Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

46
1 Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri, Diaconi e Seminaristi, gentilissime Consacrate e Suore, affezionatissimi Laici: Vi scrivo con molta cordialità, per benedire con voi il Signore per quanto opera ed ha operato nel nostro cammino, in questa diletta arcidiocesi di Campobasso-Bojano ed insieme per accompagnarvi nel cammino della vita spirituale, pastorale e sociale nelle vostre comunità parrocchiali e civili. 1. Pongo al centro della mia riflessione con voi uno sguardo amabile e dolce alle nostre case. Anzi, mi piace pensarvi invitati reciprocamente, l'un l'altro. Assaporando la gioia e la bellezza dell'ospitalità, sempre sor- prendente e rinnovatrice: il sapore dell'invito. Ecco il sapore dell'invito: ad amici, vicini di casa, sacerdoti, a chi è pove- ro e solo, stanco della vita che attende un cenno di invito, per assaporar- lo con larghezza di benedizioni. Nella certezza che anche tu sei stato invitato da Dio, Padre, nella sua casa, che è il mondo. Gratuitamente. Tu inviti, perché sei stato invitato. Sei atteso nella Chiesa, in crescente corresponsabilità Sei invitato nel cammino scolastico dei tuoi figli, perché non si sentano soli. Sei invitato ad entrare nel cammino di fede dei tuoi figli, perché scopra- no che in questo invito, reciproco, si trova la mano stessa di Dio. E sei invitato, anzi tutti siamo invitati ad entrare nel gioco del Bene Comune, per costruire una "casa" che sia la casa di tutti, una dimora sociale che si faccia dolcezza di relazioni vere ed autentiche. Perché la casa in cui abitiamo non sia un rumoroso condominio dove si è sopportati né un vorticoso formicaio, ma una casa dove si è invitati ed abbia il sapore dell'alveare operoso. Questa è la bellezza dell'invito, che gustiamo. Perché sentiamo sempre più che è nel cuore delle nostre case che incon- triamo il Signore Gesù. Ecco perché abbiamo scelto come tema dell'an- no La famiglia educa alla fede. Al centro c'è la casa. La nostra casa, con le sue gioie e le sue lacrime. La casa ci segna. Porto sempre nel mio cuore la casa natia, in terra tren-

Transcript of Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

Page 1: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

1

Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri, Diaconi eSeminaristi, gentilissime Consacrate e Suore, affezionatissimi Laici:

Vi scrivo con molta cordialità, per benedire con voi il Signore per quantoopera ed ha operato nel nostro cammino, in questa diletta arcidiocesi diCampobasso-Bojano ed insieme per accompagnarvi nel cammino della vitaspirituale, pastorale e sociale nelle vostre comunità parrocchiali e civili.

1. Pongo al centro della mia riflessione con voi uno sguardo amabile edolce alle nostre case. Anzi, mi piace pensarvi invitati reciprocamente,l'un l'altro. Assaporando la gioia e la bellezza dell'ospitalità, sempre sor-prendente e rinnovatrice: il sapore dell'invito.Ecco il sapore dell'invito: ad amici, vicini di casa, sacerdoti, a chi è pove-ro e solo, stanco della vita che attende un cenno di invito, per assaporar-lo con larghezza di benedizioni. Nella certezza che anche tu sei stato invitato da Dio, Padre, nella suacasa, che è il mondo. Gratuitamente. Tu inviti, perché sei stato invitato.Sei atteso nella Chiesa, in crescente corresponsabilitàSei invitato nel cammino scolastico dei tuoi figli, perché non si sentano soli.Sei invitato ad entrare nel cammino di fede dei tuoi figli, perché scopra-no che in questo invito, reciproco, sitrova la mano stessa di Dio.E sei invitato, anzi tutti siamo invitatiad entrare nel gioco del Bene Comune,per costruire una "casa" che sia la casadi tutti, una dimora sociale che si facciadolcezza di relazioni vere ed autentiche.Perché la casa in cui abitiamo non siaun rumoroso condominio dove si èsopportati né un vorticoso formicaio, mauna casa dove si è invitati ed abbia il sapore dell'alveare operoso.Questa è la bellezza dell'invito, che gustiamo.

Perché sentiamo sempre più che è nel cuore delle nostre case che incon-triamo il Signore Gesù. Ecco perché abbiamo scelto come tema dell'an-no La famiglia educa alla fede.Al centro c'è la casa.La nostra casa, con le sue gioie e le sue lacrime.La casa ci segna. Porto sempre nel mio cuore la casa natia, in terra tren-

Page 2: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

2

tina, una casa antica, quasi un piccolo castello, con l'albero genealogico,i luoghi per la vita contadina, la stalla, il fienile, la cantina. Ma soprattut-to mi restano sempre impressi gli spazi della cucina, dove sono cresciu-to e la stanza dove sono nato. Luoghi semplici, con mobili essenziali. Malo sguardo era ed è per le vette delle montagne, che si stagliano propriodavanti alle finestre di casa. Icona di una perfezione, che mi si è impres-sa nel cuore: siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.Ma questa perfezione ognuno di noi la impara, mentre è accarezzato dalproprio padre terreno, baciato dalla mamma, seguito dai fratellini esorelline. E' la casa dove si impara a sentire e ad amare Dio. E' la tuacasa, piccola o grande che sia. Ma è la tua! E' la casa dove sentiamo cheil Vangelo "trova casa", cioè si fa incarnato e vero. Come per Gesù aNazaret. Come nella vita dei santi. Come per te e per me, ogni giorno.

2. Con questi sentimenti, busso alla vostra casa e chiedo permesso perprendere un caffè con voi, dialo-gando con voi con tono amabile esommesso, per intrecciare unaconversazione sul modo comeeducare i nostri figli alla fede.La famiglia, infatti, è il grandeluogo della crescita dei nostri ragaz-zi, cioè del tesoro più grande cheabbiamo, che tanto ci sta a cuore.Ma quanta fatica. E quanti spazinuovi oggi stanno allargandosi. Quante nuove problematiche, quantafatica nell'educare!Per questo, per tre anni vivremo insieme questo cammino attorno allafamiglia. LA FAMIGLIA CHE EDUCA ALLA FEDE, quest'anno. Poi LA FAMIGLIA

CHE EDUCA ALLA VITA, il prossimo anno, per passare alla FAMIGLIA CHE

EDUCA ALLA CITTÀ, il terzo anno del nostro percorso.Permettete che vi detti una bella frase pronunciata da papa Benedetto,con la sua consueta chiarezza e dolcezza, nel recente fecondo viaggio inSicilia (3 ottobre): La famiglia è fondamentale, perché lì germoglia nell'animaumana la prima percezione del senso della vita. Germoglia nella relazione conla madre e con il padre, i quali non sono padroni della vita dei figli, ma sono iprimi collaboratori di Dio, per la trasmissione della vita e della fede. E nel rivolgersi ai giovani e alle famiglie, ha usato quella bella immagi-ne, già da noi utilizzata con i presbiteri nell'anno sacerdotale, l'immagi-

Page 3: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

3

ne dell'albero, per concludere con questa esortazione fortissima: Carigiovani, siate alberi che affondano le loro radici nel "fiume" del bene! Nonabbiate paura di contrastare il male! Insieme, sarete come una foresta che cresce,forse silenziosa ma capace di dare frutto, di portare vita e di rinnovare in modoprofondo la vostra terra! Per chiudere con quell'appello, riportato da tutti i giornali, che entreràdi certo nel catechismo sociale della chiesa: Non cedete alle suggestionidella mafia, che è strada di morte, incompatibile con il vangelo, come tante voltei vostri vescovi hanno detto e dicono!

3. Ci accompagna il vangelo di san Luca, con il suo costante appello allamisericordia di Gesù, nelle sue tre belle parabole, che raccolgono il cuoredella famiglia, nei ruoli del padre, della madre e dei figli.Il padre viene visto come quel pastore che, lasciando le novantanove,cerca la unica pecorella smarrita, la ritrova e se la pone sulle spalle, rivis-suta da me nel segno meraviglioso e coinvolgente del "pallio".La mamma, colei che non si stanca mai di cercare la moneta perduta. Eperciò spazza la casa, ripulisce ogni cosa, senza sosta. Ed una volta ritro-vata, raduna le vicine di case e le amiche, cioè tuta la comunità e fa festa,perché ciò che era perduto è stato ritrovato.Ma ancora più grande è il cuore di quel padre che, respinto da entram-bi i figli, pieno di compassione sa andare incontro a loro, li accoglie, liama al di là dei loro sbagli o delle loro durezze. Li riveste della stessadignità che essi avevano violato o sporcato. Ed anche se il figlio maggio-re era rimasto vicino, nel suo cuore quel sospetto di palese ingiustizia lorendeva sempre triste: tutto ciò che è mio è anche tuo...bisognava far festa erallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perdu-to ed è stato ritrovato!".

4. Affido questa mia Lettera pastorale a Maria, di cuiporto il nome per volontà espressa dell'arciprete diDenno, don Giuseppe, nel momento del mioBattesimo.E' un nome che ho riscoperto ed apprezzato, soprattuttodopo l'elezione a vescovo, perché lo sento un dono, uncolore che rende più belli gli altri doni e mi impegna inuno stile mariano, che ritrovo luminoso nella mia vita.Sempre infatti la Vergine Maria mi è stata vicina.

Page 4: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

4

Ogni volta che ritorno al mio paesello natio, a Denno, sosto davanti alquadro della Vergine dell'aiuto, che troneggia in chiesa. Fu infatti davan-ti a quel quadro, una mattina di luglio del 1959, che, servendo la messaal carissimo don Carlo che mi aveva attratto con il suo stile tanto da direche avrei voluto anch'io essere prete come lui, sentii la voce del Signoreche mi chiamava ad essere sacerdote religioso tra gli Stimmatini. Una voce che poi si è rafforzata, a Verona, sul colle di san Leonardo,accanto al singolare santuario della Madonna di Lourdes, ricostruito suiresti di una fortezza austriaca; da luogo di morte a spazio di speranza edi vita.A Crotone, la Vergine di Capocolonna mi ha accolto nei lunghi pellegri-naggi a piedi, per chiedere la gioia di una conoscenza della tipicità delSud, che, proprio tramite la devozione alla Madonna, mi divenne possi-bile, per un'incarnazione efficace e rispettosa.A Locri, mi resta nel cuore il fascino della Madonna di Polsi, con tutte lesue contraddizioni ma anche la sua immensa forza interiore, propriodavanti al male: non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male!(Romani 12, 21).

Ed in questa diocesi, il mio cammino è partito proprio dal santuariodell’Addolorata di Castelpetroso, in quella mattina di gennaio che nondimenticherò mai: una densa nebbia avvolgeva tutta la vallata, mentresul santuario risplendeva un sole chiaro, in un cielo limpidissimo.Il dolore era vinto dall'amore, da mani che asciugano lacrime, con cuorematerno di compassione; mani che parlano di offerta sacerdotale, inreciproca intercessione.E nella mia cappellina dell'episcopio, c'è un dolcissimo quadrodell'Annunciazione, fatto nel 1932. E' il Sì che ogni giorno ripeto perquesto mio servizio.Ma è anche l'eccomi di tutti noi: dei nostri cresimandi, dei nostri preti, dellenostre consacrate, di tutti voi, carissimi laici nel segno del vostro amore.

5. Perché vi ho parlato di Maria, con delicata carezza?Perché sento che non si può parlare di famiglia, nei tre anni che ora siaprono, senza partire da Maria di Nazaret, insieme al dolcissimo suosposo Giuseppe, che accompagnano Gesù nel cammino della vita con lesue durezze e gioie.Ed è per questo che, insieme a Padre Tarcisio, stiamo pensando di realizzareuna bella edicola della santa Famiglia, proprio nel giardino dell'episcopio.

Page 5: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

5

La invoco spesso, anche nella scena di Cana, quando Maria si accorgeper prima delle necessità di quella famiglia, perché veda ed intercedaper le nostre case, per chi perde il lavoro, per chi non ha più "vino" cioèsperanza, per i paesi dove ci sarà il cambio di un parroco, per gli operaiche muoiono sul lavoro, per chi soffre nella malattia e non trova pace.Soprattutto perché non resti priva di guide la casa del Signore, ma Mariaci dia la gioia di altre vocazioni, come sta gradatamente avvenendo, sianel clero diocesano che nelle famiglie religiose, maschili e femminili.

Page 6: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

6

PRIMA PARTEGesù, ospite e pellegrino

6. Poiché in quest'anno concentriamo la nostra attenzione sulla CASA,partiamo da quella casa visitata con gioia da Gesù, mentre camminavasvelto per le strade di Gerico (cfr Luca 19, 1-10).Ed ecco che lì, su quell'albero di sicomoro, Zaccheo si era appollaiato, conmolto rossore, lui un uomo maturo sulla cinquantina. La gente aveva risonel vederlo salire con fatica, come un ragazzino vivace. Perché non necapiva le ragioni. E poi, lui, proprio lui che aveva sempre sfruttato gli altri,arricchendosi ingiustamente. Perché maivoleva incontrare Gesù? E di certo - dicevano- Gesù non lo avrebbe nemmeno salutato,vista la sua cattiveria e malizia.Anche se nel cuore di quell'uomo bruciavauna passione incontenibile: "che senso ha lamia vita? Posso continuare a sfruttare glialtri? Cosa devo fare per avere un briciolo dipace nel cuore?"Sono le domande che bruciano anche nel cuore di tanti nostri fratelli esorelle. Stanchi di cose, di un clima litigioso, in alto ed in basso. Delusida uno stile di vita piatto e meschino.E' il vuoto di oggi. Il vuoto che porta i nostri giovani, purtroppo, a bru-ciare le loro notti nell'alcol o nella droga o nelle notti della birra.

