Capitolo Secondo POTERE DI MERCATO E BENESSERE SOCIALE Un confronto fra sistema monopolistico e...

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Capitolo Secondo POTERE DI MERCATO E BENESSERE SOCIALE Un confronto fra sistema monopolistico e sistema concorrenziale Dipartimento di Giurisprudenza – Classe LM63 “Scienze delle pubbliche amministrazioni e delle organizzazioni complesse”

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Capitolo Secondo

POTERE DI MERCATO E BENESSERE SOCIALE

Un confronto fra sistema monopolistico e sistema concorrenziale

Dipartimento di Giurisprudenza – Classe LM63“Scienze delle pubbliche amministrazioni e delle organizzazioni complesse”

Corso di Economia Politica, prof. F.BoffaDa “Antitrust – Economia e politica della concorrenza”, Motta-Polo

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Cos’è il potere di mercato?

In un mercato concorrenziale è la capacità di aumentare, con profitto, il prezzo di riferimento

adottato dalle imprese.

Assunto che si parta da una condizione in cui P=Cma, tanto più grande è il potere di mercato

dell’impresa tanto più arriveremo ad una condizione in cui P>Cma, pertanto ∏= P-Cma.

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Nel mercato monopolistico troviamo estremizzato questo concetto di potere di

mercato in quanto l’unica impresa esistente è libera di porre il prezzo più vicino alla

massimizzazione dei suoi profitti.

QUALI SONO LE RIPERCUSSIONI DI QUESTE DUE DIVERSE REALTA’ SUL BENESSERE SOCIALE?

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Generalmente emerge l’esistenza di una relazione inversa tra

POTERE DI MERCATO e BENESSERE SOCIALE.

Ciò comporta che tanto più un’impresa, sia nel mercato monopolistico sia in quello

concorrenziale, si adopererà per massimizzare i suoi profitti, tanto più verrà diminuendo il

benessere sociale.

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L’impresa monopolistica è il soggetto economico che, per definizione, cercherà di massimizzare il suo profitto. Nel realizzare questo intento si troverà ad affrontare tre

tipologie di inefficienze:

•Inefficienza allocativa•Inefficienza produttiva•Inefficienza dinamica

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INEFFICIENZA ALLOCATIVA NEL MONOPOLIO

Rappresentazione grafica della perdita di benessere sociale nel mercato monopolistico rispetto a quello concorrenziale.

Pm: prezzo praticato dal monopolistaPc: prezzo praticato dall’impresa concorrenzialeC: costo marginaleQm: quantità venduta dal monopolistaQc: quantità venduta dall’impresa concorrenziale

Dato che: pm>c

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Graficamente possiamo facilmente osservare che:-Nel mercato concorrenziale pc = c

pcOS = Benessere sociale ≡ Surplus consumatori ∏c = 0

-Nel mercato monopolistico pm > c

pcORT = Benessere sociale ( = pmpcTR + OpmR; Benessere impresa + Benessere consumatore)

La perdita netta di benessere per il monopolista è RST data da: OpcS – OpcTR

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Attività di rent-seeking

Con questa terminologia si descrive il fenomeno per il quale i monopolisti utilizzano i loro profitti per incentivare attività lobbistiche volte ad influenzare il potere pubblico verso la creazione di un monopolio legale e quindi ottenere maggior potere di mercato.

La peculiarità di tale fenomeno è l’essere finanziato con profitti del monopolista che potrebbero essere utilizzati in maniera più produttiva.

-Spese improduttive-Maggiore perdita benessere sociale

Posner (1975) teorizza che, generalmente, le risorse investite in queste attività corrispondono ai profitti di monopolio (pmpcTR)

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INEFFICIENZA PRODUTTIVA NEL MONOPOLIO

Rappresentazione grafica dell’ulteriore perdita di benessere sociale qualora l’impresa utilizzi una combinazione di fattori produttivi diversa da quella che minimizza i costi di produzione.

