Carlo F. Traverso (ePub) - Liber Liber · STORIA D'ITALIA DAL 1789 AL 1814 SCRITTA DA CARLO BOTTA...

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    TITOLO: Storia d'Italia dal 1789 al 1814. Tomo VAUTORE: Botta, CarloTRADUTTORE:CURATORE:NOTE: Il testo è presente in formato immagine sulsito “The Internet Archive” (https://www.archi-ve.org/). Realizzato in collaborazione con il Pro-ject Gutenberg (https://www.gutenberg.org/) tramiteDistributed Proofreader (https://www.pgdp.net/).

    CODICE ISBN E-BOOK: 9788828101208

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] "Battaglia di Marengo"di Louis-François Lejeune (1775-1848). - Château deVersailles - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Le-jeune_-_Bataille_de_Marengo.jpg - Pubblico Dominio.

    TRATTO DA: Storia d'Italia dal 1789 al 1814 / scrit-ta da Carlo Botta –Capolago presso Mendrisio : Tipo-

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    TRATTO DA: Storia d'Italia dal 1789 al 1814 / scrit-ta da Carlo Botta –Capolago presso Mendrisio : Tipo-

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  • grafia Elvetica, 1833-1838 – 6 v. ; 19 cm - Volume5, 1833, 355 p. ; 19 cm

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 25 settembre 2013

    INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

    SOGGETTO:HIS020000 STORIA / Europa / Italia

    DIGITALIZZAZIONE:Distributed Proofreader, https://www.pgdp.net/

    REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Santamaria

    IMPAGINAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] F. Traverso (ePub)Ugo Santamaria (revisione ePub)

    PUBBLICAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Santamaria

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  • Indice generale

    Liber Liber......................................................................4LIBRO DECIMOTTAVO...............................................6LIBRO DECIMONONO..............................................72LIBRO VIGESIMO....................................................120LIBRO VIGESIMOPRIMO.......................................195LIBRO VIGESIMOSECONDO.................................278INDICE DEL PRESENTE VOLUME.......................351

    1799........................................................................3511800........................................................................3561801........................................................................3591802........................................................................3601803........................................................................3621804........................................................................3621805........................................................................3631806........................................................................365

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    1799........................................................................3511800........................................................................3561801........................................................................3591802........................................................................3601803........................................................................3621804........................................................................3621805........................................................................3631806........................................................................365

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  • STORIA

    D'ITALIADAL 1789 AL 1814

    SCRITTA

    DA CARLO BOTTA

    TOMO V

    www.liberliber.it

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    STORIA

    D'ITALIADAL 1789 AL 1814

    SCRITTA

    DA CARLO BOTTA

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  • LIBRO DECIMOTTAVO

    SOMMARIOAccidenti fierissimi, e pieni di sangue nel regno di Napoli. Estre-mo coraggio delle due parti. Il cardinal Ruffo si fa padrone di Na-poli. Uccisioni crudelissime che vi seguono. I castelli si arrendo-no al cardinale, ed agli alleati con patto, che siano salve le vite, ele sostanze dei repubblicani. Nelson sopraggiunto rompe la fede;supplizj lagrimevoli: si ristaura in tutto il regno l'autorità regia.Lo stato Romano viene in potestà dei confederati, eccettuata An-cona. Singolar risoluzione di Lahoz, generale Italiano, e sua mor-te. Bella difesa del generale Monnier in Ancona: finalmente si ar-rende con patti onorevoli. Tutta l'Italia a divozione dei confedera-ti.

    L'ordine della storia mi chiama adesso a cose maggiori:molto sangue civile versato dalle bajonette, molto dallemannaje; Italiani straziati da forestieri, Italiani straziatida Italiani; pensieri smisurati da ambe le parti; la crudel-tà sotto nome di giustizia, un coraggio estremo in casiestremi; il valore contaminato dalla perfidia; Russi, Te-deschi, Turchi, Inglesi, Napolitani, Romani, Toscani inun viluppo; aquile bianche con un becco, aquile nerecon due becchi, leopardi con le rampe, la repubblicanadonna, la Nostra Donna, la Ottomana luna, la croce deicristiani sulle bandiere; l'inferiore Italia tutta sdegnata,furibonda, sconvolta, sanguinosa; discorsi civili, operebarbare, proteste d'umanità, età da Genserico; e chi van-ta i tempi moderni, non so di qual razza sia. Ferdinando,

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    LIBRO DECIMOTTAVO

    SOMMARIOAccidenti fierissimi, e pieni di sangue nel regno di Napoli. Estre-mo coraggio delle due parti. Il cardinal Ruffo si fa padrone di Na-poli. Uccisioni crudelissime che vi seguono. I castelli si arrendo-no al cardinale, ed agli alleati con patto, che siano salve le vite, ele sostanze dei repubblicani. Nelson sopraggiunto rompe la fede;supplizj lagrimevoli: si ristaura in tutto il regno l'autorità regia.Lo stato Romano viene in potestà dei confederati, eccettuata An-cona. Singolar risoluzione di Lahoz, generale Italiano, e sua mor-te. Bella difesa del generale Monnier in Ancona: finalmente si ar-rende con patti onorevoli. Tutta l'Italia a divozione dei confedera-ti.

    L'ordine della storia mi chiama adesso a cose maggiori:molto sangue civile versato dalle bajonette, molto dallemannaje; Italiani straziati da forestieri, Italiani straziatida Italiani; pensieri smisurati da ambe le parti; la crudel-tà sotto nome di giustizia, un coraggio estremo in casiestremi; il valore contaminato dalla perfidia; Russi, Te-deschi, Turchi, Inglesi, Napolitani, Romani, Toscani inun viluppo; aquile bianche con un becco, aquile nerecon due becchi, leopardi con le rampe, la repubblicanadonna, la Nostra Donna, la Ottomana luna, la croce deicristiani sulle bandiere; l'inferiore Italia tutta sdegnata,furibonda, sconvolta, sanguinosa; discorsi civili, operebarbare, proteste d'umanità, età da Genserico; e chi van-ta i tempi moderni, non so di qual razza sia. Ferdinando,

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  • Carolina, Acton eransi ritirati in Sicilia, lasciando Napo-li in mano dei Francesi, che badavano ai fatti loro, ed aiNapolitani, amatori della libertà, che sognavano la re-pubblica. Ma non se ne stava il governo regio senza spe-ranza, che le sue cose avessero presto a risorgere, perchènon ignorava la forte lega, che si era ordita in Europacontro la Francia, e sapeva, che i dominj dei Francesinei paesi forestieri, massimamente in Italia, sono sem-pre brevi. Egli medesimo si era congiunto per trattatid'alleanza con le potenze, che facevano o volevano farla guerra ai Francesi. Già fin dall'anno ultimo aveva sti-pulato con l'Austria, che in caso di guerra e d'invasionedi territorj, Napoli avesse ad ajutar l'imperatore con qua-rantamila soldati, l'Austria Napoli con ottantamila; e sequando il re corse contro i Francesi a Roma, l'imperato-re non accorse in suo ajuto, ciò fu, perchè, essendo il rel'aggressore, non era caso d'invasione, e perciò nond'alleanza; nè l'Austria aveva preste le armi, come ellaavrebbe desiderato. Aveva anche il re contratto amiciziacon la Gran Brettagna per un trattato, pel quale il reGiorgio si obbligava a tenere una grossa armata nel Me-diterraneo a tutela e conservazione degli stati Napolita-ni, e il re Ferdinando si dichiarava obbligato a teneraperti i porti alle navi Inglesi, a dare all'Inghilterra tremila marinari, ed a congiungere con l'armata Britannicaquattro navi di fila, quattro fregate, e quattro altri legnipiù sottili. Poi Nelson vittorioso molto confortava le Si-ciliane speranze. Medesimamente per un trattato conclu-so con l'imperatore Paolo, si era la Russia obbligata a

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    Carolina, Acton eransi ritirati in Sicilia, lasciando Napo-li in mano dei Francesi, che badavano ai fatti loro, ed aiNapolitani, amatori della libertà, che sognavano la re-pubblica. Ma non se ne stava il governo regio senza spe-ranza, che le sue cose avessero presto a risorgere, perchènon ignorava la forte lega, che si era ordita in Europacontro la Francia, e sapeva, che i dominj dei Francesinei paesi forestieri, massimamente in Italia, sono sem-pre brevi. Egli medesimo si era congiunto per trattatid'alleanza con le potenze, che facevano o volevano farla guerra ai Francesi. Già fin dall'anno ultimo aveva sti-pulato con l'Austria, che in caso di guerra e d'invasionedi territorj, Napoli avesse ad ajutar l'imperatore con qua-rantamila soldati, l'Austria Napoli con ottantamila; e sequando il re corse contro i Francesi a Roma, l'imperato-re non accorse in suo ajuto, ciò fu, perchè, essendo il rel'aggressore, non era caso d'invasione, e perciò nond'alleanza; nè l'Austria aveva preste le armi, come ellaavrebbe desiderato. Aveva anche il re contratto amiciziacon la Gran Brettagna per un trattato, pel quale il reGiorgio si obbligava a tenere una grossa armata nel Me-diterraneo a tutela e conservazione degli stati Napolita-ni, e il re Ferdinando si dichiarava obbligato a teneraperti i porti alle navi Inglesi, a dare all'Inghilterra tremila marinari, ed a congiungere con l'armata Britannicaquattro navi di fila, quattro fregate, e quattro altri legnipiù sottili. Poi Nelson vittorioso molto confortava le Si-ciliane speranze. Medesimamente per un trattato conclu-so con l'imperatore Paolo, si era la Russia obbligata a

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  • mettere sulla campagna in ajuto del re nove battaglionidi fanti, e ducento Cosacchi, gli uni e gli altri da aumen-tarsi in caso di pericolo prossimo, ed il re si obbligavadal canto suo a sborsare a Paolo centottantamila rublipel viaggio, e a dare il vivere, quando fossero giunti nelregno, a quei settentrionali soldati. Perchè poi quella re-pubblica Francese, che era per se stessa una tanto stranaapparenza, avesse a produrre nel mondo accidenti ancorpiù strani, il re Ferdinando aveva fatto alleanza coi Tur-chi, con avergli il gran Signore promesso, che mande-rebbe ad ogni sua richiesta, e senza alcun suo aggraviodiecimila Albanesi in suo ajuto. Quest'erano le promes-se, e le capitolazioni dell'Europa civile, e dell'Europabarbara in favor di Ferdinando: gli scorticatori delle te-ste Francesi dovevano venir ad usare l'immanità lorosotto il dolce clima delle Napolitane contrade. A questodava favore e facilità la conquista di Corfù fatta daiRussi e dai Turchi, quando appunto gli ajuti loro eranodivenuti più necessarj al re Ferdinando. Era arrivato iltempo propizio a riconquistare il regno per la ritirata diMacdonald da Napoli. Non aveva la repubblica messoforti radici nel regno, sì pel duro dominio dei repubbli-cani di Francia, sì per le astrazioni di quelli di Napoli, esì finalmente per gl'ingegni mobili dei Napolitani.Sperava adunque Ferdinando negli ajuti degli alleati, enelle inclinazioni dei popoli. Per conservarsi la graziadei primi aveva in Sicilia tenuto Acton in istato, permuovere i secondi mandato Ruffo in Calabria. Già ab-

