assieme CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO al proprio … · Concilio Ecumenico Vaticano II ed il Ventesimo...

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L ’indizione dell’Anno della Fede da parte del Sommo Pontefice Benedetto XVI rappresenta una rinnovata occasione per porre al centro della vita personale e comunitaria, ciò che abbiamo di più caro: il Si- gnore Gesù e la fede il Lui. L’Anno trova la sua ragion d’essere in due Anniversari di straordinaria rilevanza: il cinquantesimo di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II ed il Ventesimo di pubblica- zione del Catechismo della Chiesa Cattolica. I due avveni- menti, in certo senso, rappresentano l’unico grande “movimento” suscitato dallo Spirito Santo, che vuole la Sua Chiesa sempre giovane e, perciò, sempre rinnovata, non tanto nelle strutture e nelle forme, come spesso il mondo vorrebbe, ma “rinnovata nella santità”. L’autentico rinnovamento, infatti, è quello che nasce dal riconoscimento della contemporaneità di Cristo Risorto ad ogni epoca e ad ogni uomo. Il Signore, vincendo i limiti dello spazio e del tempo con la Sua Risurrezione, è defini- tivamente divenuto nostro contemporaneo. Egli è presente oggi nella Sua Chiesa e, attraverso di essa, nel mondo. Tutto lo sforzo della Chiesa, e della pastorale, deve essere rivolto a tale riconoscimento. Come ha recentemente af- fermato il Santo Padre: «La Chiesa non esiste per se stessa, non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, verso l’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessa nella misura in cui lascia trasparire l’Altro – con la “A” ma- iuscola – da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è il luogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo” verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stesso quel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli la luce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabi- tabile» (Omelia, 19 febbraio 2012). L’Anno della fede, dunque, dovrà aiutare ciascuno a giungere a tale riconoscimento di Cristo presente, anche at- traverso la testimonianza personale e comunitaria che come Chiesa, sparsa nel mondo, con l’aiuto di Dio sapremo dare. Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato, senza dub- bio, l’evento ecclesiale più rilevante del Secolo XX e, come ogni evento guidato dallo Spirito di Dio, domanda la do- cilità degli uomini, soprattutto nell’accoglienza, nell’at- tento e fedele studio, nella corretta applicazione. Un aiuto fondamentale a tale delicata e necessaria opera è rappre- sentato dalla pubblicazione, voluta fortemente dal Beato Giovanni Paolo II, del Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel Catechismo vive il Concilio ed in esso sono racchiuse le Verità soprannaturali che Dio ha voluto condividere con noi uomini, come con amici, perché, conoscendolo Lo amassimo ed amandolo vivessimo sempre più in comu- nione con lui e tra di noi. L’Anno della Fede rappresenta un’occasione straordi- naria, allora, per rinnovare la nostra appartenenza a Cristo ed alla Sua Chiesa. Innanzitutto per tutti i Sacerdoti, chia- mati a guidare le comunità che Dio ha loro affidato, con zelo ed apostolica disponibilità ed operosità, poi per ogni battezzato che, vedendo nel Vaticano II l’orizzonte di rife- rimento della propria vita ecclesiale, può fruttuosamente cogliere dal Catechismo della Chiesa Cattolica quel rinno- vamento che il Concilio auspica e che lo Spirito sempre do- manda alla Chiesa. L’augurio è che, per tutti, sia un anno di santità; un anno nel quale, con Pietro, poter esultare «di gioia indicibile e glo- riosa » (1Pt 1,8b). MAURO CARD. PIACENZA Prefetto della Congregazione per il Clero DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 11 MARZO 2012 ANNO XXXI N. 5 UN ANNO PER CIÒ CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO Un popolo in ascolto assieme al proprio Pastore La sintesi e la cronaca dei due convegni diocesani nelle pagine 8 e 9 Ateneo di Catanzaro e Santa Sede insieme per le iniziative inerenti la GIORNATA MONDIALE DEL MALATO servizio a p.16 Nel silenzio della quaresima verso la Pasqua riflessioni a p. 5 La “santità” di Cassiodoro in un pregevole testo curato dall’Arcivescovovo Mons. Cantisani A p. 3 un commento dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone

Transcript of assieme CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO al proprio … · Concilio Ecumenico Vaticano II ed il Ventesimo...

L’indizione dell’Anno della Fede da parte delSommo Pontefice Benedetto XVI rappresenta unarinnovata occasione per porre al centro della vita

personale e comunitaria, ciò che abbiamo di più caro: il Si-gnore Gesù e la fede il Lui.

L’Anno trova la sua ragion d’essere in due Anniversaridi straordinaria rilevanza: il cinquantesimo di apertura delConcilio Ecumenico Vaticano II ed il Ventesimo di pubblica-zione del Catechismo della Chiesa Cattolica. I due avveni-menti, in certo senso, rappresentano l’unico grande“movimento” suscitato dallo Spirito Santo, che vuole la SuaChiesa sempre giovane e, perciò, sempre rinnovata, nontanto nelle strutture e nelle forme, come spesso il mondovorrebbe, ma “rinnovata nella santità”.

L’autentico rinnovamento, infatti, è quello che nasce dalriconoscimento della contemporaneità di Cristo Risorto adogni epoca e ad ogni uomo. Il Signore, vincendo i limitidello spazio e del tempo con la Sua Risurrezione, è defini-tivamente divenuto nostro contemporaneo. Egli è presenteoggi nella Sua Chiesa e, attraverso di essa, nel mondo.Tutto lo sforzo della Chiesa, e della pastorale, deve essererivolto a tale riconoscimento. Come ha recentemente af-fermato il Santo Padre: «La Chiesa non esiste per se stessa,non è il punto d’arrivo, ma deve rinviare oltre sé, versol’alto, al di sopra di noi. La Chiesa è veramente se stessanella misura in cui lascia trasparire l’Altro – con la “A” ma-iuscola – da cui proviene e a cui conduce. La Chiesa è illuogo dove Dio “arriva” a noi, e dove noi “partiamo”verso di Lui; essa ha il compito di aprire oltre se stessoquel mondo che tende a chiudersi in se stesso e portargli laluce che viene dall’alto, senza la quale diventerebbe inabi-tabile» (Omelia, 19 febbraio 2012).

L’Anno della fede, dunque, dovrà aiutare ciascuno agiungere a tale riconoscimento di Cristo presente, anche at-traverso la testimonianza personale e comunitaria che comeChiesa, sparsa nel mondo, con l’aiuto di Dio sapremo dare.

Il Concilio Ecumenico Vaticano II è stato, senza dub-bio, l’evento ecclesiale più rilevante del Secolo XX e, comeogni evento guidato dallo Spirito di Dio, domanda la do-cilità degli uomini, soprattutto nell’accoglienza, nell’at-tento e fedele studio, nella corretta applicazione. Un aiutofondamentale a tale delicata e necessaria opera è rappre-sentato dalla pubblicazione, voluta fortemente dal BeatoGiovanni Paolo II, del Catechismo della Chiesa Cattolica.Nel Catechismo vive il Concilio ed in esso sono racchiusele Verità soprannaturali che Dio ha voluto condividere connoi uomini, come con amici, perché, conoscendolo Loamassimo ed amandolo vivessimo sempre più in comu-nione con lui e tra di noi.

L’Anno della Fede rappresenta un’occasione straordi-naria, allora, per rinnovare la nostra appartenenza a Cristoed alla Sua Chiesa. Innanzitutto per tutti i Sacerdoti, chia-mati a guidare le comunità che Dio ha loro affidato, conzelo ed apostolica disponibilità ed operosità, poi per ognibattezzato che, vedendo nel Vaticano II l’orizzonte di rife-rimento della propria vita ecclesiale, può fruttuosamentecogliere dal Catechismo della Chiesa Cattolica quel rinno-vamento che il Concilio auspica e che lo Spirito sempre do-manda alla Chiesa.

L’augurio è che, per tutti, sia un anno di santità; un annonel quale, con Pietro, poter esultare «di gioia indicibile e glo-riosa » (1Pt 1,8b).

MAURO CARD. PIACENZAPrefetto della Congregazione per il Clero

DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 11 MARZO 2012 ANNO XXXI N. 5

UN ANNO PER CIÒ CHE ABBIAMO DI PIÙ CARO

Un popolo in ascolto assieme

al proprio Pastore

La sintesi e la cronaca dei due convegni diocesani nelle pagine 8 e 9

Ateneo di Catanzaro e Santa Sede insieme

per le iniziative inerenti la GIORNATA MONDIALE

DEL MALATOservizio a p.16

Nel silenzio della quaresima

verso la Pasqua

riflessioni a p. 5

La “santità” di Cassiodoro in un pregevole testo

curato dall’ArcivescovovoMons. Cantisani

A p. 3 un commento dell’Arcivescovo Mons. Vincenzo Bertolone

211 Marzo 2012

LA FEDE: annunciata

o denunciata ?Due artisti della canzone italiana

hanno offerto in questi ultimi giorni duemetodi diversi di accostarsi alla fede: Ce-lentano con la denuncia (ingiustificata)del silenzio di Dio sulle pagine dellastampa cattolica e il messaggio canoro diLucio Dalla con cui apertamente annun-cia la sua fede e la fa veicolare nelle co-scienze degli uomini.

Dinanzi a questi due canali di infor-mazione sulla fede in questa epoca sto-rica credo che il punto di incontro cipossa essere: Celentano propone l’in-quietudine dello spirito umano che anelae vuole cercare l’Essere da cui sentirsi at-tratto, mentre Lucio Dalla proclama chela sua ricerca è già stata attuata e godedell’equilibrio interiore di cui vuole darecomunicazione agli assetati di Dio.

Il mondo della canzone è certamenteil nuovo areopago del 3° millennio …quisi parlano diversi linguaggi, qui si espri-mono i dissidi tra valori e disvalori, quisi impiantano nuove culture con effettisconosciuti.

Ma se in questi frastagliamenti dionde mediatiche si è capaci di captare lagiusta sintonizzazione di un Dio ancoraatteso o di un Dio già acquisito nel pen-siero e nella vita, stabilizziamo questasintonia perché certamente l’animoumano, anche se inquieto, sarà capace didire…. ho cercato, ho trovato Chi mi dala felicità del vivere.

L’arte musicale unitamente ai pen-sieri più alti sono i colpi d’ala per volarein alto e respirare l’infinito di Dio che sicongiunge con la finitezza dell’uomo.

Raffaele Facciolo

L’agenda del Vescovo

MARZO 2012

12 - Udienze Mattina e pomeriggio

13 - Catanzaro, ore 10 Seminario S. Pio X, presiede la riunione

del Coordinamento Regionale dei Diaconi

*Catanzaro, ore 16 Seminario San Pio X, Presiede la riunione

della Commissione CDV Regionale

14 - Udienze mattina e pomeriggio

15 - Cropani Marina, ore 17 Meditazione sulla Quaresima

16 - Catanzaro, ore 16.30 Istituto Teologico Calabro S. Pio X,

presentazione del volume di p. Michele Mazzeo con l’intervento

di mons. Mariano Crociata, Segretario generale CEI

17 - Seminario S. Pio X, partecipa al Convegno in occasione

dei 100 di Fondazione del Seminario

18 - Ore 10, Catanzaro Lido, Suore del Palazzolo, S. Messa con

gli Scout

*Ore 12.30 Fondazione Betania S. Messa con l’Ac Lavoratori

19 - Udienze

22 - Cattedrale, ore 17 Meditazione sulla Quaresima

25 - Palermiti, ore 10 Consacrazione nuovo altare

*Ore 12.15 Incontro con la caritas e benedizione del nuovo pul-

mino per i disabili

29 - Girifalco, ore 16.30 Meditazione sulla Quaresima

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Mons. Raffaele Facciolo

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di Catanzaro il 16 gennaio 1982.

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311 Marzo 2012

Mons. Antonio Cantisani ha voluto fe-steggiare il suo 85° genetliaco dandoalle stampe un’opera davvero pre-

gevole, con riguardo a due fattori:• il contenuto, ovvero parte dei Salmi “già”

commentati da Cassiodoro oltre quattordici se-coli fa;

• la forma, ovvero la sua scrittura intelligente,chiara, concisa, succosa ed elegante.

Ora, se questo secondo fattore è ormai do-vunque ed a tutti ben noto grazie alle decine dilibri pubblicati dagli anni Ottanta a “ieri”, ilprimo mi è parso particolarmente apprezzabilee pregevole, come appena detto.

Chiunque, per nascita o per destinazione,abbia il privilegio di vivere a Catanzaro, nonpuò non restare affascinato dall’alone di presti-gio, di gloria, addirittura di “santità” di FlavioAurelio Cassiodoro il Grande. Mons. Cantisani,ovviamente, non poteva essere immune da que-sto “effetto” non dico per nascita, (anche se laregione ove è nato confina con la Calabria e le èinscindibilmente legata da fattori oggettivi e vi-cissitudini storiche) ma certamente per naturale“simpatia” nei confronti dell’immensa erudi-zione di Cassiodoro, della sua multiforme fi-gura di studioso, politico, riformatore, giurista,filosofo e, dopo la “conversione”, di uomo difede monastica.

