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Carlo e la Barca/Dito Viaggio intorno al mondo della salute

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Carlo e la Barca/DitoViaggio intorno al mondo della salute

Testi: Adriano QuagliottiIllustrazioni: Beatrice Mani

Supervisione contenuti clinici: Pierfranco RavizzaEditing: Antonio Urti

Grafica e impaginazione: Paola Cariano

L’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco,nell’ambito dei suoi sforzi continui indirizzati a rispondere sem-pre più adeguatamente alla domanda di salute dei cittadini che afferiscono alle sue strutture, è lieta di presentare questa pub-blicazione in cui sono trasferite le idee basilari legate al rap-porto tra stili di vita e benessere fisico.Ci sembra una iniziativa bella e significativa. Ricorda, altresì, un tratto della nostra mission: promuovere cultura della salute.Ci piace che questa pubblicazione si rivolga, in particolare, agli studenti della scuola primaria. Educazione alimentare, promozione di attività fisica e ricreativa, lotta al fumo costitu-iscono pietre miliari della prevenzione, particolarmente in età scolare: il seme gettato in questa fase potrà germogliare negli anni successivi.A questo proposito vogliamo ringraziare l’Ufficio Scolastico Provinciale di Lecco che ha voluto condividere con noi questa iniziativa che ci consente di “parlare” direttamente ai ragazzi.

La Direzione dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco

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Ciao ragazzi,mi chiamo Carlo e ho dieci anni. Non sono molto alto ma neppure troppo basso, porto gli occhiali sul naso e i miei capelli non stanno mai a posto anche quando li pettino. Nella mia famiglia ci sono papà e mamma, mia sorella Giu-lia di 15 anni e i miei due nonni.Oggi vi voglio raccontare un viaggio.La nostra avventura parte da Lecco, la città dove viviamo. È mattina e sono seduto con papà sulle rive del nostro Lago, in una giornata di sole intenso. Il cielo è azzurro e la luce è così forte che ci fa tenere gli occhi quasi chiusi. Il venticello -papà mi ha insegnato che si chiama Tivano- ci asciuga il viso dal sudore estivo. Papà, con il dito, mi mo-stra i monti e i paesi che si vedono dalla riva; poi li indica sull’Atlante che ha in mano, aperto sulla cartina della Lom-bardia.Sulla mappa c’è anche il nostro Lago. Mi fa notare che è uno specchio d’acqua chiuso, con intorno monti altissimi, almeno così sembrano quando li si guarda dalla riva.

Ad un certo punto chiudo gli occhi.

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Immagino che il Lago sia collegato al mare.Appena superato Bellagio si può girare a destra intorno alla Grigna, navigare verso il mare Adriatico e da lì raggiun-gere tutto il mondo. Andare su e giù per i continenti. Attraversare paesi vicini, lontani e lontanissimi, dai nomi così particolari da sembrare leggendari.Lo dico a papà.Si mette a ridere, chiude gli occhi e comincia a sognare anche lui. Mi dice:”Allora facciamo così: il dito che hai puntato sulla mappa adesso è diventato la nostra barca. Alza le vele Carlo, partiamo! Andiamo a vedere questi paesi lontani. Met-titi al timone: tocca a te guidare questa bar-ca fantastica!”

Così, a bordo del mio dito, partiamo! Papà apre l’Atlante su una mappa dove è disegnato tutto il mondo. Raggiungia-

mo l’Adriatico, lo percorriamo fino alla Puglia, poi attraver-siamo il Mediterraneo fino a Gibilterra. Lì incontriamo l’Oce-ano Atlantico.

È grandissimo se paragonato al nostro Lago!Comincio a gironzolare su tutto quel blu, fino a che un nome curioso attira la mia attenzione: EIRE.Papà se ne accorge e mi propone di fermarci un pò. Sbar-chiamo e mi racconta qualcosa di questo paese col nome così strano.

