENTI A 4 SPETTACOLI-

Intero euro 32

Soci Coop Adriatica euro 22

Studenti Universitari euro 10

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ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE ONLUS: Le attività

L'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus è il luogo in cui i cittadini svantaggiati si organizzano per risolvere i propri problemi, per mettereassieme capacità e idee, per costruire occasioni di reddito, per affrontare il problema della abitazione, per migliorare le prestazione dei servizidella città e per autogestirsi. L’Associazione, in oltre dieci anni di vita ha dato impulso ad una progettualità ricca di iniziative. Attualmente tra leattività di Piazza Grande ci sono il giornale, il BiciCentro, la Sartoria, il Servizio Mobile di Sostegno e lo Sportello di Avvocato di Strada.

piazza grande • n°128 • 10.06 15

Servizi di pulizia e custodia - servizi di accoglienza, orientamento eaccompagnamento di persone disagiate

Via Antonio Di Vincenzo 26/F (BO) Tel e Fax

051 372 223 - 051 4158 361Sito web: www.cooplastrada.it

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In via del Gomito 22, il terzo giovedì del mese, dalle ore 20 alle 21

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affonda le radici nel percorso associativo degli aderenti all’Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.

Telefoni: 380.3585605 - 340.4706347 mail: [email protected]

Abbonati a Piazza GrandePer abbonarsi e ricevere ogni mese il giornale a casa propria, basta un versamento sul c/c postale n.

54400320, intestato all'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus. Causale: "Abbonamento giornale".Potete anche telefonare allo 051 342328 dalle 9.00 alle 13.00 alla Redazione del giornale. Per i privati la

quota indicativa di sottoscrizione è di 31 euro annue. Per enti, biblioteche e associazioni 51 euro

Settembre 06

A Piazza Grande ènato un bimbo...

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Informazioni e punti di ascolto1. Comune di Bologna, Servizio Sociale Adulti Per tutti gli adulti in difficoltà, dai 18 ai 65 anni. ViaSabatucci, 2. Tel. 051/245156. Aperto lun, merc, ven esab, h.9-13 e mart e giov, h.14-17

2. Associazione Posto d’Ascolto ed Indirizzo Cittàdi Bologna. Informazioni relative a dormitori, mense,docce. 1° binario Stazione Centrale - Piazza MedaglieD’Oro, Tel. 051/244044. Dal lun al ven, h.9-12, 15-18,sab h.9-12

3. Sportello Sociale e delle opportunità Comune diBologna Via del Porto, 15/b, Tel 051/523494. Lun-Sab,h.9.30-16.30, merc h. 9.30-12.30 (senza appuntamen-to).

4. Centro di Ascolto Italiani della Caritas Adulti ita-liani in difficoltà, assistenza, informazioni e percorsi direinserimento sociale. Via S. Caterina 8/A. Tel.051/6448186. Lun, Mart, Ven, h.9.15-11.30. Giov,h9.15-11.30, h.14- 15.30 (senza appuntamento).

5. Centro di Ascolto Immigrati della CaritasDiocesana Ascolto, informazioni e assistenza per per-sone straniere. Via Rialto, 7/2. Tel. 051/235358. Lun,giov, h.9-11, mart, h.15- 17

6. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaCittadini stranieri con permesso di soggiorno o in attesadi regolarizzazione. Informazioni e orientamento. Via leVicini 20, Tel. 051/2195500. Lun h.9-13, mart e giovh.15-18, sab, h.9-13

7. Associazione L’Arca Ascolto e informazione pertutte le persone disagiate. Via Zago, 14, Tel.051/6390192. Dal lun al ven h.15-19

8. Ufficio Casa Comune di Bologna Informazioni subandi per la assegnazione della casa. Viale Vicini, 20Tel. 051/2194332. Lun- ven, h.8,30-13, mart e giov,h.14.30-17

-----------------------------------------------------Aiuto e assistenza legale

9. Avvocato di Strada Consulenza e assistenza legalegratuita per le persone senza fissa dimora. Via Libia, 69presso Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.Tel

051/397971. Lun-Ven, h.9.30-13

8. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaConsulenza ai cittadini stranieri. Via Drapperie, 6. Tel.051/6564611. Aperto tutti i giorni, escluso il ven, h.9-13-----------------------------------------------------Unità di strada

Unità di Aiuto del Comune di Bologna Intervento distrada con camper attrezzato. Tel. 051204308 Fax051203799. Il servizio viene svolto tutti i giorni. Punti disosta del camper: Piazza Puntoni, h.17-18, Via BoviCampeggi, h.18-19