-Nel mercato concorrenziale pc = c

OSpc = benessere sociale

-Nel mercato monopolistico c'>c

OR’Vpc'= benessere sociale

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Perdita benessere sociale nel monopolio:(R'ST' + Pc'VT'Pc) > RST (Ineff. All.)

R'RTPcPc'V = Inefficienza aggiuntiva generata dalla non massimizzazione dell’apparato produttivo.

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Perché ci si dovrebbe aspettare che il monopolio sia meno efficiente?

Mancanza di concorrenza genera meno pressione sull’azienda. [Nickell]

Maggior potere di mercato genera meno produttività. [Nickell]

“Slack Manageriale” – “Modello di Schmidt”. Effetto da minaccia di liquidazione Quota profitti

“Selezione darwiniana nella concorrenza” .[Olley, Pakes]

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INEFFICIENZA DINAMICA

Presupposto: L’impresa introduce prodotti o processi di

produzione nuovi.

Questione:La concorrenza spinge le imprese a spostare il

livello d’efficienza produttiva più avanti?

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Situazione nel monopolio pre-innovazione

F = Costo fissoCa = Costo marginale

∏a = Profitto

Situazione nel monopolio post-innovazione

F = Costo fissoCb < Ca

∏b = Profitto

L’impresa monopolista deciderà di adottare l’innovazione solo al verificarsi della condizione:

∏b - ∏a > F

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Situazione in concorrenza pre-innovazione

F = Costo fissoCa = Costo marginale

P = Ca∏a = 0

Situazione in concorrenza post-innovazione

F = Costo fissoCb < Ca∏b > 0

L’impresa concorrenziale deciderà di adottare l’innovazione solo al verificarsi della condizione:

∏b > F

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In definitiva il doversi verificare di unacondizione più rigida nel caso di monopolio,

essendo considerato solamente il profittoaggiuntivo che si viene a generare, produrrà nelmonopolista minori incentivi ad investire per le

Innovazioni.

Condizione che lo rende dinamicamenteinefficiente.

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R&SCosa la incentiva?

Concorrenza Potere di mercatoSpinta a migliorarsi Beneficio ex-post

Sono elementi apparentemente incontraddizione poiché non c’è teoria unificata ed univoca in

materia:

• Concorrenza Convenienza ex-ante• Monopolio Convenienza ex-post

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Perchè si investe?

L’esistenza di un certo grado di potere di mercato (profitti) incentiva le imprese ad

investire, ad usare tecnologie più efficienti e migliorare la qualità dei prodotti.

Il ruolo delle politiche pubbliche è fondamentale nel sostenere le imprese ad innovare senza

eliminare e ridurre il potere di mercato.

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Le imprese potrebbero non innovare, con effetti negativi sul benessere sociale, qualora si

accorgessero che l’intento del governo sia quello di promettere loro, in un primo momento, di

poter beneficiare dei loro investimenti, per poi rimangiarsi la promessa.

La soluzione a questo problema è il raggiungimento di un accordo ( Commitment)

attraverso due istituti:- Le leggi sui brevetti- Leggi sul divieto di riproduzione e del marchio di fabbrica

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Le leggi sui brevetti rappresentano un modo per non espropriare ex post un’impresa che innova, tutelandola per un certo periodo di tempo.

Una protezione troppo ampia potrebbe scoraggiare le altre imprese ad innovare.

Una protezione troppo limitata porterebbe l’impresa rivale ad aggirare il brevetto anche con una

piccola innovazione.

Le leggi sul divieto di riproduzione e del marchio di fabbrica assicurano che un prodotto o una marca

famosi non siano usati da un’altra impresa, a meno che non esista un accordo con l’impresa titolare di

diritti.

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Un limite dell’incentivo ad innovare è il caso in cui le imprese potrebbero essere scoraggiate

nell’affrontare investimenti qualora si ritrovino a dover dividere le loro attrezzature con i

concorrenti, rappresentando quindi una lesione dei diritti di proprietà.