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EIRE: l’isola verdePapà mi spiega che su quest’isola si parla una lingua antica che si chiama Gaelico. EIRE sono le iniziali del nome lunghissimo con cui, in Gae-lico, chiamano la Repubblica d’Irlanda. È un’isola verdissi-ma perché piove tanto. Le campagne sono vastissime e i prati verdi si estendono fino all’orizzonte.Lassù la gente mangia in fretta e poi corrono tutti a passare il tempo al bar che chiamano “Pub”. L’Irlanda è il paese al mondo dove la gente beve più bevan-de alcoliche. Papà mi spiega che l’alcol fa venire la pancia, annebbia la mente, è pericoloso quando si guida e fa un sacco di danni alla salute. Poi mi dice che non si dovrebbe bere più di un bicchiere di vino a pasto. Lui fa così e in questo modo, oltre che stare bene, ha tanto tempo per giocare con me, invece di perderlo, come i papà che passano i pomeriggi e le sere al “Pub”.

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Ghana: paese dove si consuma più fruttaRipartiamo e punto la prua verso sud. Raggiungiamo l’Africa, costeggiando tutta la costa bagna-ta dall’Atlantico: la mia Barca/Dito viaggia vera-mente veloce! Papà mi chiede se m’interessa vedere un posto dove la gente si veste con tuniche con tanti colori sgargianti. Gli dico di sì e così approdiamo in Ghana. Da noi i grandi si vesto-no di un colore o due al massimo e i vestiti sono spesso neri, bianchi o grigi.Lì invece vedia-mo molte perso-ne con vestiti b e l l i s s i m i e colorati, come quel-

li dei bambini.Ci sono tuniche con disegni multicolore: giallo, marrone, verde, blu. Ognuna è diversa dall’altra.Ci vivono tanti popoli e si parlano 47 lingue diverse.Un’altra particolarità è che il Ghana è uno dei paesi al mon-do dove si produce più cacao, ma la gente non mangia il ciocco-lato o le merendine, come facciamo noi. Qui si mangia tantis-sima frutta e verdu-ra, almeno 5 volte al giorno, proprio come consiglia-no i dottori. Il Ghana è forse il paese dove si mangia più frutta e verdura al mon-do!

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Mamma lo dice sempre a me e a mia sorella! Ogni pasto, che sia il pranzo, la cena o uno spuntino, biso-gna mangiare almeno una portata di frutta o verdura.Un frutto, per esempio, è molto più sano di una merendina confezionata.In Ghana lo sanno! Forse anche loro hanno una mamma come la mia... La dif-ferenza, dice papà, è che loro l’ascoltano!

Botswana: bere più acqua

Dopo aver ripreso la Barca/Dito, viaggiamo sempre lungo la costa con i venti che ci spingono verso Sud.Un altro nome stranissimo attira la mia attenzione: Botswa-na!Per raggiungerlo dobbiamo attraccare la nave e fare un bel pezzo a piedi... Una volta arrivati, papà comincia a spiegar-mi che in questo paese scorre un grande fiume. La cosa strana è che di solito i fiumi cominciano piccoli piccoli e si chiamano ruscelli poi, passando da valli e pianure, si ingrossano e finiscono diritti al mare, come ad esempio il Po. Invece questo grande fiume del Botswana arriva in un deserto così caldo che si asciuga e finisce in un mare di sabbia. Finché il fiume porta tanta acqua ci sono un sacco di ani-mali e piante che vivono attorno ad esso. Zebre, coccodrilli, elefanti, bufali, leoni, gnù e gazzelle; piante verdissime su cui si appoggiano uccelli colorati.Quando l’acqua evapora resta solo la sabbia.Il deserto è un posto quasi senza vita.

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Papà mi spiega che questo succede perché tutti gli esseri viventi sono fatti in gran parte di acqua. Perfino l’uomo ne è composto per il 70%. L’acqua è vita; infatti bisogna berne tanta se si vuole restare sani, almeno 5 bicchieri al giorno. In condizioni estreme un uomo può vivere anche un mese senza mangiare, ma solo pochi giorni senza bere. Bere acqua mantiene sani i nostri reni, aiuta a perdere il peso e può perfino far passare il mal di testa. E “poi fa bene al cuore e anche alla pelle”, mi dice papà. Al ritorno lo devo dire a mia sorella che si mette così tante creme in faccia ed è sempre attenta alla linea...

