Capitolo 9 Il ventennio napoleonico - Neoterico francesi furono accolti come liberatori da quei...

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Un tap per aprire la cronologia Capitolo 9 Il ventennio napoleonico Agli anni del “Terrore” giacobino, conclusi nel 1795 con l’instaurazione di un governo moderato, seguì un ventennio di guerre tra la Francia e gli eserciti alleati delle maggiori potenze europee. Primo protagonista di queste vicende fu Napoleone Bonaparte, che, preso il potere in Francia, riorganizzò la vita dello Stato e attuò una politica di affermazione personale e di espansione militare. Nel giro di pochi anni divenne il dominatore dell’Europa ma altrettanto rapidamente decadde, lasciando però un’impronta indelebile nella storia europea. Il suo progetto imperiale soffocò la libertà dei popoli ma al tempo stesso diffuse le idee di libertà e di uguaglianza affermatesi con la Rivoluzione francese.

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Un tap per aprirela cronologia

Capitolo 9Il ventennio napoleonico

Agli anni del “Terrore” giacobino, conclusi nel 1795 conl’instaurazione di un governo moderato, seguì un ventennio diguerre tra la Francia e gli eserciti alleati delle maggiori potenzeeuropee. Primo protagonista di queste vicende fu NapoleoneBonaparte, che, preso il potere in Francia, riorganizzò la vita delloStato e attuò una politica di affermazione personale e di espansionemilitare. Nel giro di pochi anni divenne il dominatore dell’Europa maaltrettanto rapidamente decadde, lasciando però un’improntaindelebile nella storia europea. Il suo progetto imperiale soffocò lalibertà dei popoli ma al tempo stesso diffuse le idee di libertà e diuguaglianza affermatesi con la Rivoluzione francese.

James Gillray, Napoleone guida ilsaccheggio dell’armata francese inItalia, 1814

9.1 La guerra tra Francia e Austria. Napoleone in Italia (1796-97)Le opportunità di una guerra Nel 1796 la prima coalizione europea contro la Francia [cfr. 8.2] si era praticamentedissolta; restavano in armi l’Austria, l’Inghilterra e la Russia. Il Direttorio – il governo che si era imposto in Francia dopola morte di Robespierre – progettò un’offensiva contro l’Austria nella speranza di mettere fine alla guerra, risanare lefinanze pubbliche con le ricchezze conquistate e affermare definitivamente la propria autorità nel paese.Contro l’Austria Il piano prevedeva due attacchi simultanei: due armate dovevano puntare su Vienna attraverso laGermania; un terzo esercito, al comando di Napoleone Bonaparte (1769-1821), un giovane generale di ventisette anni,aveva il compito marginale di entrare nella Pianura Padana (la Lombardia era possesso austriaco) per tenere impegnate leforze di Asburgo e Savoia.

Le operazioni si svolsero in maniera assai diversa dal previsto: l’esercito inviato in Italia, che avrebbe dovuto svolgereazioni d’appoggio, compì invece le azioni decisive, che portarono la spedizione a un esito vittorioso. Ciò fu dovuto allequalità militari di Napoleone, che in pochi mesi si impose come arbitro della situazione.La prima campagna d’Italia A maggio del 1796 Napoleone entrò a Milano; nei mesi successivi gran partedell’Italia del nord fu occupata dalle sue truppe.

I francesi furono accolti come liberatori da quei gruppi di borghesi e di nobili che avevano aderito alle idee riformatricidell’Illuminismo. In diverse località della Lombardia, dell’Emilia, del Veneto si formarono con l’appoggio di Napoleone deigoverni provvisori di ispirazione repubblicana, alleati della Francia. A Milano fu istituita la Repubblicatranspadana (al di là del Po); in Emilia-Romagna sorse la Repubblica cispadana (al di qua del Po).Il trattato di Campoformio Per sfruttare al meglio i successi e piegare l’Austria, Napoleone invase Venezia e ilVeneto: così la Repubblica di San Marco perdette la sua secolare indipendenza. Poi avanzò verso Vienna e incontrò gliinviati degli Asburgo che si erano presentati per avviare trattative di pace. Bonaparte, senza attendere il consenso diParigi, negoziò personalmente l’armistizio, che fu concluso con la pace di Campoformio, presso Udine, il 17 ottobre1797: la Lombardia e il Belgio passarono alla Francia; Venezia, il Veneto, l’Istria e la Dalmazia furono ceduti all’Austria.Liberatori o conquistatori? Le vittorie di Bonaparte provocarono unaprofonda trasformazione politico-territoriale degli Stati italiani. LeRepubbliche transpadana e cispadana furono unite insieme a formare un unicoStato con capitale Milano, chiamato Repubblica cisalpina (al di qua delle Alpi).A Genova fu costituita la Repubblica ligure, strettamente legata alla Francia. Lacessione di Venezia all’Austria fu un’amara delusione per i patrioti venetiche avevano visto in Napoleone un difensore della libertà.

La guerra per la “liberazione dei popoli”, come veniva chiamata, era ancheun pretesto per giustificare la politica di espansione della Francia. Dovunquearrivava, Napoleone imponeva pesanti tributi in denaro e si impadroniva diopere d’arte di grande valore, asportate da musei, chiese, case private, chespediva al Museo Nazionale di Parigi come bottino di guerra. Questa rapinasistematica (secondo indicazioni precise del Direttorio) fu uno degli aspetti delle conquiste napoleoniche in Italia, maanche in Belgio e in Olanda.

DOCUMENTILa bandiera tricolore dalla Franc ia riv oluzionaria allaRepubblica c ispadana

9.2 La spedizione napoleonica in Egitto (1798-99)Conquistare l’Egitto per sconfiggere l’Inghilterra Vinta l’Austria, soltanto l’Inghilterra restava in armicontro la Francia. Poiché era difficile assalirla nel suo territorio, protetto dall’Oceano e da una poderosa flotta,Napoleone progettò di colpirla nei suoi interessi marittimi e coloniali allestendo una spedizione in Egitto, con il duplicescopo di assicurare alla Francia un territorio coloniale e di creare una base da cui insidiare i traffici e i commercibritannici con l’India e gli altri possessi asiatici.

L’impresa, affidata dal Direttorio a Bonaparte, prevedeva l’impiego di 65 navi

Antoine-Jean Gros, «Bonapartearringa l’esercito prima dellabattaglia delle Piramidi, il 21 luglio1798», XIX sec.

Stele di Rosetta, 196 a.C.

L’Italia agli inizi del 1799

da guerra e di quasi 60.000 uomini tra marinai e soldati. Sbarcati ad Alessandria,non fu difficile ai francesi vincere nella battaglia delle piramidi (21 luglio 1798)i mamelucchi, una casta militare alle dipendenze del sultano di Costantinopoli, dacui formalmente dipendeva l’Egitto. Pochi giorni dopo, il 1° agosto, fu però laflotta francese a essere distrutta, nella baia di Abukir (nei pressi di Alessandriad’Egitto) dalle navi inglesi guidate dall’ammiraglio Horatio Nelson (1758-1805).L’esercito napoleonico, pertanto, rimase bloccato in territorio egiziano, mentreNapoleone riparava in Francia.

La riscoperta dell’antico Egitto La spedizione napoleonica in Egitto sirisolse in un disastro militare ma le sue conseguenze furono straordinarie dalpunto di vista archeologico e storico. Assieme ai soldati e ai marinai, Napoleoneaveva voluto che facesse parte della spedizione anche una commissione distudiosi (più di 150 savants, ‘sapienti’, tra ingegneri, botanici, astronomi,disegnatori, matematici) a cui fu affidato il compito di registrare ogni aspetto delpaese, dall’etnografia alla flora ai monumenti. Il risultato di questo lavoro fu lapubblicazione, tra il 1803 e il 1830, di un’opera enciclopedica (la Description del’Egypte) che spalancò all’Europa le porte di un mondo ancora sconosciuto.

Per approfondireScienza e scienziati francesi in Egitto

9.3 Dalle repubbliche filofrancesi al colpo di Stato di NapoleoneLe “repubbliche sorelle” in Europa Con il pretesto di diffondere la libertàdei popoli, il Direttorio si avventurò in una politica scopertamenteespansionistica, che mirava a creare intorno alla Francia un insieme direpubbliche “amiche”, in realtà Stati vassalli che avevano soprattutto lafunzione strategica di cuscinetti a protezione del territorio francese. Fra il 1798 eil 1799 fu creata in Svizzera la Repubblica elvetica; l’Olanda e il Belgio,conquistate dalle truppe francesi, furono unite insieme con il nome diRepubblica bàtava. In Italia, il Piemonte fu annesso alla Francia, lo Statopontificio fu trasformato in Repubblica romana, il Regno di Napoli diventò laRepubblica partenopea.La seconda coalizione antifrancese Di fronte all’espansionismo francese,le altre potenze europee per la seconda volta si coalizzarono. L’alleanza,promossa dall’Inghilterra, comprendeva Austria, Russia e Regno di Napoli, einoltre l’Impero ottomano. Per fronteggiarla, i francesi progettarono diattaccare l’Austria ripetendo la manovra già vittoriosamente sperimentata nel1796: un’armata nella Pianura Padana e due armate in Germania, con

Louis-Charles-Auguste Couder,Installazione del Consiglio di Statonel dicembre del 1799, 1836

Fratelli Lesueur, Il sogno diNapoleone dopo la battaglia diMarengo, XIX sec.

destinazione Vienna. Ma le armate francesi furono sconfitte dagli austro-russi edovettero abbandonare la Lombardia e il Piemonte.Il crollo delle repubbliche in Italia I rovesci dei francesi furono seguiti dal dissolvimento delle repubbliche daloro create: prive di forze proprie e del sostegno delle popolazioni, esse crollarono come castelli di carte. Ultima a caderefu la Repubblica partenopea, i cui dirigenti, nutriti di cultura illuminista, tentarono di resistere al ritorno della monarchiaborbonica. Ma, assaliti da bande armate di contadini guidati dal cardinale Ruffo (1744-1827), agli ordini del reFerdinando IV (1759-1806), furono costretti ad arrendersi dopo aver ottenuto la promessa di aver salva la vita. Lapromessa non fu rispettata e più di cento patrioti furono condannati a morte.Il colpo di Stato: Napoleone al potere A seguito delle sconfitte subite edel rischio di un’invasione della Francia da parte degli austro-russi, si diffusenegli ambienti politici francesi il desiderio di un governo più forte, in grado diassicurare l’ordine e di metter fine alla guerra. In questo clima maturò l’idea,messa a punto da due membri del Direttorio, di un colpo di Stato da attuare conl’appoggio dell’esercito. Bonaparte, tornato in quei giorni dall’Egitto, apparvel’uomo adatto per attuare il progetto.

Il colpo di mano avvenne il 18 brumaio (9 novembre) 1799: Napoleonesciolse il Direttorio e impose la formazione di un governo provvisoriocomposto da tre consoli: Bonaparte, Emmanuel Sieyès (1748-1836) e Pierre-Roger Ducos (1747-1816), entrambi membri del Direttorio.

Allo stesso Napoleone, con il titolo di “primo console”, fu conferito per diecianni il potere esecutivo. Le elezioni furono cancellate; i magistrati, i prefetti e isindaci non furono più eletti dalla popolazione ma scelti dal governo. Era la finedelle autonomie locali e del sistema elettivo, una delle conquiste piùsignificative della rivoluzione.La seconda campagna d’Italia Dopo il colpo di Stato che avevaconsegnato la Francia a Napoleone, il “primo console” preparò una dupliceoffensiva contro l’Austria. L’attacco fu rapido: le truppe francesi marciarononuovamente verso l’Italia, il 2 giugno 1800 occuparono Milano e il 14 giugno siscagliarono contro l’esercito asburgico che fu battuto prima a Marengo (inPiemonte, nei pressi di Alessandria) e, poco dopo, in Germania.Vittoria e pace La sconfitta costrinse l’imperatore d’Austria ad abbandonare ilBelgio e l’Italia settentrionale e a firmare nel 1801 la pace di Lunéville, con laquale la Francia affermava di nuovo la sua influenza oltre i propri confini.Sotto la dipendenza francese risorsero la Repubblica bàtava (Belgio e Olanda) e laRepubblica elvetica (Svizzera); in Italia, il Piemonte fu di nuovo annesso allaFrancia, mentre nella Pianura Padana, già sede della Cisalpina, fu costituita laRepubblica italiana, sotto la presidenza dello stesso Napoleone.

Di fronte ai successi di Napoleone, anche russi e inglesi furono costretti a firmare la pace.Il concordato con la Chiesa Sicuro di aumentare la propria popolarità, Napoleone a questo punto avviò trattativecon la Santa Sede per risolvere il contrasto che era sorto nei primi anni della rivoluzione tra il governo repubblicano e laChiesa cattolica [cfr. 7.3]. Il 16 luglio 1801, grazie alla mediazione del cardinale Consalvi, segretario dello Statopontificio, si arrivò a un concordato con il papa Pio VII (1800-23), in base al quale lo Stato francese, pur ribadendo lalaicità dello Stato e la libertà di religione per ciascun cittadino, riconosceva il primato del culto cattolico rispetto agli altriculti; la Chiesa a sua volta riconosceva la Repubblica francese e il suo governo.

9.4 Napoleone da riformatore a imperatoreConsolato e riforme amministrative Forte del rinnovato prestigio, Napoleone ebbe riconfermati i pieni poteri e nelmaggio 1802 ottenne il consolato a vita. Per contrastare gli oppositori avviò il potenziamento della polizia e dellamagistratura, e istituì una rigida censura su giornali, libri, opere teatrali.

Contemporaneamente si dedicò a un vasto piano di riforme, sia nell’ambito politico-amministrativo, sia nell’ambitoeconomico e fiscale. L’amministrazione dello Stato fu centralizzata: i dipartimenti, istituiti dalla rivoluzione comestrumenti di decentramento burocratico [cfr. 7.4], furono sottoposti al controllo di prefetti che rappresentavano ilgoverno centrale e ne dipendevano direttamente.