9. Servizio Mobile di Sostegno Associazione Amici diPiazza Grande Onlus. Informazioni, generi alimentari,abiti, panni o coperte alle persone che dimorano in stra-da. Tel.051/342328. Servizio attivo lun, merc e ven,h.21-24. Il giov h.9-12-----------------------------------------------------Assistenza medica gratuita

10. Poliambulatorio Biavati Visite mediche gratuiteper persone non assistite dal Servizio SanitarioNazionale e persone in stato di grave indigenza. StradaMaggiore, 13. Tel. 051/226310. Aperto tutti i giornih.17.30 - 19 (senza appuntamento).

11. Croce Rossa Italiana Somministrazione farmaci,attrezzatura ortopedica e occhiali. Via del Cane, 9. Tel.051/581858. Lun, Merc, Ven, h.8-14. Mart, Giov, h.8-17

12. Sokos Visite mediche gratuite per immigrati privi diassistenza sanitaria, persone senza fissa dimora e tossi-codipendenti. Si prescrivono visite specialistiche, farmacied esami. Via de' Castagnoli 10, Tel. 0512750109. Lunh.17-19. Merc, h.16-19, sab, h.9-12

13. Centro per la salute delle donne straniere e deiloro bambini Vengono erogate prestazioni a donne ebambini stranieri. Poliambulatorio Zanolini, Via Zanolini,2. Tel. 051/4211511. Lun, h.12-18. Mart, h.15-19. Giov,h.12-19. Ven, h.10.30-14Urgenze odontoiatriche

14. Istituto Beretta Via XXI Aprile 15,Tel.051/6162211 Distribuzione numeri, dal lun al ven,h.8-9 e h. 14. Sab soltanto al mattino. Domenica prontosoccorso odontoiatrico h.8-13

15. Poliambulatorio AUSL Via Tiarini 10/12Tel.051/706345. Dal lun al ven. Dalle ore 7.30 vengonodistribuiti 12 numeri.-----------------------------------------------------Pasti gratuiti

7. Associazione L'Arca Via Zago, 14. Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30-19

3. Centro Diurno Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi su segnalazione dei Servizi Sociali. Via delPorto, 15/C. Tel. 051/521704. Tutti i giorni dell'annoh.12.30 - 18.

1. Centro Beltrame Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi agli ospiti del centro stesso - Via F. Sabatucci,2. Tel. 051/245073.

16. Oratorio di San Donato Tutte le domeniche matti-na alle ore 10.10 colazione. Via Zamboni, 10. Tel.051/226310

17. Mensa dell'Antoniano Distribuisce pasti caldi. ViaGuinizelli, 3. Tel. 051/3940211. Tutti i giorni h.11.30-12.Per accedere al servizio occorre un buono che vienedistribuito alle h. 10.45.

4. Mensa della Fraternità Caritas DiocesanaFornisce pasti caldi. Via Santa Caterina, 8/A. Tel.051/6448015. Tutti i giorni mensa h.18-19.

18. Punto d'incontro della Venenta Distribuisce ali-menti. Via Serlio, 25. Aperto Mart e Giov, h.10-12

19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione di cibo da cucinare. Via Mameli, 5Tel. 051/400201. Mart, h.10-12, Ven, h.15.30- 17.30

20. Parrocchia S. Cuore Distribuzione viveri. ViaMatteotti, 25. Tel. 051/4151760. Dal lun al sab, h.11-12

21. Parrocchia S. Maria della MisericordiaDistribuisce razioni di generi alimentari. P.zza PortaCastiglione, 4. Tel. 051/332755. La distribuzione avviene

al sabato munendosi alle ore 8.00 di un numero con cuisi prenota il ritiro che avviene dalle h.9.30 alle 11.

22. Parrocchia S. Maria Maddalena Offre alimenti.Via Zamboni, 47. Tel.051/244060. Merc, h.10-12

23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione generi alimentari. Via Lombardi 37, Tel.051/356798. Lun, h.14.30- 17, mart, giov e ven, h.9-12, merc, h.10.30- 12.30-----------------------------------------------------Bagni e docce calde

4. Centro S. Petronio Caritas Diocesana Serviziodocce Via S. Caterina 8/A Bus 20-21 Tel. 051/6448015. Prenotazione alla mattina h.9-11.30.Gli stranieri debbono prenotare il Mart mattino per usu-fruire dei servizi il Mart e il Merc dalle 14 alle 15. Gli ita-liani debbono prenotare il Ven mattino o Lun mattino perusufruire dei servizi il Lun dalle 14 alle 15. Le donne, ita-liane e straniere, usufruiscono del servizio il Giov, dalle14 alle 15.