Solo a voler citare gli ultimi due pontefici edabbracciando un arco di tempo di una ventinad’anni (precisamente dal 1985, anno della visitain Calabria di Giovanni Paolo II, alla fine del2008, con il lungo, dettagliato, ammirato arti-colo su L’Osservatore Romano, dell’attualePapa), essi sono stati generosi e manifestando

il prestigio, la riconoscenza della culturaodierna e l’ammirazione per la sua intuizionedi trasmettere la fede alle popolazioni barbari-che, che sempre più spesso invadevano i terri-tori dell’Impero Romano d’Occidente o diquello che era rimasto del glorioso agglome-rato. In Cassiodoro rifulsero catechesi, spirito diaccoglienza e riconciliazione e, quindi, di fra-terno dialogo. E quale possa essere stato l’esitodi questo nobile sforzo dell’alto uomo dellapolis impegnato tra Ravenna, Costantinopoli ealtrove e l’insuccesso (se di insuccesso si puòparlare), basterebbe solo l’ultimo atto della suaesistenza, cioè la fondazione del Vivarium, adun tempo cenobio e fucina di attività artistico –letterarie – conservative, a dare lustro e a meri-targli perenne riconoscenza. Ma quello che quiinteressa è il “segmento aureo” che mons. Can-tisani ha voluto rappresentarci del grande Au-relio, che è funzionale alla sua vocazionecatechetica: il Commento ai Salmi, in latino Ex-positio psalmorum. Perché proprio i Salmi enon un’altra parte della Scrittura? Perché, comespiega anche mons. Cantisani nell’Introdu-zione, “avendo goduto del Salterio, libro venutodal cielo come autentico miele dell’anima”, Cas-siodoro si tuffò come un assetato a “scrutarlosenza posa” per lasciarsi permeare da tanta dol-cezza. C’è, poi, un’altra ragione: una volta co-stituito il Vivarium, egli “voleva esortare i suoimonaci a cantare degnamente le lodi del Si-gnore: ovviamente anche da un punto di vistamusicale, ma soprattutto con la sincerità delcuore e intensa devozione”, proprio quegli statid’animo che sanno suscitare i Salmi.

Mons. Cantisani non ha incentrato la propria

colta, scrupolosa e as-solutamente compe-tente attenzionesull’intero Salterio, ma– come gli era stato ri-chiesto – a quella partedi esso nota con la de-finizione di “Salmi del-l’Hallel”, ossia quelliriguardanti la liberazione di Israele dall’Egitto.Partendo inizialmente dal salmo 135, cioè dallatraduzione in italiano del Commento in latinoad opera di Cassiodoro, ha esteso il proprio in-teresse ad un’altra dozzina, cioè a tutti queiSalmi che vanno – appunto – sotto il nome di“Hallel”. Lavoro encomiabile, che degnamenteprosegue l’alta e meritoria attività dell’Associa-zione Centro Culturale Cassiodoro (Squillace)di esegesi dell’Opera omnia di Cassiodoro, cheben s’abbina all’altrettanto prezioso sforzo cheda alcuni anni porta avanti l’Istituto di Studi suCassiodoro e sul Medioevo in Calabria.

Posso aggiungere che l’intera comunità dio-cesana, che ho l’onore di guidare come Pastorechiamato dal santo Padre Benedetto XVI, è esarà seriamente impegnata non dico a non farcadere nel cono d’ombra la figura di tanto figliodei Bruzi, ma al contrario di esperire ogni op-portunità per elevarla al grado più degno, piùsublime del rispetto e della devozione generale.

Ancora ammirati, complimenti al mio stima-tissimo predecessore Antonio Cantisani e i piùfervidi auguri per il suo prezioso libro che – tral’altro – si presenta in una veste editoriale im-peccabile.

+ Vincenzo Bertolone, Arcivescovo

La “santità” di Flavio Aurelio Cassiodoro in un pregevole testo curato da Mons. Cantisani

«Il meccanismo del credere è dentro di noi,nasce assieme a noi. È una rigenerazione,credere. Io sono credente e credulone. Sono

disposto a credere. Anzi, faccio fatica a capire quelliche non credono». Lo diceva Lucio Dalla rispondendo ad un giornalistache lo intervistava qualche tempo fa. Oggi LucioDalla non c’è più. Bologna e l’Italia si sono strette at-torno al suo feretro il 4 marzo, giorno in cui il can-tautore felsineo avrebbe celebrato il suo compleanno,noto a tutto il mondo per la magia di una delle sueprime canzoni e tra le più popolari. Restano, qualepreziosa eredità, la sua musica, le sue parole, la suafede. «Lucio credeva in Dio ed era praticante», ricor-dava in lacrime l’amico Michele, suo portavoce da 40anni. «Da bolognese amava la Madonna di San Luca.E da quasi pugliese, padre Pio. Spesso con Dio liti-gava e abusava della sua pazienza. Ma gli volevabene, proprio come a quel padre che aveva persotroppo presto. A soli sette anni». Poeta dell’amore gratuito, in un mondo spesso in-giusto, amava la vita, senza mai distaccarla dallacomplessità e dal dramma dell’esistenza, sapendo ri-conoscere o invocare, anche di fronte alla sofferenza,la fede in Dio. Nella sua parentesi terrena, riflessa neisuoi tanti e apprezzati dischi, è ben presente questo

senso della meraviglia, la volontà di essere un po’ in-disciplinato non tanto per il puro gusto di essere ori-ginale, quanto per rivendicare una libertà tutta sua,una libertà verso la vita. Campione di una generositàimmensa, fattosi vicino a tantissime persone, senzaplatealità ma nel silenzio, aveva ragione lui. Lui chesosteneva che la vita andasse amata con un cuorebambino. Spremuta fino alla sua ultima goccia, traun gioco e l’altro, allungando magari una mano al-

l’amico Gianni Morandi caduto nell’oblio e tornatogrande nel 1988, proprio grazie al tour con Dalla.Cantando la vita, Dalla è stato un cantore della ri-cerca appassionata di Dio, e non si è mai stancato diandare a trovarlo. Fin da quando, ancora ragazzo,suonava il clarinetto con Pupi Avati e componevacanzoni nel parlatorio dei frati domenicani del cen-tro San Domenico, all’ombra delle due Torri, dovenacque “Caro amico ti scrivo”. «Credo in tutto ciò incui si può credere, in Dio come nell'arte, nel mare,nella vita. Credo in Dio perché è il mio Dio. Lo rico-nosco negli uomini, nei poveri soprattutto, in tutticoloro che hanno bisogno di aiuto. Mi ha sempre col-pito la decisione di Cristo di nascere povero. Lui, po-vero, è il futuro», dichiarava serio in un’altraintervista. E in un’altra ancora affermava: «Dio? Ciho sempre creduto. È stato uno sviluppo continuo, edè sempre rimasto intatto questo stupore davanti almistero. Credo più nelle cose che non si vedono che inquelle che si vedono. Quello che non vediamo c’è dipiù. Sono tutto fuori che un saggio, ma alla fine hovisto molto». Quindi, con l’aria scanzonata di sem-pre, la chiosa: «La morte è solo la fine del primotempo». Non è finita, allora: c’è un secondo tempoancora tutto da giocare. Lucio Dalla ci sarà.

+ Vincenzo Bertolone, Arcivescovo

Lo stupore davanti al Mistero

411 Marzo 2012

L’indizione dell’Anno della Fede daparte di Benedetto XVI offre un’occa-sione per un rilettura dell’enciclica

Fides et Ratio (1998) di Giovanni Paolo II. Inquesta egli dà una risposta alla sfida antro-pologica attuale che viene dalla cultura po-stmoderna la quale vuole incapsulare l’uomonella morsa dello scientismo e della tecnolo-gia facendogli perdere di vista l’orizzonte delTrascendente a cui è destinato. L’uomo, in-vece, per riscoprire la propria identità, deverecuperare il senso dell’ ”oltre”, di ciò che èl’Assoluto e va al di là dell’effimero e deltranseunte. Deve mettersi alla ricerca dellaVerità per rispondere agli interrogativi esi-stenziali. Il cammino inizia con la ragioneumana che può condurre l’uomo a Dio, comeaveva dichiarato il Concilio Ecumenico Vati-

cano I (1870). L’uomo guidato dalla ragionescopre il suo limite di fronte al mistero ed èchiamato ad aprirsi ad esso, come afferma ilpapa: <<le conoscenze fondamentali scaturi-scono nell’uomo dalla meraviglia suscitata inlui dalla contemplazione del creato: l’essereumano è colto dallo stupore nello scoprirsiinserito nel mondo, in relazione con altri suoisimili dei quali condivide il destino>> (n.4).In aiuto alla ragione che cerca l’intelligenzadel mistero viene la Rivelazione e di fronte aDio che si rivela e si manifesta. La rispostadell’uomo è l’atteggiamento di fede, comeadesione e consegna della propria vita nellesue mani. Fede e Ragione non sono in anti-tesi tra di loro, ma si cercano, si compene-trano, e si completano a vicenda. Credere nonè assurdo né irrazionale perché c’è una circo-

larità tra le due: è vero che credo ut intelligam(credo per poter capire) e intelligo ut credam(comprendo per credere). Da una parte, lafede ha bisogno sempre di un supporto dellarazionalità perché non la contraddice, ma sudi essa si fonda: “la verità che proviene dallaRivelazione è, nello stesso tempo, una veritàcha va compresa dalla ragione” (n.35).Dal-l’altra, la ragione ha il compito di esplorare,di non lasciare nulla di intentato e di dichia-rare il proprio limite di fronte al mistero, al-l’Assoluto, a cui subentra la fede. Se si accettaDio che si rivela,si accoglie questa verità nonpassivamente, ma con una adesione intelli-gente e responsabile.

Fede e Ragione s’incontrano e si sono sem-pre incontrate nelle diverse tappe della storiadella filosofia, si sono separate quandol’uomo ha cominciato a riporre la fiducia soloin se stesso a partire dall’epoca moderna conl’avvento del razionalismo e soggettivismo.Fede e Ragione hanno una reciproca autono-mia e la confusione di questa autonomia haportato alla separazione con dannose conse-guenze da una parte e dall’altra sfociando onel fideismo e tradizionalismo radicalequando si ha sfiducia nella ragione o nel ra-zionalismo esasperato se si mette al centrosolo la ragione.

La Ragione ha un rapporto propedeuticoalla fede come la filosofia in rapporto con lateologia. Vi è perciò un’interazione tra teolo-gia e filosofia, tra fede e ragione.Ragione efede devono prestarsi un reciproco aiuto enon possono essere in contrapposizione per-ché hanno un’unica sorgente: Dio che è la Ve-rità. Per la ricerca e per l’adesione alla Veritàvi sono due vie irrinunciabili: la Parola di Dioe la tradizione. I conflitti tra fede e ragioneche si sono avuti nel corso dei secoli sonostati originati o dalla confusione tra i duecampi oppure dalla chiusura da parte del-l’una nei confronti dell’altra.

In conclusione l’enciclica offre all’uomo dioggi un cammino certo verso la Verità perrialzarlo dal baratro in cui è caduto e liberarlodalle visioni antropologiche frammentariedella cultura contemporanea che si rivelanosempre illusorie ed effimere.Nello stessotempo l’enciclica indica un cammino per lanuova evangelizzazione e per l’incultura-zione del Vangelo con un approccio positivoalle singole filosofie e ai diversi contesti cul-turali.

Pino Silvestre

PER UNA RIVISITAZIONE DELL’ ENCICLICA FIDES ET RATIO

511 Marzo 2012

Ecc. Rev.ma, quale devoto Suo figlio spi-rituale intendo ringraziarLa pubblica-mente per aver risvegliato in me, con la

sua Lettera quaresimale, sentimenti da temposopiti a causa del mio egoismo.

Prima di entrare in argomento, intendo rin-graziarLa anche perchè noto, in tutta la Sua pre-dicazione pastorale, il costante richiamo alprossimo, al Volto di Cristo, riferito al massimocomandamento 'ama il prossimo tuo', sul qualenon mi stanco di meditare, poichè proprio daesso, ritengo, si desuma la divinità del Cristouomo, l'immensità' del suo scarificio. Ciò per-chè, da tempo, sentivo 'prediche' soltanto sulpeccato, sul castigo dell'inferno, dimenticandola gioia di amare Cristo, l'immensita' del suoperdono, dettato dall'amore. Ed è per questoche La seguo con grande attenzione.