Codice civile dei francesi,promulgato il 21 marzo 1804

Riforme economiche Per risanare la pesante crisi economica e finanziaria che continuava a gravare sul paese,Napoleone istituì la Banca di Francia (già dal 1800) e introdusse, sul modello già sperimentato dagli Asburgo d’Austria[cfr. 5.2], un catasto con cui furono censiti i beni posseduti da ogni cittadino. Diminuirono le imposte dirette, quellepagate sulla proprietà della terra e sulle imprese produttive, mentre aumentarono quelle sui beni di consumo (le imposteindirette) che gravavano sulla popolazione meno ricca. Scopo di tale politica fiscale era di aumentare gli investimenti daparte dei proprietari terrieri e dei borghesi in settori chiave come l’agricoltura e l’industria. Inoltre, per proteggere dallaconcorrenza britannica il commercio e l’industria nazionali, furono applicate tariffe doganali molto altesull’importazione di merci inglesi.Riforme scolastiche Una cura particolare fu dedicata alla scuola. Durante la rivoluzione si era promossa l’istruzioneelementare gratuita per tutti, a carico dello Stato, per un ideale di uguaglianza sociale scaturito dalla culturailluminista. L’impegno dello Stato napoleonico fu rivolto alla scuola secondaria, destinata ai figli dei notabili e idonea aformare i ceti dirigenti del paese. Il modello di scuola creato a tal fine fu il liceo, preparatorio per l’università.L’organizzazione dei licei, il reclutamento e il pagamento degli insegnanti erano compito dello Stato. L’istruzioneelementare restò invece affidata ai comuni e alle parrocchie.Il Codice civile La creazione più importante e duratura del governonapoleonico fu il Codice civile, emanato nel 1804: una raccolta delle leggi natedalla rivoluzione, che offrì per la prima volta ai cittadini un insieme di regolechiare, valide per tutti nel territorio nazionale. Nel paese esistevano, infatti, normediverse a seconda delle città e delle regioni: alcune risalenti al diritto romano, altredi origine medievale, altre emanate negli anni della rivoluzione; norme taloracontraddittorie, che, nell’incertezza del diritto, favorivano il privilegio e gliinganni.

Nel Codice civile furono consolidate le conquiste essenziali dellaRivoluzione francese: la libertà individuale, l’uguaglianza di fronte allalegge, la libertà religiosa. Al diritto di proprietà, definito assoluto einviolabile, furono dedicati numerosi articoli, come uno dei cardini su cui eracostruita la nuova società nata dalla rivoluzione. Accanto a esso fu affermata lalibertà di iniziativa economica. Tra le norme relative alla famiglia fu introdottoil divorzio.

Napoleone introdusse il Codice anche nei paesi soggetti o “amici” dellaFrancia, in particolare in Italia e nei paesi tedeschi; in tal modo gran partedell’Europa conobbe e sperimentò forme più moderne ed evolute di ordinamenti statali.

«La mia vera gloria – dirà Napoleone al termine della sua avventura politica – non consiste nell’avere vinto sessantabattaglie. Ciò che vivrà eternamente è il mio Codice civile».Napoleone imperatore Mentre Napoleone estendeva il suo dominio in Europa, il Senato francese gli conferì il titolodi “imperatore dei francesi”, suggellato da una cerimonia di incoronazione nella cattedrale di Parigi (2 dicembre 1804)a cui fu presente il papa Pio VII. Ma non fu lui a incoronare l’imperatore, come era sempre accaduto dal Medioevo inpoi, per sottolineare il carattere religioso e l’origine divina dell’autorità imperiale. Napoleone prese da sé la corona e se lamise sul capo con le proprie mani, per significare, simbolicamente, che non era sovrano per diritto divino ma perinvestitura popolare, ossia per diritto proprio.

Napoleone accentuò sempre di più il culto della sua persona. Fu perfino “inventato” un santo di nome Napoleone,rintracciato in un oscuro episodio della storia antica, che fu introdotto nel calendario liturgico alla data del 15 agosto, conl’ordine di festeggiarlo solennemente in tutta la Francia.

DOCUMENTI Napoleone soffoca la libertà di stampa

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L’Europa nell’età di Napoleone

Francisco Goya, 3 maggio 1808:fucilazione alla Montaña del PrincipePio, 1814

9.5 Napoleone padrone dell’EuropaLa terza coalizione L’Inghilterra, che nel 1802 aveva accettato la pace con Napoleone, di fronte alle continueprovocazioni dichiarò nuovamente guerra alla Francia. Napoleone rispose preparando uno sbarco nell’isola. Ma lasuperiorità inglese sul mare e l’entrata in guerra della Russia, dell’Austria e della Svezia, che nell’agosto del 1805 siunirono nella loro terza coalizione, impedirono l’attuazione del progetto. La flotta francese fu quasi completamentedistrutta a Trafalgar (presso Cadice, nella penisola iberica) dall’ammiraglio Nelson, che nella battaglia perse la vita.

La sconfitta fu compensata da nuove vittorie e l’imperatore, attaccato dall’Austria, dalla Prussia, dalla Russia, inmeno di due anni piegò gli avversari e si impadronì di gran parte dell’Europa. Prima sconfisse gli eserciti austro-russinella battaglia di Austerlitz (1805) e occupò Vienna; poi si volse contro la Prussia e ne annientò l’esercito; penetròinfine in Polonia, dove sconfisse i russi e nel 1807 firmò con lo zar Alessandro I (1801-25) la pace di Tilsit.L’impero di Napoleone L’intera Italia passò sotto il dominio francese, econ essa l’Istria e la Dalmazia, denominate “Province illiriche”. Nell’Europa delnord, la Polonia fu annessa alla Francia. Gli Stati tedeschi furono riuniti daNapoleone in un unico organismo denominato “Confederazione del Reno” efurono sottoposti alla Francia.

Napoleone poteva dirsi padrone dell’Europa. Il suo potere fu consolidatoda un’attenta politica dinastica: assegnare a membri della sua famiglia il governodei paesi conquistati. Così egli affidò l’Italia settentrionale, trasformata in Regnoitalico, al figliastro Eugenio di Beauharnais (1781-1824); il Regno di Napoli alfratello Giuseppe (1806-08); il Regno d’Olanda al fratello Luigi (1806-10); ilGranducato di Toscana alla sorella Elisa (1809-14).La quarta coalizione Nel 1806 Prussia, Russia, Svezia e Inghilterraorganizzarono contro Napoleone una quarta coalizione. Ma, di nuovo, l’abilità di Bonaparte ebbe ragione degliavversari. Nei trattati di pace si convenne che la Prussia avrebbe ceduto le province polacche, che formarono un nuovoStato, il Granducato di Varsavia, affidato da Napoleone a un suo alleato, il re di Sassonia.La resistenza inglese e la guerriglia spagnola Forte del suo primatonavale, l’Inghilterra resisteva irriducibile all’espansionismo napoleonico.Nell’impossibilità di affrontare sul mare la rivale, Bonaparte ricorse alla guerraeconomica, decretando un “blocco continentale” ossia la chiusura di tutti iporti europei alle navi britanniche o provenienti dall’Inghilterra.

Gli inglesi risposero con la pratica del contrabbando, soprattutto attraverso ilPortogallo alleato. Perciò Napoleone decise di inviare truppe nella penisolaiberica, al comando del cognato Gioacchino Murat (1767-1815). Con l’aiutodegli spagnoli riuscì a conquistare il Portogallo (1807) e l’anno successivoimpose sul trono di Spagna il fratello Giuseppe, già sovrano del Regno di Napoli,che passò a Murat. L’occupazione francese tuttavia determinò la rivolta deglispagnoli, condotta tramite azioni di guerriglia.

Mentre Napoleone era impegnato a reprimere la rivolta in Spagna, una nuovaalleanza si formò tra Austria e Inghilterra: era la quinta coalizione. Ancorauna volta Bonaparte si dimostrò più forte battendo gli avversari nella battaglia di Wagram (1809) e togliendo all’Austriaaltri territori. Ormai al culmine della sua potenza, Napoleone ottenne dall’imperatore Francesco I l’autorizzazione asposarne la figlia diciottenne Maria Luisa d’Asburgo. L’anno seguente nacque un figlio, battezzato Napoleone come ilpadre e dotato del titolo di “re di Roma”. Napoleone ora aveva tutto, anche l’erede a cui affidare il suo impero.

Il mondo della tecnicaIl “blocco continentale” e lo zucchero di barbabietole

«La necessità aguzza l’ingegno» dice un noto proverbio. Cioè: quando manca qualcosa, la fantasia degli uomini cercanuove soluzioni alle proprie esigenze. Un esempio significativo è la vicenda che, attorno al 1807, sollecitò le ricerche sullebarbabietole del francese Benjamin Delessert (1773-1847), botanico dilettante e membro dell’Accademia delle scienze,oltre che banchiere e industriale. Egli mise a punto un nuovo procedimento per estrarre lo zucchero, giàsperimentato dallo scienziato berlinese Friedrich Karl Achard (1753-1821).All’origine dell’innovazione di Delessert vi fu il “blocco continentale”, ossia l’isolamento dell’Inghilterra voluto da Napoleone,che, indirettamente, provocò l’arresto delle importazioni di zucchero, già garantite

Il campo di barbabietole dazucchero che oggi ricopre il sitodella battaglia di Waterloo (Belgio),2011

François Louis Couché, L’incendio diMosca nel 1812, XIX sec.

L’Europa nel 1812

dalle navi inglesi. Fino a quel momento, lo zucchero si ricavava solo dalla canna,coltivata nelle piantagioni americane e asiatiche. Il nuovo procedimento, che poi sidiffuse, consentì ai francesi di continuare a produrre zucchero utilizzando unapianta locale e rendendo sempre meno necessarie le importazioni da oltreOceano.Le radici della barbabietola hanno un’elevata concentrazione di saccarosio. Finoagli inizi del XIX secolo era una coltura marginale, di cui si utilizzavaprevalentemente il fogliame come foraggio per il bestiame. La scoperta che se nepoteva ricavare zucchero decretò il successo della coltura, modificandone lafunzione.La lavorazione per ottenere lo zucchero prevede una serie di operazioni cheiniziano con la ripulitura e il lavaggio delle barbabietole. Esse vengono poi trinciatecon delle tagliatrici che le riducono in strisce. Queste fettucce sono introdotte inacqua molto calda (70°) e cominciano a cedere lo zucchero, che si scioglienell’acqua dando origine a uno sciroppo denso, con una concentrazione di circa il 15%. Lo sciroppo così ottenuto vienefiltrato per eliminare eventuali sostanze estranee, poi si procede a successive bolliture che concentrano ulteriormente lozucchero. Infine, una centrifuga separa i cristalli di zucchero (greggio) che saranno poi depurati in una raffineria, medianteulteriori operazioni di cottura, centrifugazione e raffreddamento.La scoperta ebbe una grande risonanza, perché permise alla Francia di procurarsi ugualmente il prezioso alimento.Delessert aprì vari zuccherifici che gli fruttarono importanti riconoscimenti ufficiali e il t itolo di barone dell’impero,tributatogli dallo stesso Napoleone.Oggi, una grandissima parte dello zucchero consumato in Europa deriva dalle barbabietole.

9.6 La campagna di Russia e il crollo di NapoleoneL’invasione della Russia Il paese che maggiormente risentiva del blocco imposto da Napoleone all’Inghilterra era laRussia, che scambiava con Londra legname, grano, materie prime e altri prodotti naturali in cambio di macchinari, armi,tessuti. Per questo, nel 1812, lo zar Alessandro I informò Napoleone che intendeva riprendere i rapporti conl’Inghilterra.

Napoleone, convinto che la Russia fosse l’ultimo ostacolo che gli impediva di piegare l’Inghilterra, concentrò unimmenso esercito di 700.000 uomini, circa la metà francesi, gli altri provenienti dai paesi soggetti, e invase la Russiacon l’obiettivo di distruggere in poche settimane l’esercito dello zar, inferiore di numero.Una trappola mortale Ma il comando russo, guidato dal generale MichailIlarinovič Kutuzov (1745-1813), adottando la tattica della “terra bruciata” giàsperimentata da Pietro il Grande contro gli svedesi [cfr. 2.3], evitò lo scontrodiretto e fece ritirare ordinatamente le truppe: gli avversari furono attiratinell’interno dello sconfinato paese e, dopo aver dato alle fiamme raccolti,depositi, villaggi, non fu lasciato nulla che potesse esser d’aiuto ai francesi.Napoleone riuscì ad arrivare a Mosca soltanto per vederla distrutta da unincendio, appiccato durante il suo arrivo.

Dopo avere inutilmente atteso che lo zar mandasse i suoi messi a chiedere lapace, Napoleone si rassegnò a ordinare la ritirata mentre già avanzava l’inverno.Freddo, neve, fame, malattie decimarono la grande armata napoleonica,tra gli attacchi della cavalleria cosacca e di bande di contadini. Fu undisastro senza precedenti.La disfatta della Beresina e il crollo di Napoleone Il colpo di graziaarrivò tra il 25 e il 27 novembre 1812 quando le truppe napoleoniche, già ridottedi numero, tentarono di attraversare le acque gelate del fiume Beresina (inBielorussia) per proseguire nella loro ritirata. Kutuzov sferrò il suo attacco,l’esercito di Napoleone fu disfatto. Riuscirono a tornare a casa meno di 100.000uomini.

Centinaia di migliaia di morti, la Francia indebolita, crollato il mitodell’invincibilità di Bonaparte: questo il risultato della campagna di Russia. GliStati europei approfittarono del momento per affrontare Napoleone senza dargli iltempo di riprendersi. Agli inizi del 1813 l’Inghilterra, la Russia, la Prussia,l’Austria, la Svezia si unirono ancora una volta contro di lui. Era la sestacoalizione.La battaglia di Lipsia Napoleone ricostituì l’esercito con una leva di

Antoine-Jean Gros, La battaglia diWaterloo, prima metà del XIX sec.

Napoleone a Sant’Elena, XIX sec.

giovanissimi e si inoltrò in Germania, sperando di vincere gli avversaricombattendoli separatamente; ma, dopo un duplice successo iniziale sui prussiani, si scontrò nei pressi di Lipsia (16-18ottobre 1813) con le forze unite della coalizione, numericamente superiori, e fu sconfitto. Subito dovette rientrare inpatria per tentare di evitare l’invasione della Francia, ma non riuscì a impedire che Parigi stessa fosse occupata daglialleati (marzo 1814), che rifiutarono qualunque trattativa con Bonaparte. Si formò allora un governo provvisoriopresieduto dal marchese La Fayette, che dichiarò decaduto l’imperatore.

DocumentiGli orrori della guerra di Russia nella lettera di un soldatoitaliano

9.7 La fine dell’impero di NapoleoneIl Congresso di Vienna Costretto ad abbandonare la Francia, Napoleone si ritirò nell’isola d’Elba, che gli fuconcessa come luogo d’esilio. Sul trono di Francia fu restaurata la dinastia borbonica nella persona di Luigi XVIII(1814-24).

I rappresentanti delle maggiori potenze, Inghilterra, Austria, Russia e Prussia, si riunirono in Congresso a Vienna(1814-15) per concordare un equilibrio tra gli Stati che restaurasse le autorità e gli ordinamenti politici esistenti primadella rivoluzione. Ma nel marzo 1815 i lavori del congresso furono interrotti da un avvenimento che suscitò scalpore:Napoleone, sfuggito alla sorveglianza della flotta inglese, aveva lasciato l’Elba ed era sbarcato in Francia, accolto conentusiasmo dalla popolazione.I cento giorni. La sconfitta di Waterloo Lo spirito patriottico erivoluzionario dei francesi sembrò essersi risvegliato, tanto che Luigi XVIII, dapochi giorni sul trono, abbandonò Parigi e riparò oltre confine. Ma l’ultimaavventura di Napoleone durò pochi mesi, i cosiddetti “cento giorni”;immediatamente i suoi avversari riunirono le forze nella settima coalizione edegli, dopo avere inutilmente tentato di allacciare rapporti diplomatici con i governieuropei, dovette nuovamente scendere in guerra.