Si parla in questo caso di Essential facilities, ovvero di qualsiasi imput che risulti

indispensabile a tutte le imprese e che non sia duplicabile.

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L’essential facilities deve essere:

•Condivisibile: utilizzato contemporaneamente dal proprietario e dai concorrenti, senza che il primo debba rinunciare alla sua attività;•Essenziale: non ci devono essere sostituti tali da consentire l’attività economica anche senza l’imput stesso;•Non duplicabile: non deve produrre un imput alternativo che svolga le medesime funzioni.

L’obiettivo che si dovrebbe raggiungere è il giusto bilanciamento tra il desiderio di promuovere la concorrenza

e il mantenimento degli incentivi all’investimento.

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Le Autorità di settore possono operare un controllo sui prezzi praticati dalle imprese.

L’art 82 del TUE e l’art 3 della legge italiana 287/90 prevede che le autorità possano

intervenire nel caso in cui i prezzi siano «troppo alti». DECISIONE PERICOLOSA per due

ragioni:

• Arbitrarietà dell’autorità• Ingiustificata punizione

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Un’ impresa può praticare prezzi di monopolio per tre ragioni:

• Risultato di un comportamento illecito nel passato come atteggiamento predatorio. In questo caso l’Autorità garante non dovrebbe punirla per prezzi alti ma per violazione di legge;•Barriere all’entrata legali che impongono una regolamentazione del settore e impediscono di operare;•Ricompensa per i suoi investimenti.

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PUO’ LA CONCORRENZA LIMITARE IL POTERE DI MERCATO?

La « teoria dei mercati contendibili», proposta nel 1982, analizza gli effetti che le imprese che entrano sul mercato hanno sul monopolista,

spiazzandolo con prezzi più bassi per poi uscire prima che quest’ultimo sia in grado di reagire.

Concorrenza potenzialeIl risultato di questa teoria è che l’impresa

incumbent non fisserà il prezzo di monopolio ma quel prezzo che basta a coprire il costo medio.

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Quando in un mercato c’è piena libertà di entrata l’unico equilibrio possibile è fissare un prezzo pari

al costo medio:P = c + f/q

Se il monopolista praticasse un prezzo superiore al costo medio avrebbe più profitti, favorendo

l’ingresso di altre imprese che venderebbero ad un prezzo più basso in modo da conquistare tutta la

domanda. Quindi quello sopra descritto rappresenta

l’equilibrio, con il vantaggio che il monopolista continuerebbe ad essere l’unica impresa, senza

duplicazione di costi e conseguendo un’efficienza produttiva.

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Nel raggiungere questo risultato si possono incontrare due problemi:

• Le imprese possono non essere in grado di modificare velocemente i prezzi;• La natura dei costi fissi f = F/T (F = Investimento e T = Tempo). Il potenziale entrante guadagnerà i profitti nel periodo in cui rimane nel mercato, ma quando il monopolista abbassa i prezzi fino ad eguagliare quelli dell’entrate, quest’ultimo uscirà. Per coprire la quota di costo fisso l’entrante dovrà rivendere l’impianto al valore residuo (T-1)f Costi recuperabili

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Quando i costi fissi sono irrecuperabili, ci troviamo in un mercato in cui ci sono imprese

stabili (equilibri di lungo periodo). In questo contesto, nel valutare la relazione che

intercorre tra il numero delle imprese, N, e i prezzi, le quantità e gli equilibri di lungo periodo

possiamo parlare di:-Effetto prezzo = al crescere del n° di imprese la concorrenza diviene più intensa, portando ad una caduta dei prezzi di equilibrio;- Effetto quote di mercato = la produzione individuale si contrae all’aumentare del n° di concorrenti.

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Un alto numero di imprese sul mercato:•Crea una caduta di profitti guadagnati sul mercato dalle imprese attive, dovuta alla combinazione dell’effetto prezzo ed effetto quote di mercato;•Destabilizza il cartello rendendo difficile il controllo reciproco e aumentando gli incentivi a deviare. Avremo profitti più alti se le imprese colludono e profitti più bassi quando la concorrenza si fa più intensa.

