Capitoli 1 2 4 - assessorato agricoltura · Tali approfondimenti sono basati su un’analisi di...
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capitoli 1 ‐ 2 ‐ 4 del PSR Campania 2014‐2020
Aggiornamento 2 Luglio 2014
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INDICE
CAPITOLO 1 ‐ TITOLO DEL PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE ................................................................................ 4
CAPITOLO 2 ‐ STATO MEMBRO E REGIONE AMMINISTRATIVA .................................................................................. 4
2.1 ‐ ZONA GEOGRAFICA INTERESSATA DAL PROGRAMMA ........................................................................................................... 4
2.2 ‐ CLASSIFICAZIONE DELLA REGIONE .................................................................................................................................... 4
CAPITOLO 3 ‐ VALUTAZIONE EX ANTE ....................................................................................................................... 6
CAPITOLO 4 ‐ ANALISI SWOT E IDENTIFICAZIONE DEI FABBISOGNI ............................................................................ 6
4.1 ‐ ANALISI SWOT ........................................................................................................................................................... 6
4.1.1. Descrizione generale della situazione attuale della zona di programmazione, sulla base di indicatori di
contesto comuni e specifici del programma, e di informazioni qualitative ................................................................ 6
4.1.2. Punti di forza .................................................................................................................................................. 45
4.1.3. Punti di debolezza .......................................................................................................................................... 46
4.1.4. Opportunità .................................................................................................................................................... 49
4.1.5. Minacce .......................................................................................................................................................... 51
4.1.6. Tabella strutturata contenente i dati relativi agli indicatori di contesto comuni suddivisi in indicatori socio‐
economici e rurali, indicatori settoriali e indicatori relativi ad ambiente / clima .................................................... 54
4.1.7. Tabella strutturata contenente i dati relativi agli indicatori di contesto specifici di programma suddivisi in
indicatori socio‐economici e rurali, indicatori settoriali e indicatori relativi ad ambiente / clima ........................... 64
4.2 ‐ INDIVIDUAZIONE DEI FABBISOGNI .................................................................................................................................. 69
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Capitolo 1 ‐ Titolo del Programma di Sviluppo Rurale
[Massimo 255 caratteri ‐ Obbligatorio]
Programma di Sviluppo Rurale 2014‐2020 della Campania
Capitolo 2 ‐ Stato membro e Regione amministrativa
2.1 ‐ Zona geografica interessata dal Programma
Area geografica
[Indicare l’area geografica interessata dal programma ‐ Obbligatorio]
Stato Membro: Italia
Regione amministrativa: Campania
Area geografica rientrante nel programma: tutto il territorio della regione Campania
Livello NUTS: 2
Codice NUTS: IT F3
Denominazione NUTS: Campania
Descrizione
[Massimo 1750 caratteri = ca. ½ pagina ‐ obbligatorio ‐ Figure ammesse]
La Campania si estende su una superficie di circa 13.590 kmq ed ospita 5.769.750 residenti, per una densità abitativa tra le più alte d’Europa (424,6 ab/kmq).
Dal punto di vista amministrativo, è articolata in 5 Province e 551 comuni.
Il carattere distintivo della regione è legato alla marcata diversità fisiografica, ecologica e paesaggistica del territorio, determinata da una molteplicità di sistemi montani, collinari, vulcanici, di pianura. A ciò si associa una notevole complessità delle componenti urbanistiche, infrastrutturali, economico‐produttive, socio‐demografiche ed ambientali. Sotto questi aspetti appare evidente lo squilibrio tra le aree di pianura e quelle collinari e montane interne.
2.2 ‐ Classificazione della regione
[Massimo 1750 caratteri = ca. ½ pagina ‐ obbligatorio ‐ Figure ammesse]
La classificazione delle aree regionali si ispira alla metodologia nazionale di identificazione delle aree rurali 2014‐2020 esposta nell’Accordo di Partenariato per l’Italia. La Regione Campania ha comunque ritenuto necessario approfondirne l’applicazione al fine di rendere la stessa maggiormente rappresentativa delle peculiarità che caratterizzano i diversi sistemi rurali regionali. Tali approfondimenti sono basati su un’analisi di dettaglio dell’uso agroforestale dei suoli, e dell’effettivo grado di urbanizzazione del territorio, attraverso l’uso della cartografia ufficiale regionale (CUAS, edizione 2009).
Il territorio risulta dunque classificato in 4 aree:
A: Poli urbani;
B: Aree rurali ad agricoltura intensiva;
C: Aree rurali intermedie;
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D: Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.
Il 3%% del territorio campano ricade nella macroarea A, il 15,8% nella macroarea B, il 46,1% nella macroarea C e, infine, il 35,1% in macroarea D.
Una descrizione più approfondita del metodo adottato e dei suoi risultati è presente in Allegato 1
Fig. 1 – Classificazione delle aree PSR 2014‐2020
Area
n. ComuniSuperficie
tota le km2
Superficie (% su
tota le regione)
Popolazione al
31.12.2012
Popolazione (%
su tota le
regione)
Dens i tà
2012
A 30 403 3,0% 2.024.974 35,1% 5.022,4
B 88 2.148 15,8% 1.573.016 27,3% 732,3
C 312 6.268 46,1% 1.899.472 32,9% 303,0
D 121 4.771 35,1% 272.288 4,7% 57,1
Totale 551 13.590 100,0% 5.769.750 100,0% 424,6
Area
SAU 2010
(Is tat) Ha
SAT 2010
(Is tat) Ha
SAU
CUAS_2009
(Ha)
SAT
CUAS_2009
(Ha)
Superficie
urbanizzata
CUAS_2009
(Ha)
Aree
protette
totale kmq
Sup. in
ZVNOA
2013 (Ha)
Aree
protette /
Superficie
totale (%)
Superficie in
ZVNOA /
Superficie
tota le (%)
Superficie
urbanizzata
(CUAS 2009) /
Sup. tota le
A 4.769 5.790 13.017 17.734 22.633 16 24.800 3,9% 61,5% 55,9%
B 96.427 105.462 167.210 181.134 31.184 206 66.773 9,6% 31,1% 14,5%
C 240.130 320.161 354.181 582.211 38.215 2.329 56.071 37,2% 8,9% 6,1%
D 207.945 290.965 268.175 464.024 9.299 2.198 2.955 46,1% 0,6% 1,9%
Totale 549.270 722.378 802.583 1.245.103 101.331 4.748 150.599 34,9% 11,1% 7,4%
Fig. 2.a. Classificazione territoriale: superfici e popolazione
Fig. 2.b. Classificazione territoriale: superfici agricole, naturali e urbanizzate
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Capitolo 3 ‐ Valutazione ex ante
[Sintesi della Valutazione ex‐ante curata dal NVVIP]
Capitolo 4 ‐ Analisi SWOT e identificazione dei fabbisogni
4.1 ‐ Analisi SWOT
4.1.1. Descrizione generale della situazione attuale della zona di programmazione, sulla base di indicatori di contesto comuni e specifici del programma, e di informazioni qualitative
[Massimo 28.000 caratteri = ca. 8 pagine ‐ obbligatorio ‐ Figure ammesse]
Contesto socio‐economico
Aspetti socio‐demografici La popolazione residente in Campania è pari a circa 5,8 milioni di abitanti (IC1). La dinamica demografica è stata caratterizzata da un trend positivo (+1,2%) negli ultimi 10 anni, ma dal 2008 si registrano variazioni negative, a causa di fenomeni migratori, nonché di un saldo naturale in progressiva diminuzione.
La distribuzione demografica è molto squilibrata: i 2/3 della popolazione si concentrano nei Poli urbani (A) che occupano il 3% della superficie regionale, mentre nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D), la cui superficie complessiva è pari a poco più del 35% del totale regionale, risiede il 4,7% della popolazione. La densità abitativa media è pari a 421,8 ab./kmq, ma nei Poli urbani è pari a 4.979,9 mentre nelle aree D è di 57,3 (IC3, IC4, IS71).
La struttura demografica, rispetto ad altre regioni, può dirsi ancora relativamente “giovane”; tuttavia sono in atto progressivi processi di senilizzazione, con un aumento notevole dell’età media, e per la prima volta si registra il superamento delle classi di età più anziane rispetto a quelle giovani (IC2). La fascia di popolazione in età attiva si è invece mantenuta costante e non si registrano sostanziali variazioni del valore dell’indice di dipendenza (48,5).
Fig. 3 ‐ Dinamica della popolazione residente in Campania – periodo 2001‐2012Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2001‐2012
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
popolazione al 1 gennaio
5.701.389 5.724.755 5.750.564 5.768.852 5.760.797 5.754.918 5.764.803 5.763.322 5.770.996 5.774.972 5.769.081
nati vivi 65.068 65.194 65.102 62.599 62.279 61.800 60.742 59.646 58.212 56.520 54.839
decessi 46.705 49.148 46.001 48.685 47.177 49.043 49.561 50.234 50.467 51.783 52.309
saldo naturale 18.363 16.046 19.101 13.914 15.102 12.757 11.181 9.412 7.745 4.737 2.530
saldo migratorio 5.003 9.763 ‐813 ‐21.969 ‐20.981 ‐2.872 ‐12.662 ‐1.738 ‐3.769 ‐10.628 ‐1.861
popolazione al 31 dicembre
5.724.755 5.750.564 5.768.852 5.760.797 5.754.918 5.764.803 5.763.322 5.770.996 5.774.972 5.769.081 5.769.750
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Fig. 4 ‐ Dinamica della popolazione residente nelle macroaree di riferimento – periodo 2001‐2012Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2001‐2012
2001 2005 2008 2011 2012 2012‐2001 2012‐2008
A 2.084.872 2.088.599 2.063.071 2.029.762 2.024.974 ‐2,9% ‐1,8%B 1.455.932 1.509.299 1.547.387 1.563.582 1.573.016 8,0% 1,7%C 1.868.462 1.901.953 1.916.482 1.898.502 1.899.472 1,7% ‐0,9%D 292.665 289.135 284.450 274.964 272.288 ‐7,0% ‐4,3%
Campania 5.701.931 5.788.986 5.811.390 5.766.810 5.769.750 1,2% ‐0,7%
Fig. 6 ‐ Struttura dellapopolazioneperclassi di età e indici demografici permacroarea (2011)Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2011
MacroareaClassi di età (anni) Totale
popolazione
IndiciDensità
0 ‐ 14 15 ‐ 64 65 e oltre Vecchiaia Dipendenza
A 327.940 1.361.463 340.359 2.029.762 103,8 49,1 4.979,9
B 277.114 1.074.160 212.308 1.563.582 76,6 45,6 723,2
C 292.760 1.272.878 332.864 1.898.502 113,7 49,2 301,2
D 34.681 175.783 64.500 274.964 186,0 56,4 57,3
Campania 932.495 3.884.284 950.031 5.766.810 101,9 48,5 421,8
Fig. 5 ‐ Dinamiche demografiche nelle Macroaree regionali (2001‐2012)Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2001‐2012
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Occupazione e lavoro In Campania, tra il 2007 e il 2011, si è registrato un calo di occupazione intenso e prolungato ed il tasso di disoccupazione è il più elevato tra le regioni italiane, specie quello relativo alle componenti femminile e giovanile. In sintesi:
il tasso di occupazione (IC5) è pari al 40,0%, decisamente inferiore rispetto al 2001 (43,7%) ed al valore medio nazionale (56,8%);
il tasso di occupazione femminile si mantiene basso (27,6%; media Italia = 47,1%);
il tasso di disoccupazione (IC7) ha raggiunto il 19,3% nel 2012. Tale dato colloca la Campania al primo posto nella graduatoria regionale della disoccupazione (media Italia = 10,7%);
il tasso di disoccupazione femminile, pur in diminuzione rispetto al 2001, è ancora il più elevato tra le regioni italiane: 22,3%;
il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 48,2% (Media Italia = 35,3%); La dimensione delle forze lavoro occupate espressa in unità di lavoro (UL) è pari a 1.611.900 (IC13). Il 4,65% degli occupati è impegnato in agricoltura, lo 0,24% in attività forestali e l’1,84% nella trasformazione alimentare. Il settore dei servizi assorbe circa il 69% degli occupati (IC11). Il tasso di lavoro autonomo è pari a 27,63 (IC6).
3,0%15,8%
46,1%
35,1%
Superfici
A B C D
35,1%
27,3%
32,9%
4,7%Popolazione
A B C D
Fig. 7 ‐ Superfici e distribuzione della popolazione nelle Macroaree regionali (2012) Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2001‐2012
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Fig. 8a ‐ Andamento del tasso di occupazione in Campania, per genere, nel periodo 2001‐2012
Fig. 8b ‐ Andamento del tasso di disoccupazione in Campania, per genere, nel periodo 2001‐2012
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Fig. 8c ‐ Andamento del tasso di disoccupazione giovanile in Campania, per genere, nel periodo 2001‐2012
Indicatori macroeconomici La Campania sta attraversando una profonda crisi sociale ed economica. Il PIL (IC8) regionale è in costante diminuzione ed i risultati economici sono complessivamente ben peggiori della media nazionale.
Il PIL per abitante è pari a 16.601 euro (‐6,2% rispetto al 2005) ed è ulteriormente aumentato il gap con il resto di Italia: è infatti pari al 63,8% della media nazionale. Di conseguenza oltre un quarto della popolazione (25,8%) è classificata a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione (IC9).
Il valore aggiunto (IC10) (2011), è pari a 85.038 meuro (‐0,7% rispetto al 2010). Se a livello nazionale, dopo le pesanti performances registrate nel biennio 2008‐2009, si sono manifestati segnali di ripresa, in Campania la situazione si sta ulteriormente aggravando. Le performances settoriali evidenziano dinamiche diverse, ma il risultato è sempre lo stesso (negativo), con percorsi ed intensità differenziati. Rispetto al 2005: Agricoltura: ‐3,6%; Industria: ‐15,1%; servizi: ‐1,3%.
Fig. 9 ‐ Andamento del PIL per abitante (euro) (2005‐2011). Campania, Mezzogiorno, ItaliaFonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2005‐2011
anniCampania Mezzogiorno Italia
prezzi correntivalori
concatenatiprezzi correnti
valori
concatenatiprezzi correnti
valori
concatenati
2005 15.809 15.812 16.511 16.516 24.509 24.569
2006 16.414 16.076 17.200 16.803 25.331 24.986
2007 16.987 16.334 17.725 16.995 26.176 25.243
2008 17.148 16.032 17.914 16.703 26.326 24.747
2009 16.528 15.128 14.295 15.821 25.247 23.222
2010 16.574 14.980 17.445 15.787 25.678 23.527
2011 16.601 14.841 17.689 15.945 26.003 23.518
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Fig. 10 ‐ Evoluzione del Valore Aggiunto nel periodo 2005‐2011.
‐6%
‐4%
‐2%
0%
2%
4%
6%
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Campania Italia
Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2005‐2011 (Valori concatenati. Anno di riferimento 2005).
‐20%
‐15%
‐10%
‐5%
0%
5%
10%
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Agricoltura Industria Servizi
Fig. 11 ‐ Evoluzione del Valore Aggiunto per settore nel periodo 2005‐2011. Campania (*)
Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2005‐2011 (*) Valori concatenati. Anno di riferimento 2005
Sistema della conoscenza, ricerca e servizi di consulenza La Campania è il principale polo di ricerca del Sud, con una nutrita presenza di Università, Istituti ed Enti Ricerca sia pubblici che privati (IS2) le cui reti relazionali appaiono tuttavia piuttosto frammentate.
La platea di soggetti privati (dottori agronomi e forestali, cooperative, consorzi e associazioni produttori, OP, produttori di mezzi tecnici, industria alimentare, ecc.) che agiscono nel campo della consulenza/innovazione è molto ampia ma, nel complesso, scarsamente coordinata internamente e con il mondo della ricerca. I servizi offerti sono principalmente di carattere tecnico, e difficilmente evolvono verso temi legati alla gestione, marketing, commercializzazione, finanza, ecc.
Il ruolo della Regione, in tale contesto, è rilevante, con:
‐ un sistema di consulenza (all'Irrigazione, alla Fertilizzazione, Lotta Fitopatologica ecc.) molto articolato ma, talvolta, poco utilizzato dagli agricoltori;
‐ il sostegno ad iniziative di cooperazione nell’ambito del PSR 2007‐13 (IS3) dove, però, la partecipazione del mondo agricolo è relativamente limitata e concentrata su innovazioni di processo; limitata è anche la partecipazione ai corsi formativi e servizi di consulenza (Misure 111, 331 e 114, IS5, IS6, IS7)
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Il 5,7% delle risorse del bilancio regionale a favore del settore agricolo è destinato al finanziamento di attività di ricerca e sperimentazione (media Italia: 6,0%). La quota di risorse destinate ad attività di assistenza tecnica è decisamente inferiore alle medie nazionali (IS1).
Fig. 12 – Distribuzione dei Dipartimenti degli Atenei in Campania
Fig. 13 – Misura 124 PSR Campania 2007‐2013. Ripartizione dei progetti secondo il tipo di innovazione
Fonte: elaborazione INEA su dati Regione Campania, 2013
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Fig. 14 ‐ Attività di spesa delle Regioni a favore del settore agricolo ‐ Stanziamenti definitivi di competenza 2010Fonte: INEA, Annuario dell’Agricoltura 2011 ‐ (Migliaia di euro)
Ricerca e sperimentazione
Assistenza tecnica Altre aree di spesa Totale
Campania 23.599 5,7% 21.495 5,2% 370.376 89,1% 415.469
Sud‐Isole 77.992 3,0% 402.748 15,7% 2.087.431 81,3% 2.568.172
Italia 280.065 6,0% 694.873 14,9% 3.694.263 79,1% 4.669.200
Governance locale e programmazione La Campania è articolata amministrativamente in 5 Province e 551 comuni (51 dei quali aggregati in 11 Unioni di Comuni al momento individuate).
La L.R. 13/2008 ha inoltre individuato 45 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) quali aggregati omogenei dal punto di vista amministrativo, urbanistico, storico‐culturale e produttivo, alla base della pianificazione territoriale regionale (PTR).
In ambito agricolo‐forestale la Regione dispone di un articolato sistema di programmazione/produzione normativa di grande rilievo per l’attuazione delle politiche di sviluppo rurale (es: Piano irriguo; Reg. n. 5/2010 su attività di raccolta e commercializzazione di materiali forestali; L.R. n. 22/2012 in materia di agricoltura sociale, fattorie ed orti sociali, ecc.). Tuttavia, l’eccessiva frammentazione delle competenze ed una generale difficoltà degli enti deputati a programmare e coordinare le dinamiche di sviluppo territoriale (esempio evidente: aree protette, aree forestali, IS43, IS44) ne vanificano spesso le potenzialità.
In tale contesto il PSR 2007‐13 ha sostenuto iniziative di programmazione locale (PIF, PIRAP) che si aggiungono alla consolidata attuazione dell’approccio Leader, con 13 Gal che operano su una superficie pari a circa i 2/3 del territorio regionale (IS70) ed associano in totale 582 partner. L’attuazione dell’Asse 4 mostra alcune difficoltà, dovute alla complessità procedurale ed alla gracilità finanziaria dei Gal, che rallentano l’attuazione delle operazioni, specie quelle non coperte da anticipazioni.
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Gal Prov. Comuni Popolazione Superficie Densità Soci Dotazione PSL
n. n. kmq ab/kmq n. Meuro
1 Alto Casertano CE 28 129.249 1.382 93,5 17 7,3
2 Alto Tammaro BN 11 20.560 360 57,1 27 5,0
3 Cilento Regeneratio SA 38 91.736 958 95,8 155 8,6
4 Colline salernitane SA 10 73.476 334 220,1 18 7,2
5 Casacastra SA 24 59.561 761 78,2 38 6,6
6 Cilsi AV 17 40.241 754 53,4 18 6,6
7 I sentieri del buon vivere SA 27 68.657 1.054 65,2 23 6,6
8 Irpinia AV 48 139.408 1.352 103,1 15 7,8
9 Partenio AV 27 67.840 288 235,6 17 6,6
10 Serinese Solofrana AV 10 55.988 168 333,9 17 4,5
11 Taburno BN 23 82.189 438 187,9 22 6,6
12 Titerno BN 15 46.326 347 133,5 16 6,6
13 Vallo di Diano SA 15 61.324 718 85,4 199 6,6
Totale Gal Campania 293 936.555 8.913 105,1 582 86,6
% rispetto a totale regionale 53,2% 16,2% 65,6% 24,8%
Fig. 15 ‐ Gruppi di Azione Locale in Campania 2007‐2013Fonte: elaborazioni INEA su dati Rete Rurale Nazionale ‐ Task Force Leader, 2011
Contesto settoriale
Aziende e superfici In Campania sono attive 136.872 aziende (IS9), (‐41,6% rispetto al 2000). La diminuzione ha interessato prevalentemente la classe di dimensione inferiore ai due ettari di SAU (IS10).
La SAT occupa circa il 53% della superficie regionale (‐13,8% rispetto al 2000) (IS8); la SAU 549.270 ettari (‐6,3%). Si osservano dinamiche abbastanza differenziate tra le diverse aree, con una preoccupante regressione degli spazi agricoli nei poli urbani (A) e, in misura meno intensa, nelle aree D, ed un incremento di SAT e SAU nelle aree rurali ad agricoltura intensiva (B).
Per effetto di tali dinamiche, aumenta la dimensione media aziendale in termini di SAU (da 2,5 a 4,0 ha) (IC17). Ciò non si traduce necessariamente in un rafforzamento dell’intero sistema agricolo, ma il processo di ristrutturazione è sistemico e diffuso ovunque. Emerge, comunque, un’estrema frammentazione (specie nelle aree più urbanizzate): oltre il 60% delle aziende detiene meno di 2 ettari, e solo lo 0,6% ha oltre 50 ettari (IS12).
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AreeAziende SAU SAT
2010 2000 var. (%) 2010 2000 var. (%) 2010 2000 var. (%)
A 2.234 5.795 ‐61,4% 4.769,49 6.169,26 ‐22,7% 5.790,30 7.788,84 ‐25,7%
B 25.605 51.427 ‐50,2% 96.426,56 93.296,30 3,4% 105.461,99 104.023,71 1,4%
C 79.477 131.664 ‐39,6% 240.129,59 258.870,48 ‐7,2% 320.160,87 371.138,74 ‐13,7%
D 29.556 45.449 ‐35,0% 207.944,84 227.661,37 ‐8,7% 290.965,21 354.858,46 ‐18,0%
Campania 136.872 234.335 ‐41,6% 549.270,48 585.997,41 ‐6,3% 722.378,37 837.809,75 ‐13,8%
Italia 1.620.884 2.396.274 ‐32,4% 12.856.048 13.181.859 ‐2,5% 17.081.099 18.766.895 ‐9,0%
Fig. 16 ‐ Aziende agricole, Superficie Agricola Utilizzata e Superficie Agricola Totale, 2010 Fonte: Elaborazioni INEA su dati ISTAT
Area 0 0,01‐1,99 2‐4,99 5‐9,99 10‐19,99 20‐49,99 50‐99,99 100 e più Totale
A 0,4% 72,2% 19,2% 5,5% 1,5% 0,9% 0,2% 0,0% 100,0%
B 0,1% 59,5% 21,8% 10,5% 5,2% 2,3% 0,4% 0,1% 100,0%
C 0,2% 66,2% 21,8% 7,5% 2,9% 1,0% 0,2% 0,2% 100,0%
D 0,2% 44,1% 25,2% 14,3% 9,4% 5,4% 1,1% 0,4% 100,0%
Campania 0,2% 60,3% 22,5% 9,5% 4,7% 2,2% 0,4% 0,2% 100,0%
Italia 0,3% 50,6% 22,1% 11,5% 7,4% 5,4% 1,8% 1,0% 100,0%
Fig. 17 ‐Numero di aziende per classe di SAU espressa in ettari, 2010Fonte : Elaborazioni INEA su dati ISTAT
Fig. 18 ‐ Dimensione media aziendale per macroarea espressa in ettari di SAU, anno 2010 e confronto con il 2000
‐ 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00
A
B
C
D
Campania
2010 2000
Fonte : Elaborazioni INEAsu dati ISTAT
Ordinamenti produttivi
Coltivazioni agrarie
La Campania non è caratterizzata da monocolture o indici di specializzazione agricola elevati. Ciascun sistema locale si presenta con una gamma produttiva piuttosto ampia. I seminativi sono il gruppo di coltivazioni preminente ed occupano il 48,8% della SAU; seguono le legnose agrarie con il 28,7% e i prati permanenti e pascoli con il 21,3% (IC18). Sono da considerare, inoltre, gli impianti di arboricoltura da legno (IS42)
Riguardo ai seminativi, rispetto al quadro nazionale l’offerta campana si caratterizza per una maggiore presenza superfici destinate a produzioni orticole, in forme intensive, che alimentano anche un significativo
16
indotto. Analogamente, un ruolo rilevante assumono le produzioni florovivaistiche (in particolare: fiori recisi, mentre quelle vivaistiche, in particolare forestali, appaiono deboli). Il settore tabacchicolo vive un periodo di profondo ridimensionamento (IS34, IS35, IS52).
Le coltivazioni permanenti (olivo e vite, in particolare, nonché frutta e agrumi in alcuni areali) impegnano l’80,7% delle aziende campane e caratterizzano l’offerta soprattutto delle aree collinari. I prati permanenti e pascoli hanno visto incrementare le superfici nel decennio 2000‐2010 (+6,3%).
Nel complesso, il 2,6% della SAU è condotto con pratiche di agricoltura biologica (IC19) ed appena 245 aziende conducono allevamenti biologici (IS18).
Infine, la superficie irrigua, concentrata prevalentemente nelle aree di pianura, comprende oltre 84.942 ettari (15,37% della SAU regionale) (IC20).
Zootecnia
Le aziende con allevamenti sono il 10,7% del totale delle aziende agricole, e sono diminuite del 62% rispetto al 2000, ma la flessione in termini di capi allevati è meno evidente e si registrano incrementi nel comparto bufalino (IS16, IS17). Per quanto riguarda gli UBA, si registra un valore pari a 461.312,8 (IC21). In particolare:
‐ si allevano 182.630 capi bovini, pari al 3,3% di quelli censiti in Italia. La dimensione media della stalla è piuttosto ridotta (19,6 capi/azienda).
‐ gli allevamenti bufalini sono 1.409 (+8,6% rispetto al 2000) e contano 261.506 capi (+100%). Ciò rafforza la posizione della Campania nello scenario nazionale: il 72,6% dei capi e il 57,9% delle aziende.
‐ si segnala il notevole processo di ristrutturazione in atto nei comparti suinicolo e avicolo ed anche, seppur in forma meno evidente, in quello ovicaprino;
SAU 2010 SAU 2000 var %
Seminativi 267.838,65 291.252,00 ‐8,0%
Cereali 112.510,73 141.218,00 ‐28,8%
Ortaggi 29.124,60 25.294,00 ‐8,8%
Foraggere 99.712,08 79.995,00 24,6%
Piante industriali 9.307,64 13.712,00 ‐32,1%
Fiori e piante o. 1.330,06 1.178,00 ‐14,2%
Altre 15.853,55 29.855,00 14,4%
Legnose Agrarie 157.486,15 176.493,17 ‐10,8%
Vite 23.281,44 29.264,00 ‐20,4%
Olivo 72.623,30 73.241,00 ‐0,8%
Agrumi e fruttiferi 60.684,56 72.968,00 ‐16,8%
Altre 896,85 1.020,17 ‐12,1%
Prati permanenti e pascoli 120.434,11 113.333,16 6,3%
Orti familiari 3.511,57 4.919,08 ‐28,6%
Totale 549.270,48 585.997,41 ‐6,3%
Fig. 19 ‐ Superficieagricolautilizzataper principali coltivazioni, 2010Fonte: elaborazioni INEA sudati ISTAT 2010
17
Aree
SAT
Totale SATSAU
Totale SAUarboree da legno
boschialtra
superficieseminativicoltivazioni
legnoseorti familiari
prati
permanenti e pascoli
A 32,0% 46,2% 0,8% 3,5% 82,4% 0,7% 6,0% 10,9% 100,0%
B 57,8% 30,0% 0,3% 3,4% 91,4% 0,4% 2,2% 5,9% 100,0%
C 26,2% 31,0% 0,7% 17,1% 75,0% 0,6% 18,5% 5,9% 100,0%
D 41,6% 8,3% 0,4% 21,2% 71,5% 0,6% 23,9% 4,0% 100,0%
Campania 37,1% 21,8% 0,5% 16,7% 76,0% 0,6% 18,2% 5,2% 100,0%
Fig. 20 ‐ Superfici agricolee principali utilizzazioni permacroarea (%su totaleSAT per area). 2010Fonte: elaborazioni INEA sudati ISTAT 2010
AreeAziende con allevamenti
Bovini Bufalini Equini Ovini
Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi
A 135 54 681 5 451 45 199 11 926 B 1.485 450 13.383 933 184.869 116 997 77 19.569 C 7.126 4.794 79.673 332 54.877 704 2.518 1.247 76.393 D 5.578 4.035 88.893 139 21.309 464 2.551 1.826 84.466
Campania 14.324 9.333 182.630 1.409 261.506 1.329 6.265 3.161 181.354
Fig. 21 ‐Numero di aziendeconallevamenti per specie e capi allevatiFonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT 2010
AreeCaprini Suini Conigli Avicoli
Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi Aziende Capi
A 11 501 19 351 26 2.875 36 47.583 B 43 1.873 63 2.259 24 17.912 79 1.631.392 C 871 20.514 1.080 56.028 385 85.342 915 1.121.697 D 526 13.163 682 27.067 238 263.176 506 1.000.013
Campania 1.451 36.051 1.844 85.705 673 369.305 1.536 3.800.685
bovini bufalini equini ovini caprini suini conigli avicoli
A 86,1% ‐4,2% 275,5% 0,4% 351,4% 32,5% ‐77,5% ‐79,7%
B ‐26,9% 95,9% 68,1% 75,5% 111,6% ‐55,3% 31,3% ‐20,0%
C ‐18,6% 108,2% 11,3% ‐6,9% ‐17,3% ‐40,9% ‐52,8% ‐48,7%
D ‐7,2% 123,4% 24,0% ‐35,9% ‐37,4% ‐18,1% ‐28,1% 25,1%
Campania ‐14,0% 100,0% 26,1% ‐19,7% ‐23,0% ‐35,7% ‐35,6% ‐27,7%
Fig. 22 ‐Variazioni percentuali del numerodi capi, per specie, 2010/2000Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT2010
18
PROVINCE
COLTIVAZIONI BIOLOGICHE
Totale
Di cui SAU
in fase di conversione
al biologico
Prati permanenti e
pascoliVite Olivo Agrumi Fruttiferi
Altre
coltivazioni
Caserta 17 64 147 6 279 5 374 13
Benevento 17 143 201 ‐ 26 6 296 13
Napoli 2 36 40 43 37 2 99 2
Avellino 20 79 100 ‐ 220 4 314 6
Salerno 79 177 507 51 264 14 699 20
CAMPANIA 135 499 995 100 826 31 1.782 54
Sud 2.041 3.771 14.074 2.827 3.604 249 18.517 577
Isole 2.599 1.663 4.957 1.904 2.046 249 9.007 404
ITALIA 8.192 9.878 25.063 4.765 10.947 1.318 43.367 1.917
Fig. 23a ‐ Aziendeche applicano ilmetododi produzionebiologicaallecoltivazioni per tipologiadi coltivazioneeprovinciaFonte Istat 6°CensimentoAgricoltura
Anno ‐ ettari di superficie
Tipologia 2012 2011 2010
Cereali 2.470 1.482 1.902
Colture proteiche, leguminose, da granella 167 188 145
Piante da radice 4 6 5
Colture industriali 65 41 48
Colture foraggere e altri seminativi 1.971 3.427 2.091
Ortaggi 642 582 800
Frutta 791 574 581
Frutta in guscio 6.374 5.678 5.136
Agrumi 74 61 254
Vite 772 742 708
Olivo 3.191 3.166 3.436 altre colture permanenti 2.841 211 5.619
Prati e pascoli (escluso il pascolo magro) 3.288 1.624 1.840
Pascolo magro 1.742 nd nd
Terreno a riposo 470 nd nd
Totale 24.862 23.410
Variazione % anno precedente 6,2
Fig. 23b ‐ Superfici dedicatealle principali produzioni biologiche(ettari), 2010‐ 2012Fonte: SINAB
19
Fig. 24 ‐Distribuzione operatori agricoltura biologica, 2011Fonte: Elenco Regionale Operatori Agricoltura Biologica (ERAB)
0
50
100
150
200
250
300
350
400
Biologiche
In conversione
Miste
Silvicoltura e utilizzo di aree forestali
La superficie forestale (IFNC, 2005), è di 445.274 ettari, di cui 384.395 classificati come bosco e 60.879 come altre terre boscate. La superficie boscata è per il 52,3% di proprietà privata, il restante 47,7% è pubblica.
