Carrozziere per causa di forza maggiore - epocAuto

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4 - N. 6 - 2012 di Elvio Deganello Carrozziere per causa di forza maggiore Giovanni Moretti inizia a lavorare giovanissimo nel 1912. A 22 anni costruisce la sua prima moto e a 24 presenta il primo veicolo a quattro ruote. Dopo la guerra è un affermato costruttore di auto, ma nel 1958 lo sforzo finanziario per produrre il nuovo modello 750 TDM mette in crisi la sua piccola azienda. Allora rinuncia all’attività di costruttore e inizia a carrozzare le Fiat. 1948 In apertura, dopo la guerra la Moretti s.p.a. si rivolse ai veicoli con il motore a scoppio. La foto ritrae lo spazio espositivo del costruttore al Salone di Torino del 1948. Al centro si vede una Cita 250 fra il telaio di una 750 da competizione (a sinistra) e una Cita 350 (a destra). 1944 Una vetturetta elettrica costruita per circolare nonostante la penuria di benzina. Accanto alla gamma dei veicoli elettrici, che comprendeva anche motocarri e piccoli camioncini, Moretti sviluppò la produzione degli accumulatori e degli accessori elettrici. L ’avventura di Giovanni Mo- retti inizia con la storia strap- palacrime di un bambino na- to il 21 luglio 1904 in una frazione di Reggio Emilia che rimane orfa- no di padre e va a lavorare a otto anni. Ne ha 12 quando dalla botte- ga dello zio passa alle Officine Reg- giane. Ne ha 16 anni quando muo- re la madre e vende la bicicletta per recarsi a Torino a lavorare nella fabbrica di moto Elect avviata dal concittadino Giovanni Ladetto. Nel tempo libero Giovanni arro- tonda i guadagni riparando moto e bici in uno sgabuzzino che pre- sto diventa un negozio e poi un negozio ancora più grande. Nel 1926 costruisce la prima moto con marchio Moretti, a questa segue una fortunata serie di motocarri con motori della bolognese CM e, nel 1928, un quadriciclo con moto- re motociclistico. Nel 1941 la ditta individuale Giovanni Moretti di- viene Moretti s.p.a e durante il con- flitto costruisce auto, motocarri e camioncini, tutti con la propulsio- ne elettrica per aggirare la penuria di benzina. Da una branca di quel- la produzione si sviluppano la co- struzione degli accumulatori e quella degli accessori elettrici. Fi- nita la guerra, Giovanni Moretti e i soci si orientano verso le auto con motore a scoppio e presentano la Cita (piccolina, nel dialetto pie- montese). All’inizio monta un mo- tore bicilindrico di 250 cc raffred- dato ad aria, poi un 350 cc raffred- dato ad acqua. Nel 1949 i progetti- sti della Casa, che sono Giovanni

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di Elvio Deganello

Carrozziere per causa di forza maggioreGiovanni Moretti inizia a lavorare giovanissimo nel 1912. A 22 anni costruisce la sua prima moto e a 24 presenta il primo veicolo a quattro ruote. Dopo la guerra è un affermato costruttore di auto, ma nel 1958 lo sforzo finanziario per produrre il nuovo modello 750 TDM mette in crisi la sua piccola azienda. Allora rinuncia all’attività di costruttore e inizia a carrozzare le Fiat.

1948 In apertura, dopo la guerra la Moretti s.p.a. si rivolse ai veicoli con il motore a scoppio. La foto ritrae lo spazio espositivo del costruttore al Salone di Torino del 1948. Al centro si vede una Cita 250 fra il telaio di una 750 da competizione (a sinistra) e una Cita 350 (a destra).

1944 Una vetturetta elettrica costruita per circolare nonostante la penuria di benzina. Accanto alla gamma dei veicoli elettrici, che comprendeva anche motocarri e piccoli camioncini, Moretti sviluppò la produzione degli accumulatori e degli accessori elettrici.

L’avventura di Giovanni Mo-retti inizia con la storia strap-palacrime di un bambino na-

to il 21 luglio 1904 in una frazione di Reggio Emilia che rimane orfa-no di padre e va a lavorare a otto anni. Ne ha 12 quando dalla botte-ga dello zio passa alle O� cine Reg-giane. Ne ha 16 anni quando muo-re la madre e vende la bicicletta per recarsi a Torino a lavorare nella fabbrica di moto Elect avviata dal concittadino Giovanni Ladetto. Nel tempo libero Giovanni arro-tonda i guadagni riparando moto e bici in uno sgabuzzino che pre-sto diventa un negozio e poi un negozio ancora più grande. Nel 1926 costruisce la prima moto con marchio Moretti, a questa segue una fortunata serie di motocarri

con motori della bolognese CM e, nel 1928, un quadriciclo con moto-re motociclistico. Nel 1941 la ditta individuale Giovanni Moretti di-viene Moretti s.p.a e durante il con-� itto costruisce auto, motocarri e camioncini, tutti con la propulsio-ne elettrica per aggirare la penuria di benzina. Da una branca di quel-la produzione si sviluppano la co-struzione degli accumulatori e quella degli accessori elettrici. Fi-nita la guerra, Giovanni Moretti e i soci si orientano verso le auto con motore a scoppio e presentano la Cita (piccolina, nel dialetto pie-montese). All’inizio monta un mo-tore bicilindrico di 250 cc ra� red-dato ad aria, poi un 350 cc ra� red-dato ad acqua. Nel 1949 i progetti-sti della Casa, che sono Giovanni