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Nel momento in cui un’impresa decide di entrare nel marcato sostiene un costo fisso e irrecuperabile

F, necessario per operare in modo efficiente. Se aumentano il n° d’imprese i profitti si riducono. Il processo di entrata si arresterà quando il N° di

imprese sarà tale per cui l’entrata di un’altra impresa comporterebbe l’impossibilità di coprire i costi irrecuperabili ( Costi endogeni = costi per le

caratteristiche delle tecnologie) .Una crescita di mercato determina una crescita di

profitti e del n° di imprese, portando ad una riduzione di prezzi e facendo così aumentare la domanda e quindi intensificare la concorrenza

(Concorrenza perfetta).

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I costi fissi esogeni si differenziano da quelli endogeni, in quanto non sono legati alle

caratteristiche della tecnologia ma alle scelte strategiche delle imprese (pubblicità, ricerca e

sviluppo). In questo caso, un mercato di dimensioni e profitti maggiori aumenta l’incentivo delle imprese ad investire, sostenendo costi fissi irrecuperabili, che aumentano insieme ai

profitti, senza che si crei spazio per l’entrata di nuove imprese.

PROPRIETA’ DI FINITEZZA

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FRIZIONI NELLA MOBILITA’ DELLA DOMANDA

Possiamo distinguere due sistemi economici che limitano la perfetta mobilità della domanda:

• Switching Costs: Costi che sorgono qualora un consumatore decida di cambiare fornitore o marca di un prodotto che utilizza;• Effetti di Rete: I consumatori derivano la loro utilità dal n° di altri consumatori che scelgono lo stesso prodotto.

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Esaminando il fenomeno degli Switching Costs possiamo notare come il passaggio da un fornitore

all’altro comporti dei Costi di transazione e dei Costi di apprendimento.

Gli Switching Costs abbassano la concorrenza in quanto i nuovi entranti impiegheranno molto

tempo per sottrarre quote di mercato all’incumbent, a causa della fedeltà dei suoi

consumatori. Questo è dimostrato soprattutto quando le imprese interagiscono per più periodi fissando prezzi più alti

e sfruttando la base di clienti che ha nel tempo presente.

DANNO PER IL BENESSERE SOCIALE

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Gli Effetti di rete costituiscono un altro limite alla perfetta mobilità dei consumatori, quando

quest’ultimi hanno acquistato tutti lo stesso bene, e rappresenta per le imprese entranti un

impedimento alla conquista della domanda di mercato.

Gli effetti rete sono di due tipi:• Reti fisiche: l’utilità di un individuo, associata al consumo di un bene, aumenta direttamente all’uso che altri consumatori fanno di quel bene ;• Reti virtuali: l’utilità dell’individuo aumenta indirettamente.

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Si può concludere, distinguendo tra perfetta mobilità della domanda e mancato coordinamento tra i consumatori, con due tipologie di equilibrio:

•Equilibrio d’entrata: L’entrante entra, facendo prezzi più bassi, e tutti i consumatori scelgono la sua rete ; •Equilibrio di persistenza del monopolio: I consumatori non riescono a coordinarsi per un risultato efficiente e restano fermi all’impresa incumbent, consentendo a quest’ultima di estrarre tutto il surplus dei consumatori.

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L’equilibrio nel primo caso:

L’impresa incumbent non ha incentivo a ridurre i suoi prezzi perché riporterebbe delle perdite.

L’impresa entrante non ha incentivo ad aumentare i suoi prezzi poiché altrimenti perderebbe la

domanda;L’equilibrio nel secondo caso;

L’impresa incumbent non ha incentivo a cambiare il suo prezzo perché sta guadagnando profitti di

monopolio. L’impresa entrante non ha incentivi a deviare poiché se entrasse non riuscirebbe a

coprire i suoi costi fissi.