capitolo 6 LIM

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Capitolo 6 LIM - Lavagna Interattiva Multimediale Nell’età post-industriale la "finitezza" di sempre, che ci opprimeva e ci imponeva la sua legge, si infrange. A portata degli uomini si trova finalmente la risorsa infinita, l’unica: l’informazione, la conoscenza, l’intelligenza. Jean-Jacques Servan-Schreiber, "Le Defi Mondial", 1980" Tesi: Il web 2.0 e la prassi didattica nella scuola primaria- Cap. 6 – P. Aghemo – relatore prof. S. Lisi - 1

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Capitolo 6

LIM - Lavagna Interattiva Multimediale

Nell’età post-industriale la "finitezza" di sempre, che ci opprimeva e ci imponeva la sua legge,

si infrange. A portata degli uomini si trova finalmente la risorsa infinita, l’unica:

l’informazione, la conoscenza, l’intelligenza.

Jean-Jacques Servan-Schreiber, "Le Defi Mondial", 1980"

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1.Cos’è e come utilizzarla

Da circa due anni si parla molto di lavagna digitale ma ancora molti docenti l’hanno

vista e provata solo in qualche convegno o stand divulgativo e molti solo in tv.

Alcune scuole l’hanno ottenuta partecipando al progetto Innovascuola ed avendo la

“fortuna”1 di esser stati selezionate, altre ancora l’hanno ricevuta insieme ad un

pacchetto di creazione di un aula multimediale e lì, purtroppo, è rimasta.

Siamo ancora lontani dunque da una diffusione capillare, ed è comprensibile poichè

vi è un costo non indifferente e siamo in tempi di restrizione, ma forse siamo ancora

più lontani da un’effettiva e capillare formazione dei docenti sia per l’utilizzo pratico

sia soprattutto per la progettualità applicativa, come, del resto, per tutte le tipologie

tecnologie analizzate in questo percorso. Vediamo brevemente cos’è:

è una lavagna elettronica, sulla cui superficie si può scrivere, disegnare, tracciare segni, spostare oggetti, ecc, e permette ad insegnanti e ragazzi di partecipare in modo interattivo alle attività proiettate su di essa da un videoproiettore connesso al computer. Il kit base è composto da 3 elementi:

• un computer con il software appropriato

• un videoproiettore

• una lavagna interattiva.

Il computer è connesso sia al proiettore che alla lavagna. Il proiettore proietta lo schermo del computer sulla lavagna. Il computer può essere controllato dalla lavagna. Se si preme un’icona o altro sulla lavagna col dito o l’appropriata “penna” elettronica, l’azione è trasmessa al computer come se fosse stato usato il mouse2.

Esistono sostanzialmente tre tipologie di lavagne elettroniche con tre tipi di software

applicativi per renderle compatibili con i computer ed i sistemi operativi principali.

In realtà in Italia sembra se ne siano privilegiate due di queste tre ma in particolar

modo una. Pro e contro come sempre.

Il monopolio (o duopolio) è negativo poichè se dovesse prendere piede un solo tipo

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1 Nel senso di scelta poichè chiaramente erano molte di più le richieste, in modo particolare della scuola primaria, rispetto alla dotazione possibile attualmente. Vedere bando all ʼ indirizzo http://www.pubblica.istruzione.it/news/2009/lim.shtml, consultato a settembre ʼ09.

2 Dal sito dellʼUfficio scolastico della Lombardia http://scuoladigitale.cefriel.it/LIM-e-Didattica/LIM_cosa_%C3%A8_la_LIM, consultato a ottobre ʼ09.

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non ci sarebbe poi la concorrenza necessaria per migliorare tecnicamente il prodotto e

allargare il mercato della manutenzione.

D’altra parte molti propendono per uno standard unico anche se questo oggi sarebbe

tecnologicamente raggiungibile, senza scadere nel monopolio, attraverso soluzioni

software che lo permettano. Problemi apparentemente fuori dal discorso didattico?

Non credo, sono quelli che poi fanno la differenza sul campo e dirimono nel tempo

un utilizzo reale o meno.

