CAPITOLO I - La biografia di Baden Powell · L’alpinismo: il senso di una ... III.3.2.2 Il mental...

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INDICE INTRODUZIONE …………………………………………………………………………………. …..…p.5 I CAPITOLO LA BIOGRAFIA DI BADEN - POWELL ……………………………………….……………. p.7 I.1 I primi cinquant’anni …………………………………………….………………………………p.7 1.1.1. Il senso di una vita ……………………………………………………………………………….p.7 I.1.2. Le origini ………………………………………………………………………………………………. p.8 I.1.3. La nascita e i primi anni ………………………………………………………………….…… p.8 I.1.4. La scuola ………………………………………………………………………………………………. p.9 I.1.5. La carriera militare ………………………………………………………………………………..p. 9 I.1.6. In Africa …………………………………………………………………………………………….….p.10 I.1.7. In India: Lo scouting ………………………………………………………………………….. p.10 I.1.8. In Sud Africa: Mafeking ……………………………………………………………………… p.11 I.2 Ho vissuto una doppia vita ………………………………………………………………. p. 14 I.2.1. Il primo campo scout: Brownsea ……………………………………………………….. p.14 I.2.2. Il decollo dello scoutismo – la promessa scout …………………………………..p.15 I.2.3. Il raduno del Crystal Palace: l’appoggio della monarchia britannica .. p.17 I.2.4. Le girl scout ………………………………………………………………………………………… p.17 I.2.5. Evoluzione del movimento scout ………………………………………………………. p. 18 1.2.6. Una vita solo per gli scout ………………………………………………………………… p. 19 I.2.7. Il matrimonio – la famiglia ……………………………………………………………….. p. 20 I.2.8. Gli scout nella rapida evoluzione storico – sociale dopo la Grande Guerra .. p. 20 I.2.9. Il primo raduno mondiale: Jamboree……………………………………………….. p. 21 I.2.10 I continui viaggi intorno al mondo………………………………………………………p.22 I.2.11. Baden – Powell lord di Gilwell ………………………………………………………… p. 24 I.2.12. Lo scoutismo e i regimi totalitari del Novecento ……………………………. p.25 1

Transcript of CAPITOLO I - La biografia di Baden Powell · L’alpinismo: il senso di una ... III.3.2.2 Il mental...

INDICE

INTRODUZIONE …………………………………………………………………………………. …..…p.5

I CAPITOLO

LA BIOGRAFIA DI BADEN - POWELL ……………………………………….……………. p.7

I.1 I primi cinquant’anni …………………………………………….………………………………p.7

1.1.1. Il senso di una vita ……………………………………………………………………………….p.7

I.1.2. Le origini ………………………………………………………………………………………………. p.8

I.1.3. La nascita e i primi anni ………………………………………………………………….…… p.8

I.1.4. La scuola ………………………………………………………………………………………………. p.9

I.1.5. La carriera militare ………………………………………………………………………………..p. 9

I.1.6. In Africa …………………………………………………………………………………………….….p.10

I.1.7. In India: Lo scouting ………………………………………………………………………….. p.10

I.1.8. In Sud Africa: Mafeking ……………………………………………………………………… p.11

I.2 Ho vissuto una doppia vita ………………………………………………………………. p. 14

I.2.1. Il primo campo scout: Brownsea ……………………………………………………….. p.14

I.2.2. Il decollo dello scoutismo – la promessa scout …………………………………..p.15

I.2.3. Il raduno del Crystal Palace: l’appoggio della monarchia britannica .. p.17

I.2.4. Le girl scout ………………………………………………………………………………………… p.17

I.2.5. Evoluzione del movimento scout ………………………………………………………. p. 18

1.2.6. Una vita solo per gli scout ………………………………………………………………… p. 19

I.2.7. Il matrimonio – la famiglia ……………………………………………………………….. p. 20

I.2.8. Gli scout nella rapida evoluzione storico – sociale dopo la Grande Guerra .. p. 20

I.2.9. Il primo raduno mondiale: Jamboree……………………………………………….. p. 21

I.2.10 I continui viaggi intorno al mondo………………………………………………………p.22

I.2.11. Baden – Powell lord di Gilwell ………………………………………………………… p. 24

I.2.12. Lo scoutismo e i regimi totalitari del Novecento ……………………………. p.25

1

I.2.13. Baden – Powell mediatore di pace …………………………………………………… p.26

I.2.14. Gli ultimi anni in Kenia ……………………………………………………………………….p.27

II CAPITOLO

SCOPRIRE DIO NELLA NATURA – Il ruolo della Natura nel pensiero,

nell’attività e nell’opera di Baden – Powell …………………………………………..p.28

II.1. Il magistero della natura ………………………………………………………… ……..p.28

II.1.1. L’amore per la natura in alcuni messaggi significativi rivolti agli scout …….. p. 28

II.1.2. Spunti naturalistici nell’opera di Baden – Powell ……………………………….p.29

II.1.3. L’opera di Baden – Powell riflette il senso della natura educatrice. Alcuni

esempi …………………………………………………………………………………………………………….p.31

II.1.4. La Natura come sfida oggettiva ……………………………………………………….. p.33

II.1.4.1. L’alpinismo: il senso di una nuova libertà …………………………..p.34

II.1.5. La Natura come modello di vita ……………………………………………………….. p.36

II.1.6. L’educazione tramite lo studio della natura …………………………………….. p.36

II.1.6.1. La formazione del carattere a contatto con la Natura ………. p.37

II.1.6.2. La natura per la salute fisica ……………………………………………. p. 43

II.1.6.3. L’abilità manuale: imitare e sfruttare la natura ………………… p.44

II.1.6.4. Servire gli altri……………………………………………………………………….p.45

II.2 SCOPRIRE DIO ATTRAVERSO LA NATURA ……………………..………………p.46

II.2.1. Dalla natura al senso di Dio ……………………………………………………………….

p.46

II.2.2. La religione dei boschi: la miglior forma di educazione …………………… p.48

II.2.2.1. La religione naturale …………………………………………………………… p.49

II.2.2.2. Obiezioni sulla religione dei boschi ……………………………………..p.50

2

II.3. UN’ESPERIENZA PERSONALE DI RICERCA DI DIO ATTRAVERSO LA

NATURA ………………………………………………………………………………………………..…… p.52

II.3.1. Non seppelliamo la nostra personalità ……………………………………………. p.52

II.3.2. “Il mio schema” della ricerca di Dio nella natura ………………………….. p.52

III.3.2.1. Silenzio, deserto, meditazione: dalla schiavitù alla Terra

promessa per una nuova identità …………………………………… p.54

II.3.3. Attenzione al rischio romantico! …………………………………………………….. p.55

III CAPITOLO

ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI BADEN – POWELL – pag. 57

III.1.1 Premessa storica importante: la diffusione dello scoutismo in Italia ……. p.57

III.1.2.1. Gli albori dello scoutismo: A.S.C.I e C.N.G.E.I ………………….p.58

III.1.2.2. Nasce il C.N.G.E.I …………………………………………………………….. p. 60

III.1.2.3. Nasce l’A.S.C.I…………………………………………………………………… p. 61

III.1.2.4. Il governo fascista……………………………………………………………… p.62

III.1.2.5. La rinascita del 1944 ……………………………………………………….… p.63

III.1.2.6. Il rischio di una disgregazione …………………………….……………..p.64

III.1.2.7. Nuove consapevolezze e nuovi orizzonti ………………. p.65

III.1.2. Lo scoutismo: un metodo di educazione globale …………………………… p. 66

III.1.3. Lo scoutismo e la religione: la posizione della F.S.E…….……………….…p.66

III.1.4. La religione come “coronamento” dell’attività scout………………………..p.69

III.1.5. Il senso della tolleranza religiosa presso lo scoutismo F.S.E……………p.69

III.2. IL METODO SCOUT NEI DOCUMENTI PONTIFICI ……………………. p. 72

III.2.1. Attualità dell’educazione della volontà e formazione del Carattere: “Mettersi in

cammino” ………………………………………………………………………………………………….…………………p. 72

3

III.2.2. La centralità del fanciullo nel processo educativo: attualità

dell’educazione come autoeducazione …………………………………… …p. 75

III.2.3. Attualità dello scoutismo come educazione spirituale alla

fratellanza, alla pace…………………………………………………………………….. .p.78

III.2.4. L’attenzione per il mondo femminile …………………………………………..p. 79

III.3 IL METODO SCOUT COME MODELLO DI EDUCAZIONE ……… ..p. 80

III.3.1. Mens sana in corpore sano ……………………………………………………….. .p. 80

III.3.2.1 I diritti di un giovane all’esercizio fisico ………………………….p. 81

III.3.2.2 Il mental Training …………………………………………………………….p. 82

III.3.2. Il processo di apprendimento come condivisione di obiettivi

e metodi (“strade”) per raggiungerli ……………………………………………….p. 83

III.3.2.1. Il metodo scout come guida verso un comportamento

“assertivo” ……………………………………………………………………………………… p.84

III.3.3. La progressione educativa: verso il portfolio delle abilità ……………..p.85

III.3.4. Lo scoutismo come modello di sana competizione tra pari e

di utile differenziazione dell’apprendimento…………………………………… p.87

CONCLUSIONE …………………………………………………………………………………………. p. 88

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI………………………………………………………………..p.91

4

INTRODUZIONE

Il valore di un lavoro di ricerca sta, ad uno sguardo oggettivo, nell’attenta

analisi delle voci in cui esso si articola nella sua complessità ; elemento che

aiuta lo studioso ad approfondire un tema, nel tentativo, spesso gratificante, di

coglierne le linee portanti e di giungere a una sintesi conoscitiva più ampia.

Ma soprattutto sta nel confrontare quanto si viene apprendendo con il proprio

vissuto, nel fare emergere delle relazioni profonde che lo illuminano

diversamente, rafforzandolo, dandogli un significato nuovo.

Confronto la mia esperienza di ricerca di Dio attraverso la natura con quella che

Baden – Powell viene definendo come religione naturale, spogliata dalle

sovrastrutture del culto che la « vestono », nei diversi contesti socio – culturali,

di una sua fisionomia specifica. Mi interrogo sul mio essere religioso a contatto

con la natura. Ringrazio, per questo, il contributo delle tante letture effettuate

per svolgere il presente lavoro.

Ne nasce un’immagine più chiara della mia ricerca di esistenza autentica;

avverto un profondo legame tra quanto Baden – Powell suggerisce e il mio

modo di interpretare la realtà della natura, dell’uomo immerso in essa, che può

fruire del massimo bene se ne conosce e rispetta le leggi, ma anche se ne

contempla le bellezze e i misteri.

Queste le motivazioni profonde di una scelta. E nello sviluppo del lavoro, si è

sviluppato l’interesse crescente per una dimensione educativa nuova che mi si

poneva di fronte, quasi sfuggente nella sua dinamicità.

Ho affrontato lo studio di Baden – Powell e dell’attualità del suo messaggio,

mettendomi nell’ottica di ricostruire la sua personalità, il contesto storico in cui

egli è vissuto e ha operato, per cogliere quanto vi fosse di trasversale,

universalmente valido.

5

Nel primo capitolo presento le vicende della sua vita, cogliendo i sottili rapporti

che legano l’autore alla sua famiglia, all’ambiente, al tempo storico.

Soprattutto mi ha incuriosito scoprire fin dall’infanzia la sua vocazione per una

vita a contatto con la natura, più attenta a valorizzare gli aspetti della curiosità

e della scoperta che ad apprendere nozioni staccate e fredde.

Il mio intento è anche di sottolineare il legame profondo tra la sua prima

attività di alto ufficiale e la seconda parte della sua vita, rivolta ai giovani.

Nel secondo capitolo tratto il tema della Natura come via per la scoperta di Dio.

Articolo il lavoro in tre parti: nella prima affronto il motivo del “magistero della

natura”: la natura come educatrice. Traggo spunto dalla sua produzione, di cui

riporto molti esempi. Nella seconda parte affronto il tema della contemplazione

delle bellezze del Creato come momento privilegiato per cogliere il senso di Dio.

Approfondisco in particolare il discorso, ricorrendo direttamente all’opera

dell’autore. Nella terza parte riferisco la mia personale esperienza del rapporto

Natura – Dio, attualizzando e personalizzando così la mia ricerca.

Il terzo capitolo è focale per cogliere gli aspetti di attualità del pensiero e

dell’opera di Baden - Powell: attraverso il ricorso alla storia italiana del

movimento scout, che ne valorizza l’importanza e lo sviluppo; attraverso la

voce dei Pontefici che, da Pio XI a Giovanni Paolo II, ne hanno apprezzato gli

stimoli educativi; attraverso le conoscenze pedagogiche e psicologiche che

possiedo e che lo giustificano pienamente.

Il criterio che ho seguito nella stesura del mio lavoro è stato quello di “far

parlare i test”: frequenti citazioni, infatti, tratte dall’opera di Baden - Powell,

per altro ricchissima, possono offrire un commento ben migliore delle mie brevi

note.

6

I CAPITOLO

LA BIOGRAFIA DI BADEN POWELL

I.1 I primi cinquant'anni

I.1.1. Il senso di una vita

« La mia vita è stata intensamente felice, non solo nella mia cerchia familiare

ma anche nel mondo di fuori…Guardando ai

miei ottant’anni mi rendo conto quanto sia

breve la vita e assurde le ostilità politiche e

belliche.

La cosa più sensata è cercare di portare un

po’ di felicità nella vita degli altri » 1

Se si vuol comprendere appieno lo Scautismo

bisogna conoscere qualche cosa dell'uomo che fondò il Movimento scout, una

delle personalità più genuinamente dotate di spirito giovanile che mai siano

vissute, Lord Baden-Powell di Gilwell, Capo Scout del mondo, affettuosamente

conosciuto da tutti gli Scouts come B-P.

Non sono stati molti, infatti, gli uomini che hanno avuto una vita movimentata

e avventurosa come la sua. Dopo una lunga carriera nell'esercito inglese come

ufficiale coloniale, che lo portò prima in India e poi in Africa, Baden Powell,

all'età di 50 anni si lanciò, con entusiasmo ed energia, nell'organizzazione dello

Scautismo che, nel giro di pochi anni, divenne un grande movimento giovanile

diffuso in tutto il mondo.

I.1.2. Le origini1 Dal messaggio di addio che Baden-Powell inviò alla « Opinione pubblica », in JULIA COURTNEY, Robert Baden Powell, ELLE DI CI, Torino, 1991, pag. 63.

7

Chi è BP

Nel suo temperamento si trovano riunite le doti ereditate da antenati molto

diversi tra loro.

Ad esempio, uno dei suoi avi era John Smyth di Willoughby (1579-1631),

capitano di Sua Maestà la regina Elisabetta d'Inghilterra, un avventuriero e

soldato leggendario.

Il bisnonno di BP verso il 1770 emigrò nel Nord America, strinse amicizia con gli

indiani e ritornò in Inghilterra, dove sposò una pittrice. Da questo matrimonio

nacquero quattro figli, tra i quali William Smyth, nato nel 1788, che divenne

navigatore, ottenne il titolo di Ammiraglio Reale e, come suo padre, prese in

moglie un'artista. Sua figlia Henrietta Grace, nata nel 1824, aveva sposato nel

1846 H.G. Baden-Powell, membro della società reale, professore di teologia e

geometria all'Università di Oxford.

I.1.3. La nascita e i primi anni

Il 22 febbraio del 1857 da questo matrimonio venne al mondo il quarto figlio:

Robert Stephenson Smyth Baden-Powell, un bambino vivace che riuniva in sé le

tendenze degli antenati: spirito d'avventura, impetuosità e nostalgia di terre

lontane da un lato; inclinazioni artistiche, scientifiche e alle opere caritatevoli

dall'altro.

Suo padre morì quando Robert aveva circa tre anni di

età, lasciando la moglie con sette figli sotto i

quattordici anni. Ci furono frequenti momenti difficili

per la famiglia numerosa, ma l'amore li fece

superare felicemente.

Inoltre Henrietta, austera rappresentante dello

8

La madre di B.P.

spirito vittoriano del tempo, insegnò ai figli a leggere e a scrivere, ma anche la

virtù della perseveranza e del lavoro indefesso. La famiglia numerosa divenne

quindi una scuola di vita per B.-P., in cui si svilupparono affetti perenni.

Da bambino, Robert aveva numerosi interessi: scrivere, disegnare, dipingere

(questo gli gioverà in futuro, come illustratore dei suoi libri), ascoltare musica e

suonare, allestire recite con i suoi fratelli, costruire giocattoli e aquiloni per i più

piccoli.... Molte delle attività che rendono lo Scautismo unico ebbero origine

proprio nell'infanzia di B-P.

I.1.4. La scuola

Nel 1870 B. P., dopo aver frequentato la Rose Hill School, entró con una borsa

di studio a Charterhouse, un'antica scuola di Londra. Non fu uno studente

eccezionale, ma certo uno dei più vivaci. Se accadeva qualche cosa nel cortile

della scuola, sicuramente egli vi si tovava nel bel mezzo, e ben presto si fece

una fama come portiere della squadra di calcio di Charterhouse. Per la verità,

non si applicava molto durante le lezioni, però fuori dall'aula la sua vita era

molto intensa. Era un attore di talento, suonava la tromba, disegnava molto.

Ogni tanto amava restare solo, rifugiandosi nella campagna e beandosi di

quell’intenso rapporto con la natura.

I.1.5. La carriera militare

A 19 anni B-P, dopo una certa indecisione sul suo futuro, non essendo stato

ammesso all’Università di Oxford, come voleva la tradizione familiare, lasciò la

scuola per diventare ufficiale nell'Esercito.

Militò nell’esercito per più di trent’anni; in questo periodo avrebbe formulato

molte delle idee poi sviluppate con il movimento scout.

9

Dopo un periodo trascorso in India come sottotenente, la sua carriera militare

lo portò in Afghanistan, al seguito del colonnello Baker Russell, che B.P.

descrisse come un uomo tutto d'un pezzo. Il giovane tenente ammirava nel suo

capo il comportamento nei confronti dei subalterni, di cui voleva sempre

esaltare lo spirito di iniziativa e il senso di responsabilità.

Dall’esperienza afghana apprese soprattutto l’arte dell’esplorazione del

territorio, che condensò nel suo primo libro, pubblicato nel 1884, dal titolo

Ricognizione ed esplorazione: una summa di consigli sul modo di esplorare un

paese ostile, riportando dati utili per le operazioni militari.

I.1.6. In Africa

Nel 1887 troviamo B.P. in Africa impegnato nelle campagne contro gli Zulù e,

più tardi, contro le fiere tribù degli Ashanti e dei selvaggi guerrieri Matabete. Gli

indigeni lo temevano tanto che gli dettero numerosi epiteti, che rispecchiavano

aspetti particolari della sua personalità o del suo comportamento:

« M’hlalapanzi », l’uomo che si sdraia per sparare, cioè che elabora

meticolosamente i suoi piani prima di passare alla realizzazione

pratica ;« Kantankye », l’uomo dal grande cappello (il cappello a tese larghe,

necesario riparo a quelle latitudini, divenne un simbolo, tanto che fu incluso

nella prima uniforme scout) ; « Impeesa », il lupo che non dorme mai, per il

suo coraggio, la sua bravura di esploratore e la sorprendente abilità nel seguire

le tracce.

I.1.7. In India: lo scouting

Nel 1897, ormai colonnello quarantenne, tornò in India, dove detenne il

comando del quinto reggimento di dragoni, stanziato lungo la frontiera nord-

occidentale, in continuo subbuglio. Durante questo periodo egli elaborò un

10

metodo di addestramento delle giovani reclute che provenivano dalla Gran

Bretagna ricche di principi teorici, ma assai povere di intreprendenza e gusto

dell’avventura. Egli studiò una forma di addestramento flessibile, basato sulle

sue esperienze personali. Le reclute venivano divise in piccoli gruppi, ognuno

dei quali dapprima ascoltava divertenti lezioni direttamente dal colonnello, con

aneddoti sulle ricognizioni da lui stesso compiute; poi seguiva la fase pratica,

in cui, singolarmente o in coppia, le reclute uscivano per esercitazioni di

osservazione. Chi superava tutti gli esami conseguiva il titolo di « esploratore »

, ottenendo il distintivo del giglio. Per tenere in ottima salute i suoi uomini che

vivevano là in un ambiente malsano, egli aveva dunque pensato di farli

diventare esperti nella tecnica dello scouting. 2

Da questa singolare esperienza prese corpo il libro Sussidi per l’esplorazione3,

che gli attribuì una vasta popolarità.

