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C a s a - R e s i d e n z a - P o l i t i c h e S o c i a l i - I m m i g r a z i o n e - D i r i t t i - D a l 1 9 9 3 , i l g i o r n a l e d i s t r a d a d i B o l o g n a f o n d a t o d a i s e n z a f i s s a d i m o r a
PRODURRE QUESTO GIORNALE COSTA 0,52 EURO • QUELLO CHE DATE IN PIU’ E’ IL GUADAGNO DEL DIFFUSORE
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Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L27/02/2004 N.46)ART.1 comma 2 DCB - Bo (Num. 7 per Poste Spa)
Panchine occupate
Facendo una passeggiata nel parco diLunetta Gamberini, in quello di VillaTorchi, tra le panchine di piazzadell'Unità o in qualunque altro luogodi Bologna destinato al passeggio oalla sosta all'aria aperta, è facileincontrare donne uomini e anzianiscortati da giovani straniere. A coppieo in gruppo badanti e badati sonopresenze frequenti nei luoghi pubblicidelle città italiane.
Se per qualche bizzarro sortilegiotutte le giovani donne dovessero spa-rire d'un tratto, migliaia di anzianibolognesi si troverebbero improvvisa-mente ad affrontare una profondasolitudine. Ma quello esistenziale,seppur grave, non sarebbe l'unicoproblema che tale scomparsa potreb-be generare.
Un eventuale "fuga delle badanti"avrebbe conseguenze disastrose sul-l'economia e la società non solo ita-liane. Lo scorso marzo delle 15.000persone in fila alle poste per presen-tare domanda di regolarizzazione,circa una su due era una donna diprofessione badante. Sono già tante7000 persone, ma a questa cifrabisogna aggiungere un'altra moltodifficile da quantificare (neanche ilCentro stranieri della Cgil di Bolognaè in possesso di questo dato), masenza dubbio molto alta, che riguardale badanti che svolgono il loro lavoroin nero. Dietro ognuna di questedonne straniere che lavora 24 ore algiorno per uno stipendio che varia da700 a 1000 euro al mese, ce n'èun'altra, italiana, che, si è sgravatadel suo ruolo domestico ed è entratanel mondo del lavoro. Un segno del-l'emancipazione delle donne, maanche una conseguenza del crescentecosto della vita che impone di avereun'occupazione retribuita a entrambi iconiugi. L'occupazione al femminilenon ha provocato un avvicendamentonella coppia italiana: l'uomo restalavoratore, quindi la badante divental'unica possibilità di assistenza domi-ciliare per gli anziani a basso costo(le case di riposo costano due o trevolte lo stipendio di una badante).
- Segue a pag 2
Chi bada alle badanti?
piazza Grande
Giornale di strada di Bolognafondato dai senza fissa dimora
“Tendere un giornale è meglioche tendere una mano”
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ProprietàAssociazione Amici
di Piazza Grande Onlus
Direttore ResponsabileLeonardo Tancredi
CaporedattoreJacopo Fiorentino
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R e d a z i o n e :via Libia, 69 40138 BolognaTel. 051 342 328 - Fax. 051
3370669
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www.piazzagrande.it
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DistribuzioneAntonino Palaia
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Idea Grafica:Jacopo Fiorentino
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In Redazione:Mauro Picciaiola, Mariella Libergoli,Gabriella Penna, Giulia Lasagni,Gaetano Massa, Laura Caretto.
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Hanno collaborato a questonumero:Vincenzo Conte, Wu Ming 1,Tango, Isabella Capriotti,
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ImmaginiLa foto in prima pagina è delLaboratorio Sociale Occupato Paz,Rimini
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Edizioni OnlineJacopo Fiorentino
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Bologna03.10.2006
Anno XIII - Numero 7 16 pagine
Tipografia Nuova Cesat Firenze
Registrato presso il Tribunaledi Bologna il 15/09/1995 n°6474
Da quando esiste, Piazza Grandenon ha fatto altro che occuparsidi tutte quelle categorie che sof-frono di esclusione sociale.Persone senza fissa dimora,certo, ma anche stranieri, malati,carcerati, soggetti affetti da han-dicap. Ogni volta, per ognuna diqueste categorie, abbiamo cerca-to di mettere in evidenza quellecontraddizioni che tutti i giornisembrano esploderci davanti agliocchi senza che in molti dianoatto di accorgersene.
Questo mese abbiamo deciso dioccuparci di una nuova categoriadi lavoratrici, quella delle badan-ti, le donne immigrate dalle zonepovere del pianeta che vengonoin Italia per occuparsi, dietro unaminima ricompensa, delle perso-ne di cui non abbiamo tempo, o
voglia di occuparci noi.Come potete leggere nella nostrainchiesta del mese “Chi bada allebadanti?” abbiamo scoperto alriguardo molte cose, che forseinteresseranno qualcuno deinostri lettori.
Le badanti, intanto, come si puòleggere alle pagine 4 e 5, soffro-no sempre più di problemi psi-chiatrici, dovuti alla solitudine cuisono costrette, alle richieste chevengono rivolte loro, e al pocorispetto che viene loro riservato.
A pag 6 trovate le testimonianzedi due ragazze straniere che fre-quentano un corso di formazioneper badanti organizzato dalComune di Bologna.
A pag 7 Roberto Morgantini, del
Centro Stranieri della Cgil diBologna ci parla dell’esercitosommerso di badanti che vivonoa Bologna, e di come il loro lavo-ro in nero sia stato istituzionaliz-zato. A pag 8 trovate il resocon-to, a tratti incredibile, delle infer-miere rumene professioniste chevogliono venire a lavorare inItalia ma che finiscono in uningranaggio di sfruttamento emalafede che le costringe a lavo-ri precari e degradanti.
Completano il giornale le consue-te rubriche sulla cultura e sul-l’immigrazione, e un testo, corte-semente inviatoci da Wu Ming 1,dove si insegna ai senza tettocome scrivere meglio i propricartelli per chiedere l’elemosina.
Buona lettura!
Ai lettori
2 piazza grande • n°128 • 10.06
- Le città non chiudono per ferie
pag 1
- Ai lettoripag 2
- Accade davveropag 3
- L’inchiesta del mese pag 4, 5, 6, 7, 8, 9
- La cultura è nelle stradepag 10, 11
- La città migrantepag 12, 13
- Le pagine dell’Associazionepag 14 e 15
- Indirizzi utilipag 16
Sommario
Il lavoro di badante non ha unruolo importante solo nell'econo-mia e nella società italiane.Secondo il Rapporto Unfpa 2006(Fondo delle Nazioni Unite per lapopolazione) presentato lo scorso 6settembre, "nel 2005 le rimesse, ifondi inviati dai migranti nei Paesid'origine, sono state stimate intor-no a 183,5 miliardi di euro, di cui132 vanno nei Paesi in via di svi-luppo, una cifra notevolmentesuperiore a quella dell'aiuto pubbli-co allo sviluppo." Anche se nonesistono dati ufficiali il Rapportosottolinea il peso delle rimesseinviate dalle donne e fa qualcheesempio: in Sri Lanka nel 1999 ledonne hanno trasferito il 62% dei792 milioni di euro ricevuti; nelleFilippine un terzo circo dei seimiliardi ricevuti ogni anno alla fine
degli anni '90 proveniva dal lavorodi donne.
Il ritorno del lavoro migrante delle
donne non è solo economico:
secondo la Banca Mondiale, le
migliori condizioni di salute dei
bambini delle donne migranti e il
loro inferiore tasso di mortalità
sono dovuti anche all'educazione
sanitaria acquisita all'estero.
Le donne migranti sono tessere
indispensabili per comporre la vita
quotidiana in molti Paesi del
mondo, ma non possono godere
pienamente di questo ruolo. In
molti casi, soprattutto quello delle
donne provenienti dal Paesi dell'Est
europeo, migrare vuol dire lasciare
alle spalle situazioni familiari diffici-
li (povertà estrema, mariti alcoli-
sti), ma nei paesi d'arrivo non
conosco una vera emancipazione. I
turni di lavoro delle badanti sono
estenuanti, a volte non prevedono
pause, la socialità è pressoché
impossibile poiché nessuna di loro
può permettersi un appartamento
privato, il rapporto continuo con
anziani malati genere tensioni
emotive insostenibili. Loro stesse si
raccontano come moderne schiave.
di Leonardo Tancredi
Due delle partecipanti al corso di formazione del progetto Madreperla, delComune di Bologna. Foto di Gaetano Massa
09.09.06Malattia psichiatrica edesclusione sociale. Nuovedirettive Ue, più attenzioneagli emarginati.
Dall'Unione Europea arrivanonuove norme in materia didisturbi psichiatrici. Secondo leutlime cifre raccolte, sembra chein Europa una persona su quat-tro sperimenti almeno una voltanella vita una malattia mentalegrave. Ogni anno 18,4 milionidai 18 ai 65 anni vengono colpitida depressione, e 58 mila citta-dini circa si suicidano. Per pro-muovere prevenzione e assisten-za il Parlamento europeo haapprovato il Libro Verde dellaCommissione sulla salute menta-le nellUnione, elaborato su ini-ziativa di John Bowis. Gli eurode-putati chiedono però più atten-zione ai problemi di donne e gio-vani, priorità per la lotta a stig-ma e discriminazione, e unariforma dei servizi affinché sibasino su unassistenza di qua-lità, in famiglia o in centri protet-ti, con controlli e valutazioniregolari.
L'assemblea di Strasburgo sug-gerisce di attribuire carattereprioritario anche allassistenza dicategorie deboli quali le personecon gravi patologie mentali, imalati cronici o terminali, i disa-bili, i detenuti, le minoranzeetniche, le persone senza fissadimora, i migranti, i lavoratoriprecari e i disoccupati.L'europarlamento chiede che idatori di lavoro introducano poli-tiche di salute mentale sui postidi lavoro. Tra i progetti futuri,l'organizzazione di campagneannuali per combattere l'igno-ranza e l'ingiustizia che portanoall'emarginazione sociale deipazienti. Per migliorare le lorocondizioni occorre garantire aimalati basilari diritti sociali ecivili: diritto alla casa, al soste-gno economico a chi non puòlavorare, al matrimonio e allagestione del proprio patrimonio.
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09.09.06Francia - Italia. Thuram invi-ta 80 senza tetto allo stadio
Mercoledì 6 settembre, a Parigi,sugli spalti di Francia-Italia, par-tita valida per le qualificazioniall'Europeo 2008, e attesa rivin-cita della finale mondiale delloscorso luglio, c'erano 80 immi-grati senza fissa dimora.
Ad invitare gli immigrati, è statoLilian Thuram, il notissimo cal-ciatore francese. Thuram, origi-nario della Guadalupa, si è sem-pre segnalato per le sue batta-glie contro la povertà e l'esclu-sione sociale, e in favore dell'in-tegrazione
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14.09.06Iniziano i nuovi corsi gratuitidi italiano per stranieri
Come tutti gli anni, il CentroCulturale “PASS PARTOUT ”incollaborazione con il CentroLavoratori Stranieri CGIL, orga-nizza corsi d'italiano gratuiti perstranieri. I corsi inizieranno
Lunedi 18 settembre 2006 e sisvolgeranno il lunedì e il venerdidalle ore 15 alle ore 17 presso ilCentro Culturale “PASS PARTOUT” Via Galliera 25/A– Bologna
Per informazioniCentro Lavoratori Stranieri CGILVia MARCONI 69/D BOLOGNATel. 051 6087190
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14.09.06Fuori Binario cerca volontari
Da Fuori Binario, storico giornaledi strada di Firenze, arriva unarichiesta: servono volontari chevogliano dedicarsi all'attività diredazione. In questa pagina viriportiamo il comunicato dirichiesta:
Fuori Binario, giornale di stradadei senza fissa dimora, cercavolontari disponibili per almenoun 2-3 ore alla settimana. Laredazione del giornale si trova invia Giano della Bella 22, aFirenze (zona piazza Tasso, al"Conventino"), ed è aperta illunedi', il mercoledi' e il venerdi'dalle 15 alle 19. Oltre a prepara-re il giornale (cercando, racco-gliendo, trascrivendo notizie suiseguenti argomenti: condizioni divita in città, problema casa, pro-blema carcere, etc.), in redazio-ne ci sono altre cose da fare: èla residenza per alcuni, per cui viarriva posta per circa 150 nomi-nativi - posta che va smistata edeventualmente distribuita a chipassa in orario di apertura; c'èun piccolo banco alimentare; cisono vestiario, coperte per iperiodi di "emergenza freddo",etc.
Infovia Giano della Bella 2250125 FirenzeTel./fax: 055220903
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20.09.06Sokos cerca medici volontari
Sokos, l'associazione di mediciche da anni a Bologna garantisceassistenza gratuita ai senza tettoe agli stranieri senza permessodi soggiorno cerca medici volon-tari. Negli ultimi anni le richiestedi aiuto si sono moltiplicate, eper continuare a fornire un servi-zio adeguato servono nuoveforze.
Piazza Grande, che da anniammira il lavoro svolto dai medi-
ci di Sokos, sempre al fianco dichi non ha accesso al sistemasanitario nazionale, è lieta dipubblicare il comunicato inviatoda Sokos.