Sui campi di Waterloo in Belgio, il 18 giugno 1815, i 95.000 soldati inglesi delgenerale Wellington (1769-1852) assieme ai prussiani del generale Blücher (1742-1819) ottennero una vittoria risolutiva sui 120.000 uomini di Bonaparte. Travoltodalla sconfitta, Napoleone si consegnò agli inglesi. Fu relegato in esilio aSant’Elena, una sperduta isola dell’Atlantico, dove morì sei anni dopo, il 5maggio 1821.Tragica fine di Murat Negli stessi mesi Gioacchino Murat, cognato diNapoleone e re di Napoli, mosse guerra all’Austria in nome dell’indipendenzaitaliana, dichiarata nel cosiddetto “proclama di Rimini” (30 marzo 1815), ma fusconfitto e riparò in Corsica. A Napoli tornavano i Borbone. Qualche mesedopo Murat tentò di riconquistare il regno sbarcando in Calabria, ma fu catturatoe fucilato.Il ripristino delle monarchie Dopo Waterloo, non solo in Italia ma in tuttaEuropa le vecchie monarchie furono ripristinate e i confini degli Statitornarono grosso modo a essere quelli antecedenti all’ascesa di Napoleone.Qualcosa tuttavia era cambiato: il sentimento di indipendenza che laRivoluzione americana prima, e quella francese poi, avevano trasmesso allepopolazioni. Il modello delle loro Costituzioni non era destinato a finire.

Per approfondireNapoleone e la storia d’Europa

Sintesi

Il ventennio napoleonicoLa guerra tra Francia e Austria. Napoleone in Italia (1796-97) ➚ Nel 1796 il Direttorio deciseun doppio attacco all’Austria, uno diretto su Vienna e uno, guidato dal generale Napoleone Bonaparte (1769-1821), sulla Lombardia. Napoleone fu accolto come un liberatore e occupò gran parte dell’Italia settentrionale dove si formarono dei governi filofrancesi: la Repubblica transpadana (Milano) e la Repubblica cispadana (Emilia-Romagna). L’Austria dovette firmare la pace di Campoformio (1797), ottenendo Veneto, Istria e Dalmazia; alla Francia andarono Belgio e Lombardia.Ovunque Napoleone impose pesanti tributi fiscali sottraendo opere d’arte di grande valore: quella che si era presentata come una guerra di liberazione dalla tirannide si mostrò come l’espansione della potenza francese e del potere personale del generale.

La spedizione napoleonica in Egitto (1798-99) ➚ Vinta l’Austria, rimaneva in armi l’Inghilterra.Napoleone decise di colpirla commercialmente e progettò una spedizione in Egitto per ostacolarne gli scambi con l’India. Ad Alessandria i francesi prima vinsero nella battaglia delle piramidi (1798) poi furono sconfitti nella battaglia navale di Abukir. La spedizione fu un disastro militare ma eccezionali furono i risultati sul piano culturale, poiché gli studiosi francesi al seguito dell’armata svelarono per la prima volta agli europei la civiltà dell’antico Egitto.

Dalle repubbliche filofrancesi al colpo di Stato di Napoleone ➚ Di fronte alla crescente ostilitàdelle potenze europee, riunite in una seconda coalizione antifrancese, il Direttorio cercò di creare attorno al paese una serie di repubbliche “amiche”: la Repubblica elvetica (Svizzera), bàtava (Olanda e Belgio), romana, partenopea che, però, crollarono rapidamente in seguito alle sconfitte francesi. Crebbe allora in Francia il desiderio di un governo più forte: Napoleone se ne fece carico e con un colpo di Stato sciolse il Direttorio, diventando “primo console” (1799).Preso il potere, Napoleone attaccò di nuovo l’Austria e la sconfisse nel 1800 a Marengo in Piemonte, che tornò alla Francia. Con la pace di Lunéville si ricostituirono le Repubbliche bàtava, elvetica e la Repubblica italiana, nella Pianura Padana. Nel 1801 Napoleone stipulò anche un concordato con papa Pio VII, ricucendo i rapporti con la Chiesa messi in crisi dalla Rivoluzione: fu riconosciuto il primato del culto cattolico e il papa riconobbe la Repubblica francese.

Napoleone da riformatore a imperatore ➚ Diventato console a vita (1802) Napoleone diede inizio auna serie di riforme. In ambito amministrativo rafforzò il governo centrale; in ambito economico e finanziario istituì la Banca di Francia e un nuovo catasto; aumentò le imposte indirette e i dazi doganali per le merci importate; riorganizzò la scuola e istituì il liceo per formare le classi dirigenti. Ma la riforma più importante fu l’emanazione del Codice civile (1804), una raccolta organica delle leggi nate dalla Rivoluzione in nome della libertà. A quel punto, come conferma del potere del suo leader, il Senato conferì a Napoleone il t itolo di “imperatore dei francesi” (dicembre 1804) e il culto per la sua persona fu alimentato in ogni modo.

Napoleone padrone dell’Europa ➚ Di fronte all’espansione di Napoleone l’Inghilterra organizzò con le altrepotenze la terza coalizione antifrancese (1805) che, dopo un’iniziale vittoria a Trafalgar, subì una serie di sconfitte (battaglia di Austerlitz): l’intera Europa era ora sotto il dominio della Francia. Napoleone assegnò i paesi conquistati a suoi familiari, avviando una polit ica dinastica, e sconfisse anche la quarta coalizione (1806).Ma l’Inghilterra ancora resisteva e allora Napoleone impose il “blocco continentale” con cui si chiudevano tutti i porti europei alle navi britanniche. Gli inglesi risposero con la pratica del contrabbando, che passava soprattutto per il Portogallo e così Napoleone attaccò e conquistò il paese nel 1807. Sul trono di Spagna pose il fratello Giuseppe Bonaparte, suscitando la rivolta degli spagnoli. Una quinta coalizione antifrancese fu ancora una volta sconfitta e l’imperatore raggiunse il culmine del suo potere.

La campagna di Russia e il crollo di Napoleone ➚ Il blocco continentale danneggiò particolarmente laRussia, partner commerciale dell’Inghilterra. Nel 1812 lo zar Alessandro I dichiarò di voler riprendere i commerci con gli inglesi. Per risposta, a capo di un enorme esercito (700.000 uomini) Napoleone invase la Russia. Adottando la tecnica della “terra bruciata”, il generale Kutuzov fece rit irare le truppe russe all’interno del paese distruggendo ogni cosa: i francesi dovettero ripiegare e a quel punto furono attaccati e decimati, dal freddo e dalla cavalleria russa. La campagna di Russia si trasformò in una catastrofe e fu l’occasione per la sesta coalizione antifrancese di sconfiggere l’esercito napoleonico (Lipsia, 1813), arrivando a occupare Parigi e a dichiarare Napoleone decaduto.

La fine dell’impero di Napoleone ➚ Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba, mentre in Francia furestaurata la dinastia borbonica. Le potenze europee si riunirono nel Congresso di Vienna (1814-15) per restaurare gli assetti polit ici pre-rivoluzionari ma, durante i lavori, Napoleone fuggì dall’Elba e raggiunse Parigi, accolto con entusiasmo. Si formò la settima coalizione antifrancese che sconfisse definitivamente Napoleone (battaglia di Waterloo, 1815) e lo relegò nell’isola di Sant’Elena dove morì nel 1821. Negli stessi mesi Gioacchino Murat, re di Napoli, attaccò l’Austria, in nome dell’indipendenza dell’Italia, ma fu sconfitto. Gli assetti territoriali e politici dell’Europa tornarono a essere quelli del periodo pre napoleonico.

Un tap per aprirela cronologia

Capitolo 12Restaurazione e lotte per la libertà

Sconfitto Napoleone, gli Stati vincitori restaurarono i precedentiequilibri politici ma lo spirito di libertà e le novità amministrative dietà napoleonica continuarono a operare nella cultura europea.L’obiettivo di sostituire le monarchie assolute con governicostituzionali fu perseguito da sètte segrete che, tra il 1820 e il1831, portarono a varie insurrezioni; in alcuni paesi (Grecia,Polonia, Italia) si mirò anche a ottenere l’indipendenza politica. Leidee di libertà e indipendenza giunsero anche in America Latina,dove, tra il 1811 e il 1825, una serie di rivolte segnò la fine deidomìni coloniali e la nascita di nuovi Stati indipendenti. Gli Usaintanto si estendevano verso ovest, a danno degli indigeni.

Il Congresso di Vienna, inizio XIXsec.

L’Europa nel 1815

La «restituzione», XIX sec.

12.1 Ritorno al passatoIl Congresso di Vienna (1814-15) Dall’ottobre 1814 al giugno 1815 irappresentanti delle potenze che avevano combattuto Napoleone si riunirono nelCongresso di Vienna per ridisegnare la geografia politica dell’Europa. Viparteciparono più di quattrocento capi di Stato, ministri e diplomatici, ma ledecisioni furono prese dagli statisti delle quattro potenze che avevanomaggiormente sostenuto il peso della guerra: Gran Bretagna, Russia, Prussia,Austria. A rappresentarle furono il ministro degli Esteri inglese lord Castlereagh(1769-1822), il conte di Nesselrode (1780-1862) delegato dello zar Alessandro I;il cancelliere prussiano principe di Hardenberg (1750-1822) e il ministro degliEsteri austriaco principe di Metternich (1773-1859), organizzatore delcongresso. Alle trattative fu ammesso anche il rappresentante della Franciasconfitta, il ministro Talleyrand (1754-1838).Equilibrio, legittimità, restaurazione I confini europei furono ristabiliti in base a tre princìpi: l’equilibrio delleforze (nessuno Stato doveva prevalere sugli altri), la legittimità dinastica (andavano ricollocati sul trono i sovranidefiniti “legittimi”, quelli che detenevano il potere prima della Rivoluzione francese), la restaurazione dei precedentiassetti politici e sociali. A garanzia di questa linea politica fu stretto tra i sovrani di Russia, Prussia e Austria – le tremonarchie assolute, che riconoscevano il principio dell’origine divina del potere regio – un patto detto Santa Alleanza,allo scopo di reprimere eventuali tentativi di mutare l’ordine stabilito. A questo patto si affiancò la Quadruplice Alleanzafra le tre monarchie e la Gran Bretagna, che non aveva aderito alla Santa Alleanza perché i suoi ordinamenti parlamentarinon riconoscevano la sacralità della figura del re.Il nuovo assetto politico dell’Europa Il Congresso di Vienna sancì ilrafforzamento delle monarchie europee. La Francia, dove erano già tornati iBorbone [cfr. 9.7], rimase formalmente una monarchia costituzionale e riuscì aconservare i suoi confini. L’Impero asburgico vide riconosciuta la suaegemonia sulla penisola italiana, con l’annessione del Veneto che, unito allaLombardia, costituì il Regno Lombardo-Veneto. La Prussia si ingrandì a ovest,cedendo parte della Polonia e annettendo i territori tedeschi lungo il Reno. LaRussia si allargò verso i Balcani e verso Occidente, inglobando il Regno diPolonia e la Finlandia (sottratta alla Svezia che ebbe in cambio l’unione con laNorvegia). Gli Stati tedeschi non ricostituirono il Sacro romano imperogermanico (abolito da Napoleone nel 1806) ma furono ridotti di numero e riunitiin una Confederazione germanica, di cui facevano parte Prussia e Austria.

La Gran Bretagna, unica monarchia parlamentare, rafforzò ancora di più ilsuo impero coloniale: conservando, nel Mediterraneo, l’isola di Malta, togliendo a Spagna e Francia alcune isoledell’Oceano Atlantico e ottenendo dall’Olanda l’isola indiana di Ceylon e la Colonia del Capo in Sud Africa.

Attorno alla Francia furono costituiti degli Stati-cuscinetto per meglio controllarla: Belgio e Lussemburgo, ceduti dagliaustriaci all’Olanda, andarono a costituire il Regno dei Paesi Bassi; il Regno di Sardegna fu rafforzato conl’annessione di Nizza, Savoia e Liguria; fu confermata la neutralità della Confederazione svizzera, unica repubblicad’Europa.Mercato dei popoli o prima conferenza europea? Il Congresso diVienna, nonostante il suo carattere reazionario e il cinismo con cui vi fu fatto(come si disse) «mercato di popoli», ebbe una particolare importanza storicaperché fu la prima conferenza europea, con i capi di Stato tutti riuniti insiemea cercare una soluzione comune per garantire la pace e la stabilità politica.Tuttavia, la “pace” che allora si costruì fu quella voluta dai potenti d’Europa especialmente dal principe di Metternich, il quale, per esprimere il proprioattaccamento al passato, amò definirsi «l’uomo di ciò che fu».Le società segrete: progetti di libertà Il tentativo di restaurarel’assolutismo incontrò l’opposizione di intellettuali e borghesi, eredi del pensieroilluminista, che si organizzarono in società segrete. Questi “liberali”, comefurono detti, miravano a ottenere il riconoscimento delle libertà fondamentali (di parola, di stampa, di culto, ecc.) emonarchie in cui il potere dei sovrani fosse limitato da una Costituzione. In alcune realtà (Italia, Grecia, Polonia) a

L’Italia nel 1815

Ritratto di Vittorio Emanuele I

questi scopi si sommava quello dell’indipendenza nazionale: liberare il proprio paese dalla dominazione straniera.In Italia la sètta più diffusa fu la Carboneria , sviluppata specialmente nelle regioni centrali della penisola e nel Regno

delle Due Sicilie. Gli affiliati, per riconoscersi, usavano segni e parole convenzionali che si riferivano alla vita deicarbonai; un linguaggio simbolico scelto a imitazione di quello della Massoneria, la società segreta nata nel Settecento[cfr. 4.3] e diffusa in tutta Europa.

LE VIE DELLA CITTADINANZATipi di Stato, forme di governo

12.2 L’Italia nel 1815: un paese frammentatoDomìni indiretti degli Asburgo Nel 1815, in seguito alle decisioni delCongresso di Vienna, la penisola italiana risultava divisa in dieci Stati.

Il più esteso era il Regno delle Due Sicilie (già Regno di Napoli) retto daFerdinando IV di Borbone [cfr. 9.3], legato agli Asburgo e divenuto re con ilnome di Ferdinando I (1816-25). Pur restaurando l’autorità monarchica,Ferdinando conservò le riforme introdotte da Napoleone, prima fra tutte il Codicecivile.