I.1.8. In Sud Africa: Mafeking

La sua grande abilità tattica e di comando si rivelò soprattutto durante la

guerra Anglo-Boera in Sudafrica, nello storico assedio di Mafeking.

Gli avanzarnenti di carriera per

Baden-Powell furono quasi

automatici, tanto si susseguirono

regolarmente, finché diventò

famoso improvvisamente.

Era l'anno 1899 e B.-P. era

colonnello. Le relazioni tra la

2 Nel linguaggio dell'esercito inglese questo voleva dire "arte della ricognizione", una cosa in cui Baden Powell era molto abile. In questo modo B.P. organizzò fra i suoi uomini gruppi di scout, insegnando loro a seguire le tracce, a osservare e capire gli indizi lasciati sul terreno, affrontare la dura vita nelle foreste e le zone sperdute.3 Titolo originale : Aid for Scouting.

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Gran Bretagna ed il governo della Repubblica del Transvaal erano arrivate al

punto di rottura. Fu dato ordine a Baden-Powell di reclutare due battaglioni di

fucilieri a cavallo e di prendere stanza a Mafeking, una cittadina nel cuore

dell'Africa del Sud, punto strategico in quell'area del continente. B.-P. portò un

reggimento a Mafeking, dove istallò un quartier generale con circa mille uomini.

Il generale Cronje dei Boeri marciò su Mafeking con novemila uomini e la

assediò. B.-P. riuscì a tenere a bada i Boeri anche grazie a stratagemmi

ingegnosi4.

Le settimane diventarono mesi, la situazione peggiorò. Altrove le forze

britanniche subivano sconfitte e non si potevano mandare aiuti a Mafeking. In

questa situazione di emergenza fu istituito il Corpo di Cadetti di Mafeking,

composto di ragazzi che avevano il compito di portare messaggi in bicicletta,

fare la sentinella…

Il corpo dei cadetti di Mafeking contribuì

direttamente alla formazione del

movimento scout, fornendo a B.P. la

prova che i giovani, opportunamente

addestrati, sanno dimostrare coraggio e

buona risoluzione anche in situazioni

difficili5.

4 Per far credere ai Boeri che la città fosse circondata da mine, fece saltare dei candelotti di dinamite. Costruì un riflettore mobile con materiale di fortuna e, spostandolo rapidamente da un punto all'altro, convinse i Boeri che Mafeking fosse circondata da una batteria di riflettori. La città, inoltre, non aveva filo spinato, ma gli uomini di B.-P. fingevano di passare sul filo, così i Boeri pensarono che ci fosse una barriera.5 « I Cadetti agli ordini del loro sergente maggiore, un ragazzo di nome Goodyear, fecero un magnifico lavoro e meritarono veramente le medaglie delle quali furono insigniti alla fine della guerra. Una volta dissi ad un cadetto che era arrivato superando uno sbarramento di fuoco piuttosto vivace: 'Rimarrai ferito uno di questi giorni, andando così come fai, quando fischiano i proiettili.' 'Pedalo così forte - mi rispose - che non mi piglieranno mai!'» (COURTNEY, JULIA, Robert Baden-Powell, op.cit.)

12

Illustrazione tratta da foto d’epoca

Finalmente il 16 maggio 1900 arrivò una colonna di soccorso e due giorni dopo

si concluse l'assedio di Mafeking. La città aveva resistito per circa duecento

giorni, durante i quali era stata bombardata da ventimila proiettili. Circa

quattrocento furono i morti e molti di più i feriti.

All'insaputa di B.-P. l'Inghilterra aveva seguito con interesse l'assedio di

Mafeking e quando giunse la notizia della liberazione tutto il paese festeggiò.

B.-P. era un eroe nazionale. Fu promosso Generale Maggiore a 43 anni.

B.P., ora elevato a questo altissimo grado militare, si trovò ad essere un mito

agli occhi dei suoi concittadini. Fu infatti come eroe di uomini e ragazzi che

tornò in Inghilterra nel 1901, ricoperto di onori e per scoprire che la sua

personale popolarità era dovuta anche al libro Aid for scouting (Sussidi per

l’esplorazione), che aveva scritto per i soldati.

B.-P. riflettè moltissimo sul senso e sul modo di realizzare organizzazioni

giovanili. Inoltre, mentre i suoi primi libri riportavano pensieri e pratica di

addestramento di soldati alla guerra, ora B.P. voleva aiutare i ragazzi a

crescere per la pace, a diventare cittadini migliori, migliorando la loro

personalità.

13

I.2. IO HO VISSUTO UNA DOPPIA VITA…

Dopo trent’anni di militanza attiva nell’esercito, B.-P. fu promosso Tenente

Generale nel giugno del 1907 e collocato nella riserva dell’esercito. Non avendo

più dirette responsabilità militari, poteva meglio dedicarsi al nuovo progetto,

già delineato nella sua mente. L’illustrazione, tratta da un disegno dello stesso

B.-P., mette bene in evidenza i legami tra le due « esistenze », collegate da

un’unica parola : scouting.

I.2.1. Il primo campo scout : Brownsea

Voleva essere certo che avrebbe funzionato, e così nell’estate del 1907 portò

con sé un gruppo di 20 ragazzi nell’isola di Brownsea, nella Manica, per il primo

campo. Fu un successo. Vi parteciparono 22 ragazzi. Per alcuni di loro fu

un'esperienza particolarmente eccitante perchè, pur avendo sentito parlare del

14

Illustrazione tratta da FULVIO JANOVITZ, B.P. una vita per la felicità, Borla, Firenze, 1975, pag.21

famoso Generale Baden Powell, non si sarebbero mai aspettati di incontrarlo

faccia a faccia. In quei tempi, inoltre, difficilmente qualcuno, tranne i soldati,

campeggiava in tenda.

I ragazzi, eterogenei per esperienze e per provenienza sociale, tra i 10 e i 14

anni, furono divisi in quattro gruppi, detti squagriglie o pattuglie,

contrassegnate da colori diversi. Erano inoltre previsti distintivi - un giglio di

ottone come quello che aveva già usato in India per i suoi soldati, e un cartiglio

di ottone con la scritta « Sii preparato », da conquistarsi dopo aver superato

alcune prove.

Ogni notte una Pattuglia era mandata fuori dal campo principale per imparare a

badare a se stessa: questi accampamenti notturni erano il piatto forte

dell'avventura di Brownsea.

Di sera ci si raccoglieva intorno ad un

bivacco, mentre B-P raccontava storie delle

sue numerose avventure intorno al mondo e

insegnava ai ragazzi canti zulù, molto

suggestivi. Alle sei del mattino B.P. in

persona dava la sveglia al campo, con il

koodoo, un corno di guerra africano.

Alla fine del campo, B-P sentì che l'esperienza era riuscita: il sistema delle

squadriglie funzionava; campeggio e attività all'aperto attraevano tutti i

ragazzi; quando essi venivano responsabilizzati per qualche incarico, i ragazzi

facevano sempre del loro meglio.

I.2.2. Il decollo dello scoutismo – La promessa scout

Il segreto del successo fu la divisione dei ragazzi in squadriglie di cinque, con

un ragazzo più grande come caposquadriglia. Ogni caposquadriglia era

15

completamente responsabile del comportamento dei suoi ragazzi, nel campo e

fuori. La squadriglia era l’unità di lavoro e di gioco…Per i ragazzi eseguire gli

ordini era una questione di onore. Furono così subito costituite responsabilità,

disciplina e competitività, assicurando a tutto il gruppo buone possibilità di

sviluppo.

Dopo la positiva conclusione dell’esperienza, nel 1908 pubblicò in sei dispense

quindicinali, illustrate da lui stesso, il suo manuale di formazione Scoutismo per

ragazzi .

Uno dei punti forti era la promessa scout contenuta nel libro. Il ragazzo che

voleva aderire al movimento scout era tenuto a pronunciare una promessa,

fatta di tre impegni :

1. Essere leale verso Dio e verso il Re ;

2. Aiutare gli altri in ogni circostanza ;

3. Osservare le leggi scout.

Sempre nel 1908, in seguito al successo del libro Scoutismo per ragazzi uscì

anche una rivista settimanale, intitolata Lo scout, ricchissima di proposte di

iniziative, giochi, storie di avventure. Nel primo anno di vita raggiunse la

16

tiratura straordinaria di centodiecimila copie. Fu attraverso una gara proposta

dalle pagine di « Lo scout » che vennero selezionati i trenta ragazzi destinati a

partecipare al secondo campo scout, nell’estate del 1908. Una seconda gara fu

organizzata per selezionare cento ragazzi per due settimane di campo con B.-

P., per il 1909. I cento vincitori furono suddivisi in due gruppi che trascorsero

una settimana a terra e una a bordo della nave Mercury. Il successo di questo

campo nautico fu esplosivo e portò alla nascita degli scout nautici.

I.2.3. Il raduno del Crystal Palace : l’appoggio della monarchia

britannica

In tutta la Gran Bretagna si svilupparono campi scout ; ogni reparto si

differenziò per una propria identità, una sua storia.

Il 4 settembre del 1909 si tenne a Londra, nel grandioso Crystal Palace, il

raduno di undicimila scout, che mostrarono le abilità acquisite e ascoltarono un

messaggio di B.-P. Il fondatore dello scoutismo lesse con commozione un

telegramma nel quale il re Edoardo VII si congratulava con gli scout e porgeva

loro i migliori auguri per una buona prosecuzione dell’esperienza. Ciò decretava

l’accoglimento ufficiale dello scoutismo da parte della monarchia britannica, che

lo avrebbe incoraggiato per molto tempo.

I.2.4. Le Girl Scout

Al raduno scout del Crystal Palace B.-P. si trovò di fronte un gruppetto di

ragazze, vestite da scout, che caparbiamente gli annunciarono di essere le

« Girl Scout ». Queste indossavano una versione femminile della divisa scout e

dimostrarono molto coraggio nell’imporsi a un’opinione pubblica che ancora

vedeva nella donna « l’angelo del focolare » e orientava l’educazione delle

17

ragazze a badare alla casa e a tenersi in disparte dai loro fratelli. Questo era un

segnale di cambiamento, che si accompagnava ad altri, presenti nell’epoca,

come il desiderio delle sufragette di acquisire il diritto di voto, ad esempio.

B.-P. comprese che le ragazze esprimevano esigenze profonde e sentite che

non potevano essere disattese.

Nel novembre dell’anno successivo, da quel primo gruppo di pioniere dello

scoutismo, ben seimila ragazze chiesero di essere ammesse nell’associazione6.

Il movimento femminile fu affidato in un primo momento alle cure della sorella

di B.-P., Agnes, naturalista e appassionata apicultrice.

La sorella riscrisse il testo Scoutismo per ragazzi nel Manuale delle guide ,

uscito nel 1912, in quello che credeva fosse un testo adatto alle fanciulle. Il

risultato fu un libro troppo annacquato per le ragazze e non abbastanza perché

i loro genitori, ancorati ad una mentalità tradizionalista, potessero approvarlo.

Inoltre sostituire la pionieristica con la cura dei lattanti e la costruzione di ponti

con i lavori domestici non poteva apparire entusiasmante per delle ragazze

desiderose di una seria preparazione. Ci volle tempo, pazienza e…nuovi eventi

perché B.P. potesse di fatto risolvere questa difficile situazione.

Poco dopo il raduno di Crystal Palace, il re Edoardo insignì B.-P. del titolo di

baronetto : « Sir Robert Baden – Powell ». B.-P. ricordò quell’episodio con

queste parole, che attestano il suo humour tipicamente inglese : « L’uomo che

quella sera si coricò nel mio letto, era un uomo felice »7

I.2.5. Evoluzione del movimento scout

Il movimento Scout varcava i confini del Regno Unito e si sviluppava nel

mondo; prima in Cile, poi in Francia, in Scandinavia e negli Stati Uniti. Anche in

Italia cominciano a fiorire i primi gruppi : a Bagni di Lucca un baronetto inglese, 6 « Le ragazze dell’epoca accolsero con entusiasmo la possibilità di accorciare la gonna e partecipare ad attività all’aperto con altri giovani », da Julia Courtey, op.cit., pag.36.7 Baden-Powell, Alla scuola della vita, Fiordaliso, ASCI, Roma,p.323.

18

Sir Francis Vane, istituì la prima squadra di esploratori. A Genova

un'associazione giovanile " Le Gioiose " fondata nel 1905 dal Prof. Mario Mazza,

dopo aver conosciuto lo scoutismo, ne accettò i principi e costituì l'associazione

Ragazzi Esploratori Italiani ( R.E.I ).

Questi non sono che alcuni esempi di sviluppo di un movimento che, come

osservò Tim Jeal, « ben lungi dal diventare una serie di regole rigide, offriva [ai

ragazzi,n.a.] una libertà più grande di quella che la maggior parte di loro

avesse mai sperimentato »8

I.2.6. Una vita solo per gli scout

Nel 1910 il movimento aveva ormai raggiunto

tali proporzioni che B.-P. si rese conto che lo

scoutismo sarebbe stato il compito di tutta la

sua vita; dette pertanto le dimissioni

dall’esercito (nel quale aveva raggiunto il

grado di Luogotenente generale) e s’impegnò

per la sua seconda esistenza, come egli la

chiamò perché era un servizio in favore di

tutto il mondo attraverso lo scoutismo. Visitò il Canada, gli USA, la

Scandinavia, l ‘Olanda e il Belgio. In patria organizzò la partecipazione degli

scout all’incoronazione di re Giorgio V, nel 1911. Nel 1912 partì per un viaggio

intorno al mondo per incontrare gli scout di molte nazioni; questo fu il primo

esordio dello scoutismo come fraternità mondiale.

8 JULIA COURTNEY, op.cit., pag.33

19

Illustrazione tratta da foto d’epoca. www.tuttoscout.org

I.2.7. Il matrimonio – la famiglia

B.-P., imbarcato sull’Arcadian, conobbe Miss Olave St. Clair Soames, di circa

trent’anni più giovane di lui. I due parlarono molto, scoprendo di avere parecchi

punti in comune. B.-P., fin dai primi incontri, la definì una ragazza

caratterizzata da una dirittura morale non comune, buon senso e spirito di

avventura . Il matrimonio avvenne il 30 ottobre dello stesso anno, dopo che B.-

P. aveva comunque portato a termine il suo viaggio negli USA, in Giappone, in

Cina, Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica. La luna di miele fu

un campo in Algeria, durante il quale Olave si rivelò ottima esploratrice e

camminatrice, oltre che una moglie affettuosa. Così di lei scriveva B.-P. alla

madre : « Ha un solo difetto…Ha il difetto di essere giovane, ma sulle spalle ha

una testa adulta ed è intelligente e saggia, e molto brillante e allegra »9. Gli

anni successivi, dal 1913 al 1917, videro la nascita di tre figli, Peter, Haether e

Betty. Nel 1919 la famiglia si trasferì nello Hamphire, dove abitarono per i

successivi vent’anni, nella dimora di Pax Hill, come venne soprannominata da

Olave la loro casa, per commemorare la fine della guerra.

I.2.8. Gli scout nella rapida evoluzione storico-sociale dopo la

Grande Guerra

Dopo il conflitto, anche il movimento scout

dovette rinnovarsi, adeguandosi ai tempi mutati.

Soprattutto, B.-P. aveva solidamente

consolidato la pratica di esercitazioni, giochi e

attività per i ragazzi piccoli. Doveva ora pensare

ai « seniores », quelli che nel 1920 ribattezzerà

con il nome di « Rover scouts » (dai 14 ai 18

9 Da una lettera alla madre scritta da B.-P., in JULIA COURTNEY, op. cit., pag.42

20

anni). In tal modo, il mondo scout copriva dall’infanzia di un ragazzo fino al termine della

sua adolescenza.

Un altro probema che B.-P. dovette affrontare fu quello della sistemazione del movimento

femminile delle guide. Le donne nell’Europa occidentale avevano avuto un ruolo

importante nella guerra, abituandosi a tutti i lavori. Dopo il conflitto in Gran Bretagna

avevano conquistato il diritto di voto. In questo nuovo mondo, le guide erano disposte a

assumersi ruoli importanti e non sentivano più come stimolante la proposta « datata » di

Agnes Baden – Powell. Per questo B.-P. comprese che c’era bisogno di una completa

riorganizzazione del movimento, e pubblicò, già nel 1918, il testo Girl Guiding , che

delineava i motivi base dell’organizzazione per le ragazze dagli otto ai diciotto anni. Esse,

come i loro coetanei, dovevano muoversi all’aperto, osservare la natura e acquisire

competenze pionieristiche. La giovane ed energica moglie di B.-P. nel 1918 divenne Capo

guida di questa nuova generazione di ragazze ; nel 1930 assunse il titolo di Capo guida del

Mondo.

I.2.9. Il primo raduno mondiale : Jamboree

Nel dopoguerra, venne indetto il primo raduno mondiale, "Jamboree",che si

ripeterà ogni quattro anni per fare esperienza di fraternità scout. Il conte Mario

di Carpegna partecipò come rappresentante dell'Italia alla prima Conferenza

Internazionale 10che si tenne a Londra e di cui perciò risultò fondatore, massimo

titolo dello scoutismo internazionale.

La Conferenza Internazionale, dopo gli sconvolgimenti della guerra, desiderava

fare dello scautismo un autentico movimento mondiale.

Il termine Jamboree significa « giostra rumorosa, bicchierata, baldoria,

rumoroso festeggiamento » : poteva apparire poco dignitoso per parlare di un

10 Come scrisse B.-P., la parola internazionale era stata introdotta per « dimostrare che auspichiamo la partecipazione di scout da tutte le parti del mondo…non solo di quei paesi che sono stati nostri fedeli alleati, ma anche di quelli che sono rimasti neutrali, e anche quelli che sono stati nemici, se vi sono degli scout ». JULIA COURTNEY, op.cit.,p.44.

21

programma tanto serio, ma B.-P. insistette per mantenerlo. La prima settimana

di agosto del 1920 il primo Jamboree si tenne all’Olympia di Londra. Vi

confluirono gruppi scout da tutto il mondo che si esibirono nell’apposito

padiglione, trasformato in isole, montagne e giungle per consentire le

esercitazioni. Al termine della cerimonia, B.-P. fu proclamato Capo scout del

mondo. Fu in quest’occasione che egli lanciò il suo messaggio di pace, nato

dalla constatazione che la guerra aveva aperto nuove piaghe e mostrato nuovi

bisogni. « Il jamboree ci ha insegnato che se pratichiamo la tolleranza

reciproca, se sappiamo dare e ricevere, possono nascere simpatia e armonia.

Se lo volete, andiamo via di qui impegnandoci a sviluppare tra noi e i nostri

ragazzi, grazie allo spirito della fraternità scout internazionale, un cameratismo

che contribuisce alla promozione della pace e della felicità nel mondo e della

buona volontà tra gli uomini »11.

Gli scout intervenuti acclamarono senza esitazione al commovente appello del

loro capo.

I.2.10. I continui viaggi intorno al mondo

Robert Baden – Powell, ormai non più giovane, incominciava a risentire dei

lunghi anni passati nell’esercito, delle febbri contratte in climi tropicali, delle

ferite di guerra. Ma non rinunciava a continui viaggi intorno al mondo, in

località diversissime, per visitare i suoi scout e monitorarne la crescita.

Inoltre le sue ampie vedute e la sua fede in una partecipazione ecumenica lo

portavano a sottolineare con fervore tutti i momenti più importanti della vita

dell’umanità. Riportiamo il discorso, ricco di commozione e profondo di idee,

che rivolse agli scout che stavano partendo alla vota di Roma in occasione

dell’Anno Giubilare del 1925.