Ma Gesù si ferma proprio sotto quell'albero di sicomoro e guarda dirit-to a Zaccheo, rosso come un peperone davanti a tutta quella gente che logiudicava. La voce di Gesù si fa nitida ed imperiosa, taglia l'aria e divie-ne programma di vita: oggi devo fermarmi a casa tua! Sì, proprio da te,oggi, ora. Scendi subito, aprimi la tua casa.Si ferma, perde tempo per un peccatore. Anzi, entra nella sua casa e siintrattiene con lui, lui che è il Maestro va ad alloggiare proprio da unpeccatore. Deve! Nello sconcerto di tutti, scandalo per i ben pensanti,stupore per tutti.Ma Gesù sa che ogni cuore, anche il cuore dei mafiosi o degli imbroglio-ni, ha un briciolo di luce. O almeno, la cercano e la desiderano. E' la vocedella coscienza! La voce della verità cercata, perché non si può stare senza!E quella luce di speranza entra nella storia di Zaccheo. Perché forse perla prima volta si sente amato, accarezzato da un volto di fiducia, final-mente guardato da occhi di tenerezza.

Page 7: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

7

E Zaccheo non delude l'amore ricevuto: Ecco, Signore, io dò la metà di ciò che pos-siedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto!".L'usuraio si converte e cambia i suoi valori. Se ha richiesto fino ad oggiuna restituzione esosa per il denaro che prestava, con un fare duro e cat-tivo, ora restituisce proprio quattro volte tanto. Un capovolgimentoradicale. Gesù vince sul male.

7. Anzi, ci insegna una strada, un metodo: incontrare i nostri nemici,salutare con maggior attenzione proprio le persone che non ci possonovedere, rompere certi schemi di divisione politica che tiranneggiano inostri paesi, per creare un modo nuovo di pensare e di fare.Ed i primi che possono e devono compiere questo miracolo di amore,sono proprio i parroci, che non devono restare né farsi incapsulare den-tro logiche di parte, ma saper dialogare con tutti, visitare le case dellepersone avverse, fermarsi nelle famiglie contrarie: oggi devo fermarmi acasa tua! Sì, ...proprio a casa tua!E siano accompagnati dal nuovo Consiglio Pastorale, che diviene eco discelte di verità e di chiarezza, spazio dove le relazioni con gli avversarisi spendono, per costruire nuovi intrecci di fiducia e di luce.

8. Del resto, Gesù ha sempre sconvolto gli schemi nostri, rovesciando lelogiche meschine dei nostri calcoli: i nostri o i loro! Ha spezzato le barrie-re facili di condanna. Entra in casa di Simone, giusto, fariseo impeccabi-le. Ed ecco che una peccatrice di quella città fa irruzione in quella casa,santa e pia. E vi porta uno sconcerto incredibile. Gesù però non simuove, non si tira indietro, non giudica quella donna di cattivi costumi,ben conosciuta. Si lascia toccare!E Simone, scandalizzato, giudica il Maestro, tanto da pensar male di lui.Gesù si accorge dell'imbarazzo creato e lo supera con quella parabolettadei due creditori, cui un padrone generoso condona il debito: ad uno di50, all'altro di 500 denari. Entrambi gli sono riconoscenti, ma il più vici-no è quello cui è stato condonato il debito maggiore. Gratuitamente.Perché amato da quel cuore generoso. Oltre il merito stesso. Oltre glischemi, torto o ragione. Nella più pura gratuità.Quella donna di cattivi costumi infatti ha un cuore grande e generoso,raffinato nello stile: lava i piedi del Maestro con le sue lacrime e li asciu-ga con i suoi capelli; bacia con ardore quei piedi perché sa di restituirein quel modo l'amore gratuitamente ricevuto; profuma il capo di Gesù

Page 8: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

8

con una raffinatezza da restare incantati. tutta la casa è impregnata diquel profumo d'amore.E' una casa visitata da una presenza imbarazzante, che però Gesù sa trasfor-mare in presenza di salvezza. Tutto sa fare l'Amore! Tutto cambia e trasforma.La casa, ogni casa visitata da Gesù, si fa capace di accoglienza e di ospitalità.E si confronti questa ed altre scene del vangelo con l'attuale clima di dif-fidenza nei confronti dello straniero che viene oggi decantata da unalogica di esclusione.Ma non solo nei confronti degli stranieri: ma anche nei confronti di chila pensa diversamente da noi, di chi ha idee politiche differenti, di chi ègiudicato con questa espressione: "Ma quello non è dei nostri!".E talvolta nei paesi, questo clima di opposizione si registra anche neiconfronti dei parroci nuovi. Vengono giudicati non per il loro ruolo spi-rituale, ma incasellati, ancor prima di conoscerli, dentro schemi di con-trapposizioni partitiche o personali.

E' l'impegno che ci siamo presi anche noi, quest'anno della famiglia, certiche Gesù, quando arriva, sconvolge e cambia ogni cosa e rovescia i conti. Ogni casa, perciò, possa profumare di questa accoglienza. Ogni casa sia capace di quell'abbraccio verso i pellegrini o gli ospiti.Ed ogni cuore sappia lavare con lacrime di misericordia i peccati dell'al-tro e le altrui debolezze!

9. Mi sono trattenuto, carissimi fratelli e sorelle, solo su due scene delvangelo in cui Gesù si fa ospite di una casa. Ma si potrebbe pensare aitre ospiti che sono accolti da Abramo e gli promettono un bimbo, a luianziano e a Sara incredula. Per vedere che ogni visita di Dio cambia lanostra storia di dolore in storia di speranza!Così quando Gesù entra a Cafarnao, nella casa di Pietro: trova un'amma-lata, la suocera e subito compie tre gesti preziosi: si avvicina senza paurasuperando ogni barriera; prende per mano quella ammalata e la solleva con forzae chiarezza.Sostare, sollevare, guarire: ecco i doni che Gesù compie in quella casa.Che ogni prete possa ripeterli nelle case degli ammalati o accanto al lettodei nostri infermi, in ospedale. Ma la stessa gioia di servizio sia presente nelle nostre case: nessuno sisenta emarginato per le difficoltà personali, ma trovi nei familiari chi losa accogliere e sollevare e guarire. Perché la malattia resta la grande cat-tedra di vita.

Page 9: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

9

Ai giovani preti raccomando: UNITE SCIENZA E SOFFERENZA, PER IMPARARE

LA SAPIENZA!E la stessa cosa chiedo a voi tutti: valorizzate nelle case i tempi del dolore,la lezione delle lacrime, gli spazi del disagio come l'anzianità o l'handicap.Una casa provata nel dolore resta sempre una casa benedetta!

10. Ma da dove Gesù ha imparato a visitare con questo stile di accoglienza ecordialità le case di Palestina? Di certo, l'ha imparato da Maria e da Giuseppe.E' la casa di Nazaret che resta il modello delle nostre famiglie. Ogni casasi riflette in quella casa.Come è bello, a questo proposito, rilegge-re le parole illuminate di papa Paolo VI aNazaret, quando visitò la Casa di Maria eGiuseppe con il ragazzo Gesù.Ecco il testo che vi propongo come meditazio-ne:

La casa di Nazaret è la scuola dove si è ini-ziati a comprendere la vita di Gesù, cioè laculla del vangelo. Qui si impara a osservare, ad ascoltare, a meditare, apenetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifesta-zione del Figlio di Dio, tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare!Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Quiscopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo anoi: i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio dei sacri riti, tutto insommaciò di cui Gesù si è servito per manifestarsi al mondo.Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere unadisciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del vangelo e diventa-re discepoli del Cristo. Quanto ardentemente desidereremmo ricominciare,vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superioresapienza delle verità divine!Raccogliamo volentieri alcuni ammonimenti dalla Casa di Nazaret.In primo luogo essa ci insegna il silenzio.Oh! se nascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indi-spensabile dello spirito, mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori evoci clamorose nella agitata e tumultuosa vita del nostro tempo.

Page 10: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

10

Oh! Silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri,intenti alla vita interiore pronti a sentire le segrete ispirazioni di Dio e leesortazioni dei veri maestri.Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lostudio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera che Dio solovede nel segreto.

Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos'èla famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e sempli-ce, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce e inso-stituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nel-l'ordine sociale.

Infine impariamo la lezione del lavoro.Oh! Dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo,ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro inmodo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro nonpuò essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, nonsolamente da quello che si chiama valore economico ma anche da ciò che lovolge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto ilmondo e mostrare loro il grande modello, il loro divino fratello, profeta ditutte le giuste cause che li riguardano, cioè il Cristo nostro Signore!".

Era il 5 gennaio 1964 quando furono pronunciate queste nobilissime paro-le, proprio dentro la casa di Nazaret, nella famosa Basilica a fiore che sieleva nella bella cittadina abitata per 30 anni da Gesù con Maria e Giuseppe.Una casa che parla ancora.E queste parole ci aiutano ad orientare per quest'anno la nostra azionepastorale, in cui invitiamo fortemente le nostre famiglie ad educare allafede i propri figli!

11. Come educare se non dentro queste tre caratteristiche, ora meditate:il gusto del silenzio, cioè delle cose profonde come le radici; a gioia diuna famiglia unita, come colore e gusto dell'esistere; la legge severa maredentrice del lavoro, visto nella sua dimensione non solo economica masoprattutto antropologica.Il lavoro si fa così strumento tramite il quale l'uomo diventa più uomo,si realizza e cresce. Per cui non può restare mai senza lavoro, non è

Page 11: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

11

ammissibile la disoccupazione né può essere accettata supinamente lacondizione di PRECARIETÀ in cui purtroppo oggi vivono i nostri giovanie tanti padri di famiglia. Ed il lavoro va difeso ad ogni costo, anchequando questa difesa, fatta dal vescovo con chiara voce, viene scambia-ta come "ingerenza" nella vita sociale e politica. Ma come si osa dire questa cattiveria, quando papa Paolo VI ripetevache "il lavoro non è mai fine a se stesso, ma riceve la sua libertà ed eccellenzanon solamente da quello che si chiama valore economico ma anche da ciò che lovolge al suo nobile fine"?

una lettera sconcertante...12. Ma permetterete che vi trascriva una sconcertante lettera scritta da donLorenzo Milani ad una coppia di sposi, Renato e Giovanna, il giorno delloro matrimonio, il 26 aprile 1956. Ha il suo stile immediato e provocato-rio. Ma credo che ci possa aiutare tanto a saper impostare i veri valori,mentre sogniamo od organizziamo il nostro matrimonio o quello deinostri figli od amici. A sentire cosa vuol dire condividere realmente il cam-mino di famiglie in precarietà. A gestire i nostri bilanci familiari secondo

"stili di vita solidali ed equi", di cui tanto siparla oggi. Ma queste scelte, che sono pre-paratorie all'educazione alla fede, anzi, nesono condizione testimoniante, esigonochiarezza interiore e chiara collocazionesociale, a costo i tagli dolorosi sul tenore divita e le amicizie che si frequentano.Scrive dunque don Lorenzo:

"Cara Giovanna, il motivo principale per cui un cristiano prende moglie èquello di aver sempre tra i piedi una donna che gli ricordi giorno per gior-no gli alti ideali per cui egli ha promesso di vivere e dai quali gli impegnidi lavoro rischiano giorno per giorno di distrarlo!Ecco perché scrivo a te le cose che mi preme che Renato tenga presentilungo il corso della nostra vita comune e della sua professione di medico.Appena avrai una tua casa, affacciati alla finestra e guardati intorno.T'accorgerai che il mondo è mal messo. Dio l'aveva creato preciso, avevafatto gli uomini tutti poveri e tutti ignoranti. Gli uomini invece, non si sacome, si sono accordati per tirar su qualche decina di persone molto ricchee molto istruite e lasciar tutti gli altri come Dio li aveva creati. Da questa violazione dell'ordine naturale sono nati infiniti mali che non sarò