Gli Stati più piccoli (tutti sotto il controllo indiretto degli Asburgo) erano ilDucato di Lucca retto da Maria Luisa di Borbone (1817-24); il Ducato diParma e Piacenza retto da Maria Luisa d’Austria (1815-47), moglie diNapoleone e figlia dell’imperatore d’Austria; il Ducato di Modena e Reggioretto da Francesco IV d’Asburgo-Este (1814-46) e il Ducato di Massa eCarrara retto da sua madre Beatrice d’Este (1814-29).

Nell’Italia centrale, il Granducato di Toscana fu restituito al fratellodell’imperatore d’Austria, Ferdinando III di Lorena (1814-24). Questi governòcon lungimiranza, dando allo Stato un ordinamento moderatamente liberale, chene favorì lo sviluppo civile e culturale.

La minuscola Repubblica di San Marino, uno dei più antichi Stati italiani, i cui statuti risalivano al 1263, furiconosciuta libera e indipendente.Regimi autoritari Nel Regno di Sardegna (uno Stato-cuscinetto creatoattorno alla Francia con l’annessione di Nizza, della Savoia e della Liguria)tornarono i Savoia con Vittorio Emanuele I (1802-21). La politica adottata dalsovrano fu di assoluta restaurazione: le riforme fatte in età napoleonica furonotutte annullate. Analoga intransigenza fu seguita nel già citato Ducato di Modenae nello Stato pontificio, retto da Pio VII (1800-23), comprendente il Lazio,l’Umbria, le Marche e la Romagna, con le legazioni di Bologna, Ferrara,Ravenna, Forlì; in più esso comprendeva due enclaves all’interno del Regno diNapoli, i principati di Benevento e Pontecorvo.Domìni diretti degli Asburgo Come la Repubblica di Genova (confluita nelRegno di Sardegna), anche quella di Venezia cessò di esistere. Il Veneto diventòpossesso austriaco e fu unito alla Lombardia nel Regno Lombardo-Veneto,dipendente da Vienna e retto da Francesco I d’Asburgo (1804-35), imperatored’Austria. Il Trentino e Trieste erano già parte integrante dell’Impero asburgico.

Nonostante il controllo esercitato dalle forze austriache, nel Regno Lombardo-Veneto non furono cancellate le riforme apportate da Napoleone e si proseguìnell’opera di ammodernamento delle istituzioni amministrative e scolastiche,permettendo la crescita culturale ed economica dello Stato.Condizioni di vita e di lavoro dei sudditi Il livello di vita delle popolazioni era basso ovunque, maparticolarmente in alcune zone dello Stato pontificio (Romagna, Lazio) e della Calabria. Innumerevoli frontiere e doganeostacolavano i commerci e frenavano lo sviluppo economico. Le misure, i pesi, le monete erano diversi non soltanto daStato a Stato ma, talvolta, da città a città: il ducato napoletano era diverso dall’oncia siciliana, lo scudo papale differiva

Insurrezione a Palermo nel 1820

Francesco Hayez, I profughi diParga, 1830

dalla lira piemontese, e così via.

Per approfondireQuante lingue parlano gli italiani?

12.3 Moti rivoluzionari in Europa: 1820-30In Spagna Tra il 1820 e il 1831 scoppiarono in Europa diversi moti insurrezionali, spesso organizzati dalle societàsegrete formatesi dopo il Congresso di Vienna. Questi moti trovarono consensi soprattutto tra gli ufficiali dell’esercitoe le borghesie cittadine e avevano l’obiettivo di sostituire le monarchie assolute con governi costituzionali.

I primi moti avvennero in Spagna, a Cadice, quando nel gennaio 1820 un corpo di spedizione, destinato a partire per ilSud America per combattere i coloni rivoltosi, si ammutinò provocando ribellioni a catena fra le guarnigioni militari, doveerano numerosi i membri delle società segrete. Il re Ferdinando VII di Borbone (1814-33) dovette cedere alle pressionidell’esercito e concesse la Costituzione.Nel Regno delle Due Sicilie La notizia del successo spagnolo provocò anchein Italia un’ondata di moti insurrezionali. Una rivolta scoppiò il 1° luglio 1820 nelRegno delle Due Sicilie, a Nola nei pressi di Napoli, per iniziativa di due ufficialiaffiliati alla Carboneria, Michele Morelli (1790-1822) e Giuseppe Silvati (1791-1822), subito sostenuti dal generale Guglielmo Pepe (1783-1855), comandantedella guarnigione di Napoli. Essi chiedevano a Ferdinando I di Borbone diconcedere una Costituzione liberale simile a quella accordata in Spagna eottennero la formazione di un governo di ispirazione liberale, il primo in Italia.

Il 15 luglio una ribellione scoppiò anche a Palermo, dove si ebbe (a differenzache a Napoli) una vasta partecipazione popolare. Sostenuta della nobiltà locale,delusa dalla politica accentratrice della monarchia, la rivolta assunse un carattereseparatista e fu subito repressa.In Piemonte I moti di Napoli ebbero una particolare eco in Piemonte, dove, nel marzo 1821, scoppiò nella guarnigionedi Alessandria un’insurrezione ispirata dai Federati, una sètta segreta cui aderivano i militari e i nobili più aperti allenuove idee. I Federati, con a capo i conti Santorre di Santarosa (1783-1825) e Federico Confalonieri (1785-1846),miravano a cacciare gli austriaci dall’Italia per formare un regno costituzionale dell’Alta Italia, governato dai Savoia. Essisperavano di avere l’appoggio del principe Carlo Alberto (1798-1849), probabile erede al trono sabaudo.

Quando l’insurrezione si estese a Pinerolo e a Torino, il re Vittorio Emanuele I, piuttosto che cedere ai rivoltosi,abdicò in favore del fratello Carlo Felice (1821-31), temporaneamente assente dal regno. La reggenza fu assunta da CarloAlberto che, dietro la pressione dei congiurati, concesse la Costituzione, a condizione che fosse approvata anche daCarlo Felice. Ma costui sconfessò immediatamente l’operato di Carlo Alberto, ordinandogli di lasciare il regno dopo avereritrattato gli impegni presi con gli insorti.

La reazione ai moti fu immediata: le truppe della Santa Alleanza [cfr. 12.1] intervennero a restaurarel’assolutismo in Piemonte, a Napoli, in Spagna.Nei Balcani, in Grecia I moti insurrezionali interessarono anche i domini delvastissimo Impero turco-ottomano, che si estendeva dall’Africasettentrionale all’Europa sud-orientale. Di fatto alcune realtà si erano già reseautonome, come i paesi islamici del Nord Africa e alcune regioni dei Balcaniabitate da cristiani.

Tra il 1815 e 1816 un moto indipendentista portò alla concessione di ampieautonomie in Serbia e nel 1821 un’insurrezione a carattere nazionale scoppiò inGrecia. Organizzata dalla società segreta Eterìa (in greco ‘fratellanza’) e guidatada Alèxandros Ypsilàntis (1792-1828), l’insurrezione greca ebbe l’appoggio dellaRussia, della Francia e della Gran Bretagna, che videro un’occasione perestendere la propria influenza nei Balcani e nel Mediterraneo. Intervenneroinoltre, per motivi ideali a sostegno della causa greca, numerosi patrioti straniericome Santorre di Santarosa, che aveva partecipato ai moti piemontesi, e il poeta inglese George Byron (1788-1824), chemorì durante l’insurrezione. Dopo anni di scontri, nel 1829 la pace di Adrianopoli sancì l’indipendenza della Grecia

The Wedding, XIX sec.

e l’anno successivo fu instaurata nel paese una monarchia. Furono inoltre costituiti i tre Principati di Serbia, Moldaviae Valacchia, posti sotto il protettorato dell’Impero russo. Si accelerò in questo modo il processo di dissoluzionedell’Impero ottomano.In Russia Le idee liberali si diffusero anche in Russia tra gli ufficiali della guardia imperiale. Nel 1825 essi tentarono difar sollevare la capitale San Pietroburgo per abbattere l’assolutismo degli zar e trasformare la Russia in uno Statocostituzionale. La rivolta fu breve quanto sfortunata: scoppiata nel mese di dekàbr, ‘dicembre’ in lingua russa, e perquesto chiamata decabrista, non vide la partecipazione degli altri corpi dell’esercito e lo zar Nicola I (1825-55) potéfacilmente reprimerla. Gli insorti furono tutti fucilati.

DOCUMENTIIstruzioni segrete per la polizia austriaca in Italia

12.4 Moti rivoluzionari in Europa: 1830-31Barricate a Parigi A mettere in crisi la politica della Restaurazione sopraggiunse nel luglio 1830 una violenta rivoltaa Parigi.

Era re Carlo X (1824-30), un sovrano duro e autoritario che aveva abbandonato la politica moderatamente liberale delsuo predecessore, Luigi XVIII, e mirava a restaurare i privilegi aristocratici a danno dei ceti borghesi, tra i quali crescevail malcontento verso il re. Il 25 luglio 1830 Carlo X emanò quattro ordinanze che abolivano la libertà di stampa,scioglievano il Parlamento, fissavano una nuova legge elettorale favorevole ai nobili e indicevano nuove elezioni. Ciòscatenò la rivolta. Artigiani, commercianti, studenti, operai alzarono le barricate nelle strade di Parigi e dopo tre giorni dicombattimenti costrinsero il re a fuggire.«Re dei francesi per volontà della nazione» La Corona fu offerta a Luigi Filippo d’Orléans (1830-48), notoper le sue idee liberali: il nuovo sovrano assunse il potere con il titolo di «re dei francesi» e non più «di Francia», persottolineare che il re non era più tale per diritto divino, ma per volontà della popolazione che gli aveva affidato la Corona.

Luigi Filippo ripristinò la bandiera tricolore, simbolo della Rivoluzione, che Luigi XVIII aveva abolito in favore diquella borbonica, bianca col giglio; emanò una Carta costituzionale che estendeva il diritto di voto a un maggiornumero di cittadini (individuati però sempre sulla base del reddito); favorì con i suoi provvedimenti lo sviluppo delleattività commerciali e industriali, tanto da essere chiamato “re borghese”.

In netta contrapposizione alla politica della Santa Alleanza, Luigi Filippo proclamò il principio del “non intervento”:la Francia non sarebbe intervenuta negli affari interni degli altri paesi, anche se fossero scoppiate delle rivolte, perché – sidichiarava – ogni popolo ha il diritto di darsi gli ordinamenti che crede e anche di insorgere contro il proprio sovrano.

Gli avvenimenti di Parigi ebbero ripercussioni quasi immediate in altri paesi europei, particolarmente in Belgio, inPolonia e in Italia (soprattutto in Emilia-Romagna).L’indipendenza del Belgio Il Belgio era stato unito all’Olanda dai diplomaticidel Congresso di Vienna, ma l’unione era mal sopportata dalle due popolazioni,diverse per lingua (francese e fiammingo), religione (il Belgio era cattolico,l’Olanda protestante), interessi economici (il Belgio aveva avviato un processo diindustrializzazione che mal si conciliava con le esigenze agricole e commercialidell’Olanda). Promossa dai liberali di Bruxelles, il 25 agosto 1830 (un mese dopola rivolta parigina) scoppiò un’insurrezione fra la popolazione belga, cheproclamò la propria indipendenza. L’Austria e la Santa Alleanza progettarono unintervento repressivo contro i ribelli, ma a favore dei belgi si schierarono laFrancia e la Gran Bretagna. L’indipendenza del Belgio fu riconosciuta nelgennaio 1831 e la sovranità del nuovo paese – che garantì la sua neutralitàperpetua – fu affidata al principe Leopoldo di Sassonia-Coburgo (1831-65).La repressione in Polonia Anche in Polonia la rivoluzione di Parigi suscitò entusiasmi e speranze. Nel novembre1830 Varsavia insorse contro lo zar di Russia per ottenere l’indipendenza. Ma l’insurrezione, malgrado l’eroicaresistenza della popolazione, fu soffocata dalle truppe zariste. I patrioti fuggirono a migliaia dal paese, rifugiandosi ingran parte a Parigi.Insurrezioni in Emilia Romagna Nel 1831 un moto liberale scoppiò anche in Italia, a Modena, rapidamenteestendendosi ad altre città dell’Emilia e della Romagna. Ne furono artefici i carbonari, diretti da un commerciante di

Assalto alla casa di Ciro Menotti,1881

Gli anni dell’indipendenza inAmerica centrale e meridionale,1810-39

Carpi, Ciro Menotti (1798-1831). Pare che gli insorti contassero sull’appoggiodel duca di Modena Francesco IV, il quale però fece marcia indietro, abbandonò icongiurati e fece arrestare Menotti. L’insurrezione scoppiò ugualmente e daModena dilagò a Parma, a Reggio e alle città dello Stato pontificio, Bologna,Forlì, Ravenna, Rimini, Ferrara, dove si dichiarò decaduto il potere temporale delpontefice e si proclamò lo Stato delle Province Unite. L’esperienza ebbe vitabreve: le truppe austriache intervennero e in poche settimane la rivolta furepressa; Menotti fu giustiziato. L’episodio fu storicamente significativo nellastoria dell’Italia, perché aveva coinvolto città appartenenti a Stati diversi (i Ducatidi Modena e di Parma e lo Stato pontificio) che si erano trovate unite nella lottainsurrezionale.

DOCUMENTILa Libertà guida il popolo

12.5 La libertà dell’America LatinaPotere economico e tensioni politiche L’eco dei moti insurrezionali europei, con le idee di libertà eindipendenza che essi propugnavano, giunse anche nell’America Latina, la parte centro-meridionale del continentesoggetta al dominio coloniale spagnolo e portoghese. Qui, tra il 1811 e il 1825, una serie di rivolte guidate daidiscendenti dei conquistatori europei (i cosiddetti “creoli”) portò alla nascita di molti nuovi Stati. All’origine delmovimento vi furono motivi ideali e ragioni economiche: i “creoli” costituivano la classe economicamente più forte delpaese, da cui dipendevano i “meticci” (nati dall’incrocio tra bianchi e indigeni), gli “indios” (discendenti delle popolazionioriginarie) e gli schiavi neri; ma il potere politico e militare continuava a essere riservato ai dominatori europei. Da talesituazione derivava una forte tensione, che sfociò in aperta rivolta e in guerra armata a cominciare dal 1810,approfittando delle difficoltà politiche della Spagna, occupata dalle truppe napoleoniche [cfr. 9.5]. In quegli anni lecolonie spagnole furono di fatto governate da giunte locali, che in breve si trasformarono in centri di rivendicazioneindipendentista: già nel 1811 furono proclamate l’indipendenza del Venezuela e del Paraguay.Una rivolta organizzata I movimenti di liberazione furono organizzati ecoordinati da due abili guide, rispettivamente nel Nord e nel Sud del continente: ilcommerciante venezuelano Simón Bolívar (1783-1830), che fu detto “illiberatore del Nord”, e l’ufficiale argentino José de San Martín (1778-1850),chiamato “il liberatore del Sud”.