11 JULIA COURTNEY, op.cit., pag.48

22

« […]ragazzi, magari partissi anch'io con voi! Mi duole che i miei dottori non me

lo permettano, perché pensano che io sia diventato un... cerotto!

Voi andate a divertirvi veramente, visitando un Paese straniero e incontrando i

vostri fratelli scout. In un certo senso sarà una specie di jamboree ma dovete

considerarlo da un altro punto di vista. Non è solo una uscita scout, ma un

pellegrinaggio.

Voi andate con un'idea assai superiore a quella d'incontrare altri ragazzi. Voi

partite per quello che resterà il più grande avvenimento della vita di ognuno di

voi: il grande privilegio di andare a Roma, di vedere coi vostri occhi il Santo

Padre e di esser visti da lui.

E’ un privilegio che un gran numero di scout desidererebbe condividere con voi.

Dovrete certamente riflettere su tutto ciò, e quando dite le vostre preghiere

ricordate ciò che vi ha detto Sua Eminenza circa l'aspetto serio di questo

viaggio. Incontrerete altri 10.000 scouts cattolici da Paesi diversi, ed essi

guarderanno a voi come a coloro che vengono dalla culla dello scautismo, per

insegnar loro qual è il vero metodo dello scautismo e cosa sono i veri scout.

Essi non vi faranno domande, ma osserveranno tutto ciò che fate, come

vestite, come vi comportate, come eseguite le vostre Buone Azioni, il vostro

grado di allegria, la vostra disciplina generale, e agiranno in conformità. Avete

dunque una grande responsabilità perché dovete tener alto il buon nome degli

scouts britannici tra tutti coloro che vengono da altre parti. Siate per loro

fratelli: aiutateli.

Soprattutto voglio che facciate una cosa importante, e cioè che col vostro

comportamento e con la vostra condotta mostriate ai capi della vostra Chiesa

in Roma che come scout voi non avete due capi, ma che il solo vostro Capo è

Dio e la vostra Chiesa. I vostri capi reparto sono solo i vostri fratelli maggiori

che vi mostrano come far meglio il vostro dovere di buoni cattolici. Io voglio

23

che vi rammentiate di questo e che obbediate alla disciplina della vostra

Chiesa. Ricordate che questa è la grande giornata della vostra vita. E’ lo spirito

che conta, e ciò che dovete fare, fatelo nel giusto spirito. […]Cercate di

approfittare più che potete di quelle giornate nel giusto spirito, e ritornate

uomini migliori per esservi stati»12.

I.2.11. Baden Powell lord di Gilwell

I Jamboree si susseguivano a ritmo regolare, scandendo ricorrenze importanti,

come quella dei ventuno anni – allora la maggiore età – dello scoutismo, nel

1929. In quell’occasione B.-P. espresse ancora una volta l’originalità e i valori

del suo pensiero. Quando gli chiesero che cosa desiderava per il ventunesimo

anniversario dello scoutismo, rispose : « Sono l’uomo più ricco del mondo,

perché credo che l’uomo più ricco non sia quello che ha più denaro, ma meno

desideri ». In quell’occasione fu insignito del titolo di Pari del Regno : Lord

Baden – Powell di Gilwell.

La tenuta di Gilwell Park fu donata al giovane movimento scout con l'intenzione

di mettere a disposizione un terreno per i campi. In più, B.-P. suggerì di

stabilirvi anche un campo scuola per la formazione dei Capi. Con la scelta del

titolo di lord di Gilwell, B.-P. volle allora mettere in risalto il fatto che egli

accettava e riceveva tale onorificenza non per se stesso, ma in nome ed in

onore di tutto il movimento scout, dei ragazzi e dei capi.Nemmeno questo titolo lo esentò dall’impegnarsi in un’azione solerte presso

moltissimi paesi, soprattutto là dove barriere razziali o religiose minacciavano

l’unità dei gruppi scout, come nell’India che aspirava all’indipendenza o nel

Canada diviso tra protestanti e cattolici, o nella Repubblica Sudafricana,

dilaniata dai pregiudizi di razza. Lo scoutismo comunque negli anni più crudi

12 Agli Scouts britannici in partenza per il pellegrinaggio scout internazionale a Roma nell’anno Santo 1925, in BADEN – POWELL, Taccuino, scritti sullo scautismo, 1907-1940, Nuova Fiordaliso, Roma, 1995, pag.165.

24

della segregazione razziale fu un movimento che si battè costantemente per

l’integrazione, realizzando attività interraziali e mandando rappresentanti neri

agl incontri internazionali.

I.2.12 Lo scoutismo e i regimi totalitari del Novecento

La diffusione dello scoutismo subì una battuta d’erresto in quei Paesi dove, a

partire dagli anni ‘20 e poi soprattutto negli anni ’30, si imposero governi

totalitari, che lo misero al bando, sostituendolo con organizzazioni giovanili di

regime.

In Germania e in Italia il movimento scout era partito presto ; in Germania nel

1909 era stato tradotto in tedesco il best – seller Scoutismo per ragazzi13 e il

movimento restò per molti anni una delle più popolari organizzazioni giovanili

sul territorio. Nel 1933, il cancelliere Adolf Hitler, appena salito al potere

autorizzò la soppressione di tutti i movimenti giovanili tranne uno, la Gioventù

hitleriana. Il governo tedesco, tuttavia, sollecitò scambi e collaborazione con lo

scoutismo originario britannico ; lo stesso B.-P. discusse ampiamente la

questione presso l’ambasciata tedesca di Londra e ne fu amareggiato, notando

che il governo hitleriano aveva assunto alcuni elementi - chiave dello

scoutismo, come la vita all’aria aperta, l’escursionismo, la lealtà di gruppo e il

senso della nazione, ma ne aveva tradito lo spirito, pervertendoli al servizio

dell’intolleranza razziale e dell’indottrinamento politico. Ma ancora più

drammatico era per B.-P. pensare di tagliare ogni rapporto con gli scout

tedeschi, che pure continuarono la loro vita, seppure in clandestinità, per poi

riemenrgere a guerra terminata, nel 1945, con l’obiettivo impellente della

ricostruzione post - bellica.

13 Titolo originale : Scouting for boys

25

In Italia lo scoutismo era nato nel 1912, il suo maggior rappresentante – Mario

di Carpegna - era stato membro fondatore del Movimento Scout Mondiale. Ma

l’avvento del Fascismo e il definitivo suo affermarsi, dal 1925, come potere

totalitario, avevano tarpato le ali al movimento, proprio quando esso già

contava un buon numero di aderenti.

Con un decreto del 9 aprile 1927 vennero soppresse definitivamente tutte le

unità scout in Italia. Cominciava così la " giungla silente ", cioè il perdurare di

unità clandestine, alcune delle quali ebbero il coraggio di restare fino alla

liberazione diventando, negli ultimi anni, luoghi di resistenza attiva.

Lord Baden – Powell venne in Italia e si scontrò con Mussolini ; questi infatti

sosteneva la superiorità dell’associazione giovanile « Balilla » rispetto allo

scoutismo. B.-P., per nulla intimorito dal tono deciso dello statista, criticò

invece con lucidità l’associazione italiana, in quanto eccessivamente

nazionalista, priva di valori spirituali, pressoché obbligatoria e scarsamente

rivolta al progresso della persona.

I.2.13. Baden - Powell mediatore di pace

Intanto le condizioni di salute di B.-P. diventavano sempre più precarie a causa

dell’età. Tuttavia insieme con la moglie, negli anni che precedettero la seconda

guerra mondiale, si impegnò con tutte le sue forze come mediatore di pace.

Il quinto Jamboree mondiale, nel 1937, fu per lui l’ultimo. In Olanda si

riunirono più di trentamila scout di più di trenta Paesi. Il capo scout del Mondo

espresse con queste parole il suo messaggio di addio e la sua profonda eredità

spirituale : « E giunta per me l’ora di dirvi addio. Sapete che molti di noi non si

incontreranno più in questo mondo…Io sono vicino al termine della mia vita. La

maggior parte di voi sono all’inizio e io voglio che le vostre vite siano felici e

riuscite. Potete farcela, facendo del vostro meglio per mettere in pratica la

26

legge scout tutti i giorni della vostra vita, dovunque voi siate e chiunque sia

ciascuno di voi. Voglio che tutti conserviate sulla vostra uniforme il distintivo

del Jamboree…Vi ricorderà i giorni felici che avete trascorso qui al campo ; vi

ricorderà di farvi guidare nella vostra vita dalla legge scout ; vi ricorderà i molti

amici ai quali avete porto la mano nell’amicizia e che avete aiutato con la

buona volontà a realizzare tra gli uomini il regno di pace di Dio. Adesso addio.

Iddio benedica tutti voi ! »14

I.2.14. Gli ultimi anni in Kenia

Ormai ottantenne, nel 1938 si trasferì definitivamente con la moglie in Kenia, a

Nyeri, nella casa che chiamarono Paxtu. Nel 1939 venne designato per il

premio Nobel per la pace, che non fu però assegnato a causa dello scoppio

della 2ª Guerra Mondiale.

Nel 1940, infine, dopo periodi di grande spossatezza alternati ad altri in cui

ancora scriveva e disegnava, verso la fine dell'anno peggiorò notevolmente di

salute, finchè l'8 gennaio 1941 morì.

Sulla pietra tombale di B.-P. è scolpito un cerchio contenente, al centro, un punto. È un

segnale di pista che significa: "Ho compiuto la mia missione e sono tornato alla base". Fu

sepolto nel piccolo cimitero di Nyeri con gli onori militari e una guardia d'onore di scout.

Aveva rifiutato una tomba nell'abbazia di Westminster.

14 Dal discorso al V Jamboree di Vogelensang, nel 1937, in BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit.,p.267

II CAPITOLO

SCOPRIRE DIO NELLA NATURA - Il ruolo della Natura nel pensiero,

nell'attività e nell'opera di Baden - Powell

27

II.1. Il magistero della Natura

II.1.1. L’amore per la natura in alcuni messaggi significativi

rivolti agli Scout

Baden Powell aveva una profonda religiosità e un sentito amore per la natura

perchè in essa trovava l'opera di Dio.

"Leggi la Bibbia, nella quale scoprirai la Rivelazione Divina (...) e poi leggi un

altro libro meraviglioso: quello della Natura creata da Dio (...), quindi rifletti al

modo con cui puoi meglio servire Dio", ha scritto l’autore in un libro per i

Rover14.

"Lo studio della natura ti mostrerà quante cose meravigliose Dio ha messo su

questa terra perché tu possa gioire"15, ha lasciato scritto in un messaggio

rivolto a tutti gli Scout e che fu trovato fra le sue carte dopo la sua morte. Nello

stesso messaggio egli ha scritto ancora: "Dio ci ha messo in questo mondo

meraviglioso per essere felici" e ha aggiunto: "la felicità non è data dalla

ricchezza, né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie (…)

il vero modo di essere felici consiste nel dare la felicità agli altri(...) Cercare di

lasciare questo mondo un po' migliore di come l'avete trovato".

Questo e' il messaggio che B.P. ha scritto e che, per suo volere, e' stato

pubblicato solo dopo la sua morte. Egli dice: « Cari Scouts - se voi avete visto

Peter Pan, ricorderete come il capo dei pirati parlava sempre in modo

preoccupato del giorno della sua morte, quando il momento per morire arriva,

egli potrebbe non avere il tempo di prendere la sua bara. Questo e' lo stesso

14 LORD BADEN-POWELL OF GILWELL, La strada verso il successo – libro per i giovani sullo sport della vita, Ancora, Milano, 1983, pag. 2315 Risorsa on line, tratta da « Centro studi ed esperienze scout – B.-P., al sito www.baden-powell.it (1-5-2002)

28

per me, e cosi', sebbene non sia ancora il mio momento per morire, io sto

scrivendo qualcosa per mandarvi un saluto. […].16 »

Se si riflette con attenzione sull’opera complessiva di Baden – Powell non si può

fare a meno di notare come egli, in ogni istante, attraverso i consigli che

fornisce a ragazzi di ogni età, metta in primo piano la necessità di attingere a

piene mani al meraviglioso libro naturale, quello che Dio ha dato ad ogni uomo,

indipendentemente dalla ricchezza o dalla povertà della sua condizione.

II.1.2. Spunti naturalistici nell’opera di Baden – Powell

Un’attenta analisi della vita di Baden – Powell rivela, in sintonia con quanto

espresso in più parti della sua opera, un continuo, profondo riferimento alla

Natura, intesa sia come modello di comportamento sia come sistema di leggi

ferree, ma funzionali alla vita.

La vita dell’autore fu caratterizzata fin dagli anni

giovanili da un profondo interesse per gli aspetti

naturalistici, che olterpassava anche quello per lo

studio teorico. Così scrisse lui stesso a proposito di

quei primi momenti della sua vita: « Nel Boschetto17

mi immaginavo uomo della foresta, cacciatore e

scout indiano. Per inciso, acquistai anche una certa

abilità a nascondermi tra gli alberi : l’esperienza mi diceva che i professori in

cerca di ragazzi di rado guardano in su… » ; e ancora : « Lo studio del

Boschetto mi aiutò a sviluppare la mia salute fisica e mentale e a scoprire la

mia anima. Era elementare, ma quel fissarsi nell'osservazione della natura

aiutava a percepire le meraviglie che ci circondano...»18. Nei suoi numerosi

16 Cfr. www.baden-powell.it (1-5-2002)17 Si tratta dello spazio di natura che circondava la scuola di Chaterhouse, che egli frequentò negli anni giovanili (cfr. La biografia I,1.4)18 Tratto dal sito www.tuttoscout.org, alle pagine sulla biografia di B.-P.(4-4-2002)

29

Da un’illustrazione dell’autore

scritti il termine « meraviglia », riferito alla natura, è frequentissimo, a

dimostrare l’atteggiamento di « curiositas » che caratterizzò sempre la vita e

l’opera dell’autore, attento a cogliere in tutto ciò che lo circondava un segno

positivo per interagire prontamente con la nostra intelligenza di uomini.

Anche l’esperienza militare fu per lui fonte di accostamento intelligente alla

natura. Nel subcontinente indiano, dove egli restò continuativamente per circa

otto anni, oltre che prestare un servizio militare eccellente - fu promosso

tenente a ventuno anni -, conquistò il trofeo sportivo più ambito in tutta l'India,

quello per il pig-sticking o caccia del cinghiale a cavallo, con una corta lancia

come sola arma : si tratta di uno sport pericolosissimo, se si considera che il

cinghiale selvatico viene spesso definito come il solo animale che osi bere alla

stessa pozza d'acqua insieme alla tigre. Praticare questa attività costituiva il

modo migliore non solo per un addestramento fisico di prim’ordine, ma anche

per esercitare l’attenzione, la percezione, l’interpretazione dei « segni » che la

Natura offre all’uomo ad ogni passo.

Anche in altri momenti della sua vita militare sottolineò più volte l’importanza

di un’intelligente attività a contatto con la natura come base dell’addestramento

all’esplorazione nell’esercito. Ne sono testimonianza il vivacissimo libro La

campagna contro i Matabele, pubblicato nel 1897 ; l’opera Consigli per

l’esplorazione a beneficio dei sottoufficiali e degli uomini di truppa (1899), vero

successo editoriale, progettato nelle pause, durante la caccia all’orso nella

regione del Kashmir : un libro destinato ai soldati che avrebbe, invece, aperto

un capitolo nuovo nella storia della pedagogia moderna e orientato

successivamente il suo autore ad articolare e approfondirne le tematiche per il

resto della sua vita.

30

II.1.3. L'opera di B.-P. riflette il senso della natura educatrice.

Alcuni esempi.

Nel Manuale dei lupetti19 , definito dall’autore come « un pasto offerto da un

Vecchio Lupo ai piccoli Cuccioli »20, subito colpisce la dedica rivolta a Rudyard

Kipling, autore dell’inimitabile Libro della giungla, che gli ispirò il tema di fondo

per la sua opera meglio apprezzata dalla critica e sicuramente più popolare.

La prima pagina si apre infatti su « La legge del branco », prosegue con la

storia di Mowgli, il cucciolo d'uomo, cresciuto tra i lupi…obbediente al saggio

Akela, il vecchio lupo…che impara la legge dal bonario Baloo…che va a caccia

con la silenziosa Bagheera, la pantera. C’erano tutti gli elementi necessari,

ideali e pratici ; una storia che tutti i bambini devono imparare a conoscere, un

amo sul quale B.-P. si rese conto di poter agganciare qualsiasi attività, e tutti i

suoi principi più cari.

Si rivolse a Kipling21, buon amico dello scoutismo fin dagli inizi, autore della

canzone ufficiale dei Boy Scout e padre di uno scout, per ottenere il permesso

di riprendere la sua idea. Quello che il genio di Kipling aveva tradotto in parole

di sogno, Baden – Powell trasformerà in azione . Tutto sembra ispirarsi

all’intima e ferrea legge della Natura. L’atteggiamento del « lupetto » nei

confronti del capo del branco, deve imitare quanto avviene in natura :

formando il cerchio, il bambino si accuccia sui talloni con le mani – dette

dall’autore « zampe anteriori » - a terra tra le punte dei piedi e le ginocchia

aperte, come fanno i lupi. Come i lupi emettono un grido per salutare il loro

capobranco e riconoscerne la leadership, così fa il lupetto nei confronti del suo

capo. Il grido del lupetto significa mostrare al capo che è pronto ad obbedire ai

19 Titolo originale The wolf cubs handbook,pubblicato nel 1916, è il libro pedagogicamente più valido scritto da B.-P. e anche letterariamente il più fantasioso.20 Baden-Powell, Manuale dei lupetti, Nuova Fiordaliso, Roma, 199921 B.-P. scriverà questa dedica nell’introduzione al suo Manuale dei lupetti : « A Rudyard Kipling, che ha fatto tanto per ispirare il giusto spirito nelle nostre giovani generazioni, sono infinitamente grato per il permesso accordatomi di far mio il suo …Libro della Giungla » (B.-P., Manuale, cit,p.17)

31

suoi ordini: in tal modo il giovanissimo scout impara dalla Natura il significato

di un linguaggio simbolico.

Così, il saluto che il lupetto rivolge ai vecchi lupi, a altri lupetti o agli

esploratori, consiste nel tendere le due dita della mano destra, imitando la

sagoma della testa di un lupo, con le orecchie drizzate. Ancora, il giovanissimo

aspirante esploratore viene chiamato « zampa tenera » perché quando va a

giocare o a cacciare nella giungla, corre alla cieca, si perde e presto si stanca…

così i suoi poveri piedi – o zampe – diventano teneri.

Sciacalli e tigri – come Shere Khan, la famosa tigre del Libro della giungla –

rappresentano i pericoli classici per il branco. I primi simboleggiano la

dispersività e il disturbo, e in ultima analisi la codardia. Shere Khan, la tigre

feroce, rappresenta invece la prepotenza.

La matafora naturalistica che si articola per l’intero testo rende il senso

profondo di una legge basilare che governa i rapporti in relazione al ruolo e

alla forza di ciascuno. I « morsi » offerti ai piccoli lupi, di cui si parla nel libro,

cioè i successivi passaggi nel processo di apprendimento della vita di relazione

dei lupetti, si ispirano sempre alla Natura, ritenuta autentica maestra per

un’esistenza sana.

Nell’opera complessiva dell’autore il ricorso – non solo verbale – a termini che

si rifanno all’area semantica della Natura è frequentissimo : in molte occasioni

l’autore parla di animali : dai cavalli, agli insetti, al riccio, ai rettili, ai pesci, al

leone…Di ciascuno l’autore fornisce delle caratteristiche, ne interpreta il senso

profondo in rapporto all’utilità che l’animale può arrecare all’uomo stesso:

« Naturalmente lo scout deve guardare ad ogni animale anche dal punto di

vista utilitario e personale, come nutrimento », scrive in Scautismo per

ragazzi22.

22 BADEN-POWELL, La strada verso il successo, Ancora, Milano, 1983

32

Molti giochi sono ispirati agli animali, come ad esempio la « caccia al leone »,

che mette alla prova l’abilità scout di scovare una preda sulla base di indizi.