Troppe innovazioni tecnologiche giacciono nei meandri sotterranei di scuole non

solo per inezia dei docenti nel non usarle ma perchè appiccicate alla didattica e non

pensate per essere in essa contestualizzate. Sarebbe necessario pensare “con” i

numerosi insegnanti che da più di un decennio sperimentano l’inserimento di ITC nel

mondo della scuola e quindi nella didattica applicata sul campo. Molte CdP di

insegnanti, come abbiamo visto, discutono e si confrontano in modo approfondito su

queste tematiche.

È innegabile che comunque vada introdotta, “meglio averla che non averla, poi

avendola ragioniamo su cosa farci”, recita una battuta dopo lungo e serio dibattito su

un forum incentrato proprio sulla LIM e seguito da insegnanti di diverse parti d’Italia

e di ogni grado di scuola.

Il prof. Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca, partecipa da un

paio d’anni alla lectio d’apertura del Master in e-learning dell’Università della

Figura 1: pubblicità di una lavagna elettronica, esplicitamente punta

su luoghi comuni ma di cui abbiamo disquisito nel nostro

testo

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Tuscia3. L’argomento riguarda chiaramente l’uso delle tecnologie e l’insegnamento

della lingua madre, italiano, che è e dev’essere trasversale. Egli ha ribadito che anche

i famosi messaggini abbreviati fanno parte della lingua a pieno titolo, già i latini

abbreviavano iscrizioni incise su pietra, ancor più quindi e-mail, forum, ecc. .

Questo pensiero sintetico è per ribadire che anche persone apparentemente distanti,

anche per propria ammissione soprattutto per età anagrafica, sono seriamente

impegnate a comprendere questo rapporto fra didattica e tecnologie, in un battuta

(non so se registrata in questo video) lo stesso Sabatini disse che “se Manzoni4

entrasse in una aula odierna, a parte l’illuminazione elettrica, non vedrebbe nessuna

differenza dall’aula del suo periodo”.

Dunque è assolutamente necessario passare ad un setting di aula che decentri la

lezione frontale in modo che non sia più l’unica modalità d’insegnamento ed utilizzi

il medium LIM. Con la LIM possiamo cominciare questo decentramento e

arricchimento, ma siamo noi docenti a doverlo progettare e guidare.

Come si usa5. Apparentemente in modo semplice, poi col touch screen e la

possibilità di disegnare all’inizio crea un’attrattiva emozionale molto forte, ma è un

attimo fuggente se non si crea il circolo ermeneutico analizzato alla fine del capitolo

precedente.

Se è il collegamento al computer che dà il là a ciò che vediamo sul grande schermo

significa che è necessario avere dei percorsi da mostrare o da ricercare su internet.

In entrambi i casi, dopo aver familiarizzato con la questione tecnica di collegamento

del computer6 e accensione, è necessario che i docenti preparino dei loro “oggetti

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3 Si possono trovare in video un paio di suoi interventi, ed altri, su questa tematica sul sito del Master dellʼUniTuscia http://webdev2.caspur.it/masterunitus/index.php?pagina=70, consultato ad ottobre ʼ09.

4 Manzoni o altro personaggio storico di fine XiX secolo.

5 Nel portale di Innovascuola ci sono tutorial video e testi esplicativi, indirizzo web http://www.innovascuola.gov.it/opencms/opencms/lim/lim.html, consultato a ottobre ʼ09.

6 Credo qui sia meglio un portatile poichè spostare un pc fisso o continuare a fare spostamenti una tantum alla sala informatica non permetterebbe quel cambiamento, “quel plusvalore”,necessario a cui può contribuire questo medium.

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didattici” i learning object o i mattoncini didattici learning brick7 se sono in grado,

oppure che utilizzino quelli preparati da altri docenti attraverso Innovascuola 8 e/o

tramite associazioni docenti o privati accreditati presso il ministero9.

Lo stesso per materiale ricercato in internet, c’è ne di valido, ad integrazione di una

lezione frontale e del libro di testo, esempio classico la rotazione del pianeta Terra,

spiegata e contemporaneamente vista in una simulazione di un LO e poi altra

angolazione con Google Earth oppure vedere un’opera architettonica in 3D. Materiali

già pronti ma è necessaria la verifica preventiva da parte del docente del LO, del sito

ed eventuali link di rimando e consultabili per approfondimenti.