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1952 Una Moretti 600 del 1952. Montava un motore con un albero a camme in testa sviluppato dai tecnici della Casa partendo dal bicilindrico della Cita. La carrozzeria disegnata da Giovanni Michelotti univa un aspetto gradevole a una buona abitabilità.

1952-1955 La 600 Giardinera alla � ne del raid attorno al Mondo compiuto da Luciano Albiero e Giulio Piccoli con partenza il 14 giugno 1952 e arrivo il 12 giugno 1955. Il motore era stato sigillato da un notaio alla partenza per mostrarne l’a� dabilità in caso di successo.

1954 Una 750 Bialbero Coupé restaurata ed esposta al concorso d’eleganza di Villa d’Este del 2003. Come la maggior parte degli esemplari costruiti anche questo era all’estero. La Moretti “bilabero” si sono distinte in particolare nelle competizioni francesi e americane.

1954 La 1200 con il motore bialbero. È stata costruita in pochissimi esemplari spesso diversi fra loro. Quello ra� gurato è stato carrozzato in alluminio nel 1954 da CA.MO. (Carrozzeria Motto). Fra le particolarità stilistiche si nota il paraurti a metà altezza della calandra.

1956 La 750 Gran Sport bialbero di Marceau Escules/Francis Guillaud alle veri� che della 24 Ore di Le Mans. Nella corsa partita il 29 luglio 1956 si fermò al 22° giro per problemi all’accensione. L’altra Moretti di Marcel Lauga/Jean-Michel Durif si fermò al 62° giro.

1957 La 750 Record du Monde ra� gurata nel depliant edito nel 1957. Con questo modello esteticamente ritoccato nel 1958 e rinominato Tour du Monde il piccolo costruttore sperava raggiungere alti numeri di produzione. Le cose invece andarono diversamente.

1959 L’interessante 500 con la trazione anteriore proposta nelle versioni giardiniera e furgoncino. A parte il motore bicilindrico e alcuni altri organi meccanici provenienti dalla Fiat 500, tutto il resto era progettato e costruito nello stabilimento Moretti di Via Monginevro.

Ladetto, ex datore di lavoro di Mo-retti, Augusto Blatto e lo stesso Giovanni Moretti, aggiungono due cilindri al motore della Cita e met-tono in produzione la 600, che ri-mane in listino � no al 1952. Da questa deriva la 750, che prima af-� anca la 600 e poi la sostituisce. Al vertice della gamma i progettisti propongono una 1200 Bialbero, che poi diventa 1500, senza però

mai trovare un reale sbocco pro-duttivo. Asse portante della pro-duzione sono le 750, dotate di ro-busti motori a quattro cilindri con albero a camme in testa, che man-tengono bene la loro posizione di mercato grazie anche ai continui aggiornamenti della piacevole car-rozzeria disegnata da Giovanni Mi-chelotti. Intanto una serie limitata di 750 bialbero da corsa promuove

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1959 La Moretti-Fiat Formula Junior del brasiliano Christian “Bino” Heins momentaneamente davanti a tutti nel Gran Premio Shell il 25 ottobre a Vallelunga. Al traguardo si classi� cherà quarto. Alla � ne dell’anno una Moretti vincerà il Campionato Italiano della Montagna.

1960 Lo stile di questa 1500 S Spider derivata Fiat riprende quello della 1500 Golden Arrow presentata un po’ prima con meccanica Moretti. Infatti, dopo avere cessato l’attività di costruttore, Giovanni Moretti adottò alcune attrezzature pre-esistenti alla nuova circostanza.

1961 La graziosa Fiat 600 D cabriolet disegnata da Giovanni Michelotti e prodotta da Moretti a partire dal 1961. Lo stesso carrozziere Impiegò lo stesso impianto stilistico e buona parte delle stesse attrezzature per realizzare anche le varianti coupé e berlina.

1961 All’inizio degli anni Sessanta Moretti vestiva fuoriserie l’intera gamma dei modelli Fiat, comprendendo la 1100 D che gli altri carrozzieri trascuravano. La coupé ra� gurata utilizzava uno speciale autotelaio in tubi quadri ed era disponibile anche nella versione spider.