La guerra tra i coloni e la madrepatria portò rapidamenteall’indipendenza dei territori latino-americani. L’Argentina si proclamòindipendente nel 1816 e due anni dopo toccò al Cile, liberato dalle forze di SanMartín; nel 1819 Bolívar diede origine alla Repubblica di Gran Colombia, unavasta regione comprendente anche gli odierni Ecuador e Venezuela, e una partedell’America centrale. Nel 1821 si resero indipendenti le terre dell’Americacentrale e del Messico. Il Brasile raggiunse l’indipendenza in maniera pacificanel 1822, attraverso la collaborazione della stessa casa regnante di Lisbona:Pedro I (1822-31), figlio del re di Portogallo Giovanni VI di Braganza (1816-26),proclamò l’indipendenza del paese e sé stesso imperatore del nuovo Stato. Neglianni successivi le truppe colombiane e argentine, guidate da Bolívar e SanMartín, ebbero ragione delle ultime resistenze spagnole e dopo la vittoriosabattaglia di Ayacucho nel 1824 proclamarono l’indipendenza del Perù e dellaBolivia (1825).Un’unione impossibile Simón Bolívar aveva sognato di riunire tutti i paesi delCentro e Sud America in un’unica grande Confederazione, sul modello degli Stati Uniti, ma il progetto non riuscì aprendere corpo a causa delle rivalità politiche e dei contrasti sorti fra i nuovi Stati. Nel 1828 si costituì lo Statodell’Uruguay, in uno spazio già conteso fra Argentina e Brasile. Nel 1830 la Repubblica di Gran Colombia si divise neitre Stati di Colombia, Venezuela ed Ecuador. Negli anni successivi, i territori dell’America centrale si frantumarono in

José Gil de Castro, Ritratto di SimónBolívar, 1825

cinque Stati: Costarica, Nicaragua, Honduras, Salvador, Guatemala.Conseguenze dell’indipendenza latino-americana Al successo delmovimento di indipendenza dell’America Latina contribuì l’atteggiamentofavorevole della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, che intravidero lapossibilità di aprire quegli immensi territori alla propria espansione commerciale eindustriale. Londra fece sapere che la sua flotta non avrebbe permesso alla SantaAlleanza di intervenire contro gli insorti. Il presidente degli Stati Uniti JamesMonroe (1817-25) nel 1823 affermò che l’Europa non avrebbe mai più dovutointromettersi negli affari degli americani.

La nascita dei nuovi Stati non portò mutamenti economici e sociali dirilievo: a beneficiarne furono soprattutto i creoli, che al potere economicosommarono quello politico, mentre i ceti sociali più deboli rimasero sottomessie sfruttati (nonostante l’abolizione della schiavitù). Le nuove repubblicheapparvero sin dai primi anni lacerate da profondi contrasti interni, e destinate auna lunga instabilità sociale e politica.

DOCUMENTIL’unione fa (farebbe) la forza

Sintesi

Restaurazione e lotte per la libertàRitorno al passato ➚ Vinto Napoleone, le potenze europee si riunirono a Vienna nel 1814 per ridisegnare la geografia polit ica dell’Europa in base a tre princìpi: equilibrio (nessuno Stato doveva predominare sugli altri), legittimità dinastica (andavano ricollocati sul trono i sovrani ritenuti legittimi), restaurazione (riportare l’Europa all’età prenapoleonica). Per garantire questa linea polit ica e reprimere eventuali rivolte, le monarchie assolute (Austria, Russia, Prussia) si strinsero nella Santa Alleanza.Il Congresso di Vienna rafforzò le monarchie europee. I Borbone erano tornati in Francia e attorno al paese furono creati degli Stati-cuscinetto: il Regno dei Paesi Bassi (che includeva Olanda, Belgio e Lussemburgo) e il Regno di Sardegna. L’Impero asburgico estese la sua influenza all’Italia; Prussia e Russia ottennero incrementi territoriali; gli Stati tedeschi confluirono nella Confederazione germanica e la Gran Bretagna acquisì territori strategici nelle colonie.Contro il tentativo di restaurare l’assolutismo si mossero intellettuali e borghesi, organizzati in società segrete (in Italia la più diffusa fu la Carboneria) che miravano al riconoscimento delle libertà fondamentali e all’instaurazione di governi costituzionali.

L’Italia nel 1815: un paese frammentato ➚ Agli inizi dell’Ottocento l’Italia era divisa in dieci Stati. Il Regno delle Due Sicilie era sotto l’influenza austriaca, guidato da Ferdinando I di Borbone che conservò alcune riforme napoleoniche; al centro, il Granducato di Toscana era governato da Ferdinando III di Lorena, che seguiva una polit ica liberale moderata; lo Stato pontificio, retto da Pio VII, seguì invece una polit ica di forte conservazione; nel nord, il Lombardo-Veneto, annesso al-l’Austria, conservò le riforme napoleoniche mentre il Regno di Sardegna, guidato da Vittorio Emanuele I, adottò una linea polit ica di assoluta restaurazione.Il livello di vita delle popolazioni italiane era mediamente basso, i commerci erano bloccati dalla presenza di numerose frontiere e la diversità di pesi, misure e monete usate aumentava le difficoltà di scambio.

Moti rivoluzionari in Europa: 1820-30 ➚ Nel biennio 1820-21 l’Europa fu attraversata da diversi moti insurrezionali. In Spagna, nel gennaio 1820, un corpo di spedizione si ammutinò a Cadice; la ribellione si estese e il re concesse la Costituzione. Negli Stati italiani, un’insurrezione scoppiò prima a Napoli (luglio 1820), dove il re concesse un governo costituzionale, poi a Palermo, dove un moto separatista fu represso dalle truppe regie. In Piemonte l’insurrezione (marzo 1821), ispirata dalla società segreta dei Federati, ottenne la concessione di una Costituzione che fu poi ritrattata dal re Carlo Felice. Le rivolte furono represse dalle truppe della Santa Alleanza.Anche nei territori sottoposti all’Impero ottomano alcune realtà si erano di fatto rese autonome. La Serbia aveva ottenuto una forte autonomia e in Grecia nel 1821 scoppiò una rivoluzione per l’indipendenza nazionale, appoggiata da Russia, Francia e Gran Bretagna. Il conflitto si concluse nel 1829 con la proclamazione dell’indipendenza della Grecia. Si costituirono inoltre i principati autonomi di Serbia, Moldavia e Valacchia. Nel 1825 era intanto scoppiata in Russia la rivolta “decabrista”, nata per chiedere una Costituzione e rapidamente repressa.

Moti rivoluzionari in Europa: 1830-31 ➚ Le insurrezioni ripresero nel luglio del 1830 a Parigi, contro la polit ica assolutistica di Carlo X che fu costretto alla fuga. Luigi Filippo d’Orléans, di orientamento liberale, fu nominato nuovo re e ripristinò il tricolore rivoluzionario, concesse una Costituzione che estendeva il diritto di voto e incentivò il commercio e l’industria. In polit ica estera si oppose agli orientamenti della Santa Alleanza affermando il principio del non intervento. Nell’agosto 1830 la rivolta scoppiò in Belgio, con lo scopo di ottenere l’indipendenza dall’Olanda. A sostegno della ribellione intervennero Francia e Gran Bretagna, contro i propositi repressivi della Santa Alleanza. In tal modo si arrivò al riconoscimento dell’indipendenza del Belgio (1831), che approvò una Costituzione liberale e garantì la sua neutralità perpetua. Anche la Polonia insorse per l’indipendenza, ma la repressione delle truppe zariste fu durissima. Infine in Italia, a Modena, i carbonari organizzarono un’insurrezione che si diffuse anche nei Ducati di Parma e Reggio e in parte dello Stato pontificio, ma l’esercito austriaco la represse. Per la prima volta, in questa circostanza, il moto di ribellione aveva coinvolto Stati tra loro diversi.

La libertà dell’America Latina ➚ L’eco dei moti insurrezionali europei giunse anche nell’America Latina, dominio coloniale spagnolo e portoghese. Qui, tra il 1811 e il 1825, una serie di rivolte guidate dai creoli (i discendenti dei conquistatori europei e detentori del potere economico) portò alla nascita di molti nuovi Stati. Già nel 1811 Venezuela e Paraguay si proclamarono indipendenti. I movimenti di liberazione, guidati da Simón Bolívar (al Nord) e José de San Martín (al Sud), portarono alla formazione degli Stati autonomi nell’America meridionale. Il progetto di Bolívar di riunire tutti i nuovi Stati in una Confederazione, simile a quella nordamericana, fallì per le rivalità polit iche e territoriali dei vari paesi. Nei territori dell’America centrale si formarono altri cinque Stati.La nascita dei nuovi Stati (appoggiata da Gran Bretagna e Stati Uniti, che intravidero l’occasione per espandere la propria influenza in quelle zone) non portò a mutamenti economici e sociali di rilievo: furono soprattutto i creoli a beneficiarne, in quanto sommarono al potere economico quello politico. Permanevano in questi Stati contrasti interni e instabilità politica.

Un tap per aprirela cronologia

Capitolo 13Europa 1848: l’anno delle rivoluzioni

Il 1848 fu un anno particolarmente significativo nella storiad’Europa. Esso fu caratterizzato da un ampio movimentorivoluzionario che coinvolse la Francia, la Germania, l’Italia el’Impero asburgico. In tutti questi paesi scoppiarono delle rivoltepopolari che chiedevano libertà, indipendenza, giustizia.

George Frederic Watts, La fame inIrlanda, 1850

I moti rivoluzionari nella primametà del XIX sec.

13.1 Libertà, indipendenza, giustiziaTempo di rivolta Ci sono anni, nel flusso continuo degli eventi storici, che improvvisamente danno corpo ad attese,aspirazioni, tensioni, catalizzandole e facendole precipitare. Fu il caso del 1848 in Europa: quell’anno, il continente fusconvolto da una serie di rivoluzioni scoppiate nelle capitali dei principali Stati e dilagate a macchia d’olio. Non a caso,l’espressione «scoppia un quarantotto» è ancora rimasta nel nostro linguaggio per designare un improvviso caos, unosconvolgimento che ribalta gli equilibri esistenti.Anni di crisi e carestie Gli storici sottolineano che nei due anni precedenti(1846-47) una grave crisi agricola – allargatasi al settore industriale ecommerciale – aveva creato una situazione di disagio e malessere. Il caso piùdisperato fu quello dell’Irlanda [cfr. 3.6] dove, tra il 1845 e il 1850, andaronodistrutti interi raccolti di patate, alimento base delle masse popolari. Il 1847 fu“l’anno nero” della carestia: mezzo milione di irlandesi morirono, molti altriemigrarono. Si calcola che nel giro di un decennio, dal 1841 al 1851, lapopolazione crollò da 8.300.000 abitanti a soli 5.800.000.L’idea di libertà Anche nel resto d’Europa, seppure in forma menodrammatica, il cibo scarseggiava e l’economia languiva. Tuttavia, ciò nonsarebbe bastato a provocare le rivolte, se il tessuto sociale non fosse stato ormaipermeato di ideali di libertà e di autonomia politica, quelli che avevanotrovato espressione nelle insurrezioni del 1820-21 e del 1830 e che nel frattemposi erano consolidati. In più, rispetto ad allora, ci fu l’emergere di rivendicazionisociali che, a differenza di quanto era accaduto nei decenni precedenti, portarono a una forte presenza delle massepopolari (operai e artigiani) nei moti insurrezionali, accanto alle borghesie liberali.

Le rivoluzioni coinvolsero tutta l’Europa continentale, dalla Francia all’Impero asburgico, all’Italia, alla Confederazionegermanica.

13.2 Parigi insorge di nuovo. La rivoluzione del 1848 in FranciaLe difficoltà della monarchia Il movimento rivoluzionario ebbe inizio aParigi. In Francia da qualche anno vi era una diffusa ostilità contro il re LuigiFilippo, portato al trono dalla rivolta del 1830 [cfr. 12.4], che si mostrò incapacedi fronteggiare la difficile situazione economica del paese. A risollevare le sortidel suo mandato non servì la conquista dell’Algeria, completata nel 1847 epresentata come inizio di una nuova fase espansiva per la Francia.Il malcontento della società I ceti borghesi chiedevano maggiori libertà euna riforma del sistema elettorale, che allargasse a un più alto numero di cittadiniil diritto di voto. Esasperati erano gli operai delle fabbriche, che, pagati consalari bassissimi, chiedevano al governo di occuparsi anche dei loro problemi. Il’46 e il ’47 erano stati anni particolarmente duri per i ceti popolari, a causa delcattivo raccolto di patate e del forte aumento dei prezzi degli alimenti. Scontentierano pure i contadini, colpiti dalla crisi economica e dall’impoverimento.Ancora barricate a Parigi In questo stato di generale malcontento bastava un’occasione perché la rivolta esplodesse.Essa si presentò il 22 febbraio 1848, quando il re, con un atto d’autorità, proibì una riunione che avrebbe dovuto tenersiin un quartiere di Parigi per discutere la riforma elettorale. Il popolo, indignato per la proibizione, scese nelle strade conle armi in pugno e innalzò le barricate (23-24 febbraio), appoggiato dalla guardia nazionale che fece causa comune congli insorti.La seconda repubblica Dopo tre giorni di combattimenti il re si diede alla fuga e fu proclamata la repubblica, laseconda dopo quella giacobina del 1792 [cfr. 8.1]. Si formò un governo provvisorio, costituito da politici di diversoorientamento: democratici moderati, socialisti come Louis Blanc [cfr. 11.6].

I primi provvedimenti del nuovo governo furono l’introduzione del suffragio universale maschile (il diritto di votofu esteso a tutti i cittadini maschi, non però alle donne) e l’istituzione dei laboratori nazionali, un’industria creata dalloStato in favore dei disoccupati, secondo il programma economico e sociale di Blanc.

Barricate in Rue St. Martin a Parigi,XIX sec.

Jean-Louis-Ernest Meissonier,Barricate del 1848, metà XIX sec.