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    mettere sulla campagna in ajuto del re nove battaglionidi fanti, e ducento Cosacchi, gli uni e gli altri da aumen-tarsi in caso di pericolo prossimo, ed il re si obbligavadal canto suo a sborsare a Paolo centottantamila rublipel viaggio, e a dare il vivere, quando fossero giunti nelregno, a quei settentrionali soldati. Perchè poi quella re-pubblica Francese, che era per se stessa una tanto stranaapparenza, avesse a produrre nel mondo accidenti ancorpiù strani, il re Ferdinando aveva fatto alleanza coi Tur-chi, con avergli il gran Signore promesso, che mande-rebbe ad ogni sua richiesta, e senza alcun suo aggraviodiecimila Albanesi in suo ajuto. Quest'erano le promes-se, e le capitolazioni dell'Europa civile, e dell'Europabarbara in favor di Ferdinando: gli scorticatori delle te-ste Francesi dovevano venir ad usare l'immanità lorosotto il dolce clima delle Napolitane contrade. A questodava favore e facilità la conquista di Corfù fatta daiRussi e dai Turchi, quando appunto gli ajuti loro eranodivenuti più necessarj al re Ferdinando. Era arrivato iltempo propizio a riconquistare il regno per la ritirata diMacdonald da Napoli. Non aveva la repubblica messoforti radici nel regno, sì pel duro dominio dei repubbli-cani di Francia, sì per le astrazioni di quelli di Napoli, esì finalmente per gl'ingegni mobili dei Napolitani.Sperava adunque Ferdinando negli ajuti degli alleati, enelle inclinazioni dei popoli. Per conservarsi la graziadei primi aveva in Sicilia tenuto Acton in istato, permuovere i secondi mandato Ruffo in Calabria. Già ab-

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  • biamo narrato, come il cardinale, creato l'esercito cogliaderenti proprj, poi ingrossato coi nemici dei repubbli-cani, aveva mosso a romore, e ricondotto alla obbedien-za le due Calabrie quasi tutte, la terra di Otranto, la terradi Bari, ed il contado di Molise. Gente feroce ogni gior-no a gente feroce si accostava, i più per sete di vendetta,o per avidità di sacco, pochi per amore del nome regio.Uomini scelerati si segnavano con la croce di Cristo, inogni luogo invece degli alberi della libertà, piantavanole croci, venerato e santo segno, posto in mezzo al san-gue ed alle rapine. Erano accorsi con le bande loro alcardinale, Proni, Mammone, Sciarpa, frà Diavolo, Dece-sari, dei quali io non so dir altro, se non che deploro lacausa regia di avergli avuti per difensori. Un'altra mossapopolare era sorta, che molto ajutava il cardinale, per in-stigazione del vescovo di Policastro, contro il governorepubblicano, la quale su le rive del Mediterraneo cor-rendo, minacciava Salerno e Napoli. Anche il conteRuggiero di Damas correva le campagne con uominispeditissimi, e sollevava a furore quelle popolazioni tan-to facili ad esser concitate. Il cardinale, vedutosi forte,elevava l'animo a maggiori imprese. Perlochè, volendotorre alla capitale del regno quel pingue granajo dellaPuglia, e facilitare anche in quelle spiagge gli sbarchidei Turchi e dei Russi, s'incamminava contro Altamura,perchè andando all'impresa di Puglia, non voleva la-sciarsi dietro quel seggio di forti repubblicani. Fattosisotto le mura, ed intimata la resa, gli fu risposto audace-mente da quei di dentro, che niun'altra risposta volevano

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    biamo narrato, come il cardinale, creato l'esercito cogliaderenti proprj, poi ingrossato coi nemici dei repubbli-cani, aveva mosso a romore, e ricondotto alla obbedien-za le due Calabrie quasi tutte, la terra di Otranto, la terradi Bari, ed il contado di Molise. Gente feroce ogni gior-no a gente feroce si accostava, i più per sete di vendetta,o per avidità di sacco, pochi per amore del nome regio.Uomini scelerati si segnavano con la croce di Cristo, inogni luogo invece degli alberi della libertà, piantavanole croci, venerato e santo segno, posto in mezzo al san-gue ed alle rapine. Erano accorsi con le bande loro alcardinale, Proni, Mammone, Sciarpa, frà Diavolo, Dece-sari, dei quali io non so dir altro, se non che deploro lacausa regia di avergli avuti per difensori. Un'altra mossapopolare era sorta, che molto ajutava il cardinale, per in-stigazione del vescovo di Policastro, contro il governorepubblicano, la quale su le rive del Mediterraneo cor-rendo, minacciava Salerno e Napoli. Anche il conteRuggiero di Damas correva le campagne con uominispeditissimi, e sollevava a furore quelle popolazioni tan-to facili ad esser concitate. Il cardinale, vedutosi forte,elevava l'animo a maggiori imprese. Perlochè, volendotorre alla capitale del regno quel pingue granajo dellaPuglia, e facilitare anche in quelle spiagge gli sbarchidei Turchi e dei Russi, s'incamminava contro Altamura,perchè andando all'impresa di Puglia, non voleva la-sciarsi dietro quel seggio di forti repubblicani. Fattosisotto le mura, ed intimata la resa, gli fu risposto audace-mente da quei di dentro, che niun'altra risposta volevano

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  • dare, se non di armi. Amavano veramente la repubblica,ed erano uomini di gran cuore: l'arrendersi poi non sa-rebbe stato meno pericoloso che il combattere, per la na-tura della gente sfrenata, con la quale avevano a fare.Diede il cardinale furiosamente la batterìa, e quantunquegli Altamurani virilmente si difendessero, aperta la brec-cia, vi entrarono i cardinalizj per estrema forza, e reca-rono in mano loro la terra. Qui le cose che successero,io che già tante orribili ne ho descritto, ripugno a rac-contare. Solo dirò, che se Trani ed Andria furono ster-minate dai repubblicani, con uguale immanità fu stermi-nata la miseranda città di Altamura. Usossi il ferro,usossi il fuoco, e chi più incrudeliva, era miglior tenuto,e chi mescolava gli scherni, le risa, gli orribili oltraggicontro la pudicizia alle preghiere supplichevoli, ed allelamentazioni disperate dei tormentati o degli immolati,era da quegli uomini disumanati applaudito. Queste cosesi facevano in cospetto di un cardinale di santa chiesa, olui comandante, o lui tollerante, o lui contrastante, de-gno di eterno biasimo nei due primi casi per l'atto, de-gno ancora di riprensione nell'ultimo per non avere ab-borrito dal continuar a reggere gente, a cui era diletto lostuprare, il rubare, il tormentare, l'uccidere. Da tantecrudeltà volle Iddio, o piuttosto gli uomini sfrenati chein nome suo parlavano, che fosse accompagnata la resti-tuzione della monarchìa e della religione in Napoli:quest'erano le opere dell'esercito, che col nome di cri-stiano s'intitolava. Ad uguale sterminio fu condotta lacittà di Gravina prossima ad Altamura, e posta sulla

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    dare, se non di armi. Amavano veramente la repubblica,ed erano uomini di gran cuore: l'arrendersi poi non sa-rebbe stato meno pericoloso che il combattere, per la na-tura della gente sfrenata, con la quale avevano a fare.Diede il cardinale furiosamente la batterìa, e quantunquegli Altamurani virilmente si difendessero, aperta la brec-cia, vi entrarono i cardinalizj per estrema forza, e reca-rono in mano loro la terra. Qui le cose che successero,io che già tante orribili ne ho descritto, ripugno a rac-contare. Solo dirò, che se Trani ed Andria furono ster-minate dai repubblicani, con uguale immanità fu stermi-nata la miseranda città di Altamura. Usossi il ferro,usossi il fuoco, e chi più incrudeliva, era miglior tenuto,e chi mescolava gli scherni, le risa, gli orribili oltraggicontro la pudicizia alle preghiere supplichevoli, ed allelamentazioni disperate dei tormentati o degli immolati,era da quegli uomini disumanati applaudito. Queste cosesi facevano in cospetto di un cardinale di santa chiesa, olui comandante, o lui tollerante, o lui contrastante, de-gno di eterno biasimo nei due primi casi per l'atto, de-gno ancora di riprensione nell'ultimo per non avere ab-borrito dal continuar a reggere gente, a cui era diletto lostuprare, il rubare, il tormentare, l'uccidere. Da tantecrudeltà volle Iddio, o piuttosto gli uomini sfrenati chein nome suo parlavano, che fosse accompagnata la resti-tuzione della monarchìa e della religione in Napoli:quest'erano le opere dell'esercito, che col nome di cri-stiano s'intitolava. Ad uguale sterminio fu condotta lacittà di Gravina prossima ad Altamura, e posta sulla

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  • strada per la Puglia.Conseguita la vittoria d'Altamura, andava il cardinale aporre le sue stanze ad Ariano nel principato ulteriore.Quivi le città principali di Puglia, spaventate dal casod'Altamura e di Gravina, spente le insegne della repub-blica, e seguitando scopertamente il nome del re, con-correvano coi deputati loro a giurare obbedienza. Ven-nervi i delegati di Lucera, Manfredonia, Andria, Bari,Ascoli, Venosa, Bitonto, Barletta, Trani: tutto lo statodella repubblica rovinava, e ritornavano con grandissi-mo impeto della fortuna a Ferdinando tutte le terre, e lefortezze più principali. Solo Foggia, capitale, assai fio-rente, ricca, popolosa e piena di amatori dello stato de-mocratico, ancora si teneva; ma l'essere tornata tutta laprovincia a divozione del re, diè facilità ai Russi, Inglesied Ottomani di sbarcare, come fecero, sulle rive del gol-fo di Manfredonia nel novero di circa milaquattrocentocondotti dal cavaliere Micheroux; marciarono controFoggia, e la ridussero in poter loro. Correva un giorno difiera, quando vi entrarono: i popoli spaventati al vederequelle genti strane, che avevano nome di valorose e diferoci, sparsero tosto le sinistre novelle pei paesi circon-vicini. Il terrore dominava, e se qualche luogo era rima-sto fedele alla repubblica, questo concorreva prestamen-te con gli altri all'obbedienza verso il vincitore. Parte deisoldati forestieri si congiunsero col cardinale in Ariano,e parte andarono a trovare sulle rive del Mediterraneo ilvescovo di Policastro, che aveva combattuto infelice-