Il tema dei campi, la scienza dei boschi, l’alpinismo come prova somma nel

contatto con la Natura, le esperienze nautiche, la vita all’aperto, i consigli al

campo e per il campo rappresentano per l’autore quanto può garantire un

giovane sano, florido nelle sue forze : « La nazione ha bisogno di veri uomini.

La vita dei boschi è la scuola migliore per la formazione di un uomo »23

II.1.4. La Natura come sfida oggettiva

La Natura viene considerata nei libri di Baden – Powell sia come elemento

oggettivo di fronte al quale il giovane deve rafforzare il suo spirito di

osservazione e la sua attenzione, sia come sistema ispiratore di un modello di

vita autentico.

Prendendo le mosse ancora dal Manuale dei lupetti, Il giovane fanciullo che si

affaccia al mondo scout deve quindi apprendere dai più grandi ed esperti l’arte

di comportarsi in modo efficace e funzionale.

Il libro descrive, con uno stile accattivante e scorrevole, i rapporti tra

esploratori – lo potevano essere i Pellerossa nelle praterie del Far-West, o le

tribù africane, come quelle dei Matabele, Suazi, Masai – e natura. Si tratta di

relazioni spesso difficili, caratterizzate in alcuni casi da dure prove di

iniziazione : si pensi a quelle di un ragazzo zulù24 che ha l’età per essere

inserito nel gruppo dei guerrieri: viene lasciato libero nella foresta con uno

scudo e una piccola lancia, denudato e dipinto di bianco, così che chiunque lo

veda può dargli la caccia e ucciderlo. La Natura rappresenta per lui un elemento

oggettivo di fronte al quale, se vuole sopravvivere, deve adottare un

comportamento intelligentemente flessibile e forte al tempo stesso. Ciò

23 B.-P., Taccuino,op. cit, pag. 8224 cfr. B.-P., Manuale dei lupetti, op. cit., pag.25-26

33

comporta saper seguire le tracce degli animali per colpirli e procurarsi di che

mangiare e vestirsi ; fare il fuoco sfregando due pezzi di legno ; stare attento

che il fuoco non mandi troppo fumo, per non dare nell’occhio a chi può dargli la

caccia ; essere capace di correre per lunghi tratti, di arrampicarsi sugli alberi e

di attraversare a nuoto i fiumi ; conoscere le piante commestibili e quelle

velenose; costruire una capanna per ripararsi ; non lasciare impronte ; tenere

la bocca chiusa e respirare silenziosamente …

La Natura è spesso ambiente insidioso, fonte di malattie e di morte, per chi non

sa proteggersi adeguatamente né conosce le sue leggi. Per questo Baden –

Powell nei suoi libri porge con frequenza consigli utili, tratti dalla sua

esperienza : come lavarsi con la rugiada, ma anche come evitare insetti nocivi

quali le mosche ; come evitare l’umidità, ma anche brevi cenni « naturalistici »

di primo soccorso, dal lavaggio delle ferite alle protezione delle ustioni.

II.1.4.1. L’alpinismo : il senso di una nuova libertà.

Baden – Powell ritiene l’alpinismo uno sport sublime, che avvicina l’uomo a Dio

e lo aiuta a cogliere il senso del proprio limite.

Arrampicarsi è un mezzo educativo inestimabile ; è infatti un esercizio naturale

e non artificiale e perciò sviluppa la forza fisica meglio di qualsiasi movimento

ginnico. Inoltre è funzionale a promuovere la fiducia in se stessi, il coraggio, la

prudenza, la tenacia, l’ambizione, la pazienza ed altri elementi del carattere.

L’avventura di ogni ragazzo passa attraverso stadi successivi, che vanno

dall’arrampicarsi sui mobili, tipico della prima infanzia, all’arrampicarsi sugli

alberi, sulle rocce, fino all’alpinismo.

« Un notevole interesse dello sport dell’arrampicarsi è dato dal rapporto di

squadra, in cui tre o quattro lavorano insieme con una corda. Esso dà anche

34

un’educazione supplementare delle doti morali di leadership, disciplina, buon

carattere, cooperazione altruistica e spirito di emulazione »25.

L’alpinismo, che affina le qualità apprese in tutte le attività precedentemente

citate, forma veri uomini dai forti muscoli, dotati di energia e audacia, amanti

della natura, del bello, della religione.26

Tra l’altro, l’alpinismo comporta molta marcia per brughiere e sentieri di

montagna, l’uso della carta topografica e della bussola, l’osservazione e il senso

dell’orientamento, il saper trovare la strada nella nebbia e nella pioggia, il

nutrirsi e il bivaccare all’aperto, e l’osservazione delle bellezze e delle

meraviglie della natura ad ogni svolta del cammino. Senza contare l’effetto

morale di apprendere ad affrontare con calma, decisione e buon umore una

difficoltà anche apparentemente difficile a superare. « Si impara così ad

affrontare le difficoltà della vita con lo stesso spirito, ed a giungere al successo

finale ricercando tenacemente i vari modi per aggirare o scavalcare gli ostacoli.

[…] Infine vi è l’anima. Strana cosa da trovare nell’alpinismo : eppure vi si

trova…Possiamo veramente dire che la religione della montagna è la più alta

forma di religione. […]Quando arriviamo sulla vetta di una montagna lasciamo

alle nostre spalle tutto ciò che ci appesantisce nel corpo e nello spirito.

Lasciamo dietro di noi ogni senso di debolezza e scoraggiamento. Proviamo una

nuova libertà, una grande contentezza, un’esaltazione del corpo non meno che

dello spirito »27

II.1.5. La Natura come modello di vita

2524BADEN –POWELL, Taccuino, op. cit., pag. 148.26 Ne La strada verso il successo Baden – Powell riferisce un suo colloquio con il generale Bruce, capo di una spedizione sul monte Everest : « Non è tanto l’altezza delle montagne che conta, ma il passaggio difficile da superare ».

27 Jamboree, Luglio 1923, in BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag. 149.

35

L’autore in più occasioni sottolinea il senso profondo del rispetto che l’uomo, e

lo scout in particolare, a tutti i livelli del processo formativo, deve avere per

l’ambiente che lo circonda. In esso si scorge un modello di vita, un sistema

organico che trasmette valori se lo si osserva con attenzione. Così il mondo

pullulante degli insetti, da cui l’uomo e lo scout, nella sua vita all’aria aperta,

devono comunque difendersi con la loro intelligenza, rappresenta una

meraviglia assoluta nella sua perfezione naturale.

« Le muraglie viventi di alberi con il cielo aperto sopra le nostre teste »28

rappresentano un miracolo quotidiano che deve stimolare un profondo senso di

attaccamento alla vita dell’Universo da parte di un animo sensibile.

Lo scout va educato a percepire questo equilibrio, perché tale riconoscimento

sta alla base di un sereno e proficuo rapporto con gli altri, nell’obiettivo di

produrre

pace e buona volontà nel mondo, finalità primaria nell’impegno civile scout.

Il mistero e l’equilibrio della Natura sono dunque maestri di vita ai livelli più

alti, aiutando l’uomo a sviluppare non solo l’istinto di conservazione della

specie, ma un senso religioso di fondo, universale, premessa per una

convivenza migliore tra le genti del Mondo.

II.1.6. L’educazione tramite lo studio della natura.

Baden – Powell afferma che tale studio attrae il ragazzo e la ragazza

indipendentemente dal loro comportamento, e quando è utilizzato in modo

opportuno e intelligente può dare loro un’educazione nei quattro settori della

formazione, cioè carattere, salute fisica, abilità manuale, servizio del prossimo.

28 da Baden – Powell, Taccuino, op.cit., pag. 119

36

II.1.6.1. La formazione del carattere a contatto con la

natura

Il problema della formazione del carattere di un giovane è centrale nel pensiero

e nell’opera di Baden – Powell, riferibile sia alla disciplina che informò la sua

educazione; sia alla sua carriera militare che egli affrontò con spirito critico,

proponendosi l’obiettivo di ottimizzare le esercitazioni, per raggiungere un

miglioramento nella personalità dei soldati ; sia alla sua esperienza, sempre

meditata, oltre che entusiastica, di capo scout del Mondo.

Il problema centrale che si pone B.-P. è quello di offrire ai ragazzi degli ideali

che, senza incitarli alla guerra o allo spargimento di sangue, diano loro per

altro le aspirazioni virili dell’ammirazione per il coraggio e l’ardimento, della

fiducia in se stessi, dell’eroismo, dell’abnegazione. La questione posta

dall’autore riflette la temperie culturale in cui si è sviluppato e diffuso il

movimento scout, passando attraverso le spinte nazionalistiche, imperialistiche,

militaristiche che hanno caratterizzato l’Europa dei primi decenni del

Novecento, la Grande Guerra, la delicata ripresa postbellica, l’orizzonte incerto

dei rapporti internazionali, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Tuttavia l’autore ritiene che, indipendentemente dal clima culturale che

condiziona la nostra vita, la fase giovanile dell’esistenza si nutre di avventura :

« Essi leggeranno, è vero, libri di guerra e battaglie, ma date loro la scelta e

preferiscono di gran lunga le storie di avventure di terra e di mare, i racconti di

esplorazioni, di caccia grossa, della vita degli uomini delle foreste, di aviazione,

e di altri tipi di vita in cui i personaggi danno prova delle più alte virtù virili »29.

Così l’avventura di governare una barca, o l’esplorazione di una regione

sconosciuta, l’ascensione di montagne selvagge, la ricerca naturalistica

attraverso boschi e foreste, il campeggio e la scienza dei boschi, la

29 BADEN-POWELL, Taccuino op. cit., pag.141.

37

pionieristica, tutto ciò ha un fascino per loro. Questi elementi sono in funzione

della loro educazione del carattere. « A parte la pura formazione scolastica,

l’educazione moderna mira a sviluppare nell’individuo il carattere, come pure le

capacità tecniche e la salute fisica…Inoltre, buona parte dell’attività all’aria

aperta, come lo studio della natura, il campeggio, l’esplorazione, la topografia,

il disegno dal vero ecc. attirano con uguale forza e con pari profitto le

ragazze »30.Questo passo è di grande interesse per comprendere la valenza

pedagogica del pensiero di Baden – Powell, che mira ad un’educazione integrale

del ragazzo e non solo a trasmettere conoscenze.

In molti passi del testo dedicato ai rover, La strada verso il successo, Baden –

Powell affronta il tema della formazione del carattere, legato alle aspirazioni

dell’uomo, ma condizionato dagli ostacoli che il giovane incontra nel diventare

adulto. L’immagine metaforica di questa difficile maturazione è la navigazione

in canoa : un procedere precario, difficoltoso, ma che dà il senso della potenza,

che rafforza la personalità e la sprona alle migliori prove :

« GUIDA TU STESSO LA TUA CANOA

Assurdo è per l’uomo esser parte d’un gregge,

e aver bisogno d’altri che lo spinga ;

se ha la necessaria fermezza, farà da sé la sua parte e

da solo spingerà la sua canoa.[…] »31

Nel libro l’autore affronta il problema della « carriera » alla quale ciascun

giovane si deve preparare per inserirsi nel mondo con dignità, autonomia e

spirito di servizio. Egli sottolinea come « il carattere, non meno dell’efficienza e

dell’abilità, ti aiuterà a riuscire nella tua carriera »32.

30 Ibid.,pag.142.31 BADEN-POWELL, La strada verso il successo, Ancora, Milano, 1983,p.31

,

BADEN-POWELL, La strada verso il successo, op.cit., p.66.32

38

Viene riportato qui di seguito il dagramma « A » che schematizza « come

aprirsi una strada », cioè come realizzare appieno le proprie potenzialità,

essere felice, vivere il lavoro come un gioco, cioè con la passione di fare le cose

e non assillati dal doverle fare.

Dallo schema « A » non emerge specificatamente un richiamo alla natura. Esso

caratterizza tuttavia lo schema « B » che l’autore collega direttamente al primo,

quasi fosse una seconda parte di esso.

L’esattezza dello schema, che rappresenta una possibile guida per il giovane,

tradisce tuttavia la sua povertà spirituale, che viene integrata dall’autore

attraverso un secondo schema, riportato come diagramma « B »

DIAGRAMMA A

COME APRIRSI UNA STRADA33

33 da Baden-.Powell.,La strada,op.cit. p.65

39

Qualità morali Qualità negli affari Qualità personali

Memoria OnoreConcentrazio-

ne e entusiasmo

Energia Perseveranza Pazienza

DIAGRAMMA « B »

COME VIVERE

LA FELICITA’

40

Conoscenza

Prendi nota delle cose che ti interessano

Schiettezza e onestà pagano

meglio

Di se stessi Del proprio lavoro

Tatto

Una cosa per volta e farla bene

Dire la cosa opportuna al momento giusto

Osservazione

Orecchio

Con le mancanze degli altri

Salute – aspetto fisico

Persisti Riprova

Lavoro fatto

Sonno

Ginnastica

Vestiario

Attraverso più alti ideali

Attraverso il servizio

CONOSCENZA DELLA NATURASACRIFICARE SE STESSO AGLI

ALTRI

Occhio

Temperanza in tutte le

cose

Ma che cosa significa praticamente educare il carattere ? Nel Manuale dei

Lupetti B.–P.fornisce uno schema dei difetti più comuni dei bambini, delle loro

cause, proponendo attività in funzione dei rimedi. Anche in questo caso si nota

come l’attività a contatto con la natura o di studio della stessa sia fruttuoso nel

processo di formazione del carattere e di crescita personale del giovanissimo.

Il diagramma riportato sintetizza i vari mezzi con cui si possono conseguire i

predetti obiettivi34.

Collezionista

Vanteria Osservazione dellaMillanteria Inesperienza Intelligenza natura Timidezza Perseveranza Giardiniere Menzogna

Disegno

Litigiosità Lavori casalinghiDistruttività Mancanza d’interesse Carattere Abilità Trascuratezza o curiosità manuale Fabbricare giocattoliImpazienza

34 BADEN-POWELL, Manuale, cit., pag. 211.

41

I suoi segreti Le sue bellezze

Giungere al concetto di Dio

creatore

Sviluppo dell’amore divino che è in noi

Difetti comuni Cause Necessaria educazione Rimedi Attività lupetti aiBambini specialità

Disobbedienza Attività a Pronto soccorsoEgoismo Insofferenza favore di altri Aiuto in casaCrudeltà verso gli Servizio di guida altri

GoffaggineSviluppo fisico Mancanza di Atletismo Nuotoinsufficiente cognizioni e di Salute fisica e AtleticaDifetti fisici esercizio pulizia Giochi di squadraeliminabili Cura del proprio fisico

Come si può notare, le attività per promuovere intelligenza e perseveranza

riguardano l’osservazione della natura : ad esempio, essere capaci di

identificare almeno quattro esemplari di alberi o arbusti, oppure fiori o

erbaggi fa parte degli esercizi proposti ai lupetti per integrare la loro

preparazione di base e acquisire una sorta di « portfolio » di abilità che

segnano il progresso di ciascuno; oppure identificare e nominare quattro piante

erbacee comuni ed essere capace di usare arnesi come vanga, forcone, zappa,

trapiantatoio, rastrello risponde allo stesso scopo; o ancora, trovare la strada

da percorrere per mezzo di punti di riferimento, o per mezzo di tracce ;

imparare a trovare i punti cardinali. O da ultimo, fare giardinaggio, attività

definita da B.-P. molto interessante in ogni epoca dell’anno.

Si comprende da questo breve e limitato excursus sull’opera di Baden – Powell

come il riferimento al mondo della natura in rapporto alla formazione del

carattere sia costante e continuo, ricchissimo di spunti affidati non solo ai

consigli del capo scout del Mondo, ma di tutti i capi – squadriglia che ne

devono interpretare lo spirito35. Del resto, come egli sostenne a più riprese e in

molti passi della sua opera, « è riconosciuto che il carattere ha molta maggiore

35 L’attenzione verso l’educazione e l’addestramento dei capi fu molto sentita da Baden – Powell, che scrisse a questo proposito Aid to scoutmastership (Consigli per i capi), nel 1911, quando il numero degli iscritti aveva superato i 100.000. B.–P. non voleva fare di questo corso una serie di norme prescrittive, ma dare una strada, per intraprendere un’attività basata per larga parte sulla sensibilità e l’intelligenza dello stesso capo.

42

importanza per l’efficienza di un cittadino che non la semplice istruzione fatta

sui libri »36

II.1.6.2. La natura per la salute fisica

B. – P. dà spesso ai giovani il consiglio di mantenersi in buona salute,

articolandolo in una serie di attenzioni, di accorgimenti che egli stesso ha

appreso a contatto con la natura negli ambienti insalubri d’Asia o d’Africa. Aria

fresca, esercizio fisico, cibo semplice e non abbondante, moderazione assoluta

nel fumo e nell’alcol, attenzione al sonno sono piccole buone abitudini

importanti per l’uomo di tutte le età, ma fondamentali per il ragazzo in via di

sviluppo : « Un giovane puro nel rigoglio della salute e della forza è la più bella

creatura che Dio ha fatto in questo mondo ».37

L’addestramento fisico, la vita all’aria aperta, mettersi alla prova, acquisire

abilità nel nuoto, migliorare la resistenza fisica non significa tuttavia soltanto

compiere movimenti aventi per scopo lo sviluppo muscolare. « Non solo non

presenta [per gli scout] nessuna attrattiva, ma inoltre generalmente diviene

uno spettacolo nel quale l’insieme dei ragazzi viene occupato per lo stesso

tempo, con poca attenzione per lo sviluppo personale di ciascuno di essi. Infine

la maggioranza degli allievi lo abbandona non appena il loro interesse per esso

svanisce »38. Baden – Powell sostiene l’opportunità che ciascuno compia esercizi

fisici secondo le proprie necessità : « ciò che serve sono alcuni esercizi semplici

di diverse parti del corpo per sviluppare le funzioni degli organi vitali, come il

cuore, i polmoni e lo stomaco, che consenta in ciascun ragazzo una buona base

per la sua salute e resistenza fisica, e di sviluppare più particolarmente il fisico

in quei punti in cui esso può essere al disotto del livello medio »39. Tale sviluppo

36 BADEN – POWELL, Manuale, cit.,pag.292.37 Baden-Powell, La strada verso il successo, op.cit., pag. 131.38 Da Headquarters Gazette, gennaio 191139 Ibidem.

43

è prodotto da un proficuo contatto con la natura, che promuove una vita sana

all’aria aperta, come quella del campo scout, e da pochi esercizi specialmente

adatti alle singole esigenze dei ragazzi, così che essi si sentano interessati e

responsabili in prima persona della loro salute fisica.

II.1.6.3. L’abilità manuale : imitare e sfruttare la natura

Lo scout trova nella natura uno spunto per i suoi lavoretti, fin dall’età più

tenera. Nel Manuale dei lupetti l’abilità manuale viene stimolata nel disegno di

elementi tratti dalla natura, come animali o piante, o panorami ; o attraverso la

realizzazione di oggetti con materiali di recupero, come pigne, direttamente

attinti dalla natura, come il muschio (l’autore propone, tra le tante attività, di

foderare un canestro con muschio).40

Nell’attività dello scout, poi, il ricorso alla natura si precisa secondo le età, in

molte occupazioni diverse : dominano il vasto panorama scout l’abitudine di

portare il sacco sulle spalle nelle escursioni, fatto che conferisce autonomia e

dà sicurezza ; saper preparare pasti sobri ; arrampicarsi sugli alberi ; saper

mungere una mucca, fare vari tipi di nodi, accendere il fuoco ; leggere una

carta, sapere interpretare la direzione del vento e valutare le distanze… « La

scienza della natura diventa una seconda natura per l’uomo che vive all’aperto

e gli dà un nuovo interesse e gioia di vivere »41.

II.1.6.4. Servire gli altri

Questo ideale scout non si può mettere direttamente a contatto con la natura

come madre e maestra per l’uomo, ma il messaggio di Baden – Powell stimola

a pensare che solo un uomo capace di scoprire le meraviglie del creato, e

quindi dell’uomo e della sua vita, può mettersi con animo sereno al servizio

40 Cfr. BADEN – POWELL, Manuale, op.cit.,pp. 238-254.41 Baden – Powell, La strada , op.cit., pag. 234.

44

degli altri. Alla base quindi sta un carattere fermo e consapevole, un fisico

sano, la capacità di interagire con la natura anche nelle piccole cose… Da ciò

nasce la serenità del buon dovere compiuto.