24. Bagni pubblici Toilette e servizio gratuito di lavan-deria, con lava-asciuga, per persone senza fissa dimora.Piazza IV Novembre Tel. 051/372223. Aperto sempreh.9-20

25. Rifugio notturno della solidarietà Servizio docceper persone senza fissa dimora. Via del Gomito 22/2.Tel. 051/324285. Il servizio è attivo il Mart h.15-18 pergli uomini. Il Ven, h.15-18 per le donne.-----------------------------------------------------Distribuzione abiti

17. Antoniano Fornisce vestiario. Via Guinizelli, 13. Tel.051/3940211. Merc e Ven, h.9.30-11.30. Tel.051/244044

7. Associazione L'Arca Fornisce vestiario a chi si pre-senta direttamente. Via Zago, 14. Bus 38, Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30- 19

26. Opera San Domenico Distribuisce vestiario a max25 persone ogni giorno. Piazza San Domenico, 5/2 Tel.051/226170. Lun e giov, h.8-10

19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione vestiario. Via Mameli, 5. Tel. 051/400201.Tutti i Merc, h.9-11

27. Parrocchia S. Egidio Distribuzione vestiario. Via S.Donato, 36. Tel. 051/244090. Dal Lun al Ven, h.16-17.30

28. Parrocchia S. Giuseppe Cottolengo Distribuisceindumenti, Via Don Orione 1, Tel. 051/435119. A giovedìalterni, h.16-18

29. Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore Distribuisceindumenti in genere. Via Marziale, 7, Tel.051/322288. Ilprimo e terzo mercoledì di ogni mese, h.15-17

23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzioneabbigliamento. Via Lombardi, 37. Tel.051/356798. Tutti i merc, h.9-10.-----------------------------------------------------Dove dormire

1. Centro Beltrame Offre 115 posti letto. Via F.Sabatucci, 2. Tel. 051/245073. Si accede tramite loSportello Sociale di Via Del Porto, 15/B.

30. Casa del Riposo Notturno M.Zaccarelli Offre 80 posti letto. Via Carracci, 69. Aperto h.19-8. Siaccede attraverso lo Sportello Sociale di via del Porto,15/b.

31. Opera di Padre Marella Offre 60 posti letto. Viadel Lavoro, 13. Tel. 051/244345. Aperto h.8-17

25. Rifugio Notturno della Solidarietà Offre 30 postiletto a persone tossicodipendenti senza dimora. Via delGomito, 22/2. Tel.051/324285 Aperto h.19-9.30.

32. Casa del Riposo Notturno Offre 32 posti letto peradulti italiani e immigrati con permesso di soggiorno erifugiati politici. Via Lombardia, 36. Tel.051/493923.Aperto h.19-9. Si accede attraverso la segnalazione delloSportello Sociale di Via del Porto, 15/B.

33. Struttura Madre Teresa di Calcutta Offre 19 postiletto per adulti italiani e immigrati con permesso di sog-giorno e rifugiati politici. Viale Lenin, 20.Tel.051/531742. Aperto h.19-9. Si accede attraverso lasegnalazione di tutti i servizi sociali del territorio.

34. L'isola che non c'è Struttura dedicata ai punkabe-stia. Offre 35 posti letto con punto cucina, punto docce eaccoglie persone con animali, per le quali è previsto unservizio veterinario. Via Dell'Industria, 2. Si accededirettamente dalla strada nei limiti di posti disponibili.-----------------------------------------------------Un servizio per i tuoi problemi

9. Associazione Amici di Piazza Grande OnlusAssistenza e percorsi di recupero per senza fissa dimora.Via Libia, 69, Bologna. Tel. 051/342328. Lun-ven, h.9-12, h.14.30-18.

3. Centro Diurno Comune di Bologna Accoglienza,relazione d'aiuto e ascolto, attività per il tempo libero elaboratoriali. Via del Porto, 15/C. Tel. 051/521704. Tuttii giorni h.12.30- 18.

Centro accoglienza La RupePromozione sociale e progetti di inserimento lavorativoper persone con problemi di marginalità. Via Rupe, 9.Sasso Marconi. Tel. 051/841206.