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    strada per la Puglia.Conseguita la vittoria d'Altamura, andava il cardinale aporre le sue stanze ad Ariano nel principato ulteriore.Quivi le città principali di Puglia, spaventate dal casod'Altamura e di Gravina, spente le insegne della repub-blica, e seguitando scopertamente il nome del re, con-correvano coi deputati loro a giurare obbedienza. Ven-nervi i delegati di Lucera, Manfredonia, Andria, Bari,Ascoli, Venosa, Bitonto, Barletta, Trani: tutto lo statodella repubblica rovinava, e ritornavano con grandissi-mo impeto della fortuna a Ferdinando tutte le terre, e lefortezze più principali. Solo Foggia, capitale, assai fio-rente, ricca, popolosa e piena di amatori dello stato de-mocratico, ancora si teneva; ma l'essere tornata tutta laprovincia a divozione del re, diè facilità ai Russi, Inglesied Ottomani di sbarcare, come fecero, sulle rive del gol-fo di Manfredonia nel novero di circa milaquattrocentocondotti dal cavaliere Micheroux; marciarono controFoggia, e la ridussero in poter loro. Correva un giorno difiera, quando vi entrarono: i popoli spaventati al vederequelle genti strane, che avevano nome di valorose e diferoci, sparsero tosto le sinistre novelle pei paesi circon-vicini. Il terrore dominava, e se qualche luogo era rima-sto fedele alla repubblica, questo concorreva prestamen-te con gli altri all'obbedienza verso il vincitore. Parte deisoldati forestieri si congiunsero col cardinale in Ariano,e parte andarono a trovare sulle rive del Mediterraneo ilvescovo di Policastro, che aveva combattuto infelice-

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  • mente contro i repubblicani. Venne con questa secondaschiera Micheroux medesimo, che valorosamente guer-reggiando pel suo signore, aveva in odio la ferocia delleturbe indisciplinate, e si sforzava, ancorchè fosse indar-no, di frenarle. I rinforzi condotti da Micheroux, rendet-tero superiori i regj; anzi tanto s'avvantaggiarono, chenon ostante che i repubblicani con frequenti e forti bat-taglie cercassero di arrestargli, arrivarono, conquistati ipassi importanti d'Eboli e di Campistrina, sotto le muradi Salerno, e se ne impadronirono. Già tutte le provinceavendo obbedito o per amore o per forza alla fortuna delvincitore, la guerra si avvicinava a Napoli. Il cardinale,per istringerla, era venuto, calandosi da Ariano, a porsi aNola, mentre Micheroux si era alloggiato a Cardinale.Eransi anche i regj fatti padroni della Torre del Greco.Da un'altra parte Aversa, rivoltatasi dalla repubblica,aveva chiamato il nome del re. Questo accidente inter-rompeva le strade da Napoli a Capua, in cui Macdonaldpartendo, aveva lasciato un presidio di duemila soldati.La medesima ubbidienza seguitava l'Abruzzo, perchèProni, sollevato prima l'Abruzzo superiore, dove ad ec-cezione di Pescara, in cui si era rinchiuso il conte Ettoredi Ruvo, ogni cosa veniva in poter suo, scendeva a farlevare l'inferiore. Veramente tanto vi fece con la forza econ le persuasioni, che l'autorità regia vi fu rinstauratasino prossimamente a Gaeta, munita di un presidioFrancese. Per tale guisa furono tagliate tutte le strade traNapoli e Roma. In questo mentre comparivano le naviInglesi in cospetto, e mostrarono ai repubblicani, che la

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    mente contro i repubblicani. Venne con questa secondaschiera Micheroux medesimo, che valorosamente guer-reggiando pel suo signore, aveva in odio la ferocia delleturbe indisciplinate, e si sforzava, ancorchè fosse indar-no, di frenarle. I rinforzi condotti da Micheroux, rendet-tero superiori i regj; anzi tanto s'avvantaggiarono, chenon ostante che i repubblicani con frequenti e forti bat-taglie cercassero di arrestargli, arrivarono, conquistati ipassi importanti d'Eboli e di Campistrina, sotto le muradi Salerno, e se ne impadronirono. Già tutte le provinceavendo obbedito o per amore o per forza alla fortuna delvincitore, la guerra si avvicinava a Napoli. Il cardinale,per istringerla, era venuto, calandosi da Ariano, a porsi aNola, mentre Micheroux si era alloggiato a Cardinale.Eransi anche i regj fatti padroni della Torre del Greco.Da un'altra parte Aversa, rivoltatasi dalla repubblica,aveva chiamato il nome del re. Questo accidente inter-rompeva le strade da Napoli a Capua, in cui Macdonaldpartendo, aveva lasciato un presidio di duemila soldati.La medesima ubbidienza seguitava l'Abruzzo, perchèProni, sollevato prima l'Abruzzo superiore, dove ad ec-cezione di Pescara, in cui si era rinchiuso il conte Ettoredi Ruvo, ogni cosa veniva in poter suo, scendeva a farlevare l'inferiore. Veramente tanto vi fece con la forza econ le persuasioni, che l'autorità regia vi fu rinstauratasino prossimamente a Gaeta, munita di un presidioFrancese. Per tale guisa furono tagliate tutte le strade traNapoli e Roma. In questo mentre comparivano le naviInglesi in cospetto, e mostrarono ai repubblicani, che la

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  • strada del mare era loro interdetta come quella di terra, eche nissun'altra speranza rimaneva loro, se non quella diun disperato valore, poichè nella clemenza del vincitorenon potevano in modo alcuno fidare. Avevano innanziagli occhi il prospetto di Procida isola, nido allorad'immanità più orribili, che non furono infami le libidi-ni, che Capri posta in faccia a lei vide ai tempi antichi.Dominava in Procida sotto l'obbedienza del conte diTurn, uno Speciale, uomo crudele, il quale quanti repub-blicani gli erano mandati prigionieri dal continente, tantitormentava con supplizj, ed il più sovente con la morte.S'aggiungeva a spavento dei repubblicani, che in Napolisi era ordita una congiura in favor del re da due fratelliBacher, Tedeschi, che vi avevano aperto un traffico.Scoperti da una gentildonna, amatrice dello stato nuovo,per nome San Felice, furono carcerati. Trovaronsi incasa loro nappe rosse, e bandiere reali. I repubblicanientrarono in gran sospetto, perchè temevano che vi fos-se maggior inclinazione, e che una parte potente mac-chinasse congiure.In estremo tanto pericoloso, in cui non si trattava più divincere o di perdere, ma di vivere o di morire, il gover-no della repubblica ed i repubblicani facevano ora più,ora meno di quanto i tempi richiedessero. Già avevaqualche tempo prima, come abbiamo narrato, il governodecretato, che non solamente fossero e s'intendesseroaboliti i diritti dei feudi, ma che i baroni mostrassero aquale titolo possedessero i boschi e le bandite, e chi non

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    strada del mare era loro interdetta come quella di terra, eche nissun'altra speranza rimaneva loro, se non quella diun disperato valore, poichè nella clemenza del vincitorenon potevano in modo alcuno fidare. Avevano innanziagli occhi il prospetto di Procida isola, nido allorad'immanità più orribili, che non furono infami le libidi-ni, che Capri posta in faccia a lei vide ai tempi antichi.Dominava in Procida sotto l'obbedienza del conte diTurn, uno Speciale, uomo crudele, il quale quanti repub-blicani gli erano mandati prigionieri dal continente, tantitormentava con supplizj, ed il più sovente con la morte.S'aggiungeva a spavento dei repubblicani, che in Napolisi era ordita una congiura in favor del re da due fratelliBacher, Tedeschi, che vi avevano aperto un traffico.Scoperti da una gentildonna, amatrice dello stato nuovo,per nome San Felice, furono carcerati. Trovaronsi incasa loro nappe rosse, e bandiere reali. I repubblicanientrarono in gran sospetto, perchè temevano che vi fos-se maggior inclinazione, e che una parte potente mac-chinasse congiure.In estremo tanto pericoloso, in cui non si trattava più divincere o di perdere, ma di vivere o di morire, il gover-no della repubblica ed i repubblicani facevano ora più,ora meno di quanto i tempi richiedessero. Già avevaqualche tempo prima, come abbiamo narrato, il governodecretato, che non solamente fossero e s'intendesseroaboliti i diritti dei feudi, ma che i baroni mostrassero aquale titolo possedessero i boschi e le bandite, e chi non

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  • potesse mostrarne, fosse spodestato, ed i beni si spartis-sero fra coloro, a danno dei quali i medesimi diritti fos-sero stati usati. Toglieva il diritto di mulenda, volevache si vendessero i beni nazionali, rimedj insufficienti,perchè usati all'estremo, e perchè la ragione, e nemmenol'utile possono prevalere contro il furore. I sospetti in-tanto, anche fra gli uomini della stessa parte, come av-viene nelle disgrazie, davano il tracollo allo stato già ca-dente. Questi sospetti accennavano agli uomini stessiche entravano nel governo, perchè vi erano stati chiama-ti dai Francesi, parendo ai più ardenti repubblicani, chein chi era stato dipendente dai forestieri, non si potesseaver fede sufficiente in quegli estremi della Partenopearepubblica. Erano sorti in Napoli, come abbiam dettopiù sopra, parecchi ritrovi politici, dove, secondo il soli-to chi manifestava opinioni più estreme, era più applau-dito, e miglior cittadino creduto. Tanto montò la cosa, etanta fu la potenza che questi ritrovi si arrogarono, cheuno di essi domandò al governo, che tutti coloro cheerano stati nominati dai Francesi, cessassero dal magi-strato, ed in vece loro si surrogassero buoni, leali e inde-pendenti Napolitani. Perchè poi non potesse venir fattoinganno, misero in campo anche questa, che un magi-strato di censura si creasse, che avesse diritto e carico discrutinare i membri del direttorio, e quei del corpo legi-slativo, e chi fosse stimato sospetto cassasse, e propo-nesse in luogo loro cittadini puri ed incorrotti. Accettò ilgoverno oggimai servo la proposta, e per essa divenneancor più servo. Così scioglievasi la società per la in-

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    potesse mostrarne, fosse spodestato, ed i beni si spartis-sero fra coloro, a danno dei quali i medesimi diritti fos-sero stati usati. Toglieva il diritto di mulenda, volevache si vendessero i beni nazionali, rimedj insufficienti,perchè usati all'estremo, e perchè la ragione, e nemmenol'utile possono prevalere contro il furore. I sospetti in-tanto, anche fra gli uomini della stessa parte, come av-viene nelle disgrazie, davano il tracollo allo stato già ca-dente. Questi sospetti accennavano agli uomini stessiche entravano nel governo, perchè vi erano stati chiama-ti dai Francesi, parendo ai più ardenti repubblicani, chein chi era stato dipendente dai forestieri, non si potesseaver fede sufficiente in quegli estremi della Partenopearepubblica. Erano sorti in Napoli, come abbiam dettopiù sopra, parecchi ritrovi politici, dove, secondo il soli-to chi manifestava opinioni più estreme, era più applau-dito, e miglior cittadino creduto. Tanto montò la cosa, etanta fu la potenza che questi ritrovi si arrogarono, cheuno di essi domandò al governo, che tutti coloro cheerano stati nominati dai Francesi, cessassero dal magi-strato, ed in vece loro si surrogassero buoni, leali e inde-pendenti Napolitani. Perchè poi non potesse venir fattoinganno, misero in campo anche questa, che un magi-strato di censura si creasse, che avesse diritto e carico discrutinare i membri del direttorio, e quei del corpo legi-slativo, e chi fosse stimato sospetto cassasse, e propo-nesse in luogo loro cittadini puri ed incorrotti. Accettò ilgoverno oggimai servo la proposta, e per essa divenneancor più servo. Così scioglievasi la società per la in-