1961 Un nuovo disegno di Michelotti ha dato origine a una nuova famiglia di fuoriserie sul pianale della Fiat1500. Nell’immagine si vede la Cabriolet alla quale ben si addicono il disegno pulito delle � ancate e il movimento creato dai bassorilievi nelle zone dei fanali.

1961 La 1500 Coupé. Sotto la linea di cintura le forme sono quelle piuttosto riuscite della 1500 Spider. Nel 1963 Moretti aggiunse a questa gamma di fuoriserie una berlinetta con il padiglione spiovente e il portellone posteriore, che anticipò le attuali “sport-wagon”.

1961 Con il musetto a� lato e gli inediti paraurti in vinile, la Fiat 500 D Coupé si impose all’attenzione degli stilisti. Secondo la consuetudine del carrozziere, la vettura era disponibile anche nella con� gurazione spider. Le due versioni ottennero successo fra la clientela giovanile.

1963 La Moretti 1500 SS realizzata sul pianale con il passo corto dell’ultima versione della Fiat 1500 Spider. La calandra divisa in due ricordava quella della celebre Ferrari 156 Formula 1 entrata nell’immaginario collettivo vincendo il Campionato Mondiale nel 1961.

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1963 La svelta e compatta 2500 SS Spider è realizzata elaborando la meccanica della Fiat 2300 S Coupé, con il passo accorciato.

1964 La Fiat 850 Coupé disegnata da Giovanni Michelotti con uno stile coerente con quello studiato a suo tempo per la Fiat 600. Anche questo modello era disponibile in tre versioni: Coupé, Berlina e Cabriolet, che utilizzavano gran parte dei lamierati in comune.

1965 La nuova versione della Fiat 500 Coupé Moretti realizzata utilizzando in parte le attrezzature della Fiat 850. Alla � ne il peso risultò superiore a quello del modello precedente. Per questo motivo il carrozziere o� rì la scelta di montare un motore potenziato.

1966 Un ritorno al passato: l’interessante Fiat 500 a trazione elettrica. Il vano motore era quasi interamente occupato dalle batterie. Nonostante questo l’autonomia di marcia era scarsa e ciò limitò drasticamente le possibilità di successo.

1966 La Fiat 850 Sportiva disegnata da Danny Bravand, che aveva lavorato da Michelotti prima di essere assunto da Moretti. La piccola coupé con i parafanghi gon� come quelli della Ferrari Dino piacque molto e fu prodotta complessivamente in 1500 esemplari.

1969 Anche la 850 Sportiva ha avuto la sua versione berlina, chiamata S4. Il rapporto fra i volumi imposto dall’abitacolo per quattro persone non giovò allo stile. In ogni modo il modello trovò clienti fra i padri di famiglia desiderosi di distinguersi.

1967 Sull’onda del successo della 850 Sportiva, Danny Bravand applicò lo stile “Dino” con i parafanghi gon� anche alle spaziose coupé a 4/5 posti realizzate da Moretti sulla meccanica delle Fiat 124 e 125.

l’immagine della marca con le im-prese sportive. Quanto a imprese, i modelli di serie non sono da me-no: nel Secondo Rallye Transafrica-no due Moretti 750 guidate da Ma-rio Vaglia e Paolo Butti partono da Algeri il 31 dicembre 1952 e arriva-no a Città del Capo il 20 febbraio 1953 dopo 16.000 chilometri di pi-ste desertiche, classi� candosi pri-ma e seconda della classe 1100 e sopravanzando vetture di maggio-re cilindrata nella classi� ca assolu-ta. Un’altra impresa dal sapore pio-nieristico è il Raid Mondiale di 120.000 chilometri attraverso l’Eu-ropa, l’Africa, l’Asia e l’America compiuto da Luciano Albiero e

Giulio Piccoli dal 14 giugno 1952 al 12 giugno 1955 a bordo di una Moretti 600 giardinetta con il mo-tore sigillato da un notaio per veri-� carne la robustezza. In onore del primo raid africano i modelli 750 del 1954 si chiamano “Alger le Cap”. Nel 1956 cambiano nome diven-tando “Record du Monde 120.000 km”, in� ne nel 1958 sono ribattez-zate “Tour du Monde”. In quell’an-no la rinnovata 750 Tour du Mon-de, presentata in anteprima mon-diale al Salone di Ginevra, sembra poter proiettare Moretti fra i co-struttori industriali. Ma le vicende non prendono la piega che Gio-vanni sperava. Lo sforzo � nanzia-

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1969 Un’immagine dal depliant della Fiat 128 Coupé. Con questo modello Bravand passò dalle linee gon� e dello stile “sportiva” a super� ci piane generate da linee tese. Insieme alla Coupé debuttò anche la versione Targa con tetto parzialmente apribile.