Buthan: un paese senza fumoRipresa di nuovo la nostra Barca/Dito ormeggiata sulle co-ste dell’Atlantico, con le vele gonfie di vento, raggiungiamo la punta Sud dell’Africa. Ci giriamo intorno ed entriamo nelle acque calde dell’Oce-ano Indiano.Da lì papà mi fa notare il bianco delle cime inneva-te dell’Himalaya, dove ci sono i monti più alti del mondo!Allungo il collo verso la map-pa e come sempre scopro un nome curioso.C’è un piccolo stato ai piedi di quelle cime maestose: si chia-ma Buthan.Papà ferma la Barca/Dito e andia-mo a fare un giro.In Buthan sono proprio strani. Ci sono in giro tanti monaci pelati, vestiti di arancione.

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Dormono in monasteri che, come nidi sui rami degli alberi, sono appoggiati sulle cime delle montagne.C’è anche un Re che per capire quanto il suo paese è ricco, invece di contare i soldi misura la felicità dei suoi sudditi. Tra le cose che ha pensato per far diventare i buthanesi più ricchi di felicità ci sono tante iniziative che riguardano la salute.Una di queste è stata quella di vietare il fumo dappertutto. Per scoraggiare il consumo delle sigarette, anche da noi non si può fumare nei locali e nei bar: in Buthan, invece, le sigarette non si possono nemmeno vendere nei negozi! Si va addirittura in prigione se si contravviene alle regole! Il Re pensa che così ci saranno meno malattie ai polmoni della gente e le malattie portano certamente tanta tristezza.I ragazzi fumatori hanno le ossa più fragili di quelli che non fumano, inoltre, quando gli innamorati si daranno dei baci, non sentiranno più puzza di fumo... Quindi si baceranno di più... e i baci portano sicuramente felicità!Da quando il Re ha fatto questa legge la gente sta meglio. Ci sono meno malati, gli ospedali risparmiano e così il Re può spendere di più per le scuole dei ragazzi.

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Papà mi dice che in fondo il Re ha ragione!Il fumo fa proprio male, non solo quando ti accendi una sigaretta, ma anche quando qualcuno fuma accanto a te.Appena torno lo ricordo alla Mamma. Lei è l’unica in fami-glia che fuma.

Isole Salomone: meno saleRipartiamo e in un baleno siamo sull’Oceano Pacifico!Dicono si chiama Pacifico perché il primo esploratore che lo ha navigato non ha trovato nemme-no una tempesta.È stato fortunato, invece, perché si sa che laggiù il mare è pieno di insidie. I temporali sono fortissimi e attra-versarlo non è una passeggiata. Per questo con papà decidiamo di riposarci un po’ prima di par-tire. Così ci fermiamo su un ar-cipelago.Attorno alle isole c’è il mare azzurro e le spiagge bian-che sono senza ombrel-loni. Raggiungiamo le Isole Salomone, sperdute nel

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blu della cartina dell’Oceano.Papà mi dice che mamma vorrebbe venire qui in vacanza e non in Liguria dove andiamo sempre. Secondo lei queste isole sono un paradiso. Papà mi racconta un’altra cosa strana.In queste isole per cucinare non usano il sale. Il sale si pro-duce o dalla terra o dal mare. Nel primo caso si cerca sca-vando nelle miniere di salgemma, nel secondo si racco-glie nelle saline, ai bordi del mare. Le Isole Salomone sono così piccole che non c’è spazio per costruire saline e non ci sono miniere di salgemma. Così, da sempre, gli abitanti delle isole cucinano senza un filo di sale.Sapete una cosa? Sono tutti più sani! Infatti il sale va utiliz-zato con moderazione perchè fa aumentare la pressione, come al nonno che è costretto a prendere tutti i giorni una pastiglia per abbassarla.Con la pressione alta si irrigidiscono le arterie, cioè le stra-de in cui circola il sangue. Quindi il sale agisce un po’ come il calcare nei tubi dell’acqua di casa: finisce per ostruirli e fa danni ai rubinetti.Nelle Isole Salomone invece nessuno ha la pressione alta!