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  • temperanza, già prima che si disfacesse per la forza; fucreato il magistrato, un canonico Luparelli d'Adrianofatto suo capo. Questi creavano, quelli cacciavano, ilgoverno era in mano loro. Instituissi intanto un tribuna-le, il cui ufficio fosse di giudicare il crimenlese, e di cuifu nominato presidente Vincenzo Lupo. Entrarono conlui i repubblicani più vivi. Decretava il direttorio, chequando tirassero tre volte i cannoni dei castelli, chi aguardia nazionale, od a ritrovi politici non fosse ascrittoincontanente si ritirasse alle sue case sotto pena di mor-te, e sotto la medesima pena serrasse le finestre; e chinol facesse, e fosse trovato per Napoli dopo i tre tiri,quando non s'appartenesse a guardia nazionale, od a ri-trovi politici, fosse disarmato, arrestato, ed incontanen-te, come nemico della patria, ammazzato. Ai tiri mede-simi le guardie nazionali, o chi fosse addetto ai ritrovi,tostamente accorresse al quartier generale: i quinqueviri,i legislatori, i ministri andassero ai seggi loro, e chi nolfacesse, fosse ammazzato. Queste cose si facevano conterrore infinito della città. Ma i repubblicani più vivi, equelli che avevano in odio ed in sospetto ogni freno edogni governo, viemaggiormente si infierivano. Si eraformato con consentimento del governo, nella casadell'accademia dei nobili, un ritrovo, in cui convenivanorepubblicani più moderati per discorrere fra di loro in-torno alla salute della patria, e propria. Il loro fine prin-cipale, vedendo il precipizio delle cose, era di accordar-si, acciocchè nell'ultimo caso trovassero modo di salvarse, e quelli che sentivano con loro. I capi di quest'adu-

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    temperanza, già prima che si disfacesse per la forza; fucreato il magistrato, un canonico Luparelli d'Adrianofatto suo capo. Questi creavano, quelli cacciavano, ilgoverno era in mano loro. Instituissi intanto un tribuna-le, il cui ufficio fosse di giudicare il crimenlese, e di cuifu nominato presidente Vincenzo Lupo. Entrarono conlui i repubblicani più vivi. Decretava il direttorio, chequando tirassero tre volte i cannoni dei castelli, chi aguardia nazionale, od a ritrovi politici non fosse ascrittoincontanente si ritirasse alle sue case sotto pena di mor-te, e sotto la medesima pena serrasse le finestre; e chinol facesse, e fosse trovato per Napoli dopo i tre tiri,quando non s'appartenesse a guardia nazionale, od a ri-trovi politici, fosse disarmato, arrestato, ed incontanen-te, come nemico della patria, ammazzato. Ai tiri mede-simi le guardie nazionali, o chi fosse addetto ai ritrovi,tostamente accorresse al quartier generale: i quinqueviri,i legislatori, i ministri andassero ai seggi loro, e chi nolfacesse, fosse ammazzato. Queste cose si facevano conterrore infinito della città. Ma i repubblicani più vivi, equelli che avevano in odio ed in sospetto ogni freno edogni governo, viemaggiormente si infierivano. Si eraformato con consentimento del governo, nella casadell'accademia dei nobili, un ritrovo, in cui convenivanorepubblicani più moderati per discorrere fra di loro in-torno alla salute della patria, e propria. Il loro fine prin-cipale, vedendo il precipizio delle cose, era di accordar-si, acciocchè nell'ultimo caso trovassero modo di salvarse, e quelli che sentivano con loro. I capi di quest'adu-

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  • nanza erano uomini assennati, e le loro intenzioni volteal bene. Ma vennero a congiungersi con loro, ed essi ilconsentirono per quell'intento di salvare quanti repubbli-cani potessero, gli altri ritrovi sparsi per la città, e com-posti di patriotti più ardenti e più immoderati. Ne nac-que, che costoro acquistarono il predominio, e spinserol'adunanza della casa dei nobili ad eccessi condannabili.Sul bel principio mandarono dicendo al corpo legislati-vo, che Pignatelli di Monteleone, e Bruno di Foggia, en-trambi di esso corpo, erano aristocrati, perchè avevanoreso partito contro la legge dei feudi; perciò volevano,che, chiesta licenza, se n'andassero, e non guardasseroindietro; quando no, gli avrebbero ammazzati. Deputatia portar quest'insolente imbasciata furono Luigi Serio, eGaetano Rossi. Gli accompagnavano cinquecento arrab-biati con le coltella in mano, intuonando che venivanoper ammazzar Pignatelli e Bruno, se colle buone non sen'andassero. Fuvvi dentro un gran contrasto, perchè chivoleva cedere, chi resistere, nè potendo accordarsi se nevolevano riparar alle case. Ma gli uomini con le coltellaintimavano loro, badassero a far l'ufficio. Poi non con-tenti al Pignatelli e al Bruno, rintuonarono, che il Doriaministro di marina, come vile per avere domandato ipassaporti, avesse congedo ancor esso; quando no,l'ammazzerebbero. Non vi era luogo ad elezione: e peròi tre accusati presero congedo da loro medesimi. Altrimagistrati accusavano, e quanti ne accusavano, tantierano esclusi, l'adunanza dell'accademia dei nobili do-

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    nanza erano uomini assennati, e le loro intenzioni volteal bene. Ma vennero a congiungersi con loro, ed essi ilconsentirono per quell'intento di salvare quanti repubbli-cani potessero, gli altri ritrovi sparsi per la città, e com-posti di patriotti più ardenti e più immoderati. Ne nac-que, che costoro acquistarono il predominio, e spinserol'adunanza della casa dei nobili ad eccessi condannabili.Sul bel principio mandarono dicendo al corpo legislati-vo, che Pignatelli di Monteleone, e Bruno di Foggia, en-trambi di esso corpo, erano aristocrati, perchè avevanoreso partito contro la legge dei feudi; perciò volevano,che, chiesta licenza, se n'andassero, e non guardasseroindietro; quando no, gli avrebbero ammazzati. Deputatia portar quest'insolente imbasciata furono Luigi Serio, eGaetano Rossi. Gli accompagnavano cinquecento arrab-biati con le coltella in mano, intuonando che venivanoper ammazzar Pignatelli e Bruno, se colle buone non sen'andassero. Fuvvi dentro un gran contrasto, perchè chivoleva cedere, chi resistere, nè potendo accordarsi se nevolevano riparar alle case. Ma gli uomini con le coltellaintimavano loro, badassero a far l'ufficio. Poi non con-tenti al Pignatelli e al Bruno, rintuonarono, che il Doriaministro di marina, come vile per avere domandato ipassaporti, avesse congedo ancor esso; quando no,l'ammazzerebbero. Non vi era luogo ad elezione: e peròi tre accusati presero congedo da loro medesimi. Altrimagistrati accusavano, e quanti ne accusavano, tantierano esclusi, l'adunanza dell'accademia dei nobili do-

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  • minava: regnava un'orribile anarchìa. Poi per far vedere,che se atterrivano gli altri, non avevano paura essi, im-maginarono un registro, dove tutti, come membridell'adunanza, avessero a scrivere i nomi loro. Scrisser-gli in effetto. I più savi consentirono, perchè avendo inomi di tutti, speravano di potergli avvertire, quandofosse venuta la necessità del doversi salvare, per non ca-dere nelle mani dei regj. Questo registro divenne poscia,quando i regj si fecero padroni di Napoli, un libro dimorte, perchè, trovato, furono giudicati senza remissio-ne tutti coloro, che l'avevano segnato coi loro nomi.In questo mentre niuna cosa lasciavano intentata per in-fiammare il popolo. Tutti che portavano il nome di Fer-dinando, si sbattezzavano con dire, che non volevanoavere in se cosa, che gli assomigliasse ad un tiranno.Cassio, Bruto, Timoleone, Armodio, Catone, ed altri si-mili nomi andavano per le bocche di tutti. Chi invocavaMasaniello, chi il gigante di palazzo: il Sebetonegl'innumerevoli versi parlava, e prediceva gran desti-no alla Partenopea repubblica. Le tragedie di Alfieri, ele più forti, si recitavano in presenza di un concorso in-finito di uditori, e tratto tratto ecco alzarsi un predicato-re: quest'era spesso una persona civile, e spesso ancoraun idiota, o un prete, o un frate, o un laico. Badate, dice-va costui, rivoltandosegli in un momento tutte le gentiintente ad udirlo, badate, diceva, o cittadini, che questocaso è caso nostro, o fosse di Bruto, o fosse di Virginia,o fosse di Timoleone. Tutti applaudivano; poi si conti-

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    minava: regnava un'orribile anarchìa. Poi per far vedere,che se atterrivano gli altri, non avevano paura essi, im-maginarono un registro, dove tutti, come membridell'adunanza, avessero a scrivere i nomi loro. Scrisser-gli in effetto. I più savi consentirono, perchè avendo inomi di tutti, speravano di potergli avvertire, quandofosse venuta la necessità del doversi salvare, per non ca-dere nelle mani dei regj. Questo registro divenne poscia,quando i regj si fecero padroni di Napoli, un libro dimorte, perchè, trovato, furono giudicati senza remissio-ne tutti coloro, che l'avevano segnato coi loro nomi.In questo mentre niuna cosa lasciavano intentata per in-fiammare il popolo. Tutti che portavano il nome di Fer-dinando, si sbattezzavano con dire, che non volevanoavere in se cosa, che gli assomigliasse ad un tiranno.Cassio, Bruto, Timoleone, Armodio, Catone, ed altri si-mili nomi andavano per le bocche di tutti. Chi invocavaMasaniello, chi il gigante di palazzo: il Sebetonegl'innumerevoli versi parlava, e prediceva gran desti-no alla Partenopea repubblica. Le tragedie di Alfieri, ele più forti, si recitavano in presenza di un concorso in-finito di uditori, e tratto tratto ecco alzarsi un predicato-re: quest'era spesso una persona civile, e spesso ancoraun idiota, o un prete, o un frate, o un laico. Badate, dice-va costui, rivoltandosegli in un momento tutte le gentiintente ad udirlo, badate, diceva, o cittadini, che questocaso è caso nostro, o fosse di Bruto, o fosse di Virginia,o fosse di Timoleone. Tutti applaudivano; poi si conti-

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  • nuava a recitar la tragedia. Ed ecco un altro predicatoresorgere, e dire, che bisognava ammazzar tutti i tiranni:le Napolitane grida andavano al cielo: così tra il predi-care e il recitare si arrivava allo spegnere dei lumi. Fuoripoi i discorsi erano ancor più strani, che nel teatro: lenovelle che si spargevano, sentivano anch'esse dellostravagante. Gli accidenti favorevoli si esageravano, gliavversi si tacevano; la repubblica era giunta al suo fine,e molti predicavano, ed alcuni credevano, che fosse peressere eterna. Eleonora Fonseca scriveva un monitore,giornale, in cui pubblicava continuamente vittorie di re-pubblicani, sconfitte di regj, arrivi di flotte soccorritricidi Francia. In piazza di mercato una società, che filan-tropica si chiamava, aveva a cielo aperto rizzato unascuola per ammaestrar lazzaroni, e per far loro capire,che dolce e bella cosa fosse la repubblica. Per riuscirmeglio nell'intento, si mettevano alla medesima condi-zione con loro, ed ora questa, ed ora a quella taverna an-dando, se ne stavano con quegl'incolti plebei a piè parimangiando e bevendo. Usavano i filantropi anche la re-ligione, predicando continuamente, che il vescovod'Imola Chiaramonti aveva con solenne lettera pastoraleinculcato, che le massime democratiche erano massimedel Vangelo, e che per esser buoni democrati bastava es-ser buoni cristiani. Per questo avevano fatto opera, cheun Michelagnolo Ciccone, frate, trasportasse il Vangeloin volgar Napolitano, e le massime democratiche princi-palmente inculcasse. Esortaronsi i parochi ed i preti araccomandare queste massime dai pulpiti, e il fecero.