Nella Sua lettera quaresimale, bellissimo il ti-tolo 'Gareggiamo nel volerci bene!', ha fatto unrichiamo di una praticita' strabiliante e cioè ai"condomini dell nostre città, dove ciascuno è unnumero su un citofono, piuttosto che una per-sona; per le folle anonime, che riempiono,anche la domenica, i centri commerciali, comefossero le nuove cattedrali, dove però tutti gliocchi sono sulle vetrine e nessuno fa veramentecaso a chi gli passa accanto". Quanto e' veroquesto Suo assunto!. L'egoismo, l'individuali-smo, ci hanno chiuso in noi stessi, dimenti-cando l'Altro. Io stesso, soffermandomi, proprionel condominio, dopo la Sua esortazione, hoscoperto diversi fratelli, con cui ho iniziato 'ilcolloquio' ed ho scoperto persino un'anzianadonna, che non poteva avere un certificato, nonavendo la forza di recarsi al comune. Abbiamoprovveduto e, almeno una volta giorno, le bus-siamo per sapere se ha delle necessità'.

Sì, Eccellenza! E' meravigliosco avere atten-zione per l'Altro; questo ci fa godere la veragioia dell'amore del Redentore. E' vero, in que-sto modo si vive intensamente l'amore per Cri-sto. Grazie, quindi, e ci proponiamo di metterein atto la Sua seconda esortazione, accettare epraticare "la correzione fraterna", ma ci vuoletempo, dobbiamo ancor impare ad essere moltoumili e conquistare il coraggio e la grandeumiltà, come Lei ci raccomanda.

Il Suo stimolo costante certamente ci aiuterà.Grazie ancora.

Vincernzo De Virgilio

“GAREGGIAMO NEL VOLERCI BENE!”Pubblichiamo alcune riflessioni sulla Lettera quaresimale di Mons. Arcivescovo

“Ci stiamo avvicinando alla porta della Quare-sima…”così inizia la lettera di Mons.Vincenzo Ber-tolone inviataci per la Quaresima 2012.” La Portadella Fede” è il titolo della lettera apostolica con laquale Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno dellaFede.

Penso alle tante porte delle nostre chiese,delle no-stre case,dei luoghi di lavoro! La porta ,se vieneaperta,indica disponibilità,accoglienza,disponibilità.“ Io sono la porta:se uno entra attraverso me,saràsalvo;entrerà e uscirà e troverà pascolo”(Gv.10,9).

Cosa aspettiamo dunque ad entrare?E’ lo sposoche ci chiama per donarci la pienezza della vita.

Riferendosi al messaggio del Papa,il nostro Arci-vescovo invita tutti i cristiani a ricominciare a guar-darsi in volto l’un l’altro ,senza fretta,non insuperficie ma nel profondo del cuore,perché i poveri,irom,gli extracomunitari sono a immagine e somi-glianza dell’Altro.

Quindi,non possiamo non avere a cuore ( l’I Caredi don Milani) la vita di tutti i nostri fratelli cheforse hanno sete di un po’ di fiducia da parte no-stra,di un sorriso,di una stretta di mano,di una pre-ghiera. Il linguaggio dell’amore tutti sono in gradodi comprenderlo ed è il mezzo più efficace per testi-moniare il Risorto.

Mons.Bertolone ci invita a fare della nostra vitaun dono per gli altri,perché tutti possano farsi santi.Per noi ,forse,è più facile dare un’offerta in denaro:ciò che però dovrebbe fare la differenza ,per un cat-tolico,è spezzare la propria vita per i fratelli,cosìcome Gesù si spezza sulla mensa eucaristica per noi.

Infine il nostro Arcivescovo ci invita ad una te-stimonianza di amore e di fedeltà al Signore:e que-sto sarà possibile solo rimanendo nel suo amore enella sua Parola.

Lasciamoci attrarre dal Cristo in croce perché èLui che attrae e la sua attrazione non ha confini!

Grazie ,Eccellenza,per la sua lettera e BuonaQuaresima anche a Lei.

Clotilde Albonico

Al termine “silenzio”, nella maggiorparte dei casi, si associano pensierimalinconici.

Si chiede ad un bambino di fare silenzioquando lo si vuole mettere in punizione; unadulto si chiude nel silenzio durante una sceltao in un momento di sconforto; si sta in silenzioquando si è a disagio o in imbarazzo.

Anche la Quaresima è tempo di silenzio, manon per questo è un momento triste.

Silenzio, preghiera, penitenza, digiuno, of-ferta… sono tutti elementi che caratterizzano iltempo quaresimale e, proprio perché richia-mano alla mente sacrificio e privazione, nes-suno sente la necessità e l’esigenza di metterliin pratica.

Oggi la gente vuole essere felice, vuole viverespensieratamente, vuole sentirsi libera.

E chi ci dice che la Quaresima non è anchequesto?

Il silenzio potrebbe coincidere con la scopertadella gioia vera, la penitenza potrebbe essere in-tesa come dono di se, il digiuno potrebbe essereconsiderato come libertà dai falsi idoli.

La Quaresima dunque, potrebbe essere un de-serto dove, paradossalmente, poter scoprire lafonte dell’acqua viva!

La società odierna, soprattutto la società oc-cidentale, è sempre più vittima della frenesia,del rincorrere, del fuggire. Questo costante e ra-pido progresso mira a rubare il tempo, illu-dendo l’uomo di poterlo controllare e di poterlovincere.

Ogni nuova scoperta (tecnologica, medica, fi-sica) è finalizzata all’accelerazione del tempo:un nuovo cellulare, un nuovo computer, unnuovo aereo, un nuovo elettrodomestico, ognicosa serve a risparmiare tempo ed essere sem-pre più veloci.

Ma di tutto questo tempo guadagnato, ditutto questo accelerarsi, cosa ce ne facciamo?Siamo davvero così felici e liberi? Io credo di no.Credo che ogni attimo risparmiato sia impie-gato alla ricerca di un qualcos’altro che farà ri-sparmiare ancora di più, ogni momentoconquistato sarà un momento occupato daaltro. Ecco perché oggi è sempre più difficileriuscire a stare da soli, a vivere con se stessi, a

sentire la voce del silenzio che imperterrita con-tinua a parlare, ad urlare dentro i nostri cuori.

Se solo riuscissimo ad ascoltare questo silen-zio e gioire nel sacrificio scopriremmo davveroche non servirebbe nient’altro per sentirsi dav-vero liberi.

È nel deserto, spazio senza confine, che si ri-trova la libertà perché è qui che si sciolgono lecatene abituali, ci si allontana dal superfluo,dalle comodità, dal materialismo, per dedicaretempo e attenzione all’essenziale, a Colui cheosa dire: “Io sono il pane di vita. Io sono la lucenel mondo” (Gv 6,48; 8,12). È nel deserto che cisi riconcilia con se stessi, con gli altri, con Dio.

Questa è la Quaresima: Non si la può capiresenza sentirla; si la può spiegare senza viverla;non la si può osservare senza crederci; non ci sipuò ragionarci senza crederci.

Per una volta, abbandoniamo il caos e co-minciamo a sentire. Ascoltiamo un fiume cheparla, un albero che cresce, una pietra chemuore... Ascoltiamo il silenzio.

Rita Doria

QUARESIMA: IL SILENZIO… DELLA GIOIA!

611 Marzo 2012

La meditazione di Don Vincenzo LoPasso al ritiro del clero del mese difebbraio ha avuto come sfondo il

Salmo 90 e specialmente il v. 9: “tutti inostri giorni svaniscono per la tua ira, fi-niamo i nostri anni come un soffio”. Allaluce di questo il relatore ha affermato chedobbiamo constatare come poco si sia par-lato del timore della morte e del rapportotra morte e speranza. Per timore, qui, s’in-tende paura, non sentimento reverenziale.Solo in Eb 2,15 ricorre l’espressione timoredella morte con questa accezione: “e libe-rare così quelli che per timore della morteerano soggetti a schiavitù per tutta lavita”. La paura dell’uomo è a ragione dellasua coscienza del limite, della finitudineperché la morte segna la rottura conl’esterno, la distruzione della natura, men-tre l’eternità è pienezza di vita. L’uomo ve-ramente non può fare nulla di fronte allamorte biologica. Il timore perciò è unistinto naturale sempre avvertito e in qua-lunque area geografica del mondo. E’ presenteanche nella letteratura greca e in altre culture. Lereligioni e le filosofie, in modo diverso, cercano didare una risposta per il superamento della paura.Il Buddismo e Induismo tentano di superarla conla reincarnazione, mentre lo Stoicismo propone divivere una vita distaccata considerando i beni tran-seunti e imperfetti per poter raggiungere unaquiete interiore. Gesù ha pienamente manifestato

la sua umanità perché ha avuto pensieri di smarri-mento di fronte alla morte nel Getsemani ( Mt26,36-47).

Una cosa è certa che pensare alla morte può al-lontanare la paura e vivere, con l’esercizio dellevirtù, ogni momento come se fosse l’ultimo.Nellamorte può essere alleviata la sofferenza, ma non eli-minata la paura. E’ la speranza che ci dà la certezzache la morte è vinta in Cristo. Abbiamo due con-

cetti di speranza: primordiale na-turale e teologico. Con il primos’intende qualcosa che va oltre ildesiderio dell’uomo, è inquietu-dine che va al di sopra dell’uomo,è il non accontentarsi e andaresempre alla ricerca verso l’inco-gnito. In senso teologico la spe-ranza si poggia sul substratonaturale, ma è principalmenteuna virtù teologale (CCC 1817)che dispone l’uomo a vivere in co-munione con Dio e ci fa deside-rare che quanto Gesù hacompiuto si realizzi su tutto: ilRegnodei cieli e la vita eternacome nostra felicità che è già par-tecipata qui. Speranza è viveregià la realtà del Regno. E’ fiducianella promessa di Dio che certa-mente si realizza.La speranzamatura sotto l’influsso dello Spi-rito Santo che è protagonistadella nostra santificazione. Haper oggetto una realtà gia pre-sente: l’unione a Cristo nel batte-simo che raggiungerà il suocompimento. Come virtù teologale la speranzaè un’anticipazione della felicità,

ci fa gustare in germe la beatitudine.Cispinge a coltivare i valori dello Spirito checi configurano come creature nuove a Cri-sto. In questa ottica, praticando le virtù emettendo in pratica gli impegni del batte-simo, si muore ogni giorno per vivere.L’azione dello Spirito in noi ci fa gustarenell’oggi il futuro.Poiché l’azione dello Spi-rito è amore percepiamo nell’amore la bea-titudine: chi ama vede Dio (1Gv 3, 1-2) eforma con Lui un solo spirito. La morte inquesta luce non è una condanna, diventaun guadagno perché potremo contemplareil Signore (Fil 1, 21-23) e sperimentarecome l’amore è veramente più forte dellamorte ( Rm 8,35-39).

Per la riflessione personale e per il mi-nistero pastorale dobbiamo tenere conto dialcuni criteri per il morire cristiano:- fare catechesi e offrire opportunità di ri-flessione sul mistero della morte;- Si può familiarizzare con la morte deci-dendosi ogni giorno per una vita in Cristo;

- Non si può vivere in maniera dissipata come se lamorte non esistesse;- Fare tesoro dell’insegnamento dell’Imitazione diCristo: «assai presto per te sarà tutto finito quaggiùe tu ti comporti come se non fosse così… se avessiuna coscienza pura non avresti paura della morte..Vivi in modo tale che la morte non ti trovi impre-parato. Impegnati ora a vivere in modo tale»;- Fare attenzione all’oggi e vivere nella grazia diDio;- Il Paradiso è una dimensione della vita cristianaquaggiù perché la vita eterna è la vita divina, se-condo il vangelo di Giovanni, in cui siamo inseritigià con il Battesimo.Perciò siamo già in Paradiso.Siamo risorti con Cristo (Col 1, 3) e quindi occorredare attenzione all’oggi nell’imitare Gesù, con losguardo alle cose celesti, alle realtà eterne ed invisi-bili. Egli ha accettato la sofferenza ed ha trasformatoun atto di violenza contro di lui in bene per tutti.- Scegliere in ogni momento l’Assoluto e viverel’Eucaristia per apprendere il senso cristiano dellamorte: è il pane degli angeli, il farmaco dell’im-mortalità, è comunione con Cristo e con la suastessa gioia, è anticipazione del paradiso. Infatti,“La vita eterna di Dio è il santo corpo che riceviamoin comunione” (S. Ireneo).Monsignor Arcivescovo nelle conclusioni ha colle-gato la meditazione con il messaggio del S. Padreper la Quaresima in cui ci esorta ad una carità, nonsolo materiale, ma spirituale, attenta agli altri. Per-ciò occorre camminare verso la santità partendodalla consapevolezza della nostra debolezza e po-vertà, non sentirci arrivati.Dobbiamo affrontare co-raggiosamente la battaglia, vivere le cose conentusiasmo come se fosse la prima volta, fare dellapreghiera l’alimento del cammino di santità e laforza nella lotta, essere vigilanti con noi stessi, ge-nerosi con il Signore e con il prossimo.

