CAPOVILLA memoria del concilio...Capovilla di dilungarsi nel documentare gli avveni-menti e le...

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IL CARDINALE CAPOVILLA NELLA MEMORIA DEL CONCILIO

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  • IL CARDINALE CAPOVILLANELLA MEMORIA DEL CONCILIO

  • NEL SESSANTESIMO DELL’ANNUNCIODEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II

    25 GENNAIO 1959

    ~NELLA RICORRENZA

    DEL TERZO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

    DEL CARDINALE LORIS FRANCESCO CAPOVILLA2016 26 MAGGIO 2019

  • a suor Primarosa Perani con gratitudine

    Ivan BastoniCasella Postale n. 1124030 Carvico BG Email: [email protected]

    www.lorisfrancescocapovilla.it

    Le immagini di copertina riproducono all’esterno la rile-gatura degli Acta et documenta Concilio Oecumenico VaticanoII apparando. Series I (antepraeparatoria). Volumen I. ActaSummi Pontificis Ioannis XXIII (Roma 1960) appartenutia Papa Giovanni; all’interno (seconda e terza di copertina),due pagine con annotazioni di monsignor Capovilla:«Quanto mi è caro questo volume! Esso fu costantementetra le mani, sul tavolo e sul cuore del Beato Papa Giovanni»,scritta datata 3 settembre 2000, in occasione della beatifi-cazione, e «Volume carissimo a PP. Giovanni, sempretenuto accanto al tavolo di lavoro, nella stanza d’angolodell’appartamento privato», apposta il primo agosto 1963.

    Immagini e pieghevole © Ivan BastoniRiproduzione riservata

    Corponove Bergamo - Maggio 2019

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    C aro Padre,sono trascorsi sessant’anni da quando, il 25 gennaio1959, Papa Giovanni diede alla Chiesa e al mondol’inatteso annuncio del Concilio Ecumenico Vaticano II; esono passati tre anni da quando lei ci ha lasciati, per ri-manere con noi - che abbiamo avuto la sorte di incontrarla- in un altro modo, forse più discreto, nel vivo di unricordo che non si cancella.

    Mi è sembrato giusto proseguire la tradizione dei suoipieghevoli rievocando, attraverso le parole che lei vergònelle sue agende, quell’evento che poi tante volte ha rac-contato - o meglio: ha testimoniato - con sempre nuoviaccenti e nuovi particolari.

    La nascita dell’idea del Concilio e la sua prima for-mulazione, confidatale dal Santo Padre in forma privatae come anticipazione, è stata ben raccontata da un suoamico Carlo Di Cicco, già vicedirettore dell’OsservatoreRomano, in un articolo per Tiscali.it del 27 ottobre 2018.A lui avevo segnalato quelle tre pagine inedite e partico-larmente preziose dell’agenda 1958. Carlo Di Cicco erada lei stimato e apprezzato e mi è parso giusto affidarequeste pagine alla sua sensibilità. (Riporto qui integralmenteil suo contributo, con piccole modifiche e con il permessodell’autore).

    Suo

    Villa d’Adda, 26 maggio 2019

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    «CI VORREBBE UN CONCILIO»COSÌ PAPA GIOVANNI FECE NASCERE L’ASSEMBLEA

    CHE CAMBIÒ LA STORIA DELLA CHIESA

    Nelle agende del cardinale Capovilla, allora segretario diRoncalli, si documenta che Papa Giovanni non parlò laprima volta del Concilio il 25 gennaio 1959, ma pensavadi farlo sin dalla sua elezione a fine ottobre 1958. A Ca-povilla lo confidò per primo.

    «Ci vorrebbe un Concilio». Parola di Papa Giovanni,confidata al fedele segretario Loris Capovilla che ri-porta nella sua agenda del 1958 i tre cenni alConcilio a lui affidati dal Papa iniziati addirittura il30 ottobre, soltanto due giorni dopo l’elezione cheera avvenuta la sera del 28 ottobre. La prima comu-nicazione ufficiale dallo stesso pontefice avverrà il25 gennaio 1959 in una sala del monastero bene-dettino annesso alla Basilica di San Paolo Fuori leMura. Quell’annuncio è rimasto scolpito nella storiapoiché lasciò attoniti e increduli presenti e lontani:nessuno poteva immaginare come tutto sarebbecambiato nella Chiesa cattolica, ma anche nelrapporto tra le varie religioni e chiese cristiane dopola conclusione di quell’evento.

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    Non è un caso che il Concilio, fin dal primo an-nuncio, sia stato oggetto di accurati e molteplicistudi e ricerche storiche e che Papa Giovanni, oggisanto, sia stato un grandissimo Papa avendo convocatoe avviato il Concilio più grande della storia. Sequasi tutto finora era stato scoperto, meno chiarene sono state le origini nel cuore e nella mente diRoncalli, il figlio di contadini diventato successoredi Pietro.