Dal 2000, si sono sviluppati 44.437 incendi, per una superficie percorsa di oltre 89.300 ettari, di cui 46.000 boscati. (IS50)
Bosco(di cui boschi
alti)Altre terreboscate
SuperficieForestale totale
Avellino 72.912 72.543 10.020 82.932
Benevento 43.083 43.083 876 43.959
Caserta 70.009 69.221 3.303 73.312
Napoli 11.707 11.377 2.946 14.653
Salerno 186.685 183.777 43.734 230.419
Campania 384.396 380.001 60.879 445.275
Fig. 25 – Categorie inventariali BoscoedAltre terre boscate(superfici in ha), 2005Fonte: Inea, 2012
Nel settore della silvicoltura operano 305 unità locali, che impiegano 483 addetti. La dimensione media aziendale è quindi molto ridotta e la debolezza strutturale si manifesta anche in una inadeguata dotazione tecnologica (IS53). Il numero di lavoratori temporanei per il comparto silvicoltura ed utilizzo di aree forestali è leggermente aumentato rispetto al 2000.
Il volume prodotto di legname è di oltre 294.000 metri cubi. La gran parte (69%) viene utilizzata per la combustione, mentre il legname da lavoro si ripartisce in tondame grezzo (29%), legname per pasta e pannelli (3,3%) ed altri assortimenti (68%). La cubatura di latifoglie è molto elevata (oltre il 99%) rispetto
20
alle conifere. Queste ultime sono destinate a successive lavorazioni, mentre per le latifoglie è prevalente l’utilizzo energetico.
LegnamedalavoroLegnaper
combustibiliTotaleTondame
grezzo Legname per pasta e
pannelliAltri
assortimentiTotale
26.240 3.002 61.894 91.136 202.912 294.04828,79% 3,29% 67,91% 100% 69,01% 100%
Fig. 26 ‐Utilizzazioni legnose forestali per assortimento (metri cubi) e % sul totale ‐ Anno 2011 Fonte: Agri Istat, 2011.
L’industria dei prodotti in legno e carta, stampa, impegna circa 3.900 unità locali e poco meno di 13.500 addetti. Nel macro settore dell’industria del legno e dei prodotti derivati (esclusi i mobili), sia le unità attive che gli addetti sono diminuiti.
Riguardo all’interscambio internazionale dei prodotti della silvicoltura, emerge una posizione di netta dipendenza dall’estero: il saldo normalizzato è infatti pari a ‐84,3%. (IS25, IS26)
La spesa delle Regione Campania a favore del settore forestale è diminuita di quasi 2/3 (da 95,5 a 37,8 meuro) nel 2011. L’attività forestale sul totale delle attività agricole, comunque, mantiene una quota elevata, sebbene decrescente (dal 52% del 2010 al 45% del 2011).
Il profilo economico
Nel 2011 il valore della produzione agricola è di circa 3,5 miliardi di euro. La performance è fortemente condizionata dai consumi intermedi, il cui peso è di poco inferiore ai 2 miliardi di euro (IC27‐IS22). Relativamente differenti sono invece le dinamiche che interessano la silvicoltura. Al 2012, la produzione silvicola vale circa 69 meuro, in lieve aumento rispetto al 2005; i consumi intermedi si riducono di circa un quinto ma il comparto non ne trae profitto a causa di una produzione tendenzialmente stagnante (IS23).
21
Fig. 27.a ‐ Produzione, consumi intermedi e valore aggiunto dell’agricoltura (numeri indici: 2005=100) ‐ Fonte ns elaborazioni su dati Istat
Fig. 27.b ‐ Produzione, consumi intermedi e valore aggiunto della silvicoltura(numeri indici: 2005=100) ‐ Fonte ns elaborazioni su dati Istat
60,0
80,0
100,0
120,0
140,0
160,0
180,0
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
produzione di beni e servizi a prezzi base
consumi intermedi ai prezzi di acquisto
valore aggiunto ai prezzi base
Poco più della metà delle aziende agricole appartiene alle classi di dimensione economica inferiori ai 4.000 euro, mentre appena il 2,9% supera i 100.000 euro (IC17). Nelle aree A e B si riscontra un maggior numero di aziende appartenenti alle classi medio‐alte.
Il valore degli investimenti fissi lordi nel settore primario (2011) è pari a 564,7 meuro, in decisa diminuzione rispetto al 2001 (‐39,5%, dato ben più negativo di quello nazionale, pari al ‐7,0%) (IC28). Ciò deriva anche dalle difficoltà di accesso al credito (IS21).
Si riscontra un basso livello di informatizzazione (IS11) ed uso internet.
22
Aree0 euro
0,01 ‐1.999,99
euro
2.000,00 ‐
3.999,99 euro
4.000,00 ‐
7.999,99 euro
8.000,00 ‐
14.999,99 euro
15.000,00 ‐
24.999,99 euro
25.000,00 ‐
49.999,99 euro
50.000,00 ‐
99.999,99 euro
100.000,00 ‐
249.999,99 euro
250.000,00 ‐
499.999,99 euro
500.000,00 euro
e più
A 2,7% 22,3% 14,1% 15,7% 14,4% 10,3% 9,6% 6,7% 3,2% 0,8% 0,1%B 2,5% 22,2% 12,5% 13,4% 11,6% 9,0% 10,8% 8,7% 6,5% 1,9% 0,8%C 0,7% 36,5% 19,7% 16,9% 10,9% 6,1% 5,3% 2,7% 1,0% 0,2% 0,1%D 0,9% 30,7% 20,1% 17,9% 11,8% 7,2% 6,9% 3,0% 1,1% 0,3% 0,1%
Campania 1,1% 32,3% 18,4% 16,4% 11,3% 7,0% 6,7% 3,9% 2,1% 0,6% 0,2%Italia 1,5% 30,5% 16,3% 14,6% 10,9% 7,4% 7,9% 5,5% 3,7% 1,1% 0,7%
Fig. 28 ‐Numerositàdelle aziendeper classi di dimensioneeconomica (%). (2010)Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
‐
2.000,0
4.000,0
6.000,0
8.000,0
10.000,0
12.000,0
Fig. 29 ‐Valore della produzione standard per ettaro di SAU (2010)Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
Fig. 30 ‐ Il contributo delle macroaree nella determinazione del valore della produzione standard (2010)
2,0%
42,8%
37,6%
17,6%
A B C D
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
23
La cooperazione riveste una fondamentale importanza nel favorire processi di aggregazione, in chiave competitiva, delle filiere agro‐alimentari. In Campania si registra una forte coesione tra le aziende dei comparti ortofrutticolo e tabacchicolo. In particolare, le 27 OP ortofrutticole coinvolgono oltre 3400 soci e totalizzano un valore della produzione commercializzata di oltre 241 meuro, mentre quelle tabacchicole rappresentano il 50% delle OP del tabacco in Italia. (IS36)
Nel complesso, la Campania vanta posizioni di leadership nazionale in alcuni comparti (lattiero‐caseario bufalino, ortofrutta, fiori recisi, IV gamma, ecc.). Ciascun sistema locale si presenta con un paniere produttivo piuttosto ampio e diversificato ma spiccano, comunque, alcune aree fortemente specializzate ad elevato valore aggiunto (es: limoni in Penisola Sorrentina, orticoltura nella Piana del Sele, florovivaismo nella costiera vesuviana, viticoltura in Valle Telesina, ecc.).
Il valore complessivo della produzione a prezzi base è realizzato prevalentemente dal comparto orticolo e frutticolo, seguiti dalla zootecnia e dal florovivaismo (IS37)
Molti prodotti dell’agroalimentare campano sono riconosciuti con marchio d’origine (IS da 27 a 30), ed è ampia e diversificata la gamma di prodotti tradizionali riconosciuti dal Mipaaf (IS39).
In alcuni comparti la quantità di prodotti certificati è ancora esigua, anche nel comparto forestale si conferma tale quadro: non sono presenti aziende che certifichino la loro produzione (IS43).
24
Vini DOP e IGPVini DOP /DOCG Vini DOP /DOC
Taurasi Ischia
Greco di Tufo Capri
Fiano di Avellino Vesuvio
Aglianico del Taburno Cilento
Vini IGT Falerno del Massico
Colli di Salerno Castel San Lorenzo
Dugenta Aversa
Epomeo Penisola Sorrentina
Paestum Campi Flegrei
Pompeiano Costa d'Amalfi
Roccamonfina Galluccio
Beneventano Sannio
Terre del Volturno Irpinia
Campania Casavecchia di Pontelatone
Catalanesca del Monte Somma Falanghina del Sannio
Denominazioni Comparto
DOP riconosciute dall’Unione EuropeaPomodorino del Piennolo del Vesuvio OrticoloPomodoro S. Marzano dell'Agro Sarnese‐nocerino Orticolo
Cipollotto Nocerino OrticoloFico bianco del Cilento FrutticoloOlio extravergine di oliva Cilento Olivicolo‐olearioOlio extravergine di oliva CollineSalernitane Olivicolo‐oleario
Olio extravergine di oliva Irpinia ‐Collinedell'Ufita Olivicolo‐olearioOlio extravergine di oliva Penisola Sorrentina Olivicolo‐olearioOlio extravergine di oliva Terre Aurunche Olivicolo‐olearioMozzarella di Bufala Campana Lattiero‐caseario
Caciocavallo Silano Lattiero‐casearioProvolonedelMonaco Lattiero‐casearioRicotta di Bufala Campana Lattiero‐caseario
IGP registrate dall’Unione EuropeaCarciofo di Paestum OrticoloLimone Costa d'Amalfi AgrumicoloLimone di Sorrento AgrumicoloCastagna di Montella FrutticoloMarrone di Roccadaspide FrutticoloMelannurca Campana FrutticoloNocciola di Giffoni FrutticoloPasta di Gragnano CerealicoloVitelloneBianco dell'AppenninoCentrale Zootecnia‐carne
Fig. 31 ‐ Denominazioni riconosciute dall’Unione europea. (2010)
2010 2011 var.%Campania/
Mezzogiorno
Campania/
ItaliaSuperficie (Ha) 1.632 1.871 14,70 4,30 1,20Produttori 2.270 2.543 12,00 10,60 3,20Allevamenti 1.198 1.339 11,80 7,70 2,90Trasformatori 404 380 ‐5,90 20,60 5,60Impianti di tasformazione 745 651 ‐12,60 24,90 6,50Totale operatori 2.666 2.914 11,50 11,50 3,50
Fig. 32 ‐ La consistenzadelleproduzioni DOP, IGPe STG (2011)Fonte: Inea Campania
Le filiere corte e la vendita diretta sono fenomeni in forte crescita. In Campania la quota di aziende che attuano (anche marginalmente) la vendita diretta è superiore alla media nazionale (IS32, IS33).
Quanto alla bilancia commerciale (IS25, IS26) agroalimentare, il settore primario vede aumentare proprio deficit. I prodotti di colture agricole non permanenti rappresentano circa i due terzi delle esportazioni del
25
settore primario. Un forte squilibrio nella bilancia commerciale viene registrato per i prodotti vivaistici, quelli di origine animale e quelli della pesca. Sebbene di limitate dimensioni, migliora il saldo relativo alle produzioni forestali e dei prodotti della silvicoltura.
L’agroindustria presenta invece una bilancia in forte attivo e rappresenta (2013) il 28% del valore complessivo delle esportazioni regionali.
Fig. 33a ‐ Quote di prodotto vendute per comparto e canale di venditaFonte: elaborazioni Ineasu dati ISTAT.
CompartiVendita diretta in azienda Vendita diretta fuori azienda Vendita ad altre aziende
0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100% 0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100% 0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100%
orticolo 72,4 6,3 0,8 20,5 88,1 3,4 0,8 7,6 94,5 1,4 0,4 3,7
frutticolo 85,1 2,6 0,3 11,9 95,0 1,2 0,4 3,4 95,3 0,6 0,2 3,9
florovivaistico 82,2 7,7 1,2 8,9 90,8 4,4 0,9 3,8 94,0 2,6 0,7 2,7
vitivinicolo 68,3 6,4 1,0 24,3 91,4 2,8 1,8 4,0 86,4 1,1 0,4 12,1
olivicolo 59,4 6,3 1,3 33,1 86,4 5,6 0,9 7,1 91,1 0,9 0,1 7,8
zootecnia latte 92,7 0,9 0,1 6,3 98,8 0,3 0,1 0,9 97,8 0,1 ‐ 2,0
CompartiVendita ad imprese industriali Vendita ad imprese commerciali
Vendita o conferimento ad organismi associativi
0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100% 0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100% 0% 1 ‐ 50% 51 ‐ 99% 100%
orticolo 95,4 1,4 0,4 2,8 50,9 6,7 2,8 39,6 83,6 3,6 1,1 11,7
frutticolo 93,7 0,7 0,4 5,2 33,1 2,2 1,3 63,4 92,0 0,8 0,4 6,8
florovivaistico 98,9 0,6 0,1 0,5 54,1 12,1 4,6 29,2 53,6 10,6 3,9 31,9
vitivinicolo 84,1 0,5 0,5 14,9 87,7 0,6 0,5 11,2 73,2 0,9 1,2 24,8
olivicolo 81,4 0,3 0,1 18,3 82,5 0,8 0,4 16,3 89,9 0,6 1,2 8,3
zootecnia latte 50,9 0,3 0,2 48,6 67,1 0,4 0,3 32,2 91,2 0,2 0,0 8,6
Fig. 33b‐ Interscambio commerciale della Campania, Anni 2011‐2013Fonte: elaborazioni su dati ISTAT. Dati in Meuro
2011 2012 2013 2011 2012 2013
Prodotti di colture agricole non permanenti 414,9 317,7 422,3 211,4 234,1 258,5
Prodotti di colture permanenti 352,1 361,3 383,9 119,1 114,6 120,5
Piante vive 19,1 16,2 13,6 2,0 1,7 1,0
Animali vivi e prodotti di origine animale 44,4 41,0 37,6 2,8 2,4 2,7
Piante forestali e altri prodotti della silvicoltura 0,0 0,1 0,0 0,1 0,1 0,1
Legno grezzo 5,1 3,8 2,8 0,0 0,0 0,0
Prodotti vegetali di bosco non legnosi 3,0 2,6 1,7 2,7 3,1 3,3
Pesci ed altri prodotti della pesca; prodotti dell'acquacoltura 112,4 104,8 104,0 28,7 8,5 9,2
Totale Gruppi settore primario 950,9 847,5 965,9 366,8 364,6 395,4
Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne 273,5 270,0 287,0 35,3 26,5 22,9
Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati 192,4 207,9 220,3 5,7 7,7 9,8
Frutta e ortaggi lavorati e conservati 220,0 191,9 206,4 1.119,1 1.173,7 1.268,4
Oli e grassi vegetali e animali 147,5 152,3 100,6 96,9 87,7 79,8
Prodotti delle industrie lattiero‐casearie 300,2 266,6 275,5 183,1 174,6 194,6
Granaglie, amidi e di prodotti amidacei 6,5 8,0 8,2 10,2 13,8 18,4
Prodotti da forno e farinacei 27,0 27,8 30,9 376,6 412,0 430,3
Altri prodotti alimentari 96,7 86,6 97,1 199,6 209,4 183,7
Prodotti per l'alimentazione degli animali 5,3 5,5 5,1 3,5 2,9 3,4
Bevande 14,8 13,2 12,7 46,6 58,6 57,4
Tabacco 61,6 51,1 23,1 1,5 1,1 2,8
Totale Gruppi trasformazione Agroalimentare 1.345,7 1.280,8 1.266,9 2.078,1 2.168,1 2.271,4
Totale Campania 12.700,8 10.659,2 10.169,9 9.443,4 9.417,8 9.587,9
exportGruppi merceologici
Import
26
Sebbene in aumento, è ancora poco diffusa la copertura assicurativa dei rischi derivanti da eventi climatici avversi, fitopatie, epizoozie o incidenti ambientali. Il numero di aziende che ricorrono ai servizi assicurativi, e le relative superfici, è molto basso e decisamente inferiore alle medie del Sud. (IS38)
Regione 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Nord 2.887.442 2.928.072 3.346.946 4.120.903 3.953.751 4.147.993
Centro 347.048 324.031 390.085 508.020 419.505 405.835
Campania 28.202 22.588 25.161 35.230 46.837 51.520
Sud e Isole 575.732 537.029 642.775 806.473 757.789 770.054
Totale Colture 3.810.222 3.789.132 4.379.806 5.435.396 5.131.045 5.323.882
Fig. 34a – Evoluzionedel valore assicuratoper e area geografica (colturee strutture, .000 €)Fonte: Ismea
numero
certificati
superficie assicurata
(ha)
valore assicurato
€premio totale valore risarcito
Valori assoluti
Campania 1.830 4.571 29.532.716 1.584.441 762.447Sud 29.333 122.947 693.324.173 37.319.089 28.995.399
Valori %
Campania 6,2 3,7 4,3 4,2 2,6Sud 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fig. 34b‐ Dati assicurativi. Campania ‐ sud Italia (2011)Fonte: Ismea, Report assicurativo
Emergenzefitosanitarieconclamate individuateai sensi della Leggeregionalen° 4/02• Deperimento delle pinete dell’isola d’Ischia a causa della diffusione della cocciniglia greca,
Marchalina hellenica e dei coleotteri corticicoli e xilofagi (Tomicus spp., Blastophagus spp.Ortotomicus spp.)
• Riduzione della produttività degli agrumeti della penisola amalfitana‐sorrentina a causa delladiffusione del fungoPhoma tracheiphila, agente delmalseccodegliagrumi;
• Grave compromissione del patrimonio ornamentale dei giardini pubblici e privati causati dalpunteruolo rossodellapalma,Rhyncophorus ferrugineusOlivier;
• Recrudescenza della vaiolatura delle drupacee (Plum pox virus) nei comprensori frutticoli dellaregione;
• Diffusione del pericoloso cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu) neicastagnetidella regione;
Altreemergenze fitosanitariedi rilevanzaeconomicae ambientale:• Flavescenzadoratadellavite con focolai nell’Isolad’Ischia;• Cerambicide delle drupacee (Aromia bungii) il cui focolaio ricade attualmente nei comuni di Napoli,
Marano di Napoli, Pozzuoli, Monte di Procida e Quarto nonché i territori dei comuni limitrofi inquanto ricadenti in zonacuscinetto;
• Marciume delle nocciole, diffuso su tutto il territorio regionale, che sta causando rilevanti perdite;• Cancro batterico dell’actinidia (Pseudomonas syringae pv. actinidiae) presente ufficialmente nel
casertano;• Platipo del pioppo (Megaplatypus mutatus) ormai presente su molte latifoglie in Provincia di Napoli,
Caserta, Beneventoe Salerno.
Fig. 34c – Emergenze fitosanitarie inCampaniaFonte: Regione Campania
27
Profilo imprenditoriale
Il 57,6% degli imprenditori agricoli ha più di 55 anni, mentre poco più del 5% ha meno di 35 anni. Nelle aree A e C il profilo imprenditoriale è connotato da una maggiore presenza delle classi più anziane, il cui peso è relativamente basso nell’area B (IC23).
La quota dei capoazienda privi di titolo di studio o in possesso della sola licenza elementare è in forte diminuzione. Aumenta il numero di diplomati e laureati, tuttavia, il totale dei capoazienda con esperienze formative specifiche in campo agrario è inferiore alla media italiana (IC24).
Fig. 35 ‐ Capoazienda per classi di età (valori percentuali)
6.879 ; 5,0%
51.110 ; 37,3%
78.883 ; 57,6%
< 35 anni tra 35 e 54 anni 55 anni ed oltre
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT 2010
Fig. 36 ‐Rapporto tra agricoltori < 35 anni e agricoltori > 55 anni (valori percentuali)
0,0%
2,0%
4,0%
6,0%
8,0%
10,0%
12,0%
14,0%
16,0%
18,0%
20,0%
A B C D
2003
2010
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT (Censimento 2010; Indagine SPA2003)
28
Classi età Solo esperienze pratiche Formazione di base Formazione completa TotaleNumero di capoazienda
Campania Italia Campania Italia Campania Italia Campania Italia
0‐34 7 173 6.399 70.626 473 11.312 6.879 82.11135‐54 299 2.422 49.166 501.445 1645 37.660 51.110 541.52755+ 7.905 77.916 70.042 900.297 936 19.033 78.883 997.246Totale 8.211 80.511 125.607 1.472.368 3.054 68.005 136.872 1.620.884
Valori percentuali (per classe di età)
Campania Italia Campania Italia Campania Italia Campania Italia
0‐34 0,1% 0,2% 93,0% 86,0% 6,9% 13,8% 100% 100%35‐54 0,6% 0,4% 96,2% 92,6% 3,2% 7,0% 100% 100%55+ 10,0% 7,8% 88,8% 90,3% 1,2% 1,9% 100% 100%Totale 6,0% 5,0% 91,8% 90,8% 2,2% 4,2% 100% 100%
Valori percentuali (per livello di formazione)
Campania Italia Campania Italia Campania Italia Campania Italia
0‐34 0,1% 0,2% 5,1% 4,8% 15,5% 16,6% 5,0% 5,1%35‐54 3,6% 3,0% 39,1% 34,1% 53,9% 55,4% 37,3% 33,4%55+ 96,3% 96,8% 55,8% 61,1% 30,6% 28,0% 57,6% 61,5%Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%
Fig. 37 ‐ Capoaziendaperclasse di età e titolodi studio in Campania ein Italia, 2010Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT2010
Lavoro e produttività
Il settore agricolo assorbe circa 78.700 addetti, pari al 4,6% della manodopera occupata in Campania. Gli occupati in attività silvo‐forestali sono stimati in circa 3.770 (IC13).
Le attività agricole sono svolte in prevalenza dal conduttore e dai suoi familiari. La manodopera extrafamiliare (in prevalenza a tempo determinato) realizza in media il 21,4% delle giornate standard complessive (IC22). La presenza femminile è abbastanza elevata (superiore alle medie di altri settori) e ciò sia in riferimento alla forza lavoro familiare, sia a quella extra‐familiare. I conduttori sono al 38,9% donne (media Italia: 33,2%).
La media di giornate lavorative per azienda è pari a circa 142 (ossia meno di un UL per azienda, IS13). Il valore della produttività del lavoro in agricoltura (IS15) è aumentato di circa il 40% negli ultimi 10 anni ma tale dato in buona parte scaturisce dalla notevole riduzione degli occupati e dalla diffusa presenza di lavoro irregolare, prevalentemente di origine extracomunitaria. Si osserva inoltre un numero di infortuni relativamente elevato (IS20).
Nel 2011 il valore aggiunto ai prezzi di base del settore primario, per occupato, è superiore alla media nazionale: 24.690,7 euro (IC14). Nel settore silvoforestale è pari a 18.736,2 (IC15). Nell’industria alimentare (2010), è di 43.637,7 (IC16), inferiore (80,6%) alla media nazionale.
conduttore coniugefamiliari e
parenti del conduttore
altra manodopera TI
altra
manodopera TD
TOTALE
Campania10.343,5 3.091,2 1.894,2 459,4 3.704,3 19.492,753,1% 15,9% 9,7% 2,4% 19,0% 100,0%
Italia131.516,4 32.227,3 37.161,3 12.322,8 37.578,3 250.806,0
52,4% 12,8% 14,8% 4,9% 15,0% 100,0%
Fig. 38 ‐ Giornate di lavoro per categoria di manodopera aziendale. Campania ‐ ItaliaFonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT 2010. Valori assoluti in migliaia
29
Fig. 39 ‐ Valore aggiunto ai prezzi di base per unità di lavoro nel settore primario. Confronto Campania‐ItaliaFonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT ‐ dati 2011 in migliaia di euro
‐
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
Campania Italia
24,7 22,5
Fig. 40 – Valore aggiunto e investimenti fissi lordi per occupato (2005=100)
60,0
70,0
80,0
90,0
100,0
110,0
120,0
2005 2006 2007 2008 2009 2010
Va/occupato
I fissi lordi/occupato
Fonte: Inea: commercio estero dei prodotti agroalimentari, 2011
Fig. 41a ‐ Occupati agricoli totali. Confronto Campania‐Italia. Periodo 2001‐2011
‐40%
‐30%
‐20%
‐10%
0%
10%
20%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Campania Italia
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
30
Fig. 41b ‐ Andamento della produttività del lavoro nel settore primario.Campania ed in Italia. (2001‐2012)
‐10%
0%
10%
20%
30%
40%
50%
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
Campania Italia
Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT
Trasformazione agroalimentare
In Campania operano 5.903 unità locali che impegnano 29.558 addetti. La dimensione media aziendale è decisamente ridotta (5,0 addetti/U.L.) e sono poche le unità locali oltre i 50 addetti.
Di norma, specie nelle aree più interne, la dimensione di mercato delle imprese non va oltre il raggio d’azione locale, fatta eccezione per alcune iniziative (aree A e B e alcune zone dell’area C) caratterizzate da una maggiore dinamicità e presenza sui mercati anche internazionali. Inoltre:
in tutte le macroaree prevalgono le u.l. del comparto prodotti da forno;
nell’area B si rileva un’alta specializzazione nel lattiero caseario e nel conserviero e le dimensioni aziendali sono, in media, superiori alle medie regionali;
nei poli urbani il quadro appare più diversificato. Si segnala una discreta presenza di u.l. impegnate nella lavorazione delle carni, con dimensioni medie relativamente apprezzabili;
nelle aree rurali intermedie (C) si rileva una maggior presenza di u.l. della trasformazione di oli e grassi vegetali ed animali e nella produzione di bevande;
nella zona D in tutti i settori (salvo le bevande) la dimensione aziendale è inferiore alle medie regionali.
Da questa breve esposizione emerge una caratteristica comune alle diverse aree: la prossimità di filiera. Con le dovute eccezioni, il settore della trasformazione esprime, su base locale, il tipo di orientamento produttivo del settore primario.
Al 2010, il valore aggiunto dell’industria alimentare è pari a circa 1.350 milioni di euro correnti, con una riduzione di poco inferiore al 7% rispetto al 2005 (IS24).