Page 12: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

12

qui a elencare, perché immagino che tu ne possegga già un chiaro concetto.Vedrai poi dalla finestra della tua casa, che in questo mondo infelice, ric-chezza ed istruzione viaggiano sempre a braccetto. Chi è più istruito, gua-dagna più quattrini. Chi ha più quattrini, fa studiare i suoi figlioli. E viadi seguito, in un circolo chiuso.I signori ti diranno che non è vero e che un contadino guadagna più d'un pro-fessore. Ma tu non credere. Rispondi loro: Se è così, andate a fare i contadini!".Ma sarà meglio, del resto, che tu coi signori tu ti abitui a non parlare mai. I lorodiscorsi non sono mai seri né necessari né c'è mai verso d'impararne qualcosa.Dicevamo dunque che ricchezza e istruzione vanno sempre a braccetto, ma(Oh immensa grazia che Dio ti ha fatto) tu hai ora a braccetto un uomo chesmentisce questa regola. Una di quelle rare eccezioni che perfino questosbagliato ed ingiusto mondo riesce a partorire.Il tuo Renato è figliolo d'un povero operaio. Anzi, un po' meno che figlio-lo d'un operaio. E' figlio della vedova d'un povero operaio. Anzi, un po'meno che figliolo d'una vedova. E' uno di quegli infelici cresciuti nell'in-ferno dei figlioli delle vedove dei poveri operai: il collegio. Un santo colle-gio, fondato da un santo, ma non per questo meno un inferno di sofferenza.Queste cose non sono ricordi tristi che bisogna tentar di scordare in que-sto giorno di gioia. Sono anzi le glorie della tua nuova famiglia. Le cose dicui dovrai vantarti ogni giorno tra le tue amiche. Titoli nobiliari che illu-strano la tua casata. Eppure, questo morto di fame che hai sposato portaaccanto al suo nome l'attributo di "dottore"! Animale rarissimo, come t'hodetto. La somma istruzione nella somma miseria.C'è qui sul monte Giove, a Barbiana, una ventina di ragazzi che non sonomai stati a scuola. Non sono mai stati a scuola perché avevano da badarealle pecore. Le pecore han fatto agnelli, cacio e lana. Ed un fattore ha spar-tito. Il mezzo che è restato a questi ragazzi è bastato appena appena per nonfarli morire di fame. L'altro mezzo, che è partito verso un palazzo diFirenze, unito a molti altri mezzi, è bastato per mantenere agli studi ilsignorino. Il lavoro più pesante che egli abbia dovuto fare nel mondo è quel-lo di alzare la sua penna stilografica. La sua mente preziosa è un pozzo discienza, i poveri che vanno da lui gli sganciano altri quattrini e lo rispettano.Nessuno ricorda o nessuno sa che per far lui dottore questi miei bambinisono rimasti analfabeti e bestiole tra le bestiole.Giovanna, come lui sono quasi tutti i dottori, fuorché il tuo dottore. Il suo

12

Page 13: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

13

titolo è incontaminato. Per ora.Ma badaci te, cara: fino a oggi è andata bene. Da oggi in poi la gloria dellatua casa è attaccata ad un filo. Siine tu la custode. Ogni giorno amici, col-leghi, giornali, libri congiureranno per corrompere il tuo Renato, farne undottore come tutti, farne un animale simile a loro.Tu sola puoi salvarlo da questo disonore, ma bisogna che te ne faccia l'obiet-tivo di tutta la vita, che tu sia costante in questo proposito, pronta al marti-rio a tagliare senza pietà anche nel vivo delle tue stesse vanità e ambizioni.In pratica, come faccio a prevedere le occasioni in cui ti troverai?Ti accenno qui due o tre di quelle che mi vengono in mente. Per le altre,bisognerà che ti arrangi da te.Per esempio, non farti dare del tu dalle spose dei dottori, dei maestri, deifarmacisti del tuo paese. Tienile lontane dalla tua casa. Spia ciò che leggo-no e come vivono ma solo per esser sicura di non leggere mai ciò che leg-gono loro e di non vivere mai come vivono loro.Quando le cose v'andranno un po' per il verso e comincerà ad essercianche qualche soldo d'avanzo, non sognare elettrodomestici per la tua casa.Pensa piuttosto ad attrezzare un ambulatorio ricco di tutto ciò che puòalleviare ai poveri spese e sofferenze. CERCATI LE BENEDIZIONI DAI POVE-RI E NON TANTO CON LE TUE ELEMOSINE, QUANTO CON IL VIVERE POVE-RA PIÙ DI LORO!Quando il tuo Renato, timoroso di non averti fatta abbastanza felice, vorràportarti a spasso per il mondo o in villeggiatura, sii tu invece la prima aproporgli di comprare i libri di scuola ai figlioli delle vedove, perché diven-tino anche loro come lui i dottori dei poveri. Quando origliando all'usciodell'ambulatorio sentirai il tuo Renato dire: "qui ci vorrebbe cibo ricosti-tuente", fa' che nessuno possa dire di lui che ordinava bistecche ai poverisenza donarle! Non permettere che il tuo Renato si faccia scrupoli di soli-darietà' con gli altri dottori sulle tariffe.Le tariffe preparale tu, giorno per giorno, proporzionate solo alle tue neces-sità quotidiane scrupolosamente austere, scrupolosamente livellate con lenecessità di casa delle spose operaie che vivono intorno alla tua casa.Non permettere mai che il tuo Renato aderisca a scioperi contro la mutua.La parola sciopero è sacra ai poveri, unica loro arma contro i signori. Stonain bocca ai signori dottori usata per combattere l'organizzazione della sof-ferenza dei poveri....ecc....ecc..

Page 14: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

14

Ora non mi viene in mente altri esempi. Del resto, spero che mi avrai capito.Che farai che la tua casa sia povera e benedetta dai poveri e Dio penserà a tuttoil resto. SE I POVERI SARANNO CON TE, ANCHE LUI SARÀ CON TE E SE LUI SARÀ

CON TE, DI CHE COSA HAI PAURA? Camperà i tuoi figlioli assicurerà il loro avve-nire ben più sicuramente che un conto in banca o una polizza di assicurazione.Se la tua fede è così poca da non credere queste semplici cose, cosa perdotempo a parlare con te?Ricevi ora i miei auguri affettuosi e nessuna benedizione. Hai avuto sta-mani la benedizione del Padre che val più della mia. Cercati ora le benedi-zioni dei poveri che valgono più di quella del Padre e poi dormi serena traquattro guanciali”.

Tuo Lorenzo

13. Chi conosce lo stile di don Lorenzo Milani, non resterà scandalizza-to da alcune espressioni dure e volutamente provocatorie che lui sapevaefficacemente usare.Di certo, mi piacerebbe che questa lettera fosse discussa nei corsi di pre-parazione al matrimonio e nelle riunioni di verifica nelle famiglie. Se oggi i nostri ragazzi sono "liquidi e vuoti", come spesso ripetono isociologi, forse è perché nelle nostre famiglie cristiane manca questomordente, che ci porta ad essere "eroici" nella testimonianza del vangelo.E da sempre, è la povertà e la sobrietà che dicono la qualità della tuafede. Sia che sei un prete o un papà di famiglia. O una mamma, comeGiovanna, chiamata dal Signore "a ricordare giorno per giorno a tuo maritogli alti ideali per cui egli ha promesso di vivere!".Ed è la povertà che ci restituisce la libertà, come amava dire il beato AntonioRosmini, che parlava di un triangolo di verifica: "la povertà verifica latua fede e a sua volta la povertà permette la tua libertà! La fede fonda; lapovertà dimostra, la libertà matura.Così si educano i nostri figli. E si cresce insieme, creando in casa quellecondizioni che permettono di mantenere grandi ed elevati i tuoi idealinella sequela del Cristo.Ed i figli respireranno questa atmosfera, quando saprai dir loro dei con-sapevoli "NO”, perché i soldi che ti avanzano li saprai dare ai poveri. E la gente della tua parrocchia ti seguirà nelle tue omelie, perché vedràche fuori dalla tua canonica ci sono i poveri che vanno via felici e grati.E ti saprà perdonare anche delle inevitabili tue intemperanze di caratte-re, come faceva con don Lorenzo, perché vedeva che era vicino alla

Page 15: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

15

gente, vicino ai poveri, perché vicino a Dio!Tra fede e sobrietà, infatti, c'è un nesso profondo ed inscindibile!

Page 16: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

16

SECONDA PARTE: il cammino compiuto

14. Vi sarete di certo accorti che nel dialogo con voi, carissimi, ho valo-rizzato una delle tre parole, Parola, Preghiera e Povertà, che ci hannoaiutato ad entrare reciprocamente nei cuori, la sera del mio arrivo in dio-cesi, il 19 gennaio 2008.Le famose tre "P" ci hanno fatto conoscere e tracciare il primo abbozzodi piano pastorale. Perciò è forse utile uno sguardo a ritroso, per percor-rere insieme il bel cammino che abbiamo fatto, uno accanto all'altro,sotto la guida della mano paterna e provvidenziale di Dio e sotto ilmanto della Addolorata di Castelpetroso, in compagnia dei nostri santipatroni, soprattutto san Pietro Celestino, che è diventato ormai compa-gno di viaggio nella nostra vita diocesana.

15. Poi nel corso dell'anno pastorale, 2008-2009, ci siamo dati tre obiettivi:

- la centralità della Parola con la Letteraai Romani, che resta un capolavoro disperanza, anche per l'impegno che abbia-mo profuso con i preti giovani nell'appo-sito sussidio creato con loro, per la dioce-si tutta.

- la formazione teologica con il percorsoEmmaus, che ha visto un afflusso meravi-glioso i laici, che ora dopo due anni diimpegno e di zelo, hanno concluso il loroitinerario. Non sono mancati i limiti, forseper l'eccessivo numero di iscrizioni alprimo anno. Ma è stato comunque undono grande, come abbiamo potuto rilevare nella conclusione del cam-mino, fatta la sera della festa di san Girolamo, il 30 settembre scorso.

- il cammino di iniziazione cristiana, che diviene un solco sempre piùnecessario e fondativo per le nostre comunità, anche perché portatoavanti negli anni successivi.

16. In seguito, in fedele continuità, abbiamo rivissuto quegli obiettivi nel-l'anno pastorale seguente, nel 2009-2010, raccolti nella preziosa Letterapastorale, Tenendo lo sguardo fisso su Gesù, ispirata alla lettera agli Ebrei:

Page 17: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

17

* Pastorale battesimale proseguendo il cammino fatto giungendo adelle decisioni precise che presenteremo nel corso di questa miaLettera pastorale.

* corresponsabilità, nel rinnovo dei consigli pastorali di quasi tutte leparrocchie, con una bella risposta, attuata il 30 maggio 2010, in catte-drale, con il relativo mandato a tutti.

* formazione teologica nel cammino Betania, che ha prodotto unprimo grappolo di 13 fratelli che si sono dedicati alla Parola, tramite ilministero del Lettorato istituito.

L'anno trascorso è stato un vero anno di grazia, come si può rileggerenella lettera che ho inviato a tutti i presbiteri, alla conclusione dell'Annosacerdotale e dell'Anno celestiniano. Ecco alcuni passaggi di quella bellalettera, che ora faccio presente a tutti voi, carissimi e carissime. Narrarequanto Dio ha fatto per noi è un modo vivissimo di benedire il Signoreper le sue meraviglie.

17. L'ANNO SACERDOTALE, aperto proprio con le esequie di don PasqualePizzardi accompagnato da tanti sacerdoti in bianche vesti, ci ha permes-so di riscoprire splendide figure di vescovi e di sacerdoti che hannoaperto la strada a ciascuno di noi. Ed anche di Fra’ Immacolato, "sacer-dote" nel suo letto di dolore offerto proprio per i sacerdoti, divenendoaltare, vittima e sacerdote. Una vocazione nasce sempre dall'esempio didedizione di un altro prete, che ci ha aperto ilcuore, ci ha spronato ed accompagnato. Lariconoscenza per chi ha avuto questo semenel nostro cuore non smetta mai. Anzi, si fac-cia impegno vocazionale per ciascuno di noi.Essere cioè segno di benedizione, modello diriferimento, accompagnamento fedele edefficace per altre vocazioni, tra i nostri ragazzi e ragazze.In diocesi, per grazia del cielo, germoglia un gruppetto di giovani, chestanno maturando un serio impegno vocazionale. Vi chiedo di pregare,di seguire e di intercedere. Invitate i vostri giovani più coraggiosi a segui-re il campo scuola vocazionale interdiocesano, che ci sarà ad AGOSTO,DAL 5 AL 8, A CASTELPETROSO. Sarà l'occasione di esprimere fino in fondoquella scelta per il Cristo che cambia la vita. Perché Cristo è la perla preziosa...

Page 18: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

18

* Il pellegrinaggio ad Ars ci ha permesso di riscoprire dal vivo la figu-ra splendida di san Giovanni M. Vianney. Il suo zelo, la sua penitenza,il fatto che ha servito una piccola parrocchia così simile alle nostre, lasua povertà ed insieme la sua tenacia ed umiltà ci sono di perenneesempio. Quel corso di esercizi spirituali, segnati anche dalla visita aParay-le-Monial (dove il sacro Cuore ha parlato d'amore), dal monitodi Cluny e dall'entusiasmo di Taizè ci resta fortemente impresso nell'animo.

* Altrettanto preziosa è stata la peregrinatio delle sacre reliquie di san PietroCelestino, evento di benedizione per tutti. La nostra gente è accorsanumerosa e gioiosa. Abbiamo riscoperto un personaggio poco e malconosciuto, se non per le battute sbrigative di versi danteschi. Le Scuolepoi hanno dimostrato un particolare affetto per questo santo, sia nellostudio dei due libretti da noi preparati sia nella preghiera presso le reli-quie e ancor più nella creazione di segni fatti dalle loro mani. Oltremille sono stati gli elaborati a noi pervenuti, con disegni, power-point,musiche, rappresentazioni teatrali, testimonianze, temi...E' il segno chedobbiamo sempre più seguire le nostre scuole, visitandole, stando vici-ni alle loro attese, collaborando con i docenti, pur nei limiti di una sanalaicità.Per noi sacerdoti, la figura di san Pietro Celestino sia modello di UMIL-TÀ ED OBBEDIENZA. Mai separate queste due virtù: una è la radice, l'al-tra il frutto. Fondamento e perfezione. Pienezza di una vita realizzata,anche nei giorni del dolore!Come continuità, oltre all'intitolazione di una piazza in città, stiamopensando ad un Centro Studi Celestiniani, da porre a sant'AngeloLimosano, che curi la diffusione di questa singolare figura di santità trala nostra gente.