    Lo stesso Capovilla aveva fatto cenno in alcunecircostanze a generiche anticipazioni sull’originedel Concilio, anche perché lo stesso Giovanni XXIIIne aveva parlato con il cardinale Ruffini in novembre,ma nessuno finora aveva una qualche documentazionescritta sui propositi del successore di Pio XII.

    Ora siamo in grado, finalmente, quasi alla vigiliadel sessantesimo anno dell’annuncio straordinariodi Giovanni XXIII, di mostrare i primissimi documentiscritti che rivelano e confermano come l’idea divoler fare un Concilio Giovanni XXIII l’avesse nelcuore dal primo momento da papa, sebbene non neavesse parlato apertamente con alcuno e non fosseuna pubblica notizia.

    La fonte che consente agli storici di fissare la na-scita dell’idea conciliare di Roncalli subito dopol’elezione a vescovo di Roma sono le agende di Ca-povilla, morto da cardinale centenario nel 2016.

    I giorni successivi all’elezione di un Papa sonogiorni intensi e convulsi e non c’è tempo neppure

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    per un segretario scrupoloso e puntuale come eraCapovilla di dilungarsi nel documentare gli avveni-menti e le parole del nuovo Papa.

    E così i tre cenni riportati nell’agenda dell’autunno1958 fissano il fatto annunciato, lasciando intenderela sorpresa e anche una certa incredulità del segretarioa motivo delle circostanze che non avrebbero maiispirato un progetto tanto ardito in un uomo di 77anni, se quell’uomo non si fosse chiamato GiovanniXXIII. Nessuno immaginava la svolta che aveva inanimo e come quella svolta avrebbe arato in profonditàla storia della Chiesa.

    Gli appunti di Capovilla venivano vergati sul-l’agenda la sera, quando sceglieva parole e gestiritenuti significativi. Sentire dal Papa parlare diConcilio come di una possibilità cui stesse pensandolo aveva gettato nel panico perché si rendeva contoche si trattava di una vera impresa.

    ~La prima volta in assoluto la parola Concilio

    viene riportata la sera del giovedì 30 OTTOBRE 1958.Si tratta di una sola parola, seguita da un interrogativo.Scrive Capovilla con inchiostro azzurro chiaro: «Laprima parola dopo il rosario: CONCILIO (sic nel testo -ndr), ma en passant, da storico». Non va infatti di-menticato che Roncalli era un esperto di storia dellaChiesa e aveva dato alle stampe alcuni volumi inte-ressanti sull’azione pastorale di san Carlo Borromeo,

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    che tanto si era prodigato per l’applicazione del Con-cilio di Trento.

    Ma Capovilla aggiunge un indizio molto interes-sante tornando a utilizzare l’inchiostro scuro e mettendole parole tra parentesi: «(Due giorni di conversazionicon i cardinali portano a galla un’idea?)». Si delineaqui la schermaglia tra Roncalli e il segretario cui ilPapa confidava tutto, magari quasi per registrare leprime impressioni che suscitavano le sue idee piuttostoinsolite in un pontefice: Papa Giovanni che sognavascenari grandiosi e il segretario preoccupato, che sol-levava dubbi prudenziali poiché le visioni giovanneelo turbavano non poco.

    ~Ma la storia di un’idea era solo all’inizio. L’agenda

    torna a riparlarne tre giorni dopo, il 2 NOVEMBRE,domenica dedicata ai defunti. Dopo aver annotato ilviaggio di ritorno da Venezia, Capovilla torna sullastoria del Concilio: «Un Concilio? [Grande parola -Pare che il seme debba essere gettato. Resto mutoquando alle 22 il Papa me ne parla]. Stamane deveaverne parlato col card. Ruffini».

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    L’ultimo riferimento al Concilio in agenda sitrova il 20 DICEMBRE, poco più di un mese prima delgrande annuncio pubblico.

    Scrive Capovilla: «Deliziosa lezione: “...Soloquando avrai messo il tuo io sotto i piedi, sarailibero...”. A proposito del Concilio!».

    Si tratta davvero di una preziosa lezione che ilPapa ripete al suo segretario, che ancora titubante sivede di fronte a quella grande idea che Giovanni hapreso sempre di più come una ispirazione dall’alto eche pensa sia realizzabile solo con l’aiuto di Dio el’accompagnamento dello Spirito Santo. Il Papainfatti aveva coscienza di tutte le obiezioni cheCapovilla frapponeva, ma più pensava a quella ispi-razione ardimentosa più si andava convincendo chesi sarebbe dovuta realizzare, proprio perché da solonon ne sarebbe stato capace.