31
Area
Totale
Alim
entari e
Bevande
Carne
e prodotti
a base di carne
Pesce, crostacei
e molluschi
Frutta e ortaggi
Oli e grassi
vegetali e
anim
ali
Industria
lattiero‐casearia
Granaglie
e
prodotti
amidacei
Prodotti da
forno e farinacei
Altri prodotti
alim
entari
Alim
entazione
degli animali
Bevande
Unità locali ‐ Valori assoluti (n)
A 1.408 78 12 41 14 98 7 906 195 2 55
B 1.473 46 4 156 30 229 8 816 130 5 49
C 2.522 101 21 162 243 267 37 1305 193 6 187
D 500 27 3 19 43 60 18 290 26 2 12Campania 5.903 252 40 378 330 654 70 3.317 544 15 303
Unità locali ‐ Valori percentuali (rispetto al totale per macroarea)
A 100,0% 5,5% 0,9% 2,9% 1,0% 7,0% 0,5% 64,3% 13,8% 0,1% 3,9%
B 100,0% 3,1% 0,3% 10,6% 2,0% 15,5% 0,5% 55,4% 8,8% 0,3% 3,3%
C 100,0% 4,0% 0,8% 6,4% 9,6% 10,6% 1,5% 51,7% 7,7% 0,2% 7,4%
D 100,0% 5,4% 0,6% 3,8% 8,6% 12,0% 3,6% 58,0% 5,2% 0,4% 2,4%
Campania 100,0% 4,3% 0,7% 6,4% 5,6% 11,1% 1,2% 56,2% 9,2% 0,3% 5,1%Addetti (n)
A 6.472 1002 120 384 99 833 75 2581 1115 35 228
B 9.200 572 7 2375 138 1850 49 2913 1079 70 147
C 12.184 813 181 2075 611 1910 109 4572 819 46 1048
D 1.702 151 10 189 69 312 44 739 102 1 85Campania 29.558 2.538 318 5.023 917 4.905 277 10.805 3.115 152 1.508
Addetti ‐ Valori percentuali (rispetto al totale per macroarea)
A 100,0% 15,5% 1,9% 5,9% 1,5% 12,9% 1,2% 39,9% 17,2% 0,5% 3,5%
B 100,0% 6,2% 0,1% 25,8% 1,5% 20,1% 0,5% 31,7% 11,7% 0,8% 1,6%
C 100,0% 6,7% 1,5% 17,0% 5,0% 15,7% 0,9% 37,5% 6,7% 0,4% 8,6%
D 100,0% 8,9% 0,6% 11,1% 4,1% 18,3% 2,6% 43,4% 6,0% 0,1% 5,0%
Campania 100,0% 8,6% 1,1% 17,0% 3,1% 16,6% 0,9% 36,6% 10,5% 0,5% 5,1%Dimensione media (addetti/UL)
A 4,6 12,8 10,0 9,4 7,1 8,5 10,7 2,8 5,7 17,5 4,1
B 6,2 12,4 1,8 15,2 4,6 8,1 6,1 3,6 8,3 14,0 3,0
C 4,8 8,0 8,6 12,8 2,5 7,2 2,9 3,5 4,2 7,7 5,6
D 3,4 5,6 3,3 9,9 1,6 5,2 2,4 2,5 3,9 0,5 7,1
Campania 5,0 10,1 8,0 13,3 2,8 7,5 4,0 3,3 5,7 10,1 5,0
Fig. 42 ‐Distribuzione delle Unità Locali e degli addetti del comparto della trasformazione agroalimentare, bevande e tabacco, per macroarea Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2011
Territorio ed economia rurale
Circa i 2/3 del territorio regionale sono ricompresi nella perimetrazione delle “Aree interne” (Accordo di Partenariato): aree con scarsi livelli di infrastrutturazione e/o difficoltà nella fruizione dei servizi essenziali (mobilità, salute, istruzione) (IS73, IS69). Tale privazione è alla base del processo di abbandono demografico, ma limita anche la possibilità di avviare percorsi di sviluppo endogeno, che intercettino le enormi potenzialità connesse alla domanda (servizi turistici, beni agroalimentari, ecc.) che muove dalla fascia costiera.
Si registra, inoltre, una diffusione della banda larga ancora limitata in alcune aree (IS72).
32
Fig. 43 ‐ Aree interne inCampania(Accordodi Partenariato 2014‐2020)
Fig. 44 ‐ Aree coperte da infrastrutture per la banda larga ed aree in digital divide (2013)Fonte: MiSE, 2013
Legeda:
Banda larga ADSLWirelessDigital divide
L’infrastrutturazione turistica è sviluppata soprattutto lungo la fascia litoranea, per la presenza di grandi attrattori. Nelle aree interne le presenze turistiche sono meno rilevanti (ma in crescita nell’ultimo decennio: IS66) e legate allo sviluppo (seppure in forma ancora embrionale e scarsamente organizzato) di forme di turismo in ambito rurale.
33
L’indagine Istat sulla capacità ricettiva degli esercizi individua 7.108 strutture, per una disponibilità di oltre 216.630 posti letto (IC30). Quelle extra‐alberghiere (5.411), dispongono di circa 102.000 posti letto, il 68,9% dei quali è collocato nell’area C, mentre nell’area D è collocato appena il 3,4%. Nelle zone rurali, ed in particolare nell’area cilentana, prevalgono gli esercizi complementari e B&B (IS67, IS68). In particolare:
gli alloggi agrituristici e country houses aumentano, anche grazie al sostegno dei programmi di sviluppo rurale. Di recente, tuttavia, si rileva un rallentamento nella crescita del loro numero;
è notevole l’incremento del numero di Bed & Breakfast (da 36 a 1.288).
2012
AreaEsercizi alberghieri
Esercizi complementari e
B&BTotale
Numero Posti letto Numero Posti letto Numero Posti letto
A 236 18.579 403 2.913 639 21.492
B 225 15.102 250 23.416 475 38.518
C 1.168 78.453 4.179 70.905 5.347 149.358
D 68 2.758 579 4.504 647 7.262
Totale Campania 1.697 114.892 5.411 101.738 7.108 216.630
Fig. 45 ‐ Capacitàdegli esercizi ricettivi per tipologia (2012)Fonte: Elaborazioni Inea su dati Istat, 2011
Maschi Femmine
Numero % Numero %Campania 444 53,4% 387 46,6%Italia 13.142 64,4% 7.271 35,6%
Fig. 46a ‐ Aziendeagrituristicheper sesso del conduttore(2011)Fonte: Istat, 2011
Fig. 46b ‐ Numero di Alloggi agrituristici e Country housese B&B in Campania, dal 2002 al 2012Fonte: Elaborazioni Inea su dati Istat, 2012
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Alloggi agrituristici e Country‐houses Bed&Breakfast
Diversificazione e attività connesse
Si rileva che 4.790 aziende agricole (il 3,5% del totale) diversificano il proprio reddito svolgendo una o più attività connesse (IS19). Alcune di queste sono riconducibili alle attività agricole in senso stretto, e vengono realizzate generalmente per ottimizzare la capacità dei fattori produttivi aziendali. In altri casi, le attività svolte prevedono una diversificazione orizzontale o verticale, verso prodotti/servizi contigui, ma non collegati alla gestione agricola in senso stretto. Infine, in altre circostanza le strategie di diversificazione
34
contemplano l’uso di tecnologie non connesse ai normali processi produttivi agricoli e rivolte a segmenti di mercato nuovi (diversificazione conglomerale).
Attività connesseAree
A B C D CampaniaAltre attività agricole 19 202 608 356 1.185
Turismo rurale e accoglienza 20 115 704 253 1.092
Integrazione a valle e servizi 29 510 1.924 654 3.117
Beni e servizi green 36 44 110 52 242
Diversificazione conglomerale 1 15 80 36 132
Tutte le voci 82 799 2.763 1.146 4.790
Fig. 47 ‐ Aziende edattività connesse (aggregazione peraree di diversificazione). (2010)Fonte: elaborazioni INEA su dati Istat, 2010
Contesto ambientale
Agricoltura e sistemi naturali La superficie regionale (CLC, 2006) è destinata per il 55% ad aree agricole, per il 28,2% ad aree forestali e per il 6,7% ad aree artificiali (IC31). Il 3,9% è destinato a pascoli naturali, il 2,1% è rappresentato da aree naturali ed infine lo 0,2%, è classificato come altra area. In particolare, le aree gestite con input di elevata intensità (IC33) rappresentano il 29,6% della SAU regionale (media Italia = 23,7%). La superficie forestale è 445.270 ettari (IC29).
Va segnalata la profonda (e caotica) modifica dei paesaggi e dell’uso del suolo, specie negli ultimi 4 decenni, che vede competere le attività agroforestali con usi residenziali, infrastrutturali, commerciali, con un deciso aumento delle superfici artificiali ed una corrispondente perdita in termini di biodiversità, qualità del suolo, ecc. (IS55) Tale quadro è completato da una difficoltà a garantire la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali attraverso la programmazione e pianificazione pubblica forestale e delle aree Natura 2000 (IS44).
Ricade nelle zone svantaggiate il 69,3% della SAU regionale (IC32).
35
112.412
20.200
1861
1961
2006
Aree urbanizzate(Ettari)
10.800
Anno
Consumo di suolo 1861/2009
Fig. 48 ‐ Espansione delle aree urbanizzate in Campania nel periodo 1861/2009
Fonte: Regione Campania
Assessorato al Governo del Territorio: Una campagna per il futuro (2008)
Aree protette La Campania presenta un’elevata biodiversità animale e vegetale (IS40, IS41), testimoniata da un diffuso sistema di aree protette.
Le aree Natura 2000 (124 siti tra ZPS, SIC, SIC/ZPS) si estendono su 398.135 ettari, ossia il 29,3%, del territorio regionale. La superficie terrestre complessiva dei Parchi e Riserve Naturali, (Nazionali e regionali), è di circa 350.000 ettari (IS45). Il 57,4% della superficie forestale regionale ricade in aree Natura 2000 (IC34).
La quota di SAU in area Natura 2000 è pari a 22,6 (Italia = 18,3%) (IC33). Lo stato di conservazione degli habitat agroforestali nei SIC della rete Natura 2000 (IC36, IS46), è eccellente o buono nell’86,5% dei casi.
Le aree agricole di elevato valore naturalistico interessano una superficie del 10% circa della SAU stimata su base cartografica (CUAS, 2009) (IC37). Il 40,6% della SAU campana è coltivata per generare agricoltura ad alto valore naturale (media Italia: 51,3%).
Superficietotale
Area Natura 2000 Area Parchi Naz_Reg Area Riserva Naturale Totale area protetta
Km2 Km2 % Km2 % Km2 % Km2 %A 407,6 9,9 2,4% 5,8 1,4% ‐ 0,0% 15,6 3,8%B 2.162,1 149,9 6,9% 92,0 4,3% 31,9 1,5% 206,2 9,5%C 6.304,0 1.539,5 24,4% 1.770,3 28,1% 43,4 0,7% 2.328,9 36,9%D 4.797,3 2.005,7 41,8% 1.491,5 31,1% 25,2 0,5% 2.197,7 45,8%Campania 13.670,9 3.705,0 27,1% 3.359,6 24,6% 100,5 0,7% 4.748,4 34,7%
Fig. 49 – Aree protette permacroarea, 2013Fonte: elaborazioni INEA su dati Autorità AmbientaleNota: i valori percentuali si intendono rispetto alla Superficie totale dellamacroarea
36
Fig. 50 – Stato di conservazione degli habitatagroforestali nei SIC Natura 2000Fonte: elaborazioni INEA su dati Autorità Ambientale
classe di appartenenza Ettari %
“A” Eccellente 110.576 30,40%
“B” Buono 203.716 56,10%
“C” Medio‐ridotto 30.591 8,40%
“non specificato” 18.328 5,10%
Usi del suolo (CUAS 2009) Area (ha) Area (% )Seminativi 30.683,8 8,3Colture legnose permanenti 22.339,5 6,0Sistemi agricoli complessi 9.809,6 2,6Pascoli 58.943,1 15,9Boschi e arbusteti 240.588,3 64,9Spazi naturali 421,7 0,1Aree urbanizzate 3.713,0 1,0Corpi idrici 4.043,0 1,1Totale 370.542,1 100,0
Fig. 51 ‐Gli usi agroforestali dei suolonellaRete Natura2000Fonte: PTR Campania
Aree agricole di elevato valore naturalistico Sup. (ha) Sup.(%)
Seminativi e praterie delle conche carsiche e dei pianori sommitali dei rilievi
appenninici6.779 8,2
Praterie di ricolonizzazione e pascoli sfalciabili dei rilievi collinari 35.513 43,0
Praterie dellapianura alluvionale e costiera 4.516 5,5
Mosaici agricoli e agroforestali complessi e castagneti da frutto dei rilievi collinari,
vulcanici e montani, complementari ad habitat a più elevata naturalità42.589 51,5
Totale 82.618 100,0
Fig. 52 ‐Aree agricoledi elevatovalore naturalisticoFonte: elaborazioni da CUAS 2009 e PTR Campania
37
Fig. 53a ‐ Distribuzione del patrimonio forestale regionale
[Fonte: AS‐CUAS (Aggiornamento Satellitare ‐Carta dell’Utilizzazione Agricola del Suolo), Regione Campania, Settore SIRCA ‐2008]
Fig. 53b ‐ Piani di Assestamento Forestale in Regione Campania[Fonte: Regione Campania]
PIANI DI ASSESTAMENTO FORESTALI VIGENTI N. 64
Totale superficie Assestata ‐ Ha
Totale Bosco ‐PAF ‐ Ha
Castagneto da frutto
Totale pascolo ‐PAF ‐ Ha
Altra Superficie
52.419,13 38.050,00 274,70 12.681,93 1.412,50
PIANI DI ASSESTAMENTO FORESTALI IN ISTRUTTORIA N. 81
Totale superficie Assestata ‐ Ha
Totale Bosco ‐PAF ‐ Ha
Castagneto da frutto
Totale pascolo ‐PAF ‐ Ha
Altra Superficie
53.821,89 40.393,77 209,45 10.668,74 2.549,94
PIANI DI ASSESTAMENTO FORESTALI SCADUTI N. 77
Totale superficie Assestata ‐ Ha
Totale Bosco ‐PAF ‐ Ha
Castagneto da frutto
Totale pascolo ‐PAF ‐ Ha
Altra Superficie
71.000,61 48.106,18 433,12 19.014,02 3.447,29
PRELIMINARI DI PAF PSR N. 40
Totale superficie Assestata ‐ Ha
Totale Bosco ‐PAF ‐ Ha
Castagneto da frutto
Totale pascolo ‐PAF ‐ Ha
Altra Superficie
8.035,50 5.787,69 35,52 2.109,87 102,43
TOTALE STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE N. 262
Totale superficie Assestata ‐ Ha
Totale Bosco ‐PAF ‐ Ha
Castagneto da frutto
Totale pascolo ‐PAF ‐ Ha
Altra Superficie
185.277,13 132.337,64 952,79 44.474,56 7.512,15
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Important Bird Areas Le aree IBA rivestono oggi grande importanza per lo sviluppo e la tutela delle popolazioni di uccelli che vi risiedono stanzialmente o stagionalmente. Allo stato attuale il 68% delle superficie IBA è stata designata come ZPS, percentuale che aumenterebbe fino al 86,6% se venissero designati i SIC ricadenti nelle IBA IS41). La percentuale di aree boscate con vincoli di tipo naturalistico è pari al 59,4% (IC38).
Farmland bird index L’andamento del FBI regionale, l’indicatore dell’andamento della popolazione delle specie di uccelli tipiche degli ambienti agricoli, è caratterizzato da una serie di oscillazioni, con valori massimi nel 2001 e 2010 e un valore minimo nel 2004. Negli ultimi tre anni l'indice è in progressiva diminuzione e per il 2012 viene calcolato di 110,9 (‐10,9% rispetto al 2000) (IC35).
Fig. 54 ‐ Farmland Bird Index. Andamento2004‐2012Fonte: LIPU
Contenuto in sostanza organica Sulla base dei dati disponibili è ragionevole ritenere che gli obiettivi di innalzamento del contenuto attuale in sostanza organica del suolo siano rilevanti in una porzione consistente delle aree destinate a colture arative (seminativi, arboreti specializzati) situate nei sistemi collinari e di pianura del territorio regionale, per una superficie stimabile in circa 520.000 ettari. A livello nazionale i dati indicano che, per quel che concerne la sostanza organica nel terreno arabile (g kg‐1) essa è di 11,3 (IC41‐IS56) in termini di carbonio organico medio con una deviazione standard di 1,3.
Rischio di erosione ed idrogeologico In sede di valutazione preliminare il rischio potenziale di erosione è più elevato nei sistemi di terre della montagna calcarea con coperture pircolastiche, che costituiscono il 27,8% circa del territorio regionale.
Si registra, per quanto riguarda i prati permanenti, una quota del 9,4% interessata da una erosione idrica, da moderata a grave, e dunque con una perdita di maggiore di 11 tonnellate annue per ettaro. Quanto alla quota di seminativi e colture permanenti interessate dallo stesso fenomeno di erosione idrica, la percentuale è di 39,8%, dato superiore a quello nazionale di circa il 9% (IC42).
In merito alla SAT, indipendentemente dalla forma di utilizzazione del terreno, la quota suscettibile di erosione, da moderata a grave, è 37,3% (Italia = 27,8%).
Le aree agroforestali caratterizzate da rischio idrogeologico elevato o molto elevato corrispondono al 17,1% della SAU regionale stimata su base cartografica (CUAS,2009, IS47).
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Le classi di uso del suolo maggiormente presenti nelle aree ad elevato rischio idrogeologico sono i seminativi (31,9%) ed i boschi (37,1%); quelle meno rappresentate sono invece i sistemi agricoli complessi (4,3%) e i pascoli (7,2%).
Fig. 55 - Aree a rischio idrogeologico
Acqua e consumi idrici Il consumo irriguo regionale annuo è pari a 347.555 mc (IC39, IS57). La fonte di approvvigionamento prevalente è l’emungimento da falda (54,9%). La captazione da corpi idrici superficiali copre il 7,3% del consumo regionale complessivo. L’approvvigionamento da schemi collettivi copre il 34,3% del consumo idrico complessivo. In Campania sono presenti reti irrigue in pressione per circa 4.077 Km e la SAU servita da Consorzi di Bonifica è pari a circa 725 kmq. (IS54, IS65)
Secondo il Rapporto sullo stato dell'ambiente ARPAC (2009) per i corpi idrici superficiali (IC40‐IS48), lo Stato ecologico dei corsi d'acqua (SECA) è “ottimo” nel 2,2% dei casi, “buono” nel 47,8% dei casi e “pessimo” nel 14,1%.
Lo Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) (IC40‐IS49) dei pozzi e sorgenti monitorati presenta valori ricadenti nella classe pregiata nel 17% dei casi e scadente nel 15,4%.
Quanto ai nitrati, il 90% dei punti di monitoraggio presenta concentrazioni superiori al valore limite (sopra i 100 mg/l) soprattutto nell'area vesuviana e flegrea ad elevata antropizzazione, e a segmenti della piana campana e di quella aversana.
Le Zone Vulnerabili ai Nitrati identificate ai sensi della Direttiva Nitrati si estendono su circa 150.600 ettari, ricalcando la distribuzione territoriale appena descritta (IS60).
Elevato fattore di rischio per le salubrità delle acque è rappresentato da rapporto capi di allevamento/SAU, (IC21).
Inoltre, la cura e la gestione sostenibile del suolo e delle acque prevede una razionalizzazione nell’uso dei prodotti fitosanitari e degli input chimici di sintesi (IS51). Nel 2011 sono state distribuite 10.178 tonnellate di prodotti fitosanitari. La quantità di principio attivo distribuita per ettaro è elevata: 11,9 kg/ha di
40
superficie trattabile (media Italia = 7,5 kg/ha). Quanto ai fertilizzanti, nel 2011 sono stati distribuiti 1.243.716 quintali, di cui il 53,2% è rappresentato da concimi minerali, il 5,5% da concimi organici ed il 11,6% di organico‐minerali, mentre gli ammendanti costituiscono il 29,7%.
Infine, porzioni del territorio di Napoli e Caserta sono sede di comportamenti illeciti (abbandono, bruciatura, seppellimento di rifiuti). Importanti detrattori ambientali (es: "terra dei fuochi") sono collocati in contesto rurale (IS74). Si tratta di una superficie delimitata (circa 850 ettari) pari a meno dello 0,1% della SAT regionale, oggetto di approfondite e rigorose indagini che si inseriscono nel processo di attuazione del DL 136/2013.
Macroarea
acque sotterranee all'interno o nelle vicinanze dell'azienda
acque superficiali all'interno dell'azienda
(bacini naturali ed artificiali)
acque superficiali al
di fuori dell'azienda
(laghi, fiumi o corsi d'acqua)
acquedotto, consorzio di irrigazione e bonifica o altro
ente irriguo con consegna a turno
acquedotto, consorzio di
irrigazione e bonifica o altro ente irriguo
con consegna a domanda
altra
fonte
tutte le
voci
A 652 68 18 46 22 94 900 B 11.718 288 247 2.330 1.616 1.119 17.318 C 6.831 1.727 1.582 2.708 2.206 2.483 17.537 D 662 327 289 748 507 470 3.003 Campania 19.863 2.410 2.136 5.832 4.351 4.166 38.758
Fig. 56a - Fonti di approvvigionamento irriguo. Numero di aziende per macroareaFonte: elaborazione dati Istat. VI Censimento agricoltura
Macroarea
acque
sotterranee all'interno o
nelle vicinanze dell'azienda
acque superficiali all'interno dell'azienda
(bacini naturali ed artificiali)
acque
superficiali al di fuori dell'azienda (laghi, fiumi o corsi d'acqua)
acquedotto, consorzio
di irrigazione e bonifica o altro ente irriguo con consegna a
turno
acquedotto, consorzio
di irrigazione e bonifica o altro ente irriguo con consegna a
domanda
altra fonte
A 72,4% 7,6% 2,0% 5,1% 2,4% 10,4%B 67,7% 1,7% 1,4% 13,5% 9,3% 6,5%C 39,0% 9,8% 9,0% 15,4% 12,6% 14,2%D 22,0% 10,9% 9,6% 24,9% 16,9% 15,7%Campania 51,2% 6,2% 5,5% 15,0% 11,2% 10,7%Italia 32,5% 6,2% 8,5% 23,2% 18,9% 10,8%
Fig. 56b- Fonti di approvvigionamento irriguo. Percentuale di aziende per macroareaFonte: elaborazione dati Istat. VI Censimento agricoltura
Macroarea
acque sotterranee all'interno o
nelle vicinanze dell'azienda
acque superficiali all'interno dell'azienda
(bacini naturali ed artificiali)
acque superficiali al di fuori dell'azienda (laghi, fiumi o corsi d'acqua)
acquedotto, consorzio di irrigazione e
bonifica o altro ente irriguo con consegna a
turno
acquedotto, consorzio di irrigazione e
bonifica o altro ente irriguo con consegna a
domanda
altra
fonte
A 1.367,07 66,36 20,25 149,14 22,07 312,11 B 49.116,84 815,67 1.305,83 10.989,95 9.237,46 3.170,73 C 11.423,53 2.581,08 4.278,44 7.018,49 5.321,32 4.094,44 D 2.410,49 652,30 919,45 3.536,55 2.409,91 1.229,85 Campania 64.317,93 4.115,41 6.523,97 21.694,13 16.990,76 8.807,13
Fig. 57a - Fonti di approvvigionamento irriguo. Superficie irrigabile (ha) per macroareaFonte: elaborazione dati Istat. VI Censimento agricoltura
41
Macroarea
acque sotterranee all'interno o
nelle vicinanze dell'azienda
acque superficiali all'interno dell'azienda
(bacini naturali ed artificiali)
acque superficiali al di fuori dell'azienda (laghi, fiumi o corsi d'acqua)
acquedotto, consorzio di irrigazione e
bonifica o altro ente irriguo con consegna a
turno
acquedotto, consorzio di irrigazione e
bonifica o altro ente irriguo con consegna a
domanda
altra fonte
A 70,6% 3,4% 1,0% 7,7% 1,1% 16,1%B 65,8% 1,1% 1,7% 14,7% 12,4% 4,2%C 32,9% 7,4% 12,3% 20,2% 15,3% 11,8%D 21,6% 5,8% 8,2% 31,7% 21,6% 11,0%Campania 52,5% 3,4% 5,3% 17,7% 13,9% 7,2%Italia 25,3% 5,9% 10,3% 26,2% 25,3% 6,9%
Fig. 57b- Fonti di approvvigionamento irriguo. Quota di superficie irrigabile per macroareaFonte: elaborazione dati Istat. VI Censimentoagricoltura
Fig. 58 ‐ Zone vulnerabili ai nitrati
42
Fig. 59 ‐ Localizzazione dei 51 sitiFonte: elaborazioni Inea su dati D.M. 11.03.2014
Agricoltura ed emissione dei gas serra I dati dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera classificate per livello di attività CORINAIR (SNAP) rilevano un aumento delle emissioni inquinanti di origine agricola.
Tale aumento è dovuto soprattutto alle emissioni di metano delle deiezioni enteriche da allevamenti bovini e bufalini, 76% del totale delle emissioni metanigene in agricoltura. A ciò si deve aggiungere anche la gestione delle deiezioni animali che incide per il 17,2%.
Il protossido di azoto è diminuito costantemente a partire dal 2000. Valore altalenante per l’ammoniaca che diminuisce rispetto al 2000, ma aumenta nel periodo 2005‐2010: le emissioni sono di circa 19.022 tonn. prevalentemente attribuibili ad allevamenti di bovini non da latte (9.361 tonn.).
Altra fonte di emissioni (IC45), ma anche di assorbimenti, sono considerate le emissioni annue complessive di biossido di carbonio (CO2), e l'emissione di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) da suoli agricoli (prati e terreni coltivati). Tale indicatore, nel 2012, è pari a ‐197,9 migliaia di tonnellate di CO2 equivalente (IS64): gli assorbimenti superano le emissioni.
43
Fig. 60 ‐Regione Campania. Emissioni nette da cambiamento di stock di carbonio (tCO2 eq.)Fonte:Elaborazione su dati Ispra
‐95,04
22,41
‐483,41
Afforestazione Riforestazione
Deforestazione Gestione forestale
Emissioni nette CO2 da cambiamento stock di carbonio ‐LULUCF under Kyoto Protocol (2011)
Gg CO2
1990 1995 2000 2005 2010
Metano 34.190,14 35.673,31 38.497,32 37.239,45 43.609,55
Ossidi di azoto 11,23 11,53 9,59 9,47 7,08
Composti organici volatili 58,34 55,14 52,86 49,10 52,12
Monossido di carbonio 370,52 375,87 310,15 300,73 216,76
Protossido di azoto 3.331,33 3.250,33 3.800,98 3.573,43 3.169,42
Ammoniaca 18.198,28 18.615,11 20.228,83 17.309,93 19.022,27
PM10 453,26 484,33 448,87 495,48 408,38
PM2,5 199,48 216,06 183,55 188,23 186,98
Fig. 61 ‐ Principali sostanze di emissione in agricoltura in Campania. Vari anni (valori in t.)Fonte: elaborazioni su dati Sinanet (In grigio i gas serra)
Bilancio energetico regionale Nel 2012, con una produzione lorda di 11.131,5 GWh di energia elettrica, la Campania non riesce a colmare il deficit energetico (‐8.432 GWh, in diminuzione da alcuni anni).
Il termoelettrico rappresenta ancora parte sostanziale della potenza efficiente lorda, ma la quota relativa è in diminuzione, mentre sono in aumento le fonti rinnovabili.
La quota di produzione lorda di energia elettrica da fonte rinnovabile, nell’anno 2011 è arrivata al 15,3%, (media Italia = 23,8%). Oltre l’idroelettrico, le FER sono rappresentate principalmente da eolico (48%), biomasse solide e liquide (24%) e fotovoltaico (9%) (IS59).
La produzione totale di energia rinnovabile da attività agricole e forestali è di 275,9 Ktep, il 26% della produzione totale da FER (IC43).
La biomassa ligneo cellulosica derivante dalla gestione forestale e dai residui estraibili (Inea, 2008) è quantificabile in circa 227.000 tonn/anno. La stima per l’utilizzo della biomassa solida in una eventuale filiera legno‐energia è di 22 MW di potenza elettrica, cui vanno aggiunti i potenziali 24 MW da effluenti zootecnici (IS61, IS62).
Sono ancora poche le aziende agricole con impianti per la produzione di energia rinnovabile, generalmente per autoconsumo; ancor meno quelle che producono un extra reddito (IS19). In prevalenza si tratta di fotovoltaico, mini‐eolico o caldaie per la sola produzione termica da biomasse solide. Lo sfruttamento dei sottoprodotti di origine agricola è ancora ben lontano dalla fase di sviluppo.
44
I consumi di energia (IC44‐IS58) sono in continuo calo da quando è iniziata la crisi economica. La quota di consumi energetici da energia rinnovabile è invece in costante incremento (3.211 GWh nel 2011).
L’agricoltura rappresenta l’1,6% dei consumi totali, mentre l’industria alimentare il 4,5%.