Pino Silvestre

La riflessione del Ritiro del clero dettata da don Vincenzo Lopasso

TIMORE DELLA MORTE E SPERANZA CRISTIANA

711 Marzo 2012

Approccio con cautela a causa dellamia imperizia un tema impegna-tivo che richiede preparazione alta

e riflessione profonda ma spero che la “Fede” sia generosa.

Accosto la fede alla stella polare che pa-ziente attende lo sguardo dell’uomo anchese con occhi interrogativi e allora la stella fi-duciosa gli va incontro illuminandolo. Lastella è fidente ed è pronta a nutrire il suoanimo con nitidezza: la verità principe –al dilà dell’immagine - proviene da Dio e và cu-stodita con cura perché essa è viva e crescentee l’uomo può interpellarla. La fede confortae riscalda e così lui può attraversare la pra-teria e con il calore del suo sguardo rialza i fi-lini dell’erba che si rafforzano sprigionandoil profumo della verità inoltre la fede intensatrova il modo di dipanarsi e di ripartirsi intanti rivoli per irrorare e dare sollievo alla so-cietas.

La fede è dono di chi ha creato il mondo equindi l’uomo e per questo bisogna custo-dirla ed anzi alimentarla ; la fede è una fon-tana che irrora ed è salutare se il suo canaleviene pulito dal viluppo delle arbacce e dalruinante terriccio. Cerco di dire che la fede vaalimentata e questo processo discende da unodegli altri strumenti della Chiesa che sono lasperanza e la carità. Questo tridente costitui-sce le massime virtù teologiche e per questosono definite anche virtù cardinali. La fede èuna risorsa che non deve rimanere nel chiusotabernacolo del nostro cuore ma deve river-sarsi a beneficio dell’Altro .

La fede c’immerge nell’aura della costantericerca perché è viva e non mummifica . Sem-pre eguale a se stessa ma ha rigoglio e inmodo forse più nitido si adagia al tempo checorre ma si nutre.

L’illuminazione è perenne e fa crescere ilcredo.. La sua base è nella notissima asser-zione compresa nella Lettera agli Ebrei ( !!,I )che concettualizza così:” sostanza delle cosesperate e argomento delle cose non appa-rienti”. Con linguaggio corrente e grossolanodirei con l’impulso s’imprime la consapevo-lezza fiduciosa nella verità rivelata. Forse nelsuo cammino si articola nel personalismo diMounier e forse anche nel misticismo. Il no-stro conterraneo San Bartolomeo da Simeri ,esponente vivificatore del monachesimo ba-siliano , scrisse ( S.C.,178 ) è a conoscenza diconfronti e di ricerxhe e scrive:” La fede diquesta rimanga appresso gli autori africani”( Agostino ?). La fede può arricchire la fiduciasociale e ritengo che la Verità rivelata puòcondurre ad una vita colma di rettitudine.

Questo tema appare nell’orizzonte deigiorni nostri grazie al Metropolita Bertolone

che in un recente convegno con il sorriso in-coraggiante e con parola profonda e fertile ri-chiamandosi a Benedetto XVI da lui ,ritenuto ,il maggiore nel magistero teologicodel nostro tempo , richiamando e mante-nendo con la sua lezione l’attenzione di sei-cento persone intente a percepire unargomento arduo come la tematica posta sultappeto. Egli ha catturato attenzione, inte-resse e condivisione grazie al modo che hanel disaminare.

Altre personalità hanno fatto corona al ta-volo dei relatori con congrui .. interventi spe-cifici. : il prof. Viscomi con sicuro impiantoaccademico ma con orditura svelta ed ir-ruente ha avvinto la platea; il generale deiCarabinieri Lisi ha coniugato la fede socialecon la lealtà, il rispetto della legge, la lottacontro la sopraffazione disgregante del ma-laffare. Alla esplicitazione di comportamentindrangatisti ed illegali. Ha avuto positiva-mente un intervento direi didattico.

Per altra via e per vissuta esperienza per-sonale il vescovo Bergantini ha narrato consemplicità il suo cammino. Da trentino francoha affermato che la Calabria è una delle re-gioni più belle della Penisola ma è bruttata daun fenomeno sociale che sgretola e deprivaun popolo buono e ha proposto come meta-fora una costruzione a più livelli: la spiri-tualità, l’etica, la cultura, l’economia (come

strumento di benessere per tutta la società).Qualche scrupoloso cronista dirà meglio ed

in modo più ordinato. Pazienza. Ed allora mifermo qui ed anzi ritorno a viaggiare con ilpensiero per riaccordarmi alla fede-stella po-lare.

Forse ci sono scorie da rimuovere ma miriallaccio al sorriso di mons. Bertolone ed allesue determinazioni propulsive e perspicaci.La centralizzazione della Fede auspicata dalPapa ha avuto prosecuzione alta con l’ini-

ziativa promossa dall’Istituto Teologico e dalSeminario del Pio X che da qualche anno mo-stra maggiore vitalità e capacità d’interlocu-zione. Molte relazioni dotte e pertinentiabbastanza capienti ma la star è stata il ve-scovo emerito d’Ivrea, profondo e brioso.Mons.Luigi Bertazzii ha posizionato il ruolodella speranza, dote portante e dinamica.Anche in questo convegno il metropolita Ber-tolone ha raccordato e cucito il tema fella fedeirrorata e sempre fresca con altri temi. Il Pio Xdiventa un faro e i suoi traguardi li considerotappe .importanti di cultura religiosa propioadempiendo al ruolo del Papa che lo ha vo-luto superando incomprensioni . L’Istitu-zione dev’ essere garantita per ulteriorefecondo ruolo di formazione e di attivazionecoinvolgendo con lo stesso zelo e rigoreanche il laicato.

Lo spirito prepara ad esigere la fede ed al-l’inverso è la ragione che apre alla fede mal’arte non è di meno e non sempre fungecome ancilla. L’idea o la fantasia prendonocorpo ed espressività con la loro proiezionenel marmo o sulla tela. L’immagine aiuta lacomprensione significante. L’arte imple-menta la fede.

La rappresentazione della fede appare inFrancia nelle sculture romaniche e si esaltanel portale della Cattedrale di Strasburgo maè caratterizzata alla Notre Dame di Parigi at-teggiata con alma trionfale. In Italia Giotto laraffigura con una croce che abbatte un idolomentre calca Maometto simbolo della idola-tria. In Spagna appare come una figura mu-liebre che in capo regge una chiesa e fra lemani i libri sacri, un cero acceso e le tavoledella Legge. Altra interpretazione si ha comeuna giovane e formosa che regge una altacroce ed un calice che ostenta yuna ostia. E’una incisione di Luca da Leida.

Chiudo con una perentoria massima incisada penna teutonica: “ La fede è risposta di ob-bedienza a Dio” ( Dei Verbum, n.4 ).

*Cesare Mulè

“ La fede è rispostadi obbedienza a Dio”

811 Marzo 2012

Tante le presenze il 27 febbraio seranell’auditorium “Casalinuovo” per ilconvegno diocesano su «Politica e

santità» voluto dall’Arcivescovo metropolitadi Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Be-rolone, per ricordare i vent’anni del docu-mento “Educare alla legalità” della CEI e perpresentare ufficialmente il recente libro “Nonpossiamo tacere”, alla presenza dell’autoreMons. Giancarlo Maria Bregantini, già ve-scovo di Locri-Gerace e oggi arcivescovo me-tropolita di Campobasso-Boiano.

L’incontro moderato dal giornalista Rai Pa-squalino Pandullo, ha visto anche come rela-tori il comandante della Legione Carabinieri“Calabria”, generale Adelmo Lusi, che haproposto ai presenti una comunicazione sultema “Le parole e le bellezze per vincere lamafia”, e il Prof. Antonio Viscomi, ordinariodi diritto del lavoro nella Facoltà di Giuri-sprudenza di Catanzaro, che ha riletto il tema“Il nuovo soffre per mancanza di Pensiero”.

Dopo i saluti ai convenuti da parte del Pre-fetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, e dellapresidente della Provincia di CatanzaroWanda Ferro, l’arcivescovo Bertolone ha in-trodotto il tema del convegno con una letturapastorale e sociale anche del testo di Mons.Bregantini.

Per Mons. Bertolone «parlare di santità inpolitica significa parlare dell’impegno del-l’uomo, del suo cammino verso Dio, della suadi fedeltà al vangelo e della sua coerenza mo-rale, ma significa anche soprattutto parlaredell’azione dello Spirito di Dio che agisce etrasforma il cuore dell’uomo. E ciò avvienequando si ricerca il bene comune, si pro-muove la pace, si assicura la libertà di tutti,si afferma il rispetto dei diritti e dei doveri, sisviluppa una cultura della vita, si fanno cre-scere lo spirito democratico ed un alto sensodel dovere, tutti valori che trovano alimentoin un’esperienza personale di coerenza cri-stiana. Quella politica è perciò un’attività cheesige dedizione, competenza, desiderio digiustizia, nella ricerca costante e paziente delsuperamento di ogni forma di discrimina-zione».

Mons. Bertolone ha ricordato come «nelMeridione e nella Calabria, centro di un con-testo che spesso si trova nel cono d’ombradella cultura mafiosa, prevaricatrice, rappre-sentata nello specifico dalla ‘ndrangheta, cioèdi una realtà pervasiva e dai tratti violenti chetende ad assoggettare risorse economiche, re-lazionali e attività sociali sotto la parvenzadella regolarità e del rispetto delle norme,perfino religiose». «Questa cultura – ha dettoil Presule - per troppo tempo ha avuto l’agiodi diffondersi, radicandosi nelle coscienze,offrendo modelli malvagi sotto la parvenzadella bontà e della giustizia. Le mafie devonoessere combattute dalle strutture dello Statoed è giusto ed anche consono che lo Stato lefronteggi, combatta ed estirpi con ogni

mezzo, ma la Chiesa deve sostenere taleazione con i suoi criteri e le proprie categorieevangeliche».

Parole riprese anche dal generale Lusi, cheha analizzato in maniera tecnico-giuridico laparola “legge” per delineare la vita del-l’uomo chiamato al rispetto delle regole delvivere sociale. «Di legalità - ha detto Lusi –parliamone, parliamone bene, parliamonesempre. E’ nel rispetto delle piccole normeche si promuove la legalità e si formano gli“anticorpi” per rispettare la legge».

Il prof. Viscomi nel suo intervento ha riba-dito come è necessario formare le coscienzedei futuri protagonisti del domani, facendocomprendere la responsabilità del vivere l’at-timo presente da protagonisti e recuperandola fiducia sociale che produce beneficio allacollettività. Il prof. Viscomi è poi passato dalconcetto di legalità al concetto di cittadinanzaattiva, che si deve sempre di più concretiz-zare con l’etica della socialità e l’etica dellasolidarietà, che devono promuovere la cen-tralità della persona e il bene comune, con ra-

gionamenti più critici, con reazioni ad ognicomportamento non etico e con proposteconcrete di speranza.

Anche da Catanzaro Mons. Bregantini, au-tore del libro “Non possiamo tacere”, scrittoa quattro mani con la giornalista Chiara San-tomiero, ha lanciato un messaggio di spe-ranza, attraverso il suo diario in cui vieneriproposto anche il suo primo ministero epi-scopale vissuto nella Locride. Il testo di Bre-gantini si differenzia da tanti altri testi didenuncia del fenomeno mafioso per il fre-mito di speranza che lo pervade, per la virtùteologale che in esso si sviluppa. «Il para-dosso - scrive Mons. Bregantini - è che lamafia non annichilisce la speranza, anzi laravviva; perché istintivamente, dentro di noi,nasce sempre il desiderio di guardare oltre[…] anche quando si tocca il fondo…».

Mons. Bregantini, nel rivolgere un saluto aMons Bertolone, a Mons. Antonio Cantisani,vescovo emerito, a Mons. Luigi Renzo, ve-scovo di Mileto-Nicotera-Tropea, alle autoritàistituzionali e a tutti i convenuti, ha tra-smesso nel suo intervento una visione lucidadella condizione umana e sociale della Cala-bria, dove si presenta quotidianamente il fe-nomeno mafioso. Un qualcosa che si devesconfiggere, secondo Mons. Bregantini, «edu-cando alla speranza e aiutando i giovani a farcomprendere ciò che sono». «La Calabria - hadetto il Presule - mi ha aiutato tantissimo. Leregioni del sud come la Calabria e la Siciliaritrovano dentro una forza di “no” al male».Ma per mons. Bregantini attualmente è la“precarietà” la porta aperta alla mafia e allacriminalità. «La cosa migliore da fare - se-condo l’arcivescovo Bertolone - è tenere“Non possiamo tacere” (il libro di Mons. Bre-gantini) a portata di mano, sulla scrivania osul comodino, per sfogliarlo ogni tanto e ri-leggere quello che un amico ha da dirci, dainsegnarci».