Mi devo ricordare, quando torno, di avvertire la nonna di mettere meno sale nei cibi che prepara, così aiuterò il non-no a stare meglio.

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Nauru: l’isola dei pigriLa Barca/Dito è pronta per ripartire, ma io comincio ad es-sere un po’ stanco.In fondo ho già girato mezzo mondo alzando e abbassando le vele per seguire il vento!Propongo di riposarci ancora un po’: magari possiamo mettere un bel motore alla nostra barca per trasformarla in un piccolo motoscafo. L’idea mi è venuta perché a Lecco, quando vado in bici e la strada sale un po’, la fatica che si fa a pedalare è proprio tanta!In quei momenti vorrei tanto avere un bel motorino che mi porta in alto, invece della forza delle mie gambe...Lo dico a papà e allora mi propone di fermarci su un’altra delle numerose isole del Pacifico: Nauru, soprannominata “l’isola dei pigri”.La nonna dice sempre a me e a mia sorella che siamo de-gli scansafatiche, soprattutto la domenica mattina quando non vogliamo alzarci dal letto... Però papà dice che a Nauru sono anche più pigri di noi.Anni fa su quell’isola facevano quasi tutti i pescatori.

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Il pescatore è un lavoro duro e si fa tanta fatica a navigare e ad alzare le pesanti reti piene di pesci. Nel tempo, a Nauru, per vari motivi, tra cui la scoperta di un minerale raro, la gente è diventa-ta un po’ più ricca e non ha avuto più bisogno di fare grandi sforzi per trova-re da mangiare, perché poteva comprarlo con facilità.Un po’ come succede-va da noi ai tempi in cui i nonni erano giovani.La nonna mi racconta spesso che una volta si facevano lavori pesanti nei campi e nelle fabbri-che.Per andare al lavo-ro i più fortunati si

muovevano in bici: tutti gli altri andavano a piedi.Oggi invece tante persone lavorano sedute in ufficio e per spostarsi si va in giro in macchina.Per questo siamo un po’ simili agli abitanti di Nauru.Ma sapete come si capisce che laggiù sono i più pigri di tutti? Dal fatto che sono i più cicciottelli al mondo! Non c’è niente di male ad esserlo un pochino!Però è importante, per restare sani, controllare il proprio peso anche con il movimento, oltre che stando attenti all’ali-mentazione come abbiamo visto nelle altre tappe del viag-gio.Quando si è piccoli come me non è difficile camminare o correre almeno mezz’ora al giorno (io lo faccio, appena posso, con i miei amici), ma i grandi lo dimenticano.Eppure basta così poco per rimanere in forma! Per gli adulti basterebbe una camminata di 30 minuti al giorno.Un’altra cosa che devo ricordare a tutti! Anche a Papà che lo sa, ma poi si dimentica di farlo.Gli dirò di fare un giro con me in bici e quando la strada salirà... non mi lamenterò più e pedalerò più forte!

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Maranhao, Brasile: un deserto di zuccheroA Nauru, ci siamo riposati, ma è proprio arrivato il momento di riprendere il viaggio.L’oceano riempie tutto l’orizzonte, ma ormai la Barca/Dito viaggia spedita e veloce, senza paura delle altissime onde. Nelle acque fredde manovriamo intorno alla punta meridio-nale del Sud America e in questo modo raggiungiamo di nuovo l’Atlantico.Risalendo verso Nord, lungo la costa dell’Argentina e del Brasile, noto un piccolo stato chiamato Maranhao.Ancora una volta giro in fretta la testa verso papà. A lui ba-sta questo per capire che sono curioso di conoscere il per-ché di questo nome e comincia a spiegare.Maranhao è uno Stato che fa parte del Brasile e di partico-lare non ha solo il nome.Qui c’è anche la “spiaggia” più grande del mondo!Infatti sulle coste del Maranhao soffia sempre un vento co-stante che arriva dall’oceano. Le onde sono impetuose e rumorose e producono tanta sabbia perché tritano i sassi e i gusci delle conchiglie. La sabbia viene portata sulla riva e,