Fig. 62 – Bilancio energetico regionale Fonte: Terna
Fig. 63 - Consumo finale lordo elettricità da fonti di energia rinnovabile, 2005-2011(in percentuale sui consumi finali lordi di energia. Campania e Italia)
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011
FER E (%) Campania 6,8 6,9 7,0 8,1 11,3 14,3 16,4
FER E (%)Italia 16,3 15,9 16,0 16,6 18,8 20,1 23,5
0,0
5,0
10,0
15,0
20,0
25,0
%
45
Fig. 64 - Produzione elettricità da Fer in Campania. (Anno 2012)Fonte: GSE
Biogas1% Bioliquidi
14%
Biomassa Solida8%
Eolico 51%
Idraulica11%
Fotovoltaico15%
4.1.2. Punti di forza
[Massimo 10.500 caratteri = ca. 3 pagine ‐ obbligatorio ‐ Figure ammesse]
S1 Presenza di centri di competenza. Sono presenti sul territorio numerose strutture di ricerca pubbliche e private, centri di competenza. Formazione in continua crescita (IS2)
S2 Esistenza di servizi di consulenza privata (Liberi professionisti, OP, Cooperative, Industrie di trasformazione). In Campania sono abbastanza diffuse le attività di consulenza sia a livello professionale, sia nell’ambito di soggetti collettivi, sia nell’ambito di strutture produttive (IS4, IS36)
S3 Esperienza nella cooperazione maturata nella programmazione 2007‐2013 e nei PSL LEADER. La recente esperienza ha permesso di avvicinare soggetti tradizionalmente “distanti”, creando reti di relazioni tra imprese agricole e centri di ricerca (IS3) (IS70)
S4
Presenza di alcune filiere forti e di posizioni di leadership a livello nazionale. Nell’ambito della filiera lattiero casearia (bufalina), delle produzioni frutticole ed orticole, delle coltivazioni florovivaistiche (fiori recisi), nonché prodotti ad elevato contenuto di servizio (ad esempio la IV Gamma) la Campania assume un ruolo di Leader. Anche altre coltivazioni, piuttosto diffuse (vite, agrumi, olivo…) caratterizzano l’offerta regionale rispetto ad altri contesti. (IS23,IS34, IS35, IS38)
S5 Presenza di Marchi a denominazione d’origine ed enogastronomia di qualità. 4 DOCG; 15 DOC; 10 IGT; 13 DOP (Olii; prodotti lattiero‐caseari, prodotti orticoli e frutticoli) 8 IGP (prodotti Orticoli e frutticoli; Produzioni zootecniche) (IS30)
S6
Varietà e diversificazione dell’offerta. La Campania non è caratterizzata da monocolture o indici di specializzazione agricola elevati. Ciascun sistema locale si presenta con una gamma produttiva piuttosto ampia e diversificata. In tale quadro, spiccano, comunque, numerose aree produttive fortemente specializzate ad elevato valore aggiunto (es: limoni in Penisola Sorrentina, orticoltura nella Piana del Sele, florovivaismo nella costiera vesuviana, viticoltura nella Valle Telesina, ecc.) nonché alcuni distretti molto specializzati (come ad esempio la produzione di ortaggi a foglia per la IV gamma, il pomodoro da industria, ecc.). Si sottolinea l'importanza anche della presenza di piccole produzioni locali e l'ampia gamma di produzioni tipiche e di qualità. ((IS23,IS30, IS34, IS35, IS36)
S7 Presenza di aziende che operano nella filiera corta e nella vendita diretta. Le filiere corte e la vendita diretta sono fenomeni in forte crescita, verso cui si orientano, sempre più, le scelte imprenditoriali. In Campania la quota di aziende che attuano (anche marginalmente) la vendita diretta è superiore alla media
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nazionale (IS32, IS33)
S8 Diffusa presenza di impianti di trasformazione. La trasformazione dei prodotti agricoli in Campania fa registrare casi di successo ed alimenta filiere produttive a carattere territoriale. (IS24.4)
S9 Buona propensione all’esportazione. Non è una caratteristica generalmente diffusa, ma nei settori di punta l’incidenza dell’export sul fatturato è interessante (IS25, IS26)
S10
Ricchezza di risorse ambientali e paesaggistiche e buona presenza di aree protette. Il 27% circa del territorio della Campania ricade nel sistema di aree protette regionali (Parchi nazionali, Parchi regionali, Riserve statali e regionali). Peraltro, si rileva una interessante varietà di habitat e risorse paesaggistiche. (IS40, IS45, IC34)
S11
Rilevante incidenza del patrimonio forestale. Il 32% circa del territorio regionale è caratterizzato da coperture forestali che costituiscono nel loro complesso un'infrastruttura ambientale multifunzionale essenziale al mantenimento degli equilibri ambientali (biodiversità, protezione idrogeologica, riproduzione della risorsa idrica ecc.). (IC29, IC38)
S12 Consistente patrimonio di biodiversità. La Campania è ricca di biodiversità animale e vegetale. Inoltre vi è un consistente e diversificato patrimonio di biodiversità legato alla varietà di habitat. (IS40, IS45)
S13
Straordinaria varietà e diversità di paesaggi agricoli e rurali. Il territorio regionale si articola in una molteplicità di sistemi agricoli e rurali montani, collinari, vulcanici e costieri che concorrono nel loro complesso ad un'offerta diversificata e qualificata di paesaggi, produzioni agroalimentari, ambienti e culture locali. Alcuni dei sistemi rurali storici della regione si identificano con paesaggi e località a notorietà globale (Vesuvio, Penisola Sorrentina‐Amalfitana, Isole del Golfo di Napoli, ma anche in qualche misura il Cilento) in grado di trainare l'immagine complessiva della Regione e della sua agricoltura. (IC18, IS39)
S14 Quantitativi di biomassa residuali non ancora sfruttati. Disponibilità, da parte di una pluralità di aziende, della biomassa residuale di origine agricola e forestale potenzialmente sfruttabili per la produzione di energie rinnovabili anche in filiera corta. (IS59.1, IS61.1)
S15 Presenza articolata sul territorio regionale dei consorzi di bonifica. L'attività dei consorzi e' in grado di incrementare l'attrattivita' delle zone rurali, mantenere e creare opportunità (IS65)
S16 Incremento rete irrigue in pressione. I consorzi di bonifica hanno avviato processi di ammodernamento delle reti idriche a servizio delle aziende agricole. In particolare è aumentato il numero di aree asservite dalle reti in pressione. (IS54)
S17
Piani regionali di consulenza. La Regione offre un articolato sistema di consulenza che può soddisfare molte delle più importanti esigenze del tessuto agricolo campano. Tale servizio è espletato, tra l'altro, anche attraverso i seguenti piani: Piano Regionale di Consulenza alla Fertilizzazione Aziendale (PRCFA), Piano Regionale di Lotta Fitopatologica Integrata (PRLFI), Piano regionale di consulenza all’irrigazione (PRCI) (IS7).
S18 Piano irriguo regionale. La presenza di un piano consente di razionalizzare le scelte in tema di gestione idrica in agricoltura.
S19 Livello di coesione sociale. Le popolazioni rurali sono caratterizzate da una buona predisposizione all'aggregazione soprattutto nelle aree dove è adottato il metodo LEADER per cui si sono favoriti momenti di scambio, confronto e dialogo (IS70)
S20 Ricchezza dei borghi che hanno preservato l’identità architettonica e culturale. La presenza di borghi in aree rurali, di alto pregio storico ed architettonico, rappresenta una importante peculiarità ed una vera e propria ricchezza da valorizzare.
S21 Presenza di esperienze e buone pratiche di agricoltura sociale. Un impulso alla diversificazione del reddito agricolo è fornito dalla L.R. n. 22/2012, che detta norme in materia di agricoltura sociale e disciplina fattorie ed orti sociali.
S22
Presenza di boschi da seme. I boschi per la produzione di sementi sono una importante risorsa per la salvaguardia delle specie forestali autoctone. Regolamento n. 5/2010 sulle “attività di raccolta e commercializzazione di materiali forestali di moltiplicazione provenienti dai boschi iscritti nel Libro Regionale dei Materiali di Base della Campania”. (IS41)
4.1.3. Punti di debolezza
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W1
Marginalità dell’azienda agricola nei sistemi di cooperazione. Gli imprenditori agricoli e forestali sono impreparati nel gestire attività di ricerca e sperimentazione, a causa del gravoso sforzo burocratico. Anche la ripartizione delle risorse economiche tra i partenariati risulta nettamente in favore di altre tipologie di attori (IS1,IS2,IS3).
W2 Scarso coordinamento tra gli attori e strutture della ricerca, consulenza ed innovazione. Scarso coordinamento e mancanza di una visione strategica complessiva che accompagni i processi di innovazione (IS1, IS2, IS3, IS4).
W3 Scarsa innovazione di prodotto/organizzativa. Le innovazioni sperimentate nel 2007‐13 interessano marginalmente l’innovazione di prodotto o dei modelli organizzativi (IS3).
W4 Insufficienza di servizi evoluti alle imprese. L’offerta di servizi si limita ad una generica risposta a fabbisogni ordinari e non stimola innovazioni su aspetti tecnici e tecnologici più “evoluti” (marketing e comunicazione; sviluppo nuovi prodotti/processi, ecc.). (IS3, IS5, IS6, IS7)
W5 Basso ricorso al Piano Regionale di Consulenza all’Irrigazione (PRCI) da parte delle aziende agricole. Le aziende agricole spesso non sfruttano la possibilità offerta dal sistema di consulenza regionale (IS57).
W6 Ridotte dimensioni medie aziendali in termini di SAU e di UDE. La quota di aziende con meno di 2 ettari è del 60%. In termini di UDE, oltre il 50% delle aziende appartiene alla classe con meno di 4.000 euro. (IC17, IC18)
W7 Difficoltà di accesso al credito. La stretta creditizia è notevole e i tentativi dell’Amministrazione regionale di agevolare l’accesso al credito (es: Bancaccordo) non hanno prodotto effetti positivi. (IS21)
W8 Ridotta propensione all’innovazione (in alcuni comparti/aree). Oltre al dato negativo sugli investimenti fissi lordi, la spesa regionale a favore del settore agricolo sostiene solo marginalmente la ricerca, l'innovazione e l'assistenza tecnica. (IS1, IC28)
W9
Approccio alla gestione aziendale eccessivamente individualistico. In alcuni comparti (es: ortofrutta) l’adesione a strutture associate (OP, Consorzi di tutela, etc.) è molto elevata, ma spesso solo formale: comportamenti e scelte gestionali sono prevalentemente determinati da un approccio individualistico. (IS36)
W10 Ridotta diversificazione aziendale. La diffusione del processo di diversificazione del reddito è ancora molto blanda, soprattutto in alcune aree. Spesso la diversificazione è identificata unicamente con l’attività agrituristica. (IS19)
W11 Scarsa integrazione territoriale degli agriturismi. Gli agriturismi non sono collegati in rete e sviluppano scarsi elementi di integrazione sistemica con il territorio. (IS68)
W12 Quote di approvvigionamento di materia prima per la trasformazione provenienti da paesi extra UE. Ciò concorre alla riduzione dei costi, ma accresce il rischio della diffusione del falso made in Italy. (IS26)
W13 Ridotta percentuale di produzione certificata. In alcuni comparti la porzione di prodotti certificati è limitata. (IS27, IS28)
W14 Scarsa adesione ai sistemi di certificazione nell'ambito delle filiere forestali. Non sono presenti aziende che certifichino la propria produzione (IS43).
W15 Debolezza organizzativa e strutturale delle imprese. Le ridotte dimensioni e la sottocapitalizzazione si traducono in condizioni oggettive di debolezza nei confronti di sistemi locali meglio organizzati (IC17).
W16 Indebolimento del settore zootecnico. In alcuni comparti è notevole la contrazione del n. di capi ed aziende, ma ciò non ha condotto ad un generale rafforzamento strutturale (IS16, IS17, IS34, IS37)
W17 Scarsa presenza dell’offerta sul WEB. Numerosi siti, ma prevalentemente statici e non finalizzati al collegamento dell’offerta (produzioni agroalimentari, pacchetti turistici, ecc.) con la domanda. (IS11)
W18
Catena del valore spostata a valle. La limitata dimensione aziendale, e l’incapacità di sviluppare forme stabili di offerta collettiva, rendono vulnerabili le singole aziende agricole e forestali nei confronti degli operatori a valle della filiera e le quote di valore aggiunto realizzate dal settore primario risultano marginali. (IC10, IC17, IS23, IS36)
W19 Scarsa sicurezza sui luoghi di lavoro. E' alto il tasso di infortuni degli operatori agricoli, dovuto a condizioni di lavoro inadeguate o al mancato rispetto di norme prescrittive. (IS20)
W20 Continui processi di urbanizzazione. Lo smodato processo di cementificazione ha comportato un’alterazione del rapporto città‐campagna ed un’incontrollata frammentazione e riduzione degli spazi
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agricoli periurbani. (IS55)
W21 Elevata età media degli imprenditori agricoli. Circa il 5% degli imprenditori agricoli ha meno di 35 anni. Circa il 58% ha più di 55 anni. (IC23)
W22 Analfabetismo informatico. I nuovi strumenti di comunicazione e trasferimento delle conoscenze richiedono una familiarità nell’uso delle TIC, poco sviluppata. (IS11)
W23 Bassi tassi di scolarizzazione e livelli di istruzione nel settore agricolo inadeguati. La quota di capoazienda privi di titolo di studio è del 6%. Discreta presenza di laureati, ma pochi con titolo specifico agrario/zootecnico/veterinario. (IC24)
W24 Ridotta propensione delle aziende ad assicurare i rischi. Il numero di aziende che ricorrono ai servizi assicurativi, e le relative superfici, è molto basso e decisamente inferiore alle medie del Sud. (IS38)
W25 Scarsi investimenti in azioni di prevenzione danni. L’esperienza mostra che le risorse vengono utilizzate prevalentemente per interventi di ripristino, piuttosto che di prevenzione del danno. (IS38)
W26
Presenza di fenomeni di degrado ambientale e paesaggistico. Alcune aree rurali sono spesso sede di comportamenti illeciti (abbandono, bruciatura, seppellimento di rifiuti). Importanti detrattori ambientali (es: "terra dei fuochi") sono collocati in contesto rurale. Ciò danneggia l'immagine di tutta la produzione agroalimentare regionale. (IS48, IS49)
W27 Debole incidenza dell'agricoltura biologica. La Campania è 13a per estensione di SAU biologica; le aziende zootecniche biologiche sono solo l’8,6% del totale Sud. (IC19)
W28 Aumento emissioni metanigene in agricoltura. I metodi di spandimento dei reflui negli allevamenti zootecnici sono in genere inefficienti. (IC45)
W29 Inadeguatezza e non equilibrata disponibilità delle infrastrutture idrauliche. Le infrastrutture idrauliche, con particolare riferimento alle reti irrigue collettive, sono vetuste e diffuse in modo disomogeneo (IS54).
W30 Prelievo eccessivo di acqua da pozzi. Molte aziende agricole, anche se ubicate in aree servite da reti irrigue, tendono comunque ad effettuare emungimenti incontrollati da pozzi propri. (IS57)
W31 Qualità delle acque. In alcuni areali la qualità delle acque sotterranee e superficiali è spesso scadente. (IS48, IS49)
W32 Uso non efficiente della risorsa idrica. Metodi razionali per la gestione della risorsa idrica finalizzati ad un risparmio/recupero della stessa non sono ancora capillari. (IS54, IS57)
W33
Difficoltà degli enti deputati a programmare e governare il sistema delle aree protette. Il sistema di aree protette (es: Natura 2000) sconta una debolezza complessiva, determinata dall'articolato quadro di competenze e scarsità di risorse, con riferimento alle attività di pianificazione, gestione, implementazione locale delle politiche. (IC34, IS45)
W34 Usi civici: si rilevano difficoltà evidenti nella loro gestione.
W35
Pratiche colturali non sostenibili agevolano processi degenarativi del suolo anche in termini di struttura e sostanza organica. Il contenuto in sostanza organica è uno dei parametri cruciali della qualità dei suoli: da esso dipendono la fertilità chimica, fisica e biologica, e quindi i processi produttivi agroforestali, i funzionamenti idraulici e autodepurativi delle coperture pedologiche, nonché l'entità del rischio di erosione dei suoli. (IC19, IS51)
W36 Costi di smaltimento dei reflui. I sottoprodotti non utilizzati provenienti da agricoltura e agroindustria rappresentano un costo di smaltimento e non una materia prima energetica (IS62, IS63)
W37 Ciclo dell’acque nelle aziende zootecniche. La gestione del ciclo dell’acqua e delle acque reflue nelle aziende zootecniche non è sempre soddisfacente e razionale (IS61).
W38 Elevato rapporto capi allevamento/SAU. Il carico zootecnico è particolarmente elevato nelle province di Caserta e Napoli. (IC21, IS60)
W39 Dissesto idrogeologico. Buona parte del territorio è a rischio idrogeologico. Le aree interne sono più esposte anche a causa dello spopolamento e mancanza di manutenzione. (IS47)
W40 Alta percentuale di superfici esposte a rischio erosione. Il rischio potenziale di erosione è elevato nei sistemi della montagna calcarea con coperture piroclastiche e nel sistema di terre della collina argillosa. (IC42)
W41 Basso utilizzo di energia da fonti rinnovabili. La produzione di energia da fonti rinnovabili è in costante
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aumento, tuttavia non sufficiente ad equilibrare il bilancio energetico regionale. (IS59)
W42 Bassa efficienza energetica negli edifici produttivi rurali. La bassa efficienza energetica nei fabbricati rurali provoca elevati costi di gestione (IS58).
W43 Sistema di pianificazione territoriale pubblica ancora inefficace nella tutela dello spazio rurale. La debolezza del sistema di pianificazione pubblica del territorio in Campania non appare in grado di controllare adeguatamente le dinamiche di urbanizzazione e gli usi non coerenti dello spazio rurale.
W44 Limitata diffusione della banda larga. La limitata implementazione di una piattaforma di connettività alla banda larga comporta il perdurare del divario digitale in alcune aree interne (IS72).
W45 Deficit infrastrutturale. La dotazione infrastrutturale, tecnologica e logistica, specie nelle aree interne ed in quelle a valenza mercatale, è molto carente (o difficilmente fruibile) (IS73, IC30).
W46 Scarsità dei servizi alla popolazione. L’offerta di servizi di interesse collettivo è limitata, e non riesce a soddisfare le esigenze delle popolazioni residenti in aree rurali provocando un incremento del processo di marginalizzazione. (IS69, IS72, IS73).
W47 Spopolamento delle aree marginali. Nelle aree prevalentemente rurali (D) l’impoverimento socio‐demografico incide negativamente sulla capacità di presidio del territorio, alimentando fenomeni di abbandono. (IC1, IC2).
W48 Scarsa capacità di integrazione tra gli attrattori interni e costiera. Bassa capacità attrattiva delle aree rurali e scarsi collegamenti dell’offerta con la fascia costiera (IC30)
W49 Inadeguata e scarsa integrazione tra le infrastrutture / infrastrutture del “Turismo lento”. Si riscontra una limitata presenza di infrastrutture e servizi di supporto legati al “turismo lento" (IS66, IS67).
W50 Ricettività inadeguata dal punto di vista degli standard qualitativi. Si rileva una scarsa qualificazione/differenziazione dei servizi resi e, in generale, una scarsa “cultura dell’accoglienza”. (IC30)
W51 Scarsa capacità gestionale e debolezza finanziaria dei GAL. Tali difficoltà sono amplificate da una situazione finanziaria poco robusta che ostacola l'implementazione delle operazioni (soprattutto quelle a gestione diretta, a carattere immateriale). (IS70)
W52 Debolezza del comparto produzioni vivaistiche‐forestali. Il settore non appare adeguatamente sviluppato in termini di volumi produttivi e di dotazioni tecnologiche, né di produzioni certificate. (IS52)
W53 Deficit tecnologico delle aziende per le utilizzazioni boschive. Dotazioni tecniche obsolete e parchi macchine vecchi. (IS53)
W54 Condizioni di isolamento delle aree montane e scarso livello di infrastrutturazione. La posizione geografica e le caratteristiche morfologiche creano condizioni di isolamento che si traducono in una ridotta disponibilità e/o fruibilità dei servizi per le popolazioni e le imprese. (IS73)
W55 Struttura produttiva frammentata. In tutti i settori produttivi le dimensioni medie aziendali sono minime: prevale la conduzione artigianale, con conseguenti limiti sulla propensione all’innovazione, sul livello di competitività e sul raggio d’azione aziendale.
4.1.4. Opportunità
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O1 Strumenti di finanziamento diretto UE e programmi di cooperazione territoriale europea. Le politiche UE prestano maggiore attenzione alle tematiche dell’innovazione, fornendo nuove opportunità di sostegno (IS1, IS2, IS3)
O2 Modifiche normative e di mercato per la gestione sostenibile delle risorse. Vi è crescente attenzione della società agli aspetti legati alla gestione dei prodotti forestali, alla gestione ottimale delle risorse naturali e alla salvaguardia del territorio. (IS45)
O3
Vocazione alla produzione agricola e sistemi agro‐alimentari di pregio. La nostra regione si compone di aree contraddistinte da una forte vocazione produttiva millenaria, peraltro molto diversificata in relazione alle eterogenee caratteristiche fisiografiche tecniche produttive. Secondo una stima indicativa le aree agricole regionali di elevato valore naturalistico interesserebbero una superficie stimabile sino a circa 82.000 ettari, pari al 10% circa della SAU regionale stimata su base cartografica (CUAS, 2009) (IC37)
50
O4 Nuovi strumenti a sostegno dello sviluppo rurale per favorire la qualità e la sicurezza alimentare. Sono previsti nuovi strumenti per il rafforzamento della governance di filiera e per la valorizzazione di prodotti certificati (non necessariamente riconducibili ai marchi comunitari). (IS39)
O5 Propensione entrata in agricoltura dei giovani. Si osservano processi di “riscoperta” dell’agricoltura da parte di giovani, portatori di nuove competenze e potenzialmente rivolti ad attività più innovative (IC23)
O6
Modifiche nei comportamenti e orientamenti all'acquisto da parte dei consumatori. Si osservano alcune modifiche nelle dinamiche di consumo che aprono nuovi scenari per le imprese del comparto agroalimentare. Alcune di queste sono ispirate da questioni etiche (giusta remunerazione del lavoro agricolo, rapporti di lavoro trasparenti ed a norma, sostenibilità, benessere degli animali, ecc…). In Campania, al momento, si tratta di nicchie in fase embrionale ma in espansione. Ampie fasce di consumatori prestano maggiore attenzione all'origine dei prodotti, alla qualità dei territori di riferimento delle produzioni, alle tecniche colturali manifestando una marcata propensione per i prodotti locali (chilometri zero). Prendono piede anche in Campania esperienze di promozione di un'enogastronomia tipica di qualità, fortemente legata alle culture ed agli ambienti tipici di produzione. Altre motivazioni spingono ad incentivare l’acquisto degli alimenti considerati sani, come quelli biologici, il cui consumo è in aumento. (IC19, IS18, IS27, IS28)
O7 Sviluppo di filiere alternative. Possibilità di sviluppo di nuove filiere alternative . (IS59)
O8
Diffusione di modelli di filiera corta. GAS: In Campania è un fenomeno in continua evoluzione negli ultimi anni; Mercatini rionali “tengono” la concorrenza con la GdO, e sono sviluppate forme organizzate (prevalentemente in sede non fissa). Prodotti ottenuti su terreni confiscati alle mafie: negli ultimi tempi è aumentata la sensibilità e la propensione ad utilizzare terreni agricoli confiscati alle mafie da parte di cooperative sociali agricole e associazioni varie. Si stima che nella sola Campania sono messi a coltura circa 1000 ettari le cui produzioni sono vendute in forma diretta alimentando attività connesse (turismo, trasformazione alimentare, ecc.). (IS32, IS33)
O9 Forza del Made in Italy. Il Made in Italy, certificato e tracciato, sta acquisendo sempre più dignità e vantaggio competitivo sui mercati internazionali. ( IS26, IS27)
O10 Expo 2015. Può rappresentare una vetrina importante per il sistema agroalimentare regionale, favorendo scambi di know‐how e avvio di processi di internazionalizzazione. (IS26)
O11 Offerta di strumenti assicurativi molto diversificata. L’offerta delle tipologie di assicurazioni appare molto diversificata in quanto è inclusiva di molteplici garanzie e prodotti relativi a colture, impianti e zootecnia. Peraltro, si segnalano elevati massimali di intervento pubblico nei fondi assicurativi. (IS38)
O12 Potenziamento dell’ICT. La tecnologia disponibile può facilitare l’avvicinamento ai mercati (IS11)
O13 Greening I Pilastro. La presenza di questa tipologia di aiuto, introdotta in merito ai pagamenti diretti con il Reg. Comunitario 1307/2013, può favorire un’attività agricola ancora più attenta al riequilibrio ambientale e territoriale. (IS40, IS45)
O14 Varietà tradizionali adatte a pratiche di aridocoltura. Le tecniche agricole tradizionali, volte a consentire la coltivazione in ambiente arido, rappresentano un’opportunità da sfruttare come ulteriore metodo per la razionalizzazione della risorsa idrica in agricoltura (IS57)
O15 Convenzione nazionale sulla biodiversità. Rappresenta un opportunità importante da cogliere per rafforzare gli interventi che arrestano il declino della biodiversità (IC34,IS40)
O16
Presa di coscienza pubblica sulla necessità di arrestare il degrado del territorio in Campania. Al di là degli eccessi e dei rilevanti impatti negativi, l'attenzione mediatica sui problemi ambientali della Campania sta producendo una salutare reazione di risveglio, consapevolezza, una richiesta dal basso di interventi efficaci di tutela e recupero dei territori degradati, di difesa della salute dei cittadini‐consumatori (IS74)
O17 Tracciabilità. L'incentivazione della tracciabilità delle produzioni agroalimentari è sempre più richiesta dai consumatori e da tutti gli attori della filiera agroalimentare
O18 Infrastrutture verdi. La Comunicazione UE sulle infrastrutture verdi rappresenta un’importante opportunità per favorire azioni che rafforzino il capitale naturale (IS45).
O19 Sviluppo di piani di assestamento forestali. La vigenza dei piani di gestione (limitata, attualmente, a pochi comuni) consente di pensare ad una adeguata governance delle foreste (IS44).
O20 Pagamenti servizi eco‐sistemici. Il PES indica una transazione volontaria per l’attivazione di un servizio benefico per l’ambiente. Alcuni esempi sono: compravendita per crediti da verde urbano, compravendita
51
per crediti di carbonio (IC29).
O21 Modifiche normative e di mercato tese alla diffusione dell’uso di energie rinnovabili. Le maggiori opportunità riguardano sia il sistema di incentivazione alla produzione sia, in generale, lo sviluppo di tecnologie tese al risparmio idrico/energetico (IC43)
O22
Condizioni ambientali favorevoli alle filiere bioenergetiche. Le caratteristiche geografiche e climatiche e dei sistemi produttivi agricoli e forestali consentono di sperimentare lo sviluppo di filiere energetiche (risorsa forestale, allevamenti, risorse idriche, ecc). Tale sviluppo è testimoniato dalla diffusione (in altre aree regionali) di modelli di cooperazione tra aziende agricole e istituzioni territoriali per la gestione comune di impianti di produzione di energia rinnovabile da biomasse residuali. La filiera delle energie rinnovabili rappresenta, inoltre, una preziosa risorsa per l'incremento occupazionale (IC43, IC45, IS58, IS59)
O23 Contratti di fiume. Accordi volontari tra gli attori istituzionali, sociali ed economici di un territorio fluviale o di un bacino idrografico possono contribuire a promuovere la valorizzazione delle risorse economico‐produttive, ambientali e paesaggistiche delle aree rurali. (IS65)
O24 Sviluppo tecnico/tecnologico nell'ambito delle produzioni energetiche da fonti rinnovabili. Si vanno diffondendo tecniche per l'utilizzo per la produzione di energia rinnovabile, che consentono di abbattere i costi a carico delle imprese agricole. (IS19.5, IS19.6)
O25 Presenza sul territorio di invasi, infrastrutture idrauliche etc.. Le infrastrutture idrauliche possono concorrere a soddisfare la domanda dei flussi di turismo lento e concorrere a sostenere la diversificazione
O26
Leggi su agricoltura sociale (inclusa la legge sui beni confiscati). Le leggi sull’agricoltura sociale e sui beni confiscati sono uno strumento importante ed una utile opportunità per favorire forme diversificate di sviluppo sociale (ed economico) nelle aree rurali. (Legge Regionale n. 5 del 30 marzo 2012 "Norme in materia di agricoltura sociale e disciplina delle fattorie e degli orti sociali" con relativo regolamento attuativo. L.R. n. 7 del 16.11.2012 nuovi interventi per la valorizzazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”)
O27
Diversificazione dell’offerta in settori “contigui” e ampliamento della gamma di opportunità di diversificazione (fattorie sociali, avvio dei green job). Lo sviluppo e la diversificazione dell’offerta turistica, con particolare riferimento alla forme di turismo rurale (enogastronomico, ambientale‐paesaggistico, religioso, sportivo) può potenzialmente “agganciare” le produzioni agricole dei territori maggiormente attrattivi. La sperimentazione di forme innovative ed alternative legate ai lavori verdi e la L.R. n. 5/2012 rappresentano, tra le altre, valide opportunità per lo sviluppo di una diversificazione del reddito in agricoltura (IS19)
O28 Domanda crescente di slow tourism. Le caratteristiche paesaggistiche e la ricchezza in aree ad alto valore naturalistico sono condizioni ideali per favorire lo slow tourism. (IC37)
O29 Sviluppo web – social networking. La veicolazione dell’informazione, la presentazione di buone pratiche, ecc, trovano nuovi e veloci mezzi di diffusione attraverso il web e le reti immateriali (IS11)
4.1.5. Minacce
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T1 Reti relazionali frammentate. L’integrazione ricerca‐aziende è ostacolata dalla frammentazione delle relazioni, spesso frutto di esperienze episodiche ed occasionali. (IS3)
T2 Perdurante stato di crisi economica. Lo scenario macroeconomico introduce nuove dinamiche nelle abitudini d’acquisto delle famiglie e ne sta condizionando le scelte di acquisto, penalizzando le produzioni di qualità (IC8)
T3 Concorrenza sui mercati internazionali da parte di nuovi partner UE e del bacino del Mediterraneo e altri paesi UE. Soprattutto per alcune produzioni, è molto sofferta la competitività sui costi da parte di paesi terzi (IS25, IS26).