« La felicità è tua se soltanto guiderai bene la tua canoa. Con tutto il cuore ti

auguro il successo e ti rivolgo l’augurio scout…BUON CAMPO »42. Con queste

parole ricche di significato l’autore conclude il libro dedicato ai Rover, quindi a

coloro che già fanno parte attiva del mondo degli uomini adulti e più

direttamente devono badare a migliorare la società in cui vivono.

II.2. SCOPRIRE DIO ATTRAVERSO LA NATURA.

Il pensiero di Baden – Powell recupera un profondo senso religioso della vita

non precipuamente attraverso le pratiche di culto caratteristiche delle singole

religioni, ma attraverso la contemplazione della natura, non intesa solo come

estatico abbandono di fronte alle sue meraviglie, ma come interazione curiosa,

intelligente dell’uomo, capace di viverci attivamente e di coglierne i frutti. Si

tratta di una stupenda dipendenza che l’uomo avverte di fronte al mistero

naturale ; l’individuo non è in grado di spiegarla con la sola ragione, deve

aprirsi ad una dimensione più profonda, quello della religiosità.

42 Baden – Powell, La strada cit.,pag. 260

45

II.2.1. Dalla natura al senso di Dio

Baden – Powell afferma che tale studio attrae il ragazzo e la ragazza,

indipendentemente dal loro comportamento, e quando è utilizzato in modo

opportuno e intelligente può dare loro un’educazione nei quattro settori della

formazione, cioè carattere, salute fisica, abilità manuale, servizio del prossimo.

E al tempo stesso può dare a tutti una base religiosa comprensibile e non

legata ad alcuna confessione specifica.

La mappa riportata sintetizza i vari mezzi con cui si possono conseguire i

predetti obiettivi.

ESPERIENZA DELLA NATURA

(comprende)

MERAVIGLIE della natura BELLEZZE della natura SPIRITO della natura

46

Dai germi microscopiciAll’infinito

astronomicoStorie del mondo

della geologiaEvoluzione

RiproduzioneOrdine della

Natura

Vita e istinto degli animali

Amore maternoCavalleria

Protezione e disponibilità ad aiutare gli altriSacrificio di sé

per il bene comune

Bellezze delle forme e dei colori,

dei suoni e dei ritmi della NaturaGodimento della

bellezzaGioia di

esprimersi tramite l’arte e

l’istinto del gioco, comune a tutte le

razzeTrasmissione della gioia agli

CREATORE AMORE FELICITA’

DIO ATTORNO A NOI E DENTRO DI NOI

IL SERVIZIO DI DIO

Sempre nello stesso scritto, Baden – Powell sottolinea alcune linee guida

fondamentali del suo pensiero: egli avverte un’intima correlazione tra Dio e

Natura, così che si crea quasi un rapporto di circolarità tra l’educazione dello

scout a contatto diretto con l’ambiente naturale, lo sviluppo di un’intima

religiosità e il servizio attivo del giovane. Ciò si richiama alla Promessa scout:

«Fare il proprio dovere verso Dio», che significa che lo scout deve essere attivo

nel prestare servizio, piuttosto che passivo in uno stato d’animo. Mettendo in

pratica il contenuto della Promessa, il capo, come lo scout, si renderà conto che

è tramite il servizio che ci si guadagna il Paradiso, e che quel Paradiso non è un

vago futuro in qualche remota parte del Cielo, ma è prima di tutto qui e ora su

questa terra.

47

Riproduzione sana secondo il disegno della

Natura

Amore altruista e disponibilità ad aiutare le altre creature

Godimento della vita e

trasmissione della felicità agli

altri

II.2.2. La religione dei boschi: la miglior fonte di educazione

Baden – Powell ha un senso fortissimo dello spirito religioso universale che

accomuna gli uomini, scaturendo dalle bellezze naturali. Per lui la Natura parla

veramente di Dio nel cuore dell’uomo. In un suo scritto risalente al 1921, egli

descrive quanto avvenne durante una riunione a Gilwell una domenica mattina.

Là riuniti erano uomini di credenze religiose diverse (per esempio, le preghiere

vennero lette da un irlandese, la Legge scout da un indù e un capitolo del

Corano da un arabo). Ma tra loro – afferma l’autore – la fede era centrata su un

unico Dio. Essi si riunivano in quanto fratelli, figli di un unico Padre. “La

religione che esprimevamo non era scritta per noi da teologi intelligenti e

soffocata sotto le loro concezioni rituali, ma era il risultato di un apprezzamento

naturale del Dio creatore tramite le meraviglie e le bellezze della Natura, e del

servizio in spirito di amore per le Sue creature e per i nostri fratelli»43 .

Questa religione naturale fondamentale è tale da poter essere accettata da

persone di ogni credenza e da poter essere afferrata dalla mente del bambino.

Baden – Powell sottolinea che se la semplice elementare religione della Natura

fosse più largamente utilizzata per l’iniziazione del bambino alla religione –

invece della teologia, che non lo attrae e che spesso egli non comprende – il

risultato sarebbe assai diverso. E’ in questo senso che la conoscenza della

natura esercita il suo più forte appello. Lo scout impara ad apprezzare, nella

Natura, la grandezza che rasenta l’infinito eppure interamente regolata da una

legge, ed ha preso coscienza del ruolo e del senso che anche le piccole cose,

fino ai germi microscopici, hanno nel funzionamento dell’intero sistema. Egli

comprende anche la propria relativa insignificanza e al tempo stesso il suo

compito nella vita. Diviene conscio dell’esistenza di stadi progressivi per

43 BADEN – POWELL, Taccuino, op. cit., pag. 120.

48

giungere a cose più alte, a una felicità più piena : dalla potenzialità del seme

alla realizzazione del fiore, che è a sua volta frutto in potenza. Lo scout capisce

che nell’uomo questi stadi sono accompagnati tanto da suoi sforzi attivi verso il

progresso quanto dalla sua rassegnazione passiva all’inevitabile. Si rende conto

che la felicità si conquista superando difficoltà, ma che la vita è vuota e

insoddisfacente se si lavora solo per se stessi : il servizio degli altri è la più

grande ricompensa. A questo proposito Baden – Powell cita l’esempio di San

Giorgio, che sgominò il dragone non solo per esprimere la sua forza trionfante

sulla bestia, ma per la più alta soddisfazione di aiutare una donna in pericolo.

II.2.2.1. La religione naturale

Secondo Baden – Powell la forma ha talmente ricoperto la fede semplice

originaria della natura da renderla quasi irriconoscibile. « Abbiamo preso a

giudicare una religione più o meno come , se siamo un po’ « snob »,

giudichiamo una persona : dal suo vestito. Chiunque non porta il vestito

convenzionale e torna ad un abbigliamento più naturale verrà probabilmente

considerato indecente o almeno eccentrico, per quanto, dopo tutto, egli non

faccia che mostrare le forme in cui tutti siamo modellati dalla natura, cioè da

Dio »44.

La forma naturale della religione è così semplice che anche un bambino può

capirla. Viene dall’interno della coscienza, dall’osservazione, dall’amore, e

pervade tutte le azioni del ragazzo. E’ una vera e propria parte del suo

carattere, uno sviluppo della sua anima. Con questo, B.-P. non vuole distogliere

un ragazzo dalla fede dei suoi padri. Lo scopo è dargli un fondamento migliore

per quella fede.

44 BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag.82

49

II.2.2.2. Obiezioni sulla religione dei boschi.

Molti obiettarono a Baden – Powell che la « religione dei boschi » si

identificasse con l’ « indianismo » e che per questo non fosse altro che una

serie, a volte anche un po’ ridicola, di rituali sostanzialmente decontestualizzati,

al solo scopo di riunire dei ragazzi e di addestrarli alla conoscenza attiva della

natura. B.–P. rispose in modo deciso e in più occasioni a questa posizione che

riteneva poco corretta : «[…] La scienza dei boschi va assai più in profondità

che non la superficiale attrattiva od imitazione di questa o quella delle più

primitive tribù umane. E’ piuttosto la capacità comune a tutti questi popoli di

leggere nel libro della natura ; e la loro pedagogia si attua attraverso metodi

naturali, anche se piuttosto primitivi, i quali nel nostro mondo sono stati

interamente ricoperti dall’applicazione di sistemi artificiali. »45

Nello stesso periodo, parlando ai capi, sosteneva che le imprese e i riti

pittoreschi degli Indiani hanno una forte attrattiva sui ragazzi. Egli stesso,

quando gli era stato conferito il titolo di « Pino solitario sull’orizzonte » al

Jamboree di Olympia, si era sentito contento e felice come nel giorno in cui i

Maori gli avevano fatto dono di un ambito riconoscimento di guerra per il suo

servizio in Sud Africa. Tuttavia, « l’indianismo, per quanto possa essere solo un

tema fantastico, pure come variante della normale formazione scout può

reggere e venire applicato, per un periodo limitato, in un reparto scout.[…] Che

l’atmosfera indiana riesca nel reparto o meno dipende moltissimo dal modo in

cui la sente lo stesso capo reparto. Se egli riesce ad apprezzare le tecniche

indiane e ad entrare in quell’atmosfera fantastica e conosce la vita e le tecniche

del bosco, potrà farne qualcosa di formidabile ; ma i ragazzi sono dei critici

tremendi e fanno presto a scoprire l’uomo che non ci crede o che non c’è

stato »46.

45 BADEN – POWELL, Taccuino, op.cit., pag. 104.46 BADEN – POWELL, Taccuino, cit., pag. 107.

50

51

II.3. UN’ESPERIENZA PERSONALE DI RICERCA DI DIO ATTRAVERSO LA

NATURA

II.3.1. Non seppelliamo la nostra personalità

Il rischio che quotidianamente corriamo nella nostra società consumistica, in cui

l’urbanesimo prevale e la natura è spesso contaminata o « civilizzata », è

quello di perdere il senso di un sereno contatto con essa. Tentiamo di

riscoprirla quando in massa ricorriamo ad essa, in un week – end o in un

« ponte » -, trovando proprio l’opposto di quanto cerchiamo : non quiete,

rilassamento, pace dell’animo, ma stress e insoddisfazione per il tempo

sprecato nel traffico, tra i gas di scarico delle auto o tra un verde sbiadito da

mille « maleducati » rifiuti.

La personalità dell’uomo ne resta irretita e avvilita… E’ la nostra più autentica

dignità a soffrirne, e a volte a soccombere, coprendosi di strutture che la

soffocano.

Tutte le comodità più raffinate della tecnica non sono riuscite a sostituire il

grande bene che l’uomo occidentale ha perduto forse per sempre : la vita a

contatto con la natura.

La TV e il cemento spengono e impigriscono la voglia di muoversi e affrontare

le scomodità, l’opportunità di cogliere « madre–natura », generosa con chi ha il

coraggio di avvicinarsi ad essa.

II.3.2. « Il mio schema » della ricerca di Dio nella natura

Ecco sintetizzata in un grafo la mia ricerca di Dio, in cui la natura occupa uno

spazio molto ampio.

52

La prima via per incontrare Dio è lo studio della Bibbia. La seconda lo studio,

ma soprattutto la contemplazione del Creato, la natura e l’umanità nella sua

grande varietà di aspetti.

La prima via non esclude la seconda ; ma per uno scout l’attenzione alla natura

è meglio fruibile, vista anche la giovane età di chi si accosta al movimento.

Secondo la mia esperienza personale, la lettura di un fenomeno naturale nel

contesto della natura, se ben guidata da un maestro attento e preparato, è più

proficua rispetto a qualsiasi approccio teorico. Il piccolo popolo del bosco, ad

esempio, attraverso le varie specie di insetti, fa riflettere sulla saggezza del

creatore della natura. La conoscenza e l’analisi del comportamento degli

53

Scoprire Dio nella Natura

Silenzio

Osservazione attenta della Natura e

dell’Uomo

Vela – tiro a segno - parà - sub

Fede – ragione - scienza

La route

La vera ecologiaIl volontariato

Ama Dio e il prossimo

Competizione

La terra promessa

Una nuova identità

Deserto

animali, anche dei più comuni, offre una chiave per comprendere la forza

dell’istinto nella conservazione del sistema e il senso dell’ordine che domina il

Creato.

Vivere a contatto con la natura significa anche saper adottare un

comportamento adeguato per affrontare situazioni diverse, quindi « iniziarsi »

alla vita, acquisire autonomia, conoscere i propri limiti, esercitare la virtù della

pazienza di fronte a forze superiori che non concedono nulla.

Vivere a contatto con la natura dà la forza di affrontare meglio la vita di

relazione in città, nel mondo del lavoro, aiuta a vivere lo stress e a dominarlo.

La vita a contatto con la natura mi ha portato, oltre che a coglierne le

meraviglie, a valorizzare il senso di alcuni sport, come vela, tiro a segno,

paracadutismo, sub. Mi ha condotto a godere del silenzio che domina i

paesaggi non contaminati : in queste atmosfere, l’uomo maggiormente si

avvicina a Dio.

Mi ha insegnato a cogliere nell’uomo lo spirito della natura : egli ne è il

massimo fruitore e l’elemento più alto, che non solo ne gode i frutti, ma deve

riflettere su di essa con un sano atteggiamento ecologico. Inoltre, l’amore per

la natura mi ha indotto a una particolare attenzione verso gli altri, espressa

nella mia esperienza di volontariato.

II.3.2.1. Silenzio, deserto, meditazione : dalla schiavitù

alla terra promessa, per una nuova identità.

Il silenzio parla di Dio. La scalata difficile di una vetta, la contemplazione di

un’immensità desertica, la passeggiata in un bosco può donare all’uomo il

senso dell’essenziale : ci si accorge che quanto è ritenuto indispensabile è

invece superfluo; ci si risveglia dalla vita di tutti i giorni, dalla pigrizia e dalle

54

mode. Si coglie in noi la voce di Dio : ci se sente, come suggerisce il Salmo 91,

« Sotto le ali divine ». La lode francescana a Dio « cum tucte le tue creature »

diviene una dimensione spontanea di fronte a uno spettacolo naturale.

La capacità di ascolto si affina: un dono molto richiesto e utile al corpo, alla

mente e all’anima in particolare per i giovani dei nostri tempi, bombardati da

una pluralità di messaggi e spesso incapaci di prestare attenzione per tempi

lunghi.

La Fede e la Scienza si completano nella dimensione della pace e dell’ascolto.

Se l’avventura di accostamento al ricco mistero del mondo naturale avviene in

età giovanile, all’interno di un’associazione come lo scoutismo ; se chi fa da

guida ha una forte sensibilità e un acuto senso di umanità , il giovane potrà

rivivere l’esperienza degli Ebrei condotti da Mosé e poi da Giosuè dalla terra di

schiavitù (metafora oggi delle catene invisibili del denaro, delle mode, del sesso

nella dimensione di un facile consumo), attraverso il deserto esteriore (la

natura) e interiore (il silenzio, la preghiera) alla « terra promessa ». Questa è

autodominio, progetto di vita, scoperta della dimensione religiosa, ricerca della

felicità.

II.3.3. Attenzione al rischio romantico !

L’attenzione per la natura non va intesa come evasione dalla vita quotidiana.

Da essa ho imparato l'amore per la natura e per il creato. Ho imparato ad avere

un gruppo di amici veri; una Fede costruita pietra dopo pietra con esperienze

forti che mi hanno portato ad incontrare Cristo nella mia vita.

Ho appreso l'essenzialità: quando si ha una meta, e si deve raggiungere su una

strada o su un sentiero con lo zaino sulle spalle, allora se ne capisce il senso.

Ma ciò non basta e non si deve esaurire in una forma di « Romanticismo », utile

al cuore, ma, se fine a se stesso, piuttosto povero.

55

La natura deve aprire l’uomo al senso dell’aiuto agli altri, dettargli una

« route », un obiettivo di vita, che lo illumini ogni giorno nella quotidianità. Per

me: un servizio, che è in sintesi il cardine della vita scout, l'esperienza che

riassume tutto e che mi ha fatto crescere.

56

III CAPITOLO

ATTUALITA’ DEL PENSIERO DI BADEN – POWELL

E’ ancora attuale il messaggio di Baden – Powell ? Si può ritenere che lo

scoutismo costituisca un habitus mentale utile per affrontare con autenticità la

vita quotidiana, con tutte le sue contraddizioni ? La Legge scout è un

riferimento sufficientemente forte, in un mondo dominato da troppi stimoli,

spesso disgregatori ?

Si può dare una risposta valutando poi, a livello italiano ed europeo,

l’evoluzione dello scoutismo e il significato di essere scout oggi ; analizzando i

documenti pontifici espressamente rivolti al movimento, che ne colgono valori

trasversali alla formazione dell’uomo nei difficili momenti storici del Novecento ;

cogliendo infine quegli elementi forti che la moderna pedagogia ci può indicare

come ancora validi – a livello di piena integrazione personale – per l’educazione

dei giovani.

III.1.1. Premessa storica importante : la diffusione dello

scoutismo in Italia

Lo scoutismo si diffuse a macchia d’olio in molti Paesi del Mondo quando ancora

Baden – Powell era in vita.

Un’analisi della sua diffusione nel nostro Paese risulta utile per comprenderne la

portata e l’influsso educativo che esso ha avuto in un recente passato e può

continuare ora ad avere.

Lo sviluppo dello scoutismo in Italia ha conosciuto due vie, l’una di

orientamento cattolico, l’altra di scelta espressamente laica, l’A.S.C.I. e la

C.N.G.E.I.

57

III.I.2.1. Gli albori dello scoutismo - A.S.C.I. e C.N.G.E.I.47

L’’A.S.C.I.48, la maggiore e più imponente organizzazione scoutistica italiana,

nacque il 5 Agosto del 1997 per variazione della denominazione sociale

dell’A.S.G.E., Associazione Scout e Guide d’Europa.

Ma prima di parlarne in modo dettagliato, è opportuno fare storicamente un

passo indietro per considerare le date che interessano il movimento scout e in

particolare l’associazionismo italiano.

Nel 1910 nascono i Boy Scout della Pace. L’idea fu di un baronetto inglese Sir

Francis Vane che, innamorato dell’Italia, della Toscana in particolare, vi

trascorreva molti mesi l’anno. Egli aveva conosciuto personalmente B.-P.

avendone frequentato la stessa scuola (Charterhouse) e partecipato, con minor

successo, alla guerra anglo-boera. Sir Francis aveva avuto modo di apprezzare

la geniale intuizione di B.-P. tanto da esserne nominato primo commissario per

la città di Londra.

Il suo entusiasmo coinvolse il maestro di ginnastica Remo Molinari con il quale

fondò i Boy Scout della Pace e per i quali si fece inviare da Londra il modello di

un’uniforme scout e la stoffa per realizzarla. Egli ha il merito di aver tradotto

dall’inglese sia la Legge sia la Promessa. Quest’ultima fu pronunciata per la

prima volta il 12 Luglio 1910 da una quarantina di ragazzi riuniti a Lucca alla

presenza del prefetto della città.

Ben presto si organizzarono in molte città italiane le sezioni scout tanto che alla

fine dell’anno, ad un raduno organizzato a Firenze, i R.E.I. (Ragazzi Esploratori

Italiani :questo fu il nome adottato successivamente dal movimento proprio a

Firenze) provenivano da ben sette città.

47 Le notizie che seguono sono liberamente tratte da alcune pagine del sito www.asci.freeweb.supereva.it (5-5-2002).48 Associazione Scout cattolici italiani

58

Contemporaneamente, senza conoscere le attività intraprese da Sir Francis, un

altro inglese che viveva a Genova, James Spensley, un medico che aveva in

cura la salute dei dipendenti d’alcune aziende inglesi di navigazione, aveva

iniziato a pensare il modo di introdurre lo scoutismo in Italia. Questi era una

personalità eclettica e sportiva, tanto che contribuì alla diffusione del gioco del

calcio in Italia e a creare la società Genoa Cricket and Football (1893), in

pratica l’attuale squadra di calcio del Genoa.