Il comunicato
L'Associazione Sokos dal 1993 aBologna si occupa essenzialmen-te delle emergenze sanitarie cheinteressano persone immigratepresenti sul nostro territorio enon in possesso di regolare per-messo di soggiorno, e i senzafissa dimora. Attualmente lastruttura di Sokos è composta daun gruppo di medici ed operatoriprovenienti da esperienze diver-se e differenti realtà lavorative.Il personale medico, e gli opera-tori dell'accoglienza svolgono leloro attività presso gli ambulatoridell'Associazione in modo com-pletamente volontario, senzascopo di lucro. Considerata lacontinua crescita delle richiestepresso i nostri ambulatori, e percontinuare a fornire un servizioadeguato alle aspettative e aibisogni di chi si rivolge a Sokos,l'associazione ha bisogno dinuovi medici volontari. Oltre aimedici attualmente in attività,possono rivolgersi a Sokos anchemedici che sono in pensione, mache hanno ancora volontà dicontinuare a svolgere attivitàvolontaria nel settore medico,che condividano i principi diSokos, e che siano supportate daadeguate motivazioni. Sokos,inoltre, necessita di personaleoperativo addetto all'accoglienzadelle persone che vengano inambulatorio, un'attività per cuinon serve essere medici.
Per qualsiasi informazione,chiunque voglia dare un propriocontributo, può fare riferimentoal Dott. Romeo Zendron,Presidente dell'AssociazioneSokos, al Tel 3356084777
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30.09.06 A Pescara apre un nuovosportello di Avvocato diStrada
Il 30 settembre 2006 si è tenutala conferenza pubblica di presen-tazione dello sportello di Pescaradi Avvocato di Strada, il Progettonazionale di supporto legale perle persone senza fissa dimora.Lo sportello nasce all'internodell’Associazione Mensa di SanFrancesco di Pescara.
L'incontro di presentazione si ètenuto alle ore 11, presso la SalaConsiliare del Comune, in PiazzaItalia, Pescara.
Sono intervenuti:
- Avv. Nicola Spinaci –Coordinatore dello Sportello diPescara
- Avv. Antonio Mumolo,Coordinatore nazionale del pro-getto“Avvocato di strada”
- Sig. Renato Paesano,Responsabile dell’AssociazioneMensa di San Francesco
- Dott.ssa Vittoria D’Incecco,Assessore alle Politiche Socialidel Comune di Pescara
Sono stati invitati i rappresen-tanti dei sindacati del territorio, irappresentanti delle Istituzioni,tutti gli avvocati del foro diPescara e tutti i privati cittadiniinteressati all'iniziativa.
27.09.06 Nella Villa Borghese cablataWireless,un clochard l´utentepiù assiduo
Non è un clochard tradizionalema "tecnologico", con un cellula-re e un computer portatile ilcliente più affezionato della retesenza fili installata a villaBorghese nell´agosto 2005.
Lo racconta il presidente delConsorzio Roma Wireless, GianniCelata, durante la conferenza dipresentazione dell´iniziativa«Play your city»:
«È il nostro cliente più assiduo,non posso rivelare come ricaricail Pc. Un bel ricordo di RomaWireless è quello di studentidell´Università dell´Indiana checon la nebbia autunnale naviga-vano dalle panchine di villaBorghese».
Il Consorzio è già attivo a villaBorghese, villa Torlonia e villaPamphilj, ma anche a piazzaNavona, piazza di Pietra eCampo de´ Fiori. Presto raggiun-gerà Fontana di Trevi, ilPantheon, Castel Sant´Angelo, ilColosseo, La Sapienza e l´Eur.
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28.09.06Conferenza finale progettoSIID
L'Associazione Amici di PiazzaGrande Onlus ha presentato laConferenza Finale del ProgettoSIID dal titolo: "La povertà alfemminile" - Rif. PA n. 2004-0628/Rer - Ob.3 2004 che si ètenuta a Bologna il 28 settembre2006 ore 9,30 - 13,30 presso laSala 5 - Regione Emilia Romagna- Viale Silvani 6
Alla Conferenza è stato distribui-to gratuitamente il testo "Donnee povertà". Strategie di sviluppodi pari opportunità e inclusionesociale, prodotto finale del pro-getto SIID - Associazione Amicidi Piazza Grande Onlus, a cura diMaria Assunta Serenari eMariafrancesca Grande,Ed.Aracne - Settembre 2006
a cura della Redazione Web
Dal nostro s i to , una rubr ica che par la d i casa, nuove povertà, d i r i t t i , immigrazione. A Bologna e non solo
Accade
d@vvero
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Quello delle badanti è un feno-
meno nuovo, che non è stato
ancora studiato a fondo. In que-
sto ambito, un aspetto che è
ancora quasi del tutto scono-
sciuto, è quello del disagio psi-
chico di cui possono soffrire le
donne che fanno questo mestie-
re.
I "casi"
Serravalle, 16 maggio, una badante
ucraina in preda a un raptus emoti-
vo picchia i membri della famiglia
dell'anziano che accudiva. Fermata,
viene ricoverata in un ospedale psi-
chiatrico. Lecce, 8 agosto, una
badante di 56 aggredisce a morsi
l'anziana che stava assistendo, e le
stacca la parte di un orecchio e di
un labbro. San Marino, 6 settembre,
un'anziana salva la propria badante,
una moldava quarantacinquenne,
che in preda a una crisi emotiva
stava tentando il suicidio. Salerno,
18 settembre, un badante polacco
aggredisce e picchia a più riprese un
prete novantaduenne, da cui era
stato da poco assunto.
Questi casi, tutti dal flusso indistinto
delle notizie di cronaca degli ultimi
mesi, non hanno la pretesa di rap-
presentare una statistica.
Estrapolati dal proprio contesto,
messi in fila uno dopo l'altro, non
vorrebbero indicare una tendenza, e
sarebbe necessario fare di tutto per
non strumentalizzarli. D'altra parte,
se si fossero voluti trascrivere gli
episodi di violenza sessuale, fisica o
verbale subita dalle badanti d'Italia,
forse tre interi numeri di Piazza
Grande non sarebbero bastati a
contenerli tutti.
Quello che interessa qui non è la
violenza, innegabile, che caratteriz-
za ognuno degli episodi sopra citati,
ma i segni, più o meno evidenti, di
una sorta di disagio psichico manife-
stato dalle appartenenti ad una
stessa categoria di lavoratrici, quella
delle badanti.
Un'ipotesi di partenza nella nostra
inchiesta poteva essere questa: non
è che le badanti, donne giovani o
meno giovani, strappate alle proprie
famiglie, ai propri figli e ai propri
mariti, catapultate in un paese lon-
tano anni luce, per chilometraggio e
per cultura, dal proprio, costrette a
turni massacranti per accudire
anziani sconosciuti, senza compa-
gnia e senza appoggi, insomma, non
è che queste badanti sottoposte a
un tale stress possono finire in
massa per andare un pò…."fuori?"
E in questo caso, una società che si
dichiara avanzata come la nostra,
cosa dovrebbe fare? Cosa si potreb-
be fare per migliorare la vita lavora-
tiva ma non solo di queste donne?
Chi dovrebbe aiutarle e sostenerle?
Possibile che tutto questo debba
esser lasciato al buon cuore, che
tanto buono troppo spesso non è,
delle famiglie italiane che sfruttano
e sfiniscono donne povere e sole in
un ricatto economico facile quanto
ignobile?
Per approfondire questo argomento,
abbiamo sentito il dott. Roberto
Maisto, psichiatra dell 'Ausl di
Bologna, che da anni presso il
Centro di salute mentale di Borgo
Panigale lavora e svolge attività cli-
nica e di ricerca sulla salute mentale
dei migranti. Il Centro da dieci anni
dedica ogni settimana un'intera
giornata ai migranti, ed è dunque
molto ampia la casistica a disposi-
zione dei medici che ci lavorano.
Il dott. Maisto, all'inizio della nostra
chiacchierata, premette che sul
tema delle badanti non sono ancora
state realizzate ricerche specifiche,
"Un po' perché è un fenomeno che
si manifesta da poco tempo, un po'
perché comunque, i soldi per la
ricerca sempre pochi sono…", ma
accetta di parlare con noi di alcune
impressioni che si hanno da un
punto d'osservazione come quello
del Centro. Le sue prime parole con-
fermano la nostra ipotesi di parten-
za: non ci sono statistiche precise,
non ci sono studi specifici, ma un
fatto è abbastanza chiaro: sono
molte le badanti che si rivolgono al
Centro di salute mentale per proble-
mi psichiatrici, che possono essere
più o meno gravi.
Solitudine e isolamento
Il primo aspetto che il dott. Maisto
evidenzia è quello della solitudine e
dell'isolamento di cui sembrano sof-
frire in maniera indistinta tutte le
badanti. "A differenza di altri gruppi
di migranti più omogenei - esordisce
Maisto - le badanti sono sole, non
vivono inserite in una comunità di
loro simili. Sono costrette a lavorare
a volte 24 ore al giorno, durante le
quali finiscono per catalizzare tutte
le tensioni delle famiglie che le ospi-
tano. C'è una rottura profonda con i
propri connazionali che le potrebbe-
ro sostenere, e il tutto viene gravato
da compiti duri, pesanti, tanto che
noi, nella nostra cultura, li tendiamo
a delegare. Chi si trova ad avere
problemi, inoltre, difficilmente può
avere accesso ai servizi." Nella
nostra indagine, non bisogna dimen-
ticare che per una badante che si
rivolge ai servizi ce ne possono
essere dieci che non lo fanno per
pudore, per ignoranza, perché non
si sa come fare. Se, infatti, è difficile
per un italiano decidere di rivolgersi
ai servizi di igiene mentale, figuria-
moci per una straniera sola. Facile
concludere, dunque, che ciò che
affiora non è la punta di un iceberg
che rappresenta un problema molto
più vasto.
Iperlavoro e scarse protezioni
"Questa stessa mattina - prosegue
Maisto - è venuta da noi una perso-
na che da due anni si trova in Italia
e che la prima giornata di pausa se
l'era presa domenica scorsa. Questa
è stata una sua scelta, è rimasta in
quella famiglia perché si trovava
bene, e apparentemente le persone
per cui lavorava l'avevano accolta
bene. Questa ragazza ora soffre di
insonnia e di ansia, che sono distur-
bi "normali", anche banali, se si
vuole, ma che si aggravano quando
saltano tutte le protezioni personali.
"
I disturbi manifestati dalle badanti
possono essere di diverso grado, dai
più semplici ai più complessi. Una
ragazza molto giovane, con un alto
grado di scolarità, e con aspettative
di lavoro molto alte era venuta in
Italia per un ricongiungimento fami-
liare con la mamma, che già da anni
lavorava in Italia come badante. Per
la ragazza non c'è stato nulla da
fare, riuscita a trovare lavoro solo
come badante dopo un po' è stata
ricoverata per uno scompenso psi-
cotico delirante. Per guarire e stare
meglio era stato tutto inutile e l'uni-
ca strada è stato il rimpatrio. Una
volta tornata a casa la ragazza sem-
bra aver riacquistato l'equilibrio che
aveva perduto.
L’inchiesta del mese
4 piazza grande • n°128 • 10.06
Donne sull'orlodi una crisi di nervi
Foto. Un gruppo di badanti ai giardini
L’inchiesta del mese
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Differenze culturali e scarsa for-
mazione
Una problematica che sembra
caratterizzare i disturbi mentali
delle badanti è legata alla scarsa
formazione che hanno per fare
quello che viene loro richiesto, e
l'alto grado di cultura che a volte
possono avere. "Nei confronti delle
badanti - prosegue Maisto - ci sono
aspettative molto alte, delle "iper-
pretese", che per pochi soldi vengo-
no rivolte a donne che molto spesso
non hanno una formazione specifi-
ca, non sono infermiere professio-
nali (quelle costano molto di più,
Ndr) e hanno gradi di cultura com-
pletamente diversi." "Ricordo un
caso - prosegue il nostro interlocu-
tore - di due ragazze che arrivava-
no dalla Repubblica Moldova, e che
avevano un'alta scolarizzazione.
Vivevano a Kisnau, la capitale, e
una delle due addirittura aveva
avuto degli incarichi dall'università.
In Italia non era riuscita a trovare
nessun lavoro oltre a quello come
badante. Da qui nasceva il suo pro-
blema. D'altra parte basta immagi-
nare un nostro professore universi-
tario costretto ad emigrare in
Ucraina per pulire il sedere a chissà
chi, quale sarebbe il suo choc?"
Sokos, la cura delle donne che
curano
Dei problemi psichiatrici delle
badanti abbiamo chiesto anche alla
dott.ssa Natalia Ciccarello,
Direttrice Sanitaria di Sokos,
l'Associazione di medici volontari
che dal 1993 a Bologna assistono
persone senza fissa dimora e stra-
nieri senza permesso di soggiorno.
"Anche noi - ci dice la dott.ssa
Ciccarello - negli ultimi anni abbia-
mo notato un incremento delle
donne straniere che lavorano come
badanti e che si rivolgono a noi con
evidenti sintomi di disagio psichia-
trico. E' difficile, quasi impossibile
parlare di dati o di statistiche, ma il
problema è sicuramente in aumen-
to."
Proprio per questo motivo,
l'Associazione ha dato vita a "Cura
alle donne che curano", un progetto
diretto dal dott. Rabid Chattat, e
che si propone di analizzare i biso-
gni di circa 200 badanti che vivono
a Bologna. Il principale risultato
dovrebbe essere il miglioramento
delle condizioni delle donne coinvol-
te, il raggiungimento di una loro
maggiore partecipazione sociale e
integrazione.