T4 Cattiva immagine territoriale. Nel medio‐breve periodo la vicenda Terra dei Fuochi rischia di compromettere la sopravvivenza di alcuni settori tradizionalmente forti (Ortofrutta e lattiero‐caseario bufalino, soprattutto). Inoltre, rischia di annullare le potenzialità legate allo sviluppo delle filiere corte
52
(IS74)
T5 Termine di applicazione del regime di contenimento della produzione di latte vaccino (regime delle quote latte) al 31 marzo 2015. Le ripercussioni in termini di perdita di competitività da parte delle aziende ubicate particolarmente nelle zone di montagna e svantaggiate può essere rilevante (IS34.7, IS 34.8)
T6
Fitopatie. Le fitopatie rappresentano un danno potenziale grave alle coltivazioni. Da esse scaturisce il rischio di alterazione della qualità varietale e, dunque, di un condizionamento del processo di commercializzazione del prodotto di notevolissima portata (un esempio su tutti i danni provocati dal cinipide) (IS38)
T7 Rischi di diffusione malattie in allevamenti ad alta intensità. Sviluppo di focolai e insorgenza di patologie riconducibili alle condizioni di stabulazione in allevamenti intensivi. (IS38)
T8 Pressione della criminalità organizzata. In tutti i settori, ma anche nelle attività agricole e soprattutto in alcune aree del territorio regionale, tale fenomeno si traduce in un aggravio nella gestione aziendale
T9 Commercio illegale del legno. Immissione sul mercato di legno proveniente da commerci illegali (IS53)
T10 Diffusa irregolarità contributiva e fiscale delle imprese. Sovente le imprese non sono rispettose degli adempimenti normativi ed amministrativi che regolano la gestione aziendale
T11 Inadeguatezza di risorse per difesa idraulica del territorio. Lo stato delle reti scolanti e degli impianti idrovori appare non adeguato a fronteggiare emergenze climatiche e trasformazioni (IS47)
T12
Intense dinamiche di urbanizzazione e competizione per l'uso dei suoli. La crescita urbana in molti ambiti sia di pianura che collinari della regione (non necessariamente collegata ad uno sviluppo demografico o economico produttivo), è ancora fuori controllo. La perdita di suoli agricoli pregiati è stimata in 2000 ettari l'anno, un tasso di consumo totalmente insostenibile, interessando particolarmente le aree rurali intermedie (IS55)
T13 Diffusi fenomeni di degrado ambientale e paesaggistico. Ampie porzioni di territorio sono ancora oggetto di speculazioni e aggressioni ambientali che potranno determinare ulteriori conseguenze negative sull’attrattività del territorio rurale sui sink di carbonio. (IS64)
T14 Presenza di impianti tecnologici ed infrastrutturali impattanti nel contesto rurale. Realizzazione di infrastrutture e impianti tecnologici localizzati in ambiti di interesse paesaggistico e per la biodiversità (elettrodotti MT/AT, impianti eolici, impianti di illuminazione, fotovoltaico su larga scala). (IS55, IS40)
T15
Erosione genetica e declino della biodiversità in alcune aree agricole. Una serie di minacce (urbanizzazione, degrado ambientale, intensivizzazione, ecc), producono effetti negativi in relazione alla perdita di biodiversità (e, in generale, un progressivo impoverimento della biodiversità vegetale ed animale) e, con essa, di alcuni dei fattori di forza del territorio. (IC34, IC35, IC36, IS40)
T16 Conflitti tra fauna selvatica e attività produttive. I danni provocati dalla fauna selvatica danno luogo a conflitti che possono incidere negativamente sulla conservazione delle specie selvatiche e sulle produzioni (IS40).
T17 Perdita di suolo in seguito a eventi calamitosi di considerevole portata. Frane e dissesti di natura idrogeologica, derivanti da condizioni atmosferiche avverse, hanno spesso procurato una forte compromissione delle coltivazioni di alcune aree della Campania. (IS38, IS47, IC42)
T18 Frammentazione delle competenze, in termini normativi, e scarso coordinamento nella gestione razionale della risorsa suolo (IS55, IS44, IS45).
T19 Cambiamenti climatici. Una minaccia dalla quale le imprese non possono sottrarsi perché contraddistinta da eventi calamitosi e, quindi, non governabili né prevedibili (IS38)
T20 Eventi meteorici calamitosi. Precipitazioni atmosferiche calamitose provocano ingenti danni alle coltivazioni (esempio castagno e nocciolo), sovente irreversibili, con conseguente danno economico per le imprese. (IS38)
T21
Aumento rischio isole di calore. La temperatura nelle grandi città, soprattutto in estate , si presenta molto più elevata rispetto ad aree rurali limitrofe. Le persone vivono in città hanno un rischio maggiore di mortalità (soprattutto anziani e bambini) rispetto a coloro che vivono in ambiente suburbano o rurale. Ovviamente ciò si verifica quando non è presente una oculata gestione degli spazi periurbani . (IS55.2)
T22 Presenza di aree ad alto rischio di deterioramento della qualità delle acque. Aree ad agricoltura intensiva, in cui si pratica un massiccio uso di prodotti chimici di sintesi, sono interessate da un altrettanto spinto
53
deterioramento della risorsa idrica. (IS48, IS49, IS51, IS60)
T23 Effetto NIMBY (Not In My Back Yard, ovvero: Non nel mio cortile). Difficoltà e diffidenza della popolazione nell’ accettare impianti per la produzione di energia da biogas per il timore di utilizzo di materiali non appropriati ed inquinanti. (IS59)
T24 Dotazione normativa regionale inefficace. La legge regionale 11/96, relativa alla gestione delle foreste si presenta, nella sua struttura, inadeguata a regolare una opportuna realizzazione degli interventi in ambito forestale (IS44)
T25 Incendi boschivi. Gli incendi boschivi sono riconosciuti come una potente minaccia per l’intero patrimonio forestale e sono concausa di un perdurante degrado ambientale delle aree frequentemente colpite. (IS50)
T26 Incertezza normativa nel campo delle Fonti Energetiche Rinnovabili (FER). La normativa che riguarda l’autorizzazione degli impianti, gli incentivi per l’energia prodotta e la fiscalità cambia repentinamente rendendo il quadro normativo troppo complesso e di ostacolo agli investimenti (IC43, IC44‐IS58).
T27 Competizione per l’utilizzo delle risorse idriche. La disponibilità di risorse idriche è oggetto di competizione tra gli usi civili e gli usi agricoli. (IS57)
T28 Impoverimento demografico (spopolamento, invecchiamento). Soprattutto nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (D) si registrano: ulteriore diminuzione della popolazione e riduzione della popolazione attiva e dei giovani. (IC2)
T29
Progressiva perdita di posti di lavoro in ambito forestale. Sia nel settore pubblico che in quello privato la questione occupazionale assume rilievo critico, determinato non solo da elementi contingenti di crisi, ma anche di una complessiva governance di sistema che non considera le diverse potenzialità economiche (prodotti forestali, sottobosco, filiera energetica, turismo, ecc…) della risorsa forestale. Si segnala che gli perai idraulico ‐ forestali impiegati presso gli enti pubblici della regione (Comunità Montane, Province, Regione) sono 4206, di cui 1632 a tempo determinato.(IC13)
T30
Assente dotazione normativa per quel che riguarda la diffusione degli alberghi diffusi. L’aggregazione dell’offerta di ospitalità e servizi turistici non è supportata né orientata da strumenti normativi. Ciò non agevola l’implementazione di questo modello di sviluppo turistico territoriale che, invece, rappresenterebbe un valido strumento di valorizzazione dei borghi e recupero degli immobili rurali (IC30) (IS67)
54
4.1.6. Tabella strutturata contenente i dati relativi agli indicatori di contesto comuni suddivisi in indicatori socio‐economici e rurali, indicatori settoriali e indicatori relativi ad ambiente / clima
[Informazioni pre‐caricate in SFC2014, i valori possono essere modificati dallo Stato Membro]
Indicatori socio‐economici
Situazione socio‐economica e rurale Cod. Nome Indicatore Unità di Misura Sotto Indicatore Valore Anno Fonte
IC 1 Popolazione
% della popolazione
totale
(A) Poli Urbani (PSN) 74,55 2012 ISTAT
(B) Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (PSN) 4,86 2012 ISTAT
(C) Aree rurali intermedie (PSN) 11,56 2012 ISTAT
(D) Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (PSN) 9,03 2012 ISTAT
Regioni intermedie 26,38 2012 ISTAT
Regioni rurali 4,92 2012 ISTAT
Popolazione totale 9,67 2012 ISTAT
Regioni urbane 68,7 2012 ISTAT
abitanti
(A) Poli Urbani (PSN) 4.301.426 2012 ISTAT
(B) Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (PSN) 280.455 2012 ISTAT
(C) Aree rurali intermedie (PSN) 666.949 2012 ISTAT
(D) Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo (PSN) 520.920 2012 ISTAT
Regioni intermedie 1.521.976 2012 ISTAT
Regioni rurali 283.651 2012 ISTAT
Popolazione totale 5.769.750 2012 ISTAT
Popolazione totale 5.769.750 2012 ISTAT
Regioni urbane 3.964.123 2012 ISTAT
IC 2 Popolazione per classi di età
% della popolazione
totale
% popolazione meno di 15 anni 16,17 2011 ISTAT
% popolazione meno di 15 anni(regioni intermedie) 14,37 2011 ISTAT
% popolazione meno di 15 anni (regioni rurali) 13,6 2011 ISTAT
% popolazione meno di 15 anni (regioni urbane) 17,05 2011 ISTAT
% popolazione dai 15 ai 64 anni 67,36 2011 ISTAT
% popolazione dai 15 ai 64 anni (intermediate regions) 66,85 2011 ISTAT
% popolazione dai 15 ai 64 anni (regioni rurali) 65,45 2011 ISTAT
% popolazione dai 15 ai 64 anni (regioni urbane) 67,68 2011 ISTAT
% popolazione dai 65 anni ed oltre 16,47 2011 ISTAT
% popolazione dai 65 anni ed oltre(regioni intermedie) 18,78 2011 ISTAT
% popolazione dai 65 anni ed oltre (regioni rurali) 20,95 2011 ISTAT
% popolazione dai 65 anni ed oltre(regioni urbane) 15,27 2011 ISTAT
(A) % popolazione meno di 15 anni (PSN) 16,92 2011 ISTAT
(A) % popolazione tra 15 e 64 anni (PSN) 67,71 2011 ISTAT
(A) %popolazione 65 anni e oltre (PSN) 15,38 2011 ISTAT
(B) % popolazione meno di 15 anni (PSN) 15,18 2011 ISTAT
(B) % popolazione tra 15 e 64 anni (PSN) 68,16 2011 ISTAT
(B) % popolazione 65 anni e oltre (PSN) 16,66 2011 ISTAT
(C) %popolazione meno di 15 anni (PSN) 14,35 2011 ISTAT
(C) % popolazione tra 15 e 64 anni (PSN) 66,94 2011 ISTAT
(C) % popolazione 65 anni e oltre (PSN) 18,71 2011 ISTAT
(D) % popolazione meno di 15 anni (PSN) 12,89 2011 ISTAT
(D) % popolazione tra 15 e 64 anni (PSN) 64,59 2011 ISTAT
(D) % popolazione 65 anni e oltre (PSN) 22,53 2011 ISTAT
persone
(A) % popolazione meno di 15 anni (PSN) 726.966 2011 ISTAT
(A) % popolazione tra 15 e 64 anni (PSN) 2.909.465 2011 ISTAT
(A) %popolazione 65 anni e oltre (PSN) 660.808 2011 ISTAT
(B) popolazione meno di 15 anni (PSN) 42.427 2011 ISTAT
(B) Total people From 15 to 64 years (PSN) 190.532 2011 ISTAT
(B) Total people 65 years or over (PSN) 46.563 2011 ISTAT
(C) popolazione meno di 15 anni(PSN) 95.655 2011 ISTAT
(C) Totale totale popolazione dai 15 ai 64 anni(PSN) 446.244 2011 ISTAT
(C) Totale popolazione dai 65 anni ed oltre (PSN) 124.764 2011 ISTAT
(D) popolazione meno di 15 anni (PSN) 67.448 2011 ISTAT
(D) Total people From 15 to 64 years (PSN) 338.042 2011 ISTAT
(D) Totale popolazione dai 65 anni ed oltre (PSN) 117.896 2011 ISTAT
Totale popolazione meno di 15 anni 932.496 2011 ISTAT
Totale popolazione meno di 15 anni (regioni intermedie) 218.715 2011 ISTAT
Total popolazione meno di 15 anni (regioni rurali) 38.738 2011 ISTAT
Total popolazione meno di 15 anni (regioni urbane) 675.043 2011 ISTAT
55
Totale popolazione dai 15 ai 64 anni 3.884.283 2011 ISTAT
Totale totale popolazione dai 15 ai 64 anni (regioni intermedie) 1.017.549 2011 ISTAT
Totale popolazione dai 15 ai 64 anni (regioni rurali) 186.486 2011 ISTAT
Totale popolazione dai 15 ai 64 anni (regioni urbane) 2.680.248 2011 ISTAT
Totale popolazione dai 65 anni ed oltre 950.031 2011 ISTAT
totale popolazione dai 65 anni ed oltre (regioni intermedie) 285.769 2011 ISTAT
Totale popolazione dai 65 anni ed oltre (regioni rurali) 59.676 2011 ISTAT
Totale popolazione dai 65 anni ed oltre (regioni urbane) 604.586 2011 ISTAT
IC 3 Territorio
% of total area
(A) Poli Urbani(PSN) 16,72 2012 ISTAT
(B) Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (PSN) 9,27 2012 ISTAT
(C) Aree rurali intermedie (PSN) 23,3 2012 ISTAT
(D) Aree con problemi complessivi di sviluppo (PSN) 50,71 2012 ISTAT
Regioni intermedie 56,73 2012 ISTAT
Regioni rurali 15,24 2012 ISTAT
Regioni urbane 28,04 2012 ISTAT
Km2
(A) Poli Urbani(PSN) 2.272,68 2012 ISTAT
(B) Aree rurali ad agricoltura intensiva e specializzata (PSN) 1.259,21 2012 ISTAT
(C) Aree rurali intermedie (PSN) 3.166,95 2012 ISTAT
(D) Aree con problemi complessivi di sviluppo (PSN) 6.891,40 2012 ISTAT
Regioni intermedie 7.709,10 2012 ISTAT
Regioni rurali 2.070,60 2012 ISTAT
Regioni urbane 3.810,50 2012 ISTAT
area totale 13.590,24 2012 ISTAT
IC 4 Densità di popolazione
(people/km2) Densità di popolazione 424,55 2012 ISTAT
IC 5 Tasso di
occupazione (%)
(A) Tasso di occupazione 15‐64 (PSN)
(A) Tasso di occupazione 20‐64 (PSN)
(B) Tasso di occupazione 15‐64 (PSN)
(B) Tasso di occupazione 20‐64 (PSN)
(C) Tasso di occupazione 15‐64 (PSN)
(C) Tasso di occupazione 20‐64 (PSN)
(D) Tasso di occupazione 15‐64 (PSN)
(D) Tasso di occupazione 20‐64 (PSN)
% persone occupate dai 15 ai 64 anni sul totale popolazione ‐ femmine 27,6 2012 ISTAT
% persone occupate dai 15 ai 64 anni sul totale popolazione ‐ maschi 52,69 2012 ISTAT
% persone occupate dai 20 ai 64 anni sul totale popolazione ‐ femmine 30,06 2012 ISTAT
% persone occupate dai 20 ai 64 anni sul totale popolazione ‐ maschi 57,78 2012 ISTAT
Tasso di occupazione 15‐64 y.o. in aree densamente popolate
Tasso di occupazione 15‐64 y.o. in aree mediamente popolate
Tasso di occupazione 15‐64 y.o. in aree scarsamente popolate
Tasso di occupazione 20‐64 y.o. in aree densamente popolate
Tasso di occupazione 20‐64 y.o. in aree mediamente popolate
Tasso di occupazione 20‐64 y.o. in aree scarsamente popolate
Total Employed persons as a share of total population of the same age class 15‐64 (%) 39,97 2012 ISTAT
Total Employed persons as a share of total population of the same age class 20‐64 (%) 43,68 2012 ISTAT
IC 6 Tasso di lavoro autonomo
% occupati lavoro autonomo 15‐64 anni 27,63 2012 ISTAT
IC 7 Tasso di
disoccupazione (%)
(A) Tasso di disoccupazione totale 15‐74 (PSN)
(A) Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24(PSN)
(B) Tasso di disoccupazione totale 15‐74 (PSN)
(B) Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. (PSN)
(C) Tasso di disoccupazione totale 15‐74 y.o. (PSN)
(C) Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. (PSN)
(D) Tasso di disoccupazione totale 15‐74 y.o. (PSN)
(D) Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. (PSN)
Tasso di disoccupazione totale 15‐74 y.o. in aree densamente popolate
Tasso di disoccupazione totale 15‐74 y.o. in aree mediamente popolate
Tasso di disoccupazione totale 15‐74 y.o. in aree scarsamente popolate
disoccupazione di età compresa tra i 15‐24 femmine 51,23 2012 ISTAT
disoccupazione di età compresa tra i 15‐24 maschi 46,3 2012 ISTAT
56
disoccupazione di età compresa tra 15‐24 totale 48,22 2012 ISTAT
disoccupazione di età compresa tra 15‐74 femmine 22,36 2012 ISTAT
disoccupazione di età compresa tra 15‐74 maschi 17,52 2012 ISTAT
disoccupazione di età compresa tra 15‐74 totale 19,27 2012 ISTAT
Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. in aree densamente popolate
Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. in aree mediamente popolate
Tasso di disoccupazione giovanile 15‐24 y.o. in aree scarsamente popolate
IC 8 Sviluppo Economico
EURO/abitante
(A) PIL pro capite (PSN)
(B) PIL pro capite (PSN)
(C) PIL pro capite (PSN)
(D) PIL pro capite (PSN)
PIL pro capite 16.601,20 2011 ISTAT
PIL pro capite in aree intermedie 16.779,30 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree rurali 16.008,33 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree urbane 16.018,53 2010 Eurostat
index PPS (EU‐27=100)
(A) PIL pro capite (PSN)
(B) PIL pro capite (PSN)
(C) PIL pro capite (PSN)
(D) PIL pro capite (PSN)
PIL pro capite 64 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree intermedie 65,95 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree rurali 62,92 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree urbane 62,96 2010 Eurostat
PPS/Inhabitant
(A) PIL pro capite (PSN)
(B) PIL pro capite (PSN)
(C) PIL pro capite (PSN)
(D) PIL pro capite (PSN)
PIL pro capite 15.600 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree intermedie 16.158,42 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree rurali 15.414,79 2010 Eurostat
PIL pro capite in aree urbane 15.425,57 2010 Eurostat
IC 9 Tasso di povertà
% sul totale popolazione
(A) Tasso di povertà (PSN)
(B) Tasso di povertà (PSN)
(C) Tasso di povertà (PSN)
(D) Tasso di povertà (PSN)
Tasso di povertà in aree densamente popolate
Tasso di povertà in aree mediamente popolate
Tasso di povertà in aree scarsamente popolate
% of total population
Tasso di povertà totale 25,8 2012 ISTAT
IC 10 Struttura
dell'economia
(%)
(A) valore aggiunto lordo (%) (PSN)
(B) valore aggiunto lordo (%)(PSN)
(C) valore aggiunto lordo (%) (PSN)
(D) valore aggiunto lordo (%) (PSN)
Valore aggiunto per regioni urbane(%)
Valore aggiunto lordo per regioni intermedie (%)
Valore aggiunto lordo per regioni rural (%)
Valore aggiunto lordo settore primario (%) 2,66 2011 ISTAT
Valore aggiunto lordo settore secondario (%) 15,84 2011 ISTAT
Valore aggiunto lordo settore terziario (%) 81,5 2011 ISTAT
(Milioni di euro)
(A) valore aggiunto lordo (milioni di euro) (PSN)
(B) valore aggiunto lordo (milioni di euro)(PSN)
(C) valore aggiunto lordo (milioni di euro) (PSN)
(D) valore aggiunto lordo (milioni di euro) (PSN)
valore aggiunto lordo per regioni intermedie (milioni di euro)
valore aggiunto lordo per regioni rurali (milioni di euro)
valore aggiunto lordo settore primario (milioni di euro) 2.261,67 2011 ISTAT
valore aggiunto lordo settore secondario (milioni di euro) 13.468,24 2011 ISTAT
valore aggiunto lordo settore terziario (milioni di euro) 69.308,42 2011 ISTAT
valore aggiunto lordo per regioni urbane (milioni di euro)
Totale valore aggiunto lordo 85.038,33 2011 ISTAT
IC 11 Struttura del lavoro % totale
dell'occupazione totale
(A) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
(B) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
(C) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
(D) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico 4,03 2012 ISTAT
57
primario
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico secondario 21,59 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico terziario 74,38 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni intermedie 30,63 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni rurali 5,27 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni urbane 64,1 2012 ISTAT
1000 persone
(A) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
(B) Distribuzione del rapporto di lavoro(PSN)
(C) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
(D) Distribuzione del rapporto di lavoro (PSN)
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico primario 64,03 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico secondario 342,62 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro per settore economico terziario 1.180,55 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni intermedie 486,2 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni rurali 83,7 2012 ISTAT
Distribuzione del rapporto di lavoro nelle regioni urbane 1.017,3 2012 ISTAT
Occupazione totale 1.587,20 2012 ISTAT
IC 12 Produttività del lavoro per settore
economico EUR/persone
Produttività del lavoro per settore economico primario 30.480,71 2011 ISTAT
Produttività del lavoro per settore economico secondario 41.036,69 2011 ISTAT
Produttività del lavoro per settore economico terziario 54.346,75 2011 ISTAT
Produttività del lavoro totale 50.687,44 2011 ISTAT
Situazione settoriale
Cod. Nome Indicatore
Unità di Misura
Sotto Indicatore Valore Anno Fonte
IC 13 Occupati per
attività economica
% del totale
Occupati per attività economica (agricoltura) 4,65 2010 ISTAT
Occupati per attività economica (industria alimentare) 1,84 2010 ISTAT
Occupati per attività economica (forestali) 0,24 2012 Eurostat
Occupati per attività economica turismo 4,43 2010 ISTAT
1000 persone
Occupati per attività economica (agricoltura) 78,7 2010 ISTAT
Occupati per attività economica (industria alimentare) 31,2 2010 ISTAT
Occupati per attività economica forestale 3,77 2012 Eurostat
Occupati per attività economica (turismo) 74,9 2010 ISTAT
Totale occupati per attività economica 1.691,90 2010 ISTAT
IC 14 Produttività del
lavoro in agricoltura
EURO/unità lavorative annuali
produttività del lavoro in agricoltura 24.690,71 2011 ISTAT
IC 15
Produttività del lavoro nel settore forestale
EURO/unità lavorative annuali
valore aggiunto lordo / persone impiegate nel settore forestale 18.736,2 2011 INEA
IC 16
Produttività del lavoro
nell'industria alimentare
(EURO/ persone)
valore aggiunto lordo / persone impiegate nelle industrie alimentari
43.367,66 2010 ISTAT
IC 17 Proprietà agricole (aziende)
% of total
Dimensione agricola delle aziende (Zero ha) 0,21 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (meno di 2 ha) 60,27 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (From 2 to 4.9 ha) 22,48 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (From 50 to 99.9 ha) 0,45 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (da 10 a 19.9 ha) 4,72 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (From 20 to 29.9 ha) 1,3 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (From 30 to 49.9 ha) 0,87 2010 ISTAT
Dimensione delle aziende agricole (From 50 to 99.9 ha) 0,45 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (100 ha e oltre) 0,21 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (Zero EUR) 1,1 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (meno di 2 000 EUR) 32,31 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende da 2 000 a 3 999 EUR) 18,35 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 4 000 a 7 999 EUR) 16,43 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 8 000 a 14 999 EUR) 11,27 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende da 15 000 a 24 999 EUR) 6,95 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 25 000 a 49 999 EUR) 6,74 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 50 000 a 99 999 EUR) 3,94 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende da 100 000 a 249 999 EUR) 2,1 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 250 000 a 499 999 0,55 2010 ISTAT
58
EUR)
Dimensione economica delle aziende (500 000 EUR e oltre) 0,25 2010 ISTAT
unità di lavoro annua/ azienda
Dimensione media delle aziende (dimensioni del lavoro) 0,58 2010 Eurostat
EUR of SO Dimensione media delle aziende (dimensione economica) 2.398.248.430,50 2010 ISTAT
EUR of SO/azienda
Dimensione media delle aziende (dimensione economica) 17.521,83 2010 ISTAT
ha SAU Dimensione media delle aziende (dimensione fisica) 549.532,48 2010 ISTAT
ha SAU/aziende
Dimensione media delle aziende (dimensione fisica) 4,01 2010 ISTAT
N°
Dimensione agricola delle aziende (Zero ha) 287 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (meno di 2 ha) 82.495 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 2 a 4.9 ha) 30.774 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 5 a 9.9 ha ) 12.977 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 10 a 19.9 ha) 6.455 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 20 a 29.9 ha) 1.785 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 30 a 49.9 ha) 1.194 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (da 50 a 99.9 ha) 611 2010 ISTAT
Dimensione agricola delle aziende (100 ha e oltre) 294 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (Zero EUR) 1.512 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziendes (meno di 2 000 EUR) 44.224 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 2 000 a 3 999 EUR) 25.119 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 4 000 a 7 999 EUR) 22.484 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 8 000 a 14 999 EUR) 15.428 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 15 000 a 24 999 EUR) 9.519 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 25 000 a 49 999 EUR) 9.224 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende(da 50 000 a 99 999 EUR) 5.388 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 100 000 a 249 999 EUR)
2.876 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (da 250 000 a 499 999 EUR)
757 2010 ISTAT
Dimensione economica delle aziende (500 000 EUR e oltre) 341 2010 ISTAT
Persone Dimensione media delle aziende (dimensione del Lavoro) 279.670 2010 Eurostat
IC 18 Superficie agricola
% della SAU totale
Seminativi 48,79 2010 ISTAT
Orti 0,64 2010 ISTAT
Colture permanenti 28,66 2010 ISTAT
Prati permanenti e pascoli 21,25 2010 ISTAT
ha
Seminativi 268.100,65 2010 ISTAT
Orti 3.511,57 2010 ISTAT
Colture permanenti 157.486,15 2010 ISTAT
Prati permanenti e pascoli 116.762,20 2010 ISTAT
Totale SAU 549.532,48 2010 ISTAT
IC 19
Utilizzazione del terreno
condotto con metodo biologico
% della SAU totale
Totale area con metodo biologico
2,61 2010 ISTAT
ha SAU 14.373,81 2010 ISTAT
IC 20 Superficie irrigata
(ha)
Totale superficie irrigata
84.942,74 2010 ISTAT
% della SAU totale
15,46 2010 ISTAT
IC 21 Unità di bestiame
L SU Unità di bestiame 461.312,79 2010 ISTAT
IC 22 Manodopera
agricola
% dei membri della
famiglia
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (Femmine)
52,76 2010 ISTAT
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (Maschi)
47,24 2010 ISTAT
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (totale)
46,18 2010 ISTAT
% della forza lavoro
familiare
Forza lavoro familiare (Femmine) 45,63 2010 ISTAT
Forza lavoro familiare (Maschi) 54,37 2010 ISTAT
Forza lavoro familiare (totale) 94,74 2010 ISTAT
% della forza lavoro extra‐familiare
Manodopera extra‐familiare (Femmine) 48,81 2010 ISTAT
Manodopera extra‐familiare (Maschi) 51,19 2010 ISTAT
Manodopera extra‐familiare (totale) 5,26 2010 ISTAT
% della forza lavoro regolare
Conduttori unici che lavorano in azienda (Femmine) 38,85 2010 ISTAT
Conduttori unici che lavorano in azienda (Maschi) 61,15 2010 ISTAT
Conduttori unici che lavorano in azienda (totale) 48,56 2010 ISTAT
Persone Forza lavoro (Femmine) 120.905 2010 ISTAT
59
Forza lavoro (Maschi) 144.065 2010 ISTAT
Forza lavoro (Totale) 264.970 2010 ISTAT
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (Femmine)
68.140 2010 ISTAT
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (totale)
129.156 2010 ISTAT
Membri della famiglia del conduttore unico che lavora in azienda (Maschi)
61.016 2010 ISTAT
Manodopera extra‐familiare (Femmine) 7.175 2010 ISTAT
Manodopera extra‐familiare (totale) 14.701 2010 ISTAT
Manodopera extra‐familiare (Maschi) 7.526 2010 ISTAT
Conduttori unici che lavorano in azienda (Femmine) 52.765 2010 ISTAT
Conduttori unici che lavorano in azienda (Maschi) 83.049 2010 ISTAT
Conduttori unici che lavorano in azienda (totale) 135.814 2010 ISTAT
IC 23 Età del
conduttore
% sul totale del numero di conduttori
Meno di 35 anni 5,03 2010 ISTAT
Dai 35 ai 54 anni 37,34 2010 ISTAT
55 anni e oltre 57,63 2010 ISTAT
Numero
Meno di 35 anni 6.879 2010 ISTAT
Dai 35 ai 54 anni 51.110 2010 ISTAT
55 anni e oltre 78.883 2010 ISTAT
Totale numero di conduttori 136.872 2010 ISTAT
Numero di giovani imprenditori su 100 anziani imprenditori
Rapporto giovani / anziani dirigenti (meno di 35 anni / 55 anni e oltre)
8,72 2010 ISTAT
IC 24
Formazione agricola di imprenditori
agricoli
% del totale
Meno di 35 anni (formazione di base) 93,02 2010 ISTAT
Meno di 35 anni (formazione agraria completa) 6,88 2010 ISTAT
Meno di 35 anni (solo esperienza pratica) 0,10 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (formazione di base) 96,20 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (formazione agraria completa) 3,22 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (solo esperienza pratica) 0,59 2010 ISTAT
55 anni e oltre (formazione di base) 88,79 2010 ISTAT
55 anni e oltre (formazione agraria completa) 1,19 2010 ISTAT
55 anni e oltre (solo esperienza pratica) 10,02 2010 ISTAT
Numero
Meno di 35 anni (formazione di base) 6.399,00 2010 ISTAT
Meno di 35 anni (formazione agraria completa) 473,00 2010 ISTAT
Meno di 35 anni (solo esperienza pratica) 7,00 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (formazione di base) 49.166,00 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (formazione agraria completa) 1.645,00 2010 ISTAT
Tra i 35 e i 54 anni (solo esperienza pratica) 299,00 2010 ISTAT
55 anni e oltre (formazione di base) 70.042,00 2010 ISTAT
55 anni e oltre (formazione agraria completa) 936,00 2010 ISTAT
55 anni e oltre (solo esperienza pratica) 7.905,00 2010 ISTAT
Totale meno di 35 anni 6.879 2010 ISTAT
Totale tra i 35 e i 54 anni 51.110 2010 ISTAT
Totale 55 anni e oltre 78.883 2010 ISTAT
IC 25 Reddito dei
fattori agricoli
(EURO/unità di lavoro annua)
Quota di valore aggiunto lordo al costo dei fattori (reddito dei fattori in agricoltura) per unità di lavoro annuale
IC 26 Reddito da impresa agricola
(%) b) tenore di vita dei contadini (lavoratori autonomi in agricoltura) in percentuale del tenore di vita delle unità di lavoro impiegate in altri settori
(¤/AWU o N.)