Cioè innovazione e continuità progettuale docente. Per concludere questo breve

capitolo di approccio inserisco qui un testo, dal sito ufficiale di Innovascuola, su tre

tipologie d’uso possibili:

... C’è chi l’ha metaforicamente definita una piccola rivoluzione copernicana.Introdurre una lavagna interattiva in aula equivale infatti ad "aprire" quella classe al digitale; significa, in qualche misura, invertire il senso di marcia della tecnologia. Non sono più infatti gli allievi ad essere "portati" in sala per la classica "ora di informatica", ma è il multimediale ad entrare in classe e a rendersi immagine, video, web, risorse interattive.La classe - è questa una delle opinioni correnti fra quanti hanno sperimentato la lavagna interattiva - diventa, in modo nuovo, un ambiente di apprendimento e di formazione in cui tutti possono interagire con quanto avviene sullo schermo.

Mantenendo il classico paradigma centrato sulla lavagna e utilizzando metodi tradizionali d’insegnamento come la lezione frontale, il docente potenzia, con la multimedialità e la possibilità d’utilizzare software didattico in modo condiviso, la propria attività; facilita la spiegazione dei processi, la descrizione di situazioni e ambienti, l’analisi di testi.Tutto ciò consentendo una visualizzazione diretta e condivisa dell’oggetto su cui è convogliata tutta l’attenzione degli allievi, avendo altresì contestualmente la possibilità di salvare i percorsi didattici proposti, per successivi utilizzi o per la distribuzione agli studenti (inclusi quelli assenti).

Oltre che per la didattica frontale, la lavagna interattiva può essere impiegata in aula per lezioni di tipo interattivo/dimostrativo, cooperativo, costruttivo; per condurre dunque attività

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7 Non entriamo qui nella discussione in atto rimandando a siti o forum dove viene affrontata questa tematica. Digitando learning object o learning brick su un motore di ricerca ne possiamo visionare alcuni.

8 Indirizzo web http://www.innovascuola.gov.it/, consultato a ottobre ʼ09.

9 Le scuole rientranti nel progetto Innovascuola possono accedere tramite proprio username e password dal sito http://puntoeduri.indire.it/digiscuola/ .

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collaborative e laboratoriali, per svolgere le interrogazioni, per la navigazione e ricerca su web, per presentare in modo innovativo studi ed elaborati realizzati dagli studenti.Molti insegnanti hanno parlato di elevati indici di gradimento e di coinvolgimento degli allievi. E fra i "perché" hanno in particolare indicato la "proprietà" della LIM di allinearsi al linguaggio, delle immagini, dei filmati, della fruizione interattiva, cui le nuove generazioni e i loro stili d’apprendimento sono ormai abituate.

Il tutto si può riassumere in tre assi portanti:

1. Lezioni frontali10 “aumentate” in modo polimediale;

2. Lezioni dialogate o “problematizzate”, la didattica di tipo

costruttivista che abbiamo ampiamente trattato11;

3. Esercizi “digitali”12 con verifica immediata ed oggettiva e possibilità

di recupero meglio organizzato e centrato sullo specifico.

Dato che è meglio averla tocca a noi “sporcarci le mani” sin d’ora13, anche se

nell’istituto scolastico non c’è ancora fisicamente, per essere preparati in tempo.

Queste ITC sono “hic et nunc”, non il futuro.

✓ Una parola sui materiali e loro licenza d’uso

Aumentando le attività di produzione docente e di materiale rintracciabile in rete va

sempre verificato, prima dell’utilizzo e diffusione, il tipo di licenza a cui è sottoposto.

Essenzialmente esistono tre tipologie di licenza, copyright, copyleft e Creative

Commons. La prima è conosciuta da tutti, la seconda lascia totale libertà di uso del

materiale (anche di stravolgerlo e non citarlo). L’ultima, sigla CC14, è la più utilizzata

da molti colleghi, e non solo, che sono passati alla produzione attiva sul web. È

materiale utilizzabile liberamente a tre condizioni: Attribuzione (dichiararne la

paternità), Non commerciale (usarla senza fini di lucro) e Non opere derivate (non

alterarla né usarla per crearne un’altra).