"I loro problemi psichici, prosegue
la Ciccarello, possono essere i più
diversi, dai più banali ai più com-
plessi. Quello che colpisce è la diffi-
coltà che hanno le donne che scel-
gono di curarsi e di migliorare la
propria condizione. Non possono
venire nemmeno a farsi visitare,
non hanno il tempo di fare la fila,
come le persone normali. A volte
lasciano in ambulatorio loro amiche
a farsi prescrivere i medicinali, loro
si fanno visitare e poi scappano
subito via, perché devono tornare
alle proprie famiglie di "adozione".
Le famiglie che assumono le badan-
ti, dunque, non danno loro nemme-
no il tempo necessario per una visi-
ta. Prima le fanno ammalare, e poi
le impediscono di curarsi. "A volte,
prosegue la dottoressa, le donne
chiedono ai nostri dottori di parlare
al telefono con quella che chiamano
la loro "signora", per dare loro la
prova che sono effettivamente
venute a farsi curare. Sono molto
controllate, hanno molta paura di
dire di no ai loro padroni, tant'è che
noi spesso glielo diciamo, guardate
che lo schiavismo non c'è più". I
problemi di salute delle badanti a
volte non riguardano solamente la
sfera psichica. "Con tutti gli sforzi
che devono fare, conclude la
Direttrice Sanitaria di Sokos, solle-
vare gli anziani, girarli, pulirli e
vestirli, sono in molte le donne che
si presentano da noi con problemi
osseo-articolari."
Doppio "ruolo"
Termina la nostra indagine un'ulti-
ma considerazione, che riguarda
una particolare peculiarità dell'emi-
grazione delle badanti. Nei casi con-
sueti il primo ad emigrare è l'uomo,
che va in cerca di lavoro in un
paese straniero. Se riesce a lavora-
re abbastanza e a guadagnare
mantiene la propria famiglia e poi,
eventualmente, si fa raggiungere
dalla famiglia. "Nel caso delle
badanti, invece - ci dice il dott.
Maisto - tutto questo cambia: è la
donna la migrante principale, che
emigra per prima, produce reddito
e mantiene la famiglia, e per quello
che fa acquista importanza e rispet-
to. Dunque da un lato c'è un iper-
valutazione del ruolo della donna,
che diviene di fatto la capofamiglia.
Dall'altro lato, invece, la stessa
donna in Italia viene "interpretata"
come una persona non degna di
rispetto, o magari come una donna
"facile", con cui ci si può provare,
cui è lecito chiedere favori sessua-
li." E' dunque logico comprendere lo
"scollamento" che può subire una
stessa donna, che in Italia non si
vede riconosciuto un ruolo che
sente suo e con cui è abituata a
pensarsi.
"Dunque - conclude Maisto - è inte-
ressante sottolineare questo para-
dosso: mentre nelle società più
povere la donna si emancipa e
acquista importanza e rispetto, la
nostra società che si presume civile
ed evoluta, e che dovrebbe esortare
al progresso e all'emancipazione
non è in grado di fare altro che
riprodurre un ruolo femminile basso
e degradante."
di Jacopo Fiorentino
Foto di Gaetano Massa
Bologna, piazza dell'Unità. Alle11 del mattino di un giornoferiale, tutte le panchine dilegno e cemento che misuranoil perimetro del campo dibasket al centro della piazzasono occupate da coppie: unadonna giovane, straniera insie-me a una donna o un uomoanziani, italiani. Su una di que-ste panchine un'anziana, infer-ma, curva su se stessa e tre-mante, tiene strette due ditadella mano della giovane donnache le sta accanto, che intantocon lo sguardo è rivolta altrove.Sono rispettivamente badante ebadata, la coppia più gettonatanei parchi e nelle piazze diquartiere.
uello di badante è unmestiere difficile, la curadel corpo altrui, la gestionedella vita domestica, il rap-
porto con la malattia, l'impegnocontinuato senza pause o quasi,ma forse il vero nodo critico è argi-nare la mescolanza del rapportoaffettivo con quello professionale.Nella maggior parte dei casi ledonne ucraine, moldave, rumene,polacche, ma anche sud americanee africane si improvvisano assisten-ti domiciliari; molto spesso si trattadi donne laureate o con una scola-rità il cui titolo di studio non è rico-nosciuto in Italia. Fare la badante èun ripiego che consente loro dilavorare in Italia e continuare man-dare le rimesse a casa.
Fornire professionalità e un ade-guato approccio psicologico almestiere di badante è quanto siprefigge il Progetto Madreperla, uncorso di formazione organizzato dalComune di Bologna con il sostegnodella Regione Emilia Romagna, delMinistero del Lavoro e dellePolitiche Sociali e del Fondo SocialeEuropeo. 150 ore di cui 30 dedicateall' "avvicinamento alla lingua ita-liana" e le restanti 120 pensate perlo "sviluppo delle competenze" delmestiere, tra queste l'assistenzadell'utente nella mobilità, nell'igie-ne personale e nell'assunzione dicibi, cura dell'igiene degli ambienti;
sono previste anche 15 ore per lacomunicazione e altrettante per iprincipi di etica professionale."Le lezioni sono cominciate a feb-braio 2006 e termineranno anovembre -dice Patrizia Pibiri dellasegreteria organizzativa - per ognisezione del corso abbiamo avuto36 iscritte, con una media di parte-cipazione effettiva di 20-25. Idestinatari del corso sono lavoratri-ci e lavoratori già occupati pressodelle famiglie, oppure persone stra-niere in cerca di occupazione. Lelezioni sono gratuite e si tengonoun pomeriggio a settimana dalle 14alle 17; l'unico requisito richiesto èil permesso di soggiorno." A fine corso i partecipanti riceve-ranno una dichiarazione di compe-tenze e nascerà una banca datiinformatizzata, gestita dal Comunedi Bologna, che incrocerà domandae offerta. Il corso, inoltre, prevedela "formazione in situazione" (prati-care l'assistenza domiciliare sottola guida di un tutor) e il "bilancio dicompetenze", cioè un percorso diaccompagnamento finalizzatoall'accertamento delle competenzericonducibili al lavoro di cura e afavorire la qualificazione professio-nale delle lavoratrici.
La formazione alla relazione conl'anziano e la famiglia è affidata auna psicologa Fiorella ClaudiaRodella che, nel corso della suaesperienza lavorativa passata epresente, ha studiato sul campo laricaduta emotiva del lavoro di assi-stenza agli anziani sulle donnestraniere.
"Il primo problema è culturale -sostiene la psicologa - le nostrefamiglie sono mononucleari e sial'uomo sia la donna lavorano,anche perché il costo della vita loimpone. Queste donne nei loroPaesi d'origine sono cresciute infamiglie allargate che includono glianziani. Per loro è impensabile affi-dare un nonno a un estraneo."
Ma non è tutto. Fare la badantevuol dire condividere per quasitutta la giornata gli spazi dell'assi-stito. Si arriva a dormire nella stes-sa stanza e a volte nello stesso
letto. Il rischio è di sovrapporre ilrapporto affettivo a quello profes-sionale e di vedere vacillare la pro-pria identità.
"La cosa più difficile è far capireloro che fanno un lavoro e nonsono parte della famiglia. Spessofiniscono schiacciate dai rapporticonflittuali tra genitori e figli, oppu-re sviluppano con l'assistito un rap-porto di figliolanza: chiedono il per-messo anche per uscire di casacome fossero bambine."
Dietro ognuna di queste donne c'èuna storia di migrazione spessodolorosa. Lasciano famiglie in gravicondizioni di povertà, causata dalcaos politico-economico che ancoraschiaccia i Paesi dell'ex bloccosocialista; partono per mantenere ifigli studenti e un marito che moltospesso non apprezza gli sforzi dellamoglie. "Un marito alcolista chesperpera le rimesse della moglie avolte con un'altra donna è un ele-mento comune a molte donnebadanti in Italia - dice Rodella -quando riescono a tornare a casatrovano più diffidenza che gratitu-dine. Ma neanche questo le porta acambiare abitudini, sono donnemolto cattoliche e non pensano arifarsi una vita in Italia."
La difficoltà ad avere una propriasocialità è un fatto oggettivo: iltempo libero è limitato a qualcheora alla settimana e ricevere gentein casa dell'assistito e un tabùinviolabile. Anche cucinare piattitipici della loro terra è vietato, per-ché odori inconsueti potrebberoinfastidire la persona anziana.È frequente sentire una badantechiamare padrone il proprio assisti-to o i suoi familiari. L'idea che quel-lo che fanno è un lavoro e non unaforma di sottomissione arriva afatica nella testa delle donne che lopraticano. Ma anche visto da fuoriqualche difficoltà rimane.
di Leonardo [email protected]
L’inchiesta del mese
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Q
Foto di Gaetano Massa
Badanti sidiventa
Le testimonianze
Elena
Sono arrivata in Italia 4 anni fa, per-
ché sapevo che c'era la sanatoria,
così sono riuscita a d avere il permes-
so di soggiorno subito senza tanti
problemi, perché comunque è stato
facile trovare lavoro subito. Per arri-
vare in Italia dalla Moldavia ho paga-
to 3000€ una cifra enorme per noi.
Per sette mesi ho dovuto lavorare
solo per ripagare i debiti. Preferisco
non dire altro sul modo in cui sono
arrivata in Italia. Sono partita perché
da noi dopo il '90 mancava tutto,
anche l'acqua e il cibo. Io sono lau-
reata in psicologia, mentre chi faceva
lavori manuali è partito subito, chi
aveva un'istruzione ha provato a
rimanere fino alla fine, sperando che
le cose migliorassero. Poi sono stata
costretta a partrire anch'io. In
Moldavia ho una figlia di 20 anni e un
bimbo più piccolo.
All'inizio ho accettato il lavoro senza
discutere, io non capivo una sola
parola di italiano quindi anche se mi
hanno presentato delle amiche ho
accettato tutto dicevo sempre sì
senza capire e poi mi sono ritrovata a
lavorare per 24 ore al giorno 7 giorni
alla settimana. Quando ho avuto il
permesso di soggiorno e ho comicnia-
to a parlare meglio in italiano e a
capire meglio come stavano le cose,
quella situazione era diventata insop-
portabile e volevo andare via.
Guadagnavo solo 720 € al mese,
senza un solo minuto libero, quando
ho detto che me ne sarei andata mi
hanno alzato lo stipendio a 900€, poi
a 1000 e nelle ultime settimane a
1100. poi la signora anziana è morta
proprio quando stavo bene.
Katarzyna
Vengo dalla Polonia, ho sempre lavo-
rato con anziani molto malati alzhei-
mer o cose del genere. Anche se 24
ore al giorno non ti fermi mai e devi
stare dietro a un anziano malato e
pulire tutte le finestre di una grande
villa come succede a me, il peso più
grande non è fisico, ma mentale. È
duro avere sempre intorno una per-
sona malata, ti senti come in gabbia.
Io ho solo 4 ore libere la domenica,
durante la settimana non posso vede-
re nessuno, non posso ricevere nes-
suno. E se la domenica piove che fac-
cio, sono costretta a restare in casa?
Per fortuna ho conosciuto una coppia
di italiani che fanno un altro lavoro e
a volte la domenica vado da loro, così
posso parlare, sfogarmi un po'. Se mi
ammalo ai miei padroni non interes-
sa, mi chiedono come mai e basta
sono sicura che se si ammala il gatto
lo portano subito dal veterinario. A
volte vado a letto e mi chiedo se
muoio questi non mi seppelliscono
neanche.
Il crollo del socialismo, il disa-
stro umanitario ed ambientale
di Chernobyl, intere nazioni
destabilizzate ed impoverite.
Quando la Storia decide di
entrare con centinaia di pagine
nei manuali scolastici e nella
saggistica da scaffale, lo fa in
maniera prorompente e spieta-
ta, lasciando alle microstorie
quotidiane il fascino discreto del
sedimento, la beffa dell'attesa
illimitata. Le storie, tante,
oggetto di studi e del lavoro d'a-
vanguardia di numerose asso-
ciazioni, sono ad esempio quelle
delle cosiddette "badanti", che
la Storia ha voluto sacrificare.
Le leggiamo attraverso il rac-
conto di Svetlana Bresan, ex
assistente domiciliare e media-
trice culturale dell'associazione
Trama di Terre di Imola, presso
la quale ha curato un progetto
sul ruolo e le condizioni di vita
delle "badanti" della zona. Il
progetto ha come obiettivo l'in-
terazione fra le badanti e la cit-
tadinanza e mira a far uscire
queste donne dalla solitudine
del sospetto e a consentire loro
un accesso, seppur minimo allo
stato di diritto. "Circa 50 donne
senza permesso di soggiorno
hanno avuto la possibilità di
fare il pap test - dice Svetlana -
e con alcune di loro abbiamo
avviato percorsi di formazione e
un servizio di informazione su
contratti di lavoro e permessi di
soggiorno".
l lavoro di assistenza domici-
liare, fornito in larga misura
da donne straniere, ha un
ruolo centrale nella stabilità delle
economie dei paesi occidentali. I
progetti migratori portati avanti da
queste donne, inoltre, hanno intro-
dotto un nuovo modello, modifican-
do il trend dei flussi di immigrazione
che prevedeva l'arrivo delle donne
al seguito degli uomini di famiglia.