Sconfitta dei socialisti, vittoria dei conservatori Il progetto di trasformazione della società in senso socialista,caldeggiato da Blanc e dal proletariato parigino, si scontrò con l’insuccesso elettorale. Le elezioni indette il 23 aprile1848 diedero un’ampia maggioranza ai moderati (su 900 deputati, i socialisti non raggiunsero il numero di cento): siformò un governo di orientamento conservatore e si ordinò la chiusura dei laboratori nazionali per evitare un eccessivorafforzarsi dei socialisti. Gli operai insorsero e per alcuni giorni (23-26 giugno) le vie di Parigi furono insanguinate dauna battaglia violentissima, nella quale caddero migliaia di operai sotto il fuoco delle truppe mobilitate dal governo. Ilmoto socialista fu così stroncato sul nascere.L’impero di Napoleone III La vittoria dei conservatori fu consolidata con la nomina a presidente della repubblica(10 dicembre 1848) di Luigi Napoleone Bonaparte (1848-70), nipote del “grande” Napoleone, già affiliato allaCarboneria e di tendenze moderatamente liberali, uomo di grandi ambizioni che mirava soprattutto al potere personale.Appena tre anni dopo egli sciolse il Parlamento, assumendo pieni poteri, e nel 1852 si fece proclamare “imperatore deifrancesi” col nome di Napoleone III.

I luoghi della storiaI vicoli delle barricate

“Barricata” è un termine di origine francese, derivato da barrique che significa‘barile’. Ciò perché i barili e le botti, che si rotolano e si trasportano con facilità,furono tra i primi oggetti a essere utilizzati per costruire, appunto, le barricate,che non solo a Parigi ma in tutta l’Europa ottocentesca servirono a organizzare laprotesta, la rivolta, l’insurrezione popolare. Ostruire le strade con ogni sorta dimateriali era il primo modo per impadronirsi di una città, impedendo l’accesso alleforze dell’ordine, combattendole al riparo delle cataste di oggetti accumulati. Nonper nulla uno dei primi provvedimenti dell’imperatore Napoleone III fu quello dipredisporre un nuovo piano urbanistico per la città di Parigi, che mirava asventrare i vecchi quartieri pieni di vicoli e stradine per far posto ad ampi viali, igrandi boulevards, che tuttora contraddistinguono la città: questo era anche unmodo per ridurre i rischi delle barricate, divenute per il popolo parigino quasi ilsimbolo della protesta contro i poteri costituiti.Una suggestiva evocazione della Parigi rivoluzionaria, che fra l’altro descriveminuziosamente gli oggetti che contribui-vano a formare le barricate, si trova nel romanzo L’educazione sentimentale diGustave Flaubert (1821-1880).

Uomini di frenetica eloquenza arringavano la folla agli angoli delle strade; altri,nelle chiese, suonavano le campane a martello; si fondeva piombo, siconfezionavano cartucce; alberi dei boulevards, vespasiani, panchine,cancellate, lampioni, tutto fu sradicato, rovesciato; all’alba Parigi era coperta dibarricate. Non ci fu molta resistenza; si metteva in mezzo, dappertutto, laGuardia nazionale e alle otto, con le buone o con le cattive, il popolo s’era giàimpadronito di cinque caserme, di quasi tutte le sedi municipali, dei puntistrategici decisivi. La monarchia si dissolveva, rapida e senza scosse.

13.3 Rivoluzioni e repressioni nell’Impero asburgicoLa borghesia contro l’assolutismo Gli eventi di Parigi del febbraio 1848 scatenarono una reazione a catena,provocando l’insurrezione dei liberali in molti paesi soggetti alla monarchia asburgica, considerata il centrodell’assolutismo europeo. Italiani e ungheresi reclamavano l’indipendenza per sottrarsi alla soggezione della Casa

Baldassarre Verazzi,Combattimento a Palazzo Litta,1848

Anton Klaus, La battaglia diAlexanderplatz, XIX sec.

d’Austria; libertà e governi costituzionali chiedevano i boemi e i tedeschi. A differenza di quanto accadeva in Francia, lacomponente sociale e operaia nei territori imperiali rimase sullo sfondo: lo scontro con il potere asburgico fu sostenutoprincipalmente dalla borghesia liberale.Insurrezioni a catena La rivoluzione si estese con rapidità impressionante,come un incendio che divampa. Il 13 marzo la protesta partì dalla stessa capitale,Vienna, dove la popolazione (tra cui moltissimi studenti) innalzò le barricatereclamando dall’imperatore Ferdinando I (1835-48) il licenziamento diMetternich (il quale infatti si dimise) e la Costituzione (che fu promessa). Il 15marzo insorse la popolazione di Budapest, capeggiata da Lajos Kossuth (1802-1894), considerato poi un eroe nazionale, che costituì un governo autonomoungherese. Il 17 e il 18 marzo insorsero le due principali città del RegnoLombardo-Veneto, Venezia e Milano [cfr. 14.5]. Il 19 marzo si sollevò lapopolazione di Praga, chiedendo autonomia e libertà per il popolo boemo; ma ilbombardamento della città pose fine alle richieste dei patrioti e segnò l’inizio dellarepressione imperiale.La controffensiva militare Le rivolte di austriaci, ungheresi, boemi e italianiscoppiate nell’impero multinazionale degli Asburgo per ottenere libertàcostituzionali e indipendenza furono tutte soffocate dalle forze militari, cheripresero saldamente il potere.

Vienna fu sottoposta al bombardamento delle artiglierie e costretta a capitolare;i generali vittoriosi costrinsero all’abdicazione l’imperatore Ferdinando I,accusato di aver concesso la Costituzione, e misero sul trono suo nipoteFrancesco Giuseppe (1848-1916), che ristabilì la monarchia assoluta. Gliungheresi, che si erano liberati dai legami con Vienna proclamando la repubblica,nel 1849 dovettero arrendersi all’intervento dello zar di Russia Nicola I, accorso su richiesta di Francesco Giuseppe.

13.4 Insurrezioni nella Confederazione germanicaBerlino insorge Lo stesso 18 marzo del 1848, mentre Milano si sollevava ealtre città dominate dagli Asburgo erano in lotta, una rivolta a Berlino scosse ilRegno di Prussia.

A differenza di quanto accadeva nell’Impero asburgico, dove gli insortichiedevano Costituzioni (come i boemi e i viennesi) o autonomia e indipendenzanazionale (come gli ungheresi e gli italiani), le sommosse che divamparonocontemporaneamente nella Confederazione germanica nacquerodall’aspirazione a unificare l’eterogenea compagine delle popolazioni di linguatedesca.La nascita di un sentimento nazionale La spinta unitaria dei territoritedeschi aveva raggiunto un primo risultato nel 1806, quando Napoleone sciolseil Sacro romano impero, composto di centinaia di staterelli, riducendone ilnumero a 39 e riunendoli, appunto, nella “Confederazione germanica”. Essa fuconfermata nel 1815 dal Congresso di Vienna, che ne affidò la presidenza all’Austria.

Nonostante i paesi della Confederazione non fossero stati investiti dai moti del 1820 e del 1830, al loro interno si eranoaffermate le idee liberali e i sentimenti patriottici, sostenuti e rafforzati dai princìpi di libertà e di unità nazionale ispiratidal Romanticismo, un nuovo movimento culturale nato in Germania e diffusosi poi in Inghilterra, Francia e Italia.L’unione doganale I princìpi liberali dei patrioti tedeschi influenzarono anche i protagonisti della vita economica dellaConfederazione (industriali, commercianti, agenti finanziari). Nel 1834 nacque con il patrocinio della Prussia loZollverein, una unione doganale che abbatteva le frontiere e le dogane di ben 19 Stati della Confederazione, costruendouno spazio economico unitario là dove ancora mancava un’unità politica.

Ogni Stato della Confederazione aveva una sua rappresentanza politica nella Dieta di Francoforte (dove era la sededel Bundestag, il Parlamento federale), ma i suoi membri non disponevano di veri poteri istituzionali, che restavano inmano ai sovrani di ogni singolo Stato, a loro volta soggetti al controllo austriaco.La rivolta Quando, nel 1848, alle richieste di riforme costituzionali rivendicate dai liberali si unirono quelle sociali dicontadini e operai, la rivolta scoppiò nelle campagne e nelle città, a Berlino e negli altri Stati della Confederazione. Il re diPrussia Federico Guglielmo IV (1840-61) convocò un’Assemblea nazionale costituente, che faticò a prendere

orientamenti precisi. Da un lato le forze borghesi erano spaventate dalle sommosse operaie e contadine. Dall’altro ilcomune obiettivo di riunire gli Stati tedeschi vedeva contrapposte due linee: alcuni desideravano rimanere collegatiall’Austria, sostenendo la creazione della cosiddetta “grande Germania”; altri pensavano a uno Stato tedesco strettoattorno alla Prussia (una “piccola Germania” senza l’Austria). Questi ultimi prevalsero e offrirono a Federico Guglielmola Corona imperiale, ma questi rifiutò; l’Assemblea fu sciolta e le milizie repressero tutte le rivolte ancora accesenegli Stati della Confederazione.Un’occasione persa In Germania, così come negli altri paesi europei interessati dall’ondata rivoluzionaria, leinsurrezioni del 1848 si risolsero in un fallimento. Una spiegazione dell’insuccesso sta nei contrasti tra le forzeinsurrezionali, che vedevano contrapporsi al loro interno le correnti liberali moderate e quelle democratiche radicali, piùsensibili al collegamento con le forze popolari di ispirazione socialista.

Queste contraddizioni per il momento ebbero la meglio, ma la sfida era solo rimandata.

LE VIE DELLA CITTADINANZAStato, nazione, nazionalità

DOCUMENTIRomantic ismo e libertà

Discussione storiograficaL’idea di nazione

Sintesi

Europa 1848: l’anno delle rivoluzioniLibertà, indipendenza, giustizia ➚ Nell’anno 1848 scoppiò in Europa una serie di rivoluzioni, che dallecapitali dei principali Stati si allargarono a macchia d’olio. Tra le cause di questi eventi, gli storici pongono una grave crisiagricola (1846-47), con esiti particolarmente tragici in Irlanda dove la distruzione di interi raccolti di patate causò un grannumero di morti e di emigrati. Ma soprattutto fu importante l’ampia diffusione degli ideali di libertà e autonomiapolitica, a cui si sommavano le rivendicazioni sociali del popolo (operai e artigiani), che prese parte alle rivolte accanto allaborghesia liberale.

Parigi insorge di nuovo. La rivoluzione del 1848 in Francia ➚ I moti rivoluzionari ebbero inizio aParigi, dove cresceva l’ostilità verso il re Luigi Filippo, incapace di affrontare la situazione economica del paese. Ilmalcontento era diffuso in tutte le classi sociali, dai borghesi agli operai, ai contadini. L’insurrezione scoppiò quando il re proibìuna riunione per discutere la riforma elettorale: il popolo scese in strada, sostenuto dalla Guardia nazionale. Il re fuggì, fuproclamata la repubblica e instaurato un governo provvisorio che introdusse il suffragio universale maschile e i “laboratorinazionali”, un’industria statale di ispirazione socialista creata allo scopo di impiegare i disoccupati. Alle elezioni dell’aprile 1848prevalse una maggioranza moderata e si formò un governo conservatore, che chiuse i laboratori nazionali e represse lasuccessiva insurrezione socialista. Nel dicembre fu nominato presidente della repubblica Luigi Napoleone Bonaparte(nipote di Napoleone I) che nel 1851 sciolse il Parlamento e si fece proclamare “imperatore dei francesi” (1852).

Rivoluzioni e repressioni nell’Impero asburgico ➚ Dopo gli eventi parigini, nei paesi soggetti aldominio asburgico si ebbero diverse insurrezioni sostenute dalla borghesia liberale (senza la componente operaia), incui alle richieste di libertà e Costituzioni si sommavano quelle di indipendenza, portate avanti da italiani e ungheresi. Nelmese di marzo 1848 insorse Vienna, dove Metternich si dimise e fu promessa una Costituzione. Fu poi la volta diBudapest, dove si formò un governo provvisorio autonomo, di Milano e Venezia e infine di Praga. Nella città boema fuattuata una dura repressione, come in seguito anche a Vienna; Budapest dovette arrendersi dopo l’intervento delle truppedello zar di Russia. A Vienna l’imperatore abdicò e sul trono fu posto Francesco Giuseppe (1848-1916), che ristabilì lamonarchia assoluta.

Insurrezioni nella Confederazione germanica ➚ Nel marzo 1848 scoppiò una rivolta anche inPrussia, con l’obiettivo, in questo caso, di unificare le popolazioni di lingua tedesca. La spinta all’unificazione aveva giàportato alcuni risultati: la Confederazione germanica fu confermata dal Congresso di Vienna e nel 1834 fu introdotta l’unionedoganale tedesca (Zollverein), che aboliva dogane e frontiere in molti Stati. Diverse istanze portarono al moto del 1848: iliberali e moderati volevano riforme costituzionali, i contadini e gli operai chiedevano riforme sociali. La rivolta, scoppiata aBerlino, si estese alle campagne e ad altri Stati della Confederazione. Il re di Prussia convocò un’Assemblea costituente, i cuilavori non portarono ad alcun risultato, a causa delle divisioni interne. Fu proposta al re la Corona imperiale di una Germaniaunita senza l’Austria; ma dopo il suo rifiuto l’Assemblea fu sciolta e l’insurrezione fu repressa dall’esercito. Il fallimento delleistanze rivoluzionarie fu determinato dalle divisioni tra i moderati liberali e i radicali democratici.

Modulo 6 L’unità italiana

Pietro Tetar Van Elven,Inaugurazione del primoParlamento del Regno d’Italia, XIXsec.[Museo Nazionale del Risorgimentoitaliano, Torino]

Capitolo 14 L’Italia risorgimentale e i moti del 1848Capitolo 15 La seconda guerra d’indipendenza e la nascita del Regno d’ItaliaCapitolo 16 Italia 1861. La formazione dello Stato

CompetenzeRiconoscerela portata rivoluzionaria del movimento mazziniano.Analizzaregli elementi di persistenza e di discontinuità con il passato nello Statuto albertino.Individuarele principali differenze tra lo Statuto albertino e l’attuale Costituzione repubblicana.Mettere a confrontole diverse proposte politiche relative all’unificazione dell’Italia.Contestualizzarele guerre per l’indipendenza italiana.Schematizzarei caratteri della politica di Cavour.Individuarei punti di debolezza del movimento mazziniano e le cause dei suoi insuccessi.Collocare nel tempo e nello spaziole tappe della fondazione del Regno d’Italia.Riconoscerel’origine delle problematiche relative alla “questione meridionale” e il loro sviluppo nel tempo.

Un tap per aprirela cronologia

Capitolo 14L’Italia risorgimentale e i moti del 1848

Falliti i moti insurrezionali del 1820-31, la strategia delle associazioniclandestine si rivelò inadeguata e priva di una visione generale delproblema italiano. Una nuova idea politica, quella di unificare l’Italia,cominciò a essere discussa e diventò oggetto di un acceso dibattitofra monarchici e repubblicani, unitari e federalisti. Anche l’Italia,come il resto d’Europa, fu investita dai moti rivoluzionari del 1848,che avviarono nel paese il processo di indipendenza.

Giacomo Mantegazza, Mazzini nellevesti di educatore, prima metà delXIX sec.