    ~A tanti anni di distanza, avendo a disposizione

    tanti documenti di quello che si sarebbe svolto e con-siderando quanta resistenza il Concilio ha suscitatonella Chiesa, si può sostenere che senza un sostegnodall’alto la grande idea sarebbe fallita. E invece quel-l’idea è stata così feconda che oggi si assiste all’azionedi un Papa dal nome di Francesco che le grandi vi-sioni di Giovanni XXIII sta a mano a mano realiz-zando.

    Carlo Di Cicco

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    L’abbazia di Santa Croce in Sassovivo, fondata in-torno all’anno 1070 da eremiti benedettini, sorgenon lontano da Foligno alle pendici del monte Serrone, nelcuore verde dell’Italia. Alla fine degli anni settanta mon-signor Giovanni Benedetti, vescovo di Foligno, ha asse-gnato l’abbazia ai Piccoli Fratelli di Jesus Caritas; aSassovivo ha sede il Priorato generale della comunità.

    A questa comunità - che si rifà al carisma del beatoCharles de Foucauld e alla quale monsignor Capovilla eraparticolarmente legato - ora sono affidati i mobili dellostudio e della cameretta del Cardinale, i due ambienti più‘suoi’, espressione di quella semplicità evangelica ed essen-zialità di valori che ne contraddistinguevano la persona-lità.

    Nella sua vicenda quasi millenaria l’abbazia ha vis-suto epoche e svolte della storia religiosa cristiana. Impe-gnata ad incarnare gli insegnamenti del Concilio, ora diquella stagione conserva la toccante testimonianza di unodei più appartati ma decisivi protagonisti. Fratel MarcoCosini ne ha scritto sul numero della rivista mensile JesusCaritas del febbraio 2019. Riprendiamo l’articolo dal belsito web della comunità (http://www.jesuscaritas.it/wor-dpress/?p=8203).

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    A SASSOVIVOUNA MEMORIA DEL VATICANO II

    L’Abbazia di Sassovivo concentra in sé molteplici si-gnificati. Una storia di mille anni che ha visto il pas-saggio di generazioni, di ordini religiosi, di uomini diDio che l’hanno abitata. Luogo di preghiera, di cul-tura, di pace (dal 2010 è stata riconosciuta come mo-numento ‘Patrimonio testimone di una cultura dipace UNESCO’), di comunione tra le Chiese (ha cu-stodito per secoli la reliquia del teschio di san Ma-rone, fondatore della Chiesa Maronita del Libano).

    Recentemente, grazie alla presenza dei PiccoliFratelli di Jesus Caritas di Charles de Foucauld, chevi abitano dal 1978, l’abbazia si è arricchita anche diqualcosa che a Sassovivo rappresenta una memoriasignificativa del Concilio Ecumenico Vaticano II. Laconfidenza filiale di fratel Gian Carlo con il santoPapa Giovanni XXIII e con il suo fedele segretariomons. Loris Francesco Capovilla (1915-2016) è stataun filo conduttore significativo e provvidenziale cheha caratterizzato il cammino dei Piccoli Fratelli diJesus Caritas.

    Mons. Capovilla in particolare è stato una pre-senza fedele che ha accompagnato nei momenti piùlieti e i passaggi più delicati, in cinquant’anni dal loroinizio, la vita di Jesus Caritas. Trent’anni fa, il 25 gen-naio del 1989, arrivava a Sassovivo l’allora Delegatopontificio del santuario di Loreto, mons. Capovilla,in occasione della presa della croce di fratel Wilfried.

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    Dopo aver celebrato l’Eucaristia, don Loris (come incomunità lo chiamavamo familiarmente) ci raccontòdel 25 gennaio 1959 in cui, precisamente trent’anniprima, nella tarda mattinata, Papa Giovanni XXIIIannunciò per la prima volta ai cardinali, nella Basilicadi San Paolo Fuori le Mura, l’idea di un Concilio cheavrebbe radunato tutti i vescovi della Chiesa Catto-lica e che avrebbe segnato, come avvenne dopo, lastoria della Chiesa e, in un certo qual modo, quelladi tutta l’umanità. Col passare del tempo, e dopo lamorte del santo Papa, il suo segretario - divenuto poiarcivescovo prima a Chieti e poi Delegato pontificioa Loreto - ha continuato ad essere la memoria viventedel Vaticano II, richiamando vescovi, sacerdoti, reli-

    Fratel Gian Carlo Sibilia

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    giosi e laici, allo spirito di quell’evento che ha rappre-sentato per la Chiesa un «aggiornamento» e allostesso tempo, una riscoperta autentica delle proprieradici.