Presieduto da Mons. Arcivescovoil Convegno diocesano su «Politica e santità»

Presentato anche il libro “Non possiamo tacere” di Mons. Bregantini

911 Marzo 2012

“Ogni attimo è carico di Eterno”: è il ti-tolo della lettera pastorale dedicata aiNovissimi (morte, giudizio, inferno e

paradiso) scritta dall’Arcivescovo Metropolitadi Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Ber-tolone, e consegnata alla comunità ecclesiale.Una lettera che mercoledì scorso è stata og-getto di approfondimento nel corso di un con-vegno diocesano presieduto dall’ArcivescovoBertolone, con le relazioni di Don FrancescoBrancato, docente di teologia dogmatica nelloStudio Teologico "San Paolo" di Catania, delprof. Armando Vitale, dirigente scolastico delLiceo Classico “P. Galluppi” di Catanzaro, e didon Armando Matteo, docente di teologia fon-damentale nella Pontificia Università Urba-niana, che ha moderato i lavori.

Dopo un breve saluto ai convenuti da partedel prefetto di Catanzaro, dottor Antonio Rep-pucci, il prof. Brancato ha offerto un’analisi let-teraria testo di Mons. Bertolone, con delleprospettive teologico-pastorali. Il teologo haevidenziato come nel contesto attuale «l’uomoha difficoltà di pensare all’eternità, poiché vaalla ricerca di attimi di felicità, di micro-spe-ranze, di attimi di paradiso». Per don Bran-cato, oggi più che mai, «c’è bisogno dirievangelizzare la cultura della morte», poiché«dove tutto sembra tacere la fede, offrendosicon solidi argomenti a chiunque voglia riflet-tere, dà una risposta alle ansietà circa la sortefutura, predicando il vangelo della risurre-zione».

La lettera pastorale per don Brancato «è unprezioso testo per risvegliare le coscienze degliuomini, dinanzi a temi di grande difficoltà perla cultura contemporanea».

Anche per il prof. Vitale la lettera pastoraledi Mons. Bertolone «è un testo interessante edimpegnativo» che vuole dare delle rispostealle tematiche che preoccupano il nostro

tempo. Il tema escatologico per Vitale «rimaneun tema provocatorio per la cultura laica, inun mondo dove si muore spesso non più cir-condato da affetti come un tempo». Per Vitale«se la storia del novecento, che progettava un“paradiso in terra”, è fallita con “ideologie diinferno”che hanno provocato la morte di tantiinnocenti, oggi bisogna ricuperare il gusto delprogettare. Soprattutto i giovani devono im-parare a progettare pensando anche ad una vi-sione alta della politica a serviziodell’umanità».

Significativo, infine, l’interrogativo di Mons.Bertolone «sul perché un Pastore, appena ap-prodato in una chiesa particolare, ritiene fon-damentale presentarsi con un “manifesto” chechiede a tutti, preti e laici credenti, di far ritor-

nare, nella vita e nellacomunicazione reli-giosa, i temi che untempo venivano deno-minati “novissimi” ».

«Novissimi – hadetto Mons. Bertolonea conclusione della se-rata -, non tanto perchévengono alla fine del-l’esistenza o alla finedella professione difede, o del Simbolo,ma quasi in senso let-teralistico “novissimi”,cioè “ultranuovi” e at-tuali perché, prove-nendo dalle radici edall’inizio della fedecristiana, essi de-vono/possono confe-rire nuova linfa disperanza ai giorni no-

stri, sempre più tragici e disperati, anzi ridaresenso alla legittima ricerca umana della felicitàe della vita buona. Bisogna ricordare i novis-simi se non si vuole continuare a sbagliare. Ri-cordarli significa per me, qui, in questadiocesi, ricominciare dal “rimando escatolo-gico”, non tanto per generare turbamenti neivostri cuori, bensì per riscoprire che l’andar-sene via da noi, da parte del Gesù storico, nonè sintomo di un abbandono e di un essere la-sciati a noi stessi, bensì ci può consentire di ac-costarci di nuovo, da altre angolazioni, a Luicome via e, dunque, di conferire nuovo signi-ficato a tutti i nostri cammini. Indicare a tutti ivalori trascendenti si può declinare, oggi, perme, col rendere escatologica tutta la nostraazione pastorale ed ecclesiale».

Per mons. Bertolone «la ri-meditazione dellafine, del giudizio, del destino eterno di gioia odi dolore…aprono nuovi spazi all’ “ultimoDio” che sta per venire, che sta davanti; quelDio che, pur essendo morto, è il Vivente, chesta e che viene. Durante quest’attesa, comecredenti dobbiamo impegnarci per le cose ul-time, senza dimenticare le penultime( Bonho-effer), e quindi usare il tempo come donodurante il quale noi abbiamo il compito di farfruttificare i talenti ricevuti, abitare la vita congioia, cercare di avere un volto gioioso da sal-vati, considerare tutti i crocifissi della terra, vi-cini e lontani, nostri fratelli e noi stessi “ospiti”del tempo ed abitanti del futuro. Solo così da-remo eternità al tempo, anzi ad ogni suo at-timo, a quel tempo che, secondo il Petrarca,“…fugge, e non s’arresta un’ora”».

Tanti i fedeli, il clero e le autorità presentialla serata teologico-culturale, che con la loropartecipazione hanno dimostrato una grandevolontà di voler camminare sulla strada trac-ciata dal proprio Pastore.

La Lettera Pastorale dell’Arcivescovo Bertolone dedicata ai “Novissimi”oggetto di approfondimento nel corso di un convegno diocesano

Un “prezioso testo per risvegliare le coscienze degli uomini”riletto dal teologo Brancato e dal professor Vitale

1011 Marzo 2012

Si è celebrato il 28 e il 29 febbraio scorso,nell’aula magna del Seminario Regionale“S. Pio X” di Catanzaro, il Convegno “Vi-

varium”. Un atteso appuntamento annuale pro-mosso dalla rivista di scienze teologichedell’Istituto Teologico Calabro, aggregato alla Pon-tificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.

Il tema che ha guidato le tre sessioni, alla pre-senza di illustri relatori, è stato «Vita teologale erealizzazione dell’uomo. Il percorso magisteriale diBenedetto XVI».

A relazionare nelle tre sessioni di studio Mons.Luigi Bettazzi, Vescovo emerito di Ivrea, il Prof.Vincenzo Lopasso, il Prof. Gianni Colzani, il Prof.Giovanni Mazzillo, il prof. Ivan Rauti e il prof.Francesco Cosentino. Presenti anche i docenti del-l’Istituto Teologico Calabro e il rettore del Semina-rio regionale mons. Rocco Scaturchio.

Hanno presieduto le tre sessioni Mons. VincenzoBertolone, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Luigi Antonio Cantafora, Ve-scovo di Lamezia Terme e Moderatore degli Studidell’ITC, e Mons. Natale Colafati, direttore del-l’Istituto Teologico Calabro.

Un convegno riuscito e partecipato anche neldialogo tra studenti di teologia e insegnanti di re-ligione cattolica con i relatori che hanno presentatotemi di alto spessore teologico-pastorale, alla lucedel magistero dei Papa Benedetto XVI. Significa-tiva le relazione di Mons. Bettazzi, testimone delConcilio Ecumenico Vaticano II.

A seguire puntualmente i lavori del convegno,sintetizzando anche gli interventi in aula, è stato

il direttore della rivista “Vivarium”, don SerafinoParisi, che più volte ha evidenziato che l’evange-lizzazione è la sfida più forte ed esaltante che laChiesa è chiamata a compiere.

La Rivista Vivarium ha voluto ragionare nelConvegno sul tema della fede, secondo le indica-zioni della lettera apostolica Porta fidei con la qualeBenedetto XVI ha indetto l’Anno della fede (11 ot-tobre 2012 - 24 novembre 2013), a cinquant’annidall’inizio del Concilio Vaticano II e a vent’annidalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa

Cattolica, testo che – secondo Benedetto XVI – èstato promulgato “allo scopo di illustrare a tutti ifedeli la forza e la bellezza della fede” (Porta fidei,4).

Per don Serafino Parisi «la fede – al di là dellederive che possono venire da una pratica non fon-data sulla Parola di Dio studiata, interpretata dallaChiesa e vissuta dai credenti – è un cambio di men-talità, una visione nuova del mondo, della storia,dell’uomo. È un dono che chiede però assenso co-sciente, ragionato, capace di stimolare una prassiche è passione per l’uomo; questo nasce non soloda una adesione a Cristo, ma piuttosto da una as-similazione a Lui. È ispirazione per un umanesimocredente che propone la nozione di persona comerelazione, cioè capace di vincere la chiusura indi-vidualistica per praticare l’apertura all’altro, allesue sofferenze e alle sue attese».

Infatti l’esistenza cristiana non è solo concepitacome esistenza “con” l’altro, ma come esistenza“per” l’altro. In tal senso la fede è occasione per vi-vere una esistenza aperta agli altri, perché questaè pienezza di vita. Qui si possono individuare leimplicanze sociali del magistero di Benedetto XVI,nell’intendere e proporre la vita ecclesiale come“noi riuscito”. E da qui la fede trova coraggio nellacoscienza della sua debolezza: la crisi all’internodella quale oggi è situata si presta ad essere lettacome uno spazio per nuove possibilità, ad alcunecondizioni che invocano anche eventuali cambia-menti: che il Cristianesimo non perda la sua forzacritico-profetica, prima all’interno di se stesso e poianche all’esterno; che rafforzi la vocazione a susci-tare il desiderio di Dio; che recuperi la capacità dimettersi in ascolto degli altri, in particolare degliultimi, prima ancora di pretendere di essere soloascoltato. E queste sono solo alcune sfide.

A CATANZARO L’ATTESO APPUNTAMENTO ANNUALE DEL CONVEGNO "VIVARIUM"

«Vita teologale e realizzazione dell’uomo.Il percorso magisteriale di Benedetto XVI»

“I GIOVEDÌ DEL LOGOS E DELLO SPIRITO” 2012La Santa: il controllo del territorio tra antichi riti e new economy

Si è tenuto nei giorni scorsi il secondo incontro dell’edizione 2012 dei “Giovedì deiLogos e dello Spirito”. L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Scienze Giuri-diche, Storiche, Economiche e Sociali dell’Università “Magna Graecia di Catan-

zaro in collaborazione con la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (Fuci) diCatanzaro, l’Associazione Universitaria Calabrese “Ulixes” e l’Associazione “Diritto diDifesa” e, quest’anno, ha come titolo generale: “Sogno di Democrazia: le regole del giocotra Utopia e Realtà”.

L’appuntamento dal tema “la Santa: controllo del territorio tra gli antichi riti e la neweconomy” si è svolto alle ore 15,30 presso l’edificio di Scienze Giuridiche del Campus diGermaneto, in una gremita aula “Salvatore Venuta”.

Sono intervenuti Francesco Siracusano, docente di Diritto Penale presso l’ateneo catan-zarese, la giornalista Angela Corica, più volte al centro di minacce intimidatorie di stampomafioso, e Domenico Bilotti, dottorando in Teoria del Diritto ed Ordine Giuridico Euro-peo nonché studioso di simbologia rituale. Il tutto è stato introdotto e moderato da StefanoMontesano, dottorando di ricerca. In questo secondo incontro si è parlato di 'ndranghetae, più in particolare, l’attenzione del relatori si è concentrata sulle molteplici dinamiche ma-fiose all'interno dei vari contesti politici e sociali. I relatori hanno affrontato l'annoso pro-blema della mancanza di una seria e determinata volontà politica calabrese di combatterela mafia, soprattutto per quello che concerne il condizionamento mafioso durante le cam-pagne elettorale. Al centro della discussione pure il problema del 41 bis e delle sua de-vianza applicativa anche in seno ai reati terroristici, e gli effetti devastanti del soggiornoobbligato come volano di diffusione della criminalità organizzata anche al Nord.

1111 Marzo 2012

Alla presenza di numerosi partecipanti,giunti da più parti dell’Italia e dall’estero, siè celebrato il 28 febbraio scorso a Catanzaronel palasport di “Giovino” il sesto convegnonazionale del Movimento Apostolico sultema “I fedeli laici e la nuova evangelizza-zione”.

La serata, moderata dal professore RaffaeleGaetano, è stata introdotta da un documen-tario sulla nascita e la vita ecclesiale del Mo-vimento Apostolico, dai saluti dellapresidente del sodalizio, dottoressa CettinaMarraffa, e dall’Assistente ecclesiastico cen-trale, Mons. Costantino Di Bruno, che ha evi-denziato come con la nascita del Movimento«il Signore ha benedetto questa lembo diterra, facendo nascere un piccolo seme chedomani sarà un grande albero, un alberomaestoso che darà tanti frutti di conversionee di santità».