a) quota di beni reddito da impresa agricolo netto per unità di lavoro annuo non retribuito
IC 27 Produttività agricola
Index 2005 = 100
Produttività totale dei fattori (PTF) confrontata con le uscite totali relative ai consumi intermedi utilizzati in termini di volumi
IC 28
Investimenti fissi lordi in agricoltura (investimenti fissi lordi)
% del valore aggiunto lordo in Agricoltura
Investimenti fissi lordi in agricoltura 27,84 2010 ISTAT
Milioni di EURO
Investimenti fissi lordi in agricoltura 626,2 2010 ISTAT
IC 29 Superficie forestale
% di superficie totale
Superficie forestale 32,76 2000 SIAN
1000 ha Superficie forestale 445,27 2000 SIAN
IC 30 Infrastrutture turistiche nelle
% del totale (A) Distribuzione dei posti letto (PSN) 51,8 2012 ISTAT
(B) Distribuzione dei posti letto (PSN) 12,66 2012 ISTAT
60
zone rurali (C) Distribuzione dei posti letto (PSN) 4,3 2012 ISTAT
(D) Distribuzione dei posti letto (PSN) 31,24 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni intermedie 49,27 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni rurali 2,66 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni urbane 48,07 2012 ISTAT
Distribuzione in aree densamente popolate 17,97 2012 Eurostat
Distribuzione in aree mediamente popolate 46,22 2012 Eurostat
Distribuzione in aree scarsamente popolate 35,81 2012 Eurostat
N° posti letto
(A) Distribuzione dei posti letto (PSN) 112.226 2012 ISTAT
(B) Distribuzione dei posti letto (PSN) 27.425 2012 ISTAT
(C) Distribuzione dei posti letto (PSN) 9.309 2012 ISTAT
(D) Distribuzione dei posti letto (PSN) 67.670 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni intermedie 106.729 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni rurali 5.772 2012 ISTAT
Distribuzione dei posti letto nelle regioni urbane 104.129 2012 ISTAT
Distribuzione in aree densamente popolate 38.926 2012 Eurostat
Distribuzione in aree mediamente popolate 100.126 2012 Eurostat
Distribuzione in aree scarsamente popolate 77.578 2012 Eurostat
Posti letto totale 216.630 2012 ISTAT
Indicatori ambientali
Situazione Ambiente/clima
Cod. Descrizione Unità di Misura
Sotto Indicatore Valore Anno Fonte
IC 31 Copertura e uso
del suolo
% della superficie totale
Superficie agricola 54,97 2006 DG AGRI
Superficie artificiale 6,72 2006 DG AGRI
Superficie forestale 28,23 2006 DG AGRI
Area naturale 2,11 2006 DG AGRI
Pascoli naturali 3,89 2006 DG AGRI
Altra area (include mare e acque interne) 0,2 2006 DG AGRI
Boschi/arbusti di transizione 3,88 2006 DG AGRI
% totale Totale superficie agricola 58,86 2006 DG AGRI
Totale superficie forestale 32,11 2006 DG AGRI
IC 32 Zone
svantaggiate % del totale
SAU
Aree svantaggiate di montagna(ex‐art.18) 52,23 2012 SIAN
Altre aree svantaggiate(ex‐art.19) 15,62 2012 SIAN
Zone svantaggiate specifica (ex‐art.20) 1,44 2012 SIAN
Totale SAU in zone svantaggiate 69,29 2012 SIAN
Sau in zone non svantaggiate 30,71 2012 SIAN
IC 33 Intensità agricola
% del totale SAU
Aree di pascolo estensivo ‐% della SAU totale
Farm input intensity‐ UAA managed by farms with high input intensity per ha
26,81 2011
RICA‐ ISTAT (Indice dei prezzi prodotti agricoli)
Farm input intensity‐ UAA managed by farms with low input intensity per ha
53,17 2011
RICA‐ ISTAT (Indice dei prezzi prodotti agricoli)
Farm input intensity‐ UAA managed by farms with medium input intensity per ha
20,02 2011
RICA‐ ISTAT (Indice dei prezzi prodotti agricoli)
IC 34
Natura 2000
% della superficie forestale
Superficie forestale nel quadro di Natura 2000 ‐ Superficie forestale
57,37 2011 EEA
Superficie forestale nel quadro di Natura 2000 ‐ Superficie forestale (inclusi boschi‐macchie di transizione )
57,23 2011 EEA
% del territorio
Territorio sotto la rete di Natura 2000 29,3 2013
MATTM‐dati "Rete Natura2000
"
Territorio in Siti di Natura 2000 di importanza comunitaria (SIC) 23,62 2013
MATTM‐dati "Rete Natura2000
"
Territorio sotto zone di protezione speciale di Natura 2000 (ZPS)
14,25 2013 MATTM‐dati "Rete
61
Natura2000"
IC 35 Indice di uccelli
agricoli Index (2000=100)
indice di uccelli agrioli (FBI ‐ conservazione delle specie tipiche degli ambienti agricoli)
110,9 2012 RRN‐LIPU
IC 36
Stato di conservazione di habitat agricoli
% stimata degli habitat
Stato favorevole (%)
Stato non favorevole ‐ cattivo (%)
Stato non favorevole‐ inadeguato (%)
Stato non identificato (%)
ha
Stato non favorevole‐ inadeguato (%)
Stato favorevole (%)
Stato non favorevole ‐ cattivo (%)
Stato non identificato (ha)
IC 37 Agricoltura ad alto valore
naturale (AVN)
% della SAU totale
SAU coltivata per generare AVN alto valore naturale 40,56 2011
RRN‐ dati AGRIT2010, CLC2000 e Natura2000
SAU coltivata per generare AVN ‐ classe di valore naturale Alta 9,97 2011
RRN‐ dati AGRIT2010, CLC2000 e Natura2000
SAU coltivata per generare AVN ‐ classe di valore naturale Bassa
13,98 2011
RRN‐ dati AGRIT2010, CLC2000 e Natura2000
SAU coltivata per generare AVN ‐ classe di valore naturale Media
15,23 2011
RRN‐ dati AGRIT2010, CLC2000 e Natura2000
SAU coltivata per generare AVN ‐ classe di valore naturale Molto Alta
1,38 2011
RRN‐ dati AGRIT2010, CLC2000 e Natura2000
IC 38 Foresta protetta
% % aree boscate con vincoli di tipo naturalistico 59,45 2005 INFC
% of FOWL (volatili) area
(conservazione della biodiversità) Class 1.1 ‐ Nessun intervento attivo
(conservazione della biodiversità) Class 1.2 ‐minimo intervento
(conservazione della biodiversità) Class 1.3 ‐ Conservazione attraverso una gestione attiva
Class 2‐ Tutela del paesaggio e specifici elementi naturali
IC 39 Estrazione dell'acqua in agricoltura
1000 m3 Estrazione dell'acqua in agricoltura 427.250,31 2010 Eurostat
IC 40 Qualità
dell'acqua
%
Nitrati in acqua dolce ‐ Le acque sotterranee‐Alta qualità (<25)
Nitrati in acqua dolce ‐ Le acque sotterranee‐Moderata qualità (>=25 and <50)
Nitrati in acqua dolce ‐ Le acque sotterranee‐Scarsa qualità (>=25 and <50)
Nitrati in acqua dolce ‐ Acque sotterranee
Nitrati in acqua dolce ‐ Acque sotterranee (>=10 and <25)
Nitrati in acqua dolce ‐ Acque sotterranee (>=25 and <50)
Nitrati in acqua dolce ‐ Acque sotterranee (>=50)
itrati in acqua dolce ‐ superficie d'acqua ‐ alta qualità (<2.0)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua‐moderata di qualità (>=2.0 and <5.6)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua‐ scarsa qualità (>=5.6)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (<0.8)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (>=0.8 and <2.0)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (>=11.3)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (>=2.0 and <3.6)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (>=3.6 and <5.6)
Nitrati in acqua dolce ‐ superficie dell'acqua (>=5.6 and <11.3)
kg N/ha/anno
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
62
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di azoto (GNS) su terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
Bilancio lordo dei nutrienti ‐ surplus potenziale di fosforo nei terreni agricoli
IC 41 La sostanza organica nel
terreno arabile
g kg‐1 Contenuto di carbonio organico medio
Deviazione standard di contenuto di carbonio organico
Mega tonnellate
Stime totali del contenuto di carbonio organico nei terreni arabili
IC 42
L'erosione del suolo da parte dell'acqua
% della superficie totale in ogni
categoria
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata a grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ prati permanenti
9,41 average 2006‐2007
JRC
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata a grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ superficie agricola totale
37,31 average 2006‐2007
JRC
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata/grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ Superficie dei seminativi e delle colture permanenti.
39,79 average 2006‐2007
JRC
ha
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata a grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ Superficie per i seminativi e permanente
294.200 average 2006‐2007
JRC
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata a grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ Prati permanenti e pascoli
6.200 average 2006‐2007
JRC
Quota della superficie agricola stimata interessata a moderata a grave erosione idrica (> 11 t / ha / anno) ‐ Superficie agricola totale, di cui:
300.400 average 2006‐2007
JRC
t / ha / anno Erosione del suolo da parte dell'acqua
IC 43
Produzione di energia rinnovabile da attività agricole e forestali
% della produzione totale di energia
rinnovabile
Produzione di energia rinnovabile dall'agricoltura (%)
Produzione di energia rinnovabile dalla silvicoltura (%)
Produzione totale di energia rinnovabile (%) 26 2011 SIMERI‐ GSE
ktep
Produzione di energia rinnovabile dall'agricoltura (ktep)
Produzione di energia rinnovabile dalla silvicoltura (ktep)
Produzione totale di energia rinnovabile (ktep) 275,87 2011 SIMERI‐GSE
IC 44
Consumo di energia in
agricoltura, la silvicoltura e l'industria alimentare
% del consumo totale di energia finale
Uso diretto di energia nel settore agricolo / forestale 2,2 2008
Statistiche energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
Utilizzo diretto di energia nella trasformazione alimentare 4,46 2008
Statistiche energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
kg di Uso diretto di energia nel settore agricolo / forestale 145,76 2008 Statistiche
63
equivalente petrolio per ettaro di SAU + forestali
energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
ktep
Uso diretto di energia nel settore agricolo / forestale
Uso diretto di energia nel settore agricolo / forestale 145 2008
Statistiche energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
Utilizzo diretto di energia nella trasformazione alimentare 294 2008
Statistiche energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
Consumo totale di energia finale 6.599 2008
Statistiche energetiche regionali 1988‐2008
ENEA (elaborazio
ni Agriconsulti
ng)
IC 45
Emissioni di gas serra
provenienti dall'agricoltura
% del totale delle
emissioni di gas serra
Quota agricola (compresi i suoli) delle emissioni nette totali ‐1990
7,26 1990 ISPRA
Quota agricola (compresi i suoli) delle emissioni nette totali ‐1995
8,35 1995 ISPRA
Quota agricola (compresi i suoli) delle emissioni nette totali ‐2000
8,32 2000 ISPRA
Quota agricola (compresi i suoli) delle emissioni nette totali ‐2005
7,83 2005 ISPRA
Quota agricola (compresi i suoli) delle emissioni nette totali ‐2010
6,16 2010 ISPRA
1.000 t di CO2
equivalente
Emissioni annue complessive di biossido di carbonio (CO2), e l'emissione di metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) da suoli agricoli (prati e terreni coltivati)
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐1990
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐ 1995
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐ 2000
1.750.704,74 1990 ISPRA
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐ 2005
1.756.741,43 1995 ISPRA
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐ 2010
1.986.748,56 2000 ISPRA
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura ‐ 2005
1.889.792,16 2005 ISPRA
Emissioni annue complessive di metano (CH4) e protossido di azoto (N20) da agricoltura‐ 2010
1.898.320,32 2010 ISPRA
t of CO2 equivalente
Emissioni annuali aggregati e l'assorbimento di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di protossido di azoto (N2O) da terreni coltivati e praterie categorie IPCC d'uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura settore 1990
‐59.444,08 1990 ISPRA
Emissioni annuali aggregati e l'assorbimento di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di protossido di azoto (N2O) da terreni coltivati e praterie categorie IPCC d'uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura settore 1995
‐45.942,86 1995 ISPRA
‐71.860,47 2000 ISPRA
64
Emissioni annuali aggregati e l'assorbimento di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di protossido di azoto (N2O) da terreni coltivati e praterie categorie IPCC d'uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura settore‐2000
Emissioni annuali aggregati e l'assorbimento di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di protossido di azoto (N2O) da terreni coltivati e praterie categorie IPCC d'uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura settore
‐212.425,36 2005 ISPRA
Emissioni annuali aggregati e l'assorbimento di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di protossido di azoto (N2O) da terreni coltivati e praterie categorie IPCC d'uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura settore 2010
‐520.295,41 2010 ISPRA
Emissioni di gas serra totali, incluso LULUCF (esclusi 080.502 traffico aeroporto internazionale e 080.504 traffico crocieristico internazionale) ‐ 1990
23.282.757,74 1990 ISPRA
Emissioni di gas serra totali, incluso LULUCF (esclusi 080.502 traffico aeroporto internazionale e 080.504 traffico crocieristico internazionale) ‐ 1995
20.483.730,84 1995 ISPRA
Emissioni di gas serra totali, incluso LULUCF (esclusi 080.502 traffico aeroporto internazionale e 080.504 traffico crocieristico internazionale) 2000
23.023.797,08 2000 ISPRA
Emissioni di gas serra totali, incluso LULUCF (esclusi 080.502 traffico aeroporto internazionale e 080.504 traffico crocieristico internazionale) ‐ 2005
21.421.566,13 2005 ISPRA
Emissioni di gas serra totali, incluso LULUCF (esclusi 080.502 traffico aeroporto internazionale e 080.504 traffico crocieristico internazionale) ‐ 2010
22.383.190,20 2010 ISPRA
Emissioni nette totali provenienti dall'agricoltura (comprendente suoli) ‐ 1990
1.691.260,66 1990 ISPRA
Emissioni nette totali provenienti dall'agricoltura (comprendente suoli) ‐ 1995
1.710.798,56 1995 ISPRA
Emissioni nette totali provenienti dall'agricoltura (comprendente suoli) 2000
1.914.888,09 2000 ISPRA
Emissioni nette totali provenienti dall'agricoltura (comprendente suoli) ‐ 2005
1.677.366,81 2005 ISPRA
Emissioni nette totali provenienti dall'agricoltura (comprendente suoli) 2010
1.378.024,91 2010 ISPRA
tonnellate di NH3
Emissioni di Ammoniaca dall'agricoltura ‐ Tutti gli altri sottosettori
3.279,18 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura‐broiler (4B9b) 168,65 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura‐bovini da latte (4B1a) 3.141,16 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura‐ bovini non da latte (4B1b)
9.360,85 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura galline ovaiole (4B9a) 381,07 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura‐ suini (4B8) 811,12 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura fertilizzanti azotati di sintesi (4D1a)
1.880,24 2010 ISPRA
Emissioni di ammoniaca dall'agricoltura Totale emissioni agricole
19.022,27 2010 ISPRA
4.1.7. Tabella strutturata contenente i dati relativi agli indicatori di contesto specifici di programma suddivisi in indicatori socio‐economici e rurali, indicatori settoriali e indicatori relativi ad ambiente / clima
Codice Indicatore Specifico
(IS)
Descrizione Unità di misura Valore Anno Fonte
1 Attività di spesa delle Regioni a favore del settore agricolo ‐Stanziamenti definitivi di competenza 2010
Migliaia di euro 415.469 2010 Regione Campania
1.1 di cui ricerca e sperimentazione (% su spesa a favore del settore agricolo)
% 5,7% 2010 Regione Campania
1.2 di cui assistenza tecnica (% su spesa a favore del settore agricolo) % 5,2% 2010 Regione Campania
2.1 Sistema universitario Campania (inteso come numero di istituzioni) n° 13 2013 CINECA
2.2 Atenei n° 7 2013 CINECA
2.3 Dipartimenti universitari (ambiti: biologico, chimico‐fisico‐matematico, socio‐economico, ambientale, ingegneristico e
n° 75 2013 CINECA
65
agroalimentare)
3.1 Progetti 124: progetti n° 55 2013 Regione Campania
3.2 Partner 124 appartenenti al settore primario % 47,9% 2013 Regione Campania
3.3 Partner 124: trasformazione/commercializzazione % 23,5% 2013 Regione Campania
3.4 Partner 124: università enti di ricerca % 23,2% 2013 Regione Campania
3.5 Partner 124: altri partner % 5,4% 2013 Regione Campania
4 Agronomi n° 1.615 2014 Ordine degli agronomi
della Campania
5.1 Misura 111 Tipologia 1 ‐ “Formazione”, n° 2.800 2013 Regione Campania
5.2 Indice di efficienza misura 111 (tasso di abbandono) % 39 2013 Regione Campania
6.1 Misura 331 : corsi n° 21 2013 Regione Campania
6.2 Misura 331: Incidenza dei Corsi realizzati sul totale corsi programmati % 12,1 2013 Regione Campania
6.3 Misura 331 : soggetti formati n° 315 2013 Regione Campania
7 Misura 114: numero di beneficiari rispetto al target del PSR (%) n° 12,0% 2013 Regione Campania
8.1 SAT ettari 722.378 2010 ISTAT
8.2 Var% sat 2000‐2010 % ‐0,14 2010 ISTAT
9.1 Numero di aziende n° 136.872 2010 ISTAT
9.2 var% aziende 2000‐2010 % ‐41,60% 2010 ISTAT
9.3 % aziende con capoazienda donne % 37,6 2010 ISTAT
10.1 SAU ettati 549.270 2010 ISTAT
10.2 var% sau 2000‐2010 % ‐6,30% 2010 ISTAT
11.1 Quota % del n. di aziende informatizzate su totale aziende % 1,9% 2010 ISTAT
11.2 Commercio elettronico per vendita di prodotti e servizi aziendali % 0,4% 2010 ISTAT
11.3 Utilizzo della rete internet % 0,6% 2010 ISTAT
11.4 Quota % della SAU delle aziende informatizzate su SAU totale % 2,60% 2010 ISTAT
12.1 Aziende per classe di Sau ugale a 0 n° 287 2010 ISTAT
12.2 Aziende per classe di Sau 0,01‐1,99 n° 82.496 2010 ISTAT
12.3 Aziende per classe di Sau 2‐4,99 n° 30.774 2010 ISTAT
12.4 Aziende per classe di Sau 5‐9,99 n° 12.977 2010 ISTAT
12.5 Aziende per classe di Sau 10‐19,99 n° 6.455 2010 ISTAT
12.6 Aziende per classe di Sau 20‐49,99 n° 2.979 2010 ISTAT
12.7 Aziende per classe di Sau 50‐99,99 n° 611 2010 ISTAT
12.8 Aziende per classe di Sau 100 e più n° 293 2010 ISTAT
13.1 Giornate di lavoro totali Migliaia 19.492,70 2010 ISTAT
13.2 Giornate di lavoro del conduttore % rispetto al
totale 53,10% 2010 ISTAT
13.3 Giornate di lavoro del coniuge % rispetto al
totale 15,90% 2010 ISTAT
13.4 Giornate di lavoro da parte familiari e parenti del conduttore % rispetto al
totale 9,70% 2010 ISTAT
13.5 Giornate di lavoro da parte di altra manodopera TI % rispetto al
totale 2,40% 2010 ISTAT
13.6 Giornate di lavoro da parte di altra manodopera TD % rispetto al
totale 19,00% 2010 ISTAT
13.7 Var % giornate di lavoro (2010‐2000) % ‐38,1% 2010 ISTAT
14 Occupati in agricoltura totali n° 64.028 2012 ISTAT
15 Valore aggiunto ai prezzi di base per unità di lavoro nel settore primario
euro per unità di lavoro
24.690,70 2011 ISTAT
16.1 Allevamenti Bovini numero di aziende
9.333 2010 ISTAT
16.2 Allevamenti Bufalini numero di aziende
1.409 2010 ISTAT
16.3 Allevamenti Equini numero di aziende
1.329 2010 ISTAT
16.4 Allevamenti Ovini numero di aziende
3.161 2010 ISTAT
16.5 Allevamenti Caprini numero di aziende
1.451 2010 ISTAT
16.6 Allevamenti Suini numero di aziende
1.844 2010 ISTAT
16.7 Allevamenti Conigli numero di aziende
673 2010 ISTAT
16.8 Allevamenti Avicoli numero di aziende
1.536 2010 ISTAT
17.1 Allevamenti Bovini numero di capi 182.630 2010 ISTAT
17.2 Allevamenti Bufalini numero di capi 261.506 2010 ISTAT
17.3 Allevamenti Equini numero di capi 6.265 2010 ISTAT
17.4 Allevamenti Ovini numero di capi 181.354 2010 ISTAT
17.5 Allevamenti Caprini numero di capi 36.051 2010 ISTAT
17.6 Allevamenti Suini numero di capi 85.705 2010 ISTAT
66
17.7 Allevamenti Conigli numero di capi 369.305 2010 ISTAT
17.8 Allevamenti Avicoli numero di capi 3.800.685 2010 ISTAT
18 Aziende con allevamenti biologici certificati n° 245 2010 ISTAT
19.1 Aziende agricole con attività connesse n° 4.790 2010 ISTAT
19.2 Aziende agricole con attività connesse in rapporto all'universo regionale
% 3,50 2010 ISTAT
19.3 Aziende agricole con attività agrituristiche in rapporto all'universo regionale
% 0,31 2010 ISTAT
19.4 Aziende agricole con attività agrituristiche in rapporto all'universo attività connesse
% 8,90 2010 ISTAT
19.5 Aziende agricole che producono energia in rapporto all'universo regionale
% 0,04 2010 ISTAT
19.6 Aziende agricole che producono energia in rapporto all'universo attività connesse
% 1,20 2010 ISTAT
19.7 Numero di aziende con attività remunerativa connessa di produzione di energia rinnovabile da relativo impianto
n° 59 2010 ISTAT
20 Infortuni 2012 ‐ Indennizzati entro il 31/12/2013 n° 1.342 2012 INAIL
21 Evoluzione del credito agrario (Tasso di variazione medio annuo‐TVMA)
% ‐11 2012 ISMEA
22.1 Valore complessivo della produzione agricola ai prezzi di base, valori correnti
miliardi di euro 3,4 2012 ISTAT
22.2 Produzione agricola: var% 2012/2011 valori concatenati( 2005) % ‐3,4 2012 ISTAT
22.3 Consumi intermedi branca agricoltura a prezzi di base, valori correnti miliardi di euro 1,2 2012 ISTAT
22.4 Consumi intermedi branca agricoltura, prezzi di base: var% 2012/2011 valori concatenati (2005)
% ‐1,8 2012 ISTAT
22.5 Valore aggiunto agricoltura a prezzi di base miliardi di euro 2,20 2012 ISTAT
22.6 Variazione del Valore aggiunto dell'agricoltura a prezzi di base: var% 2012/2011 su valori concatenati (2005)
% ‐4,20 2012 ISTAT
22.7 Investimenti fissi lordi in agricoltura variazione 2000‐2010 var. % ‐3,7 2011 ISTAT
23.1 Produzione silvicoltira milioni di euro 68,7 2012 ISTAT
23.2 Produzione silvicoltura: var% 2012/2011 valori concatenati (2005) var. % ‐9,6 2012 ISTAT
23.3 Consumi intermedi silvicoltura milioni di euro 4,8 2012 ISTAT
23.4 Consumi intermedi silvicoltura var% 2012/2011 % ‐10,6 2012 ISTAT
23.5 Valore aggiunto silvicoltura milioni di euro 63,9 2012 ISTAT
23.6 Valore aggiunto silvicoltura var% 2012/2011 valori concatenati 2005 var. % ‐9,5 2012 ISTAT
24.1 Valore aggiunto nell'industria alimentare 2005‐2012 var. % ‐6,7 2010 ISTAT
24.2 Investimenti fissi lordi nell'industria alimentare 2005‐2012 var. % ‐42,4 2010 ISTAT
24.3 Occupati nell'industria alimentare variazione percentuale 2005‐2010 var. % ‐9,3 2010 ISTAT
24.4 Numero di Unità locali trasformazione agroalimentare delle imprese attive industria (alimentare, bevande e tabacco)
n° 5.924 2011 ISTAT
25.1 Commercio internazionale (settore primario) import milioni di euro 966 2013 ISTAT
25.2 Commercio internazionale (settore primario) export milioni di euro 395 2013 ISTAT
26.1 Commercio internazionale (trasformazione agroalimentare) import milioni di euro 1.267 2013 ISTAT
26.2 Commercio internazionale (trasformazione agroalimentare) export milioni di euro 2.271 2013 ISTAT
27.1 Produzioni DOP e IGP: superficie coltivata per produzioni dop e igp ettari 12.393 2010 ISTAT
27.2 Aziende con sau dedicata alla DOP e IGP (percentuale rispetto all'Italia)
% 5,7 2010 ISTAT
28.1 Produzioni DOP e IGP: aziende che utilizzano il terreno per produzioni dop e igp
n° 8.752 2011 ISTAT
28.2 Aziende con produzioni DOP e IGP (percentuale rispetto all'Italia) % 2,7 2010 ISTAT
29 Denominazioni a marchio DOP;IGP, STG n° 28 2014 Mipaaf
30.1 Fatturato della produzione DOP IGP milioni di euro 286,8 2012 ISMEA
30.2 Fatturato della produzione DOP IGP rispetto al totale nazionale % 4,2 2012 ISMEA
31.1 Aziende che applicano il metodo di produzione biologica alle coltivazioni
n° 1.782 2010 ISTAT
31.2 Negozi specializzati nella vendita di prodotti BIO n° 33 2012 Biobank
32 Aziende che operano vendita diretta n° 31.744 2010 ISTAT
33 Numero di GAS in Campania n° 40 2012 www.retegas.it e www.economia‐solidale.org
34.1 Comparto orticolo: aziende n° 14.091 2010 ISTAT
34.2 Comparto frutticole: aziende n° 32.133 2010 ISTAT
34.3 Comparto florovivaistico: aziende n° 1.490 2010 ISTAT
34.4 Comparto vitivinicolo: aziende n° 41.665 2010 ISTAT
34.5 Comparto olivicolo: aziende n° 85.870 2010 ISTAT
34.6 Comparto tabacchicolo:aziende n° 3.768 2010 ISTAT
34.7 Zootecnia carne:aziende n° 8.827 2010 ISTAT
34.8 Zootecnia latte. aziende n° 5.878 2010 ISTAT
35.1 Comparto orticolo: sau ettari 23.073,88 2010 ISTAT
35.2 Comparto frutticolo: sau ettari 58.836,67 2010 ISTAT
67
35.3 Comparto florovivaistico: sau ettari 1.010,37 2010 ISTAT
35.4 Comparto vitivinicolo: sau ettari 23.281,44 2010 ISTAT
35.5 Comparto olivicolo: sau ettari 72.623,30 2010 ISTAT
35.6 Comparto tabacchicolo: sau ettari 8.800,27 2010 ISTAT
36.1 OP ortofrutta n° 27 2013 Mipaaf
36.2 OP pataticola n° 6 2013 Mipaaf
36.3 OP tabacco n° 13 2013 Mipaaf
37.1 Produzione ai prezzi base orticolo migliaia di euro 1.173.488 2012 ISTAT
37.2 Produzione ai prezzi base olivicolo migliaia di euro 129.161 2012 ISTAT
37.3 Produzione ai prezzi base florovivaismo migliaia di euro 192.586 2012 ISTAT
37.4 Produzione ai prezzi base vitivinicolo migliaia di euro 88.501 2012 ISTAT
37.5 Produzione ai prezzi base agrumi migliaia di euro 27.948 2012 ISTAT
37.6 Produzione ai prezzi base frutta migliaia di euro 374.332 2012 ISTAT
37.7 Produzione ai prezzi base tabacco migliaia di euro 71.939 2012 ISTAT
37.8 Prodotti zootecnici alimentari migliaia di euro 749.302 2012 ISTAT
37.9 Prodotti zootecnici non alimentari migliaia di euro 308 2012 ISTAT
38.1 Dati assicurativi: numero certificati n° 1.817 2011 ISMEA
38.2 Dati assicurativi: superficie assicurata ettari 4.571 2011 ISMEA
38.3 Dati assicurativi: valore assicurato euro 101.457.50
1 2011 Sicuragro
38.4 Numero avversità atmosferiche n° 41 2014 Mipaaf
38.5 Importo danni riconosciuti milioni di euro 375 2014 Mipaaf
38.6 Emergenze fitosanitarie conclamate (L.R. 4/02) n 5 2014 Regione Campania
38.7 Altre Emergenze fitosanitarie di rilevanza economica ed ambientale n 5 2014 Regione Campania
39 Consistente e diversificata presenza di produzioni agroalimentari tipiche e di qualità
n° 386 2013
40.1 Numero di specie faunistiche n° 337 2007 Osservatorio
biodiversità della Campania
40.2 Specie e sottospecie vegetali n° 2.845 2007 Osservatorio
biodiversità della Campania
41 Boschi da seme n° 11 2014 Regione Campania
42 Arboricoltura da legno annessa ad aziende agricole ettari
4.007,60 2010 ISTAT
43 Sistemi di certificazione nell'ambito delle filiere forestali n° 0 2014 Regione Campania
44.1 PAF (Piani Assestamento Forestale) vigenti n° 64 2014 Regione Campania
44.2 Superficie totale assestata ha 52.419,13 2014 Regione Campania
44.3 PAF (Piani Assestamento Forestale) in istruttoria n° 81 2014 Regione Campania
44.4 Totale superficie relativa ai PAF in istruttoria ha 53.821,89 2014 Regione Campania
44.5 PAF scaduti n° 77 2014 Regione Campania
44.6 Superficie relativa ai PAF scaduti ha 71.000,61 2014 Regione Campania
44.7 Preliminari di PAF PSR n° 40 2014 Regione Campania
44.8 Totale superficie relativa ai perliminari di PAF PSR ha 8.035,50 2014 Regione Campania
44.9 Totale strumenti di pianificazione n° 262 2014 Regione Campania
44.10 Totale superficie relativa agli strumenti di pianificazione per il comparto forestale
ha 185.277,13 2014 Regione Campania
44.4 Siti Natura 2000 provvisti di Piani di Gestione n° 34 Regione CampaniA
44.5 Progetti Life+ 2007/2013 approvati in Campania n° 4 2014 Ministero
dell'Ambiente
45.1 Estensione totale dei siti Natura 2000 ettari 398.135 2014 Ministero
dell'Ambiente
45.2 Area Parchi Naz_Reg kmq 3.359,60 2014 Regione Campania Autorità Ambientale
45.3 Area Riserva Naturale kmq 4.748,40 2014 Regione Campania Autorità Ambientale
46.1 Stato di conservazione di habitat agroforestali ricadenti in classe “A” (Eccellente)
% 30,40 2009 Regione Campania
46.2 Stato di conservazione di habitat agroforestali ricadenti in classe “B” (Buono)
% 56,10 2009 Regione Campania
46.3 Stato di conservazionedi habitat agroforestali ricadenti in classe C “Medio‐ridotto”
% 8,40 2009 Regione Campania
46.4 Stato di conservazione di habitat agroforestali non specificato % 5,10 2009 Regione Campania
