Caratterizzazione dei depositi

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P&P Thin Film Advanced Technologies Caratterizzazione dei depositi Principali parametri e strumenti per la definizione delle caratteristiche morfologiche e tribologiche dei depositi nel settore tecnico

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P&P – Thin Film Advanced Technologies

Caratterizzazione

dei depositi Principali parametri e strumenti per

la definizione delle caratteristiche

morfologiche e tribologiche dei

depositi nel settore tecnico

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Sommario

INTRODUZIONE ...................................................................................... 3

1. PARAMETRI PER LA CARATTERIZZAZIONE............................................. 3

2. MISURA DELLO SPESSORE E DELLA RUGOSITÀ ..................................... 4

3. MISURAZIONE DELL’ADERENZA ............................................................ 6

4. MISURA DELLA DUREZZA SUPERFICIALE ................................................ 8

5. MISURA DEL COEFFICIENTE D’ATTRITO ................................................. 9

6. MISURA DELLA RESISTENZA ALLA CORROSIONE (CASS, ASS, NSS, secondo

UNI ISO 9227) ....................................................................................... 10

STRUMENTI PER LA CARATTERIZZAZIONE DEI DEPOSITI

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INTRODUZIONE

La fase di caratterizzazione chimica e di definizione delle proprietà tribologiche dei depositi è

sicuramente una fase importante del processo di controllo della qualità. Sia in fase di

progettazione ed ottimizzazione del coating sia in fase successiva di controllo della produzione,

lo studio dei substrati è un’attività necessaria per un buon funzionamento del business.

Quando si mettono a confronto diversi coating è fondamentale che i parametri con i quali si

giudicano i diversi rivestimenti siano stati rilevati con una stessa metodologia.

In questo documento saranno illustrate quali sono le caratteristiche tecniche più comunemente

richieste dal mercato e gli strumenti necessari per tali misurazioni.

1. PARAMETRI PER LA CARATTERIZZAZIONE

Di seguito le caratteristiche tecniche principale per la definizione di un substrato nel settore

tecnico:

- SPESSORE: generalmente misurato in µm, può variare da valori inferiori al µm fino a

raggiungere anche 20 µm.

- ADERENZA: è sicuramente un parametro fondamentale per ottenere ottime prestazioni

in esercizio.

- DUREZZA SUPERFICIALE: è un valore numerico che indica le caratteristiche di

deformabilità plastica di un materiale. È definita come la resistenza alla deformazione

permanente.

- COEFFICIENTE D’ATTRITO: stampaggio, formatura, utensileria, automotive, Oil&Gas

sono solo alcuni dei settori dove un basso coefficiente d’attrito sui singoli particolari

determina performance produttive globali elevate e, di conseguenza, livelli di

competitività sempre maggiori.

- RUGOSITA’: identifica la presenza di microimperfezioni geometriche normalmente

presenti sulla superficie, che si presentano generalmente in forma di solchi o scalfitture,

di forma, profondità e direzione variabile. Questi difetti sono generalmente poco visibili

ad occhio nudo, ma attraverso strumentazioni dedicate è possibile confrontare la qualità

di rivestimento in modo più chiaro.

- CORROSIONE: tipica dei materiali metallici, la corrosione genera un rapido

deperimento delle caratteristiche tecniche, con conseguenze dirette sui cicli produttivi in

esercizio.

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2. MISURA DELLO SPESSORE E DELLA RUGOSITÀ

La misura dello spessore viene misurata generalmente con due metodologie differenti:

- Calo tester

- Profilometro

CALOTESTER

L’utilizzo di una strumentazione calo tester può essere una soluzione piuttosto rapida per il

calcolo dello spessore.

Figura 1: Metodologia di prova strumento Calo tester.

La misura dello spessore avviene attraverso una sfera in acciaio temprato di diametro misurato

che viene premuta sulla superficie del pezzo di prova. Tale sfera viene fatta ruotare per

qualche secondo a seconda dello spessore da misurare (circa 20 secondi per spessori compresi

tra i 0,1 e i 5 µm). Tale pressione è sufficiente a creare dei crateri sulla superficie attraverso i

rivestimenti sottili.

Successivamente, attraverso un microscopio ottico vengono misurate le distanze x e y

(illustrate nella figura soprastante) per poter effettuare il calcolo dello spessore:

spessore = (x * y)/ diametro della sfera

Figura 3: Calo tester. Figura 2: Immagine calcolo

dello spessore.

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PROFILOMETRO O RUGOSIMETRO

In molti casi per il calcolo dello spessore dei rivestimenti viene anche utilizzato il rugosimetro,

strumento generalmente impiegato per il calcolo delle microirregolarità in superficie ed in

grado di raggiungere livelli di precisione che possono raggiungere il millesimo di micron.

Per effettuare la prova è necessario schermare il pezzo prima del deposito, in modo tale da

ottenere una variazione di spessore indispensabile per la misura. Lo strumento viene poi

posizionato dapprima sul coating e successivamente nella zona schermata.

Il risultato della prova fornisce, quindi, lo spessore del rivestimento.

Figura 4: Rugosimetro.

Figura 5: Prova di misura dello spessore utilizzando un rugosimetro.

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Lo strumento sopra descritto, oltre alla misura dello spessore, fornisce anche l’andamento della

rugosità superficiale.

3. MISURAZIONE DELL’ADERENZA

MICROSCRATCH

L’aderenza del rivestimento misura le forze interfacciali tra due superfici, ovvero quelle che si

instaurano tra il materiale di partenza ed il coating effettuato.