Spensley durante un viaggio nel Regno Unito aveva incontrato B.-P. e si era

grandemente interessato ai principi e al metodo dello scoutismo. Al suo ritorno

in Italia riunì in casa propria un gruppo d’amici, tra i quali Mario Mazza.

Quest’ultimo, di famiglia profondamente cattolica, era dotato di un grande

ascendente presso i ragazzi essendo aperto, come educatore, ai metodi attivi

che in quegli anni si andavano affacciando nel panorama associativo educativo

italiano.

Qualche anno prima (1905) Mazza – che non aveva ancora trent’anni - aveva

fondato le Juventus Juvat composta da lui ed altri quattro studenti universitari

che, con la collaborazione di un sacerdote, don Capanera, si dedicavano

all’educazione di un gruppo di giovani denominato Gioiosa.

Negli scritti di Mazza si ricava che in questa prima aggregazione vi erano delle

intuizioni educative basate su principi attivi (autoeducazione) che favorirono la

nascita dello scoutismo in Italia.

Spensley propose, in una delle tante riunioni cui partecipava anche Mazza, la

lettura di un articolo che riportava notizie circa l’evento dei R.E.I. di Vane ; da

ciò si decise di fondare anche a Genova una sezione. In questa sezione di R.E.I.

entrarono anche le Gioiose di Mazza .

Il giorno di Capodanno del 1911 ci fu il primo contatto tra lo scoutismo italiano

ed il fondatore, tramite il messaggio di auguri che i gruppi associativi italiani

59

inviarono a B.-P., attestando di sentirsi parte del movimento mondiale. I

contenuti dello scoutismo R.E.I. appaiono interessanti e non troppo distanti

dall’idea originaria di quello inglese.

Nel marzo del 1911 Sir Francis Vane fu richiamato in patria dove restò per tutto

il periodo bellico, mentre le sezioni R.E.I. andavano aumentando, fino alla città

di Tripoli della neoconquistata Libia. Contemporaneamente la sezione di Genova

subì una grave crisi per l’allontanamento spontaneo dei due fondatori (Spensley

e Mazza) per presunte ragioni politiche, nonostante essi avessero sempre

rivendicato la loro assoluta trasparenza.

La secessione di Mazza e Spensley determinò il rapido declino dell’associazione,

mentre i « gioiosi », vista l’impossibilità di collaborare con gli altri, ritornarono

sotto l’antica bandiera della Juventus Juvat.

III.1.2.2. Nasce il C.N.G.E.I49

Nell’ottobre 1912 il professor Carlo Colombo, specialista di terapia fisica e gran

viaggiatore, rafforzato anche dalle esperienze di Sir Francis Vane pubblicate dai

quotidiani dell’epoca, fondò il Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani ancor

oggi noto con l’acronimo di C.N.G.E.I50. o più semplicemente G.E.I.

L’associazione nacque da un esperimento che il professore compì tra i ragazzi

della società di ginnastica Lazio, ai Prati della Farnesina in Roma.

Alla partenza di Sir Francis ed alla dissociazione di Spensley e Mazza le sezioni

R.E.I. rimanenti confluirono in questa nuova realtà. A Mazza ed alle sue gioiose

49 Informazioni tratte dal sito www.cngei.it (5-5-2002)50 Oggi , Il GNGEI si definisce una Organizzazione Nazionale per l'educazione fisica e morale della gioventù; è Ente Morale, sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica. Crede nei valori morali della democrazia, prestando fede nei valori universali del rispetto, della libertà e della solidarietà. In tal senso la base elegge le persone che rappresentano l'associazione. E’ un’associazione laica, indipendente da ideologie politiche, fede e pratica religiosa. Segue una proposta di formazione spirituale che educa a scelte personali. Crede nella coeducazione : maschi e femmine vengono educati insieme per lo sviluppo di una reale uguaglianza e integrazione.

60

rimasero l’uniforme scout, distinguibile da quell’inglese solo per una falda

rialzata del cappellone e, cosa più importante, il giglio.

Il medesimo giglio che dai R.E.I. genovesi passò, con il cartiglio recante la

scritta Sii Preparato, alla neo realtà G.E.I. che lo adottò sino al 1917, anno in

cui fu sostituto da quello inglese.

Mazza, convinto della bontà della proposta educativa rappresentata dallo

scoutismo proseguì il suo lavoro.

III.1.2.3. Nasce l’A.S.C.I.

Nel gennaio del 1916, senza non poche difficoltà dovute essenzialmente alle

resistenze opposte dalla Chiesa critica nel considerare lo scoutismo un mezzo

adeguato di educazione e, soprattutto di apostolato tra e per i giovani, per

opera, tra gli altri, di Mario Conte di Carpegna, presidente della F.A.S.C.I. -

Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane - collegata alla

Società di Gioventù Cattolica Italiana, in buona sostanza l’attuale Azione

Cattolica Ragazzi, nacque l’A.S.C.I. - Associazione Scautistica Cattolica Italiana

alla quale aderirono entusiasticamente Mario Mazza e le sue Gioiose.

Mario Conte di Carpegna - guardia nobile pontificia garante dell’attuazione in

chiave cristiana del metodo scout - ne fu il Commissario Centrale. Mazza fu

nominato Commissario Regionale per la Liguria, il primo dell’A.S.C.I..

Finalmente, una lettera del 15 giugno dello stesso anno, a firma del Segretario

di Stato Cardinale Gasparri, informava Mario di Carpegna che il Santo Padre -

Benedetto XV - aveva prescelto il padre Giuseppe Gianfranceschi quale Vice

Commissario Centrale Ecclesiastico - in pratica il primo Assistente Ecclesiale

Centrale - affinché si facesse interprete del vigile e paterno pensiero

dell’autorità della Chiesa.

Era questo il segno pubblico dell’approvazione pontificia alla nuova

associazione.

61

Tale fu l’entusiasmo di Mazza ed infaticabile la sua opera che ben presto (1917)

fu nominato Commissario Ispettore per tutta Italia.

Le sue Gioiose furono immatricolate per prime tra i « Riparti » ed ottennero la

facoltà di conservare, eccezionalmente, il nome di Gioiosa.

I centocinquanta appartenenti alle gioiose fecero la loro promessa scout - le

prime dell’A.S.C.I. - nel maggio del 1916. L’A.S.C.I. assunse il giglio, il

medesimo in uso nei R.E.I. ed ora nel G.E.I. e nelle Gioiose di

Mazza, ma con la differente dicitura nel sottostante cartiglio:

« Estote Parati », nel suo significato evangelico51.

Vi furono moti di discordia e d’astio che videro opporsi gli

appartenenti al G.N.G.E.I. e all’A.S.C.I., ritenendosi entrambi

unici titolari di un metodo educativo che tanta presa andava facendo sui giovani

e sulla società civile. Ma altrettanto infaticabile fu l’opera e la saggezza nella

conduzione dei rispettivi Capi Colombo–Carpegna-Padre Gianfranceschi

nell’invitare con paterna fermezza al rispetto gli uni degli altri.

Al primo Jamboree del 1920 partecipò un piccolo contingente italiano di circa

una ventina di Esploratori, guidati da Mario Mazza, Don Rusticoni e Mario di

Carpegna. Quest’ultimo, il primo Capo Scout d’Italia, morì nel 1925.

III.1.2.4. Il governo fascista

Due anni dopo il governo fascista decretò lo scioglimento del G.E.I. e la

soppressione dei Riparti A.S.C.I. nelle città con meno di 20.000 abitanti; nel

51 Dal Vangelo secondo Luca, 12,35.40 : « Siate pronti con le cinture ai fianchi e le lucerne accese » : esprime l’immagine virile di chi è pronto a mettersi in cammino alla ricerca di Dio, conducendo una vita fatta di sobrietà e di libertà da tutte quelle realtà che ingombrano lo spirito e appesantiscono la mente.

62

1928 decreta lo scioglimento dell’A.S.C.I., nonostante la visita di cortesia che,

con l’obiettivo di intercedere a favore dei suoi scout italiani, fu resa da B.- P. a

Mussolini, nel famoso studio di Piazza Venezia.

Ma gli scout non si piegarono, continuando nella clandestinità le loro attività di

esploratori, costituendo gruppi che rimasero famosi nella storia come le Aquile

Randagie a Milano. Durante il periodo bellico si adoperarono, anche versando il

proprio sangue, a favore dell’affermazione dei principi di libertà, di

comprensione, di amore e di fraternità insiti nello scoutismo.

Molti i personaggi scout che, mantenendo fede alla loro promessa, sacrificarono

la loro vita per amor di patria e per fedeltà al movimento ; uno per tutti Don

Giovanni Minzoni , arciprete di Argenta, piccolo paese nel ferrarese, ucciso il 23

agosto del 1943 da una squadriglia fascista.

III.1.2.5. La rinascita del 1944

Nell’Agosto del 1943, all’indomani della caduta del Fascismo, avviene la ripresa

dell’attività del vecchio Commissariato Centrale A.S.C.I. in Roma; il I marzo

1944 segna la data della grande ripresa del Movimento Scoutistico Italiano, con

la nomina del Commissariato Provvisorio.

Anche il G.N.G.E.I. riprende le sue attività e il 2 Novembre insieme all’A.S.C.I.

firma il Patto Federale costituendo la F.E.I.52, attuando una vecchia proposta

avanzata da Mario di Carpegna, dopo il primo Jamboree del 1925, in occasione

della Conferenza Internazionale dei dirigenti scout di riunire tutte le

associazioni scout in federazioni nazionali e internazionali basate sulla Legge e

la Promessa Scout.

L’8 Dicembre dello stesso anno segnò anche la data della nascita del

movimento delle Guide d’Italia nell’A.G.I.53 ad opera, tra le altre, di Giuliana di

52 Federazione Esploratori d’Italia53 Associazione Guide Italiane

63

Carpegna pronipote di Mario; nel mese di maggio del 1966 l’A.S.C.I. variò la

denominazione sociale da « Associazione Scautistica Cattolica Italiana » ad

« Associazione degli Scout Cattolici Italiani », spostando l’etichetta cattolica

dall’associazione ai suoi componenti e segnando, così, una sostanziale

differenza nel significato e nella concretezza della cattolicità dell’associazione.

II.1.2.6. Il rischio di una disgregazione

Nel maggio del 1974, a seguito della spinta dei moti sessantotteschi che

determinarono i precedenti quattro anni di lavori preparatori, per decisione dei

Consigli Generali dell’A.G.I. e dell’A.S.C.I. riuniti in seduta plenaria, nasceva

l’A.G.e.S. - S.C.I. - Associazione Guide e Scout - Scoutismo Cattolico Italiano,

più tardi A.G.E.S.C.I. - Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani.

Ne seguì, di fatto, una lacerazione di tutto il movimento scout che, se anche

apparentemente ebbe una tenuta numerica, ne risentì in termini di qualità ed

efficacia della proposta sino a sfociare, in molti casi, a quei tempi specie a

Roma, in cellule politicizzate al servizio d’organizzazioni politiche. Non pochi

furono i Capi che ben presto si sentirono orfani del movimento principe dello

scoutismo italiano, soprattutto di quello in chiave cattolica ; molti che dapprima

avevano aderito alla nuova proposta fecero marcia indietro.

Nel mese di marzo del nasce l’Associazione Italiana Scout e Guide d’Europa

Cattolici aderente alla F.S.E. - Federazione degli Scout d’Europa, con l’obiettivo

di riprendere il cammino interrotto con l’A.S.C.I. Tra i fondatori alcuni nomi

noti: Pietro Manetti - attuale Presidente dell'A.S.C.I. - e Arturo Vasta -

Presidente dell’A.S.C.I. fino ad ottobre 1998 –alla presenza di Monsignor

Desiderio Nobels.

64

Mons. Nobels seguì anche il Campo Scuola di Gilwell alla fine del quale ne

conseguì il brevetto di Assistant, cioè di Aiuto Capo. Infine ricoprì l’incarico di

Assistente Ecclesiastico della F.S.E.

Purtroppo la F.S.E., privilegiando il governo associativo relegato esclusivamente

a Capi (educatori) brevettati, molti dei quali avevano addirittura perso il

contatto con le unità ed i gruppi, rischiò di prendere strade diverse da quelle

intese dai fondatori al momento della costituzione e di allontanarsi dall’idea

originale di proseguire il sentiero interrotto dall’A.S.C.I.

Anche la visione integralista del cattolicesimo che ancora si tentò di affermare

costituì una grave minaccia di diversificazione da quell’idea.

Vasta abbandonò, dunque, quello che gli sembrò non essere più la naturale

prosecuzione dello scoutismo vissuto negli anni d’oro dell’A.S.C.I. e tentò una

nuova strada, forse più piccola, più irta, ma sicuramente più rispondente allo

scoutismo originario ideato da B.-P. ed interpretato in chiave cattolica in Italia.

Nel gennaio del 1986 nasce l’A.S.G.E.54, che riprese fedelmente il sentiero dello

scoutismo interrotto con la fusione dell’A.S.C.I..

II.1.2.7. Nuove consapevolezze e nuovi orizzonti

Proprio per la consapevolezza che il sentiero associativo che si stava

percorrendo ricalcava sempre più le orme di quella che, a giusta ragione, è

considerata la madre dello scoutismo cattolico italiano, numerosi Capi

dell’A.S.G.E., provenendo dall’A.S.C.I., se ne sentirono legittimi e naturali eredi

a tal punto da ritenere doveroso anche il riprenderne il nome; nel 1997 dopo

ampie verifiche soprattutto legali e giuridiche e dibattiti interni, il Centro

Nazionale A.S.G.E. votò all’unanimità un documento di proposta all’Assemblea

Generale per la variazione di denominazione sociale da A.S.G.E. ad A.S.C.I.,

54 Associazione Scout e Guide d’Europa

65

riprendendo la dicitura estesa originaria del 1916 di Associazione Scautistica

Cattolica Italiana.

III.I.2 Lo scoutismo : un metodo di educazione globale

Lo Scautismo è stato concepito dal suo Fondatore come un metodo di

educazione il più completo possibile: esso ingloba necessariamente l'educazione

religiosa. Anzi, in particolare Baden – Powell ripudiò ogni forma di scautismo

che non avesse per base la religione. Appare chiaro, quindi, che le necessità

organizzative del Movimento Scout non possano, in nessun caso, prevalere su

quelle dell'educazione dei suoi membri. Al contrario, il metodo deve mettersi al

servizio della vita autentica della persona, compresa la sua dimensione

religiosa, e non l'inverso.

III.I.3 Lo scoutismo e la religione : la posizione della F.S.E.55

L'Associazione Italiana Guide e Scouts Cattolici d'Europa è federata alla FSE,

cioè Federazione dello Scoutismo Europeo. Essa ha come scopo la formazione

religiosa, morale e civica dei giovani, attraverso l'utilizzazione del metodo

autentico e nello spirito del Movimento scout, ideato e realizzato dal fondatore

55 Associazione riconosciuta con DPR n.240 del 18-3-1985 pubblicato sulla G.U. del 7-6-85 ;

Federazione riconosciuta dal Consiglio d'Europa con statuto consultivo il 12-3-80.L'Unione Internazionale delle Guide e Scout d'Europa - Federazione dello Scautismo Europeo (UIGSE-FSE) - vuole riunire in una medesima comunità di fede, di preghiera e di azione, le diverse associazioni nazionali delle guide e scout d'Europa.Al di sopra delle frontiere nazionali, l'UIGSE-FSE vuole creare una vera comunità di vita dei giovani dei differenti paesi d'Europa. Essa intende contribuire ad una presa di coscienza della comunità europea, sviluppando contemporaneamente una cultura di tutti i valori nazionali che rappresentano le molteplici forme di espressione del nostro patrimonio comune. è riconosciuta dal Consiglio d'Europa ed ha come Associazioni membri :Albania, Austria, Belgio, Canada (francese), Francia, Germania E.P.E., Germania K.P.E., Italia, Lituania, Polonia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Romania, Ungheria.

66

dello scautismo Lord Baden Powell, nella tradizione dello scautismo cattolico

italiano.

La Federazione stabilisce rapporti di fraternità con le altre associazioni scout in

Italia e nel mondo e rapporti di collaborazione con altri enti ed associazioni che

hanno come fine l'educazione dei giovani, i servizi civici e la protezione della

natura.

La federazione mantiene la più stretta neutralità ed indipendenza nei confronti

di ideologie, di partiti e di organizzazioni politiche: questo le permette di

affermare con molta più forza la necessita generale di un'educazione civica dei

giovani ed in particolare di un'educazione civica europea.

A tale scopo essa si impegna ad educare i giovani ad una visione europea e mondiale,

favorendo la conoscenza dei diversi popoli, delle loro culture, esigenze e realizzazioni, e la

collaborazione e l’amicizia fra tutte le nazioni. La Federazione dello Scoutismo Europeo fa

professione di fede cristiana vista

come l'elemento animatore di una

civiltà europea comune,

differenziata nei suoi mezzi

espressivi, ma solidale nel suo

spirito.

La F.S.E. pensa che l'Europa

possa pervenire a un

rinnovamento della civiltà

cristiana grazie a uomini convinti

che il loro destino soprannaturale

oltrepassa le strutture temporali e capaci di realizzare i precetti evangelici nella vita di tutti i

giorni.

67

Inoltre, la F.S.E. dà il primato alla vocazione di ogni cristiano alla santità . Uno

Scout o una Guida devono vivere la Promessa, i Principi e la Legge secondo le

esigenze dello spirito del « Discorso della Montagna »56, che è la vera carta di

ogni vita cristiana.

Per questo fine la F.S.E. sviluppa una pedagogia specifica a tutti i livelli,

specialmente attraverso le sue riviste, i suoi campi scuola per la formazione dei

capi, la sue attività nazionali e federali.

Più in particolare la F.S.E. considera che l'educazione differenziata delle ragazze

e dei ragazzi in Unità che vivono separatamente costituisca un elemento

essenziale della sua pedagogia. Il parallelismo e l'arricchimento reciproco delle

due sezioni, maschile e femminile, consentono il pieno sviluppo delle attitudini

e delle inclinazioni particolari assegnate, nel piano provvidenziale, a ciascuno

dei due sessi .

La F.S.E. si situa, con la propria originalità educativa, nel seno della grande

famiglia degli Scout e delle Guide e lavora a edificare con essi, nello spirito di

Baden - Powell e nel quadro del suo progetto educativo originale, una società

più giusta e fraterna .

Anche se a livello federale la F.S.E. non è legata nel suo insieme ad una sola

Chiesa, tuttavia ogni membro della F.S.E. deve appartenere ad una Chiesa, o

prepararsi a questa appartenenza. In particolare, la F.S.E. accetta solo giovani

e associazioni appartenenti alla Chiesa Cattolica, alla Chiesa Ortodossa o una

delle Chiese Evangeliche sorte dalla Riforma che confessano la divinità di Cristo

e riconoscono il Simbolo degli Apostoli come definizione della fede.

III.1.4. La religione come « coronamento » dell’attività scout

Ogni Chiesa ha una concezione ben precisa dell'educazione. Non è concepibile

che la religione possa essere una materia di insegnamento separata dal resto; 56 Dal Vangelo di Matteo, 5. Vi si esalta il concetto della « povertà dispirito », disposizione interiore non necessariamente legata a una condizione economica e sociale. E’ la coscienza del bisogno di Dio e dei suoi doni.

68

essa deve permeare della propria luce la totalità delle conoscenze che vengono

trasmesse e la totalità delle attività che vengono effettuate. In una concezione

di Scautismo fedele al pensiero di Baden Powell, non è ammissibile che si

separi la vita religiosa dalla vita organizzativa e tecnica del gruppo. Il pieno

sviluppo religioso dei giovani esige che i loro capi appartengano alla loro

medesima Chiesa, professino la medesima dottrina, partecipino alla medesima

vita liturgica e sacramentale. È per questo motivo che la F.S.E. considera come

situazione normale che le comunità nazionali di Guide e Scout d'Europa

costituiscano associazioni confessionalmente omogenee, animate e guidate

spiritualmente dalle loro Chiese sia a livello locale che a livello nazionale. I capi,

a tutti i livelli, hanno il dovere di favorire il ministero degli Assistenti Spirituali

verso i giovani che sono loro affidati.