Tra gli ospiti principali che sono intervenutil’Arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, e Mons.Miguel Delgado Galindo, Sotto-Segretariodel Pontificio Consiglio per i Laici.

Presenti alla serata anche gli arcivescoviemeriti Mons. Antonio Cantisani e Mons. An-tonio Ciliberti, il prefetto dott. Antonio Rep-pucci e numerose autorità militari, civili ereligiose provinciali e regionali.

Assente per motivi di salute l’ispiratrice efondatrice del Movimento Apostolico, MariaMarino, che dal 3 novembre del 1979 ad oggiconferma con generosità la sua rispostad’amore a Cristo “ricordando la Sua Parola almondo che l’ha dimenticata” con l’invito allaconversione.

Mons. Miguel Delgado Galindo, ha artico-lato il suo intervento argomentando sull’at-tualità e le sfide della nuova evangelizzazioneche invitano i fedeli laici a partecipare attiva-mente alla missione salvifica della Chiesa.«Mi è gradito rilevare - ha detto Mons. Del-gado Galindo - che il nome del vostro movi-mento è connotato proprio dall’aggettivoapostolico. Esso vuole indicare la partecipa-zione reale e concreta di ogni cristiano allamissione che Gesù affidò agli Apostoli, che èquella di condurre l’umanità intera a Dio.Tutti i battezzati, senza esclusione alcuna,possono e devono sentirsi corresponsabilidella missione apostolica, assumendo il com-pito di evangelizzare le genti, cioè di incor-porarle alla Chiesa e di unirle a Cristo,cooperando con l’azione dello Spirito Santo».

«L’apostolato dei fedeli laici - ha affermatoMons. Delgado - è del tutto imprescindibilenella Chiesa, perché contribuisce a far rag-giungere il messaggio di Gesù Cristo a tuttigli ambienti professionali, sociali, culturali,politici, economici, ecc. Il fedele laico ha il di-ritto di far presente Cristo lì dove si trova in

ogni momento della sua vita, sia personal-mente sia in forma associata. In questo senso,è da apprezzare la grande fioritura di realtàassociative laicali, sorte durante il ventesimosecolo, che hanno come fine quello di contri-buire a rendere i fedeli laici consapevoli dellaloro chiamata alla santità e all’apostolato».

Il Sottosegretario del Pontificio Consiglioper i Laici, analizzando il termine di “nuovaevangelizzazione”, alla luce del Magistero, haribadito che «quanto più si sviluppa l’apo-stolato dei fedeli laici, tanto più si percepiscel’urgenza di disporre di presbiteri che sianoben formati in tutti gli aspetti (dottrinale, spi-rituale, pastorale, ecc.), che non si acconten-tino soltanto di una “pastorale dimantenimento”, ma che aspirino a una pa-storale di evangelizzazione».

Mons. Bertolone, nel ringraziare il direttivodel Movimento Apostolico, mons. DelgadoGalindo e tutti i presenti, ha ribadito come «èurgente rifondare su base missionaria la no-stra pastorale, mettendo Dio al centro dellavita e della storia perché Dio non è negato osolo negato, è sconosciuto”. Per Mons. Berto-

lone «si profila al nostro orizzonte un tempodove la Chiesa o sarà la comunità dei molticarismi, servizi e missioni, o non esisteràsemplicemente. In questo nuovo contesto pa-storale il laico deve stare attento al pericolodella burocrazia ecclesiastica e, al contrario,deve promuovere la corrente viva della pa-storale d’insieme, della lettura dei segninuovi della vita della Chiesa, dell’animazionedi progetti profetici, anche se parziali, dellacapacità di abitare i linguaggi della cultura,della socialità, della cittadinanza, soprattuttopresso le nuove generazioni. Là dove c’è unapersona - ha detto ancora il Presule -, là c’èbisogno di Cristo, del suo amore, della suapresenza che anima di un senso semprenuovo la continuità dei giorni umani».

Mons. Bertolone ha concluso il suo inter-vento rivolgendo un augurio missionario atutti i presenti e al Movimento Apostolico.«Allora, carissimi fedeli laici l’invito di Cri-sto “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt20, 3-4) va inteso come un chiaro richiamo adassumersi la propria parte di responsabilitànella vita e nella missione della Chiesa, valea dire nella vita e nella missione di tutte le co-munità cristiane: diocesi e parrocchie, asso-ciazioni e movimenti ecclesiali, “secondo laverità nella carità” (Ef 4,15). Facendo eco allavoce del Signore, chiedo ai laici della nostraChiesa, (la quale ebbe la grazia di ricevere ilVangelo nella prima ora dell’era cristiana), alMovimento apostolico di “operare nellavigna”, come operosi, missionari, diventandoprotagonisti della «nuova evangelizzazione»,“testimoniando Gesù risorto, speranza delmondo».

IL SESTO CONVEGNO NAZIONALE DEL MOVIMENTO APOSTOLICO

“Evangelizzare è una missione che Cristo affidò anche ai laici”

1211 Marzo 2012

Lo scorso 22 gennaio presso la sala tea-tro del convento dei frati cappuccinidi Cropani, la vicaria di Sersale, se-

guendo le indicazioni dell’Arcivescovo Me-tropolita di Catanzaro-Squillace, MonsignorVincenzo Bertolone, con il coordinamento delvicario episcopale don Gesualdo De Luca edel vicario zonale, p. Francesco Critelli, hadato avvio al primo ciclo di incontri dellascuola teologica di base.

La coscienza che muove questi incontri è lacertezza che puntare sulla formazione deilaici è puntare sulla vita stessa della Chiesa esul suo futuro. Un laico istruito, infatti, è unlaico responsabile, capace di dare un voltonuovo ad ogni realtà e ambiente in cui è in-serito, dalla famiglia alla scuola, dal mondolavorativo alla comunità ecclesiale.

La verità rivelata è stato l’oggetto delleprime due lezioni, tenute rispettivamente dadon Gesualdo (La Rivelazione si attua nellastoria: inizio e compimento) e da don Vin-cenzo Moniaci (La Rivelazione: Scrittura, Tra-dizione e Magistero). La verità e la fedegeneratrice di santità, sono il fondamento

della nuova evangelizzazione.Al corso sono stati presenti oltre un centi-

naio di persone provenienti dalle diverse par-rocchie della forania, che hanno seguito coninteresse e grande attenzione gli argomentitrattati.

La lezione successiva ha l’obiettivo di pre-sentare la verità della creazione e la voca-zione dell’uomo ad usarla solo per il bene e afavore di tutto il genere umano. Si apre laprospettiva del discorso cristiano su scienza,tecnica, arte, ogni altro settore che lega

l'uomo alla materia, sulla quale egli esercitala sua "signoria". Il tema sarà affrontato dadon Don Domenico Concolino (La creazione.Il dato di fede) e da don Francesco Brancaccio(La creazione: le questioni inerenti all’evolu-zionismo e le problematiche scientifiche).

L’impegno del cristiano è di liberare ilcreato dalla schiavitù del peccato e ricon-durlo a Dio attraverso la propria santifica-zione. In tal senso il cristiano inizia apreparare i cieli nuovi e la terra nuova. Tuttoquesto è possibile nella misura in cui per Cri-sto Gesù, nella potenza dello Spirito Santo,tramite la mediazione della Chiesa, per la suafede, sarà liberato dalle conseguenze delprimo peccato e di ogni peccato che ne in-frange l’immagine e determina la fratturadelle relazioni con Dio e con gli uomini. Que-sti aspetti saranno trattati, nelle due relazionifinali di questa prima sessione, da don Ales-sandro Carioti (Il peccato. Il peccato origi-nale) e da don Gesualdo (Il peccato. Lafrantumazione dell’immagine e la morte intutti i suoi aspetti).

v.m.

Avviata la scuola teologica di base anche nella forania di Sersale ALLA SCUOLA DI GESÙ PER ESSERE CORAGGIOSI TESTIMONI E ANNUNCIATORI DEL VANGELO

Si è svolto mercoledì 29 Febbraio nellasala parrocchiale di Madonna deiCieli, il secondo incontro della Fora-

nia nord di A.C. sui Novissimi.L’iniziativa era al secondo appuntamento

ed è partita dall’Azione Cattolica adulti dio-cesana, in seguito alle istanzescaturite dal Convegno Teolo-gico Pastorale “ Ogni attimo ècarico di eterno” promosso daMons. Vincenzo Berolone ( Ca-tanzaro 14-15 Ottobre 2011 ).

Il tema dell’incontro era:“L’Inferno”. Relatore: Don IvanRauti. L’incontro/dibattito suun tema così particolare, si è su-bito rivelato interessante e riccodi novità per il taglio sapien-ziale che ha saputo dare donIvan, dissipando ogni paura che, a volte, si annida nel cuore deicredenti al pensiero del giudi-zio. “ Il giudizio non è una pu-nizione e non è una realtà cheriguarda il dopo; l’inferno si realizza tutte levolte in cui chiudo il mio cuore ai bisogni delfratello, ovvero quando dico no all’amore !”.

Seguendo poi un percorso biblico sul van-gelo di Matteo ( 25,31-46), è stato facile com-prendere come il rifiuto di chi aveva fame osete, di chi era forestiero, di chi era nudo o

malato o in carcere, o per qualsiasi omissionedi perdono e di amore verso i fratelli, auto-maticamente mi introduce già nell’inferno,nel “non amore”.

Uno sguardo al Catechismo della ChiesaCattolica ai nn. 1036 e 1037, ha evidenziato

come, sia la Sacra Scrittura, sia gli insegna-menti della Chiesa, sono un appello alla re-sponsabilità con la quale, già ora, nelpresente, l’uomo deve usare la propria libertàin vista del proprio destino eterno.

L’inferno è una conseguenza di un’avver-sione volontaria a Dio, in cui si persiste fino

alla fine.Quasi a confortarci, a rincuorarci e a darci il

giusto orientamento, un pensiero di Bene-detto XVI nella “Spe Salvi” v. 45-46.

Pur in mezzo a tanto rifiuto e a tanto maleche si perpetra nella storia, “ nella gran parte

degli uomini rimane pre-sente nel più profondodella loro esistenza, cosìpossiamo supporre, un’ul-tima apertura interiore perla Verità, per l’amore perDio”.

Il dibattito è stato imme-diato, molte le domande, idubbi, le provocazioni deipresenti, molta la confu-sione dei stessi cattolici,che pur professandosi tali,evidenziano dubbi sul-l’eternità della vita, a cuisia don Ivan, che don Vita-liano parroco di MadonnaDei Cieli , hanno saputo

dare risposte adeguate e calmare cosi la “setedi sapere” che si respirava in quel contesto.

Il prossimo incontro, avente per tema il“Purgatorio”, si terrà presso la parrocchia diSantacroce.

Luciana CricelliResp. Adulti A.C. Madonna dei Cieli

FORANIA NORD DI CATANZAROL’Azione Cattolica diocesana riflette sui Novissimi

1311 Marzo 2012

Il gruppo scout “ Agesci Satriano 1” hauna propria sede in via Berlinguer al quar-tiere Leotta di Satriano Marina,grazie alla

concessione deliberata dall’AmministrazioneComunale, prima il loro quartier generale eranei locali parrocchiali messi a loro disposizionedal parroco don Michele Fontana e ancora primadall’allora parroco don Vincenzo Custo. La ceri-monia di inaugurazione è stata una grande festapartecipata da tutti i giovani scoutisti affiancatidai propri familiari e da assessori e cittadini chehanno condiviso il momento festoso. Dopo il fa-tidico taglio del nastro da parte del sindaco Mi-chele Drosi , il parroco don Michele haimpartito la giusta benedizione recitando le do-vute parole di rito. Quindi, don Michele circon-dato da lupetti, coccinelle ,aquile, volpi,esploratori e guide è stato festeggiato e insignitodel titolo di scout ricevendo l’investitura di

“scout principe” del gruppo “Satriano 1”con laconsegna del foulard di appartenenza arricchitodai medaglioni simbolo dei “branchi” e dei “re-parti” annodato al suo collo per legittimarlo ap-partenente al loro clan. E’ seguita la firma deidocumenti di consegna dell’immobile da partedel sindaco e del capo scout Pino Giaimo, congrande esultanza di tutto il gruppo. Il sindaco,nell’esprimere apprezzamenti per i servizi offertidal gruppo scout di Satriano, si è complimen-tato per l’ organizzazione e per la loro presenzanel territorio satrianese . Giaimo ha espresso lasua soddisfazione e quella di tutto il grupposcout nell’avere finalmente, grazie all’Ammini-strazione, una propria sede, punto di riferimentoper tutto il territorio, ha, poi, tracciato la storiadegli scout e il loro inserimento nel territoriosatrianese, dove sono apprezzati da tutti i citta-dini. La sede abbellita e resa allegra per l’occa-

sione, è stata invasa da tanti visitatori e curiosi,accolti dalle guide Luigi Paravati, FrancescaSquillace e Giovanni Montepaone che ha rin-graziato quanti hanno sostenuto l’attività scou-tistica a Satriano Marina. La festa è ,poi,continuata davanti ad un ricco buffet condivisoda tutti i presenti.