Sia nel settore tecnico che in quello decorativo, la misura dell’aderenza rimane uno dei

parametri critici.

La misura può essere fatta attraverso una prova chiamata MICROSCRATCH.

La prova viene fatta attraverso una punta Rockwell molto resistente posta perpendicolarmente.

Successivamente viene applicata una forza nomale di intensità crescente e

contemporaneamente viene fatta scorrere lungo il substrato. Non appena la punta genera una

delaminazione del rivestimento, viene definito il carico critico Lc. Tale carico critico definisce la

forza oltre la quale il rivestimento subisce una “scheggiatura”.

Il Microscratch viene utilizza per misurare l’adesione in molti campi applicativi e per diverse

tipologie di materiali base, quali leghe metalliche, semiconduttori.

Di seguito un esempio di analisi del rivestimento, prima dell’applicazione della forza fino alla de

laminazione del rivestimento.

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Figura 6: Immagini di una prova eseguita con micro-scratch test.

INDENTAZIONE ROCKWELL

Un’ulteriore metodologia utilizzata per la prova di aderenza nel settore tecnico è sicuramente

“l’Indentazione Rockwell C”.

Il campione è sottoposto alla penetrazione di una punta di forma conica costituita da materiale

molto resistente. La forza applicata genera una deformazione plastica ed una rottura del

rivestimento. Lo studio della tipologia di rottura del coating fornisce informazioni utili a capire

l’adesione e la fragilità del deposito.

Figura 7: Tipologie di rotture del substrato.

Nella figura soprastante sono illustrate diverse tipologie di rottura causate dal penetratore su

diversi rivestimenti. Dalla geometria della rottura è facile interpretare il livello di adesione con

il substrato.

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4. MISURA DELLA DUREZZA SUPERFICIALE

Un altro aspetto fondamentale nella caratterizzazione dei depositi sottili è sicuramente la

misura della durezza superficiale ed il modulo elastico del rivestimento.

Tali parametri vengono calcolati tramite un test di laboratorio chiamato “Nano indentazione”.

In tale test, viene applicata tramite un penetratore una forza normale e crescente fino ad un

carico prestabilito. Successivamente la forza applicata viene fatta decrescere, fino a che il

puntatore si solleva dalla superficie di prova. La relazione che lega la forza e la penetrazione

del penetratore nel substrato determina le caratteristiche meccaniche, quali la durezza

superficiale e il modulo elastico.

Figura 8: Esempio curva forza applicata - profondità indentazione.

Nella figura soprastante sono riportate diverse curve forza-penetrazione eseguite su un stesso

campione e applicando diverse forze di carico. Da tale prova si evince chiaramente che

all’aumentare della forza applicata, maggiore è la penetrazione nel substrato.

Per la definizione della durezza dei rivestimenti PVD e PECVD viene utilizzato uno strumento

chiamato “Nanoindentation Tester” (figura sottostante), in grado di misurare la

penetrazione dell’indentazione nella scala nanometrica del micron.

Profondità penetratore

Forza

applicata

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5. MISURA DEL COEFFICIENTE D’ATTRITO

La misura del coefficiente d’attrito non è altro che la verifica dell’usura del substrato a causa di

uno strofinio meccanico.

La prova viene eseguita attraverso uno strumento chiamato “tribometro”. Il pezzo da testare

viene posizionato in modo tale che possa ruotare contro una sfera di prova, generalmente di

metallo duro. Molto importante prima della prova sono i carichi normali impostati, la velocità di

rotazione ed il diametro della sfera. Le forze normali e laterali applicate vengono monitorate

costantemente, permettendo così la misura del coefficiente d’attrito.

Figura 10: Nanoindentation tester. Figura 9: Substrato dopo un test d'indentazione

Figura 11: Esempi di Tribotester.

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6. MISURA DELLA RESISTENZA ALLA CORROSIONE (CASS, AASS, NSS,

secondo UNI ISO 9227)

La corrosione dei metalli può essere definita come un processo di degradazione e

ricomposizione con altri elementi. Esistono diverse tipologie di corrosione, tutte però con una

caratteristica comune: diminuiscono le prestazioni tecniche del prodotto finale con effetti diretti

sulla produttività del processo.

Per tale motivo, i coating devono essere testati prima della messa in esercizio per poter

anticipare i tempi di vita media dei componenti.

La resistenza alla corrosione viene valutata tramite 3 specifici test: NSS test, CASS test e

AASS test, che utilizzano una camera di nebbia salina in cui viene nebulizzata una soluzione

rispettivamente neutra per il primo test o acida per gli altri due.

La prova di resistenza alla corrosione è eseguita attraverso una camera di nebbia salina.

Il test viene eseguito sottoponendo i campioni a determinati livelli di umidità, temperatura e Ph

in modo tale da simulare azioni aggressive degli agenti esterni.

In particolare i pezzi sono posizionati all’interno della camera di nebbia salina e controllati

visivamente ad intervalli definiti per poter individuare dopo quanto tempo mostrano difetti

superficiali dovuti al fenomeno della corrosione.

Figura 12:Dati a seguito di una prova

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Di seguito alcuni difetti riscontrabili a seguito di test in nebbia salina.

Figura 13: NSS test e CASS test.

Figura 15: Ossidazione Figura 14: Buchi e corrosione bianca.

Figura 16: Blister e sbollatura. Figura 17: Macchie

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Figura 19: Spellatura. Figura 18: Criccature.

REFERENZE:

- “Journal of Materials Processing Technology”, 143 – 144 (2003), 481 – 485, N. Vidakis a, A.

Antoniadis, N. Bilalis

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