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    nuava a recitar la tragedia. Ed ecco un altro predicatoresorgere, e dire, che bisognava ammazzar tutti i tiranni:le Napolitane grida andavano al cielo: così tra il predi-care e il recitare si arrivava allo spegnere dei lumi. Fuoripoi i discorsi erano ancor più strani, che nel teatro: lenovelle che si spargevano, sentivano anch'esse dellostravagante. Gli accidenti favorevoli si esageravano, gliavversi si tacevano; la repubblica era giunta al suo fine,e molti predicavano, ed alcuni credevano, che fosse peressere eterna. Eleonora Fonseca scriveva un monitore,giornale, in cui pubblicava continuamente vittorie di re-pubblicani, sconfitte di regj, arrivi di flotte soccorritricidi Francia. In piazza di mercato una società, che filan-tropica si chiamava, aveva a cielo aperto rizzato unascuola per ammaestrar lazzaroni, e per far loro capire,che dolce e bella cosa fosse la repubblica. Per riuscirmeglio nell'intento, si mettevano alla medesima condi-zione con loro, ed ora questa, ed ora a quella taverna an-dando, se ne stavano con quegl'incolti plebei a piè parimangiando e bevendo. Usavano i filantropi anche la re-ligione, predicando continuamente, che il vescovod'Imola Chiaramonti aveva con solenne lettera pastoraleinculcato, che le massime democratiche erano massimedel Vangelo, e che per esser buoni democrati bastava es-ser buoni cristiani. Per questo avevano fatto opera, cheun Michelagnolo Ciccone, frate, trasportasse il Vangeloin volgar Napolitano, e le massime democratiche princi-palmente inculcasse. Esortaronsi i parochi ed i preti araccomandare queste massime dai pulpiti, e il fecero.

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  • Un Benoni, frate francescano, uomo nè senza dottrinanè senza eloquenza, in mezzo alla piazza reale, ed a pièdell'albero della libertà, con un crocifisso in mano predi-cava ogni giorno, facendo continue e vivissime invettivecontro il re, contro la famiglia reale, contro la monar-chìa. Chiamava ne' suoi discorsi Gesù Cristo, e i Santi;affermava con parole efficacissime che tutti furono de-mocrati, che sempre avevano predicato l'uguaglianza ela fratellevole carità: che sull'uguaglianza e sulla caritàfraterna erano fondati tutti gli ordini monastici, massi-mamente quello del serafico padre san Francesco: e qui-vi infiammandosi dava col crocifisso la benedizione aipopoli. L'arcivescovo di Napoli ordinava preci per la re-pubblica; decretava, che nissuno, che avesse macchinatola rovina dello stato repubblicano, potesse ottener l'asso-luzione, se non in articolo di morte; chiamava nelle suepastorali Ruffo scellerato, impostore, nemico di Dio edegli uomini.In mezzo a tutto questo, essendo giunto il tempo solitodel mese di maggio, si fece con molta pompa la proces-sione del Santo. I democrati mandarono dicendo ai cu-stodi, pregassero molto bene, perchè san Gennaro faces-se il miracolo, ed essi molto bene pregarono, ed il san-gue in men che non fa due minuti, si squagliò: gridaronoi lazzaroni, san Gennaro esser fatto democratico.Ma i rimedi finora raccontati riuscivano insufficientisenza le buone armi. In questo i repubblicani avevanomolta fede in Mantoné, ministro della guerra, uomo di

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    Un Benoni, frate francescano, uomo nè senza dottrinanè senza eloquenza, in mezzo alla piazza reale, ed a pièdell'albero della libertà, con un crocifisso in mano predi-cava ogni giorno, facendo continue e vivissime invettivecontro il re, contro la famiglia reale, contro la monar-chìa. Chiamava ne' suoi discorsi Gesù Cristo, e i Santi;affermava con parole efficacissime che tutti furono de-mocrati, che sempre avevano predicato l'uguaglianza ela fratellevole carità: che sull'uguaglianza e sulla caritàfraterna erano fondati tutti gli ordini monastici, massi-mamente quello del serafico padre san Francesco: e qui-vi infiammandosi dava col crocifisso la benedizione aipopoli. L'arcivescovo di Napoli ordinava preci per la re-pubblica; decretava, che nissuno, che avesse macchinatola rovina dello stato repubblicano, potesse ottener l'asso-luzione, se non in articolo di morte; chiamava nelle suepastorali Ruffo scellerato, impostore, nemico di Dio edegli uomini.In mezzo a tutto questo, essendo giunto il tempo solitodel mese di maggio, si fece con molta pompa la proces-sione del Santo. I democrati mandarono dicendo ai cu-stodi, pregassero molto bene, perchè san Gennaro faces-se il miracolo, ed essi molto bene pregarono, ed il san-gue in men che non fa due minuti, si squagliò: gridaronoi lazzaroni, san Gennaro esser fatto democratico.Ma i rimedi finora raccontati riuscivano insufficientisenza le buone armi. In questo i repubblicani avevanomolta fede in Mantoné, ministro della guerra, uomo di

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  • animo fortissimo, repubblicano gagliardo, e che appuntopel suo coraggio smisurato errò; egli era per mandatodel governo ordinator supremo di quanto s'appartenesseall'armi, ed alla difesa della repubblica. Chiamò a se gliufficiali e soldati, che erano stati ai servigi del re, offe-rendo loro vitto e soldo, finchè fossero descritti in corpiregolari. Ma non potendo l'erario bastare a tanto dispen-dio, oltre le tasse, che per quanto si poteva senza malumore dei popoli si riscuotevano, poneva mano a rimedistraordinarj. A persuasione di lui, e per ordine del go-verno s'invitarono gli amatori dello stato nuovo ad offe-rir doni in oro, od argento coniato o vergato, in sovveni-mento della repubblica: fecersi capi di quest'impresadue gentildonne molto ragguardevoli, tanto per la virtùdell'animo, quanto per le forme del corpo; andavano perle case, raccomandavano la repubblica. Di queste pieto-se donne non tace il nome la storia; furono le duchessedi Cassano, e di Popoli. Raccolsero tanto denaro, chebastò per ordinar tre legioni di veterani; si aggiunseroper maggior sicurezza alcuni nuovi soldati fra coloro,che amavano la repubblica. Dieronsi la prima a reggersia Schipani, la seconda ad Ettore di Ruvo, la terza ad unBelpuzzi, che aveva veduto le guerre di Buonaparte.Marciavano Schipani contro Sciarpa, Ettore contro Pro-ni, Belpuzzi contro Ruffo. Per sicurezza poi di Napoli,Mantoné ordinava meglio la guardia urbana, e tentava diaccalorarla in favore della repubblica. Le diede armi ebandiere con pompa solenne, e per generale primo Bas-setta, per secondo Gennaro Serra, per terzo Francesco

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    animo fortissimo, repubblicano gagliardo, e che appuntopel suo coraggio smisurato errò; egli era per mandatodel governo ordinator supremo di quanto s'appartenesseall'armi, ed alla difesa della repubblica. Chiamò a se gliufficiali e soldati, che erano stati ai servigi del re, offe-rendo loro vitto e soldo, finchè fossero descritti in corpiregolari. Ma non potendo l'erario bastare a tanto dispen-dio, oltre le tasse, che per quanto si poteva senza malumore dei popoli si riscuotevano, poneva mano a rimedistraordinarj. A persuasione di lui, e per ordine del go-verno s'invitarono gli amatori dello stato nuovo ad offe-rir doni in oro, od argento coniato o vergato, in sovveni-mento della repubblica: fecersi capi di quest'impresadue gentildonne molto ragguardevoli, tanto per la virtùdell'animo, quanto per le forme del corpo; andavano perle case, raccomandavano la repubblica. Di queste pieto-se donne non tace il nome la storia; furono le duchessedi Cassano, e di Popoli. Raccolsero tanto denaro, chebastò per ordinar tre legioni di veterani; si aggiunseroper maggior sicurezza alcuni nuovi soldati fra coloro,che amavano la repubblica. Dieronsi la prima a reggersia Schipani, la seconda ad Ettore di Ruvo, la terza ad unBelpuzzi, che aveva veduto le guerre di Buonaparte.Marciavano Schipani contro Sciarpa, Ettore contro Pro-ni, Belpuzzi contro Ruffo. Per sicurezza poi di Napoli,Mantoné ordinava meglio la guardia urbana, e tentava diaccalorarla in favore della repubblica. Le diede armi ebandiere con pompa solenne, e per generale primo Bas-setta, per secondo Gennaro Serra, per terzo Francesco

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  • Grimaldi e Antonio Pineda, uomini valorosi, e nei qualicon tutto l'animo confidava. Per avvezzarla agli usi diguerra, la faceva armeggiare ogni giorno. Commettevaalla fede del generale Federici la custodia di Napoli, aMassa Castelnuovo, al principe di Santa Severina casteldell'Uovo. Buoni ordinamenti erano questi, ma la guerrapiù forte di loro; nè Mantoné o che non sel credesse eglipel gran coraggio che aveva, o che s'infingesse per nonispaventare, non aveva fatto provvedimenti più gagliar-di. E siccome era sempre riuscito vincitore contro i regj,che si erano mossi contro la repubblica prima che il car-dinale si muovesse, aveva questo moto il cardinale inpiccolo concetto, e non pensava, che fosse per avere unfine diverso da quello, che i primi avevano avuto. Per laqual cosa si persuadeva, che le legioni create fossero ba-stanti a frenare i regj nelle provincie, e ritornarle sottol'obbedienza del governo popolare. Ma ebbe la guerraassai diverso successo; perchè Belpuzzi, conoscendo laimpossibilità di far fronte ai regj, che d'ogn'intornouscendo dai boschi, e calando dalle montagne, l'infesta-vano, abbandonata l'impresa, se n'era ritornato a Napoli.Ferocemente aveva combattuto negli Abruzzi Ettore diRuvo, ma assalito ed attorniato da un numero di nemicimolto superiore, fu costretto a cercar ricovero contro ilfurore dei sollevati dentro le mura di Pescara. Schipanirotto da Sciarpa, per ultimo rifugio si era ritirato a Na-poli. Così Ruffo vincitore in ogni parte, inondando conle sue genti tutto il paese all'intorno, si era avvicinatoalla capitale. Vide allora Mantoné, che i moti del cardi-