Resta da capire perché le istituzioni
siano ancora così lente nell'attivare
politiche finalizzate all'umanizzazio-
ne di un lavoro che spesso assume i
tratti della schiavitù. "È indubbio
che il lavoro sia il pilastro della
libertà femminile. Ma credo che
questa sia una scorciatoia, perché
ha determinato che il movimento
femminista non si sia occupato più
di temi che fino agli anni '80 erano
centrali", sostiene Tiziana dal Pra,
presidente di Trama di Terre. Il
paradosso, in sostanza, sta nel fatto
che per ogni donna italiana emanci-
pata grazie al lavoro, ce n'è una
straniera asservita dal lavoro. La
condizione di asservimento deriva
non tanto dalla tipologia di lavoro,
pure concepito come dequalificante
da un folto gruppo di donne che
avevano avviato percorsi professio-
nali diversi nei loro paesi, ma dalle
sue modalità di attuazione.
"Il tipo di lavoro ha richiesto che
arrivassimo giù proprio noi donne",
afferma Svetlana che viene da
Vinnytsya, in Ucraina, ha due figlie
di 13 anni che vivono con lei ed è
laureata in lingua e letteratura
russa e in psicologia. Oltre che col-
laborare con Trama di Terre, inse-
gna russo all'università della terza
età e fa le pulizie in un laboratorio
di analisi. Arrivata in Italia cinque
anni fa in clandestinità, ha lavorato
per 2 anni come assistente domici-
liare. Quando lasciò il suo paese,
Svetlana era vice-preside di una
scuola superiore, ma con quello sti-
pendio non riusciva a sopravvivere.
Così, decise di cercare lavoro in
Italia con l'intenzione di far arrivare
le sue figlie in un secondo momento
e di allontanarle, in questo modo,
dalla minaccia di Chernobyl.
Molte altre donne, invece, arrivano
in Italia sperando di rimanerci poco,
il tempo necessario a pagare gli
studi ai loro figli, a comprare una
casa o a sostenere le spese di cura
di un parente ammalato. Poi si ren-
dono conto che un anno o due non
bastano, i prezzi aumentano e si
fanno strada sempre nuovi bisogni.
Così, il progetto migratorio si dilata.
"Un altro dato inquietante è che
questa situazione ha brutalizzato
intere economie. Madri orfane di
figli adulti che acquistano uno sta-
tus che perderebbero se la mamma
tornasse a casa", continua dal Pra
che sottolinea pure come le econo-
mie di molti paesi dell'Europa orien-
tale si stiano modificando non in
base a reali esigenze di mercato,
ma ad un potere d'acquisto solo
apparentemente accresciuto.
"Comprare una casa in Ucraina -
dice Svetlana - ora è impossibile. I
prezzi sono gli stessi dell'Italia".
Non è detto, infatti, che le donne
che arrivano in Italia per migliorare
le condizioni di vita della propria
famiglia riescano nel loro intento. "I
figli che stanno studiando ora non si
sa cosa faranno", sostiene Svetlana
che si chiede piuttosto se questi
ragazzi siano in grado di apprezzare
il sacrificio delle loro mamme. "In
molti casi questo non avviene - con-
tinua - Una persona che conosco mi
ha confessato di aver deciso di tor-
nare più raramente a casa perché
quando è lì i suoi figli la mettono a
dormire in cucina, su una sdraio".
Famiglie lacerate, figli inconsapevoli
ingrati e mariti che fuggono incapaci
di attendere il ritorno della propria
moglie. Ma c'è dell'altro e Svetlana
dà ad ogni cosa il suo nome. Parla
con pacatezza della sua esperienza
di assistente domiciliare, comune a
tante altre donne, della fatica di
lavorare con persone non autosuffi-
cienti, di essere lì 24 ore su 24, di
non avere privacy, della concessio-
ne del giorno libero che, in alcuni
casi, viene ridotto ad un permesso
dalle 10 del mattino alle 5 del
pomeriggio. Ricorda il fastidio che le
procurava ascoltare fino alla nausea
i racconti dei vecchietti "smemora-
ti", sempre gli stessi, con le stesse
parole, gli stessi sospiri, le stesse
pause, la rabbia che le montava
quando un parente del suo assistito
si presentava in casa per mezz'ora e
le diceva con tono compassionevo-
le: "esci, vai a farti un giro". Non ha
paura di rivelare i traffici interni a
questo mercato del lavoro. "Ci sono
lavori buoni e lavori non tanto buoni
- dice - I lavori buoni si vendono tra
amiche, parenti. La cifra va dai 100
ai 500 euro". Per il viaggio, invece,
che significa anche attraversare
fiumi e boschi, le agenzie del visto
chiedono dai 2000 ai 3000 euro.
E, poi, il sentirsi estranee ovunque:
"qui non vivi nella società ma nella
famiglia e ti senti persa sia qua che
a casa. Alla fine ti viene rabbia, cer-
chi un colpevole. Molte persone
vanno giù di testa". Guadagnando
dai 700 ai 1000 euro, le assistenti
domiciliari riescono a mantenere
dalle 3 alle 9 persone. "Ma poi
cominci ad odiare i soldi che ti
allontanano dalla tua famiglia. Una
donna ha cominciato a piangere in
occasione del capodanno ortodosso
perché era lo stesso giorno del com-
pleanno di sua madre e lei non
poteva andare a trovarla".
di Mariella Libergoli
Foto. Dal sito www.tramaditerre.org
L’inchiesta del mese
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Chernobyl, la Perestroika e la fatica delledonne
I
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Sono circa 7000, secondo i datiufficiali, le donne straniere (perlo più dell'Est europeo) cheattualmente prestano servizi dicura a domicilio sul territorio diBologna. Il fenomeno, che haassunto un'ampia rilevanzanegli ultimi anni, ha evidenziatoun significativo cambiamentonel campo del sociale rispettoalla composizione della famiglia.Ne abbiamo parlato con RobertoMorgantini, del centro dirittilavoratori stranieri della Cgil diBologna, per indagare sull'im-patto nel mondo del lavoro e suirisvolti sociali di questa nuovaimmigrazione al femminile.
"Si è trasformata - dice Morgantini -la figura che una volta era la ragaz-za di campagna che arrivava in cittàper fare la governante, la badante eogni altra cosa all'interno delle fami-glie più ricche. Esaurita questa fase,è toccato alle donne del Sud svolge-re questo tipo di attività. E oggisiamo di fronte ad una situazionenuova, modificata: non è più lafamiglia ricca che chiede questo tipodi servizio. Anzi, il ricco va in clinica.E' quello di ceto medio-basso che,per una serie di legami, di concezio-ne della famiglia stessa, si vuolmantenere nel proprio ambiente."
Questa domanda di lavoro di curada parte delle famiglie, se da un latosconta i bisogni di una società cheha sperimentato un rapido invec-chiamento della popolazione, dall'al-tro riflette le profonde trasformazio-ni che hanno caratterizzato il ruolodell'istituzione famiglia. Si assiste aduno snaturamento di un rapporto:"Le funzioni, da quelle domestichealle parainfermieristiche, che unavolta venivano assolte dalla moglie,dai figli, dai parenti sono oggi affi-date a qualcuno di esterno alla fami-glia, spesso estraneo."
Certamente per le famiglie si trattadel modo più economico di risolvere,o almeno di minimizzare, l'impattodi un problema così pressante.D'altra parte, però, spesso le fami-glie hanno difficoltà ad adempierealle procedure proprie di un datoredi lavoro: "Il pensionato, l'ex ope-raio o impiegato si ritrova a dovergovernare un vero e proprio rappor-to di lavoro e quindi a parlare disalario, di permessi, di ferie, di tre-dicesima e non è semplice. Stiamostudiando qualcosa che possa solle-vare il nuovo datore di lavoro daqueste incombenze. La via più pro-babile è quella di una cooperativafatta di badanti che stia dietro aqueste pratiche, anche per ovviare aun altro problema: il sommerso."
Combattere il lavoro nero è sicura-mente la strada giusta per restituiredignità ai lavoratori, ma anche percreare i presupposti di sicurezza per
le famiglie, ne è convintoMorgantini: "E' un mondo del lavoroparticolare, non solo c'è del nero,ma è istituzionalizzato. La stragran-de maggioranza dei contratti èbasata sulle 25 ore settimanali (conuna paga oraria che va da 10 a 15€), ma in realtà si tratta di lavori atempo pieno, 60/70 alla settimana ein molti casi si arriva a lavorare 24ore su 24."
Metà delle 14.000 domande per iflussi, consegnate a Bologna amarzo scorso, sono state presentateda datori di lavoro di badanti, que-sto significa che queste lavoratricisono già qui, lavorano in nero tota-le, non pagano tasse, non versanocontributi. Se pensiamo che il pre-supposto per avere il permesso disoggiorno e per essere regolarizzatocome immigrato è quello di avereun lavoro, siamo di fronte ad unacontraddizione: queste persone unlavoro l'hanno già.
Ani (nome fittizio) questa contraddi-zione la vive sulla propria pelle. Vivea Bologna dal 2003, da quando èarrivata dalla Moldavia con un vistoturistico valido per un mese. "Incittà c'era una zia che mi diceva divenire senza problemi, ma io nonimmaginavo che sarei stata clande-stina."
In questi tre anni Ani ha semprelavorato e si ritiene fortunata, hasempre incontrato datori di lavorodisponibili che hanno provato aregolarizzarla, ma per due volte nonè riuscita a entrare nelle quote deiflussi. Quest'anno dovrebbe esserela volta buona, ma i tempi di attesa
sono lunghissimi; delle 170.000domande presentate a marzo solo60.000 hanno ricevuto risposta. Eadesso ne arriveranno altre350.000. Ricevere una rispostapositiva comunque non risolve ilproblema. "Allora dovrò tornare inMoldavia e aspettare i documentidall'ambasciata tutto questo daclandestina! Corro il rischio che lapolizia in aeroporto mi dia il foglio divia perché il visto turistico è scadutoda tre anni e così in Italia non possotornare più. É una situazione assur-da, anche il mio datore di lavoro lopensa. Com'è possibile che qualcunopossa affidare il proprio genitoreanziano a qualcuno pescato al buioda un Paese straniero? Sarebbemolto più facile per tutti regolarizza-re quelli che in questo momentostanno lavorando in Italia e hannofatto domanda di regolarizzazione."
"Ci sono un po' di responsabilitàanche di questo governo che nonaccelera i tempi. - affermaMorgantini - Bisogna prendere delleposizioni a favore di questi lavorato-ri che sono qui e sanare la situazio-ne, subito."
É una soluzione che converrebbeanche alle casse dello Stato, bastipensare che 520.000 lavoratori (parialle domande presentate per i flussia livello nazionale) non paganotasse, contributi. Se regolari, rap-presenterebbero il 2% del PIL,entrate rispendibili sottoforma diservizi alla persona.
"Sono infinite e molto vive le proble-matiche che le badanti segnalano alcentro lavoratori stranieri. - ci spie-
ga Morgantini - Dalla mancata rego-larizzazione, alle condizioni lavorati-ve stressanti fino ai problemi chenascono all'interno del rapporto conl'assistito/a. Tuttavia ad un sacrificiototale corrisponde un risparmiototale, poiché vivere in casa dell'as-sistito significa non avere spese. Èuna sorta di compromesso che siaccetta per un breve periodo, per-ché spesso il badantato è solo unpassaggio."
"D'altra parte - conclude Morgantini- bisogna aiutare anche le famiglie,siamo di fronte a un cambiamentoculturale notevole e il "badato" deveessere guidato nel rapporto conquesta nuova figura che svolgeun'importantissima funzione socia-le."
Intanto Ani, come migliaia di altrecolleghe, aspetta con ansia di uscireindenne dal groviglio burocratico incui si trova. Forse con aspettativeanche maggiori rispetto alle altre,appena in possesso del permesso disoggiorno il suo obbiettivo è rico-minciare a studiare. "In Moldavia misono laureata in geografia e meteo-rologia, adesso mi piacerebbe stu-diare altro, ma all'università diBologna."
di Laura [email protected]
L’inchiesta del mese
I dati del CentroStranieri della CgilBologna sulle badanti
Foto di Gaetano Massa
Il lavoro neroistituzionalizzato
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Le chiameremo Maria e Lucia, inomi sono inventati, le storiesono vere. Raccontano di unparadosso, in cui molte personenon riescono a lavorare nono-stante facciano un lavoro moltorichiesto in Italia, l'infermiereprofessionale. Tanto richiesto danon dover rientrare neanchenelle quote previste annualmen-te dal governo per l'ingresso nelPaese.
aria e Lucia lavorano comeinfermiere in un ospedale inRomania. Guadagnano circa
trecento euro al mese più la spaga,una mancia che gli assistiti dannoalle infermiere, un modo per ringra-ziarle delle loro cure. A sua voltaMaria e Lucia danno la spaga allaloro caposala, che in questo caso èuna specie di tangente che le infer-miere danno al loro superiore pernon avere problemi sul posto dilavoro. Insomma Maria e Lucia gua-dagnano più o meno trecento eurocon cui, in Romania, puoi comprarcimolto pane, latte, yogurt ma se devifare un viaggio in macchina devifare bene i conti, la benzina costapiù di un euro, c'è il rischio che tiparte metà dello stipendio, se fai ungiro troppo lungo.