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10 Video esplicativo di un docente che tra i primi ha potuto attuare lʼintegrazione LIM/didattica, indirizzo web http://puntoeduri.indire.it/digiscuola/offerta_lo/lo/117/, consultato a ottobre ʼ09.

11 Un esempio dal sito http://www.vicariweb.it/lezioni_mm/lezioni_mm00.htm, consultato a ottobre ʼ09.

12 Altri esempi dal sito http://www.slimteam.it/j/, consultato a ottobre ʼ09.

13 Vedere anche, Gianfranco Campagna, La LIM, una tecnologia per una didattica interattiva, in Nuovo “Gulliver” news, Rivista mensile di aggiornamento e didattica per docenti, Ottobre 2009, n° 114, Vasto (CH).

14 Sito web http://it.wikipedia.org/wiki/Creative_Commons, consultato a ottobre ʼ09.

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2. Un esempio di progetto

Per Innovascuola molte scuole hanno approntato dei progetti per poter accedere al

finanziamento di alcune lavagne elettroniche. Se ciascun istituto scolastico ha delle

capacità progettuali normalmente buone e gruppi di insegnanti che sanno applicarle

per produrre dei progetti non è sempre facile applicarli alle richieste specifiche dei

bandi ministeriali o di altri enti.

A prescindere dai criteri di valutazione e dalla successiva accettazione (a volte vi è

la scelta di privilegiare un territorio piuttosto che un altro magari svantaggiato in

passato) tali progetti necessitano di elementi divenuti standard da cui non si può

prescindere per far passare il contenuto che desideriamo attuare.

Inserisco quindi, sinteticamente, questi elementi. Essi sono:

➡ Titolo, che esplichi e tenga conto dell’area disciplinare che coinvolge con i

riferimenti multidisciplinari;

➡ Abstract, sintesi del progetto (spesso viene dato un numero massimo di

caratteri) con le linee guida, le attività concrete e la dotazione tecnologica

scelta per giungere alla produzione finale, se servano o meno specialisti e

consulenti esterni;

➡ Referente o referenti del progetto;

➡ Fasi di sviluppo temporale del progetto stesso;

➡ Aree disciplinari coinvolte;

➡ Classi coinvolte e numero di studenti;

➡ Impiego dei contenuti didattici digitali, è necessario specificare se si

intenda utilizzare software open source o proprietario e lo stesso per i LO se

quelli già prodotti oppure tentare una produzione propria;

➡ Realizzazione di contenuti digitali, indipendentemente dalla scelta

precedente qui si deve arrivare ad una propria produzione di oggetti digitali

tenendo presente i criteri dati per i LO, tra cui quello della riusabilità in altri

contesti;

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➡ Coerenza tra obiettivi didattici ed uso delle ITC, quindi non solo fruizione

passiva ma produzione collaborativa di contenuti didattici digitali sullo stile

web 2.0 analizzato;

➡ Collaborazioni eventuali, dichiarare se, come spesso succede, si è in rete di

scuole o se inoltre si ricerca collaborazioni con altri enti, pubblici o privati,

oppure Università;

➡ Valutazione o autovalutazione, come si procederà in itinere ed ex post.

Tutto ciò apre, insieme al prossimo aumento di produzione di “oggetti didattici

digitali”15, alla problematica sul come si può riconsiderare e ridefinire il lavoro

intellettuale nella società della conoscenza all’interno di un campo d’azione basato

sul social Networking, su e-Book e distribuzione aperta dei contenuti nel web.

È in atto un dibattito, che in Italia sta emergendo solo ora, naturalmente in Internet.

Anche in questo campo siamo chiamati alla partecipazione ed attenzione in quanto

“professionisti della conoscenza”, per ora concludo rimandando a chi già si occupa di

knowledge16 da tempo come Mario Rotta, per una gestione futura delle “banche della conoscenza”.

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15 Il termine “oggetti didattici” non convince molti ma non si è trovato a tuttʼoggi una valida alternativa.

16 Invito al dibattito partendo da alcune riflessioni fondate si possono trovare allʼindirizzo http://www.mariorotta.com/knowledge/?p=250, consultato a ottobre ʼ09.

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