* La Lettera agli Ebrei ci ha permesso di riscoprire biblicamente le nostreradici, in Cristo Gesù, sacerdote secondo Melchisedek. Un sacerdotesolidale, fedele, misericordioso, oblativo e perseverante, come ci hannoinsegnato i vari capitoli della difficile ma affascinante lettera, che ci haimpegnato tutto l'anno, in diversa misura, anche con le varie pubblica-zioni, di cui vi ho fatto dono.E' poi stata vicina al nostro cuore, specie ai presbiteri ammalati odanziani, la meditazione delle Sette Parole di Gesù sulla Croce, che restauna pagina di immensa grazia. Nella vita di un prete nulla va spreca-to. Ogni stagione completa e raccoglie un'altra. Tutto ha un senso. Tuttoè compiuto! Se sapremo affidare il cuore nostro nelle mani del Padre.

Page 19: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

19

* Certo, non sono mancati i momenti di dolore, di trepidazione, diattacchi, di accuse. Ma anche in questo frangente, non privo di provvi-denziale presenza pur nello "zampino del nemico", ho sentito la vostraunità, vicinanza e attenzione. Se le fatiche sono condivise, non sonopesanti. Come le gioie, condivise, si fanno più belle! Abbiamo cosìimparato, anche su vostro suggerimento o indicazione, a contempera-re chiarezza e misericordia. Due virtù inseparabili, anche tra di noi,nella comunione presbiterale, nelle fraterne relazioni sacerdotali, chedevono sempre più crescere e rafforzarsi.

Bello infatti è, imparando anche da queste fragilità sacerdotali, costruiredelle esperienze di vita comune tra preti: Lectio comunicate e condivi-se, momenti di confronto reciproco, aiuto domenicale, un pasto comuneal giorno tra preti vicini fino alla vita comune. Incoraggio ogni scelta diquesto tipo. Più saremo uniti, più vinceremo ogni tentazione”.

18. Tutto questo cammino, avrete notato, si è ormai fatto METODOPASTORALE, che ci accompagna in modo consolidato.E' fatto di tre grandi verbi: programmare, compiere, verificare.

* Prima di tutto, benedire il Signore per il cammino fatto, nella certez-za che tutto è suo dono e che noi siamo e restiamo servi inutili, poichéabbiamo fatto soltanto quanto dovevamo fare. (cfr Luca l7,5-10). E dallabenedizione sgorga la programmazione diretta, anno per anno, cheesprimo nella Lettera pastorale, frutto della convocazione, abbozzatain cattedrale, presentata al Consiglio Pastorale, al ConsiglioPresbiterale, discussa poi nelle Vicarie, negli incontri che avremo nellasettimana dal 18 al 23 di ottobre 2010.

* Poi attuare e compiere i programmi pensati e decisi insieme, portan-do a compimento i colori per l'arazzo della nostra vita, personale ecomunitaria. E' un arazzo che sa mettere in armonia colori diversi e sadare ad ogni filo la sua giusta collocazione, perché nulla resti incom-piuto e nulla sia fuori posto. La Lettera agli Ebrei ci ha rinnovato que-sto verbo, compiere (pleroo), che ci aiuta a fare della vita un cammino,sempre più esigente e impegnativo ma anche sempre più bello e lumi-noso. A tappe, ma modellati da una mano che ci accompagna, cui ciaffidiamo con fiducia e linearità. E' infatti il Signore Gesù il grandemaestro che ci accompagna e ci modella, per essere perfetti "come èperfetto il Padre nostro celeste!".

Page 20: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

20

* Infine è necessario verificare quanto si è fatto perché la vita sia unaperenne benedizione nello stile del Magnificat, davanti ai segni vissutibene. Oppure si elevi il mea culpa, là dove non siamo riusciti a porta-re a compimento il progetto pensato. Lo viviamo in particolari momen-ti ecclesiali, come la verifica di giugno nelle vicarie (da Lunedì 6 giu-gno a Venerdì 10 giugno 2011), sera per sera, da cui sgorga in luglioquel prezioso momento, decisivo, con i sacerdoti (Lunedì 11 -Mercoledì 13 luglio 2011).

LA CONVOCAZIONE DIOCESANA

19. LA CONVOCAZIONE DIOCESANA, svoltasi a Castelpetroso dal 10al 12 settembre, conclusa poi in cattedrale con la precisa programmazio-ne del nuovo anno pastorale 2010-11 è stata anche quest'anno un signi-ficativo momento di crescita diocesana.Erano presenti oltre 300 delegati, di tante parrocchie con molti sacerdoti.Ha avuto tre momenti precisi: la storia della diocesi; la lettura del nostroterritorio e la realtà della famiglia, oggi, in Molise.La brevità del tempo, alla fine,purtroppo, ci ha costretti a farsaltare i gruppi di studio. E nesiamo rammaricati, In compen-so, le tre relazioni sono stateinteressantissime ed esaurienti.Per questo motivo, pensiamo didedicare a questo importante evento più tempo, il prossimo anno, inco-minciando già dal Giovedì sera, in una sede più comoda dal punto divista geografico, senza perdere il collegamento spirituale con il nostroSantuario, che resta icona di speranza nel dolore delle nostre case.

20. La STORIA DELLA NOSTRA DIOCESI. E' stata curata conampiezza di dati, chiarezza di esposizione e precisione di analisi dalprofessore Luigi Picardi, che è partito da molto lontano, lungo le lineedella chiesa di Bojano, già nell'ottocento, per giungere alla seconda guer-ra mondiale, fino agli anni ottanta.Una carrellata piacevole, gustosa anche nei particolari, che ci ha permes-so di vedere un filo rosso che percorre i tanti eventi.E se dall'alto, come riferiva uno storico francese negli anni trenta, lanostra diocesi è "senza storia alcuna", di fatto però, vista dal basso, come

Page 21: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

21

oggi la storiografia ecclesiastica impone, si scopre in essa una vivacitàsorprendente ed appassionata.Da qui una lezione importante: mai fermarsi alle esteriorità o ai luoghicomuni, per leggere un evento o per analizzare un periodo o una terra.Ma sempre sforzarsi di entrare nel vivo delle vicende, cogliendone lanaturale complessità, per non cadere nel consueto o nel desueto.Come pure si nota uno stretto intreccio tra la spiritualità conciliare, nonfacile nella nostra diocesi e le vicende sociali. Quanto più viva è la spiri-tualità e più curata la partecipazione della gente alla vita della chiesa,tanto più forte è l'impegno sociale che la gente pone nel suo vissuto. La spiritualità, infatti, fonda ogni azione sociale e nulla resta senza que-sto primo livello di presenza. Ma a sua volta, in un secondo piano diquesto edificio dai cinque livelli, la spiritualità va verificata con la coe-renza dell'etica. Non bastano le confraternite né le processioni, se poi icristiani non testimoniano nel vissuto della storia, dentro i meandri dellafatica quotidiana, il fermento ed il lievito trasformante del vangelo.C'è allora un terzo piano, la cultura, che porta a maturazione sia la spiri-tualità che l'etica. E' la fede che si incontra con chiarezza con le domandedel nostro tempo e ne raccoglie le sfide, sa confrontarsi con la ragione esa dare risposte adeguate agli impulsi del presente. E' del resto la lezio-ne che ci ha dato il papa Benedetto XVI in Inghilterra, nel confronto conil pensiero, vivacissimo, di Newman, che (guarda un po') aveva comemotto del suo episcopato Cor ad cor loquitur, cioè quel celebre passaggiodi san Francesco di Sales, che abbiamo ampiamente utilizzato nei nostriconfronti spirituali e culturali su la Vita Diocesana con vivissimo riscontro.Il quarto piano della vita sociale è dato dalla politica, che fonda la suaforza e sa costruire solo se è ben fondata sulla spiritualità, verificata dal-l'etica e fatta progetto di cultura. Allora la politica potrà efficacementeprogettare il cammino della nostra gente. E' proprio questo il suo arditocompito, perché le attese dei poveri si facciano progetto vivibile edattuabile, a servizio pieno pieno del bene Comune, come ci ha esortatocon chiarezza anche la lettera sopracitata di don Lorenzo Milani.Infine, al quinto piano, troviamo l'economia, che porta a pienezza ildisegno della Dottrina sociale cristiana e rende "buona" la terra nellaquale abitiamo per farne un giardino, che dia frutti e fiori e lavoro ainostri giovani.

Ecco, questo schema ha costituito un po' l'ossatura, indiretta, dell'espo-sizione storica del prof. Luigi Picardi.

Page 22: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

22

Le articolazioni sono forse ardite, ma penso chiare. Soprattutto colgonola naturale consequenzialità tra una spiritualità densa ed una partecipa-zione sociale attiva.Qui, i laici hanno uno spazio straordinario. E' infatti proprio del laicato viverein pienezza tutti i cinque livelli della testimonianza cristiana dentro la società.

21. Ma la riflessione storica, oltre alla bella vivacità spirituale sopraespressa, si è fatta anche MONITO PER LA NOSTRA VITA PASTORALE. Ne raccol-go tre, precisi e chiari, che vi chiedo, soprattutto ai preti, di tenere molto presenti.

* poco è conosciuta la nostra storia, superficialmente raccontata, quasisempre tramite aneddoti, spesso poco verificati nella loro fondazionearchivistica.Questo anche perché manca un manuale che raccolga tutta la bimille-naria storia della nostra diocesi, nelle sue varie fasi e mutazioni.E' auspicabile che nasca questo carisma, nel cuore di tanti storici che la dio-cesi possiede. E che uno di loro abbia la intuizione meravigliosa di coordi-nare il tutto, dentro una chiara pubblicazione, che servirà moltissimo peri giovani, specie per i nostri seminaristi e i laici impegnati nella teologia.

* C'è una crescente necessità di storia in Molise, non solo perché pococonosciuta ma soprattutto perché senza storia non c'è identità. Ed unpopolo senza identità, non sa progettare, non coglie le novità, subiscegli eventi, si arrabbia e si ribella ma non sa poi progettare adeguata-mente. Per cui, la storia la si subisce se non la si conosce!Basti vedere come stiamo portando avanti il dramma della sanità inMolise. Penso a mio sommesso giudizio, che tanto dipenda proprio daquesta insufficiente coscienza della nostra identità molisana. Unacoscienza debole che si fa inadeguata consapevolezza, sia in fase diprogettazione che in fase di riflessione. Tutto si ingarbuglia e tuttoviene letto in fase di difesa del proprio orticello. Ed anche le manifesta-zioni partecipatissime come quella del 14 settembre viengono lette intermini difensivi e non partecipativi, come se si stesse a difendere "unaporzione", una parte. In un gioco di meschinità, che non ci permette di vola-re alto!

* infine, nasce un monito per tutti i sacerdoti e in nuovi ConsigliPastorali Parrocchiali: custodire bene gli archivi con passione, zelo,attenzione ed impegno.Ci sono dei tesori, che solo un cuore attento sa raccogliere.Ad iniziare dall'archivio diocesano, che va totalmente rivisto e ripro-

Page 23: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

23

grammato! Da qui, da questa carenza triste che ho notato, è derivatal'urgenza della pubblicazione de La Bacheca, che non tutti ancora sannoapprezzare e che non tutti sanno arricchire delle loro necessarie testi-monianze o relazioni. Si impigrisce dentro foglietti volanti oppure sitrascura di "narrare" quanto il Signore sta compiendo in mezzo a noi,quasi sottovalutando il bello già presente e già in atto. Ed ancora unavolta, riemerge quella carenza di identità che ci porta a non program-mare, a non verificare e a compiere stancamente il proprio cammino.Oh...come è urgente rileggere quel monito di papa Paolo VI a Nazaret,sopra riportato: Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lostudio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera che Dio solovede nel segreto.

LA LETTURA DEL TERRITORIO

22. E' stata fatta con forza e con grande parresia dal dottor Pino Petrella,che ci ha lasciato un ricco dossier, per prendere atto della bellezza dellavoro fatto lungo il 2009 per leggere il territorio nostro, parrocchia perparrocchia.La chiarezza espositiva è valsa a farci comprendere le nostre realtà, rias-sumibili in una serrata concatenazione di messaggi, attorno a due parti:i punti di forza e i punti di debolezza del Molise, in ordine all'annunciodella vangelo nelle nostre contrade, specie all'interno della città diCampobasso, dove la campionatura era maggiormente uniformabilenella vastità dei dati raccolti.Va perciò detto un bel grazie alle circa 60 parrocchie che hanno risposto,sia attraverso dossier elaborati ecomplessi sia con semplici machiare letture, talvolta scritte amano con molto amore dainostri parroci. Un grazie vivissi-mo e benedicente, perché solo dauna lettura chiara delle nostrerealtà si riesce poi a risalire aduna linea pastorale efficace echiaramente impostata. Più siconosce e più si ama. E più siama, più si conosce in una duplicità di intreccio che commuove!

Page 24: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

24

23. Ecco i punti di forza della nostra cultura nella nostra diocesi, indivi-duati dal gruppo di lavoro, che ha esaminato con attenzione e cura itanti elaborati presentati dalle parrocchie.