Maria e Lucia trovano in ospedale unannuncio col quale un'agenzia dilavoro cerca infermiere professionalida mandare in Italia.In Romania gli italiani vanno peraprire aziende e comprare terreni,se sei italiano e vai in Romania tichiedono se è vero che in Italia siguadagna 4/5mila euro al mese. InItalia c'è una carenza cronica diinfermiere professionali, e molteinfermiere rumene vogliono andarea lavorare in Italia spinte dal mirag-gio di guadagni così alti.
Anche Lucia e Maria vogliono partiree vanno all'agenzia, che fa firmareloro un contratto di collaborazioneper la ricerca di lavoro in Italia e leinforma su tutto il materiale chedevono tradurre e i permessi darichiedere all'Ambasciata. Una voltaraccolte tutte le carte, queste vannopoi spedite al Ministero della Saluteitaliano per ottenere l'abilitazione alavorare.
L'agenzia ha un contatto con unacooperativa italiana che prende inappalto servizi sanitari in diversestrutture ospedaliere. La cooperati-va spedisce in Romania la copia diun precontratto e una delega che leinfermiere devono sottoscrivere. Ladelega serve affinché un responsabi-le della cooperativa possa ritirarel'equipollenza (riconoscimento divalidità del diploma di infermiereconseguito in Romania) rilasciata dalMinistero della Salute.
Arrivano le equipollenze che perònon tornano in Romania alle legitti-
me proprietarie, rimangono in Italiapresso la cooperativa, che manda lecarte in questura e chiede il permes-so di lavoro per le infermiere. Unavolta in Italia le infermiere lavore-rebbero per la cooperativa, con sti-pendi più bassi rispetto al contrattonazionale, in una struttura ospeda-liera. Ma le ragazze sono così con-tente di partire per un paese dove siguadagnano 5mila euro al mese chesoprassiedono su alcuni particolari.
Ma qualcosa non funziona, ci sonodei ritardi per i permessi di lavoro,la cooperativa perde alcuni appaltiper delle irregolarità e l'agenziarumena perde la pazienza e cercaaltri contatti in Italia. Li trova. Così,l'agenzia propone alle infermiere difirmare un altro precontratto con lanuova cooperativa. Con questa,assicura, entro tre mesi andranno inItalia.
Per essere più convincente la nuovacooperativa, aiutata dall'agenziarumena, organizza in Romania unesame d'italiano per l'iscrizioneall'albo degli infermieri con tanto dicommissione con membri dell'Ipasvi(il collegio degli infermieri italiani) enel frattempo richiede indietro leequipollenze alla prima cooperativa.Le ottiene. All'esame partecipanomolte infermiere a cui viene dettoche l'esame è stato superato.
A questo punto la cooperativa pro-pone il nuovo precontratto peraccettare il quale però le infermieredovrebbero lasciare subito il lavoroin Romania, perché, assicurano dinuovo, si parte subito. Maria firma,Lucia rimane con la vecchia coope-rativa perché, prima di partire perl'Italia, vuole continuare a lavorare.
Passano tre mesi e poi ne passanoaltri tre. Maria chiede come maiancora non si parte e ogni volta ilproblema è diverso, problemi buro-
cratici, si aspettano le elezioni, sonocambiate le leggi...
Maria non può aspettare ancora, dasei mesi non lavora, il figlio èall'Università, i soldi stanno finendo.Maria entra in contatto con dellepersone che la fanno partire perandare a lavorare, in nero, comebadante. Adesso, vicino a dove lavo-ra in Italia, c'è un ospedale checerca personale ma lei non puòandare perché la cooperativa con laquale ha firmato si rifiuta di ridarlela sua abilitazione, lei non può fareniente, tanto meno denunciare lacooperativa visto che è in Italia irre-golarmente.
Torniamo in Romania, dove ritrovia-mo Lucia che riceve finalmente ilpermesso di lavoro, dall'Italia ledicono che deve fare il biglietto, unavolta qua potrà richiedere il permes-so di soggiorno ed iniziare a lavora-re in una struttura ospedaliera.Lucia parte, prende il permesso disoggiorno ma non inizia a lavorare,la cooperativa le dice di aspettare.Intanto può vivere in un casolaresperduto nella campagna insieme adaltre decine di infermieri che, pureloro, aspettano. Due volte a setti-mana la vanno a prendere in mac-china per fare la spesa, per il restodella settimana è bloccata in casa,una cucina dove devono mangiaretutti, due bagni in comune con glialtri. Lucia aspetta due mesi emezzo, litiga con i rappresentantidella cooperativa e va in depressio-ne, dopo tre mesi le trovano unlavoro ma oramai non se la sente dirimanere, è stanca, torna inRomania, riprende il suo vecchiolavoro ed entra in cura da uno psi-chiatra ma, dice, appena si riprendeci riprova.
L'attuale legge sull'immigrazione,che prevede la possibilità di arrivare
in Italia solo su chiamata di un dato-re di lavoro, ha fatto nascere, neiPaesi dell'est europeo, numerosesocietà di intermediazione che sioccupano di reclutare forza lavoro.Queste società stipulano degli accor-di con le cooperative italiane cheappaltano l'erogazione di servizinelle strutture sanitarie e che assi-curano alle agenzie 50/60 euro almese per tutta la durata del contrat-to, per ogni persona che viene man-data in Italia. Naturalmente questisoldi non li paga la cooperativa magli ingaggiati che percepiscono sti-pendi più bassi di 300/400 eurorispetto al contratto nazionale. Nonsolo, spesso gli ingaggiati ricevonolo stipendio con molto ritardo, ven-gono maltrattati, abitano in casefatiscenti che devono condividerecon molte altre persone e l'affitto,caro, viene sottratto dallo stipendio.
Alcune cooperative sono state mul-tate, perché, per rispettare le richie-ste che arrivavano dalle struttureospedaliere, facevano lavorare per-sone con il solo permesso turistico.E sono molte le denunce sporte dainfermieri extracomunitari per mal-trattamenti e ingiustizie subite daparte dei datori di lavoro. Le struttu-re sanitarie preferiscono appaltare iservizi perché così devono sosteneregli alti costi del lavoro ma in alcunezone d'Italia si assiste già ad un'in-versione di tendenza. A Torino giàdallo scorso anno, i sindacati e irappresentanti delle strutture sani-tarie si sono accordate per l'assun-zione diretta da parte delle strutturedel personale extracomunitario giàin possesso del permesso di sog-giorno.
di Mauro [email protected]
L’inchiesta del mese
Risorse umaneIl mercato grigio delle
infermiere rumene
Bologna, Giardini Margherita. Foto di Gaetano Massa
M
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Il microcosmo delle donne ucraine a
Mestre: questo l'oggetto della narra-
zione fatta di immagini, interviste e
canto nel film documentario Doyla-
Le donne del destino, di Pierluigi
Ferrandini. Il 3 settembre scorso la
proiezione del film ha inaugurato la
terza edizione del Venice Film
Meeting, una rassegna di produzioni
locali promossa da Venice Film
Commission e dal Circuito Cinema
Comunale in occasione della Mostra
del Cinema. La realizzazione del
progetto, prodotto dalla OZ film in
collaborazione con il Centro
Culturale Candiani, ha visto l'inter-
vento e il sostegno della Venice Film
Commission, degli Assessorati
comunali alle Politiche Sociali e alla
Produzione Culturale,
dell'Associazione Culturale Ucraina
più e della Boscarato Ristorazione. Il
set: la città di Mestre. Le protagoni-
ste: le badanti ucraine riunite nel
coro Doyla.
La scelta della città di Mestre non è
casuale: proprio qui la associazione
Ucraina Più promuove iniziative che
favoriscano l'integrazione dei citta-
dini ucraini immigrati in Italia. Il
coro Doyla, che in italiano vuol dire
Destino, è una di queste iniziative.
Eppure il regista barese precisa che
guardare alla situazione delle donne
ucraine riunite nel coro di Mestre
significa accostarsi a problematiche
più generali e condivise: "La mia
attenzione era rivolta a tutte le
donne che sono costrette a emigra-
re clandestinamente in Italia e che
si trovano ad assistere una famiglia
di "sconosciuti" avendo lasciato la
propria famiglia a migliaia di chilo-
metri di distanza".
Un esodo, quello delle donne immi-
grate in Italia, dovuto principalmen-
te agli avvenimenti che si sono suc-
ceduti all'indomani dell' '89: la
caduta del muro di Berlino ha trasci-
nato con sé nel crollo le economie e
gli equilibri produttivi dei Paesi
dell'Est. Continua infatti Ferrandini:
"I Paesi a cosiddetto regime comu-
nista si sono ritrovati improvvisa-
mente senza un soldo bucato ed è
questo il motivo per cui abbiamo in
Italia tante donne ucraine, moldave,
rumene".
Le caratteristiche dell'economia e
del mercato del lavoro hanno infatti
determinato i caratteri dei flussi
migratori verso l'opulenza
dell'Occidente perché, come sottoli-
nea il regista, "l' emigrazione del
dopo guerra, quella che hanno
conosciuto milioni di italiani, era
un'emigrazione maschile o di interi
nuclei familiari che si trasferivano.
Oggi non c'è lavoro per uomini non
specializzati, ce n'è invece tanto per
donne che siano disposte ad accudi-
re la fetta più cospicua e sempre
crescente delle popolazioni ricche: i
vecchi". Crolla il muro di Berlino.
Crollano le economie dell'Est.
E crollano anche i punti di riferimen-
to di quelle donne che, una volta
immigrate in Italia, hanno dovuto
mettere completamente in discus-
sione se stesse scendendo a patti
con la lontananza dei propri affetti e
del proprio Paese. Ed ecco la funzio-
ne lenitiva del canto e del coro
Doyla, come spiega ancora il regi-
sta: "Il soggetto del docufilm è insi-
to nell'esistenza stessa di un coro di
badanti: l'idea che delle donne, che
nella loro vita precedente facevano
tutt'altro, si ritrovino nell'unico gior-
no libero della settimana - la dome-
nica - per cantare e, cantando anti-
che arie ucraine, riuniscano la loro
nostalgia di casa e degli affetti filiari
in un unico ricordo comune, esatta-
mente come accade quando si canta
in coro: tante voci si fondono in una
voce unisona".
I metodi di approccio per la realizza-
zione del film sono stati quelli di
un'osservazione diretta e quotidia-
na: "Ho seguito le loro performan-
ces canore alternandole a interviste
a ciascuna delle donne del coro -
12!- nella loro abitazione/luogo di
lavoro, sole o, laddove è stato pos-
sibile, insieme alle "badate".
Contrariamente a quanto si potreb-
be pensare, il film di Ferrandini non
scandaglia con piglio sociologico le
condizioni di vita delle badanti ucrai-
ne ma privilegia l'esplorazione degli
strumenti culturali con i quali queste
donne convivono con le difficoltà
della propria vita di badanti e di
immigrate. Ancora Ferrandini: "Non
avrei mai fatto un documentario
sulla condizione delle badanti se
queste non avessero cantato.
Perchè non sono tanto interessato al
dolore che alcune condizioni sociali
procurano, quanto al tentativo di
lenirlo, di superarlo insieme, che
queste donne hanno messo in atto.
In questo il mio lavoro assomiglia
più a un film che a un documentario
di reportage". Nella ritualità insita
nei gesti stessi del riunirsi, del can-
tare e dell'esibirsi in pubblico c'è un
duplice tentativo. Da una parte
quello di rinnovare il legame con la
propria cultura d'origine. Dall'altro il
tentativo di definire uno spazio nel
quale il fatto di provenire dallo stes-
so Paese, l'Ucraina, consente a que-
ste donne di sentirsi parte di un
gruppo di cui condividono i linguaggi
non soltanto verbali.
La riuscita di questo duplice tentati-
vo è resa possibile dall'arte. Ancora
Ferrandini: "mi premeva mettere in
risalto l'idea che l'arte, intesa come
canto, possa essere un veicolo, un
collante di solidarietà fra persone
che condividono la stessa condizione
di subalternità e di stranieri in una
terra che non è la loro, storie di
mogli e madri che abbandonano i
propri cari e si trasferiscono a
migliaia di chilometri dal focolare
domestico.
Un'arte che ha una validità terapeu-
tica e che forse permette di tenere
ancora sveglio l'amore e l'attacca-
mento alla loro patria che hanno
dovuto lasciare ma alla quale tutte
sperano di ritornare". Sebbene l'at-
tenzione di Ferrandini si concentri
sulle modalità per lenire la sofferen-
za, è inevitabile interrogarsi su quali
siano le cause di questo dolore. Il
regista: " La violenza è rappresen-
tata dal fatto - incocepibile per
chiunque di noi! - che il loro lavoro
di badanti straniere sia un lavoro
full-time, 24 ore su 24, vivendo in
una stanzetta in casa dell'accudito.
La badante lava, stira, pulisce, fa la
spesa, cucina, si prende cura dell'i-
giene personale del badato, fa da
dama di compagnia, dalla mattina
alla sera e, quasi sempre, si occupa
anche della sua salute. La badante
per l'anziana accudita è donna di
servizio dama di compagnia filgia e
mamma. Tutto a 800 euro di media.