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    Grimaldi e Antonio Pineda, uomini valorosi, e nei qualicon tutto l'animo confidava. Per avvezzarla agli usi diguerra, la faceva armeggiare ogni giorno. Commettevaalla fede del generale Federici la custodia di Napoli, aMassa Castelnuovo, al principe di Santa Severina casteldell'Uovo. Buoni ordinamenti erano questi, ma la guerrapiù forte di loro; nè Mantoné o che non sel credesse eglipel gran coraggio che aveva, o che s'infingesse per nonispaventare, non aveva fatto provvedimenti più gagliar-di. E siccome era sempre riuscito vincitore contro i regj,che si erano mossi contro la repubblica prima che il car-dinale si muovesse, aveva questo moto il cardinale inpiccolo concetto, e non pensava, che fosse per avere unfine diverso da quello, che i primi avevano avuto. Per laqual cosa si persuadeva, che le legioni create fossero ba-stanti a frenare i regj nelle provincie, e ritornarle sottol'obbedienza del governo popolare. Ma ebbe la guerraassai diverso successo; perchè Belpuzzi, conoscendo laimpossibilità di far fronte ai regj, che d'ogn'intornouscendo dai boschi, e calando dalle montagne, l'infesta-vano, abbandonata l'impresa, se n'era ritornato a Napoli.Ferocemente aveva combattuto negli Abruzzi Ettore diRuvo, ma assalito ed attorniato da un numero di nemicimolto superiore, fu costretto a cercar ricovero contro ilfurore dei sollevati dentro le mura di Pescara. Schipanirotto da Sciarpa, per ultimo rifugio si era ritirato a Na-poli. Così Ruffo vincitore in ogni parte, inondando conle sue genti tutto il paese all'intorno, si era avvicinatoalla capitale. Vide allora Mantoné, che i moti del cardi-

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  • nale erano per risolversi non in romori, ma in effetti, chela fortuna minacciava, e che i rimedi ordinari più nonbastavano. Preparavasi ad uscir egli stesso contro il ne-mico con sei mila soldati; creò primieramente per custo-dia di Napoli una legione di fuorusciti Calabresi, i quali,perchè parteggiavano per la repubblica, cacciati a furiadalle case loro per le armi di Ruffo, si erano riparati nel-la capitale, uomini fieri, bellicosi, arrabbiati per le in-giurie recenti. I loro compatriotti, che militavano colcardinale, si mostravano disposti a far cose enormi pelre, ma essi erano risoluti a farne per la repubblica delleugualmente enormi. Erano nel novero di due mila: eperchè ognuno fosse chiaro di quanto valevano, e diquanto si proponevano, pubblicarono, fra le altre, questeparole: «Noi vogliamo sangue; noi cerchiam morte; dar-la, o riceverla è per noi tuttuno: solo vogliamo, che lapatria sia libera, e noi vendicati». Rispondeva loro Man-toné: «Compiacersi nel vedere quei moti generosi deglianimi loro, nè poter perire la repubblica, che eroi, comeeglino, aveva per difensori».Erano preti, laici, nobili, plebei, poveri per fortuna, po-veri per esiglio; nè volevano dare od avere perdono.Mantoné diè loro in guardia il quartiere di Castel nuovo.Poi detto al principe di Roccaromana, che si dimostravamolto dedito al nuovo governo, creasse un reggimentodi cavalli nei contorni di Napoli, egli il faceva.Partiva Mantoné da Napoli, non senza esimio apparatoper impressionar quel popolo, di cui l'immaginare è tan-

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    nale erano per risolversi non in romori, ma in effetti, chela fortuna minacciava, e che i rimedi ordinari più nonbastavano. Preparavasi ad uscir egli stesso contro il ne-mico con sei mila soldati; creò primieramente per custo-dia di Napoli una legione di fuorusciti Calabresi, i quali,perchè parteggiavano per la repubblica, cacciati a furiadalle case loro per le armi di Ruffo, si erano riparati nel-la capitale, uomini fieri, bellicosi, arrabbiati per le in-giurie recenti. I loro compatriotti, che militavano colcardinale, si mostravano disposti a far cose enormi pelre, ma essi erano risoluti a farne per la repubblica delleugualmente enormi. Erano nel novero di due mila: eperchè ognuno fosse chiaro di quanto valevano, e diquanto si proponevano, pubblicarono, fra le altre, questeparole: «Noi vogliamo sangue; noi cerchiam morte; dar-la, o riceverla è per noi tuttuno: solo vogliamo, che lapatria sia libera, e noi vendicati». Rispondeva loro Man-toné: «Compiacersi nel vedere quei moti generosi deglianimi loro, nè poter perire la repubblica, che eroi, comeeglino, aveva per difensori».Erano preti, laici, nobili, plebei, poveri per fortuna, po-veri per esiglio; nè volevano dare od avere perdono.Mantoné diè loro in guardia il quartiere di Castel nuovo.Poi detto al principe di Roccaromana, che si dimostravamolto dedito al nuovo governo, creasse un reggimentodi cavalli nei contorni di Napoli, egli il faceva.Partiva Mantoné da Napoli, non senza esimio apparatoper impressionar quel popolo, di cui l'immaginare è tan-

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  • to forte. Era la contrada di Toledo, per dove le partentitruppe passavano, tutta parata in addobbo: la guardia na-zionale a piedi schieratasi in fila, quella a cavallo sullapiazza, i regolari rimpetto a Castel nuovo. Seguitavano iprigionieri fatti nella conquista di Castellamare, che pre-so ai tempi precedenti per una fazione improvvisa dairegj, e dagl'Inglesi, era stato con mirabile prontezza ri-preso da Macdonald. Si vedevano le insegne polverose elacere dagli stromenti di guerra, che ai dì più felici perloro avevano i cattivi portate: suonavano a festa le trom-be, suonavano i tamburi. I prigioni con le mani legate aldorso, aspettavano pallidi e tremanti la morte. Le ban-diere si gettavano a piè dell'albero della libertà: i prigio-ni condotti a quel tronco, si apprestavano all'ultimo mo-mento; la lugubre scena muoveva i cuori a compassione;aspettavasi ognuno vedere balzar a terra le teste tronche,quand'ecco un gridarsi grazia da ogni lato: soldati e cit-tadini ugualmente nel pietoso grido si accendevano. Gliscampati da morte certa, a vita certa risorti, ringraziava-no con atti di gratitudine le accolte turbe, baciandol'albero, e “viva la libertà” gridando. Incontanente dacompassionevoli e pie donne fu fatta questua, acciocchècoloro, cui la benignità dei repubblicani aveva salvato,potessero ritornare, come loro fosse a grado, alle patrieloro. L'atto umano pareva promettere dolce destino allarepubblica, perchè la pietà abbellisce i pensieridell'uomo, e dà speranza, perchè sa di meritar premio.Restava, che, com'era il disegno, si ardessero le insegneregie, ma i democrati impazienti le laceravano a gara, e

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    to forte. Era la contrada di Toledo, per dove le partentitruppe passavano, tutta parata in addobbo: la guardia na-zionale a piedi schieratasi in fila, quella a cavallo sullapiazza, i regolari rimpetto a Castel nuovo. Seguitavano iprigionieri fatti nella conquista di Castellamare, che pre-so ai tempi precedenti per una fazione improvvisa dairegj, e dagl'Inglesi, era stato con mirabile prontezza ri-preso da Macdonald. Si vedevano le insegne polverose elacere dagli stromenti di guerra, che ai dì più felici perloro avevano i cattivi portate: suonavano a festa le trom-be, suonavano i tamburi. I prigioni con le mani legate aldorso, aspettavano pallidi e tremanti la morte. Le ban-diere si gettavano a piè dell'albero della libertà: i prigio-ni condotti a quel tronco, si apprestavano all'ultimo mo-mento; la lugubre scena muoveva i cuori a compassione;aspettavasi ognuno vedere balzar a terra le teste tronche,quand'ecco un gridarsi grazia da ogni lato: soldati e cit-tadini ugualmente nel pietoso grido si accendevano. Gliscampati da morte certa, a vita certa risorti, ringraziava-no con atti di gratitudine le accolte turbe, baciandol'albero, e “viva la libertà” gridando. Incontanente dacompassionevoli e pie donne fu fatta questua, acciocchècoloro, cui la benignità dei repubblicani aveva salvato,potessero ritornare, come loro fosse a grado, alle patrieloro. L'atto umano pareva promettere dolce destino allarepubblica, perchè la pietà abbellisce i pensieridell'uomo, e dà speranza, perchè sa di meritar premio.Restava, che, com'era il disegno, si ardessero le insegneregie, ma i democrati impazienti le laceravano a gara, e

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  • diedero i pezzi in mano a ciascun soldato: i soldati gliappendevano alle punte delle bajonette, gridando tuttoall'intorno in quel mentre infinite voci, “muojano i tiran-ni, viva la repubblica”!Mantoné, condotte le repubblicane squadre alla campa-gna, sbaragliava e fugava facilmente i corridoridell'esercito regio; ma quando più oltre si fu spinto, siaccorse, che per lui, nè pe' suoi altro scampo non resta-va, se non quello di tornarsene prestamente là, dond'eravenuto. Il suo ritorno in Napoli costernava le genti: perultima speranza aspettavano quello che fosse per parto-rire il valore di Schipani; ma ebbero tosto le novelle,ch'egli, che per aver udito la ritirata di Mantoné, si eracondotto alla torre dell'Annunziata, combattuto quiviaspramente dai Russi, dai regj, e da una parte de' suoisoldati medesimi mutatisi a favore del re, era stato pre-so, dopo di aver veduto lo sterminio quasi intiero de'suoi compagni. Sentissi a questo momento ancora, cheRoccaromana aveva bene levato ed ordinato, siccomedal ministro ne aveva avuto il carico, il reggimento dicavalli, ma che invece di farlo correre in ajuto dei re-pubblicani, l'aveva condotto al cardinale, dal quale ave-va avuto le grate accoglienze. Il precipizio era evidente:tolta tutta la campagna, ed insultando già da ogni partele genti del cardinale vincitore, tutta la difesa della re-pubblica, e di tanti uomini che avevano seguitato la suafortuna, era ridotta nella sola città di Napoli, non sicura,nè per concordia di cittadini, nè per nervo di soldati.

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    diedero i pezzi in mano a ciascun soldato: i soldati gliappendevano alle punte delle bajonette, gridando tuttoall'intorno in quel mentre infinite voci, “muojano i tiran-ni, viva la repubblica”!Mantoné, condotte le repubblicane squadre alla campa-gna, sbaragliava e fugava facilmente i corridoridell'esercito regio; ma quando più oltre si fu spinto, siaccorse, che per lui, nè pe' suoi altro scampo non resta-va, se non quello di tornarsene prestamente là, dond'eravenuto. Il suo ritorno in Napoli costernava le genti: perultima speranza aspettavano quello che fosse per parto-rire il valore di Schipani; ma ebbero tosto le novelle,ch'egli, che per aver udito la ritirata di Mantoné, si eracondotto alla torre dell'Annunziata, combattuto quiviaspramente dai Russi, dai regj, e da una parte de' suoisoldati medesimi mutatisi a favore del re, era stato pre-so, dopo di aver veduto lo sterminio quasi intiero de'suoi compagni. Sentissi a questo momento ancora, cheRoccaromana aveva bene levato ed ordinato, siccomedal ministro ne aveva avuto il carico, il reggimento dicavalli, ma che invece di farlo correre in ajuto dei re-pubblicani, l'aveva condotto al cardinale, dal quale ave-va avuto le grate accoglienze. Il precipizio era evidente:tolta tutta la campagna, ed insultando già da ogni partele genti del cardinale vincitore, tutta la difesa della re-pubblica, e di tanti uomini che avevano seguitato la suafortuna, era ridotta nella sola città di Napoli, non sicura,nè per concordia di cittadini, nè per nervo di soldati.