* senso di appartenenza alla propria comunità

* rapporti interpersonali tra vicini, validi ed improntati a solidarietà

* una sicurezza sociale soddisfacente

* maggiore propensione ad accogliere e convivere con cultura diverse,anche se dopo una iniziale diffidenza, superata da tanta buona volontà

* all'interno dei nuclei familiari, notiamo una sostanziale attenzione ecura delle fasce più deboli, come gli anziani e i disabili

* buon radicamento alle tradizioni, ma soprattutto verso quelle chehanno saputo innovarsi e crescere; diventano così valida attrazioneanche per i giovani

* la parrocchia e le sue strutture sono ancora un punto di riferimento edi aggregazione.

24. Accanto ai punti di forza ci sono ben evidenti dei precisi punti didebolezza, nella nostra realtà sociale e culturale, riconducibili a:

* disoccupazione, precarietà soprattutto giovanile

* nuove forme di impoverimento di classi sociali medie

* spopolamento ed impoverimento conseguente del territorio

* invecchiamento della popolazione, che si scorge soprattutto in alcunicentri montuosi interni...

* crescita di conflittualità nelle nostre case

* uso di droga, crescente

* abuso di alcol anche in giovanissima età, rendendo vuote le notti deinostri ragazzi

* conflitti generazionali esasperanti

* forme esageratamente statiche di religiosità popolare, per cui riescemolto difficile procedere ad una saggia revisione di metodi e culture

* scarsa partecipazione alla vita ecclesiale, che a sua volta genera unbasso senso di appartenenza comunitaria ed ecclesiale, per cui si ral-lenta il processo di costruzione del bene comune.

Page 25: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

25

25. Accanto ai punti di forza e quelli di debolezza, l'analisi sul territorioha individuato le sfide aperte che oggi il Molise lancia alla fede, sul ter-reno antropologico:

* fare propria l'urgenza educativa, seguendo le piste del cammino dellaCEI, per il prossimo decennio

* tessere nuovi rapporti tra laici e presbiteri

* valorizzare molto la consulta per le aggregazioni laicali, per evitareframmentazioni e dispersioni

* vivere la sinodalità, come stile di lavoro comune

* scegliere la radicalità del Cristo, come proposta coraggiosa, che attra-versa longitudinalmente tutte le agenzie educative, soprattutto nellaformazione dei seminaristi e delle nuove leve di vita consacrata

* avere e coltivare un cuore generoso, nei confronti delle sofferenzedelle persone

* progetti pastorali comuni, ben individuati, stesi insieme, edotti,accompagnati e verificati periodicamente; è la sfida della vicaria, rac-colta in questa Lettera pastorale

* lavorare con zelo per una chiesa fedele e misericordiosa, sullo stile diGesù nella lettera agli Ebrei (2,17), nei confronti delle debolezze reci-proche (Il sapore dell'invito)

* creare un clima di invito reciproco, nella logica dell'inclusione e nondell'esclusione.

26. Ma il Signore ci sta donando anche delle precise risorse che, benvalorizzate, ci permetteranno di affrontare queste sfide educative, chediverranno feconde, nella logica dell'invito reciproco:

* i sacerdoti e le congregazioni femminili e maschili, con i diaconi per-manenti

* gli operatori parrocchiali, lievito da condividere

* i movimenti e gruppi laicali, con tutta la ricchezza della loro esperien-za, carismi e peculiarità

* la scuola di formazione teologica, luogo privilegiato per la formazio-ne del laicato, in una nuova progettualità, onde far germinare questolievito posto nella pasta della storia

* il mondo del volontariato

Page 26: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

26

* le tante persone di buona volontà, che aspettano il "sapore dell'invi-to", per andare a lavorare nella vigna del Signore

LA FAMIGLIA OGGI IN MOLISE

27. Sono stati i coniugi Danese,Giuliapaola e Attilio, che ci hannointrodotti in questo tema così affa-scinante e cosi bello.Qui, in questa mia lettera pastora-le, non mi è possibile raccoglieretutte le interessanti provocazioni che sono state espresse.Rimando agli Atti, che verranno pubblicati, ci auguriamo in tempo breveper farne tesoro. Ma già il loro libro "le ragioni del matrimonio" pensatoper gli studenti universitari (e quindi al di fuori di ogni riflessione marca-tamente ecclesiastica!) ci permette di entrare bene in questo argomento.Rinvio dunque a quel libro, per cogliere il vissuto delle nostre famiglie,in questo contesto storico. Raccolgo però alcuni messaggi che ci hannolasciato, freschi ed utili per il nostro cammino pastorale:

28. NO alla nostalgia nei confronti delle famiglie "di un tempo", quasiche allora tutto andasse bene e che non vi fossero problemi, anche gravie seri, nell'educare i ragazzi di ieri. Da una lettura, sapienziale ed atten-ta, infatti, emerge una serie di limiti oggettivi, che oggi riscontriamomeno. E' vero che abbiamo nuovi duri problemi, ma è anche vero chel'arte di educare è sempre stata difficile. Oggi come ieri. E NON OGGI PIÙ

DI IERI! Bando quindi alla nostalgia. Sì, invece, al saggio discernimento,per cui sai valutare, oggi, i punti di forza che la cultura attuale presentae le fragilità che l'attualità ci schiaffa davanti, con estrema violenza.Resta invece fondamentale un intreccio, molto sottolineato dai coniugi, cosiben esemplificato nella loro modalità espressiva (due voci, ma un unico sen-tire e parlare!). Ed è questo: fondamentale nell'educare è la testimonianzapersonale, alternativa, coraggiosa, capace di presentare ai figli modelli verie forti, alti nella proposta e chiari nella luce esemplare. E' del resto, lo avre-te notato, riprendere la riflessione stringente di don Lorenzo Milani.Il sapore dell'invito si fa quindi non parola formale ma punto chiaro diriferimento educativo. Tu sei invito, prima ancora di dirlo!E là dove la testimonianza personale è carente, come può umanamenteaccadere, vi sia la presenza di una comunità che accompagna l'arte edu-

Page 27: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

27

cativa delle famiglie fragili. Un aiuto che si fa tenerezza, misericordia,invito, sostegno; mai giudizio ma sguardo negli occhi. Con la constata-zione che una famiglia numerosa, umile e vera, di forte fede sa guarirele ferite cocenti di altre famiglie, perché il dolore è la grande medicina diDio per i nostri egoismi, personali e collettivi!

29. Utilissimo è il libro di Tobia, come vedremo, nell'attualizzare i nostriproblemi e per darci precisi e concreti cammini di risposta alle nostredomande sulla famiglia. Da quella famiglia, molto provata ma fortenella fede e nel servizio sociale del volontariato, abbiamo mille cose daimparare, per essere poi, come genitori, anche noi capaci di accompa-gnare lungo le strade della vita, nel loro misterioso viaggio, i nostri figli,come ha fatto Raffaele, che è simbolo di ogni pastorale familiare efficace!Ecco perché faremo delle lectio apposite con la creazione di un efficacesussidio, che auguriamo di potervi offrire in tempo.Ed anche per i giovani, nelle scuole, abbiamo pensato a questa bella effi-cace storia di vita, lungo le dinamiche del viaggio, così caro alla culturagiovanile, di ogni tempo!E' forse opportuno presentare qui il profilo del lavoro per le Scuole, chestiamo elaborando, per meglio accompagnare, anche con la vostra pre-ziosa preghiera, questo invito ai giovani alla speranza e alla fiducia,accompagnati da Raffaele, superando l'insidia di Asmodeo.

Schema del lavoro per le Scuole sul viaggio di Tobia:1) Le famiglie di Tobi e di Sara. Da dove deriva la testimonianza e laforza alternativa che possiede il padre Tobi. E come leggere quell'im-possibilità di Sara di avere un matrimonio sereno e vero. Chi sono isette mariti uccisi. Come vanno interpretati. Con uno sguardo ai litigiin casa, sia di Tobi da parte di Anna, sua moglie, che lo umilia nella suafedeltà alla legge di Dio, che di Sara da parte della serva che la offendenella sua femminilità.

2) Le prove che rendono amara la vita. Il ricorso al pensiero del suicidio.La umiliazione in casa. Le tensioni insuperabili. Il rischio del divorzio. Ilmale che ti attanaglia. Il cuore che cede. L'amarezza delle divisioni nellenostre classi e nelle nostre scuole. Le offese da chi ti dovrebbe voler bene.3) Il viaggio, che si fa simbolo della vita stessa. Perché? Vanno perciòmessi in evidenza le prove superate (esempio il fatto del pesce...!) e iconsigli ricevuti. Attualizzandoli, dentro le nostre realtà scolastiche egiovanili e familiari odierne.

Page 28: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

28

4) Raffaele, cioè chi sa giungere al momento giusto, chi sa dare il con-siglio opportuno al momento opportuno, chi sa guidare senza sosti-tuirsi. Raffaele è ogni docente. E' l'amico leale. E' il prete che consigliaed accompagna. E' la scuola. Verifichiamo tutto questo lavoro educati-vo. Perché Raffaele è l'educatore per eccellenza?

5) Asmodeo è il invece il diavolo. E se Raffaele unisce e consola,Asmodeo divide ed impaurisce. Il tema della paura e delle sue settebalze di dolore: in che modo oggi Asmodeo tiene prigionieri i nostriragazzi? Quali le nostre schiavitù? E come fare a liberarsi da questemaglie di oppressione

6) L'amore tra Tobia e Sara: è la coppia che redime se stessa, libera daipropri mali, risana le ferite e guarisce anche i genitori e i suoceri. Chevuol dire, oggi, vivere un amore in castità? Come prepararsi a questodono reciproco? Come può la scuola accompagnare i giovani in questoimpegnativo cammino di liberazione?

7) La guarigione di Tobi, il padre che riottiene il dono della vista tra-mite il fiele del pesce, sparso nei suoi occhi proprio dal figlio Tobia.Sono le risposte chiare e forti che Dio sa donare ai suoi servi, che in Luiconfidano e di Lui si fidano. Quali sono oggi le risposte che Dio cidona? E dove sono? Come coglierle?

Ecco, queste sono le ipotetiche tappe dentro cui far ruotare il camminodel nostro messaggio. La visione ed il cantico di Gerusalemme (Tobia13), come canto finale, potrebbe ispirarci anche scene di riconciliazionee di speranza, per le nostre realtà molisane. Si potrebbe poi confrontare il racconto con il viaggio di Ulisse o conquello di Pinocchio che diventa "figlio" e non più burattino!

Page 29: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

29

PARTE TERZA: l'aratura del terreno

30. Se sulle colline del Molise e dell'Abruzzo, settembre è tempo dimigrare, ottobre è tempo di arare, perché qui tanti sono i terreni dedi-cati alla coltivazione del grano. Il terreno lavorato emana subito unintenso profumo di vita. Arare è sperare. Sperare è arare! Perché l'aratura prepara la terra a ricevere il seme, riportando nuova-mente fecondità e bellezza produttiva alla terra lavorata con il sudoredella fronte.Mi sento affascinato da questo gesto, perchél'arare è l'atto di creare solchi di futuro. E'l'arte di restituire a ciò che è impotente osciupato un rafforzamento, nella dolce pos-sibilità di rifiorire. Arare è così dar respiroalle cose spente, che non producono più. Daragazzo, figlio di contadini, ricordo di averguidato con trepidazione i buoi in questaumile fatica. Il papà all'aratro ed io adaccompagnare gli animali, pazienti e miti. Chi solca e chi guida.L'aratura diviene così un processo armonioso, che mi fa immediatamen-te riportare ad un grande evento che vivrà la Chiesa italiana, proprio inottobre.Parlo della Settimana sociale dei cattolici italiani, che si apre in ottobre,a Reggio Calabria. E' un impegno che i cattolici italiani si sono dati anco-ra cento anni fa, partendo dal 1907. Hanno infatti sentito necessariodeclinare i grandi principi della Dottrina Sociale della Chiesa nel terre-no della storia, aprendo sempre nuovi solchi di vita e di speranza.Nuovi inviti alla società tutta, con la forza lievitante del Vangelo. Di anno in anno, in città sempre diverse, per decenni, si è affrontato untema, che dicesse all'Italia che i cattolici hanno una parola in più da dire,una voce limpida che non si impone ma che si propone con fiducia echiarezza. Un invito, appunto!Perché la dottrina sociale ha un grande pregio: illumina con profezia ilcammino del popolo di Dio. Ma ha un limite: è solo in germe; perciò vaseminata, va posta nei solchi della storia. Come il lievito, va messo nellapasta perché tutta sia fermentata. Ecco perché c'è bisogno dell'aratro!Gli anni del dopo concilio hanno visto una pausa. Si pensava che questa