47 Aree agroforestali con Rischio Idrogeologico (RI) da elevato a molto elevato
ettari 199.014 2009 Regione Campania‐
CUAS
47.1 di cui seminativi ettari 67.800 2009 Regione Campania‐
CUAS
47.2 di cui legnose permanenti ettari 28.067 2009 Regione Campania‐
CUAS
47.3 di cui sistemi agricoli complessi ettari 9.058 2009 Regione Campania‐
68
CUAS
47.4 di cui prati permanenti e pascoli ettari 15.220 2009 Regione Campania‐
CUAS
47.5 di cui boschi e arbusteti ettari 78.868 2009 Regione Campania‐
CUAS
48.1 Stato ecologico dei corsi d'acqua (SECA): tratti fluviali superficiali con valori corrispondenti a qualità delle acque “ottima”
% 2,2 2009 ARPAC
48.2 Tratti fluviali con valori corrispondenti a qualità delle acque “buona” % 47,8 2009 ARPAC
48.3 Tratti fluviali valori corrispondenti a qualità delle acque “sufficiente” % 18,5 2009 ARPAC
48.4 Tratti fluviali valori corrispondenti a qualità delle acque “scadente” % 17,4 2009 ARPAC
48.5 Tratti fluviali valori corrispondenti a qualità delle acque “pessima” % 14,1 2009 ARPAC
49.1 SCAS buono % 74,3 2011 ISPRA
49.2 SCAS scarso % 25,7 2011 ISPRA
50.1 Incendi n° 366 2013 Corpo forestale dello
stato
50.2 Superficie boscata interessata da incendi ettari 706 2013 Corpo forestale dello
stato
50.3 Superficie non boscata interessata da incendi ettari 284 2013 Corpo forestale dello
stato
51 Prodotti fitosanitari kg 9.491.964 2012 ISTAT
51.1 di cui fungicidi kg 3.022.029 2012 ISTAT
51.2 di cui insetticidi ed acaricidi kg 1.267.782 2012 ISTAT
51.3 di cui erbicidi kg 894.043 2012 ISTAT
51.4 di cui vari kg 4.308.110 2012 ISTAT
52 Vivai forestali n° 43 2014 Regione Campania
52.1 di cui di proprità regionale n° 15
53 Imprese boschive iscritte all'"albo regionale delle ditte boschive" (dal 1998 al 2014)
n° 207 2014 Regione Campania
53.1 di cui iscritte all'"albo regionale delle ditte boschive" ‐ categoria B (imprese con caratteristiche tecnologiche adeguate)
n° 28 2014 Regione Campania
54 Reti irrigue in pressione km 4.077 2014 Consorzi di Bonifica
55.1 Incremento aree urbanizzate nel periodo 1960‐2009 % 402 2009 Regione Campania
55.2 Suolo urbanizzato per anno ettari/annui 1.800 2009 Regione Campania
56 Sostanza organica del suolo % 1,3<CO<1,7 2005 Ispra
57 Totale approvvigionamento irriguo Mc
consumati/anno 347.555.74
1 2010 ISTAT
57.1 di cui emungimento di acque sotterranee vicino azienda Mc
consumati/anno 190.797.50
4 2010 ISTAT
57.2 di cui captazione di acque superficiali all'interno dell'azienda Mc
consumati/anno 9.139.681 2010 ISTAT
57.3 di cui captazione di acque superficiali fuori azienda (laghi, fiumi o corsi d'acqua)
Mc consumati/anno
16.328.782 2010 ISTAT
57.4 di cui prelievo da acquedotto, consorzio o altro ente irriguo con consegna a turno
Mc consumati/anno
70.548.640 2010 ISTAT
57.5 di cui prelievo da acquedotto, consorzio o altro ente irriguo con consegna a domanda
Mc consumati/anno
48.643.339 2010 ISTAT
57.6 di cui prelievi da altra fonte Mc
consumati/anno 12.097.795 2010 ISTAT
58 Consumi energetici totali GWh 17.282,3 2012 Terna
58.1 di cui agricoltura GWh 283,8 2012 Terna
58.2 di cui industria GWh 4.548,60 2012 Terna
58.3 di cui terziario GWh 6.579,00 2012 Terna
58.4 di cui domestico GWh 5.870,80 2012 Terna
59.1 Quota regionale Biogas rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 2,0 2011 GSE
59.2 Quota regionale eolico on‐shore rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 48,0 2011 GSE
59.3 Idroelettrico finoa 1MW rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 1,0 2011 GSE
59.4 Idroelettrico compreso tra 1 e 10MW rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 2,0 2011 GSE
59.5 Idroelettrico >10MW rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 14,0 2011 GSE
59.6 Fotovoltaico rispetto al totale di energia da fonte rinnovabile prodotta in Campania
% 9,0 2011 GSE
59.7 Biomassa solida % 10,0 2011 GSE
59.8 Bioliquidi % 14,0 2011 GSE
59.9 Biomassa ligneo cellulosica derivante dalla gestione forestale e dai residui estraibili
tonnellate/anno 227.000 2008 Regione Campania ‐
Inea
60 ZVNOA (Zone Vulnerabili ai Nitrati di Origine Agricola) ettari 158.000 2010 Regione Campania
69
61.1 Aziende che possiedono una copertura per la raccolta del letame
% sul totale di aziende che
provvedono allo stoccaggio degli
effluenti zootecnici
5,50 2010 ISTAT
61.2 Aziende che possiedono una copertura delle vasche per il liquame
% sul totale di aziende che
provvedono allo stoccaggio degli
effluenti zootecnici
24,7 2010 ISTAT
62 Effluenti zootecnici da allevamento milioni di mc/anno
8 milioni 2008 Regione Campania ‐
INEA
63 Potenza installabile grazie a effluenti zootecnici e biomasse residuali MW elettrici 46 2008 Regione Campania ‐
INEA
64 Emissioni di CO2 Net / rimozioni Gg CO2eq ‐197,91 2012 ISPRA
65.1 Consorzi di bonifica n° 11 2014 Regione Campania
65.2 Consorzi di bonifica (aree ricoperte da consorzi di bonifica) ettari 725.582,52 2014 Regione Campania
66.1 Turismo: arrivi (totale esercizi) n° 4.597.691 2012 ISTAT
66.2 Turismo: presenze (totale esercizi) n° 18.410.150 2012 ISTAT
67.1 Capacità degli esercizi ricettivi: alberghieri n° posti letto 114.892 2012 ISTAT
67.2 Capacità degli esercizi ricettivi: complementari e B&B n° posti letto 101.738 2012 ISTAT
68 Aziende agrituristiche n° 426 2013 Regione Campania
69 Sanità e assistenza sociale: unità locali n° 18.751 2011 ISTAT
69.1 di cui Assistenza sanitaria n° 18.268 2011 ISTAT
69.2 di cui Servizi di assistenza sociale residenziale n° 205 2011 ISTAT
69.3 di cui Assistenza sociale non residenziale n° 278 2011 ISTAT
70.1 Gruppi di Azione Locale in Campania 2007‐2013 n° 13 2011 Mipaaf
70.2 Comuni inclusi nei GAL n° 293 2011 Mipaaf
70.3 Popolazione residente in aree LEADER n° 936.555 2011 Mipaaf
70.4 Superficie aree GAL kmq 8.913 2011 Mipaaf
70.5 Densità aree GAL ab/kmq 105,1 2011 Mipaaf
70.6 Soci GAL n° 582 2011 Mipaaf
70.7 Dotazione PSL Meuro 86,6 2011 Mipaaf
71.1 Densità abitativa media ab./kmq. 424,6 2012 ISTAT
71.2 Densità media abitativa area A ab./kmq. 4979,9 2012 ISTAT
71.3 Densità media abitativa area B ab./kmq. 723,2 2012 ISTAT
71.4 Densità media abitativa area C ab./kmq. 301,2 2012 ISTAT
71.5 Densità media abitativa area D ab./kmq. 57,1 2012 ISTAT
72.1 Percentuale di popolazione residente in aree ricoperte da banda larga da rete fissa in tecnologia ADSL
% 92,4 2013 MISE
72.2 Percentuale di popolazione residente in aree ricoperte solo da wireless
% 4,2 2013 MISE
72.3 Percentuale di popolazione residente in aree in digital divide % 3,4 2013 MISE
73.1 Comuni Classificati “aree interne” dall’Accordo di Partenariato n° 286
73.2 Superficie territorio "aree interne" (% su totale regionale) % 65,2
73.3 Popolazione residente in "aree interne" (% su totale regionale) % 15,8
74 Siti colpiti da eventi di inquinamento ambientale (L. 6 del 6.02.2014) n° 51 2014
4.2 ‐ Individuazione dei fabbisogni
Basata sulle evidenze dall'analisi SWOT, per ciascuna priorità e focus area e i tre temi trasversali (ambiente, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento, innovazione).
F1 Migliorare la qualità dei servizi di consulenza rendendoli più rispondenti alle esigenze della domanda
Priorità focus area interessate: 1A
Obiettivi trasversali Ambiente Innovazione Clima Pur in presenza di un sistema di consulenza pubblico/privato molto ampio e diversificato [S2], lo stesso non sembra sufficientemente organizzato e dinamico [W2, W4]. Lo scarso interesse mostrato dagli agricoltori nei confronti dei servizi di consulenza determina la necessità di migliorare la qualità dei servizi offerti in termini di “ampiezza”, “profondità” e “innovazione” [W4]
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intercettando anche i temi legati alla sostenibilità ambientale e alla mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici [O2] oltre che alle tematiche legate alla competitività. Al fine di migliorare la partecipazione delle aziende agricole e l'efficacia della consulenza prestata, occorre prevedere che gli organismi di consulenza individuino i fabbisogni dei potenziali fruitori attraverso concrete attività di animazione [O29] F2 Migliorare l’integrazione ed il trasferimento di esperienze innovative tra i diversi soggetti del
sistema della conoscenza.
Priorità focus area interessate: 1B, 1A
Obiettivi trasversali: Ambiente Innovazione Clima La dotazione di centri di competenze, strutture di ricerca e istituzioni impegnate nel sistema della conoscenza [W1] non è automaticamente sinonimo di capacità (di trasferire conoscenze, introdurre innovazioni, ecc…) [T1]. Il sistema, nel complesso, si muove troppo spesso per “compartimenti stagni” [W2, O1] e tale situazione genera un’inefficace interlocuzione tra gli addetti e tra questi e l’utenza finale. Di conseguenza, si ritiene necessario avviare la strutturazione di reti relazionali interdisciplinari che consentano una più fluida circolazione delle conoscenze tra gli attori del sistema. Ad esempio, con l’attuale programmazione sono stati realizzati progetti di un certo rilievo per il loro carattere innovativo [S3] che però dovranno essere portate a conoscenza di tutti i potenziali utilizzatori in modo più diretto [W3, W8] anche utilizzando gli strumenti messi a disposizione dai nuovi regolamenti, come ad esempio le azioni che saranno messe in campo nell’ambito del PEI F3 Rafforzare la partecipazione degli agricoltori ad attività di sperimentazione di prodotto /processo e
organizzativa
Priorità focus area interessate: 1B
Obiettivi trasversali: Ambiente Innovazione Clima La programmazione 2007‐2013 ha dimostrato una buona capacità dei Centri di ricerca ad intercettare le opportunità rese disponibili dal PSR (vedasi misura 124) [S3]; tuttavia, in queste iniziative le imprese agricole, agroalimentari e forestali hanno assunto un ruolo relativamente marginale [W1] e le attività di sperimentazione sembrano maturate prevalentemente per iniziativa del mondo della ricerca. Nella programmazione 2014‐2020 dovrà invece essere garantita una maggiore partecipazione da parte dei soggetti imprenditoriali nell'esprimere la domanda di innovazione e collaudo delle stesse su scala operativa. F4 Sviluppare competenze/progetti innovativi su prestazioni ambientali e mitigazione dei
cambiamenti climatici e adattamento ad essi
Priorità focus area interessate: 1B, 1A, 1C
Obiettivi trasversali: Ambiente Innovazione Clima Il contrasto/adattamento ai cambiamenti climatici richiede il coinvolgimento più ampio possibile degli operatori agricoli e forestali per ottenere risultati significativi. Pertanto, le tematiche ambientali e quelle relative alla mitigazione dei cambiamenti climatici e l'adattamento comprese le tematiche innovative in questo campo devono poter contare su un sistema organico e capillare di trasferimento delle conoscenze, in grado di rendere consapevoli gli operatori del settore primario sulle prestazioni ambientali delle proprie aziende, incoraggiandoli ad individuare le opportune migliorie da apportare. Ciò è tanto più necessario in relazione al negativo impatto che le attività agricole intensive [W35, W36, W37] hanno sull’ambiente e sul clima, e sull’elevato rischio di erosione che grava su alcune aree regionali [W40]. Inoltre, la promozione di approcci comuni ai progetti e alle pratiche ambientali [O2, O6] permette di ottenere effetti ambientali e climatici più incisivi e coerenti di quelli che possono ottenere singoli operatori senza alcun collegamento gli uni con gli altri. F5 Favorire il miglioramento delle competenze professionali degli operatori dei comparti
agroalimentari e forestali e delle aree rurali
Priorità focus area interessate: 1A 1C
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Obiettivi trasversali: ambiente innovazione clima L’esperienza 2007‐13 dimostra che non sempre l’offerta formativa riesce a raggiungere l’obiettivo e a soddisfare le esigenze dell’utenza: i dati relativi alla partecipazione ai corsi sono abbastanza indicativi [IS5]. Occorre considerare che la strumentazione classica di intervento può non essere in linea con le esigenze di soggetti che, il più delle volte, svolgono attività imprenditoriali. Il trasferimento di conoscenze e le azioni di informazione non dovrebbero limitarsi ai classici corsi di formazione, ma dovrebbero anche assumere forme più confacenti alle esigenze degli operatori rurali. Dovrebbero pertanto essere promossi laboratori, coaching, attività dimostrative, azioni di informazione, come pure programmi di scambi o di visite interaziendali agricole e forestali di breve durata [O29, W22, W23] nonché metodologie di formazione che permettano di superare anche i limiti di partecipazione legati alla stagionalità dell'attività agricola. In particolare i giovani neo insediati [W21, O5] vanno accompagnati con cura ed attenzione durante la fase di avvio attraverso iniziative ad hoc (non necessariamente corsuali) in abbinamento anche all’applicazione della misura relativa al primo insediamento, e che siano fondate sulle specifiche esigenze conoscitive del singolo e realizzate con metodologie di formazione adatte al target di riferimento. F6 Accrescere l’efficienza tecnica, produttiva e tecnologica nelle imprese agricole, agroalimentari e
forestali
Priorità focus area interessate: 2A 3A
Obiettivi trasversali: Innovazione Il prolungato stato di crisi economica [T2], cui si sono aggiunte specifiche emergenze a carattere locale [W26, T4, T6], ha frenato l’intensità degli investimenti. Gli investimenti fissi lordi nel settore primario sono in decisa diminuzione rispetto al 2001 (‐39,5%, media Italia ‐7,0%) (ICC 28). La stretta creditizia cui sono sottoposte le aziende agricole da alcuni anni [W7] ne frena la propensione ad investire ed introdurre innovazioni. Si tenga inoltre conto del fatto che in Campania poco più della metà delle aziende appartiene alle classi di dimensione economica [W6] fino a 4.000 euro. Con tali performances l’attività agricola, salvo situazioni di contesto settoriale/locale molto dinamiche e competitive, non è appetibile, e difatti si registra una notevole diminuzione del numero di aziende (IS9) e la conseguente espulsione di forze lavoro: negli ultimi 10 anni gli occupati in agricoltura sono diminuiti del 32,0%, calo attribuibile in gran parte al quasi dimezzamento (‐48,7%) del numero di occupati indipendenti (Media Italia ‐13,4%). Nel complesso, dunque, si continua a registrare una costante diminuzione dell’incidenza economica delle attività agricole, silvicole e della pesca rispetto al totale regionale. Nel 2011 il contributo del settore primario alla formazione del valore aggiunto (IC13) regionale è stato pari al 2,7%; nel 2000 era del 3,3%. L’uso di nuove tecnologie, la diffusione di pratiche innovative capaci di incidere sulla struttura dei costi e/o il miglioramento delle condizioni di lavoro [W19, W53], e/o il miglioramento degli standard qualitativi delle produzioni, aumentandone il valore, può rappresentare l’elemento chiave per migliorare le prestazioni economiche delle aziende ed assicurare agli imprenditori un reddito adeguato. F7 Accrescere le opportunità di reddito ed occupazionali favorendo la diversificazione delle attività
agricole, forestali ed extra agricole.
Priorità focus area interessate: 2a, 2b, 3a, 6a, 6b
Obiettivi trasversali: Innovazione, clima e ambiente L’alta disoccupazione, specie i giovani, è tra le principali cause del calo demografico in aree rurali [W47, T28]. Occorre creare le condizioni per lo sviluppo e/o l’infittimento di una rete produttiva in grado di contribuire all’assorbimento delle forze lavoro, con particolare riferimento ai settori contigui a quello agricolo, rafforzandone la maglia che appare piuttosto frammentata e debole [S8, W15, W46]. Le aziende impegnate in attività connesse sono una quota piuttosto ridotta del totale [W10], peraltro con difficoltà di integrare le attività ed i servizi resi in un più ampio contesto di rete territoriale [W11, W48, W50, T3]. Alcune di queste attività sono riconducibili ad attività agricole in senso stretto, e sono realizzate di norma per ottimizzare la capacità dei fattori produttivi. In altri casi, invece, le attività svolte prevedono una diversificazione orizzontale o verticale, ma poche aziende si cimentano in attività legate alla
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produzione/fornitura di servizi per la collettività (ecosistemici, ambientali, sociali, turismo, ecc) o energia da FER, o prodotti legati alla bioeconomia (es: valorizzazione delle biomasse forestali e dei residui e sottoprodotti agricoli e zootecnici per produzione di biopolimeri, materiali per edilizia, ecc.) [S14, W41, O26, O27]. E’ necessario mantenere salda la trama produttiva agricola [W6] favorendo processi di diversificazione verso tali ambiti, oltre a quelli, più sperimentati, della lavorazione, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e di prodotti del sottobosco, della fornitura di servizi per la fruizione del tempo libero. Più in generale, nell’ottica di un equilibrato sviluppo territoriale e per contrastare l’impoverimento demografico, è necessario sostenere la creazione e lo sviluppo di un tessuto di piccole e micro imprese extraagricole al fine di creare le condizioni per un incremento dell’occupazione nelle aree rurali e la creazione/mantenimento di posti di lavoro qualificati anche nell'ambito della green economy. F8 Sostenere dinamiche di aggregazione delle imprese
Priorità focus area interessate: 2A 3A
Obiettivi trasversali: Innovazione L’analisi della distribuzione delle aziende per classi di SAU, dalla quale emerge l’estrema frammentazione che caratterizza il sistema agricolo regionale (W15). Nel complesso, oltre il 60% delle aziende appartiene alla classe di superficie inferiore ai 2 ettari, mentre appena lo 0,6% si colloca nella classe di superficie con oltre 50 ettari. Si consideri che su scala nazionale i valori appena esposti sono pari, rispettivamente, a circa il 51% ed al 2,8%. Stesso discorso vale per gli allevamenti zootecnici [T5], con eccezione del comparto bufalino. Le limitate dimensioni aziendali (economiche e strutturali) [W6] rappresentano un vincolo oggettivo che può essere in qualche modo superato favorendo lo sviluppo di forme “aggregate” di offerta [W9, O8, T3]. Tale esigenza è particolarmente sentita nelle zone di montagna e svantaggiate, nelle quali le filiere appaiono strutturalmente più frammentate e meno organizzate. Nelle aree di pianura ad agricoltura intensiva la cooperazione ortofrutticola riveste un ruolo fondamentale; i dati forniti dall’osservatorio sulla cooperazione agricola italiana (2008) confermano la posizione di rilievo della regione nel panorama meridionale e nazionale [IS36]. Il fatturato delle cooperative ortofrutticole rappresenta più della metà del fatturato complessivo del settore cooperativo regionale. Pur tuttavia essendo la regione Campania a forte specializzazione ortofrutticola occorre consolidare ed ampliare la quota di produzione commercializzata in forma aggregata. La necessità di aumentare l'aggregazione dell'offerta è ancora più sentita negli altri comparti produttivi, soprattutto laddove le dimensioni aziendali risultano inferiori alla media regionale. E’ necessario, quindi, superare le diseconomie generate dalla piccola scala [W6] e consentire alle imprese di acquisire una maggiore competitività sul mercato e una più alta redditività anche attraverso processi di aggregazione tra le imprese di piccole dimensioni. F9 Migliorare la gestione dei rifiuti nelle aziende agricole, agroalimentari e forestali
Priorità focus area interessate: 2A 3A 4C 5C 5D 6B
Obiettivi trasversali: Ambiente Innovazione Clima E’ necessario migliorare le performance ambientali delle aziende agricole, alimentari e forestali intervenendo prioritariamente nella gestione dello smaltimento dei rifiuti di origine agricola e dei reflui zootecnici, sia a livello aziendale sia a livello comprensoriale anche attraverso appositi accordi (la situazione ambientale è particolarmente critica nelle aree di pianura determinando, tra l’altro, costi elevati per lo smaltimento dei residui delle produzioni e dei reflui) [T8]. Tale fabbisogno, che emerge dalla valutazione di alcuni specifici elementi del contesto ambientale [S14, W26, W35, W38] è anche dettato dalla necessità di trasformare reflui, rifiuti e prodotti di scarto [W36] in valore (e, dunque, di migliorare le prestazioni economiche aziendali), attraverso azioni per il loro riutilizzo anche in campo energetico e/o per la produzione di fertilizzanti naturali e/o, infine, per alimentare settori della green economy. F10 Favorire lo sviluppo di processi di internazionalizzazione
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Priorità focus area interessate: 2A 3A 6B
Obiettivi trasversali: Innovazione La Campania vanta tradizionalmente buone performances nel quadro della bilancia agroalimentare [S9] e i dati relativi al 2011 evidenziano una situazione dinamica per quanto concerne l’import/export agroalimentare [IS25, IS26]. La Campania ha infatti esportato prodotti agroalimentari per un valore di circa 2.500 milioni di euro, a fronte di un valore importato di poco inferiore ai 2.250. Il saldo normalizzato risulta pertanto positivo (pari al 4%), a fronte di un valore negativo registrato su base nazionale (‐12,7%). Dunque la Campania contribuisce positivamente alla performance della bilancia agroalimentare italiana [O9, T4], sebbene la differenza positiva si sia leggermente ridotta tra 2010 e 2011 a causa prevalentemente dell’incremento delle importazioni, soprattutto di prodotti lattiero‐caseari [T3]. La disaggregazione del dato tra settore primario e trasformazione alimentare mostra tuttavia un aspetto di debolezza del settore primario regionale. Difatti emerge il contributo relativamente maggiore dell’industria al saldo della bilancia, con un saldo normalizzato pari al 21%, mentre quello dell’agricoltura è negativo e pari a ‐40,5% [W12]. E' dunque fondamentale sostenere i comparti produttivi di punta, adeguando gli standard qualitativi alle richieste dei mercati internazionali per garantire il rafforzamento del settore. Inoltre lo sviluppo delle esportazioni richiede importanti attività di marketing ed azioni di promozione adeguate agli specifici mercati [O10]. Inoltre possono essere necessari anche specifici interventi formativi F11 Mantenere il reddito agricolo nelle aree degradate anche favorendo la riconversione aziendale
Priorità focus area interessate: 2A 3A 5C 5D
Obiettivi trasversali: Ambiente Innovazione Clima Nelle aree fortemente degradate dal punto di vista ambientale il mantenimento di una attività di produzione primaria, ancorchè orientata a produzioni no food, consente di mitigare l'ulteriore degrado del territorio. A tal fine è necessario assicurare alle imprese agricole e forestali localizzate in tali contesti territoriali occasioni di reddito legate a riconversioni aziendale [W26, T13]. In particolare in un contesto ambientale e territoriale come quello contingente anche il ricorso a sistemi colturali fitodepurativi, garantisce innumerevoli vantaggi ambientali, e può avviare un percorso di riutilizzo di suoli contaminati o potenzialmente inquinati situati nelle aree definite “a rischio” [O14]. F12 Sviluppare sistemi volontari di certificazione (prodotto, processo, origine) e la qualità delle
produzioni agroalimentari e forestali
Priorità focus area interessate: 2A 3A 4B 6A
Obiettivi trasversali: == Il fabbisogno è strettamente connesso alle mutate esigenze dei consumatori che sono sempre di più attenti alle produzioni [O6, O17] con determinati attributi di qualità (origine, metodo di produzione, sostenibilità ambientale, fattori etici, standard di benessere degli animali, ecc.). In Campania, nonostante il settore agroalimentare sia connotato dalla presenza di numerose denominazioni d’origine [S5], la percentuale di produzione certificata è molto ridotta [W13] (fatta eccezione per la Mozzarella DOP). Inoltre, le superfici biologiche regionali sono piuttosto ridotte e disperse sul territorio (la Campania si colloca al 13° posto tra le regioni italiane per estensione della superficie [W27]). Per evitare il ritorno massiccio all'agricoltura convenzionale, occorre sostenere sia la conversione che il mantenimento dell'agricoltura biologica. In tale quadro, e facendo leva su un’accresciuta sensibilità a riguardo, è opportuno sostenere gli allevamenti che mirano ad elevati standard di benessere degli animali [W38]. Nel settore forestale l’attenzione ai sistemi volontari di certificazione è ancora in fase embrionale [W14, W52, T9] tanto da potersi considerare praticamente inesistente (IS43). Pratiche colturali conservative e una razionale gestione delle foreste, con l’introduzione di metodi sempre più estensivi e sostenibili, potrebbero migliorare la qualità dei prodotti agro‐forestali e consentirebbero l’incremento della salvaguardia del territorio.
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E' necessario, dunque, incoraggiare le aziende a qualificare i propri prodotti / processi e certificarne la qualità, circostanza che può produrre effetti economici interessanti, in relazione alla possibilità di caratterizzare il prodotti/azienda (cd. “competenze distintive”). F13 Rafforzare le infrastrutture a supporto dello sviluppo delle filiere agricole e forestali
Priorità focus area interessate: 2A 3A 4B 6A
Obiettivi trasversali: Innovazione, Ambiente La Campania presenta indici di dotazioni infrastrutturali (in particolare, riguardo alla mobilità, ma anche relative all’infrastrutturazione idrica ed a quella per la difesa idraulica del territorio) superiori rispetto alle medie nazionali. Tuttavia, questo dato di sintesi non tiene conto della estrema eterogeneità di situazioni che si presentano nei diversi contesti sub regionali, con ampie aree ‐ ed in particolare in quelle rurali (IS73) ‐ nelle quali si rileva una scarsa fruibilità/accessibilità a servizi/infrastrutture (mobilità, logistica, reti idriche…) [W45, T11]. Le diversità territoriali appena manzionate dterminanao una situazione di oggettivo svantaggio competitivo le aziende che operano nell’ambito delle filiere agricole e forestali [W15]. E’ necessario ridurre questo svantaggio, attraverso piccoli interventi che consentano un migliore collegamento con le infrastrutture di rete principali (dunque: mantenendo sostanzialmente limitato l’impatto sull’ambiente ed il paesaggio) in situazioni specifiche. F14 Favorire il ricambio generazionale qualificato nelle imprese agricole e forestali
Priorità focus area interessate: 1C 2B
Obiettivi trasversali: Innovazione Nel complesso, su un totale di 136.872 imprenditori agricoli, il 57,6% è rappresentato da soggetti con più di 55 anni di età, mentre poco più del 5% è rappresentato da giovani con meno di 35 anni [W21]. Il rapporto tra queste due classi di età (e, in particolare, il numero di giovani rispetto alle classi più mature) è pari all’8,7% (ICC 23). Rispetto ai valori medi nazionali si registra una minor presenza di imprenditori appartenenti alle classi di età più anziane [O5]. L’analisi per macroarea, così come definite nel PSR 2007 ‐ 2013, evidenzia alcuni aspetti degni di approfondimento. Si osserva, difatti, che: - nelle macroaree A e C il profilo imprenditoriale è caratterizzato da una più marcata presenza delle classi over 55 anni di età. Si tratta, comunque, di medie inferiori a quella nazionale.