35. Laboratorio Abba-Stanza Destinato a personesenza fissa dimora e individui con gravi disagi sociali. ViaDella Dozza, 5/2. Tel/Fax 051/6386000.

Cittadini StranieriNUMERO VERDE SERVIZIO SANITARIO Servizi pluri-lingue di informazione e mediazione culturale - 800663366

36. Ufficio Stranieri della CGIL. Via GuglielmoMarconi 69 - Tel 0516087190 Fax 051251062. Lun-ven,h.9-13, 15-18. Il sab, h.9-13

Maternità 37. SAV, Servizio Accoglienza alla Vita

Via Irma Bandiera, 22. Tel. 051/433473. Dal lun al giov,h.9.30-12.30 e h.15.30-17.30

Comunità S.Maria della Venenta Onlus Accoglienzain comunità e in case famiglia di ragazze madri. Viadella Venenta, 42/44/46. Argelato (Bo) Tel.051/6637200. Aperta tutto l'anno

Donne che hanno subito abusi e violenze38. Casa della Donna per non subire violenza Ascolto, assistenza psicologica e legale, ospitalità tempo-ranea, gruppi di auto-aiuto e sostegno. Via Dell'Oro, 3.Tel. 051/333173. Lun-ven, h.9-18

S.O.S. Donna NUMERO VERDE 800 453009Linea telefonica contro la violenza, fornisce informazioni,aiuto, consulenza ed assistenza psicologica e legale. Tel.051/434345 fax 051/434972. Lun, mart e ven, h. 20-23,giov, h.15-17.30

Disagio relazionaleA.S.P.I.C. Associazione per lo Sviluppo Psicologicodell'Individuo e della ComunitàServizio psico-socio-assistenziale. Via De' Gombruti 18 Tel / Fax 0516440848. Il centro è aperto (previo appun-tamento) dal lunedì al venerdi.

Disagio psichico 39. Percorso vita Informazioni e assistenza a persone con disagio mentalee alle loro famiglie, attività culturali e ricreative, gruppidi auto-aiuto. Via Polese, 23. Tel/Fax 051/273644

Alcool Alcolisti Anonimi Gruppi di auto-aiuto. Tel. 335/8202228

Acath.9 - 19, Cell. 3491744897

Carcere 40. A.VO.C. Associazione volontari carcere Attività in carcere, sostegno psicologico e sociale a dete-nuti ed ex-detenuti. Piazza del Baraccano, 2. Tel.051/392680

41. Gruppo carcere del Centro Poggeschi

Attività di animazione e lavoratori all'interno del carceree progetti di inclusione sociale. Via Guerrazzi 14.Tel.051/220435

Tossicodipendenze42. Il Pettirosso Comunità di accoglienza per tossicodipendenti e auto-aiuto per familiari. Via dei Mattuiani, 1. Tel. 051/330239

S.A.T.Servizio Accoglienza Tossicodipendenti. Presso CasaGianni, Via Rodolfo Mondolfo, 8. Tel. 051/453895.Aperto tutti i giorni previo appuntamento.

AidsTelefono verde Aids della Ausl Bologna: 800 856080

43. C.A.S.A. Centro Attività Servizi della USL Bologna Informazioni e servizi sanitari a persone affette da HIV esieropositive. Via S. Isaia, 90. Tel. 0516494521. Dal lunal ven, h.8-14.

44. ANLAIDS Gestisce una Casa Alloggio, un centrodiurno per persone con Hiv e sieropositive ed una lineatelefonica per informazioni e supporto con esperti.Organizza gruppi di auto-aiuto e laboratori artigianaligratuiti. Via Irnerio, 53. Tel. 051/6390727. Per informa-zioni e aiuto sulla malattia 051/4210817 - La linea fun-ziona lun, mart e giov, h.16-20. La sede è aperta dal lunal ven, h.9-13

45. IDA Iniziativa Donne Aids Informazione, preven-zione e tutela dei diritti per persone con Hiv, AIDS epersone detenute. Via San Mamolo, 55. Bus 29-30 Tel/Fax 051/581373. Cell. 339/8711149

46. LILALega Italiana per la Lotta contro l' AIDS. Ascolto, acco-glienza, informazioni, assistenza, centro di documenta-zione e consulenza legale e previdenziale. Via Agucchi,290/A. Tel. 051/6347644 - 051/6347646. Info:051/6350025 (lun, merc, ven, h.18.30-20)

Doveandare per...

dormire,mangiare,lavarsi,curarsi,lavorare.A Bologna