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  • Non si trattava più di vincere, ma solo di conseguir pat-ti, onde, sfuggita la morte, si acquistasse facoltà di andaresulando per terre inconsuete e lontane. Decretava il di-rettorio, essere la patria in pericolo. Ritiravasi col corpolegislativo ai castelli Nuovo, e dell'Uovo: quel diSant'Elmo più forte, e che dominava Napoli, era inmano del presidio Francese lasciatovi da Macdonald: unterrore senza pari occupava le menti. La legione Calabrasola non si spaventava, perchè dal vivere al morire, pur-chè si vendicasse, non faceva differenza. Parte stanziavain Napoli, parte presidiava il castello di Viviena, per cuiRuffo doveva passare per venir a dar l'assalto alla cittàdal lato del ponte della Maddalena. Si risolvevano i re-pubblicani a morire da uomini forti: Spartani volevanoessere, e Spartani furono: ma gli Spartani avevano unostato ed una patria, essi non avevano più nè l'una nel'altra. Perciò perirono senza frutto, in ciò molto più daammirarsi, che gli Spartani non furono, perchè erano si-curi, che quell'invitta virtù non solamente non sarebbeproseguita con laude nel paese loro, ma ancora vi avreb-be incontrato il biasimo. Udissi tutt'ad un tratto nellaspaventata Napoli un romore, come di tuono; tremò laterra; pure il Vesuvio non buttava: veniva dal forte diViviena. Lo aveva il cardinale con tutte le sue forze as-saltato: vi si difenderono i Calabresi, non come uomini,ma come lioni. Pure i regj, combattendolo da tutte particon le artiglierìe, l'avevano smantellato, e non una, mapiù brecce, e piuttosto una ruina di tutte le mura aprival'adito ai vincitori. Entraronvi a forza ed a furia: gente

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    Non si trattava più di vincere, ma solo di conseguir pat-ti, onde, sfuggita la morte, si acquistasse facoltà di andaresulando per terre inconsuete e lontane. Decretava il di-rettorio, essere la patria in pericolo. Ritiravasi col corpolegislativo ai castelli Nuovo, e dell'Uovo: quel diSant'Elmo più forte, e che dominava Napoli, era inmano del presidio Francese lasciatovi da Macdonald: unterrore senza pari occupava le menti. La legione Calabrasola non si spaventava, perchè dal vivere al morire, pur-chè si vendicasse, non faceva differenza. Parte stanziavain Napoli, parte presidiava il castello di Viviena, per cuiRuffo doveva passare per venir a dar l'assalto alla cittàdal lato del ponte della Maddalena. Si risolvevano i re-pubblicani a morire da uomini forti: Spartani volevanoessere, e Spartani furono: ma gli Spartani avevano unostato ed una patria, essi non avevano più nè l'una nel'altra. Perciò perirono senza frutto, in ciò molto più daammirarsi, che gli Spartani non furono, perchè erano si-curi, che quell'invitta virtù non solamente non sarebbeproseguita con laude nel paese loro, ma ancora vi avreb-be incontrato il biasimo. Udissi tutt'ad un tratto nellaspaventata Napoli un romore, come di tuono; tremò laterra; pure il Vesuvio non buttava: veniva dal forte diViviena. Lo aveva il cardinale con tutte le sue forze as-saltato: vi si difenderono i Calabresi, non come uomini,ma come lioni. Pure i regj, combattendolo da tutte particon le artiglierìe, l'avevano smantellato, e non una, mapiù brecce, e piuttosto una ruina di tutte le mura aprival'adito ai vincitori. Entraronvi a forza ed a furia: gente

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  • disperata ammazzava gente disperata, nè solo i vinti pe-rivano. Nissuno s'arrendè, tutti furono morti: date, a chigli uccideva, innumerevoli morti. Restavano una manodi pochi: la rabbia gli trasportava; feriti ferivano, minac-ciati ferivano, ammoniti dello arrendersi ferivano. Purel'estrema ora giungeva. Anteponendo la morte di soldatoalla morte di reo, nè sofferendo loro l'animo di venir inforza di coloro, che con tanta rabbia abborrivano, unAntonio Toscano, che gli comandava, e che già stavacon mal di morte per le ferite e pel sangue sparso, stra-scinossi a stento, e carpone al magazzino delle polveri, econ uno stoppaccio acceso postovi fuoco, mandò vinci-tori, vinti, e rovinate mura all'aria: atto veramente mira-bile, e degno d'eterna memoria nei secoli. Tutti periro-no; questa fu la cagione del tuono, e dello spavento diNapoli. Ruffo, espeditosi dall'intoppo del forte, passava,e si accingeva a dar l'assalto alla capitale da tre bande, alponte della Maddalena, al canto di Forìa, ed a Capodi-monte; ma il principale sforzo era alla Maddalena. I re-pubblicani carcerarono come ostaggi alcuni sospetti, econdussero in castel Nuovo, ed in Castel dell'Uovo unfratello del cardinale, ed i parenti degli ufficialidell'esercito regio. Passarono per le armi i fratelli Ba-cher con quattro lazzaroni mescolati in congiure. Poipartiti in tre schiere se ne givano contro Ruffo. Writz gliconduceva alla Maddalena, Bassetta a Forìa, Serra a Ca-podimonte. Caracciolo con le navi sottili accostatosi allido, batteva di fianco le genti del re. Animavansi convicendevoli conforti l'un l'altro: quella essere l'ultima fa-

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    disperata ammazzava gente disperata, nè solo i vinti pe-rivano. Nissuno s'arrendè, tutti furono morti: date, a chigli uccideva, innumerevoli morti. Restavano una manodi pochi: la rabbia gli trasportava; feriti ferivano, minac-ciati ferivano, ammoniti dello arrendersi ferivano. Purel'estrema ora giungeva. Anteponendo la morte di soldatoalla morte di reo, nè sofferendo loro l'animo di venir inforza di coloro, che con tanta rabbia abborrivano, unAntonio Toscano, che gli comandava, e che già stavacon mal di morte per le ferite e pel sangue sparso, stra-scinossi a stento, e carpone al magazzino delle polveri, econ uno stoppaccio acceso postovi fuoco, mandò vinci-tori, vinti, e rovinate mura all'aria: atto veramente mira-bile, e degno d'eterna memoria nei secoli. Tutti periro-no; questa fu la cagione del tuono, e dello spavento diNapoli. Ruffo, espeditosi dall'intoppo del forte, passava,e si accingeva a dar l'assalto alla capitale da tre bande, alponte della Maddalena, al canto di Forìa, ed a Capodi-monte; ma il principale sforzo era alla Maddalena. I re-pubblicani carcerarono come ostaggi alcuni sospetti, econdussero in castel Nuovo, ed in Castel dell'Uovo unfratello del cardinale, ed i parenti degli ufficialidell'esercito regio. Passarono per le armi i fratelli Ba-cher con quattro lazzaroni mescolati in congiure. Poipartiti in tre schiere se ne givano contro Ruffo. Writz gliconduceva alla Maddalena, Bassetta a Forìa, Serra a Ca-podimonte. Caracciolo con le navi sottili accostatosi allido, batteva di fianco le genti del re. Animavansi convicendevoli conforti l'un l'altro: quella essere l'ultima fa-

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  • tica loro, o morte, o vittoria; dover lasciare un testimo-nio al mondo di quanto possa la virtù, che vuole la liber-tà; vita di servi non esser vita; non esser morte lo scam-pare dalla servitù; e se dai fati contrarj era fisso, chel'opera loro non potesse più giovare alla libertà ed allapatria, gioverebbe almeno la memoria. Con queste vocidiedero dentro ai regj: sorse una furiosissima zuffa allaMaddalena: repubblicani e regj eleggevano piuttosto ilmorire, che il cedere. Dalla parte dei primi Luigi Serio,vecchio di sessant'anni, combattendo nella prima frontecon un suo nipote, e con una gioventù indomita, che ani-mava con l'esempio e coi conforti, fu morto, e con lui ilnipote ed i giovani. Writz, Svizzero, valorosamente tra-vagliandosi con tutte le sue forze in pro dell'adottiva pa-tria, ora qual generale comandando, ed ora qual soldatocombattendo, faceva dubbia la vittoria. Finalmente feri-to di piaga mortale, e portato in castel Nuovo, quivimandava fuori l'ultimo spirito.I repubblicani, massimamente quei Calabresi inferociti,non punto sbigottitisi alla morte del loro prode e fedelecapitano, continuavano a menar le mani, ed a tener lon-tani dalle dilette mura le genti regie. Dal canto loro Bas-setta e Serra ottimamente facevano il debito loro. Noninclinava ancora la sorte da alcun lato, perchè prevale-vano i repubblicani di rabbia, ed avevano il vantaggiodel luogo: i regj sopravanzavano di numero, e di trupperegolari. Mentre così stava dubbia la lance, ecco sorgeregrida di “viva il re” alle spalle dei democrati. Erano una

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    tica loro, o morte, o vittoria; dover lasciare un testimo-nio al mondo di quanto possa la virtù, che vuole la liber-tà; vita di servi non esser vita; non esser morte lo scam-pare dalla servitù; e se dai fati contrarj era fisso, chel'opera loro non potesse più giovare alla libertà ed allapatria, gioverebbe almeno la memoria. Con queste vocidiedero dentro ai regj: sorse una furiosissima zuffa allaMaddalena: repubblicani e regj eleggevano piuttosto ilmorire, che il cedere. Dalla parte dei primi Luigi Serio,vecchio di sessant'anni, combattendo nella prima frontecon un suo nipote, e con una gioventù indomita, che ani-mava con l'esempio e coi conforti, fu morto, e con lui ilnipote ed i giovani. Writz, Svizzero, valorosamente tra-vagliandosi con tutte le sue forze in pro dell'adottiva pa-tria, ora qual generale comandando, ed ora qual soldatocombattendo, faceva dubbia la vittoria. Finalmente feri-to di piaga mortale, e portato in castel Nuovo, quivimandava fuori l'ultimo spirito.I repubblicani, massimamente quei Calabresi inferociti,non punto sbigottitisi alla morte del loro prode e fedelecapitano, continuavano a menar le mani, ed a tener lon-tani dalle dilette mura le genti regie. Dal canto loro Bas-setta e Serra ottimamente facevano il debito loro. Noninclinava ancora la sorte da alcun lato, perchè prevale-vano i repubblicani di rabbia, ed avevano il vantaggiodel luogo: i regj sopravanzavano di numero, e di trupperegolari. Mentre così stava dubbia la lance, ecco sorgeregrida di “viva il re” alle spalle dei democrati. Erano una