Page 30: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

30

riflessione comune dei cattolici non fosse più utile. Non occorresse più.Si cercava, con fatica, un'identità matura da declinare, in quegli anni diforte contestazione.Ma poi, per grazia di Dio, questo intoppo venne superato. Anzi, ci si reseconto, sempre più, che senza la voce dei cattolici, il Paese impoverisce.Perché manca quella luce che orienta, quella voce che chiarisce, quella manoche accompagna il solco, quell'invito che fa bella la casa della nostra gente. Queste sono le Settimane sociali.Certo, sono impegnative. Si discute con competenza, si parla di cosemolto difficili, perché si guarda lontano, con occhi di profezia. Ma laricaduta è sempre positiva e bella.Questa settimana, in particolare, si celebra in Calabria, dove le contraddizio-ni e le speranze sono maggiori. Perciò, già il luogo sottolinea il tema, che saràattorno alla speranza. Anzi "un'Agenda di speranza per il futuro del Paese!".Tre mi sembrano gli spazi vitali da affrontare, che tanto si sono sottoli-neati nei fecondi mesi di preparazione: aprire nuovi solchi nel terrenoquotidiano; accompagnare l'aratro della speranza; raccogliere il granoper farne eucarestia.Il terreno, oggi, a livello sociale e culturale, non è morbido. Si è fattoduro, perché cresce in tutti noi la logica del benessere individuale, chedistrugge la solidarietà comunitaria. La cultura leghista ne accentua lepaure e l'immigrato viene respinto, come nemico che ruba la nostra feli-cità, pur avendo di essi bisogno! La illegalità cresce e nelle case spesso siseminano germi di autogiutificazione facili ed accomodanti. Ed anche alnord sta entrando la mafia, non adeguatamente combattuta al sud (per-ché la si riteneva un problema locale!). La mancata solidarietà ci ha cioèimpoveriti tutti! Per questo, occorre intraprendere, per liberare le tanteenergie racchiuse nella nostra terra. E i suggerimenti offerti dal mondocattolico alle imprese e alla politica sono chiari: spostare la pressionefiscale dal lavoro alle rendite, sostenere le famiglie con più figli comegeneratrici di valori economicamente rilevanti; ridurre la precarietà e iprivilegi nel mercato del lavoro aumentando la partecipazione.Da qui, il bisogno dell'arte di educare, per un'azione formativa efficaceed incisiva. Un aratro che spacchi le zolle dell'indifferenza e della paura.Ma anche un accompagnare l'aratro, nei solchi della crescita, perchésiano diritti e ben impostati.E il documento preparatorio dedica belle pagine all'arte dell'educare, infamiglia e nelle scuole: cresca la responsabilità, sia meglio valorizzato il

Page 31: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

31

lavoro dei docenti, si rafforzi l'autorità genitoriale, si riaccenda l'arte delpunire per far crescere, si stimoli il volontariato.Come si vede, si tratta di proposte precise e chiare. Anche verso la politica, perché sia modificata l'attuale miope legge elet-torale! E non si abbia paura degli immigrati. Anzi, si dia la cittadinanzaai figli nati in Italia.E tante altre proposte. tutte da discutere. Ed accesa sarà la discussione enitida la riflessione nella Settimana sociale di Reggio.Sullo sfondo, quei solchi, aperti da un'aratura di speranza, darannopane in abbondanza. Per tutti. Non solo per i ricchi. Perché si possavedere che è vero quanto narrano i profeti nella Bibbia: ecco, verrannogiorni in cui chi ara si incontrerà con chi miete, chi pigia l'uva con chi getta ilseme!" (Amos 9,13).Un seme che si farà eucarestia, nei colori del prossimo CongressoEucaristico di Ancona. Con un monito serio: se poco si è diffusa la cultura delbene comune, non è forse perché tiepide sono le nostre celebrazioni eucaristiche?

i cinque solchi della semina31. Alla luce delle attese verso la Settimana sociale dei cattolici italiani,che ci esorta ad essere anche noi, in Molise, più forti nella progettualitàe più operativi nella azione sociale, come credenti, mi piace raccoglierele linee di concretezza per la nostra diocesi.Sono cinque solchi, che vedo indispensabili per il nostro cammino pasto-rale di quest'anno.I tempi della semina sono preceduti quindi dall'aratura, di cui sopra ho parla-to. Mai smettere di arare, di ridare vita e vigore alla terra.Ma una volta arato, occorre subito lavorare la terra spaccata dal solco, con quel-la delicatezza che possiede non l'aratro ma l'erpice: livella, armonizza, media.Poi, arriverà la mano che sparge con abbondanza il seme nei solchi della terra.

A proposito di mediazione, mi piace rispondere idealmente a quelladomanda che mi fu fatta, in luglio, all'interno dell'aggiornamento delclero: che differenza c'è tra il compromesso e la mediazione?La domanda è bella e pregnante. Perché coglie il cuore della metodolo-gia pastorale di ogni tempo, ma soprattutto di oggi e con particolareintensità in Molise, terra dove occorre una specifica attitudine nell'artedella mediazione. Il compromesso abbassa gli ideali, distrugge la spe-ranza, porta a soluzioni meschine ed infelici. Il compromesso è semprenegativo. Sciupa l'impegno educativo.

Page 32: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

32

La mediazione, invece, non toglie gli ideali, li lascia intatti e chiari. Masa saggiamente ritmare il passo verso quegli stessi ideali, sa accompa-gnare il cammino, sa sostenere reciprocamente il peso dello zaino.Il compromesso è negativo, la mediazione è positiva.Del resto, è chiaro per tutti che non è possibile educare senza mediazio-ne. Una brava mamma non tratta i figli tutti allo stesso modo, ma sa daread ogni ragazzo quel giusto peso alle cose, distribuendo con saggezzagli incarichi e valorizzando le rispettive risorse.

32. Ecco i cinque solchi su cui lavorare:* la Lectio biblica settimanale in ogni parrocchia, specie nei tempi forti

* il sostegno ai nuovi consigli pastorali parrocchiali, nel solco della cor-responsabilità

* la Pastorale battesimale

* l'Iniziazione cristiana

* l'impegno per la cultura, anche attraverso la costituzione di un circo-lo culturale locale

33. LECTIO BIBLICA SETTIMANALEE' sempre più necessaria. Perché è come se ci met-tessimo in ascolto dell'invito di Dio ad entrare nellasua gioia e nel suo riposo.E' ascoltare quella voce, sommessa, delicata come ilsussurro ed il mormorio di Elia. Non fa chiassocome il terremoto né brucia come l'incendio. Lo stiledi Dio è invece quella brezza che rinfresca e quellatenerezza che consola, quella mano che dolcemente invita in casa, quelsapore di comunità che si respira quando insieme, con cuore unito, libe-ro da pregiudizi o attese esagerate, ci si mette insieme nelle parrocchie onelle comunità religiose o nei movimenti e gruppi, attorno alla Parola. Esi sente che quella brezza ci pervade. A tratti anche ci scuote, perché incerti momenti la Parola di Dio si fa tuono che scuote con voce potente.Si fa rombo, per spezzare la nostra pigrizia. Sempre comunque diviene,la Lectio ben fatta, lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino (salmo118, 105).Chi ha fatto esperienza di Lectio, sa quanto sia prezioso quello che dicoe quello che raccomando, anche raccogliendo le belle esperienze di Lectio

Page 33: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

33

attuate in questi anni, tra di voi, sia nei gruppi, nelle parrocchie e, a livel-lo diocesano, nella ospitale parrocchia di san Paolo, dove ho vissuto ilgusto del segno, nel sapore di un invito cortese e dolce.

34. Un amico prete, da me interpellato (perché mi piace, ovunque vado,chiedere Ma voi, come fate la Lectio?) mi spiegava il suo stile. Ve lo ripro-pongo, invitandovi fortemente a seguire gli esempi, attuando con lavostra fantasia quanto vi dico, amici carissimi, nella logica dell'invito,cortese ma forte!Prima di tutto - mi raccontava - creo un clima di grande accoglienza. Lagente man mano che entra, non è anonima, ma accolta. C'è il sapore del-l'invito. Un suono delicato, una musica dolce, con segni di colore e dicalore. Senti che sei accolto, che è appunto un invito. Lo assapori.Poi, una volta radunati, preghiamo a lungo, con un bel canto, invocan-do sommessamente ma intensamente, lo Spirito santo, perché ci sia diguida, di luce, di soffio delicato, raccogliendo il nostro gemito, il gemitodel cuore (cfr Romani 8, 26-27).Un sacerdote o un laico preparato o una religiosa spiega, con chiarezzae amabilità, la parola, mettendo in luce i tratti principali, le connessionilinguistiche, i riferimenti ad altri passi della Bibbia, evidenziando laforza profetica del testo, perché diventi non nozione ma sapienza checambia la nostra storia.Un adeguato tempo di silenzio fa da risonanza personale, con una mati-ta in mano, onde sottolineare le parole chiave, che ci hanno colpito.Poi, segue una oculata condivisione del testo meditato, fatto di quella risonan-za interiore che diviene arricchimento, crescita comune, ricchezza spartita.Il tono non è quello della discussione, ma quello della condivisione.E' facile scantonare. Ma se c'è fedeltà, lentamente si impara questo meto-do, che diviene poi stile di vita, anche fuori, a livello sociale e politico.Ascoltare con attenzione, rispettare il parere di tutti, confrontarsi conlealtà con chi la pensa diversamente da noi, nella logica dell'invito e nondella imposizione, cui purtroppo mal ci stanno abituando i dibattiti tele-visivi, molto negativi, non per ciò che si dice, ma per il metodo di unapolitica "gridata" e non ascoltata né pensata!Poi, si passa a raccogliere quanto lo Spirito ci ha suggerito. E si individua-no alcuni passaggi o propositi decisivi, chiari, cogenti. Perché non siavano né avvenga, come dice san Giacomo, che una volta ascoltata la paro-la, la dimentichi, come scordi la tua immagine appena vista allo specchio.

Page 34: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

34

C'è poi chi completa questo memento di Lectio con una mezzoretta diAdorazione eucaristica, in quella "ad-oratio", fatta invito raccolto, incon-tro, abbraccio e bacio, in uno sguardo diretto a Gesù, Sposo amato. Ma ogni parrocchia sa come regolarsi. E non sempre, il metodo deveessere rigido, pur se chiaro. Va invece ben attualizzato dentro il vissuto,sempre cangiante, della nostra storia comunitaria e personale.E' vero quanto ci dice san Pietro: abbiamo conferma migliore della parola deiprofeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla inun luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi neivostri cuori" (1 Pt 1,19-21).Maria di Nazaret si fa modello di vita, in questo invitante cammino disperanza. Lei che è stata avvolta dalla Parola. Lei che l'ha accolta, dall'in-vito dolcissimo dell'Angelo. Lei che la meditava nel cuore, custodendo-la con amore, perché la vita non sia dispersione ma raccoglimento, cioènon il "diaballo" (di cui diavolo) che spacca, ma il sim-ballo (di cui simbo-lo) che costruisce!Ecco perché sto gustando sempre più l'Angelus, che diciamo tutti insie-me, nella cappellina dell'episcopio, a mezzogiorno, perché si sente ilgusto della parola che si compie, della parola che si fa carne, della paro-la che si fa sapienza e guida. Spesso, anzi, per me, in quel momento,dolce luce per grandi decisioni o conforto nelle quotidiane tribolazioni,davanti ai drammi della nostra terra!

35. Accompagnamento dei Consigli Pastorali Parrocchiali (=C.P.P.)In tutte le verifiche fatte, si è convenu-to nel ringraziare il Signore per questascelta. E' stata di certo l'esperienza più diffi-cile, in questi mesi, perché richiede atutti noi una vera conversione, spiri-tuale e culturale, che ci fa cambiaremolte cose.E' un cammino lungo, perchè non èfacile passare dalla collaborazione (più immediata, scontata, sponta-nea...) ad una vera corresponsabilità. E' in gioco lo stile di un prete edella sua comunità tutta. Si è coinvolti sugli obiettivi e non solo suglistrumenti. (L.P., p. 14).Ma va detto che il lavoro fatto in quest'anno è stata un'intuizione profe-

Page 35: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

35

tica; proprio lungo l'anno sacerdotale, perché qui sta veramente l'auten-tica conversione, in una logica di reciprocità matura e liberante. Si è pretiin pienezza quanto più si riesce a far maturare i laici alla logica della cor-responsabilità, come ci insegna il Concilio (Lumen Gentium n.l0).Questo richiede da noi tutti, come si è rilevato nelle verifiche vicariali:

* impegno con tutti i Gruppi e movimenti ecclesiali, che fanno da reteattivante una comunità partecipativa;

* coltivare, nel nostro cuore di pastori, uno stile relazionale, che amal'ascolto, predilige il dialogo, preferisce il convincere al vincere...;

* saper accompagnare tutte le esperienze positive già realizzate negliattuali consigli pastorali. E' vero che c'è un calo di entusiasmo nei confron-ti degli organi di partecipazione, ma forse è perché non sono stati accom-pagnati con adeguata formazione e si è preteso o atteso troppo da loro;

* se i nostri paesi sono divisi dalla politica, come spesso risulta triste-mente, è ancor più necessario avere un buon consiglio pastorale, ben for-mato, saldamente seguito ed accompagnato, stimolato soprattutto sulpiano spirituale. E' poi necessaria una buona santa dose di pazienza, checi permetta di andare oltre, sempre più avanti, mai scoraggiati o delusi...

* certo, è necessario scegliere quegli uomini indicati da Ietro, saggiosuocero di Mosè, al cap. 18 dell'Esodo: uomini integri, retti, che odiano lavenalità, capaci;* valorizzare il periodico Molisinsieme, come spazio di dibattito, ricer-ca, conoscenza reciproca, stile unitario che parla e plasma il cuore dellenostre comunità.Comunque, l'amplissima partecipazione all'assemblea diocesana dimandato ai nuovi Consigli Pastorali rinnovati, in Cattedrale, il 30 mag-gio, è stata una immensa consolazione. Praticamente c'erano tutte leparrocchie ne erano infatti presenti 55 su 70. Delle 15 assenti, ben 6hanno chiesto una formale proroga. Ed altre stanno preparando la lista,per completarla adeguatamente nel giro di poco tempo.