Rosanna Paravati

Una sede per gli scout satrianesi

Nell'ambito degli appuntamentiannuali diocesani dell'AzioneCattolica, domenica 4 marzo si è

tenuto a Guardavalle marina il ritiro qua-resimale del settore adulti.

Alla S. Messa celebrata da don Robertonella chiesa di S. Maria degli Angeli, che haospitato i tanti partecipanti dell'associa-zione provenienti dalle diverse parrocchiedella diocesi, è seguito il momento di medi-tazione tenuto dall'assistente diocesano donVincenzo Agosto.

Sulla Quaresima come tempo di purifica-zione interiore e non di rinunce alimentari,e su come scardinare gli antichi tradiziona-lismi per vivere questi quaranta giorni conatteggiamento diverso, è stata incentrata lariflessione di don Agosto.

Per vivere al meglio questo periodo digrazia bisogna ricorrere a tre strumenti: ildigiuno, la preghiera, la carità. Il digiuno –di cui parlano Isaia, cap. 58 versetti 3;7, eMarco, cap. 7 versetti 14;23 – è in senso bi-blico inteso come distacco dalle cose terrene,dall'attaccamento alle abitudini ed ai vizi ca-pitali; la preghiera (con l'ausilio della letteradi Giacomo, cap.1 versetti 19;27, cap. 4 ver-setti 11;12 e con il salmo 138 versetti 1;4) nonè l’atto del proferire parole, ma del mettersiin ascolto. Tacere, a volte, può essere un pre-zioso esercizio da seguire per astenersi dalparlare inutilmente, così come anche ognigesto quotidiano potrebbe diventare pre-ghiera se compiuto nell’affidamento al Si-gnore. La carità è invece sinonimo di“elemosina”, intesa però come giustizia: sifa l’elemosina perchè quello che ci è statodonato è un di più rispetto al necessario edè perciò giusto donarlo a chi ha meno.

L'invito finale è quello di approfittaredella Quaresima per “rinnovarsi” e, quindi,ripartire più forti e motivati di prima.

Dopo l’ora di socialità e sana amicizia con-testuale al “pranzo a sacco”, si è fatto “de-serto”: è in questo momento di meditazione

personale sugli spunti del giorno che sor-gono le domande più significative sulla fededa esporre in sede di risonanza assembleare,al fine di comprendere qual è l'ausilio daadottare nel nostro quotidiano.

Con l'adorazione eucaristica finale, ani-mata dal gruppo adulti del luogo, e la par-tecipata liturgia penitenziale - resa possibiledalla presenza dell’assistente unitario donPantaleone Greco e dagli assistenti don Ni-cola Ierardi e don Vincenzo Agosto - si èreso grazie a Dio del ritiro quaresimale, me-diante il quale si sono messe in evidenza leirregolarità della nostra anima, che,come unvetro di finestra, fa trasparire la polvere soloquando è colpito dal raggio di sole, per farsicosì ripulire e risplendere.

Nicola Piacente - Benedetta Garofalo

RITIRO QUARESIMALE DELL’AC ADULTI A GUARDAVALLE MARINA

1411 Marzo 2012

Papa Benedetto XVI, con la LetteraApostolica Porta Fidei, ha indettol’Anno della Fede, con il fine, da una

parte, di far prendere coscienza della “pro-fonda crisi di fede che ha toccato molte per-sone” (n. 2), a tal punto che la stessa non puòessere più pensata “come un presuppostoovvio del vivere comune” (Idem). Dall’altraparte, questo Anno dovrà costituire “un’oc-casione propizia per introdurre l’intera com-pagine ecclesiale ad un tempo di particolareriflessione e riscoperta della fede” (n. 4).

L’Anno della fede, inizierà l’11 ottobre 2012,in coincidenza del cinquantesimo di aperturadel Concilio Vaticano II e del ventesimo dipromulgazione del Catechismo della ChiesaCattolica, concludendosi nella solennità diNostro Signore Gesù Cristo Re del-l’Universo, il 24 novembre 2013. Ledate scelte sono evocatrici del sem-pre necessario rinnovamento dellaChiesa che si realizza in pienezzasolo se attuato in un rapporto vi-vente con Cristo, “immagine del Dioinvisibile” (Col 1,15). Proprio in rife-rimento al rinnovamento dellaChiesa, nella citata lettera apostolica,il Santo Padre afferma: “L’Anno dellafede, in questa prospettiva, è un in-vito ad un’autentica e rinnovata con-versione al Signore, unico Salvatoredel mondo” (n. 6).

La prospettiva del Pontefice pre-sentata la fede come relazione perso-nale con Cristo. Già nell’enciclicaDeus Caritas est, il Santo Padreaveva descritto la fede come l’ “in-contro con un avvenimento, con unaPersona che dà alla vita un nuovoorizzonte e con ciò la direzione deci-siva”. La relazione di fede tra il sin-golo battezzato e il Cristo è sempremediata dalla Chiesa, la quale attra-verso l’annunzio del Vangelo e la ce-lebrazione dei Sacramenti “conducel’uomo fuori dal deserto, verso illuogo della vita, verso l’amicizia conil Figlio di Dio, verso Colui che cidona la vita, la vita in pienezza”, introdu-cendo ogni persona nella vita di comunionecon Dio.

È questa relazione che costituisce il fonda-mento della spiritualità – termine molto abu-sato dalla cultura odierna –, che è autenticasolo se è contemporaneamente cristocentricaed ecclesiocentrica.

La spiritualità, infatti, consiste nel vivere inunione a Cristo e per mezzo di Lui inseriti alMistero d’amore di Dio, nel quale si è intro-dotti mediante la fede, che diviene criterionuovo di intelligenza e di azione che cambiatutta la vita dell’uomo, e che nell’operosa ca-rità ha la sua pienezza.

Iniziamo con questo quinto numero di “Co-munità Nuova”, rinnovata nella sua vesteeditoriale, una Rubrica di Spiritualità, se-

condo la suddetta accezione. E iniziamo par-tendo, secondo il suggerimento della “PortaFidei”, dalla virtù teologale della fede, che vaintesa inscindibilmente come adesione per-sonale alla Persona di Cristo e assenso liberoa tutta la verità da Lui rivelata, preparandocia vivere in maniera degna e feconda l’Annodella fede e fare memoria del prezioso donoche “plasma tutta l’esistenza umana sulla ra-dicale novità della risurrezione”, consapevoliche nella misura della nostra libera disponi-bilità “i pensieri e gli affetti, la mentalità e ilcomportamento dell’uomo vengono lenta-mente purificati e trasformati, in un camminomai compiutamente terminato in questa vita”(n. 6). Il Santo Padre, nell’indire l’Anno dellaFede, ha auspicato che esso possa costituire

“un’occasione propizia per introdurre l’interacompagine ecclesiale ad un tempo di parti-colare riflessione e riscoperta della fede” (n.4). Riscoprire la fede significa crescere, pro-gredire e approfondire la conoscenza dellaPersona di Cristo, che è l’oggetto – mi sia con-sentito l’uso del termine – della nostra fede.Infatti avere fede non significa credere in unsistema astratto di principi e norme, né se-guire una data morale, ma accogliere unaPersona. Questa verità fondamentale viene fi-sicamente resa al momento del battesimo: igenitori introducono attraverso la “porta” ilfanciullo nella comunità ecclesiale e poi alfonte battesimale, che nelle nostre chiese èposto alla sinistra della porta principale, perla grazia sacramentale lo rendono corpo mi-

stico di Cristo, ossia lo inseriscono in una re-lazione vitale che è di conoscenza, di vita, disantità, di salvezza.

Sappiamo tutti che per l’apostolo Paolo Cri-sto è il mistero di Dio (cfr. Col 2,2) ed è il “mi-stero di Cristo” (Col 4,3) che lui deveannunziare perché tutti possano conoscerlo.

Dunque, Gesù, tutta la sua Persona, è il mi-stero della fede. Egli è mistero nella sua ge-nerazione eterna dal Padre; nella suaincarnazione, passione, morte e risurrezione.Mistero è il dono di se stesso nell’Eucaristia eanche la sua gloriosa ascensione al cielo.

Nel Credo professando la nostra fede con-fessiamo: “Credo in un solo Signore, GesùCristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padreprima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da

Luce, Dio vero da Dio vero, gene-rato, non creato, della stessa so-stanza del Padre”.

Con queste parole distinguiamosenza confusione e senza separa-zione la Persona di Gesù da ognialtro essere creato. Tutto ciò cheesiste, esiste perché creato da Dio;Gesù invece esiste come vero Diogenerato prima di tutti i secoli dalPadre e come vero uomo nato dallaVergine Maria per opera dello Spi-rito Santo, nella pienezza deltempo. Gesù è essere unico e sin-golare. Nella sua divinità Egli èPersona distinta dal Padre e dalloSpirito Santo; è il Figlio generatodall’eternità, il Verbo eterno permezzo del quale tutte le cose sonostate fatte. Con il Padre e lo Spiritoegli condivide la natura divina,l’eternità, l’onnipotenza.

Questa è la sua unicità e singola-rità: il suo essere divino. Tolta que-sta verità, verrebbe eliminata lasingolarità di Cristo; verrebbe con-siderato solo nella umanità, forseanche straordinaria e ammirevole,ma sempre troppo poco per lagrandezza che cela in essa. Consi-derarlo solo uomo, significherebbenegare tutto il suo mistero, dichia-

rando opera vana tutta l’economia salvifica.Perché la nostra fede sia autentica, vera, ro-

busta, solida, forte è necessario che Gesùvenga accolto nella sua interezza di Personadivina, esistente da sempre e incarnata neltempo. Non affermare questo mistero di Gesùo affermarlo in maniera parziale significa nonaffermare nulla di Lui; tutto diventerebbe in-comprensibile: la sua morte in croce divente-rebbe un falso della storia; la risurrezionesarebbe un mito letterario; l’Eucaristia man-cherebbe di consistenza non avendo contenutireali; la nostra spiritualità si ridurrebbe ad unesemplarismo morale che non fa nuovo ilcuore dell’uomo, invece di essere la manife-stazione della vita nuovo del risorto in noi.

Massimo Caradamone

ALLA SORGENTE DELLA SPIRITUALITÀ

1511 Marzo 2012

Basta una nevicata o una pioggia piùabbondante del solito per creare di-sagi e pericoli per la vita del cittadino

calabrese. Il terreno frana, le strade vengonocancellate, gli alberi cadono sdradicati, le abi-tazioni vengono messe in pericolo. Per ren-dersi conto di ciò basta visitare la periferia diCatanzaro, di Cosenza e provincia e di ReggioCalabria, senza contare i piccoli centri com-pletamente isolati.

Il dissesto idrogeologico della regione e',ormai, una costante, di cui le autorità si curanopoco, per ricordarsi solamente in occasione didisastri per piangere i morti e versare lacrimeinutili. La causa, al 95%, e' da attribuire al di-sboscamento indiscriminato, iniziato, nella re-gione, in lontane ere prima di Cristo conl'invasione dei Romani. Il disboscamento, inmaniera accentuata continua ai nostri giorni,senza alcun criterio di conservazione del terri-torio. Le frane si verificano, anche perchè,ormai, si costruisce sui burroni o sugli argini

dei fiumi, senza alcun criterio di tutela .I fiumiesondano perchè mai ripuliti. Da qui l'impor-tanza del Servizio di sorveglianza idrica re-gionale, che ancora non è stato attivato-

Eppure, basterebbe un programma concor-dato tra Regione Calabria, che ha in attivo 11mila forestali, gli enti locali, e la Guardia Fore-stale dello Stato per rimboschire, senza costieccessivi, ma con benefici enormi per il terri-torio sia dal punto di vista della conservazioneche da quello economico.

In Calabria, il bosco alligna in maniera egre-gia e può diventare una ricchezza se si tieneconto che, oggi, vi e' necessità, con le nuovetecnologia, di un enorme quantitativo di bio-masse. Inoltre, il bosco produce ricchezza, nonsolo per la produzione del legname, ma anchedal punto di vista turistico.

Basterebbe, quindi, un programmato inter-vento di rimboschimento per evitare le frane.Piantare macchia mediterranea ai marginidelle strade e, quindi, evitare che sprofondino

ad ogni fil di pioggia; piantare alberi attornoalle citta', per rinnovare l'aria con l'ossigeno;incrementare i boschi esistenti e renderli pro-duttivi sarebbe l'ideale.