    Fratel Gian Carlo ha custodito con grande atten-zione ogni scritto, biglietto, augurio, inviato da donLoris nel corso degli anni e via via non ha mancatodi farlo diventare pane quotidiano per la riflessionedi tutti i Piccoli Fratelli di Jesus Caritas e storia dellacomunità. Nel 2014 Papa Francesco ha nominato ilvenerando arcivescovo, ormai centenario, Cardinalecon il titolo presbiterale di Santa Maria in Trasteverea Roma. L’ultimo biglietto ricevuto da fratel GianCarlo a firma del neocardinale dopo alcuni mesi daquesto inaspettato evento recitava: «Prego, leggo,scrivo (non molto), amo e abbraccio tutti...». E le sueultime parole a fratel Gian Carlo nella telefonata apochi giorni della morte: «Vi ho sempre voluto benee ve ne vorrò ancora di più...». L’amicizia con Capo-villa si è allargata a quanti lo hanno aiutato e soste-nuto nel suo essere presenza amante, a volte criticanella Chiesa, in particolare nell’amicizia nata anni facon il suo fedele segretario, l’amico Ivan Bastoni.

    Negli ultimi giorni del 2018 abbiamo ricevuto dalui in dono i mobili che costituivano l’arredamento,molto semplice, di due ambienti importanti per lavita di don Loris: il suo studio e la sua camera. Cosìin abbazia è stato creato uno spazio dedicato alla suamemoria ed in particolare a quella del Concilio Ecu-menico Vaticano II.

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    Lo scorso 25 gennaio i Piccoli Fratelli di JesusCaritas si sono ritrovati per un breve momento dipreghiera in occasione dell’inaugurazione dei ‘nuovi’locali, ambienti semplici ma pieni di memoria affet-tuosa e che ricorderanno a tutti il coraggio e l’audaciadel santo Papa Giovanni XXIII - semplice nei modi,ma acuto e lungimirante, guidato sempre dallo Spirito- e allo stesso tempo perpetueranno la memoria del-l’antica amicizia stretta con il cardinale Loris FrancescoCapovilla. Così i Piccoli Fratelli non mancherannodi perpetuare la memoria della sua ‘seconda vocazione’,espletata nella Chiesa per vari decenni: ricordare almondo l’attualità e l’imprescindibile importanza perla Chiesa del Concilio Vaticano II.

    Fratel Marco Cosini jc

    La camera da letto del cardinale Capovilla realizzatadall’amico Renzo Barbato, così come si presenta oggi a Sassovivo

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    I n occasione di questo significativo avvenimento, ho in-viato alla comunità di Sassovivo una lettera che vorreiportare alla vostra conoscenza, nel ricordo di Monsignoree del suo grande amico Renzo Barbato.

    Caro Fratel Gian Carlo, cari Piccoli Fratelli di Sas-sovivo,

    sono davvero felice di affidarvi i mobili dello stu-dio e della cameretta che furono del Cardinale LorisFrancesco Capovilla, sicuro del vostro amore per luie del suo per voi. Questi due ambienti lo hanno se-guito per lunghi anni, dapprima a Venezia, poi in Va-ticano, Chieti, Loreto e infine a Sotto il MonteGiovanni XXIII.

    Nel salotto, composto da pochi armadi e da untavolo centrale molto accogliente, ha ricevuto nelcorso degli anni una infinità di persone, dalle piùumili alle più importanti, se possiamo usare questotermine: tutti siamo importanti di fronte all’amoreche Dio ha per noi. E infatti Capovilla trattava tutticon la stessa dignità.

    La camera da letto era invece il luogo del riposoe della preghiera in solitudine. Modestissima: unletto, un armadio per contenere i vestiti, una sedia inlegno e due piccole librerie. Questi mobili, apparen-temente semplici e forse insignificanti ai più, inveceerano preziosi per il Cardinale, in quanto fatti a manoda un suo amico fraterno, Renzo Barbato, morto tra-gicamente in giovane età in un incidente nautico.

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    Don Loris Capovillanella sua camera

    da letto in Vaticano,in una foto

    del febbraio 1960

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    Tutte le sere, nella litania dei suoi ricordi citava, nellepreghiere, Mamma, Papà, Lia, Carlo e Renzo. Glipiaceva descrivermi, e lo faceva con entusiasmo e af-fetto, soprattutto il particolare della testiera del lettointagliata a mano da Renzo.

    Spero che questi ricordi possano trasmettere aivisitatori la semplicità e la santità di questo grandeuomo, fedele a Papa Giovanni sino all’ultimo dei suoigiorni. Amico vero di tutti noi, e di molti altri chehanno incrociato il suo cammino.

    Vi saluto con affetto e amicizia, grato dell’ospi-talità data alla memoria di monsignor Capovilla cheriecheggia ancor di più oggi, in quelle stanze, pressodi voi.

    Grazie

    Ivan Bastonisegretario del cardinale Loris Francesco Capovilla

    25 gennaio 201960° dell’annuncio del Concilio Ecumenico Vaticano II

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