quando si asciuga, viene soffiata dal vento verso l’interno. Si è formata così una spiaggia profonda ben 50 chilometri e lunga più di 200. Come se da Lecco ci fosse sabbia fino a Milano e Venezia!Siccome è una zona incontaminata, la sabbia è bianca come lo zucchero!A me piace tantissimo lo zucchero... Dico a papà che se ci fosse una spiaggia fatta di zucchero ne mangerei un sacco!Lui però mi ricorda che lo zucchero, anche se tanto buono ed energetico, fa male ai denti.Chi ne usa tanto ha difficoltà a mantenere la linea e, in alcu-ni casi, è soggetto ad un problema di salute che è chiamato Diabete. Lo zucchero è contenuto in un sacco di alimenti.C’è nelle bevande gassate, nei dolcetti e nelle merendine, nel cioccolato e nelle caramelle...Ne mangiamo troppo noi ragazzi!Allora ammiro la bellezza del deserto di zucchero del Ma-ranhao, ma rinuncio a mangiarne una manciata, come avrei voluto! E riprendiamo il viaggio.

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Italia: che varietà nei cibi!Abbiamo ancora un sacco di paesi da visitare, ma ad un certo punto papà si accarezza la pancia e mi chiede se ho fame.Dopo un viaggio così lungo, certo che ne ho!Allora ci guardiamo dritto negli occhi e ci capiamo subito.Puntiamo la Barca/Dito verso l’Europa, entriamo nel Medi-terraneo e seguendo al contrario la strada dell’andata, tor-niamo veloci sulle sponde del Lago di Lecco.A quel punto papà chiude l’Atlante con un colpo secco.Si alza e mi prende per mano.Mamma ci aspetta, con i nonni, a casa con il pranzo del sabato pronto in tavola.Mi piace tantissimo mangiare in famiglia.Alla nonna e alla mamma piace cucinare i piatti tradizionali della nostra cucina.Io vado matto per il suo riso col pesce persico e loro lo san-no fare meglio che al ristorante!Di sicuro da noi in Italia ci sono tantissimi piatti diversi e in ogni città ci sono specialità da assaggiare. In pochi altri

paesi del mondo la cucina è così speciale.In alcuni paesi poveri di risorse alimentari, ma anche di fan-tasia, si mangia sempre la stessa cosa.In Italia invece possiamo variare moltissimo.Questa è una buona abitudine perché si mangiano tanti piatti diversi e questo fa bene!Infatti è fondamentale non mangiare sempre gli stessi cibi.E dove se non in Italia abbiamo così tante cose buone e diverse da mangiare?

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Felicità = saluteCamminando guardo papà e mi sembra alto come le mon-tagne.Voglio proprio dirgli quanto sono felice!Lui, ancora una volta, vuole insegnarmi una cosa importante.Sorridere fa bene alla salute.Se si potesse scegliere di essere con-tenti, di non essere arrabbiati con gli altri e di voler bene a tutto il mondo si avrebbero più possibilità di rimanere sani e in salute.Infatti se si è felici ci si ammala di meno.Papà ci tiene a dirmi che è importante ri-spettare noi stessi, il nostro territorio, la nostra città e il nostro paese e a voler bene a tutta la Terra.Mentre torniamo a casa gli chiedo, come ultima curiosità, quale sia il pa-ese del mondo più felice.

Lui smette di camminare, si inginocchia verso di me e mi guarda fisso negli occhi come fa quando mi deve dire una cosa importante.Mi spiega che non esiste un paese più felice degli altri per-chè la felicità è dappertutto e da nessuna parte allo stesso tempo.La si scopre in ogni luogo del mondo e in ogni cosa che si fa solo se si è capaci di trovarla in se stessi. Non è una cosa facile da fare, ne da spiegare.Alcuni ci provano per tutta la vita senza riuscirci, ma la pri-ma cosa da fare per trovare dentro se stessi la felicità è volersi bene e rispettare il proprio corpo che è prezioso per-ché è unico.Mi ha detto tante cose strane e curiose in questo viaggio, ma in fondo quest’ultimo è l’insegnamento più importante.