Inoltre, la Calabria è ricca di fiumi, ai cuimargini alligna, se ben coltivato, il pioppo, ilche consentirebbe la produzione di carta, ria-prendo le cartiere chiuse, atteso che l'Italia im-porta carta, sopratutto dalla Polonia permilioni di euro.

Vincenzo De Virgilio

ADESSO PARLIAMO DI... dissesto idrogeologico

Nei giorni 10 e 11 febbraio si è svolto a Romaalla Domus Mariae,il XXXII ConvegnoBachelet sul tema: “Italia ed Europa nel

nuovo contesto mediterraneo’’.La prima sessione dei lavori è stata presieduta dal

prof.Gian Candido De Martin,Presidente del Consi-glio Scientifico dell’Istituto “Vittorio Bachelet”.

Dopo i saluti del presidente nazionale dell’AzioneCattolica,prof.Franco Miano,è intervenuto AndreaRiccardi nella veste di Ministro per la Cooperazioneinternazionale e l’integrazione.

Il Ministro ha detto che la “primavera araba”ha sor-preso tutti ,giacchè quei regimi sembravano infrangi-bili e la cosa più interessante è che i giovani arabichiedono meno corruzione,più diritti,più lavoro e piùgiustizia.Ha anche sottolineato che i cristiani sono im-portanti in Medio Oriente perché sono una garanziadi democrazia.Ciò che urge è colmare un fossato cul-turale e politico e non perdere mai la lucidità del pen-sare. La prof.ssa Francesca Maria Corrao,docente diLingua e cultura araba alla Luiss,ha trattato iltema:”Le rivoluzioni arabe e la transizione:i presup-posti culturali e i nuovi sviluppi”.

Il prof.Golini,docente di Demografia all’Università“ La Sapienza”,ha parlato della demografia come ele-mento chiave della transizione urbana e delle nuovegenerazioni.Secondo il prof.Golini il Mediterraneo èdiventato il nuovo “muro”anziché essere consideratoun elemento di sviluppo.Il lavoro dignitoso,nei paesiin via di sviluppo,è quello retribuito con due dollari algiorno.La vera sfida è conciliare uno sviluppo sincro-nico e diacronico dell’uomo e dell’umanità,che in brevesarà composta da nove miliardi di persone.

Il secondo ospite della tavola rotonda,Padre RaficE.Greiche,portavoce della Chiesa Cattolica in Egitto,ha offerto delle bellissime riflessioni sul futuro delmondo arabo,partendo dal conflitto Arabo Israeliano-Palestinese .

Padre Greiche ha detto di non temere un regimeislamico ,quanto piuttosto l’intolleranza.I cristiani

non possono tirarsi indietro ma devono lavorare contutti coloro che lottano per una società che rispetta idiritti umani e la libertà in tutte le sue forme.Il nu-mero delle persone che chiedono di convertirsi al cri-stianesimo è in aumento,ma sono rifiutate eperseguitate dalla società.L’Occidente ha sostenuto idittatori e poi li ha abbandonati,dimostrando di essersipreoccupato del petrolio piuttosto che dellagente.L’Europa,d’altra parte,sta perdendo la sua iden-tità culturale e non riesce ad essere significativa in ter-mini di dialogo culturale.Dovunque si trovino icristiani,in Libano,Egitto,Siria ,Iraq,Libia o Tunisia,la soluzione è unirsi in uno stato moderno con i mu-sulmani moderati.Il numero dei cristiani in MedioOriente si aggira sul 4% della popolazione e il pianodegli islamismi mira ad abbassare la percentuale allo0%.Questa è la ragione per cui è necessaria una rina-scita del cristianesimo a livello spirituale,teologico,pa-storale ed etico e ritornare a vivere secondo ilVangelo.Contemporaneamente occorre anche l’impe-gno sociale e politico.

Alle ore 19.00 S.E.Mons.Domenico Segalini ha ce-lebrato una S.Messa in memoria di Vittorio Bache-let,presenti i familiari.

La seconda sessione del Convegno,sabato 11 feb-braio,ha avuto per tema:”Quali risposte alle sfide lellademocratizzazione nordafricana?Il ruolo dell’Europae dell’Italia”.

Il prof.joeph Mifsud,Presidente dell’UniversitàEuro-Mediterranea di Portorose (Slovenia),ha dettoche sinora ci sono state troppe parole ,mentre urge pas-sare ai fatti e il dialogo vero può essere il ponte deifatti.Occorre puntare su tre aree:la democratizza-zione,la cooperazione con la società civile la crescitaper uno sviluppo economico giusto ed equo.Necessitaanche una vera sinergia da trovarsi a livello nazio-nale,europeo,istituzionale.Le impresedevono investirenella formazione:serve non solo alta forazione ,maanche formazione tecnica di base.Propone un Erasmusmundi con tre aree:Nord-Sud,Sud-Nord,Sud-Sud.

Khaled Fouad Allam ,prof.di Sociologia dell’emi-grazione all’Università di Trieste,si è chiesto che fineha fatto l’umanesimo europeo.L’Islam non va vistocome un mostro ma come qualcosa che sta cambiandoe va accompagnato:il processo di democratizzazionerichiede tempi lunghi e deve passare per la cultura.Bi-sognerebbe creare nuovi organismi capaci di favorirela conoscenza tra diversi..

Il prof.Cataldi auspica una vera solidarietà intra-comunitaria ed extracomunitaria.

Per Mons.Perego,Direttore Generale della Fonda-zione Migrantes,serve più cooperazione ma nell’otticadella condivisione e il dialogo dev’essere la parola d’or-dine.Educare a non aver paura dell’incontro e creareluoghi d’incontro con mezzi poveri.Lampedusa è statoun segno di come la politica doveva essere ripensata.Iprogrammi di vicinato non erano diventati pro-grammi di prossimità.

Significativa è stata la testimonianza di Padre Ste-fano Nastasi, parroco di Lampedusa, la cui comunitàè stata coinvolta nell'accoglienza. Questa esperienzaha aiutato a capire che la cosa più importante da do-nare era il sorriso e il rispetto dell'altro.

Clotilde Albonico

Convegno Bachelet: “Italia ed Europa nel nuovo contesto mediterraneo’’

1611 Marzo 2012

Un’occasione significativa per una rifles-sione profonda sul senso ed il signifi-cato della sofferenza e del prendersi

cura dei malati facendo incontrare medici, ope-ratori sanitari, docenti, ricercatori, studenti, pa-zienti e famiglie: con questo spirito si è svoltamercoledì scorso presso il Campus dell’Univer-sità Magna Graecia un’iniziativa promossa dal-l’Ateneo di Catanzaro insieme al PontificioConsiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pasto-rale della Salute) e inquadrata nelle manifesta-zioni inerenti la Giornata Mondiale del Malato,istituita nel 1992 al fine di sensibilizzare alla ne-cessità di assicurare la migliore assistenza agli in-fermi, aiutare a valorizzare la sofferenza,richiamare l'importanza della formazione spiri-tuale e morale degli operatori sanitari.

La malattia suscita sempre domande esisten-ziali; interrogativi che restano umanamente senzarisposta tant’è che il soffrire rimane un enigmaimperscrutabile alla ragione dell’uomo, ma com-prensibile con gli occhi della fede. Il Beato Gio-vanni Paolo II è l’icona di quella sofferenzavissuta e testimoniata con amore e dignità. E’stato questo il filo conduttore degli interventi deidue autorevoli rappresentanti della Santa Sedeche sono intervenuti: Mons. Zygmunt Zimowski,Presidente del Pontificio Consiglio per gli Ope-ratori Sanitari (per la Pastorale della Salute) eMons. Krzysztof Nykiel, Officiale della Congre-gazione della Dottrina della Fede e Consultoredel Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.

Mons. Zimowski ha tenuto una “lectio magi-stralis” sul tema “La sofferenza nel Beato Gio-vanni Paolo II”; la “lectio” è stata preceduta daisaluti istituzionali del Rettore dell’UniversitàMagna Graecia, Prof. Aldo Quattrone, e dall’in-troduzione di Mons. Nykiel su: “Il magistero delPontefice Benedetto XVI sulla sofferenza”. Hamoderato i lavori il Dottor Giuseppe Soluri, Pre-sidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria.Presenti l’Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, e il Prefettodi Catanzaro, Antonio Reppucci.

Il Rettore Aldo Quattrone ha sottolineato ilruolo importante dell’Università quale centro checoniugando insieme la formazione, la ricerca e lacura deve tendere la propria missione ad alleviarele sofferenze dei malati. “La sofferenza – ha spie-gato il Rettore Aldo Quattrone – la vediamo ognigiorno e la vedo forte in quelle malattie che in-gabbiano il corpo mentre la mente è ancora lu-cida. La sofferenza l’ho vista nel viso di SalvatoreVenuta, il primo Rettore dell’Ateneo, mentrecombatteva la malattia negli ultimi mesi della suavita; a lui dobbiamo questo bellissimo Campus, alui dobbiamo la nascita della Fondazione Cam-panella destinata allo studio, la ricerca e la curadelle malattie oncologiche. Noi vogliamo chequesta fondazione viva diventando punto di ri-ferimento della sanità in Calabria”.

Citando un aforisma di Giuseppe Ungaretti,“non mi lasciare sofferenza, resta”, il Rettore AldoQuattrone ha evidenziato come la sofferenza nonsia solo dolore ma anche uno stato d’animo, una

tensione, uno stimolo a migliorare il proprio ope-rato, ad aiutare il nostro prossimo.

Mons. Nykiel ha spiegato il magistero di Bene-detto XVI, che si pone in continuità con il BeatoGiovanni Paolo II, legando la sofferenza alla ca-rità al mettersi in cammino verso il prossimo.

“La sofferenza – ha detto Mons. Nykiel - faparte del mistero stesso della natura umana e nonè nelle nostre possibilità eliminarla dal mondo. Sesi può contare sui samaritani di oggi si può sof-frire di meno. Accettare l’altro che soffre significaassumere la sua sofferenza cosicché diventi anchepropria. Ricerca e formazione sono importantiper la salute. L’uomo è il fine ultimo della scienzae della ricerca; la scienza illuminata deve essere alservizio dell’uomo e della vita”.

Mons. Zimowski, aprendo la “lectio magistra-lis” ha voluto sottolineare l’importanza di incon-tri che vedano coinvolti tutti gli operatori sanitaried ha espresso la sua gratitudine per l’invito in“questa Università giovane ma già molto presti-giosa”.

“La sofferenza – ha spiegato Mons. Zimowski– è un tema universale che accompagna l’uomo,coesiste con l’uomo. L’umana sofferenza – haproseguito citando Giovanni Paolo II - ha rag-giunto il suo culmine nella Passione di Cristo edè entrata in una dimensione nuova e in un nuovoordine: è stata legata all’amore, la sofferenza cioè

vista come quell’amore che crea il bene ricavan-dolo dal male”. Ha ricordato l’immagine di Gio-vanni Paolo II, che durante il venerdì santo primadella morte, era aggrappato alla croce, mostrandoal mondo la sua umana sofferenza. “Egli nel suopontificato predicava la croce di Cristo, segnodella saggezza e dell’amore di Dio, e della spe-ranza per il futuro. Abbiamo tutti il dovere di cir-condare di amore tutti i malati e i sofferenti.Giovanni Paolo II era malato tra i malati, soffe-rente tra i sofferenti, di fronte ad ogni sofferenterimaneva in contemplazione perché i malati e gliinfermi insegnano che la debolezza è una partecreativa della vita umana e che non fanno perderela dignità umana”.

Mons. Zimowski ha tenuto ha ringraziare glioperatori sanitari in quanto – ha detto – “sono idifensori della vita umana”. Ha ricordato che c’èuna grande attenzione del Pontificio Consiglioche presiede per il settore della salute; nel mondola Chiesa opera con 120mila strutture sanitarie, adimostrazione dell’importante azione che vienerealizzata nei Paesi più poveri.

“Parlando dei malati - ha concluso Mons. Zi-mowski - pensiamo agli ospedali, ma dobbiamoricordare che molti malati sono nelle case. Ai ma-lati dobbiamo far sentire la vicinanza materiale espirituale dell’intera comunità. E’ importante nonlasciarli nell’abbandono e nella solitudine men-tre si trovano ad affrontare un momento tanto de-licato della loro vita”.

Al termine della “lectio” Mons. Zimowski haconsegnato le medaglie del buon samaritanoall’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons.Vincenzo Bertolone, e al Rettore Aldo Quattrone.

Mons. Zimowski ha visitato poi i reparti delPoliclinico Universitario e della Fondazione Tom-maso Campanella, incontrando pazienti e fami-liari, ed ha benedetto le nuove strutture sanitariedel Campus.

Vittorio Scerbo

Ateneo di Catanzaro e Santa Sede insiemeper le iniziative inerenti la Giornata Mondiale del Malato

Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari,ha tenuto una “lectio” sulla sofferenza nel Beato Giovanni Paolo II