Per le fortunate di loro che hanno il
permesso di soggiorno esiste un
solo mese di vacanza all'anno. E
questa "vacanza" serve a queste
donne per riabbracciare i loro cari,
rivedere la propria terra".
di Viviana Melechiorre
La cultura è nelle strade
Doyla,il corodelle badanti Ucraine
Foto. Un’immagine del coro
piazza grande • n°128 • 10.06 11
[L'11 settembre scorso su
"BusinessWeek" (rivista dei finanzie-
ri pescicani americani etc.) è appar-
so un articolo che può dire molto ai
senza fissa dimora e a chi vive di
piccole donazioni sotto i portici di
Bologna o nelle vie di qualunque
altra città del mondo. Al di là del
contesto in cui è apparso, e dopo
aver fatto la "tara" ideologica, l'arti-
colo contiene alcuni consigli interes-
santi, e una visione strategica, per
chiunque debba convincere un pas-
sante a tirare fuori la pilla e metter-
la in un bicchiere, una tazza, una
scatola, o una mano aperta.
Sicuramente, poi è un punto di vista
insolito sulla vita dei cosiddetti
"mendicanti". Per questo ho propo-
sto a "Piazza Grande" di ripubblicar-
lo, e mi sono offerto di tradurlo.
Spero possa essere di qualche uti-
lità. Wu Ming 1, scrittore, Settembre
2006]
Da "BusinessWeek", edizione on
line, 11 settembre 2006
Vendere comprensione
...e anche un po' di tornaconto.
Ecco come un laureato in busi-
ness ha aiutato gli homeless ad
aumentare i propri introiti
di Julie Gordon
Tutti i giorni Amy, una delle tante
persone che vivono per strada a
New York, stava seduta all'incrocio
tra la 23esima Strada e Park
Avenue, chiedendo spiccioli ai pas-
santi. Con un'attrezzatura limitata a
un bicchiere di carta e un cartello
con la scritta: "Aiutatemi, sono
senza casa", attendeva per ore di
poter racimolare abbastanza soldi e
poi andarsene.
Raggiungere la cifra giornaliera pre-
stabilita - $30 al giorno - non è mai
stato semplice, ma a un certo
punto, quest'estate, Amy ha comin-
ciato a guadagnarla in tre ore, gra-
zie all'aiuto di un improbabile soste-
nitore: uno stagista specializzato in
marketing.
SUSCITARE EMOZIONI. Di solito gli
stages sono più aridi e noiosi, consi-
stono nel fare telefonate, sistemare
documenti, sostituire dipendenti in
malattia, ma alla Sinek Partners,
azienda newyorkese di marketing
strategico, Matthew Zimmermann -
neolaureato alla Cornell University -
aveva un altro compito: trovare un
modo per aumentare i guadagni dei
mendicanti, creando nuovi strumenti
di marketing. Nel caso specifico:
cartelli.
L'amministratore delegato dell'a-
zienda, Simon Sinek, ha assegnato il
compito a Zimmermann nelle ultime
settimane del suo stage. Alla base
dell'esperimento c'è l'idea che pro-
muovere un prodotto soltanto per
mezzo di sconti può al massimo
generare acquisti occasionali e non
ripetuti. Al contrario, se si stabilisce
un legame emotivo tra prodotto e
acquirente, vi sono molte più possi-
bilità che l'acquisto diventi abituale
e si sviluppi una fedeltà al prodotto.
"Il mio scopo", sostiene
Zimmermann, "era creare un lega-
me emotivo tra Amy e i passanti, e
trasformare questi ultimi in 'clienti
abituali'".
Tra le cose da tenere in mente, vi
era il fatto che una persona, quando
compra qualcosa (nello specifico,
compra l'atto di donare), lo fa per
ottenere un vantaggio.
STARE SUL SEMPLICE
Parlando con una competenza che
non aveva prima di scendere in
strada, Zimmermann spiega che il
tipico cartello da elemosina descrive
la condizione di chi la chiede (redu-
ce del Vietnam, scappato di casa,
disoccupato, sfortunato, tossicodi-
pendente etc.). Dopo avere intervi-
stato diversi newyorkesi,
Zimmermann ha concluso che quel
tipo di cartello non funziona, perché
non crea un legame emotivo con il
potenziale donatore, che non è sol-
lecitato a sentirsi bene per aver
donato, ed è questo l'elemento-
chiave nel convincere le persone a
metter mano al portafogli.
Per toccare la corda giusta,
Zimmermann ha costruito un cartel-
lo di cartone con la scritta: "Se fai
l'elemosina una volta al mese, per
piacere, la prossima volta tieni
conto di me ". "L'importante è aver
capito", spiega Zimmermann, "che il
punto è come si sente il 'cliente' e
che vantaggio trae dal donare soldi.
Anziché scrivere: 'Sono senza casa'
o 'Sono disperato', noi abbiamo
scritto: 'So che ti senti bene quando
aiuti la gente, perché non aiutare
anche me?"
Certo, Amy (Zimmermann non ha
mai saputo il suo cognome) emana-
va autentico, reale bisogno. Una
loquace donna sola di mezza età, è
rimasta senza fissa dimora dopo
aver lottato a lungo con la tossicodi-
pendenza del marito. Non ha avuto
nessuna remora a raccontare a
Zimmermann la sua storia.
NAVI DI PASSAGGIO
Benché Amy abbia accolto volentieri
i suggerimenti di Zimmermann,
quest'ultimo ha dovuto faticare. Più
volte il cartello è andato perduto o è
stato rubato, e spesso non era facile
trovare la donna perché, dopo avere
raggiunto la cifra di $30, si alzava e
abbandonava il suo incrocio. Oltre a
seguire Amy, Zimmermann ha
anche dovuto stabilire rapporti con
gli altri homeless, che erano ancora
più difficili da rintracciare.
L'aspetto più difficile è stato entrare
in un mondo di disagio e rivolgersi a
persone che prima non avrebbe mai
contattato. Nato e cresciuto ad
Albany, Zimmermann aveva scarse
esperienze coi senza fissa dimora,
limitate al volontariato nella cucina
di una mensa per poveri.
"Hanno molto apprezzato il mio ten-
tativo, anche se non mi avrebbero
mai più visto in vita loro. Non è
stato facile", dice Zimmermann degli
homeless che ha incontrato.
Durante l'estate, Zimmermann ha
anche collaborato ad altri progetti,
strategie di promozione di marchi
(ad esempio, partecipando a riunioni
con piccole aziende e alle presenta-
zioni delle campagne ai clienti).
Passerà così anche la prossima esta-
te? Probabilmente no. Si sta prepa-
rando a una carriera nella finanza, e
ha in programma uno stage in quel
settore, per il prossimo anno. Ma, il
giorno che farà soldi a palate come
investment banker, probabilmente
ne avrà abbastanza da donare alle
persone come Amy, qualunque sia
la loro storia.
La cultura è nelle strade
Venderecomprensione
12 piazza grande • n°128 • 10.06
Tutelare gli immigrati in quanto
consumatori. Un'idea della
Federconsumatori di Bologna
che coglie la difficoltà di cittadi-
ni e lavoratori immigrati a orien-
tarsi nel mare delle offerte com-
merciali sempre più denso di
pescicani e spiazza il luogo
comune dell'immigrato bisogno-
so di sussistenza o fonte di pro-
blemi di ordine pubblico.
La Federconsumatori di Bologna per
il terzo anno consecutivo, da set-
tembre a dicembre, dà vita a un'ini-
ziativa rivolta ai cittadini stranieri:
in cinque sportelli disseminati sul
territorio, operatori dell'associazione
distribuiscono gratuitamente un
opuscolo in cinque lingue (italiano,
francese, inglese, albanese, arabo)
che illustra in modo molto semplice i
diritti dei consumatori, e le leggi che
li tutelano. L'iniziativa è stata pub-
blicizzata attraverso l'affissione di
volantini presso varie sedi istituzio-
nali e i locali della Camera del
Lavoro di Bologna, soprattutto pres-
so il Centro Lavoratori Stranieri di
via Marconi 67; inoltre tutte le strut-
ture e le realtà che si occupano di
immigrazione hanno ricevuto un
comunicato.
Maria Grazia Galli, presidente della
Federconsumatori di Bologna,
descrive il lavoro degli operatori
dello sportello e spiega perché è
diventato ormai indispensabile.
"Dopo aver ricevuto l'opuscolo, il
cittadino immigrato che si è rivolto a
noi decide se entrare nel merito del
problema, e nel caso gli operatori
valutano se ci sono i tempi e le pos-
sibilità per aprire una pratica."
Questo è il consueto lavoro di spor-
tello che gli operatori svolgono nel
corso dell'anno; per gli utenti stra-
nieri la Federconsumatori ha pensa-
to a uno sportello ad hoc perché le
loro richieste hanno una certa speci-
ficità: non conoscere bene la lingua
e le leggi italiane, li espone mag-
giormente al rischio di truffe e rag-
giri.
"Se viene aperta una pratica - dice
Maria Grazia Galli - la prima mossa
è mandare alla controparte una let-
tera su carta intestata con le richie-
ste dell'utente. Nell'80% dei casi
questo basta a risolvere il problema;
così non fosse, la pratica passa alla
nostra consulta legale coordinata
dall'avvocato Antonio Mumolo e
composta da una decina di avvocati.
Il primo parere viene dato gratuita-
mente, se si vedono le possibilità di
vincere il contenzioso, l'utente può
decidere se valersi dei nostri avvo-
cati, ovviamente in tal caso dovrà
pagare le spese legali. Per fortuna
oggi col decreto Bersani (223/2006)
il cliente può concordare la parcella;
in precedenza avevamo fatto un
accordo coi nostri avvocati che s'im-
pegnavamo a richiedere il minimo."
Molto spesso chi subisce danni di
lieve entità economica preferisce
lasciar perdere piuttosto che accol-
larsi spese legali. Agli sportelli delle
federconsumatori è sufficiente paga-
re l'iscrizione all'associazione: 10
euro per chi è già iscritto alla Cgil,
altrimenti 40.
I fondi per sostenere il progetto
vengono da finanziamenti della
regione Emilia Romagna e della
Cameri di Commercia, che hanno
coperto per il 40% le spese di pub-
blicazione dell'opuscolo; per la parte
restante sono stati usati i contributi
degli associati.
"Ci auguriamo che questi enti con-
fermino in futuro il loro sostegno -
continua Galli - abbiamo visto che le
richieste di aiuto da parte dei citta-
dini stranieri sono in crescita. Nel
2005 delle 1100 pratiche aperte il
15% circa riguardava immigrati.
Riteniamo che i rischi di raggiri ai
loro danni siano aumentati, è impor-
tante quindi dare loro uno strumen-
to di prevenzione, come può essere
l'opuscolo.
Ma quali sono i casi di raggiro più
frequenti per i cittadini immigrati?
Negli ultimi tempi il cambio "incon-
sapevole" dell'azienda fornitrice del
gas va per la maggiore. Agenti di
vendita di EnelGas che adottano
tecniche di vendita perlomeno spre-
giudicate: si presentano alla porta
dicendo che stanno facendo ricerche
di mercato o la lettura del gas e poi
inducono i clienti a lasciare l'Hera e
a firmare un contratto di fornitura
con l'Enel.
"Ci cascano tutti figuriamoci chi non
capisce bene l'italiano. E molti non
sanno che quando si firma un con-
tratto al di fuori dei locali commer-
ciali si hanno 10 giorni di tempo per
dare la disdetta che possono diven-
tare 60 se non si sono ricevute ho
avuto informazioni esaustive."
Un altro grande classico è l'acquisto
di auto usate. Senza sapere come,
ci si ritrova con catorci inutilizzabili
pagati profumatamente. In questo
caso il consiglio della
Federconsumatori è far valere l'anno
di garanzia, di cui anche le auto
usate sono dotate, inoltre se l'acqui-
sto è stato possibile grazie al presti-
to di una finanziaria bisogna tenere
presente che questa pretenderà l'e-
stinzione del debito a prescindere
dalla qualità dell'acquisto.
"Attenzione alle finanziarie anche
quando pubblicizzano il prestito a
tasso zero, non è mai così. Spesso i
consumatori italiani e immigrati si
ritrovano ad accumulare debiti
senza saperlo. In quel caso riuscia-
mo a ottenere rateizzazioni che ren-
dono meno gravoso il pagamento."
A quanto pare, italiani e immigrati
sono uguali davanti alla merce, ma
quando devono affrontare venditori
sibillini e poco onesti chi conosce
meno lingua, cultura e leggi italiane
ha meno possibilità di difesa. In
questi casi l'opuscolo multilingue e
gli sportelli per i consumatori stra-
nieri diventano uno strumento di
democrazia e partecipazione.
di Leonardo Tancredi
....