È importante che gli Assistenti Spirituali approfondiscano la loro conoscenza del

metodo scout, in maniera da tenere conto, nella loro pastorale, delle specificità

proprie dello Scautismo e del Guidismo. I giovani, e più in particolare i giovani

capi sono e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti

dell'evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale del mondo che li

circonda .

III.1.5. Il senso della tolleranza religiosa presso lo scoutismo

F.S.E.

La posizione della F.S.E. è in questo senso molto precisa. In un’ età di sviluppo

e formazione, quale l'infanzia e l'adolescenza, non si possono mettere in

contatto abituale, senza necessità, dei giovani di confessioni differenti con il

rischio di metterli sulla strada del relativismo e dello scetticismo. Non va fatta

nessuna mescolanza intempestiva con il pretesto dell'unità: è indispensabile

che, a questa età, ciascuno viva pienamente e totalmente nella fedeltà alla

69

propria Chiesa, rendendo così una vera e sincera testimonianza della fede di cui

è giustamente fiero.

Ma per i Rovers e le Scolte,57 che stanno entrando nella vita, lo Scautismo

Europeo offre la possibilità di incontri interconfessionali il cui beneficio sarà

proficuo. A livello dei capi un tale dialogo è non solo benefico ma

indispensabile: di fronte ai diversi materialismi, di origine marxista o di altro

tipo, allo sviluppo delle sette, all'indifferenza religiosa, essi hanno il dovere di

lavorare attivamente per ricostruire quel tessuto umano che testimonierà al

mondo l'universalità della Chiesa di Cristo.

I capi del campo dovranno ricordare sempre che il loro primo dovere è di

favorire la vita spirituale di coloro che hanno sotto la loro responsabilità e di

vegliare affinché essi partecipino agli uffici religiosi secondo le regole della loro

confessione. Essi prenderanno tutte le misure opportune perché la Messa sia

assicurata almeno ogni Domenica per i cattolici (e se possibile che essa sia

celebrata al campo tutti i giorni), che siano celebrati la Divina Liturgia per gli

Ortodossi e i Culti per i Riformati.

Le riflessioni dottrinali concernenti questioni ecumeniche devono essere fatte

secondo le norme delle rispettive Chiese.

Quando un'associazione nazionale federata F.S.E. si apre ad altre confessioni

cristiane, non perde, in seguito a ciò, il suo carattere di movimento di

educazione della propria confessione. Ma, dal canto loro, le altre confessioni

cristiane devono poter assicurare la formazione religiosa integrale dei loro

membri con gli stessi diritti e le stesse garanzie che l'associazione nazionale

riserva a se stessa. Secondo lo spirito della F.S.E. sono loro assicurate le

seguenti garanzie:

57 Variante femminile dei Rover

70

♦ creazione di una pattuglia di animazione religiosa che partecipa ai consigli

dei capi ai diversi livelli associativi, secondo le norme dell'associazione

nazionale;

♦ libertà, per ciascuna confessione, per quanto riguarda la formazione dei capi

e dei giovani:

• di creare, per ogni livello della formazione scout, specialità religiose

e prove religiose integrate obbligatoriamente nei programmi tecnici;

• di organizzare dei campi scuola, fatte salve le garanzie pedagogiche

abituali, o, se tali garanzie non possono essere fornite, di partecipare

alla direzione dei campi scuola,

• di radunare i giovani, i capi, gli Assistenti Spirituali in manifestazioni

comuni come giornate dei capi, pellegrinaggi, ritiri, ecc;

• di stampare riviste di spiritualità o di formazione dottrinale e

pubblicazioni di carattere confessionale ad uso degli Assistenti

Spirituali, dei capi e dei giovani.58

Come si può notare, la preoccupazione religiosa all’interno di questo

movimento è una delle linee guida, se non la più importante. Questo

rappresenta sicuramente un traguardo di fondamentale importanza nel definire

l’attualità del pensiero e dell’opera di Baden – Powell ; le sue applicazioni,

infatti, consapevoli di non tradirne lo spirito, impongono un saldo ancoraggio

alla formazione religiosa in un’epoca caratterizzata da un dilagante laicismo.

58 Informazioni tratte dal sito www.fse.it , in data 7-5-2002

71

III.2. IL METODO SCOUT NEI DOCUMENTI PONTIFICI

La portata del pensiero di Baden – Powell è stata colta anche dai pontefici che,

nel corso del secolo appena trascorso, da quando il movimento ha incominciato

ad affermarsi e ha poi posto solide basi in molte nazioni, si sono interessati ad

esso, cogliendone gli aspetti salienti, soprattutto quelli che meglio

comunicavano il senso della fratellanza e della pace tra gli uomini, nonché il

valore di una visione integrata dell’uomo, che non ne rinnegasse il bisogno di

soprannaturale.

Analizzare lettere inviate da Pontefici o Segretari di Stato, o i discorsi rivolti dai

Papi a svariati gruppi scout in visita alla Santa sede, è interessante non solo

per cogliere la portata del movimento, ma soprattutto per metterne in

evidenza l’attualità del messaggio, articolata in temi forti che definiscono

ancora oggi la fisionomia dell’educazione scout.

L’analisi operata su tali documenti mette in evidenza l’accoglienza positiva che

il Papato, da Pio XI a Giovanni Paolo II, ha accordato all’esperienza scout, vista

nei suoi svariati aspetti, ma particolarmente messa in relazione alla difficoltà

che i tempi moderni spesso oppongono ad una formazione integrale dell’uomo.

III.2.1. Attualità dell’educazione della volontà e formazione del

carattere : « mettersi in cammino ».

Sembra essere questo il tema che maggiormente ricorre nei documenti

pontifici. Se ne trova amplissima traccia.

Pio XI, rivolgendosi ai consiglieri generali dell’A.S.C.I. a Roma, il 10 gennaio

1925, in tempi che si profilavano già difficili per il futuro dell’associazione,

ribadiva il senso dell’educazione della volontà degli scout con queste parole :

« Sappiamo bene che se avete una grande cura per lo sviluppo e la salute

72

fisica, lo fate con l’intento nobile e santo di dare all’anima uno strumento facile

e che volete soprattutto fornire i corpi di anime più consapevoli della loro

responsabilità e della loro sovranità, ciò che, per quello che ho visto anche fuori

d’Italia, è uno degli scopi dell’opera scoutistica in quanto formativa.

Sappiamo che voi ispirate questo metodo…svegliando sempre tra i più giovani il

sentimento del dovere cattolicamente concepito, il coraggio del dovere,

l’industria del dovere, l’abnegazione del dovere, cioè insegnate a compierlo

anche quando costi qualche cosa, quando sia difficile e richieda qualche

sforzo »59.

Pio XII, nell’allocuzione tenuta in occasione dell’udienza concessa alle dirigenti

delle associazioni cattoliche del guidismo, riunite a Roma per la loro quinta

Conferenza internazionale, 1l 25 agosto del 1955 ebbe a dire : « Il vostro

movimento vi aiuta a fare a meno dei conforti moderni, di quella cornice

artificiale che dispensa dallo sforzo fisico e ammorbidisce la volontà ; esso vi

invita a praticare uno stile di vita più austero, vi sollecita ad essere generose e

a donarvi alle vostre sorelle più giovani…Ecco perché voi siete capaci, meglio di

altri, di comprendere il significato delle parole di Gesù e di dedurne tutte le

conseguenze.».60

Ancora Pio XII, in un messaggio fatto pervenire all’Arcivescovo di Savannah,

delegato apostolico in Gran Bretagna, in occasione del jamboree straordinario

che si tenne a Sutton Park61 nell’agosto del 1957, scrive : « Portate altresì la

testimonianza di una gioventù sana, robusta e gioiosa, conformemente

all’ideale

che voi stessi proclamate. Il vostro stile di vita temperi i caratteri, informi

volontà capaci con l’aiuto di Dio, di resistere alle tentazioni del male, così

59 Discorso di Pio Xi ai Consiglieri Generali dell’ASCI. In G.MORELLO – F.PIERI (a cura di), Documenti pontifici dello scoutismo, Ancora, Milano, 1991, pag. 64.60Discorso di Pio XI alla CICG. In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 142.61 Contea di Warwicheshire, in Inghilterra

73

frequenti purtroppo in tanti ambienti di vita. In un mondo che cede alle

immoralità e si abbandona con apatia agli agi dell’esistenza, possa essere il

vostro jamboree l’affermazione di una gioventù fiera della sua legge di purezza

[…], che è l'’eco della morale incisa da Dio nel cuore umano »62

Il pontefice Paolo VI, in un discorso tenuto alle capo dell’A.G.I., il 3 agosto

1971, dopo aver lamentato la difficoltà dei tempi63 e il rischio di una sazietà che

rende disgustosa la ricchezza stessa, la bellezza, lo sforzo che il mondo fa per

rendersi sempre più grande, più forte e più fecondo, sottolinea il carattere

positivo dell’educazione alla volontà : « E se non sbaglio, trovo qualche altro

elemento fondamentale nella vostra scelta, degno del Nostro incoraggiamento

e della Nostra lode : la volontà. Nell’abbandonare tutte le comodità e tornare

alle sorgenti naturali, a bere l’acqua che dona la terra, c’è l’elemento della

volontà. Per anni e secoli…l’educazione era più passiva che attiva – e le cose

andavano bene allora - .Adesso occorre che ciascuno sia se stesso, e abbia non

solo la padronanza del proprio giudizio e la capacità di orientarsi e classificare

le cose che succedono.[…] La volontà deve essere più autonoma, più

responsabile »64

In tempi più recenti, nell’aprile del 1987, in occasione del suo ventesimo

anniversario di fondazione, la CICG tenne a Roma un colloquio per celebrare la

ricorrenza. Il Santo Padre Giovanni Paolo II fece pervenire alla Segreteria

Generale un lungo messaggio, firmato dal Sostituto della Segreteria di Stato.

62 Lettera di Pio XII a Mons. Gerald P.O’Hara. In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 156.63 « La gioventù di oggi è sommersa da una quantità estenuante di impressioni. Il mondo che coglie la vostra presenza è pieno di voci, pieno di impressioni, pieno di stimoli : i vostri animi sono continuamente percossi da voci esterne. La vostra psicologia è continuamente battuta e stimolata da queste voci, da contatti, dal dialogo col mondo che ci circonda. Da una parte siete favoriti da questa ricchezza, siete schermi su cui si ripercuotono continue immagini e stimoli. Ma d’altra parte l’epidermide del vostro spirito è sollecitata fino alla sazietà, alla saturazione, alla alienazione, come voi dite. Non sono mai tranquillo, mai padrone di me, sono continuamente obbligato a concedermi a impressioni che mi disturbano ! La vita è così vertiginosa, così febbrile : sembra di essere in un mondo di fuochi artificiali. ». Ibid., pag. 227.64G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 229.

74

Tra i tanti argomenti trattati, si legge, a proposito di educazione della volontà e

del carattere : « Per quanto attiene al metodo educativo, come Organizzazione

Internazionale Cattolica, voi avete la cura di esercitare la vostra missione

partendo dalla « pedagogia evangelica », secondo la quale Gesù invita sempre i

suoi interlocutori ad alzarsi e mettersi in cammino. Per la Chiesa, in effetti,

educare è sempre chiamare a nascere, o a rinascere, ad alzarsi per prendere in

mano il proprio destino, a far fruttificare i propri talenti, ad agire, a donarsi, a

corrispondere allo spirito di Dio che è in noi, prendendo coscienza che Dio ci ha

amati per primo ».65

III.2.2. La centralità del fanciullo nel processo educativo:

attualità dell’educazione come autoeducazione

Il Pontefice Giovanni Paolo II ha più volte ribadito la bontà del metodo scout in

quanto suscitatore di autoeducazione.

In occasione del settantacinquesimo anniversario di fondazione dello scoutismo,

il 19 aprile 1983, il cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli inviava ai

Segretari generali della CICS e della CICG un lungo messaggio, quasi traccia

programmatica del movimento stesso. Vi si legge : « Ebbe [Baden – Powell]

anche il genio di saper aprire loro le strade della speranza con un metodo

pedagogico che tuttora stupisce la scienza dell’educazione. In particolare egli

ha saputo interessare i giovani all’autoeducazione, manifestando una grande

fiducia nel loro spirito di iniziativa, facendo appello alla loro responsabilità,

formandoli alla libertà e invitandoli allo sviluppo continuo ed integrale delle loro

65 Messaggio di Giovanni Paolo II alla CICG . In G. MORELLO – F.PIERI, op. cit. ,pag. 299.

75

capacità umane. Egli voleva prepararli alla vita di uomini e di donne nella

società » 66.

Giovanni Paolo II in persona, nel discorso ai Rover e alle Scolte dell’AGESCI, nel

corso della sua visita alla seconda route nazionale, il 9 agosto 1986 a Piani di

Pezza, dopo aver ringraziato rover e scolte per l’opportunità loro accordata di

visitarli in un’occasione tanto importante, disse : « Voi certamente avete un

programma educativo e questo programma proprio dello scoutismo – secondo i

diversi gradi di essere sempre più scout a cominciare da quello dei lupetti, delle

coccinelle fino al vostro grado – ci mostra una via educativa. Soprattutto per

voi, […] un giovane, una giovane, non può essere solamente educato. Deve

essere pronto ad un’autoeducazione, deve essere un autoeducatore. Ma per

essere un autoeducatore ci vorrebbe il grande, grandissimo Educatore, che ha

detto di se stesso : « Il sono la Via, la Verità, la Vita »67. Ed appunto

quell’Educatore si trova nel programma del vostro cammino… »68.

Nell’omelia rivolta da Giovanni Paolo II in quella stessa occasione, egli

sottolineava il senso della route come autoeducazione : « Dopo aver percorso

le piste come lupetti e poi i sentieri quali arditi esploratori e guide, siete entrati

ora nella strada o route. E’ questa l’ultima tappa del vostro itinerario

scoutistico, che vi prepara ad attuare le vostre scelte delle quali poi dovrete

dare testimonianza… »69. La route – la strada – diviene quindi il simbolo

66 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 273. Il messaggio così continua, mettendo in evidenza la bontà e l’attualità del metodo educativo scout : « Dalla proposta dello scoutismo, Baden – Powell trasse una pedagogia il cui metodo si articola in cinque grandi punti che mettono l’adolescente in relazione con se stesso (la salute e l’abilità manuale), col mondo (la natura), con gli altri (il senso del prossimo) e con Dio (il senso di Dio). Ancor prima di essere un’organizzazione, lo scoutismo è un movimento, un insieme di valori comuni posti in circolazione. Non può pertanto sorprendere che l’equilibrio proposto dal metodo scout – tra l’azione, la progressione personale, lo slancio comunitario, il gusto e il rispetto della natura, il senso di responsabilità, il modello di una vita rude semplice generosa, che prepara al distacco dalle cose, alla vera povertà di spirito, la fedeltà alla legge e alla promessa scout – abbia favorito lo sbocco di grandi vocazioni, sul piano umano e su quello spirituale » 67 Dal Vangelo secondo Giovanni, 14, 66868 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 295 69 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 291.

76

dell’incontro con l’altro, in un incessante cammino che è la propria vita,

sull’esempio di Paolo di Tarso, patrono degli scout. Come Abramo, anch’egli

uscì dalla sua terra e si mise in cammino come colui che non ha « quaggiù una

città stabile, ma ne cerca una futura »70. « I viaggi innumerevoli, i pericoli di

fiumi, pericoli nel deserto e pericoli sul mare »71di cui parla San Paolo sono

altrettanti momenti di educazione permanente che l’uomo - un tempo giovane

scout – incontrerà nella sua esistenza, che gli daranno il vero senso del vivere

al servizio degli altri e la gratificazione per la sua crescita continua.

Già il Pontefice Paolo VI, nel 1967, in un messaggio inviato a P. Urmetz,72 così

si esprimeva : « Sì, la strada su cui si avanza verso uno scopo determinato, è il

simbolo dell’ncontro fraterno, della comunione fraterna, delle rinunce

progressive richieste dalle partenze successive verso il termine del cammino,

del superamento generoso di se stessi in una lotta incessante contro lo

scoraggiamento, la disperazione e la tentazione di abbandonare »73

Il tema della centralità del giovane nel processo educativo e

dell’autoeducazione trova riscontro in queste precise parole : « Agli occhi degli

educatori cristiani, il fanciullo è una persona a parte intera. Il fanciullo non è un

oggetto di educazione, egli è il soggetto della propria educazione, ed è a giusto

titolo che […] la Santa Sede ha riconosciuto la coerenza con il vangelo di

questa iniziativa pedagogica di Baden – Powell che chiamava i ragazzi e le

ragazze a diventare gli attori della propria crescita »74

Tale visione è in perfetta coerenza con gli sviluppi della pedagogia moderna, da

Comenio, a Russeau a Pestalozzi, fino ai contemporanei.

70 Lettera di san Paolo agli Ebrei, 13, 14.71 Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi, 11, 2672 Assistente generale delle GCB, in occasione della route di Assisi cui parteciparono circa 800 guide e capi.73 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 213.74 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., 299.

77

Anche in tempi più recenti, l’influenza della psicologia scientifica sulla

pedagogia ha ribadito questo orientamento, sistematizzando il carattere e il

senso dell’educazione come processo di cui il discepolo è il primo attore, sotto

la guida tutoriale di un « maestro » che ne promuove lo sviluppo75.

III.2.3. Attualità dello scoutismo come educazione spirituale alla

fratellanza, alla pace

I documenti pontifici in questi termini ribadiscono la validità perenne del

messaggio di Baden – Powell.

Ne citiamo alcuni. Già nel 1933, in un periodo tanto difficile e problematico,

Papa Pio XI, dando udienza a Lord Robert e Lady Olave Baden - Powell,

approvò quanto il fondatore degli scout gli andava dicendo circa gli ideali di

unità e di pace del suo movimento : « Fra l’altro gli spiegai – disse B.-P. - che

gli scout non sono come i balilla, addestrati per scopi militari, ma mirano

all’amicizia internazionale e alla pace e, senza considerare le differenze di

osservanza religiosa, noi stavamo sforzandoci nel movimento degli scout e

delle guide di agire in accordo con la sua enciclica che spronava ‘tutti gli uomini

di buona volontà e che credono in Dio ad unirsi per resistere alle forze di

disgregazione così pericolose in questo momento’ »76

Se tale messaggio poteva essere attuale nel 1933, quando si profilavano

totalitarismi di diversa matrice che avrebbero determinato la storia successiva

per un lungo periodo, tanto più lo è nel nostro tempo, dominato da forme

nuove e sempre più subdole di violenza, che esplode spesso in modo

parossistico, mostrando i limiti del progresso e la caduta della dignità

dell’uomo, vittima del materialismo e di un esasperato laicismo.77

75 Cfr. ALDO AGAZZI, Problemi e maestri del pensiero e dell’educazione, La Scuola, Brescia, 1969, voll.2,3.76 G. MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 8377 A questo scopo è significativo sottolineare quanto contenuto nella lettera di Mons. Giovanni Battista Montini ai cardinali vescovi delle diocesi dell’Italia del Nord all’indomani del secondo

78

III.2.4. L’attenzione per il mondo al femminile.

Il mondo scout, fino dal lontano 1910, quando nacque e si sviluppò l’attenzione

per le scout girl, ha seguito le tappe dell’emancipazione femminile, che ha visto

nel secolo appena trascorso i suoi più rilevanti tratti di emancipazione.

I documenti pontifici sullo scoutismo riguardano spesso il settore femminile

delle guide. Ma particolarmente significativi sembrano essere quelli che si

riferiscono alla dignità della donna nel nostro tempo, in cui il destino al

femminile si viene sempre meglio articolando in una molteplicità di ruoli, dopo

la lenta acquisizione della parità dei diritti politici.

A testimoniare l’attualità del problema, sentito particolarmente anche dalla

Santa Sede, viene riportata una parte del messaggio diretto da Mons. Eduardo

Martinez a Claire Renggli .