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  • moltitudine di lazzaroni, che stimolati dai partigiani delgoverno regio, si levarono a romore. Rivoltaronsi ad-dosso a loro i repubblicani, e gli ammazzarono tutti. MaRuffo, usando l'occasione che gli si era aperta, perchè inemici assaliti alle terga avevano rimesso dalle difese,entrava per viva forza, ed inondava la città, solo a luicontrastando quei Calabresi indomabili. Quivi il raccon-tare le cose che seguirono, parrà certamente impossibile,se si farà a considerare quella rabbia immensa, le ingiu-rie fatte, il sangue sparso, il sangue caldo, la naturaestrema di quei popoli, l'immanità della più parte deicombattenti, da nissuna civiltà temperata. Primieramen-te, il castello del Carmine, che domandava i patti, fupreso per assalto, e tutto il presidio senza pietà passato afil di spada. Carnificina più grande e più orribile si face-va per le contrade. Vi si uccidevano gli uomini a cacciaper diletto, come se fossero stati fiere; nè età, nè sesso,nè condizione, nè grado si risparmiavano. Uccidevansi irepubblicani per odio pubblico, i non repubblicani perodio privato; nè quei carnefici si contentavano di ucci-dere, che ancora volevano tormentare. Varj erano i gene-ri delle morti: il ricco ammazzato sugli atrj de' suoi pa-lazzi, il povero sulle scalee, e sulle porte delle chiese:chi era lacerato, vivente ancora, a brani a brani, chistrangolato, chi arso. Ardevano qua e là orribili roghi, egli uomini gettati a furia dentro, vi si abbruciavano. Go-devano i barbari, a guisa di veri cannibali, e facevano leloro tresche, le loro grida, le loro danze festevoli intor-no. Un prete venuto con Ruffo, si vantava di aver man-

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    moltitudine di lazzaroni, che stimolati dai partigiani delgoverno regio, si levarono a romore. Rivoltaronsi ad-dosso a loro i repubblicani, e gli ammazzarono tutti. MaRuffo, usando l'occasione che gli si era aperta, perchè inemici assaliti alle terga avevano rimesso dalle difese,entrava per viva forza, ed inondava la città, solo a luicontrastando quei Calabresi indomabili. Quivi il raccon-tare le cose che seguirono, parrà certamente impossibile,se si farà a considerare quella rabbia immensa, le ingiu-rie fatte, il sangue sparso, il sangue caldo, la naturaestrema di quei popoli, l'immanità della più parte deicombattenti, da nissuna civiltà temperata. Primieramen-te, il castello del Carmine, che domandava i patti, fupreso per assalto, e tutto il presidio senza pietà passato afil di spada. Carnificina più grande e più orribile si face-va per le contrade. Vi si uccidevano gli uomini a cacciaper diletto, come se fossero stati fiere; nè età, nè sesso,nè condizione, nè grado si risparmiavano. Uccidevansi irepubblicani per odio pubblico, i non repubblicani perodio privato; nè quei carnefici si contentavano di ucci-dere, che ancora volevano tormentare. Varj erano i gene-ri delle morti: il ricco ammazzato sugli atrj de' suoi pa-lazzi, il povero sulle scalee, e sulle porte delle chiese:chi era lacerato, vivente ancora, a brani a brani, chistrangolato, chi arso. Ardevano qua e là orribili roghi, egli uomini gettati a furia dentro, vi si abbruciavano. Go-devano i barbari, a guisa di veri cannibali, e facevano leloro tresche, le loro grida, le loro danze festevoli intor-no. Un prete venuto con Ruffo, si vantava di aver man-

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  • giato carni di repubblicani abbrustolite. Si spargevavoce ad arte da coloro che si dilettavano degli oltraggi edel sangue, che i repubblicani avevano sui corpi lorostampata l'immagine della libertà. Per questo, prima diuccidergli, i meno impetuosi all'ammazzare, gli spoglia-vano, e così spogliati in mezzo agl'improperj ed alle bat-titure gli conducevano per la città. Donne virtuose e pu-diche, e pel grado loro ragguardevolissime, furono bar-baramente e fra gli scherni di una ignobil plebe condottea questo supplizio, in cui il manco era il dolore del cor-po. Vedeva Ruffo queste cose, e non volle o non potèfrenarle. Cercavano e chi era reo, e chi era innocente direpubblica, scampo a furore tanto barbaro. Chi fuggivain abito di donna, e questo ancora nol salvava; chi fug-giva sotto cenci da lazzarone, e non si salvava. Ma quel-li, a cui la fortuna aveva aperto uno scampo per le con-trade, gliel toglieva per le case; conciossiachè i padronine gli cacciavano, sapendo, che se gli ricettassero, lecase loro sarebbero saccheggiate ed incese, ed essi ucci-si. Vidersi fratelli chiuder le porte ai fratelli, spose asposi, padri a figliuoli. Fuvvi un padre, il quale per di-mostrare il suo amore pel re, scoperse, e diè in mano ilproprio figliuolo alla furibonda plebe, comperando in talmodo la salute propria col sangue della sua creatura. Ri-sospinti dalle case i miseri perseguitati si nascondevanonelle fogne, donde di notte tempo e di soppiatto usciva-no, cacciati dalla fame e dalla puzza. Se ne accorsero ilazzaroni; si mettevano in agguato alle bocche, come seaspettassero fiere al varco, e quanti uscivano, tanti am-

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    giato carni di repubblicani abbrustolite. Si spargevavoce ad arte da coloro che si dilettavano degli oltraggi edel sangue, che i repubblicani avevano sui corpi lorostampata l'immagine della libertà. Per questo, prima diuccidergli, i meno impetuosi all'ammazzare, gli spoglia-vano, e così spogliati in mezzo agl'improperj ed alle bat-titure gli conducevano per la città. Donne virtuose e pu-diche, e pel grado loro ragguardevolissime, furono bar-baramente e fra gli scherni di una ignobil plebe condottea questo supplizio, in cui il manco era il dolore del cor-po. Vedeva Ruffo queste cose, e non volle o non potèfrenarle. Cercavano e chi era reo, e chi era innocente direpubblica, scampo a furore tanto barbaro. Chi fuggivain abito di donna, e questo ancora nol salvava; chi fug-giva sotto cenci da lazzarone, e non si salvava. Ma quel-li, a cui la fortuna aveva aperto uno scampo per le con-trade, gliel toglieva per le case; conciossiachè i padronine gli cacciavano, sapendo, che se gli ricettassero, lecase loro sarebbero saccheggiate ed incese, ed essi ucci-si. Vidersi fratelli chiuder le porte ai fratelli, spose asposi, padri a figliuoli. Fuvvi un padre, il quale per di-mostrare il suo amore pel re, scoperse, e diè in mano ilproprio figliuolo alla furibonda plebe, comperando in talmodo la salute propria col sangue della sua creatura. Ri-sospinti dalle case i miseri perseguitati si nascondevanonelle fogne, donde di notte tempo e di soppiatto usciva-no, cacciati dalla fame e dalla puzza. Se ne accorsero ilazzaroni; si mettevano in agguato alle bocche, come seaspettassero fiere al varco, e quanti uscivano, tanti am-

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  • mazzavano. Felice chi moriva senza tormenti. Come sela ferocia di quella plebe senza freno avesse bisogno dimaggiore stimolo, le si fe' credere, che i repubblicaniavessero risoluto d'impiccare, se avessero potuto, la seradel giorno precedente tutti i lazzaroni. Fu olio a fiamma.Cercarono diligentemente in tutte le case; e sfortunataquella, in cui fosse rinvenuta o corda, o spago, o simili:dicevano, essere i capestri apprestati; onde senz'altrodire tormentavano, saccheggiavano, uccidevano. UnCristoforo macellaro, che per uso del suo mestiere ave-va corde in casa, fu straziato con orribili tormenti, poi lasua testa tronca portata a dileggio di popolo sopra lapunta di una bajonetta per la città: l'avevano cinta tuttadi corde, e gridavano, esser miracolo di sant'Antonio(correva appunto la festa di questo santo) perchè si eradato voce, che il santo fosse stato quello, che avesse ri-velato a scampo dei lazzaroni il tradimento dei capestri.Dichiararono sant'Antonio protettore di Napoli, e degra-darono san Gennaro come giacobino, e protettor di gia-cobini. Pensi il lettore quale immagine di città fossequella, in cui una plebe barbara correva per le contrade eper le case, mescolando gli scherni alle crudeltà, ed incui si ardevano uomini vivi, e le carni loro si mangiava-no. Qualche consolazione arreca all'animo sconfortatodal vedermi un volto simile a quello di queste fiere, ilpensare che atti generosi sorsero in mezzo a tale desola-zione; perchè non mancarono padroni di casa che a peri-colo degli averi e delle persone loro scamparono damorte le vittime destinate. Durò lo stato orribile due

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    mazzavano. Felice chi moriva senza tormenti. Come sela ferocia di quella plebe senza freno avesse bisogno dimaggiore stimolo, le si fe' credere, che i repubblicaniavessero risoluto d'impiccare, se avessero potuto, la seradel giorno precedente tutti i lazzaroni. Fu olio a fiamma.Cercarono diligentemente in tutte le case; e sfortunataquella, in cui fosse rinvenuta o corda, o spago, o simili:dicevano, essere i capestri apprestati; onde senz'altrodire tormentavano, saccheggiavano, uccidevano. UnCristoforo macellaro, che per uso del suo mestiere ave-va corde in casa, fu straziato con orribili tormenti, poi lasua testa tronca portata a dileggio di popolo sopra lapunta di una bajonetta per la città: l'avevano cinta tuttadi corde, e gridavano, esser miracolo di sant'Antonio(correva appunto la festa di questo santo) perchè si eradato voce, che il santo fosse stato quello, che avesse ri-velato a scampo dei lazzaroni il tradimento dei capestri.Dichiararono sant'Antonio protettore di Napoli, e degra-darono san Gennaro come giacobino, e protettor di gia-cobini. Pensi il lettore quale immagine di città fossequella, in cui una plebe barbara correva per le contrade eper le case, mescolando gli scherni alle crudeltà, ed incui si ardevano uomini vivi, e le carni loro si mangiava-no. Qualche consolazione arreca all'animo sconfortatodal vedermi un volto simile a quello di queste fiere, ilpensare che atti generosi sorsero in mezzo a tale desola-zione; perchè non mancarono padroni di casa che a peri-colo degli averi e delle persone loro scamparono damorte le vittime destinate. Durò lo stato orribile due

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  • giorni. Infine si risolvè il cardinale, o perchè la umanitàfinalmente il movesse, o perchè volesse attendereall'assedio dei castelli, fazione impossibile a tentarsi intanto scompiglio, a frenare il furore dei suoi; Napoli at-territa per le morti, diventò lagrimosa pei morti.Restavano ad espugnarsi i castelli, a questa espugnazio-ne applicò l'animo il cardinale, piantò una batterìa nellacontrada di Toledo per battere i repubblicani, che aveva-no un alloggiamento a San Ferdinando, una all'Immaco-lata per battere castel Nuovo, ed una terza alla punta diPosillipo per battere quel dell'Uovo, che sebbene siapoco altro che una vecchia casa a guisa di fortezza, è digran momento pel suo sito; perciocchè chi ne è padronepuò battere con vantaggio, ed impadronirsi di castelNuovo. Veduto il pericol