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A casa, a tavola, mentre mangio in fretta racconto a tutti le cose che ho imparato nel corso del viaggio.Dico a mamma di non fumare, a nonna di non cucinare con tanto sale, a papà di venire in bici con me, a mia sorella di bere più acqua e così via.

Sono proprio contento: tutti ascoltano i miei racconti con gli occhi spalancati e quindi continuo a parlare.Allora, ad un certo punto, il nonno mi prende in giro dicen-do che da quando sono tornato dal viaggio sono diventato un simpatico rompiscatole. Tutti gli danno ragione. Solo mia sorella mi difende.“Non è assolutamente vero!”, dice e tutti rimangono in si-lenzio, sorpresi perché mia sorella non mi difende mai. Però appena riprendo a parlare, ricorda che... rompiscatole... lo sono sempre stato. Allora tutti si mettono a ridere di gusto, mia sorella si avvicina a me, mi abbraccia e mi dà un gros-so bacio.

Ai Genitori

Vivere fin dalla più giovane età secondo uno stile di vita corretto costituisce il modo migliore per assicurarsi una vita lunga e sana. Seguire le indicazioni della prevenzione per-mette, infatti, di evitare o ritardare il più a lungo possibile l’insorgenza di malattie cardiovascolari, neoplastiche, respi-ratorie, neurologiche degenerative e ortopediche invalidanti. I caposaldi della prevenzione sono una sana ed equilibrata alimentazione, attività fisica ed astensione dal fumo. Una dieta bilanciata, attenta al contenuto calorico e alla composi-zione degli alimenti, consente di mantenere il peso corporeo entro limiti ottimali e di controllare meglio eventuali anoma-lie del metabolismo di grassi e zuccheri, che favoriscono lo sviluppo di malattia cardiovascolare. L’attività fisica regolare garantisce svariati benefici per tutto il nostro organismo ed è consigliabile ad ogni età con regolarità e frequenza pos-sibilmente giornaliera. L’astensione da fumo e da ogni altro eccesso alimentare costituisce il terzo fondamentale pilastro della prevenzione. Seguire con costanza e regolarità questi suggerimenti nel corso degli anni consente di vivere in modo più piacevole e vario evitando di andare incontro precoce-mente a malattie anche severe e invalidanti.

I consigli della prevenzione sono percepiti spesso come limi-tazioni fastidiose della libertà di comportamento personale. A me piace sottolineare invece che costituiscono il binario, la carreggiata entro i quali è possibile condurre la nostra vita lungo un percorso piacevole e sicuro, fino alla meta più lonta-na possibile, evitando il rischio di “uscire di strada” per qual-che sgradevole incidente di percorso. Vivere in buona salute consente inoltre di apprezzare meglio le gioie della vita ad ogni età e ciò contribuisce ad alimentare un ciclo virtuoso che rinforza il comportamento favorevole. La prevenzione consiste di semplici regole di vita che, specie se recepite in giovane età, garantiscono vantaggi ben mag-giori di qualsiasi cura medica attuabile nel momento in cui dovesse insorgere una malattia. Inoltre questi comportamenti salutari, a differenza di qualunque terapia medica, sono privi di costo e di effetti indesiderati.E’ importante che il maggior numero possibile di persone co-nosca i principi della prevenzione, specie negli anni giovanili, a partire dai quali possono essere conseguiti i maggiori van-taggi nel tempo. L’insegnamento di questi principi è il neces-sario momento iniziale, da rinforzare in ogni occasione con il ripasso delle regole, possibilmente sotto forma di esempio pratico.

Questa fiaba educativa costituisce un tassello del grande mosaico della salute, al quale tutti possiamo contribuire con minimo sforzo, migliorando la qualità della nostra vita e con-tribuendo al miglioramento di quella delle persone che ci circondano.

Pierfranco RavizzaResponsabile Cardiologia Riabilitativa

Ospedale “A.Manzoni” – Lecco

Se vuoi scrivere a Carlo:[email protected]

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco,via dell’Eremo 9/11 - 23900 Lecco

www.ospedali.lecco.it