La Lettera ai parroci e ai fratelli e sorelle dei rinnovati consigli pastorali parroc-chiali, che vi ho inviato in data 30 maggio, potrà essere un valido aiuto spiri-tuale per questo cammino.

Page 36: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

36

36. E ora, che fare? Come seguire questi rinnovati Consigli? Che cosaattivare per la loro formazione?Nei vari dibattiti, con i sacerdoti soprattutto, sono stati dati precisi sug-gerimenti, con chiare proposte specifiche:

* ogni parrocchia è gentilmente invitata ad organizzare un appositoritiro tra settembre ed ottobre, proprio con il rinnovato consiglioPastorale, anche per programmare l'anno.* come Vescovo, avrei intenzione di visitare tutte le parrocchie, lungo l'an-no, in un calendario diretto, soprattutto nelle parrocchie dove ancora nonè nato il C.P.P. Spero che il Signore mi dia salute e tempo per questa bellavisita tra di voi. Ci tengo molto. Vi invierò il calendario al più presto

* come Vescovo, desidero incontrare le Foranie, in ottobre, da Lunedì18 a Sabato 23 ottobre.

* All'Ufficio Pastorale si è chiesto, se possibile, di preparare degli sche-mi di riflessione, di preghiera e formazione specifica, nei due momen-ti forti dell'anno: Avvento, Quaresima.

Emerge quindi un appello chiaro: non basta aver rinnovato il nostroConsiglio Pastorale, se poi non lo sappiamo coltivare, così come facevaGesù, che seguiva i dodici, con affetto particolare, come fa il vescovo coni suoi preti e seminaristi.Seguire poi vuol dire portare insieme i pesi. Per cui, davanti alle sfidedella nostra città, chiedo ai rispettivi consigli pastorali delle "prese diposizione", perché non sia solo il vescovo che parla, spesso poco capitoe talvolta attaccato direttamente. Ma lo spazio sociale e politico è pro-prio e specifico del laico! Qui si vedrà, realmente, se il lievito è capace difar crescere l'intera pasta!

37. LA PASTORALE BATTESIMALE1) è una pastorale totalizzante, perché tutti i bimbivanno accolti; decisiva è la visita alle famiglie, cioèaprirsi al dono; le coppie formate hanno qui il loro spa-zio ministeriale tipico; si lega al cammino fatto in pre-parazione al Matrimonio e costituisce il primo passoall'interno della Iniziazione cristiana.

2) vanno resi NORMATIVI i 5 incontri di preparazione.L'Ufficio Catechistico prepari un vero libretto specifico, anche valoriz-zando quanto si è fatto quest'anno nelle singole parrocchie, con buoni

Page 37: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

37

risultati. Si è dimostrato utile il libro offertoci dalla diocesi di Roma, acura di Fabio Narcisi: Comunicare la fede ai bambini: pastorale battesimaleed educazione religiosa in famiglia, Edizioni Paoline, Milano 2009.

3) è utile indicare all'inizio dell'anno, nella programmazione parroc-chiale, i periodi fissi, entro cui vivere e celebrare il Battesimo (Pasqua,specie la notte di veglia; periodo di Natale, in estate....), per evitareimprovvisazioni o superficialità.4) Poiché è una pastorale da rilanciare in pieno, mettendola sempre piùal centro delle nostre attività, non ci basti nelle famiglie quel clima dicordiale (ma spesso formale!) accoglienza che pur si registra. Non cideve bastare. Perché questo dono va poi accompagnato, seriamente,con dei CAMMINI SUCCESSIVI, VALORIZZANDO IL CATECHISMO DELLA CEI,DA ZERO A SEI ANNI.L'accompagnamento successivo non ha molte radici in diocesi, conesperienze dirette. Ma è necessario camminare in questa direzione.Alcuni consigli sono emersi: solennizzare adeguatamente la festa delBattesimo di Gesù; ricordare la data del proprio battesimo; incontriperiodici con le mamme; coppie che aiutino le famiglie in questo servi-zio di crescita della fede; dialogo con le insegnati di religione e di altrematerie, che operano nella scuola dell'Infanzia...Si faccia di tutto, perciò, perché il battesimo susciti in chi lo chiede unserio impegno di vita, perché diventi occasione di scelte coerenti. Purraggiunte con infinita ma tenace pazienza pastorale!

5) Seguire anche i padrini, con appositi incontri periodici, utilizzandoalcuni sussidi già preparati nelle nostre parrocchie.

6) Nel corso catechistico, vicariale, che si terra in diocesi per i catechi-sti/e, lungo l'anno, il Giovedì pomeriggio, una volta al mese, ci sia unospazio anche per la preparazione e l'accompagnamento dei catechistidella pastorale battesimale.

7) Resti sempre chiaro che il battesimo è un dono gratuito del Signore.Si faccia perciò di tutto per celebrarlo bene, con calma, in quella giustacornice di solennità. Ma siamo anche consapevoli che è la porta diingresso nella chiesa. La fede, che viene chiesta, è spesso embrionale.Ma va coltivata, anche tramite un'adeguata accoglienza ai casi difficili,specie in quelle famiglie già segnate da ferite gravi.

Page 38: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

38

38. INIZIAZIONE CRISTIANA1) è partita con molta titubanza, nelle nostre parrocchie. Ma poi,anche con il coraggio degli stessi catechisti, ben preparati alCampo Scuola di luglio 2009, le porte si sono aperte e i ragazzicon i loro genitori hanno positivamente risposto.Il metodo è quello adatto alla loro età: gioco, preghiera sempli-ce ma efficace, incontro gioioso con Gesù, uso del teatro. Cioè con tante "non-formalità"; meno cattedra e più vita. Meno registrie più testimonianze. E questo stile, nuovo ed innovativo, più legato allaliturgia e alla testimonianza, sta rinnovando di fatto l'intero metodocatechistico, perché sia più consono a quella abilità di partecipazione,che già i ragazzi sviluppano ampiamente a scuola, nelle ore integrati-ve, soprattutto. Perciò, lo esigono anche dalla parrocchia, onde poteressere introdotti alla conoscenza di Cristo e della Chiesa in stile diret-to, partecipato, pieno.Si sta verificando la grande profezia del Documento Base, di 40 anni fa,ora rilanciato nell'apposita Nota, "Annuncio e catechesi per la vita cristia-na", studiato con accuratezza dai nostri catechisti, nel breve ma fecon-do campo scuola di fine giugno 2010. Si scriveva infatti che "LA

CATECHESI RINNOVATA RINNOVA LA CHIESA!".

2) E' importante rileggere insieme con i vostri catechisti la recente notaAnnuncio e catechesi per la vita cristiana, preziosa Lettera alle comunità,ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento Base, ema-nata nel giorno di Pasqua, 4 aprile 2010.In particolare, mi sembra importante valorizzare questi consigli:

* tenere sempre ben uniti i tre ambiti: annuncio, liturgia etestimonianza;

* insegnare molto soprattutto a pregare;

* avere incontri periodici, ben pensati e collocati, con i genitori

3) L'obiettivo, oggi, della iniziazione cristiana dei fanciulli è quello direndere gli stessi genitori, quelli più disponibili e preparati, in grado diintrodurre i loro figli alla fede, come richiede loro il rito del battesimo.E' un riproporre lo stile di Gesù: prestava attenzione alle folle; mainviava i 72 e seguiva con cura i 12, nelle case; privilegiava i 3 neimomenti più decisivi e solo Giovanni poggia il suo petto su di lui!Come si evince, il metodo richiede molta unità: interiore, nel cuore delprete e del catechista; con la famiglie; tra i catechisti; con la gente tutta.

Page 39: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

39

39. Dopo queste riflessioni, condivise, penso sia doveroso procederecome diocesi ad alcune scelte dirette, chiare e valevoli per tutti:

* La diocesi si orienta decisamente verso l'Iniziazione Cristiana, nelcammino suggerito dalla CEI, nelle tre note specifiche (1999-2003)

* Ci sarà di orientamento e di sostegno un testo specifico, che sarà pernoi riferimento ordinario in questo cammino. E' la Guida per l'itinerariocatecumenale dei ragazzi, ELLEDICI, Leumann (TO), 2001. La trovate inlibreria, dalle Paoline.* ogni parroco è pregato caldamente di studiarsela da solo; poi di com-mentarla e di discuterla con i suoi catechisti, in parrocchia.

* questo lavoro gli permetterà di costituire il GRUPPO PROGETTO,che è fatto di alcune brave e mature catechiste, di una coppia di sposi,una suora ed un diacono (dove è possibile). Pochi membri, che hannoil compito di studiare bene e di progettare tutto il cammino, incarnan-dolo dentro la realtà della propria parrocchia. E' il grande obiettivocatechistico di questo anno pastorale.

* la Diocesi accompagna questo studio, tramite il Corso di PASTORA-LE CATECHISTICA, che si terra a livello vicariale, il Giovedì, dalle ore18.00 in poi, in 3 punti della diocesi, con docenti specifici, con l'utilizzodella Guida, coordinati dall'ufficio Catechistico. (E' ilterzo indirizzo di specializzazione della Scuola Emmaus,accanto al corso di pastorale sanitaria e quello di pastora-le carceraria).

* chi ha già iniziato quest'anno il cammino di IniziazioneCristiana, può proseguire, d'intesa con l'Ufficio Catechistico.

* la Prima Comunione sarà in quinta elementare, per un indirizzoormai rassodato in diocesi, pur tra alcune obiezioni contrarie.

* la cresima si faccia, per ora, in terza media, sempre accompagnandocon cura e con metodologie innovative questo delicato momento dellavita adolescenziale dei nostri ragazzi

40. IL CIRCOLO CULTURALE.Come vorrei vedere realizzato quell'ottimo esempio che ci facevano i

nostri docenti di Sacra Scrittura, quando spiegavano che ogni cristianoha nelle sue due mani, in una la Bibbia e nell'altra il giornale.L'esempio è di illustri teologi.Ben attuato, diviene uno stile di vita pastorale e personale, in sintonia

Page 40: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

40

con quanto dice il concilio, in una frase magistrale, nella Dei Verbum:“Dio parla in eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, com-piute da Dio nella storia della salvezza,manifestano e rafforzano la dottrina e le real-tà significate dalle parole, e le parole dichia-rano le opere e il mistero in esse contenu-to...profonda verità che risplende a noi inCristo, il quale è insieme il mediatore ela pienezza di tutta intera la rivelazio-ne!" (n.2).Concretamente, vi consiglio, anzi viinvito a costituire un gruppo di lavoro, fatto di persone di varia estrazio-ne, ma tutte appassionate del bene del quartiere o del paese.E' in fondo la continuazione del lavoro della Lettura del territorio, cheavete già fatto egregiamente.Si tratta di essere sapienti. E come mi piace dire ai nostri preti, la sapien-za è frutto sia della scienza che della sofferenza.Scienza e sofferenza, insieme, creano la Sapienza!

41. Vi potrà essere utile l'abbonamento sia ad Avvenire che aMolisinsieme, cioè a quegli strumenti che fanno pensare e che traduconola fede in cultura, confrontandosi senza paure e senza reticenze.Anzi, su Molisinsieme, potrete voi stessi scrivere, intervenire con lettere,aprire dibattiti. E' un periodico che sta maturando. Un atto coraggiosoc'è voluto per "metterlo in volo". Ora va fatto volare alto, con chiarezzae profezia. In rispetto delle tante varietà spirituali e culturali dei nostricredenti, suddivisi in ben 4 diocesi, finalmente unite e concordi, in ununico piano pastorale vissuto nel quotidiano.Se saremo poi capaci di renderlo settimanale, come è nel nostro deside-rio, sarà tutto più facile. Ma anche con altre frequenze, è già un segno eduno strumento chiaro e bello! A voi, sostenerlo e renderlo efficace edincisivo, diffuso soprattutto tra la nostra gente. A partire dai nostri "mili-tanti", per usare una bella parola, ora purtroppo sparita, che ci ricordache la testimonianza costa, anche in termini economici!

42. Un solco specialissimo: la pastorale giovanileMolte volte la nostra riflessione, specie con i sacerdoti e i diaconi e lereligiose, si è rivolta anche al mondo giovanile. E non poteva essere altri-

Page 41: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

41

menti, proprio perché i giovani sono sempre al primo posto, nel cuore diogni operatore pastorale.Anche qui, sono state offerte, nei vari dibattiti e incontri, precise indica-zioni di percorso.In primo luogo, colgo questa occasione per esprimere il mio e vostro rin-graziamento a padre Lorenzo Piazzolla, che ci lascia, per l'obbedienzareligiosa che lo destina altrove.E' stato un vero dono per noi, nel suo impegno nel rilancio dellaConsulta di pastorale giovanile, creando legami forti tra le varie associa-zioni, promovendo e valorizzando al massimo la Preghiera Itinerantedentro le vicarie (una delle formule più indovinate!), portando avanticon zelo e tempo l'iniziativa della Tenda eucaristica in città. Questi edaltri i doni di cui ci ha fatto grazia, oltre alla disponibilità nel seguire laparrocchia di Cercemaggiore, in questo frangente.Pregheremo per lui, perché il Signore gli dia lo stesso zelo in altre terre.