Frontespizio della «Giovine Italia»,1831

14.1 Unita, indipendente, repubblicana: l’Italia di GiuseppeMazziniUn’idea nuova: l’unità italiana Il fallimento dei moti insurrezionali del 1820-31 segnò in Italia la crisi della Carboneria e delle altre società segrete. Prese cosìcorpo l’esigenza di superare la logica delle sètte carbonare e di affrontare inmaniera più ampia il problema della libertà e dell’indipendenza del paese,diffondendone la consapevolezza tra fasce più larghe di popolazione. Tra i primi aporre con chiarezza questi temi fu il genovese Giuseppe Mazzini (1805-1872)che, con il suo pensiero e la sua opera, ebbe una fondamentale importanza nelpubblicizzare e rendere di generale interesse il problema del “Risorgimentod’Italia”, come in quegli anni si cominciò a chiamare il moto di riscossa politica eculturale che avrebbe portato il paese all’indipendenza e all’unità.

Mazzini e la Giovine Italia A 22 anni Mazzini si iscrisse alla Carboneria, ma,denunciato da una spia, fu imprigionato nelle carceri di Savona. Nella solitudinedel carcere meditò sugli insuccessi delle associazioni segrete e maturò laconvinzione che i problemi dell’Italia si dovessero affrontare in modo diverso daquelli finora praticati. Una volta scarcerato, Mazzini si trasferì in Francia, aMarsiglia, dove prese contatto con altri emigrati politici (tra cui quel FilippoBuonarroti coinvolto nella “congiura degli uguali” di Babeuf, cfr. 8.3).

A Marsiglia Mazzini fondò nel 1831 una nuova organizzazione rivoluzionaria, acui diede il nome di Giovine Italia: “giovine” perché si rivolgeva di preferenzaalle nuove generazioni, “Italia” perché, differenziandosi dalle società segreteprecedenti, aveva come obiettivo non questo o quel problema locale, ma l’Italiaintera, e si rivolgeva pertanto a tutti gli italiani.Nuovi princìpi per l’Italia e per l’Europa Il programma della Giovine Italiafu indicato da Mazzini in tre punti fondamentali: unità, indipendenza, repubblica.

Unità: si dovevano abolire gli Stati esistenti e creare un unico Stato italiano.Questa idea era una delle maggiori novità del programma mazziniano e, a queitempi, pochi la condividevano.

Indipendenza: bisognava liberare l’Italia da ogni soggezione straniera, inparticolare da quella austriaca.

Repubblica: era necessario fondare in Italia uno Stato repubblicano, perchésoltanto la repubblica, basata sulla sovranità dei cittadini, poteva assicurare lalibertà.

Il programma morale e politico di Mazzini non si limitò all’Italia: nel 1834 egli fondò la Giovine Europa,un’organizzazione che si proponeva di diffondere l’ideale di un’Europa unita in una Confederazione di Stati, asomiglianza di quanto era avvenuto negli Stati Uniti d’America.Nuovi metodi di lotta: propaganda e guerriglia Un punto decisivo delprogramma mazziniano era la fiducia nel popolo, considerato come il veroattore della storia, ispirato e guidato da Dio. Mazzini confidava in unarivoluzione popolare, da preparare con nuovi metodi di lotta: la propaganda ela guerriglia.

A differenza dei carbonari che organizzavano le loro azioni segretamente, laGiovine Italia si propose di fare ampia propaganda del proprio programmapolitico. Manifesti e giornali, stampati all’estero, erano introdotticlandestinamente in Italia perché tutti conoscessero l’esistenza dell’associazionee i suoi obiettivi. Invece delle congiure (che l’esperienza dei carbonari avevarivelato inefficaci) e dei tentativi di accordi costituzionali con i governi (che i

Bandiera della Giovine Italia, XIXsec.

Giuseppe Mazzini implora ilgenerale Ramorino di guidare laspedizione in Savoia, XIX sec.

Camillo Costa, La fucilazione deifratelli Bandiera, XIX sec.

moti precedenti avevano dimostrato vani), la Giovine Italia costituì delle bandearmate con il compito di portare una assidua guerriglia negli Stati dominatidall’assolutismo.

La Giovine Italia si diffuse con rapidità, specialmente in Piemonte e in Liguria.

DOCUMENTIStampa c landestina

14.2 I primi moti mazzinianiIniziali insuccessi A Marsiglia nel 1833 fu organizzato il primo motoinsurrezionale: esso doveva scoppiare in Piemonte, preparato da un’intensapropaganda fra le truppe; ma la polizia venne a conoscenza del piano eprocedette all’arresto e alla condanna a morte di molti congiurati.

Espulso dalla Francia, Mazzini si rifugiò in Svizzera, a Ginevra, dove, assiemead altri patrioti in esilio, progettò una spedizione armata contro il Regno diSardegna. Il piano prevedeva che tre colonne guidate da Girolamo Ramorino(1792-1849) penetrassero in Piemonte attraverso la Savoia per suscitareun’insurrezione generale; contemporaneamente doveva scoppiare una rivolta aGenova, sotto la guida di Giuseppe Garibaldi (1807-1882), un giovane di Nizza,capitano della marina mercantile sabauda.

L’iniziativa, avviata nel febbraio 1834, si risolse in un totale insuccesso. InSavoia la polizia disperse le colonne armate prima ancora che entrassero inazione. A Genova il gruppo dei rivoltosi si dissolse e Garibaldi fu costretto allafuga: si imbarcò su una nave in partenza per il Sud America, dove rimasequattordici anni a combattere per l’indipendenza dell’Uruguay dall’Argentina.La «tempesta del dubbio» Il fallimento dei primi moti fece nascere inMazzini un doloroso sconforto, che egli stesso chiamò «tempesta del dubbio»:dubbio di aver proposto ideali non realizzabili. A superare la crisi gli fu di aiuto laprofonda religiosità, la convinzione che «la vita è missione e il sacrificio e ildolore non sono mai inutili»; pertanto le ragioni della rivoluzione nazionale dovevano essere affermate al di là di ogniinsuccesso immediato.

Espulso anche dalla Svizzera, nel 1837 Mazzini trovò rifugio in Inghilterra dove, venuto a contatto con il mondooperaio dell’industria britannica, avvertì l’importanza della “questione sociale” e fondò, come sezione della Giovine Italia,l’Unione degli operai italiani.La tragedia dei fratelli Bandiera Nel 1844 un tragico evento colpì di nuovoe duramente il movimento mazziniano. Due fratelli veneziani, Attilio (1810-1844)ed Emilio (1819-1844) Bandiera, ufficiali della marina austriaca, avevano fondatouna società segreta collegata con la Giovine Italia. Venuti a conoscenza chenell’Italia meridionale alcuni gruppi mazziniani erano insorti, sbarcarono con undrappello di volontari in Calabria, alla foce del fiume Neto, per portare aiuto agliinsorti e sollevare la popolazione contadina. La spedizione ebbe un esitodisastroso. La gendarmeria borbonica, aiutata dai contadini convinti di trovarsi difronte a dei briganti, catturò il gruppo; i fratelli Bandiera furono fucilati assieme asette compagni.

Il fatto produsse grande impressione nell’opinione pubblica italiana e Mazzini,sebbene non fosse direttamente responsabile dell’azione dei due fratelli, e anzil’avesse sconsigliata, subì pesanti accuse di «avventurismo e irresponsabilità».

Antonio Puccinelli, Ritratto diGioberti, seconda metà XIX sec.

Pio IX salva l’Italia, XIX sec.

14.3 Progetti federalistiVincenzo Gioberti e il federalismo neo-guelfo I cattolici italiani,consapevoli che l’unificazione del paese avrebbe portato alla fine dello Statopontificio, tennero una posizione incerta verso le attività e le ideologie dei patrioti.Il problema fu affrontato dal sacerdote torinese Vincenzo Gioberti (1801-1852)in un libro, Del primato morale e civile degli italiani, pubblicato in esilio nel1843. Superando l’idea dello Stato unitario e della rivolta popolare, Giobertisuggeriva una soluzione diversa da quella indicata da Mazzini: conservare gli Statiesistenti, indurre i singoli sovrani (ciascuno nell’ambito del proprio Stato) acompiere riforme liberali, quindi, mediante accordi politici da stipulare tra idiversi regnanti, creare una federazione presieduta dal papa.

Questa proposta contribuì ad avvicinare alla causa dell’unificazione italianaanche l’opinione moderata del paese, timorosa delle idee sovversive di Mazzini.Migliaia di italiani vi trovarono una possibilità di conciliazione tra il liberalismoe il cattolicesimo, il patriottismo regionale e le aspirazioni nazionali. Da essascaturì un movimento detto “neo-guelfo” perché, mettendo il papa al centro delprogetto politico, richiamava alla memoria le tendenze guelfe della tradizionemedievale.Federalismo monarchico e repubblicano Il punto critico del programmafederalista era la presenza in Italia di una potenza straniera: l’unificazione delpaese, evidentemente, non si poteva compiere se l’Austria non abbandonava ilLombardo-Veneto. I federalisti di orientamento monarchico pensavano checiò potesse avvenire pacificamente: il piemontese Cesare Balbo (1789-1853)riteneva utile mettere in campo non solo il prestigio spirituale del papa ma anchequello politico-militare dei Savoia; un altro piemontese, Giacomo Durando(1807-1894), ipotizzò l’articolazione dell’Italia in tre Stati, retti dai Savoia a nord,dai Lorena al centro, dai Borbone a sud.

Diverso orientamento politico fu espresso dai federalisti repubblicani, di formazione democratica e laica,sostenitori della sovranità popolare e dell’uguaglianza sociale. I più apprezzati esponenti di questa tendenza furonodue studiosi milanesi, Giuseppe Ferrari (1811-1876) e Carlo Cattaneo (1801-1869), che sostennero l’idea di unafederazione fra gli Stati italiani «al modo della Svizzera e degli Stati Uniti», cioè repubblicana.

14.4 Le riforme di Pio IX e le Costituzioni del 1848Un papa liberale? Le speranze dei neo-guelfi parvero tradursi in realtàquando, il 16 giugno 1846, fu eletto papa il vescovo di Imola Giovanni MastaiFerretti, con il nome di Pio IX (1846-78). Di lui si sapeva che non approvava lapolitica austriaca e non osteggiava le idee liberali; si diceva che avesse letto coninteresse il Primato di Gioberti.

I primi atti di governo del nuovo papa sembrarono confermare le aspettative.Egli concesse un’amnistia (perdono) ai prigionieri politici più generosa di quelleconferite dai predecessori (in occasione dell’ascesa al trono, come voleva latradizione). Chiamò a far parte del governo, fino ad allora tenuto esclusivamenteda ecclesiastici, anche dei laici che andarono a formare la Consulta di Stato.Costituì una Guardia civica affidata agli stessi cittadini, e non più a deimercenari. In Italia si acclamò al papa in forme così entusiastiche da suscitare itimori della monarchia austriaca: «Avrei potuto prevedere tutto – commentòMetternich – fuorché un papa liberale».Un clima contagioso: nuove riforme in Italia Sull’esempio del papa edietro la pressione dell’opinione pubblica, i sovrani italiani furono costretti adattuare varie riforme: il granduca Leopoldo II di Toscana concesse qualche libertà di stampa, mentre fra Torino, Firenzee Roma si presero i primi accordi per realizzare una Lega doganale (3 novembre 1847) sul modello di quella della

Nicola Sanesi, InnocenzoMigliavacca, La proclamazione dellaRepubblica di Venezia, XIX sec.

Confederazione germanica, da più parti considerata come un primo passo verso l’unificazione italiana.Proteste a Milano, rivolte a Palermo Persistevano in un atteggiamento contrario alle riforme l’imperatoreFerdinando I d’Austria (1835-48) e il re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone (1830-59). Ciò fece precipitare glieventi. Il 1° gennaio 1848 a Milano i patrioti, in segno di protesta non violenta contro gli austriaci, organizzarono unosciopero del fumo per danneggiare il monopolio imperiale dei tabacchi; il 12 gennaio a Palermo scoppiò una rivolta, laprima di quelle che nel 1848 travolsero l’Europa. L’insurrezione si propagò in Calabria e il re Ferdinando II fu costrettoad accordare la Costituzione (10 febbraio 1848).Le prime Costituzioni Trascinati dagli eventi, gli altri sovrani d’Italia furono condotti a imitare il gesto di FerdinandoII e a promulgare anch’essi la Costituzione: così, tra il febbraio e il marzo del 1848, Carlo Alberto di Savoia, Leopoldodi Toscana, Pio IX abolirono nei loro Stati l’assolutismo, riconoscendo ai cittadini il diritto di partecipare al governoe di fare le leggi assieme al re. Tale diritto, ossia il potere legislativo, fu affidato a due assemblee, una composta dimembri nominati dal re, l’altra di rappresentanti del popolo, i “deputati”, scelti mediante elezioni.

Il diritto di votare era riconosciuto soltanto ai cittadini maschi che possedevano un certo patrimonio. Nonostantequesta limitazione, le Costituzioni e le riforme attuate negli Stati italiani nel 1848 rappresentarono un passo importantesulla via della libertà e delle conquiste civili.

LE VIE DELLA CITTADINANZADallo Statuto albert ino alla Costituzione repubblicana

14.5 La prima guerra per l’indipendenza italiana (1848-49)La rivoluzione a Venezia I moti che scoppiarono in Europa nel 1848investirono anche l’Italia. L’insurrezione ebbe inizio a Venezia la mattina del17 marzo, neanche due settimane dopo la concessione dello Statuto albertino (4marzo), al diffondersi della notizia della caduta di Metternich in Austria. La follairruppe nelle carceri e liberò i patrioti Niccolò Tommaseo (1802-1874) e DanieleManin (1804-1857), costringendo la guarnigione austriaca ad abbandonare lacittà. Il 22 marzo, in piazza San Marco, lo stesso Manin proclamò Venezia liberae dichiarò l’istituzione della Repubblica di San Marco.Le Cinque giornate di Milano Il 18 marzo, il giorno successivo alla rivolta diVenezia e in contemporanea con quella di Berlino [cfr. 13.4], insorse Milano. Lapopolazione scese nelle strade a costruire barricate (se ne contarono 1700)contro il presidio militare austriaco, comandato dal maresciallo Joseph Radetzky(1766-1858). La lotta, guidata da Carlo Cattaneo, Luciano Manara (1825-1849),Emilio (1830-1859) ed Enrico (1827-1849) Dandolo, si protrasse per cinque giorni, passate alla storia come le “Cinquegiornate di Milano”, e si concluse con la liberazione della città.