1971 La Fiat 127 Coupé realizzata utilizzando le attrezzature della 128 Coupé. L’economia di scala permise un prezzo ragionevole, cha garantì il successo commerciale. Nel tempo la vettura subì piccoli ritocchi alle � niture che ne migliorarono la sostanza.

1972 La proposta di Danny Bravand per l’autotelaio Fiat 132. La ricerca delle super� ci piane si spinse � no al muso, dove il designer soppresse la calandra e allineò i fari alla lamiera con carenature trasparenti. Troppo costosa da produrre in serie, è rimasta esemplare unico.

1971 La Minimaxi, vetturetta per il tempo libero con le linee e le � niture rustiche delle auto da fuoristrada. Il modello impostato sulla meccanica della Fiat 500 (nella foto) trovò larghi consensi e quando la 500 uscì dalla produzione Moretti adottò la meccanica della Fiat 126.

1974 La Fiat 127 Midimaxi, sorella maggiore della Minimaxi basata sulle stesse idee e sullo stesso stile. È stata prodotta in tre serie � no al 1982 incorporando tutte le modi� che della berlina Fiat dalla quale derivava.

1981 La Panda Rock che Moretti ha costruito � no alla soglia degli anni Novanta continuando il successo della 126 Minimaxi e della 127 Midimaxi. Gli altri modelli prodotti dal carrozziere in questo periodo erano elaborate sulla scocca di serie delle Fiat Uno e Tipo.

rio per avviare la produzione negli stabilimenti di via Monginevro e la politica dei modelli ambiziosa-mente articolata su troppe varianti di carrozzeria diventano ostacoli che impediscono il successo. Ciò costringe alla resa Moretti, che ri-nuncia al ruolo di costruttore e cer-ca un accordo con la Fiat per di-ventare uno dei tanti carrozzieri delle versioni speciali. Nel 1959, i tecnici di Via Monginevro riscopro-no le loro capacità di costruttori de� nendo una originale 500 Giar-diniera con la trazione anteriore, che non si può de� nire né una “car-rozzata” né una vera e propria Mo-retti. Infatti, solo il motore e pochi altri elementi meccanici proven-gono dalla Fiat, mentre il resto è progetto, brevettato e costruito in autonomia. La piccola e pratica trazione anteriore poteva trovare un vasto mercato, se poco tempo dopo la stessa Fiat non avesse pre-sentato la sua 500 Giardiniera, molto più semplice e meno costo-sa con il motore posteriore ribalta-to di lato. Il mancato successo del-la 500 con la trazione anteriore è largamente compensato dall’otti-ma accoglienza delle Fiat carrozza-te. All’inizio degli anni Sessanta Moretti veste quasi tutti gli autote-lai della gamma Fiat a partire dalla popolare 600 � no all’aristocratica 2300. Uno dei punti di forza del carrozziere è la rete di vendita or-ganizzata da Moretti quando era costruttore. Un altro è lo stile ela-borato in collaborazione col desi-gner free-lance Giovanni Miche-lotti. Nel 1964, la Fiat 850 sostitui-sce la 600 nella gamma delle “car-

rozzate” Moretti, mentre il desi-gner svizzero Danny Bravand, ex dipendente di Michelotti, è assun-to per disegnare in esclusiva i nuo-vi modelli. Fra le più riuscite crea-zioni di Bravand per Moretti, ricor-diamo la fortunata serie delle 850 Sportiva e 850 S2 prodotte in oltre 1500 esemplari. Queste piccole utilitarie dalla linea aggressiva ri-propongono in scala ridotta le li-nee con i parafanghi gon� della Ferrari Dino senza però scadere nel caricaturale. Parafanghi piani e cofani lisci come quelli della Ferrari 308 GTB caratterizzarono invece l’altrettanto fortunata serie delle Fiat 128 Coupé e Roadster, che poi sono riprese con piccoli adatta-menti per gli autotelai Fiat 127. An-cora sull’autotelaio della piccola Fiat 127, Moretti individua l’ecce-zionale � lone delle vetture per il tempo libero. La 127 Midimaxi la 126 Minimaxi carrozzate come piccole “gippine” vanno avanti � no al 1987 quando i modelli dai quali derivavano escono dai listini Fiat. Poco tempo dopo debutta la Pan-da Rock, un’altra vetturetta per il tempo libero che riscuote un buon successo a� ancata dalle Fiat Uno e le Ritmo elaborate sulla scocca originale. Questi modelli conclu-dono la vicenda produttiva dell’azienda che ormai da tempo è guidata dai fratelli Gianni e Sergio Moretti, � gli di Giovanni. All’inizio degli anni Novanta la storia sem-bra conclusa, ma il carrozziere Re-nato Scioneri rileva il marchio Mo-retti e lo tiene in vita ancora qual-che tempo per utilizzarne la ben articolata rete commerciale.