Il Signore ci ha poi ispirato in don Nicola Maio la scelta del nuovoIncaricato di pastorale giovanile, che dovrà proseguire, nella logica dellacontinuità, su queste piste aperte. E già nei primi passi si nota la suagrande forza interiore, frutto di preghiera e di zelo. Gli staremo vicini, in un settore così prezioso e vitale.Dovrà rinnovare la Consulta, perché sia specchio delle realtà giovanili,sempre in rapida evoluzione.

43. In particolare, come hanno chiesto i sacerdoti, la consulta è invitata a dareprecisi consigli per seguire le Scuole, che restano uno dei luoghi di pasto-rale giovanile più preziosi e fecondi, anche se tra i più impegnativi e difficili.Per questo, ci sia una maggior collaborazione tra pastorale giovanile epastorale scolastica, specie con la disponibilità che chiedo ai carissimipresbiteri e diaconi un tempo per la scuola vicina.Come sarebbe bello che potessimo creare il cappellano scolastico, cosìcome vi è il cappellano militare o quello dell’ospedale.

Che significa?Che ogni prete dà la disponibilità per una mattinata alla settimana, benfissa e fedelmente seguita, di una visita alla scuola. L'elenco delle scuo-la va concordato con l'ufficio Scolastico della diocesi. E la richiesta varegolarmente fatta nel collegio dei docenti, in tempo opportuno e neimodi previsti.In quella mattinata il sacerdote incontra i docenti, segue i ragazzi, li

Page 42: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

42

ascolta per un dialogo o per la confessione, anima i docenti di religione,concorda con loro precise iniziative lungo l'anno.Dalla mia esperienza, è un campo meraviglioso. E se oggi si è fatta lascelta di inviare i laici come docenti di religione, con questo metodougualmente il prete è presente nel mondo della scuola. Anzi, vi è con lasua specifica caratteristica!Chiedo a tutti voi, carissimi preti, di ogni età, questa disponibilità di ora-rio e di cuore. Il Signore vi farà cogliere la fecondità di questo dono!Anche sul piano vocazionale!

44. Per l'esperienzadell'ORATORIO, si ringrazia ilCielo per le 4 settimane vissutecon i salesiani e le Suore, in que-sti giorni. Sono stati una benedi-zione.Ci hanno insegnato ad esseresia Marta che Maria: prepara-zione accurata; preghiera insie-me nella messa con gli anima-tori; utilizzo dei laboratori(canto, teatro; musica; pittura; attività varie...); impegno intelligente delgioco; chiarezza di regole, costante presenza tra i ragazzi; forte utilizzodelle tecniche di animazione...Ci auguriamo di poter valorizzare in pieno questa bella esperienza, che abbia-mo fatto, sia con i ragazzi che con i giovani, sia a Campobasso che a Bojano.Lungo l'anno, ci saranno dei fine settimana di richiamo, soprattutto pernon perdere i tanti animatori, che si sono preparati con entusiasmo alcampo scuola giovani, fatto a Castelpetroso, dal 29 giugno al 2 luglio,con circa 50 frequentanti, che poi si sono dimostrati preziosissimi nelletre successive settimane di oratorio.

IL TERRENO DA ARMONIZZARE

45. - Presento qui la sintesi delle riflessionifatte in luglio nel dialogo CON I SACERDOTI.Il dialogo in quella occasione è diventato serra-to quando abbiamo discusso la bozza, presen-tata dall'apposita commissione, con questo

Page 43: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

43

titolo: Studio preliminare per il riassetto organizzativo sul territorio, conun'ipotesi di redistribuzione territoriale Parroci-Parrocchie ed una proposta dipastorale organica su base foraniale.Come si evince, già dall'intitolazione, si tratta di un corposo studio sulladiocesi, con una proiezione chiara dei dati numerici del clero, verso il 2015.

Questo studio ci ha permesso di cogliere che lo sguardo al futuro dellanostra vita di preti, sempre meno di numero per esigenze sempre piùvaste, richiede da tutti noi "un rinnovato impegno nella vita spirituale". Il futuro del prete, infatti, è un futuro di un uomo molto più impegnato.Forse, il prete potrà anche essere più solo! Non deve essere però "unuomo affannato". Ma comunionale! Impegnato e zelante, capace di essereun bravo coordinatore nella sua realtà di pastore d'anime, con la forzadella preghiera, della Lectio, nella vicinanza ai poveri e umili.In particolare, tutto questo ci spinge a saper valorizzare sempre più leConsacrate e le Suore, che sono "il profumo" nella nostre comunità, perla loro vita spirituale, puntando sulla loro capacità, fantasia, zelo femmi-nile per il regno di Dio.E ovviamente, tutto questo, ci chiede di porre al centro la corresponsa-bilità con il Laicato, tramite le scelte già fatte della iniziazione cristiana,coinvolgendo le famiglie, impegnandoci nella formazione dei Diaconi edei ministri istituiti, tramite le scuole teologiche. Il prete dovrà esseresempre più un "uomo di solide e sane relazioni interpersonali", relazionibelle e felici, perché profondamente innamorato di Dio!

46. Dal dibattito, serrato e fecondo, sono emerse queste importantissimescelte, che vi riassumo in tre punti.Tre grosse novità, nella vita della diocesi, se saremo forti nella fedeltà adattuarle. Porre al centro del nostro agire la forania, come spazio direttodella vita pastorale, in quattro campi prioritari:

* iniziazione cristiana;

* pastorale giovanile;

* catechesi degli adulti;

* cura dei malati e degli anziani;* DIAMO PERCIÒ CRESCENTE IMPORTANZA AL VICARIO FORANEO, TRAMITE

UNA SERIE DI INTERVENTI DI RAFFORZAMENTO E DI SOSTEGNO, IN LINEA

CON IL CODICE DI DIRITTO CANONICO (Canone 553 e 555):

a) sia il perno dell'animazione tra i sacerdoti, spinta per le iniziati-ve da attuare e portare a compimento.

Page 44: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

44

b) dovrà essere indicato dai preti della forania, in una rosa di "tre nomi",sui quali il vescovo farà la sua scelta, per poter scegliere il meglio.

c) il vescovo incontrerà i vicari ogni mese, in un giorno apposito,calendarizzato, onde verificare il cammino reale di vicaria in vicaria.

d) sarà nominato nell'incontro di vicaria un Segretario, che affianche-rà il vicario nei verbali, nelle comunicazioni e nei collegamenti diretti.

e) credo che sarà necessario rifare tutti i vicari, nel mese di ottobre.Durerà in carica per tre anni. A questo incarico, possono essere elet-ti sia preti diocesani che preti religiosi.

f) la diocesi sussidiarierà tutto il lavoro con opportuni interventi, divolta in volta, dentro un piano organico.

g) avrà cura in particolare dei sacerdoti anziani ed ammalati o in difficoltà.

DAVANTI A QUESTA SERIE DI IMPEGNI E QUESTA NUOVA METODOLOGIA CHE

RICHIEDE UNA BUONA COORDINAZIONE NEL LAVORO IN VICARIA, SOTTO LA

GUIDA DEL VICARIO FORANEO, I SACERDOTI HANNO SCELTO QUASI UNANIME-MENTE, DI INCONTRARSI DUE VOLTE AL MESE, COME CLERO: IL SECONDO

MARTEDÌ PER IL RITIRO SPIRITUALE, TUTTI INSIEME, CONVOCATI DAL VESCO-VO; IL QUARTO MARTEDÌ, PER LA RIUNIONE PASTORALE, CONVOCATI DAL

VICARIO FORANEO, NELLE RISPETTIVE SEDI LOCALI.E' una scelta molto felice, che ci onora. Certo, dovremo esservi fedeli!

47. Si è scelto anche il tema dell'anno, nei ritiri diocesani comunitari.In vista del Congresso Eucaristico ad Ancona (4-11 settembre 011), si èpensato di approfondire il tema dell'eucarestia, con questo sguardodiretto: "la celebrazione dell'eucarestia nelle nostre parrocchie”.Si potrà così rileggere una serie di problematiche di teologia sacramen-tale, il ruolo della Confessione che resta un dono immenso oggi pocovalorizzato per tante cause, il canto, la Parola proclamata, le preghieredei fedeli, lo spazio ai bambini e fanciulli in relazione al camminodell'Iniziazione Cristiana, l'adorazione eucaristica.... Ogni mese avremomodo di rileggere questi meravigliosi aspetti.Ci restino nel cuore i moniti del santo Curato d'Ars: "la grande sventuraper noi parroci è che l'anima si intorpidisce!...Mio Dio, come è da compiangereun prete che celebra come se facesse una cosa ordinaria!...Vi dirò qual'è la miaricetta: dò ai peccatori una penitenza piccola e il resto lo faccio io al loro posto!".

Page 45: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

45

EUCARISTIA E CITTÀ48. E' il tema che ci accompagne-rà lungo l'anno nei nostri RITIRIdel Clero, in vista del CON-GRESSO EUCARISTICO DIANCONA (4-11 settembre 2011).Ritiro per ritiro approfondiremouno dei punti della Messa. Ci aiu-teranno in questo lavoro degliesperti, che operano nel nostro Seminario di Chieti ed altri esperti in Liturgia.

49. Si tenga poi presente che per la festa di san Francesco di Assisi,TOCCA ALLA NOSTRA REGIONE DEL MOLISE portare l'Olio della lampadanella città del Santo.E quindi è bello già da ora far risuonare le parole e gli esempi del santo nellenostre omelie, nelle catechesi e nelle varie iniziative, specie con i giovani.

50. Inoltre, l'anno prossimo ci sarà la Giornata mondiale dei Giovani, aMadrid, dal 16 al 21 di agosto.Il messaggio del Papa è molto bello, e tratta dell'essere piantati, radica-ti e saldi nel Signore Gesù. Vi chiedo di valorizzarlo nelle veglie e neiritiri, perché la fede dei nostri ragazzi sia ben fondata, fortemente radi-cata sulla Parola e capace di seria e fattiva testimonianza vitale.

Nel concludere ed affidare al cuore di ciascuno di voi questo "sapore dell'in-vito" che Dio ci fa all'interno del suo cuore, per condividere con lui la gioiadell'Amore, lui che è Amore, desidero ringraziare con grande affetto tutti icollaboratori più vicini. Ad iniziare dal nostro attento, fedele e concretissi-mo Vicario generale don Giuseppe Nuzzi, con cui condivido in pieno gioie elacrime, soprattutto nella vicinanza ai presbiteri e diaconi e seminaristi, chesono la corona di ogni vescovo.

E con lui, un grazie vivissimo a tutta la Curia, dove di fatto si svolge la vitavera del vescovo, in quanto è nella curia che si prendono le grandi decisio-ni, lì è il luogo del discernimento e lo spazio iniziale e primo della comunio-ne ecclesiale. Discernimento e comunione che ho sperimentato in mille gesti,di cui benedico il Signore ogni giorno per coloro che mi ha messo vicino.Senza dimenticare mia mamma, Albina, con la sua saggezza, padre Tarcisiocon la sua sapienza, le segretarie nei loro fedeli adempimenti, spesso onero-so, ma portati avanti con competenza e grazia.

Page 46: Carissime famiglie della diocesi, carissimi Presbiteri ...

46

Benedico poi tutte le Pastorali, con il vicario, don Michele Tartaglia, i sacer-doti e i laici che vi operano. Ma è doveroso in questo triennio, dedicato allafamiglia, ringraziare, certi della fattiva sua collaborazione, l’ufficio di pasto-rale familiare, poiché sarà investito di adempimenti straordinari, ma belli eluminosi.

Un grazie a chi mi consiglia, mi segue e mi critica, anche in televisione e suigiornali. Tutto è grazia, nella misura in cui, anche tramite questa dialetticavivace, si cresce uniti.Con un invito ad essere sempre leali, chiari, aperti, agendo comunque allaluce del sole. Per la crescita di questa diletta terra del Molise, che amo sem-pre più nel cuore di Cristo.E nel parlare di Casa, nel sapore dell'invito che Dio sempre ci rivolge, in unmetodo che deve diventare scuola di vita per tutti, mi piace chiudere con unariflessione biblica, piuttosto severa ma liberante.

Non basta - ci dice il profeta Aggeo (che scrive intorno al 520 a.C. mentregli Ebrei stanno ritornando in patria e preoccupati della loro casa, per farlabella, non si stanno più occupando della Casa di Dio!) pensare a se stessi.Altrimenti, succede che "avete seminato molto, ma avete raccolto poco;avete mangiato ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a ine-briarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l'operaio ha avuto il sala-rio, ma per metterlo in un sacchetto forato" (1,6).Non sia forato il nostro sacchetto! Non sia solo bella la nostra casa.Ma sia soprattutto accogliente, ospitale, perché i nostri ragazzi, cre-scendo, imparino ad amare Dio, ringraziandolo per ogni cosa e adamare i poveri che bussano alla nostra casa. Ed allora EDUCHEREMO

ALLA FEDE, con la delicatezza dell'invito, un sapore di casa che nonsi potrà mai più dimenticare, perché, in quel sapore dolcissimo, c'ègià la carezza di Dio.Amen.

Buona lettura,

Campobasso, 11 ottobre 2010, festa del beato papa Giovanni XXIII, la cui casa si è fatta scuola di fede e di vita.

grazie di cuore,vostro p. GianCarlo, Vescovo