Dal mese di SETTEMBRE fino al
mese di DICEMBRE 2006
lo sportello è aperto
presso le seguenti sedi:
Bologna via del Porto n.16
13 incontri al mercoledì dalle ore 16
alle 18
Bologna via Corazza n.7/6
13 incontri al lunedì dalle ore 9 alle
11
S. Lazzaro via E. Levante n.249/b
13 incontri al lunedì dalle ore 16 alle
18
Casalecchio Galleria Ronzani n.3/2
13 incontri al lunedì dalle ore 15 alle
17
Porretta Terme via Borgolungo n.64
6 incontri al lunedì dalle ore 9 alle
11
La città migrante
Federconsumatori.A Bologna un aiutoagli immigrati
Foto. Una pubblicazione della Federconsumatori Bologna
Il lavoro svolto nel 2005 daFederConsumatori
"Sono state ricevute previoappuntamento 2.450 persone "Le telefonate ricevute circa5.000 "Abbiamo ricevuto 160 segnala-zioni scritte. "Abbiamo risposto a circa 2.200e-mail. "Sono state fatte 25 assembleepresso centri sociali e strutturepubbliche
"Sono stati attivati 60 Deskinformativi per cittadini stranieri Nel corso dell'anno sono stateaperte n. 1109 pratiche.
piazza grande • n°128 • 10.06 13
Per poco più di 100 uomini,
donne e bambini rom rumeni
Bologna è una grande scacchiera
sulla quale hanno innescato
un'interminabile partita a dama
col Comune di Bologna.
Occupano spazi liberi, vengono
sgomberati e rioccupano ancora.
È un gioco appassionante, ma
drammatico, tanto che a volte ci
scappa il morto. Qualche giorno
fa è capitato a un neonato che
viveva in una baracca insieme ai
suoi genitori; una donna ha
subito un aborto spontaneo e il
suo feto è stato ritrovato su un
marciapiede; un operaio che
passava la notte in baracca e il
giorno a lavorare in nero in can-
tiere è precipitato da un tetto in
un cantiere di Sala Bolognese.
Sullo sfondo rimane l'ultimo
sgombero subito dai "cento" in
seguito all'occupazione dell'ex
scuola Galilei di Casteldebole.
Questa occupazione seguiva un
altro sgombero, quello del
campo di via Gobetti dove le
stesse 100 persone circa viveva-
no in ruolotte.
A un mese dallo sgombero del
Galilei, avvenuto il 4 agosto, gli
sgomberati riuniti in un'associa-
zione la Le.P.D.P.S. (Lega per la
protezione dei diritti delle perso-
ne comunitarie ed extracomuni-
tarie e dei rifugiati politici),
hanno tenuto una conferenza
stampa per comunicare alla città
il disagio abitativo che stanno
vivendo tutt'ora. Solo 19 delle
persone sgomberate sono state
accolte in strutture, 15 in alber-
go dove possono solo dormire,
15 sono stati gli espulsi, 82 sono
tornati nelle baracche lungo il
Reno. Una parte dei senza tetto
è stata accolta dalla comunità
Matteo 25, ma vivono in condi-
zioni di sovraffollamento, alcune
donne incinte dormono in letti a
castello, la domenica sono senza
pasto. Altri si sono accampati
all'esterno della struttura.
Rosalba Ligorio e Sevastian
Zlotea, presidente dell'associa-
zione, hanno denunciato le
modalità "poco soft" dello sgom-
bero effettuato da circa 200 tra
poliziotti e carabinieri. "Non tutti
hanno potuto portare via le pro-
prie cose, non hanno preso nota
delle donne incinte, dei bambini
e dei malati per poterli collocare
decentemente. Il risultato è che
ci sono 82 persone in strada, di
cui 40 bimbi circa. Questa è la
nota dolente; il comune aveva
garantito di occuparsi quanto-
meno dei minorenni, ma non è
stato così." Alcuni istituti scola-
stici per l'iscrizione a scuola
richiedono oltre al permesso dei
genitori una residenza certifica-
ta, documento che i rom sgom-
berati non sono in grado di esi-
bire. "Nessuno si lamenti quan-
do trova i bambini a elemosinare
o lavare vetri in strada"
Sulla questione del lavoro è
intervenuto in conferenza stam-
pa Valerio Monteventi: "Data la
disponibilità al lavoro come
muratori degli uomini, il Comune
si era assunto l'impegno di
mediare con le imprese edili li
prendessero a lavorare. Si parla-
va di un tavolo che coinvolgesse
associazioni di categoria, ma si è
riunito solo tre volte. Le richie-
ste di regolarizzazione fatte a
marzo (flussi) hanno la prece-
denza e sono documenti quasi
in automatico. Chi sarà regola-
rizzato e lavora nell'edilizia ora
vive in baracche."
Il nomadismo non è più un fatto
culturale per queste famiglie di
rom, si tratta piuttosto di una
scelta obbligata. In questi ultimi
giorni l'associazione ha lanciato
un appello alla vice sindaco
Adriana Scaramuzzino perché
potessero rientrare nei locale del
Galilei, in modo che, in attesa di
auspicabili decisioni più struttu-
rali da parte di un tavolo interi-
stituzionale, i bambini possano
essere inseriti nelle scuole e gli
adulti trovare lavoro.
di Luciano De Carolis
La città migrante
Rom a Bologna,lo sgomberocontinua
Dal 1500 fino a metà del 1700 la
Commedia dell'arte è stato il genere
teatrale più seguito in Europa, le sue
radici affondano nel teatro popolare
dei giullari e dei ciarlatani e i temi
sono quelli propri della cultura popo-
lare: la fame, i rapporti con il potere,
con la natura, tra i sessi, le supersti-
zioni e le teorie popolari, i misteri del
viaggio. I personaggi della
Commedia dell'Arte si possono defi-
nire archetipi che hanno attraversato
la storia dell'uomo… Il Convegno
Arlecchino Grigio - per un teatro del
terzo millennio - tenuto nel dicembre
scorso, inserito nella didattica della
Scuola biennale di Teatro Louis
Louvet ha prodotto un lavoro di
scambio e ricerca tra diversi attori
conoscitori della Commedia dell'Arte
e gli allievi della Scuola di Teatro. A
ottobre verranno presentate in una
rassegna che si terrà presso il Teatro
Dehon di Bologna - che da diverso
tempo ha un'attenzione particolare
per tutte le attività proposte dalla
Fraternal Compagnia - quattro lezio-
ni-spettacolo proposte dagli inse-
gnanti della scuola, con lo scopo di
far conoscere le mille sfaccettature
del genere teatrale più longevo della
storia.
Ecco allora che - partendo dai giullari
di Matteo Belli - il percorso proposto
è un'occasione per ascoltare e veder
rappresentati brani poetici del XIII e
XIV secolo, esemplari di una lettera-
tura un tempo considerata minore ed
ancora oggi poco studiata ma che, al
di là dell'indiscutibile vivacità e godi-
bilità rappresenta, in alcuni casi, un
estremo interesse per le soluzioni di
grande modernità, quasi premonitrici
di esiti letterari molto posteriori.
Secondo Giorgia Penzo la formazione
e l'esperienza dell'attore italiano
sono impregnate di Commedia
dell'Arte, l'ha cucita addosso e non
può disfarsene se non a costo di una
qualche perdita, della rinuncia ad
una specie di ingenuità che da quel
gradino lo può sollevare a scoprire
nuovi territori d'espressione. Ma
dove sono oggi i capitani, i dottori,
gli zanni? in quali figure sopravvivo-
no le loro maschere? Queste le
domande da cui scaturisce un'istrio-
nica chermesse di nuovi personaggi.
Diversa invece la soluzione di
Massimo Macchiavelli, la cui rilettura
degli antichi personaggi resta più
spesso ancorata ai testi originali del
tempo, ma con una messa in scena
tutt'altro che rinascimentale: ecco
allora scaturire un "improbabile capi-
tano" che narra la propria storia a
ritmo di rap, o un Dottor Balanzone
che si sposta da Bologna a Napoli ed
è più attento all'estetica dei suoi
pazienti che alla loro salute. Altre
volte l'evoluzione del personaggio
segue un lavoro di ricerca ed "evolu-
zione" del testo, prende così corpo,
in una scena surreale-romantica, un
arlecchino innamorato che narra in
veneto la propria vicenda tratta dalle
Cosmicomiche di Italo Calvino.
E per concludere un percorso tutto al
femminile, interpretato da Tania
Passarini, per esplorare i territori dai
quali le donne erano bandite, sino a
quando la più grande attrice di
Commedia dell 'Arte, Isabella
Andreini, non riuscì a rompere que-
sto tabù segnando un'epoca che
vede i prodromi del femminismo.
14 piazza grande • n°128 • 10.06
Rassegna diCommediadell’ArteNovembre 2006Teatro Dehon - BolognaA cura della FraternalCompagnia - Scuola diTeatro Louis Jouvet
Il programma
TEATRO DEHON
Inizio spettacoli 21:15
giovedì 2 novembre
Associazione Cà Rossa
"GENTI, INTENDETE QUESTO SER-
MONE"
di e con Matteo Belli
giovedì 16 novembre
Fraternal Compagnia
"IL TEMPO DELLE ATTRICI"
di e con Tania Passarini
giovedì 23 novembre
Maan ricerca e spettacolo
"SMASCHERATA"
di e con Giorgia Penzo
giovedì 30 novembre
Fraternal Compagnia
"ARLECCHINO GRIGIO"
di e con Massimo Macchiavelli
ABBONAMENTI A 4 SPETTACOLI-
Intero euro 32
Soci Coop Adriatica euro 22
Studenti Universitari euro 10
ASSOCIAZIONE AMICI DI PIAZZA GRANDE ONLUS: Le attività
L'Associazione Amici di Piazza Grande Onlus è il luogo in cui i cittadini svantaggiati si organizzano per risolvere i propri problemi, per mettereassieme capacità e idee, per costruire occasioni di reddito, per affrontare il problema della abitazione, per migliorare le prestazione dei servizidella città e per autogestirsi. L’Associazione, in oltre dieci anni di vita ha dato impulso ad una progettualità ricca di iniziative. Attualmente tra leattività di Piazza Grande ci sono il giornale, il BiciCentro, la Sartoria, il Servizio Mobile di Sostegno e lo Sportello di Avvocato di Strada.
piazza grande • n°128 • 10.06 15
Servizi di pulizia e custodia - servizi di accoglienza, orientamento eaccompagnamento di persone disagiate
Via Antonio Di Vincenzo 26/F (BO) Tel e Fax
051 372 223 - 051 4158 361Sito web: www.cooplastrada.it
Mail: [email protected]
In via del Gomito 22, il terzo giovedì del mese, dalle ore 20 alle 21
Fare Mondi La Cooperativa Fare Mondi
affonda le radici nel percorso associativo degli aderenti all’Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.
Telefoni: 380.3585605 - 340.4706347 mail: [email protected]
Abbonati a Piazza GrandePer abbonarsi e ricevere ogni mese il giornale a casa propria, basta un versamento sul c/c postale n.
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Settembre 06
A Piazza Grande ènato un bimbo...
Se avete un passeg-gino, abiti usati,e tutto quello chepuò servire per un
neonato...fatevi sentire!
Tel.051342328
Informazioni e punti di ascolto1. Comune di Bologna, Servizio Sociale Adulti Per tutti gli adulti in difficoltà, dai 18 ai 65 anni. ViaSabatucci, 2. Tel. 051/245156. Aperto lun, merc, ven esab, h.9-13 e mart e giov, h.14-17
2. Associazione Posto d’Ascolto ed Indirizzo Cittàdi Bologna. Informazioni relative a dormitori, mense,docce. 1° binario Stazione Centrale - Piazza MedaglieD’Oro, Tel. 051/244044. Dal lun al ven, h.9-12, 15-18,sab h.9-12
3. Sportello Sociale e delle opportunità Comune diBologna Via del Porto, 15/b, Tel 051/523494. Lun-Sab,h.9.30-16.30, merc h. 9.30-12.30 (senza appuntamen-to).
4. Centro di Ascolto Italiani della Caritas Adulti ita-liani in difficoltà, assistenza, informazioni e percorsi direinserimento sociale. Via S. Caterina 8/A. Tel.051/6448186. Lun, Mart, Ven, h.9.15-11.30. Giov,h9.15-11.30, h.14- 15.30 (senza appuntamento).
5. Centro di Ascolto Immigrati della CaritasDiocesana Ascolto, informazioni e assistenza per per-sone straniere. Via Rialto, 7/2. Tel. 051/235358. Lun,giov, h.9-11, mart, h.15- 17
6. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaCittadini stranieri con permesso di soggiorno o in attesadi regolarizzazione. Informazioni e orientamento. Via leVicini 20, Tel. 051/2195500. Lun h.9-13, mart e giovh.15-18, sab, h.9-13
7. Associazione L’Arca Ascolto e informazione pertutte le persone disagiate. Via Zago, 14, Tel.051/6390192. Dal lun al ven h.15-19
8. Ufficio Casa Comune di Bologna Informazioni subandi per la assegnazione della casa. Viale Vicini, 20Tel. 051/2194332. Lun- ven, h.8,30-13, mart e giov,h.14.30-17
-----------------------------------------------------Aiuto e assistenza legale
9. Avvocato di Strada Consulenza e assistenza legalegratuita per le persone senza fissa dimora. Via Libia, 69presso Associazione Amici di Piazza Grande Onlus.Tel
051/397971. Lun-Ven, h.9.30-13
8. Servizi per gli Immigrati del Comune di BolognaConsulenza ai cittadini stranieri. Via Drapperie, 6. Tel.051/6564611. Aperto tutti i giorni, escluso il ven, h.9-13-----------------------------------------------------Unità di strada
Unità di Aiuto del Comune di Bologna Intervento distrada con camper attrezzato. Tel. 051204308 Fax051203799. Il servizio viene svolto tutti i giorni. Punti disosta del camper: Piazza Puntoni, h.17-18, Via BoviCampeggi, h.18-19
9. Servizio Mobile di Sostegno Associazione Amici diPiazza Grande Onlus. Informazioni, generi alimentari,abiti, panni o coperte alle persone che dimorano in stra-da. Tel.051/342328. Servizio attivo lun, merc e ven,h.21-24. Il giov h.9-12-----------------------------------------------------Assistenza medica gratuita
10. Poliambulatorio Biavati Visite mediche gratuiteper persone non assistite dal Servizio SanitarioNazionale e persone in stato di grave indigenza. StradaMaggiore, 13. Tel. 051/226310. Aperto tutti i giornih.17.30 - 19 (senza appuntamento).