« In effetti le donne e gli uomini, che sono allo stesso titolo delle persone,

ricevono lo stesso battesimo, hanno la stessa dignità di laici cristiani. Essi sono

chiamati le une e gli altri a svilupparsi non solo secondo le norme e i ruoli che

le diverse società hanno loro accordato o credono di imporre loro, ma secondo

il progetto di Dio, rivelato attraverso la fede e al quale devono senza sosta

essere confrontati la storia e la cultura. Al cuore dei rapidi cambiamenti del

nostro mondo e dei movimenti inattesi delle nostre società, questa ricerca del

disegno di Dio sulla donna e sull’uomo come persone richiede oggi molto di

conflitto mondiale, quando venne ricostituito l’ASCI : « Riprende vita in tal modo un movimento educativo ricco di speranze in questo nostro tempo così bisognoso di morale e spirituale ricostruzione. Il Santo Padre nutre fiducia che lo scoutismo, che ha per scopo di formare caratteri forti e cristiani ad imitazione dei cavalieri del medio evo, educherà schiere di ragazzi e di giovani alla fedeltà verso Dio, al contatto con la natura [… ]Richiamando con la buona azione quotidiana l’attenzione del giovane all’ideale di servire il prossimo, cura uno dei suoi più gravi mali dell’epoca nostra che è l’egoismo ; avvicina a loro le classi più diverse e, per la sua stessa organizzazione internazionale, pur non dimenticando il giusto amor dipatria, promuove in tutti i popolii il mutuo rispetto e reciproco senso di fraternità che il ragazzo sente già vivo per natura e che il cristianesimo eleva a virtù soprannaturale » In G. MORELLO – F.PIERI, op.cit.,p.99

76 Lettera di Mons. Martinez a Claire Renggli, in MORELLO – F.PIERI, op. cit., pag. 99-100.

79

ascolto, di discernimento e di coraggio.[…]. Gli uomini e le donne non sono

affatto dei concorrenti, ma chiamati al dono reciproco. […] Si potrebbe

sottolineare inoltre l’importanza che i Vangeli accordano allo sguardo di Gesù

sulle donne : ciascuna

ha potuto leggere la propria dignità di persona negli occhi stessi di Gesù. »78

III.3. IL METODO SCOUT COME MODELLO DI EDUCAZIONE

Il mondo attuale è, almeno apparentemente, molto attento all’educazione del

giovane. Per questo il metodo scout sembra riscuotere attualmente un largo

consenso presso l’opinione pubblica. Il primo riscontro positivo che essa

accorda al metodo scout riguarda l’educazione all’aria aperta, e in sintesi,

l’attenzione rivolta all’autonomia della persona.

III.3.1. Mens sana in corpore sano

Nel mondo attuale l’interesse per la cura del corpo ha registrato un notevole

risveglio, legato al concetto classico « mens sana in corpore sano ». Palestre e

luoghi analoghi sorgono copiosi per garantire a tutti una maggiore attenzione

al proprio fisico, dal meccanismo così complesso, tanto importante per

garantirci una buona qualità della vita.

Al di là della moda, che in alcuni casi, purtroppo rivela i limiti di un mero

addestramento, allo scopo di valorizzare nel corpo un contenitore vuoto

d’anima79, è risaputo che l’esercizio fisico, quando appunto non sia fine a se

stesso, concorre a promuovere adattamenti permanenti dell’organismo che

risultano positivi per il proprio generale benessere. Si tratta di modificazioni che

78

79 L’edonismo della società contemporanea porta spesso a valorizzare eccessivamente l’aspetto fisico, con conseguente scadimento del senso globale della persona e del valore della sua spiritualità.

80

permangono oltre il momento specifico dell’esercizio fisico, con la funzione di

rendere sempre più tollerabile e meno affaticante un esercizio e, in ultima

analisi, di migliorare le resistenze del nostro corpo.

III.3.2.1. I diritti di un giovane all’esercizio fisico

Un bambino, un fanciullo, un adolescente, hanno diritto di praticare un sano

esercizio fisico, che li distragga da una vita sedentaria, dominata dalla TV e dai

suoi messaggi, spesso vissuta in solitudine per molte ore.

Riporto alcuni punti condivisi circa i diritti dei giovanissimi allo sport o ad

un’attività di tempo libero che implichi movimenti in spazi aperti.80.

1. DIRITTO di divertirsi e di giocare

2-DIRITTO di fare dello sport

3- DIRITTO di beneficiare di un ambiente sano

4- DIRITTO di essere trattato con dignità

5- DIRITTO di essere allenato e circondato da persone qualificate

6- DIRITTO di seguire allenamenti adeguati ai propri ritmi

7- DIRITTO di misurarsi con giovani che abbiano la stessa probabilità di

successo

8- DIRITTO di partecipare a gare adeguate

9- DIRITTO di praticare il suo sport nella massima sicurezza

10- DIRITTO di avere tempi di riposo

11- DIRITTO di non essere un campione

Nella sequenza sopra presentata si possono cogliere alcuni punti nodali

dell’esperienza all’aria aperta proposta da Baden–Powell a partire dal Manuale

dei lupetti . L’applicazione del metodo scout, quindi, permette di realizzare

80 Cfr. sito internet www.training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page0.asp (25 –2-2002)

81

quanto un sano buon senso ritiene utile per un coinvolgimento non

necessariamente agonistico del giovane alla pratica sportiva.

III.3.2.2. Il Mental Training

Per tecniche di allenamento mentale (Mental Training) ci si riferisce a metodi

multimodali improntati all'apprendimento e al perfezionamento di alcune abilità

che interessano da vicino l'attività fisica e sportiva. Tra queste, la

concentrazione (Focusing).

La concentrazione è la capacità di focalizzare l'attenzione su un compito per un

determinato periodo di tempo, senza essere distolti da fattori distraenti interni

(ad es. pensieri negativi) ed esterni (ad es. il rumore della folla).

La religione dei boschi, di cui si alimenta il metodo di Baden – Powell, lo stesso

scouting, originariamente inteso come « esplorazione », con le attività e i giochi

connessi, educano questo aspetto importantissimo della personalità di un

uomo, incrementandone la motivazione e l’autostima. L'acquisizione di fiducia

in sè è la vera chiave della motivazione: se il bambino o il giovane la

acquisiscono, accrescono le probabilità di raggiungere i propri obiettivi.

Essi incominciano allora a scoprire qualità dentro di sé. Invece di cercare

approvazione all’esterno, trovano il « loro » senso di intimo valore. Diventano

abbastanza sicuri di sè da essere in grado di comprendere di essere validi

anche se commettono degli errori, e diventano consapevoli dei loro limiti.

Inoltre, condurre il giovane a una sana attività fisica in ambiente « pulito »,

all’aria aperta, fuori dai rumori quotidiani della città, significa promuovere in lui

una serena gestione dell’ansia.

Quando l'organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè

mettere in moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal81, quali 81 Con il termine arousal è indicata in psicofisiologia l'intensità dell'attivazione fisiologica e comportamentale dell'organismo (liberamente tratto dal sito www.training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page0.asp (5 febbraio ’02)

82

l'aumento della vigilanza e dell'attenzione, l'attività dei muscoli che si

preparano allo sforzo ed il cuore e i polmoni che si preparano al dispendio di

energia.

Tali stratagemmi, che la moderna psicofisiologia dello sport valorizza per

migliorare le prestazioni degli atleti, si rivelano di fondamentale importanza

nell’assolvimento di qualsiasi compito legato alla responsabilità individuale,

nella scuola come nel mondo del lavoro. Essi trovano ampio riscontro nella

pratica proposta da Baden – Powell, in cui l’educazione fisica è sempre

finalizzata allo « star bene » complessivo dell’uomo e all’educazione del

carattere e della personalità.

III.3.2. Il processo di apprendimento come condivisione di

obiettivi e di metodi (« strade ») per raggiungerli

Una moderna risorsa della pedagogia e della psicopedagogia è sicuramente la

condivisione : per garantire il successo di un’azione educativa, il giovane

discepolo deve conoscere dove si vuol arrivare e quelli che sono gli obiettivi da

raggiungere. In tal modo egli supera lo stress che deriva dallo squilibrio tra

quello che è chiesto a lui di fare (sfida) e quello che invece egli sente di essere

capace di fare (livello di abilità). Se si adotta questo metodo, si possono via via

modificare obiettivi ritenuti troppo difficili da raggiungere o accelerare i tempi

se la situazione particolare lo permette.

In questo senso il pensiero di Baden – Powell è attualissimo : la pratica scout,

dall’esperienza dei Lupetti fino a quella più matura dei Rover, prevede piena

consapevolezza da parte del bambino/fanciullo/ragazzo di quanto viene

« apprendendo » a contatto con la natura, nel gruppo, nelle esercitazioni

proposte.

83

Baden – Powell sottolineò più volte l’esigenza che i Capi leggessero con

attenzione i suoi manuali di programma, così da interiorizzarne obiettivi e

metodi, per una migliore condivisione.

III.3.2.1. Il metodo scout come guida verso un

comportamento « assertivo »

L’assertività, tenendo presenti i propri obiettivi ed interessi, è la manifestazione

più immediata e diretta di emozioni, sentimenti, esigenze e convinzioni

personali, bilanciando, a seconda delle circostanze, l'aggressività e la passività,

in modo da ottenere il miglior vantaggio o il minor svantaggio per se stessi, per

il gruppo in cui si è inseriti, per il contesto particolare in cui si opera, sia nel

breve che nel lungo termine82.

Chi si comporta in modo assertivo considera importanti i propri obiettivi, e

desideri e cerca di soddisfarli. Fa in modo, però, che i propri interessi rispettino

i diritti ed i bisogni degli altri, evitando quindi di creare situazioni di conflitto

poco trasparente, nascosto. La persona che si comporta in modo assertivo non

è affatto sempre pacata e sorridente o "diplomatica": l'importante è sapere

equilibrare, a seconda delle circostanze, aggressività e passività.

Così Baden – Powell certo non fu passivo di fronte alla pretesa mussoliniana di

equiparare i balilla agli scout, ma apertamente e con fermezza espresse le

proprie ragioni in merito.

La moderna psicologia riconosce a questo comportamento un primato di

successo nelle relazioni con gli altri. Esso si può equiparare alla naturale

“flessibilità” che lo scout impara a contatto con una realtà oggettiva – quella

offerta dalla natura, dalla vita al campo, dal rapporto con i capi – che 82 Cfr. i siti

http://training.planetleague.com/200009/Psicopedagogia/page6.asp ehttp://www.initinere.it/ (7 –5-2002)

84

necessariamente propone situazioni in cui l’individuo deve scegliere, in continua

interazione tra il punto fermo della Legge e dell’ambiente, e se stesso, con la

sua personalità e i suoi interessi.

III.3.3. La progressione educativa : verso il portfolio delle abilità

Il Metodo scout prevede un continuo miglioramento della preparazione e della

formazione dei fanciulli attraverso un cammino di crescita progressiva chiamata

appunto « progressione ». Questa consiste nel graduale miglioramento che lo

scout deve conseguire in seno all'Associazione, alla Famiglia e alla Società,

raggiungendo attraverso attività e prove di crescente difficoltà e impegno una

serie di traguardi previsti, dimostrando così una sempre maggiore maturità.

Con la progressione vengono stabiliti dei traguardi successivi a cui i Lupetti in

particolare devono costantemente tendere.

La progressione si suddivide in verticale83 e orizzontale; la prima, preparata da

« Akela » per il cammino educativo del Lupetto, viene via via applicata e

verificata tramite il gioco, mentre la seconda dà al Lupetto l'opportunità di

dimostrare al Branco le sua abilità in settori ben specifici e individuali, in una

vasta area di possibilità. Dimostrata al Branco la sua abilità specifica, il Lupetto

potrà fregiarsi del distintivo di Capacità particolari.

Il lupetto conquista quindi progressivamente dei traguardi, simbolicamente

certificati per mezzo delle stelle. In tal senso il messaggio dello scoutismo si

può collegare ad un tema caro alla moderna pratica didattica quello della

certificazione individuale delle abilità e competenze che il singolo studente

83 Si tratta delle famose « stelle » che il lupetto può acquisire. Queste significano il raggiungimento di determinati obiettivi, conosciuti al lupetto stesso. Si legge nel Manuale dei lupetti, già citato, alla pagina 85 : « Per ottenere la prima stella una Zampa Tenera deve dimostrare al suo capobranco che è capace di superare le prove seguenti : « 1. Conoscere la composizione della bandiera nazionale e la maniera esatta di esporla ; 2. Sapere fare i seguenti nodi e conoscerne gli usi : nodo piano, nodo della rete ; 3. Fare una capriola ; salto della quaglia sopra un altro ragazzo della stessa statura ; saltellare su un piede solo… » Si noti come le abilità richieste siano molto dettagliate, così da non lasciare il minimo spazio alla soggettività.

85

consegue nel corso del suo curriculum di formazione : il cosiddetto

« portfolio ».

La funzione del portfolio è sostanzialmente quella richiamata dal linguaggio

comune. Pensiamo al portfolio di un fotografo, di una modella, di un

giornalista: si tratta di una raccolta di testimonianze del proprio lavoro

professionale, spesso dei migliori lavori prodotti, che viene continuamente

aggiornata per dimostrare a chiunque le competenze raggiunte e quelle in via

di sviluppo.

In campo educativo il portfolio è usato da tempo in ambienti anglosassoni, e

specialmente americani, con due funzioni:

• una funzione amministrativa e valutativa: il portfolio è infatti una delle

tante modalità di valutazione alternativa, che si affianca e in qualche caso

addirittura sostituisce modi più tradizionali di valutazione;

• una funzione di tipo più ampiamente pedagogico, non necessariamente

legata ad un’esigenza di valutazione istituzionale, ma finalizzata a

raccogliere e documentare l’itinerario che percorre ogni studente per

raggiungere un certo tipo di competenze.

Lo scoutismo ne ha sicuramente anticipato la portata educativa e sociale,

proponendo traguardi certificabili con elementi del distintivo : « Molti di voi

conoscono, per averlo visto, il distintivo degli Esploratori : il giglio con le due

stelle sulle foglie esterne…Il lavoro che occorre per guadagnarsi queste due

stelle può sembrare tanto per un Lupetto, ma val bene la pena, perché quando

avrete guadagnato la Seconda Stella potrete realmente sentire di avere tutti e

due gli occhi aperti nella giungla »84

84 BADEN – POWELL, Manuale, op.cit., p.84

86

III.3.4. Lo scoutismo come modello di sana competizione fra

pari e di utile differenziazione nell’apprendimento

Tutto quanto detto finora non esclude, anzi valorizza una serena competizione

tra pari ; in questo elemento sta infatti l’interesse per la gara, la molla che fa

scattare in alcuni casi una prima motivazione, poi supportata da ben altri

fattori.

I testi di Baden – Powell, soprattutto il Manuale, ne attestano il valore

educativo. Alcuni giochi,per esempio, prevedono un percorso al termine del

quale c’è un vincitore. Vincere, accumulare un punteggio più alto, arrivare

prima alla meta significa innanzitutto caricarsi di nuova tensione verso il

proseguimento del cammino. Ma non preclude sicuramente ai perdenti la

possibilità di rifarsi. In questo li aiuta proprio il metodo, che invita a

raggiungere per tutti i livelli previsti nella descrizione delle abilità e prestazioni.

Volendo favorire lo sviluppo proprio di ogni individuo, si debbono rimuovere le

condizioni che lo frenano, isolandolo cognitivamente e affettivamente,

attraverso una costruzione consapevole, anche individualizzata, che non

imbrigli la naturale disposizione a confrontare le scoperte dei singoli, ma le

socializzi.

CONCLUSIONE

“Imparare significa ingrandirsi.Significa estendere il proprio campo di conoscenze, di sensazioni;significa procurarsi nuove possibilità;significa arricchire il proprio patrimonio interiore.Significa ampliare la propria vita”. M. Prevost

87

Voglio terminare questo lavoro con alcune considerazioni che mi sembrano

interessanti sul tema dell’educazione e che si riallacciano al problema centrale

della tesi, il senso ancora attuale di un metodo che, nel corso del XX secolo,

tormentato dalle più terribili guerre che il mondo abbia mai conosciuto, ha

parlato invece di pace, di fratellanza, di ricostruzione. Proprio nel secolo

dell’olocausto si leva una voce forte e matura, che non cede alla violenza, ma

recupera il senso profondo dell’umanità in cammino.

Per questo ritengo che Baden – Powell si possa veramente considerare un

grande dei nostri tempi, accanto ad altri uomini possenti che ne hanno

condiviso la pena ma che non si sono piegati, anzi, hanno colto quel tanto di

buono che l’umanità, irretita dalle storture della storia, ma creata a immagine

di Dio, poteva comunque dare.

Il genio educativo di Baden – Powell supera le “mode” pedagogiche che

intervengono di tempo in tempo ad animare un’educazione scolastica spesso

sterile e un po’ miope: si riallaccia alle radici profonde dell’uomo, al suo bisogno

di gioco, di competizione, di divertimento, ma anche di regole, di

autorevolezza. E questo avviene in un rapporto profondo con il “regnum

hominis”, la natura, madre e maestra di vita.

E’ in questo modo che egli, nella sua età giovanile, coglie quelle impressioni

basali che successivamente determineranno la sua scelta di vita. E’ così che

impara, non solo nozioni libresche e prive di significato, ma ad applicare norme

di vita e elementi di cultura che vivono del suo rapporto con la natura.

Oggi, in un periodo di diffusa laicizzazione della vita, in cui dominano idoli di

successo e di guadagno, un messaggio che riporta ad una vita sana, rude,

vissuta sotto una tenda, attorno a un fuoco, in vista di splendide montagne,

animata dai canti…può certamente destare suggestioni un po’ romantiche e

ormai lontane…Ma non è questo il punto focale del messaggio: dietro i canti, il

88

panorama, la tenda, il bivacco, sta un progetto di vita che garantisce

l’autenticità per chi ne fa la scelta: un’esistenza che si nutre dei doni veri, quali

la natura, l’amore per gli altri, la nostra intelligenza messa alla prova, il nostro

carattere rafforzato, il nostro fisico migliorato, realmente bello perché non solo

involucro esterno di un vuoto d’anima, ma in intima comunione con un progetto

che riempie la nostra esistenza di senso.

Penso che la proposta educativa di Baden – Powell contenga tutti gli ingredienti

utili – e per giunta ben armonizzati tra loro – per riflettere sul problema

educativo. Sarebbe interessante per gli insegnanti conoscere i suoi testi per

intraprendere un’azione educativa più attenta e mirata. Non vi è infatti nelle

sue opere mollezza o mammismo, né tanto meno disimpegno o ridicolaggine,

come qualcuno ha voluto vedere. Il bambino – il piccolo lupo che entra a far

parte di un branco e ne apprende la legge – è trattato con tutta la dignità che

compete ad un essere umano che DEVE – e sottolineo la forza di questo verbo

– sviluppare tutte le sue potenzialità, seguendo un imperativo categorico che è

interno alla sua natura, ma che spesso le circostanze non pongono nel giusto

rilievo.

L’educazione proposta da Baden – Powell – così per le reclute, come per i

reparti militari, e per i ragazzi – è autoeducazione in cui il maestro – l’ufficiale

come il Capo scout – recuperano il senso proprio del tutor: promuovere ciò che

deve necessariamente realizzarsi in quanto legato alla natura dell’uomo e nel

contempo rendere consapevole l’educando di questo processo, attraverso

un’intuizione metacognitiva che trova riscontro nella trasparenza con cui, nei

suoi libri, l’autore affronta il problema e lo comunica ai ragazzi.

Il tutto costruito su solide basi, come la religione, fondamentale nel pensiero e

nell’opera di Baden – Powell, che arricchisce e approfondisce la visione

dell’uomo, proiettandola oltre il particolare e il contingente della storia.

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Concludo, ringraziando chi mi ha proposto questo studio, così ricco di

opportunità per un adulto che intenda accostarsi al prossimo con spirito di

servizio cristiano.

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www.fse.it

Sul comportamento assertivo e la psicopedagogia dello sport:

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