Le truppe austriache si ritirarono nel cosiddetto “Quadrilatero”, la zona fortificata formata dalle quattro piazzeforti diMantova, Peschiera, Legnago e Verona.Guerra all’Austria? Dopo la liberazione di Venezia e Milano, fu chiara l’opportunità di approfittare del momentofavorevole e dichiarare guerra all’Austria. Su come organizzarla e condurla, tuttavia, i patrioti avevano idee diverse.I repubblicani federalisti (come Cattaneo e Ferrari) volevano armare il popolo creando dei corpi di volontari, secondogli ideali di Mazzini. I moderati sostenevano che la guerra doveva essere combattuta dagli eserciti regolari: in particolareessi contavano sul re di Sardegna Carlo Alberto. La nobiltà lombarda e i moderati piemontesi facevano notare al reche, se le forze democratiche avessero vinto da sole in Lombardia, si sarebbe formata una repubblica e l’unificazioneitaliana sarebbe stata opera dei mazziniani, non dei Savoia.La prima guerra d’indipendenza Queste ragioni convinsero Carlo Alberto che, nella speranza di realizzare laconquista della Lombardia a cui i Savoia aspiravano da secoli, il 23 marzo 1848 dichiarò guerra all’Austria,proclamando di intervenire «per la difesa della causa italiana». Lo stesso giorno l’esercito piemontese varcò il Ticino epenetrò in Lombardia, muovendo su Milano. Incominciava quella che fu chiamata prima guerra per l’indipendenzaitaliana.

I fatti di Milano ebbero importanti contraccolpi nella penisola. A Firenze, a Roma, a Napoli le manifestazioni deipatrioti costrinsero i sovrani a fronteggiare l’Austria e a inviare truppe in

L’Italia rivoluzionaria (1820-48)

La resa di Vicenza l’11 giugno 1848,XIX sec.

appoggio dei piemontesi: dalla Toscana e da Roma partirono gruppi divolontari; da Napoli truppe regolari guidate da Guglielmo Pepe, già protagonistadella rivolta carbonara del 1821. In quel momento sembrava che il programmadei moderati fosse sul punto di realizzarsi.La defezione dei potenti d’Italia L’esercito radunato da Carlo Alberto vinsealcuni scontri con le truppe asburgiche ma ben presto la speranza di liberare ilpaese dagli austriaci mediante l’azione congiunta dei sovrani italiani si mostròillusoria.

Pio IX aveva fatto concessioni che alla lunga non poteva mantenere e, delresto, era impensabile che il capo spirituale di tutti i cattolici dichiarasse guerraalla cattolica Austria. E infatti, il 29 aprile 1848 (poche settimane dopo l’iniziodella guerra) egli affermò di non potersi schierare contro “i figli cattolici”d’Austria. Diede quindi ordine al generale Durando di rientrare nello Statopontificio (ordine al quale Durando non ubbidì) e inviò una semplice letteraall’imperatore d’Austria per esortarlo a lasciare i suoi domìni in Italia.

Dopo il gesto del papa, anche gli altri potenti d’Italia si affrettarono arichiamare le truppe e in Lombardia rimasero solo gruppi di volontari.Repressioni e ritrattazioni Ritiratosi dalla guerra, Ferdinando II abolì la Costituzione appena concessa e repressela popolazione napoletana, mitragliata dai mercenari svizzeri. Anche Messina, in rivolta, fu bombardata (da quel giorno isiciliani soprannominarono il sovrano “Re Bomba”). In Toscana il granduca Leopoldo, pur mostrandosi tollerante versoi patrioti, fece chiaramente intendere di essere contrario alla guerra e, anzi, chiese agli austriaci un contingente militareda tenere a Firenze in difesa del trono. Far guerra all’Austria non appariva una cosa naturale a quei sovrani, che proprionella monarchia asburgica avevano il loro maggior sostegno. Inoltre essi diffidavano di Carlo Alberto, convinti chevolesse espandere il suo regno in Lombardia.

L’idea federalista e neo-guelfa di Gioberti mostrò a quel punto i suoi limiti e perdette molti dei consensi che avevaavuto inizialmente.

DOCUMENTIChi combatté sulle barricate?

14.6 Le sconfitte di Carlo Alberto e dei rivoluzionariIl re tentenna Le truppe sabaude, dopo qualche isolato successo, rallentarono la loro azione e tergiversarono nellastrategia d’attacco. Il “re Tentenna”, come nell’occasione fu chiamato Carlo Alberto, aveva infatti ottenuto dalle cittàpadane la richiesta di annessione al Regno di Sardegna, e ora cercava di accordarsi con l’Austria nella speranza difarsi riconoscere le annessioni. Intanto gli austriaci recuperavano terreno.La sconfitta di Custoza Radetzky riprese l’offensiva e il 25 luglio sconfisseCarlo Alberto a Custoza, nei pressi di Verona, costringendo le sue truppe aripiegare su Milano. I democratici prepararono la difesa della città e nuovamenteinnalzarono le barricate, decisi a combattere a oltranza. Mazzini (giuntodall’Inghilterra appena scoppiata la rivoluzione), Garibaldi (prontamente tornatodal Sud America) e Cattaneo arruolarono volontari e mobilitarono la Guardiacivica. Ma Carlo Alberto, per timore che si profilasse una vittoria deirepubblicani, si accordò con Radetzky e diede ordine alle sue truppe di rientrarein Piemonte, suscitando l’indignazione dei milanesi.

Il 9 agosto 1848 a Vigevano fu concluso l’armistizio di Salasco (nome delgenerale piemontese che lo firmò), in base al quale l’esercito regio sgombrò la Lombardia e gli austriaci rientrarono aMilano.Vittorio Emanuele II e l’armistizio La tregua durò sette mesi, poi, nel marzo 1849, Carlo Alberto, spinto daidemocratici piemontesi, riprese a combattere. Ma le sue truppe furono sconfitte a Novara (23 marzo) e Carlo Albertoabdicò, riparando in Portogallo; pochi mesi dopo morì (28 luglio). Gli successe il figlio, Vittorio Emanuele II (1849-78), che firmò con Radetzky l’armistizio di Vignale (24 marzo 1849) con cui si pose termine alla guerra austro-piemontese.

Vittorio Emanuele II a Custoza, XIXsec.

Foglio volante con le parole dell’innoFratelli d’Italia scritto da GoffredoMameli e musicato dal maestroMichele Novaro

Filippo Palizzi, Gruppo di garibaldini,1860

La lotta continuò ancora in alcune parti d’Italia, combattuta dai volontaripatrioti.L’assedio di Venezia A Venezia, quando giunse la notizia che i piemontesierano stati sconfitti a Novara e Carlo Alberto aveva abdicato, l’Assemblea dellarepubblica stabilì di opporsi con le armi al ritorno degli austriaci. Assediata ebombardata da terra e dal mare, la città resistette quattro mesi e mezzo(dall’aprile all’agosto 1849) difesa dalle forze cittadine e dai volontari napoletanidi Guglielmo Pepe. Poi, per la mancanza di viveri e lo scoppio di un’epidemia dicolera, dovette capitolare. Ai capi della resistenza, tra cui Manin, Tommaseo ePepe, fu imposto l’esilio.Le Dieci giornate di Brescia A Brescia il 23 marzo 1849, il giorno stessodella sconfitta di Carlo Alberto a Novara (di cui però non si sapeva nulla), icittadini insorsero e cacciarono gli austriaci dalla città. Ritornate in forze, le truppe asburgiche dovettero lottare per diecigiorni, strada per strada, casa per casa, prima di vincere l’accanita difesa della popolazione, guidata da Tito Speri (1825-1853).Le Repubblica romana A Roma, dopo l’abbandono della guerra da parte diPio IX, i democratici richiedevano riforme e libertà. Il papa chiamò al governo ilconservatore illuminato Pellegrino Rossi (1787-1848), ma tale scelta scontentòsia i democratici sia i conservatori (nobili e alto clero): scoppiarono tumulti incittà e il nuovo capo del governo fu assassinato. Pio IX fuggì a Gaeta, protettodal re di Napoli, mentre a Roma i democratici dichiararono decaduto il poteretemporale dei papi e il 29 febbraio 1849 istituirono la Repubblica romana, rettada un triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini (1777-1863) e Aurelio Saffi (1819-90). In difesa della Repubblica accorsero volontarida ogni parte d’Italia, primo fra i primi Garibaldi con le sue “camicie rosse”.

Il papa lanciò un appello ai paesi cattolici perché l’aiutassero a ristabilire ilsuo potere. Particolarmente pronta fu la risposta di Luigi NapoleoneBonaparte, appena nominato presidente della Repubblica francese [cfr. 13.2],che mirava a rafforzare il suo potere personale e ad assicurarsi le simpatie deglielettori cattolici. Con grande sdegno di Mazzini e dei repubblicani italiani, checonsideravano la Francia una repubblica “amica”, il corpo di spedizionefrancese sbarcò a Civitavecchia e il 3 luglio s’impossessò di Roma dopoun’accanita resistenza dei volontari garibaldini. Morirono molti patriotiitaliani, tra cui Dandolo e Manara – gli eroi delle Cinque giornate di Milano – e, asoli 22 anni, Goffredo Mameli (1827-1849), autore di quel Canto nazionale chepiù tardi sarebbe diventato l’Inno d’Italia.

Garibaldi fuggì nella campagna romagnola e infine a Genova, dove fu arrestatodai gendarmi piemontesi. Condannato all’esilio, nel 1850 si rifugiò negli StatiUniti. Nel 1854 era di nuovo a Londra, con Mazzini.

Per approfondire«Viva Verdi» nelle piazze, nelle strade, nei teatri

Sintesi

L’Italia risorgimentale e i moti del 1848Unita, indipendente, repubblicana: l’Italia di Giuseppe Mazzini ➚ Il fallimento dei moti del1820-31 portò a rivedere la questione della libertà e dell’indipendenza italiana. L’idea di un Risorgimento italiano si diffusesoprattutto grazie a Giuseppe Mazzini, che fondò l’organizzazione rivoluzionaria Giovine Italia (1831) con l’obiettivo dicreare uno Stato italiano unito, indipendente e repubblicano. Mazzini fondò poi la Giovine Europa (1834), conl’intento di creare un’Europa unita attraverso una Confederazione di Stati.Punto centrale del pensiero di Mazzini era la fiducia nel popolo, espressione della volontà divina; il mezzo per raggiungere gliobiettivi era la rivoluzione popolare, preparata attraverso la propaganda e la guerriglia.

I primi moti mazziniani ➚ Nel 1833 una prima insurrezione mazziniana fu scoperta e soppressa dalla polizia.Nel 1834 Mazzini organizzò una spedizione armata contro il Regno di Sardegna, secondo un piano che prevedeva sia lapenetrazione armata in Piemonte sia una rivolta a Genova, guidata da Giuseppe Garibaldi. Anche in questo caso si trattò diun fallimento: la rivolta si dissolse, Garibaldi fuggì in Sud America e Mazzini in Inghilterra. Il movimento mazziniano fu di nuovoduramente colpito nel 1844 quando i fratelli Bandiera, contro il parere di Mazzini, sbarcarono in Calabria con un gruppodi volontari contando sulla sollevazione contadina, che non avvenne. I patrioti furono catturati e fucilati dall’esercitoborbonico.

Progetti federalisti ➚ L’eventuale unificazione italiana avrebbe avuto come conseguenza la fine dello Statopontificio, per questo i cattolici italiani ebbero una posizione incerta verso le idee dei patrioti. Il problema fu affrontato dalsacerdote Vincenzo Gioberti che propose una Confederazione degli Stati italiani presieduta dal papa. I seguaci di taleproposta furono detti “neo-guelfi”.L’unione federale tra gli Stati italiani implicava però l’allontanamento dell’Austria dal Lombardo-Veneto. I federalistimoderati, come Cesare Balbo e Giacomo Durando, ritenevano possibile farlo in forma pacifica, mediante trattativediplomatiche, conservando le monarchie. Un orientamento più democratico e radicale avevano i federalisti repubblicani, inparticolare Ferrari e Cattaneo, che proposero una federazione tra gli Stati italiani “al modo della Svizzera e degli Stati Uniti”,cioè con una forma di governo repubblicana.

Le riforme di papa Pio IX e le Costituzioni del 1848 ➚ Papa Pio IX, eletto nel 1846, accolse inparte le istanze neo-guelfe e promulgò una serie di riforme che spinse i sovrani di Napoli, Firenze e Torino (e poi anche lostesso pontefice) a concedere una Costituzione con la quale si aboliva l’assolutismo. Intanto tra gli Stati della penisola sicostituiva una Lega doganale.

La prima guerra per l’indipendenza italiana ➚ In Italia i moti rivoluzionari del 1848 iniziarono aVenezia, dove furono cacciati gli austriaci e fu istituita la Repubblica di San Marco. Anche a Milano l’insurrezione popolare(“Cinque giornate”) liberò la città. Era il momento favorevole per dichiarare guerra all’Austria ma i patrioti si divisero: irepubblicani volevano reclutare volontari armati fra il popolo; i moderati puntavano sugli eserciti regolari dei sovrani italiani.Carlo Alberto di Savoia, temendo la formazione di una repubblica di ispirazione mazziniana nell’Italia settentrionale, dichiaròguerra all’Austria: incominciava la prima guerra d’indipendenza, alla quale aderirono volontari e truppe regolari provenientida Roma, dalla Toscana e da Napoli.Dopo alcuni successi iniziali, Pio IX ritirò le sue truppe seguito dal re di Napoli e dal granduca di Toscana. Acombattere rimasero soltanto gruppi di volontari. A Napoli, Ferdinando II revocò la Costituzione e bombardò le popolazioniribelli. A Firenze, Leopoldo chiese truppe all’Austria a sostegno del suo trono. I legami tra questi Stati e l’Austria e ladiffidenza verso Carlo Alberto mostrarono le difficoltà di realizzare il disegno moderato e federalista di Gioberti.

Le sconfitte di Carlo Alberto e dei rivoluzionari ➚ Carlo Alberto cercò di accordarsi con l’Austria, cheintanto si era ripresa vincendo nella battaglia di Custoza. Gli austriaci rientrarono a Milano e dopo una loro nuova vittoriaCarlo Alberto abdicò. Gli successe Vittorio Emanuele II, che stipulò l’armistizio di Vignale, ponendo fine alla guerra,nonostante la resistenza di alcune città come Brescia e Venezia.A Roma, dopo la defezione di Pio IX, i democratici continuavano a chiedere riforme e libertà e scoppiarono tumulti. Il papafuggì a Gaeta e in città i democratici istituirono la Repubblica romana, retta da un triumvirato (Mazzini, Armellini, Saffi) edifesa da volontari guidati da Garibaldi. Il papa chiese aiuto ai paesi cattolici e intervenne il neoeletto presidente dellaRepubblica francese Luigi Napoleone Bonaparte che riconquistò la città, nonostante l’eroica resistenza dei volontari. Garibaldi,condannato all’esilio, si rifugiò prima negli Stati Uniti e poi a Londra, dove ritrovò Mazzini.