11. Croce Rossa Italiana Somministrazione farmaci,attrezzatura ortopedica e occhiali. Via del Cane, 9. Tel.051/581858. Lun, Merc, Ven, h.8-14. Mart, Giov, h.8-17
12. Sokos Visite mediche gratuite per immigrati privi diassistenza sanitaria, persone senza fissa dimora e tossi-codipendenti. Si prescrivono visite specialistiche, farmacied esami. Via de' Castagnoli 10, Tel. 0512750109. Lunh.17-19. Merc, h.16-19, sab, h.9-12
13. Centro per la salute delle donne straniere e deiloro bambini Vengono erogate prestazioni a donne ebambini stranieri. Poliambulatorio Zanolini, Via Zanolini,2. Tel. 051/4211511. Lun, h.12-18. Mart, h.15-19. Giov,h.12-19. Ven, h.10.30-14Urgenze odontoiatriche
14. Istituto Beretta Via XXI Aprile 15,Tel.051/6162211 Distribuzione numeri, dal lun al ven,h.8-9 e h. 14. Sab soltanto al mattino. Domenica prontosoccorso odontoiatrico h.8-13
15. Poliambulatorio AUSL Via Tiarini 10/12Tel.051/706345. Dal lun al ven. Dalle ore 7.30 vengonodistribuiti 12 numeri.-----------------------------------------------------Pasti gratuiti
7. Associazione L'Arca Via Zago, 14. Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30-19
3. Centro Diurno Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi su segnalazione dei Servizi Sociali. Via delPorto, 15/C. Tel. 051/521704. Tutti i giorni dell'annoh.12.30 - 18.
1. Centro Beltrame Comune di Bologna Distribuiscepasti caldi agli ospiti del centro stesso - Via F. Sabatucci,2. Tel. 051/245073.
16. Oratorio di San Donato Tutte le domeniche matti-na alle ore 10.10 colazione. Via Zamboni, 10. Tel.051/226310
17. Mensa dell'Antoniano Distribuisce pasti caldi. ViaGuinizelli, 3. Tel. 051/3940211. Tutti i giorni h.11.30-12.Per accedere al servizio occorre un buono che vienedistribuito alle h. 10.45.
4. Mensa della Fraternità Caritas DiocesanaFornisce pasti caldi. Via Santa Caterina, 8/A. Tel.051/6448015. Tutti i giorni mensa h.18-19.
18. Punto d'incontro della Venenta Distribuisce ali-menti. Via Serlio, 25. Aperto Mart e Giov, h.10-12
19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione di cibo da cucinare. Via Mameli, 5Tel. 051/400201. Mart, h.10-12, Ven, h.15.30- 17.30
20. Parrocchia S. Cuore Distribuzione viveri. ViaMatteotti, 25. Tel. 051/4151760. Dal lun al sab, h.11-12
21. Parrocchia S. Maria della MisericordiaDistribuisce razioni di generi alimentari. P.zza PortaCastiglione, 4. Tel. 051/332755. La distribuzione avviene
al sabato munendosi alle ore 8.00 di un numero con cuisi prenota il ritiro che avviene dalle h.9.30 alle 11.
22. Parrocchia S. Maria Maddalena Offre alimenti.Via Zamboni, 47. Tel.051/244060. Merc, h.10-12
23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzione generi alimentari. Via Lombardi 37, Tel.051/356798. Lun, h.14.30- 17, mart, giov e ven, h.9-12, merc, h.10.30- 12.30-----------------------------------------------------Bagni e docce calde
4. Centro S. Petronio Caritas Diocesana Serviziodocce Via S. Caterina 8/A Bus 20-21 Tel. 051/6448015. Prenotazione alla mattina h.9-11.30.Gli stranieri debbono prenotare il Mart mattino per usu-fruire dei servizi il Mart e il Merc dalle 14 alle 15. Gli ita-liani debbono prenotare il Ven mattino o Lun mattino perusufruire dei servizi il Lun dalle 14 alle 15. Le donne, ita-liane e straniere, usufruiscono del servizio il Giov, dalle14 alle 15.
24. Bagni pubblici Toilette e servizio gratuito di lavan-deria, con lava-asciuga, per persone senza fissa dimora.Piazza IV Novembre Tel. 051/372223. Aperto sempreh.9-20
25. Rifugio notturno della solidarietà Servizio docceper persone senza fissa dimora. Via del Gomito 22/2.Tel. 051/324285. Il servizio è attivo il Mart h.15-18 pergli uomini. Il Ven, h.15-18 per le donne.-----------------------------------------------------Distribuzione abiti
17. Antoniano Fornisce vestiario. Via Guinizelli, 13. Tel.051/3940211. Merc e Ven, h.9.30-11.30. Tel.051/244044
7. Associazione L'Arca Fornisce vestiario a chi si pre-senta direttamente. Via Zago, 14. Bus 38, Tel.051/6390192. Dal lun al ven, h.15.30- 19
26. Opera San Domenico Distribuisce vestiario a max25 persone ogni giorno. Piazza San Domenico, 5/2 Tel.051/226170. Lun e giov, h.8-10
19. Parrocchia Cuore Immacolato di MariaDistribuzione vestiario. Via Mameli, 5. Tel. 051/400201.Tutti i Merc, h.9-11
27. Parrocchia S. Egidio Distribuzione vestiario. Via S.Donato, 36. Tel. 051/244090. Dal Lun al Ven, h.16-17.30
28. Parrocchia S. Giuseppe Cottolengo Distribuisceindumenti, Via Don Orione 1, Tel. 051/435119. A giovedìalterni, h.16-18
29. Parrocchia S. Giuseppe Lavoratore Distribuisceindumenti in genere. Via Marziale, 7, Tel.051/322288. Ilprimo e terzo mercoledì di ogni mese, h.15-17
23. Parrocchia S.S. Angeli Custodi Distribuzioneabbigliamento. Via Lombardi, 37. Tel.051/356798. Tutti i merc, h.9-10.-----------------------------------------------------Dove dormire
1. Centro Beltrame Offre 115 posti letto. Via F.Sabatucci, 2. Tel. 051/245073. Si accede tramite loSportello Sociale di Via Del Porto, 15/B.
30. Casa del Riposo Notturno M.Zaccarelli Offre 80 posti letto. Via Carracci, 69. Aperto h.19-8. Siaccede attraverso lo Sportello Sociale di via del Porto,15/b.
31. Opera di Padre Marella Offre 60 posti letto. Viadel Lavoro, 13. Tel. 051/244345. Aperto h.8-17
25. Rifugio Notturno della Solidarietà Offre 30 postiletto a persone tossicodipendenti senza dimora. Via delGomito, 22/2. Tel.051/324285 Aperto h.19-9.30.
32. Casa del Riposo Notturno Offre 32 posti letto peradulti italiani e immigrati con permesso di soggiorno erifugiati politici. Via Lombardia, 36. Tel.051/493923.Aperto h.19-9. Si accede attraverso la segnalazione delloSportello Sociale di Via del Porto, 15/B.
33. Struttura Madre Teresa di Calcutta Offre 19 postiletto per adulti italiani e immigrati con permesso di sog-giorno e rifugiati politici. Viale Lenin, 20.Tel.051/531742. Aperto h.19-9. Si accede attraverso lasegnalazione di tutti i servizi sociali del territorio.
34. L'isola che non c'è Struttura dedicata ai punkabe-stia. Offre 35 posti letto con punto cucina, punto docce eaccoglie persone con animali, per le quali è previsto unservizio veterinario. Via Dell'Industria, 2. Si accededirettamente dalla strada nei limiti di posti disponibili.-----------------------------------------------------Un servizio per i tuoi problemi
9. Associazione Amici di Piazza Grande OnlusAssistenza e percorsi di recupero per senza fissa dimora.Via Libia, 69, Bologna. Tel. 051/342328. Lun-ven, h.9-12, h.14.30-18.
3. Centro Diurno Comune di Bologna Accoglienza,relazione d'aiuto e ascolto, attività per il tempo libero elaboratoriali. Via del Porto, 15/C. Tel. 051/521704. Tuttii giorni h.12.30- 18.
Centro accoglienza La RupePromozione sociale e progetti di inserimento lavorativoper persone con problemi di marginalità. Via Rupe, 9.Sasso Marconi. Tel. 051/841206.
35. Laboratorio Abba-Stanza Destinato a personesenza fissa dimora e individui con gravi disagi sociali. ViaDella Dozza, 5/2. Tel/Fax 051/6386000.
Cittadini StranieriNUMERO VERDE SERVIZIO SANITARIO Servizi pluri-lingue di informazione e mediazione culturale - 800663366
36. Ufficio Stranieri della CGIL. Via GuglielmoMarconi 69 - Tel 0516087190 Fax 051251062. Lun-ven,h.9-13, 15-18. Il sab, h.9-13
Maternità 37. SAV, Servizio Accoglienza alla Vita
Via Irma Bandiera, 22. Tel. 051/433473. Dal lun al giov,h.9.30-12.30 e h.15.30-17.30
Comunità S.Maria della Venenta Onlus Accoglienzain comunità e in case famiglia di ragazze madri. Viadella Venenta, 42/44/46. Argelato (Bo) Tel.051/6637200. Aperta tutto l'anno
Donne che hanno subito abusi e violenze38. Casa della Donna per non subire violenza Ascolto, assistenza psicologica e legale, ospitalità tempo-ranea, gruppi di auto-aiuto e sostegno. Via Dell'Oro, 3.Tel. 051/333173. Lun-ven, h.9-18
S.O.S. Donna NUMERO VERDE 800 453009Linea telefonica contro la violenza, fornisce informazioni,aiuto, consulenza ed assistenza psicologica e legale. Tel.051/434345 fax 051/434972. Lun, mart e ven, h. 20-23,giov, h.15-17.30
Disagio relazionaleA.S.P.I.C. Associazione per lo Sviluppo Psicologicodell'Individuo e della ComunitàServizio psico-socio-assistenziale. Via De' Gombruti 18 Tel / Fax 0516440848. Il centro è aperto (previo appun-tamento) dal lunedì al venerdi.
Disagio psichico 39. Percorso vita Informazioni e assistenza a persone con disagio mentalee alle loro famiglie, attività culturali e ricreative, gruppidi auto-aiuto. Via Polese, 23. Tel/Fax 051/273644
Alcool Alcolisti Anonimi Gruppi di auto-aiuto. Tel. 335/8202228
Acath.9 - 19, Cell. 3491744897
Carcere 40. A.VO.C. Associazione volontari carcere Attività in carcere, sostegno psicologico e sociale a dete-nuti ed ex-detenuti. Piazza del Baraccano, 2. Tel.051/392680
41. Gruppo carcere del Centro Poggeschi
Attività di animazione e lavoratori all'interno del carceree progetti di inclusione sociale. Via Guerrazzi 14.Tel.051/220435
Tossicodipendenze42. Il Pettirosso Comunità di accoglienza per tossicodipendenti e auto-aiuto per familiari. Via dei Mattuiani, 1. Tel. 051/330239
S.A.T.Servizio Accoglienza Tossicodipendenti. Presso CasaGianni, Via Rodolfo Mondolfo, 8. Tel. 051/453895.Aperto tutti i giorni previo appuntamento.
AidsTelefono verde Aids della Ausl Bologna: 800 856080
43. C.A.S.A. Centro Attività Servizi della USL Bologna Informazioni e servizi sanitari a persone affette da HIV esieropositive. Via S. Isaia, 90. Tel. 0516494521. Dal lunal ven, h.8-14.
44. ANLAIDS Gestisce una Casa Alloggio, un centrodiurno per persone con Hiv e sieropositive ed una lineatelefonica per informazioni e supporto con esperti.Organizza gruppi di auto-aiuto e laboratori artigianaligratuiti. Via Irnerio, 53. Tel. 051/6390727. Per informa-zioni e aiuto sulla malattia 051/4210817 - La linea fun-ziona lun, mart e giov, h.16-20. La sede è aperta dal lunal ven, h.9-13
45. IDA Iniziativa Donne Aids Informazione, preven-zione e tutela dei diritti per persone con Hiv, AIDS epersone detenute. Via San Mamolo, 55. Bus 29-30 Tel/Fax 051/581373. Cell. 339/8711149
46. LILALega Italiana per la Lotta contro l' AIDS. Ascolto, acco-glienza, informazioni, assistenza, centro di documenta-zione e consulenza legale e previdenziale. Via Agucchi,290/A. Tel. 051/6347644 - 051/6347646. Info:051/6350025 (lun, merc, ven, h.18.30-20)
Doveandare per...
dormire,mangiare,lavarsi,curarsi,lavorare.A Bologna