- il peso della classe imprenditoriale più anziana assume i valori minimi nella macroarea B; - il peso delle classi più giovani è più elevato nella macroarea B. L’età media degli imprenditori agricoli è dunque particolarmente elevata, anche se inferiore alla media nazionale, e tendenzialmente in aumento. Occorre sostenere con forza il ricambio generazionale, anche per offrire ai giovani opportunità di impiego, in posizione di responsabilità, sia nelle aree urbanizzate che in quelle più marginali. Ciò anche per contribuire all’incremento dell’occupazione giovanile, i cui dati sono particolarmente allarmanti. E’ necessario tuttavia che tale processo favorisca principalmente giovani in possesso di adeguate qualifiche, anche formative, in campo agricolo e/o forestale. F15 Sostenere l’accesso al credito
Priorità focus area interessate: 2A, 2B
Obiettivi trasversali: == Negli ultimi anni si assiste ad una generalizzata stretta creditizia che nel settore agricolo (e nelle regioni meridionali) assume un profilo particolarmente allarmante [W7]. La Regione Campania ha tentato di intervenire in favore dell’accesso al credito per le aziende agricole nell’ambito degli ultimi due cicli di programmazione (Bancaccordo), senza tuttavia raggiungere risultati apprezzabili. E’ necessario individuare strumenti in grado di creare condizioni adatte affinché le imprese (in particolare, quelle in fase di start‐up, anche se la questione può essere affrontata avendo riguardo, più in generale, a tutte le categorie di beneficiari del PSR) possano essere facilitate nel rapporto con il sistema creditizio. F16 Favorire una migliore organizzazione delle filiere agroalimentari e forestali
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Priorità focus area interessate: 2A 3A 6B
Obiettivi trasversali: Innovazione Fatta eccezione per alcuni comparti e areali produttivi [S4], le filiere agroalimentari (in particolare nelle aree più interne) appaiono piuttosto frammentate o scarsamente competitive [S6, W18, W53, T3, T5]. Ciò deriva sia da squilibri presenti all’interno delle filiere (numerosità di operatori di piccole dimensioni, a fronte di settori a valle più strutturati), sia da un approccio manageriale spesso poco incline alla messa in comune di scelte gestionali e mezzi produttivi [W9], sia da elementi di crisi strutturale innescati da modifiche ai regimi di sostegno della PAC [W16], sia da elementi esterni collegabili all’immagine territoriale, gravemente compromessa negli ultimi anni [T4]. L'approccio metodologico su cui fonda un sistema di gestione integrata, lungo una filiera, si pone nell'ottica di creare salde intese tra i vari “attori” con la ottimizzazione ed una più equa distribuzione fra gli attori della filiera degli eventuali benefici economici. Occorre potenziare l’organizzazione delle filiere in termini di investimenti (anche in aziende non agricole) [W15] di miglioramento della struttura produttiva, di modernizzazione dello stadio di trasformazione e di commercializzazione [O4, O12]. F17 Sostenere l’organizzazione di filiere corte
Priorità focus area interessate: 2A 3A 6B
Obiettivi trasversali: Innovazione Lo sviluppo, in chiave competitiva, delle filiere corte (anche agroforestali [O22, W14]) di qualità deve, necessariamente, prevedere una ”contrazione” dei passaggi al fine di consentire uno spostamento della catena del valore a monte con l’obiettivo, tra gli altri, di aumentare il potere contrattuale degli operatori del settore primario. Infatti, negli ultimi decenni, la progressiva perdita di quote di valore aggiunto all’interno della filiera agroalimentare ha penalizzato gli imprenditori agricoli, a causa della rispettiva debolezza contrattuale e delle difficoltà strutturali del settore [W15, T3]. Una delle possibili opzioni che si stanno diffondendo con relativa velocità risiede in una sorta di riposizionamento strategico, attraverso la creazione di filiere alternative (alternative food network, AFN) nelle quali il ruolo dell’agricoltura viene esaltato dall’abbattimento delle fasi che separano l’agricoltore dal consumatore [O8, O20, O27]. Ciò rende possibile processi di rilocalizazione dei circuiti di produzione e consumo nell’ambito dei quali il settore primario riesce a recuperare valore [S7]. Le possibilità delle AFN sono molteplici, e vanno dalle filiere corte “classiche”, come i mercati contadini, a formule più innovative, come il box scheme e il pick your own. Si tratta, ovviamente, di fenomeni di nicchia, ma che evidenziano trend crescenti. Ad esempio, in Campania sono presenti 40 gruppi di acquisto solidale (GAS) metà dei quali in provincia di Napoli, e 9 ciascuna le province di Caserta e Salerno. F18 Favorire la diffusione di strumenti assicurativi e di gestione del rischio nonché forme di sostegno al
reddito degli agricoltori
Priorità focus area interessate: 3B
Obiettivi trasversali: Innovazione L’imprenditore può cautelarsi dal rischio secondo varie modalità, ad esempio internalizzandolo (si pensi alla diversificazione della produzione), o trasferendolo ad altri operatori, dietro pagamento di un corrispettivo. Gli strumenti disponibili per gli imprenditori rientrano nell’ambito dell’intervento pubblico che con il decreto 102/2004 e modifiche seguenti, fino al 2009, ha istituito il fondo di solidarietà nazionale, all’interno del quale sono previste polizze assicurative a beneficio degli imprenditori, nonché l’attivazione di fondi mutualistici e accordi a livello di filiera per la distribuzione del rischio tra tutti gli attori della filiera [O11]. Le aziende agricole campane appaiono particolarmente esposte alle conseguenze economiche derivanti da eventi climatici avversi, da fitopatie, da epizoozie o da incidenti ambientali, in considerazione della circostanza che è poco diffusa la copertura assicurativa di tali rischi [W24, T6, T7]. Di conseguenza è necessario non solo sostenere, tramite sistemi assicurativi, le perdite causate da tali eventi, ma anche incoraggiare la diffusione di nuovi strumenti finanziari per la gestione del rischio: ‐ fondi di mutualizzazione per compensare i produttori e gli allevatori delle perdite causate da eventi
climatici avversi, da fitopatie, da epizoozie;
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‐ strumenti di stabilizzazione del reddito (fondi mutualistici contro la volatilità dei prezzi e le crisi di mercato).
F19 Implementazione di strumenti per la prevenzione del rischio in agricoltura nonché per il ripristino
del potenziale agricolo danneggiato
Priorità focus area interessate: 3B
Obiettivi trasversali: == Le imprese agricole sono sempre più esposte alle avversità atmosferiche, calamità naturali ed eventi catastrofici, pertanto, la gestione del rischio riveste un ruolo di prim’ordine nel mantenimento della redditività aziendale e della competitività [W24, T17, T19, T20]. Inoltre, l'assenza di adeguate informazioni sulle cause e gli effetti di eventi straordinari avversi rende le imprese agricole scarsamente sensibili all'attivazione di adeguate misure di prevenzione [W25]. Per prevenire e fronteggiare le conseguenze di tali eventi occorre attivare: ‐ azioni preventive puntuali in ambito agricolo e forestale; ‐ azioni volte a favorire la conoscenza degli strumenti di prevenzione del rischio in agricoltura; ‐ interventi di ripristino del potenziale agricolo e forestale danneggiato da avversità atmosferiche,
calamità naturali ed eventi catastrofici. F20 Salvaguardare il patrimonio di biodiversità animale e vegetale anche agricola
Priorità focus area interessate: 4A 4C
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima La Campania si caratterizza per una elevata biodiversità animale e vegetale, risorsa testimoniata da un diffuso sistema di aree protette [S10, S12]. In particolare, le aree Natura 2000 (ICC 34) si estendono su un superficie di 398.135 ettari per un totale di 124 siti (tra ZPS, SIC, SIC/ZPS). La quota di SAU regionale in area Natura 2000 è pari al 22,6% (Italia = 18,3%). La superficie forestale nel quadro di Natura 2000 rappresenta il 57,37% della superficie forestale regionale. Lo stato di conservazione degli habitat agroforestali nei SIC è definito eccellente per 110.576 ettari (30,4%), buono per 203.716 ettari (56,1%), medio‐ridotto per 30.591 ettari (8,4%) non specificato: 18.328 ettari (5,1%). In particolare, i SIC campani nei quali prevale uno stato di conservazione medio‐ridotto afferiscono in prevalenza ad habitat agroforestali di pertinenza fluviale, o ad aree fortemente antropizzate (es. Area Flegrea) o pressione turistica. [W26] L’andamento del FBI (IC 35) regionale, l’indicatore dell’andamento della popolazione delle specie di uccelli tipiche degli ambienti agricoli, è caratterizzato da una serie di oscillazioni, con valori massimi nel 2001 e 2010 e un valore minimo nel 2004. Negli ultimi tre anni l'indice appare in progressiva diminuzione e per il 2012 viene calcolato di 110,9 con una differenza di 10,9 punti percentuali rispetto ai valori registrati nel 2000. L’intensivizzazione dei processi produttivi [W35, T15] (ICC 33) e le dinamiche urbane in atto [W20] sono i principali elementi che producono un impoverimento del patrimonio genetico vegetale ed animale. E’ necessario invertire la rotta [W33, O15, O16, O19], sostenendo con particolare attenzione attività che comportino la diffusione di pratiche colturali agricole e forestali sostenibili [T16], la conservazione delle risorse genetiche autoctone nei settori dell’agricoltura e della silvicoltura, soprattutto in via di estinzione, [T15], le produzioni locali tipiche e tradizionali (IS39). F21 Tutelare le risorse ambientali e paesaggistiche
Priorità focus area interessate: 4A 4B 6B
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima Le aree forestali e le aree agricole di elevato valore naturalistico (IC 37) costituiscono una risorsa di importanza strategica per la tutela della biodiversità regionale [S10, S12, S13], così come le aree Natura 2000, i paesaggi agro‐silvo‐pastorali ed i paesaggi storici nelle aree rurali. Il 40,6% della SAU regionale è coltivata per generare agricoltura ad alto valore naturale, in Italia tale percentuale è molto più elevata (51,3%) [W26, W35].
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L’evoluzione del mosaico agroforestale regionale evidenzia come, negli ultimi 50 anni, le colture agricole in regime arativo abbiano subito una contrazione di circa 70.000 ettari (‐7,8%), e la superficie degli ecosistemi di prateria (prati permanenti, pascoli) si è dimezzata, con una perdita di 105.000 ettari. A ciò si contrappone l’espansione (+47%) delle aree forestali. L’85% dei boschi di neoformazione è in montagna e nella collina costiera, dove l’agricoltura abbandona progressivamente i coltivi e gli arboreti terrazzati. E’ necessario “curare l’abbandono”, dedicando attenzione a queste dinamiche spontanee di evoluzione del paesaggio, contenendone gli aspetti non favorevoli (omogeneizzazione del mosaico ecologico, perdita di ecosistemi aperti di prateria, ecc.), e rafforzando quelli positivi legati, oltre al bilancio dei gas serra, alla protezione dei suoli e delle acque. E’ necessario garantire la gestione sostenibile delle aree agricole e forestali anche attraverso la programmazione e pianificazione pubblica forestale [S11, IS44] e delle aree protette, con particolare riferimento alle aree della Rete Natura 2000 [W33]. In tale ottica si colloca il sostegno alla realizzazione/ripristino di infrastrutture verdi, quali strumento estremamente utile per il riequilibrio ambientale in termini di biodiversità, resilienza ai cambiamenti climatici, protezione, conservazione e rafforzamento del capitale naturale [O18]. F22 Migliorare la fruizione degli ecosistemi
Priorità focus area interessate: 4A 6B
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima Il territorio regionale si articola in una molteplicità di sistemi agricoli e rurali montani, collinari, vulcanici e costieri che concorrono nel loro complesso ad un'offerta diversificata e qualificata di paesaggi, produzioni agroalimentari, ambienti e culture locali [S10, S13, T14]. Si tratta di un patrimonio di grande interesse che non è adeguatamente tutelato e valorizzato e su cui la Campania ha la necessità di impegnarsi per poter favorire una piena valorizzazione del territorio in chiave sostenibile [W34 ,W43, T18] Una efficace programmazione e fruizione degli ecosistemi inoltre può contribuire a creare un indotto economico positivo e a sostenere un processo di valorizzazione di risorse alle quali non è ancora riconosciuto il potenziale. F23 Prevenire e contrastare gli incendi e le calamità naturali incluse le fitopatie nella aree boscate
Priorità focus area interessate: 4A 4C 5E
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima Il Corpo forestale dello stato riporta per l’anno 2013, 366 eventi (IS50) (dati provvisori) che hanno interessato 990 ettari di superficie di cui 706 ettari di superficie boscata. Rispetto all’anno precedente (che comunque presenta cifre al di sopra della media) gli eventi si sono ridotti del 69% con una riduzione di superficie boscata incendiata dell’89% rispetto al 2012. La Campania risulta al 7° posto nella classifica nazionale per numerosità di incendi boschivi. Al di là del dato 2013, va sottolineato che in Campania, dal 2000, si sono sviluppati 44.437 incendi, per una superficie percorsa di oltre 89.300 ettari, di cui circa 46.000 boscati [T25] con grave danno per gli ecosistemi naturali. Implementare e rafforzare interventi di prevenzione e ripristino delle foreste danneggiate da incendi, calamità naturali, fitopatie rappresenta una delle azioni fondamentali nella corretta gestione di tale ecosistema. In tal senso è necessario potenziare il sistema di controllo e monitoraggio del territorio al fine di rafforzare le attività di protezione delle foreste. E’ necessario che tali interventi siano abbinati ad attività di informazione e sensibilizzazione. F24 Migliorare e diffondere pratiche agricole che puntino alla salvaguardia ed al miglioramento della
qualità delle acque.
Priorità focus area interessate: 4B 4C 5A
Obiettivi trasversali: Ambiente, Innovazione
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Un quadro complessivo di scala regionale dello stato qualitativo dei corpi idrici superficiali e profondi è fornito dal Rapporto sullo stato dell'ambiente ARPAC (2009) (IS48). Da esso si desume una qualità delle acque superficiali e profonde in molti casi scadente o pessima [W31, T22]. Il superamento dei valori limite caratterizza soprattutto l'area vesuviana e flegrea ad elevata antropizzazione, insieme a segmenti importanti della piana campana e di quella aversana. Per quel che riguarda i fertilizzanti, nel corso del 2011 si è registrata una flessione del loro utilizzo complessivo rispetto all’anno precedente (‐11%) per un totale di circa 1.243.716 quintali distribuiti. Di questo quantitativo il 53,2% è rappresentato da concimi minerali, il 5,5% da concimi organici ed il 11,6% di organico‐minerali, mentre gli ammendanti costituiscono il 29,7%. Le Zone Vulnerabili ai Nitrati (IS60) identificate ai sensi della Direttiva Nitrati occupano una superficie di circa 150.600 ettari, ricalcando la distribuzione territoriale descritta in precedenza. In tale contesto, pratiche colturali non rispettose della conservazione della risorsa idrica [W35] nonché una non corretta ed efficiente gestione del ciclo delle acque nelle aziende zootecniche [W37] possono ulteriormente deteriorare situazioni già compromesse. Ne deriva la necessità di sostenere ed incentivare azioni che puntino alla salvaguardia e al mantenimento della qualità delle acque (sotterranee e superficiali) [O13] anche prevedendo il ricorso a sistemi di fitodepurazione e a tecniche innovative. La Regione, tra l’altro, offre un articolato sistema di consulenza all’ irrigazione [S17, S18] che può soddisfare molte delle più importanti esigenze del tessuto agricolo campano per l’applicazione corretta di pratiche sostenibili e rispettose dei sistemi ambientali di base. F25 Ridurre l’impiego di prodotti fitosanitari.
Priorità focus area interessate: 4B 4A
Obiettivi trasversali: Ambiente Nel corso del 2011 sono state distribuite 10.178 tonnellate di prodotti fitosanitari (IS51) [W27, W35] con una diminuzione del 5% rispetto all’anno precedente. La metà circa dei prodotti distribuiti è rappresentata dalle due categorie: fungicidi (34,4%), insetticidi ed acaricidi (14,7%). Rispetto al 2010 i primi sono diminuiti del 3,0% mentre i secondi sono diminuiti del 25,4%. Il consumo regionale dei prodotti insetticidi ed acaricidi nel 2011 rappresenta il 16,6% di quanto impiegato nel Mezzogiorno e il 5,4% del dato nazionale. Una quota altrettanto importante (43%) dei consumi è compresa nella categoria vari, in questo caso la Campania incide per il 44% sul consumo del Mezzogiorno e per il 21% sul consumo italiano. I dati relativi alla quantità di principio attivo distribuita per ettaro mostrano un quantitativo considerevole pari a 11,9 kg per ettaro di superficie trattabile, valore superiore sia rispetto alla media delle regioni del Mezzogiorno (7 kg/ha), sia rispetto al dato nazionale (7,5 kg/ha) [T22]. Riguardo al biologico, Sinab per il 2012 indica che la Campania con 24.862 ettari di superfici e colture di agricoltura biologica rappresenta il 2,1% dell’intera superficie biologica nazionale, collocandosi al 13° posto tra le regioni italiane per estensione della superficie [W27]. Il 6° Censimento Istat rileva invece 14.373 ettari di SAU condotta con metodi biologici da 1.782 aziende (ICC 19). Il numero di aziende incide solo per il 4,1% sulle aziende presenti a livello nazionale. Dai dati esposti emerge la necessità di incrementare il ricorso a sistemi di coltivazione sostenibili, in termini di riduzione di prodotti chimici di sintesi (es. biologico e/o integrato). F26 Salvaguardare l’integrità dei suoli agricoli e forestali
Priorità focus area interessate: 4A 4B 4C 5E
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima L’urbanizzazione dei suoli agricoli (land take) e la loro conseguente impermeabilizzazione (soilsealing) sono oramai identificate in sede dell'Unione come le principali minacce alla vitalità e integrità dei paesaggi rurali europei. Gli impatti della trasformazione urbana di suoli sono molteplici, e sono legati alla sottrazione irreversibile di una risorsa – il suolo – la cui fertilità è il prodotto di processi di lunga durata. Il contenuto in sostanza organica è uno dei parametri cruciali della qualità dei suoli: da esso dipendono la fertilità chimica, fisica e biologica, e quindi i processi produttivi agroforestali, ma anche i funzionamenti idraulici e autodepurativi delle coperture pedologiche. Sulla base dei dati disponibili è ragionevole ritenere che gli obiettivi di innalzamento del contenuto attuale in sostanza organica del suolo (IS56) siano rilevanti in una porzione consistente delle aree destinate a
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colture arative (seminativi, arboreti specializzati) situate nei sistemi collinari e di pianura del territorio regionale, per una superficie stimabile in circa 520.000 ettari, pari al 65% della SAU CUAS 2009 [W35]. A livello nazionale i dati indicano che, per quel che concerne la sostanza organica nel terreno arabile (g kg‐1) essa è di 11,3 in termini di carbonio organico medio con una deviazione standard di contenuto di carbonio organico di 1,3. La diffusione di pratiche agro‐climatico‐ambientali e silvoambientali sostenibili che puntino alla corretta gestione del suolo, alla conservazione della sostanza organica, al mantenimento della struttura sono precondizione per la salvaguardia e la tutela del sistema suolo [O13, W40]. F27 Prevenire fenomeni di perdita di suolo da erosione e dissesto idrogeologico
Priorità focus area interessate: 4B 4C 3B
Obiettivi trasversali: Ambiente, Clima Il territorio regionale, interessato da preoccupanti sintomi di abbandono, [T12] causati in parte anche dal decremento delle superfici agricole e dall’impoverimento demografico [W47], è per tre quarti caratterizzato da sistemi montani e collinari, nei quali assumono rilevanza le politiche di conservazione dei suoli nei confronti delle dinamiche erosive, nelle forme di erosione idrica diffusa e accelerata (IC 42). Inoltre, il 93% circa delle aree caratterizzate da rischio idrogeologico [W39] elevato o molto elevato è destinato ad usi agroforestali (IS47). Nel complesso, le aree agroforestali caratterizzate da rischio idrogeologico elevato o molto elevato corrispondono al 17,1% della SAU regionale stimata su base cartografica (CUAS,2009). I cambiamenti climatici in atto [T19], con possibili alterazioni del regime idro‐geologico, aumentano i rischi connessi a tale regime (frane, alluvioni ecc) [T11], aumentano il rischio potenziale di erosione [W40] e più in generale di degrado del suolo ed il rischio di desertificazione. Con specifici interventi di sistemazione idraulico ‐ agrarie ed idraulico – forestali si possono prevenire e ridurre significativamente i rischi descritti. Ma anche la permanenza delle attività agricole e forestali in particolare nelle aree di montagna e /o aree marginali riduce sensibilmente il rischio di erosione e di dissesto idrogeologico. E’ necessario quindi assicurare la continuità delle attività agricole e forestali in tali zone, compensando gli svantaggi in termini di maggiori costi e minori ricavi, incentivando la gestione attiva del bosco anche attraverso l’adozione /attuazione dei piani di gestione forestale sostenibili e promuovendo metodi colturali che garantiscano il mantenimento di una copertura protettiva ed il recupero di tecniche tradizionali, finalizzate a contenere l’erosione e, più in generale, tutti i fenomeni di degrado del terreno. F28 Favorire una più efficiente gestione della risorsa idrica
Priorità focus area interessate: 5A 2A 4B
Obiettivi trasversali: Ambiente Clima Il consumo irriguo regionale (IC39) annuo è particolarmente elevato, anche a causa di sistemi di irrigazione non sempre efficienti e poco razionali [W5, W32]. La fonte di approvvigionamento prevalente è l’emungimento da falda (54,9%) [W30]. La captazione da corpi idrici superficiali copre il 7,3% del consumo regionale complessivo. L’approvvigionamento da schemi collettivi copre il 34,3% del consumo idrico complessivo [S15]. Le infrastrutture idrauliche sono diffuse in modo disomogeneo sul territorio [W29, T27] ed in buona parte vetuste, anche se si registra un incremento delle reti in pressione [S16]. Anche quale conseguenza dei possibili effetti derivati dai cambiamenti climatici (prolungati periodi di siccità, processi di desertificazione ecc.) diventa prioritario razionalizzare l’uso dell’acqua in agricoltura, intervenendo: - su scala aziendale, sostenendo iniziative finalizzate al risparmio idrico ed al monitoraggio dei volumi
erogati; - su scala comprensoriale [S16], con la rimozione, in maniera omogenea sul territorio regionale, delle
inefficienze che caratterizzano i sistemi di gestione delle risorse idriche (es. reti in pressione, sistemi di conturizzazione dei volumi idrici) e diffondendo l’irrigazione collettiva in aree con attingimento autonomo da pozzi.
La Regione si è dotata di un sistema di consulenza specifico con il Piano regionale di consulenza all’irrigazione [S17]; è necessario sensibilizzare maggiormente le aziende agricole rispetto all’opportunità
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offerta dal Piano [W5] ed incentivare l’introduzione di pratiche colturali finalizzate al risparmio idrico ed, in generale ad una più razionale utilizzazione della risorsa. Nel comparto zootecnico é opportuno attivare sistemi utili all’ottimizzazione dell’intero ciclo delle acque in azienda. F29 Favorire una più efficiente gestione energetica
Priorità focus area interessate: 5B 2A 3A 6B
Obiettivi trasversali: Innovazione, Ambiente, Clima I consumi di energia (IC44) sono in continuo calo da quando è iniziata la crisi economica: nel 2011 i consumi finali lordi in Italia hanno raggiunto i 346.367 GWh, riavvicinandosi ai valori pre‐crisi del 2008. L’agricoltura rappresenta l’1,6% dei consumi totali, mentre l’industria alimentare rappresenta il 4,5% dei consumi. Tra le fonti energetiche, al decremento della produzione da termoelettrico si contrappone un incremento dell’idroelettrico e delle rinnovabili. Gli impianti termoelettrici sono 71 (58 produttori e 13 autoproduttori) con una potenza efficiente lorda totale di 2.896 MW. In ogni caso, nell’anno 2012, con una produzione lorda di 11.131,5 GWh di energia elettrica, la Campania non riesce a colmare il deficit di energia pari a ‐8.432 GWh (che tende comunque a ridursi, da alcuni anni) [W41, W42]. I costi legati all’ approvvigionamento energetico incidono notevolmente (peraltro, sono tendenzialmente in aumento) sulle performance economiche delle aziende. Di conseguenza, è necessario sostenere iniziative in grado di ridurne l’incidenza. Da un lato, favorire investimenti in azienda destinati a ridurre il fabbisogno energetico, dall’altro, utilizzare, a fini energetici interni, risorse residuali già disponibili in azienda. Nelle aree rurali, inoltre, favorire investimenti infrastrutturali (su piccola scala) finalizzati al risparmio energetico. F30 Migliorare il contributo delle attività agricole, agroalimentari e forestali al bilancio energetico
regionale
Priorità focus area interessate: 5B 5C 2A 3A 6A 6B
Obiettivi trasversali: Ambiente Clima Innovazione Sono ancora poche le aziende con impianti per la produzione di energia rinnovabile [W41]. In prevalenza si tratta di fotovoltaico, in alcune aree anche di eolico, con impianti di piccola taglia, o di caldaie per la sola produzione termica. Lo sfruttamento dei sottoprodotti di origine agricola è ancora ben lontano dalla fase di sviluppo. Solo 46 aziende 579 (prevalentemente con impianti che sfruttano energia solare) producono un extra reddito [W10, O22, O24]. L’energia da biomassa [O21, O22] può rappresentare una grande opportunità ai fini della riduzione dei costi energetici e della gestione dei residui organici [W36], riducendo l’impatto inquinante delle attività agricole. I comparti agricolo, forestale ed agroindustriale possono fornire biomassa [S14] per sostenere due tipologie di filiera agro‐energetica: ‐ biomassa destinata alla produzione di biogas attraverso digestione anaerobica. In quest’ambito la
Campania è praticamente priva di micro filiere locali (sebbene di recente siano stati realizzati alcuni impianti aziendali, in forma individuale);
‐ biomassa ligno‐cellulosica finalizzata alla combustione. Quella derivante dalla gestione forestale e dai residui retraibili è quantificabile in circa 227.000 tonnellate/anno. La stima per l’utilizzo della biomassa solida in una eventuale filiera legno‐energia è di 22 MW di potenza elettrica e 96 MW di potenza termica (IS59)
Occorre dunque sostenere la diffusione di iniziative finalizzate alla produzione: - su base individuale, di energia rinnovabile derivante dall’utilizzo di biomasse forestali, reflui zootecnici e delle altre deiezioni solide e liquide e dei residui delle filiere agricole e dell’agroalimentare;
- su base collettiva, di energia rinnovabile in filiera corta (infrastrutture su piccola scala) - colture no food [O7, O24] e alla realizzazione di sistemi collettivi per lo stoccaggio e il trattamento delle biomasse per lo sviluppo delle filiere agro‐energetiche [T23, T26] nelle aree soggette a degrado ambientale.
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F31 Ridurre le emissioni di gas climalteranti derivanti da attività agroalimentari e forestali e incrementare la capacità di sequestro di carbonio
Priorità focus area interessate: 2A 5B 5C 5D 6B 5E 6A
Obiettivi trasversali Ambiente Innovazione Clima L’intensificazione dei processi agricoli è riconosciuta come concausa dell’aumento, in atmosfera, delle concentrazioni di gas climalteranti. I dati dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera rilevano, dal ’90, un aumento delle emissioni inquinanti di origine agricola (IC45) [W28, W35, T21, W37], dovuto soprattutto alle emissioni di metano delle deiezioni enteriche da allevamenti bovini e bufalini, che nel 2010 hanno raggiunto il 76% del totale delle emissioni metanigene in agricoltura [W38]. A ciò va aggiunta la gestione delle deiezioni animali che incide per il 17,2%. Altre fonti di emissioni, ma anche di assorbimenti (CO2, CH4, N2O) da suoli agricoli sono pari a ‐1.123,5 migliaia di tonn. di CO2 equivalente (IC45). Tuttavia, sono ancora diffuse pratiche colturali intensive che producono impatti negativi sulla struttura del suolo e la sostanza organica [W35, T10] Pertanto, si ritiene necessario avviare e sostenere interventi che inducano, in modo diretto o indiretto, ad un processo di mitigazione di queste emissioni, ed azioni di razionalizzazione dei mezzi tecnici o tecniche colturali conservative, cui va affiancato un processo di gestione sostenibile dei reflui zootecnici. Quanto all’assorbimento di CO2, afforestazione, riforestazione, lotta alla deforestazione e pratiche colturali capaci di migliorare la capacità di stoccaggio di CO2 nel suolo diventano interventi strategici per contribuire all’obiettivo [T13, T21] di Kyoto. In Campania il contributo maggiore agli assorbimenti, è dato proprio dalla gestione forestale [S11] (‐483,4 Gg). Affinché i 445.275 ettari di bosco, compreso i 100.000 ettari di bosco di neoformazione, possano essere contabilizzati ai fini di Kyoto, è necessario definire azioni di cura e gestione sostenibile, con l’obiettivo di indirizzare convenientemente i processi evolutivi, mirando al potenziamento della funzione di assorbimento dei gas clima‐alternanti (IS44). F32 Incrementare i servizi alla popolazione e favorire processi di inclusione sociale nelle aree rurali
Priorità focus area interessate: 6A, 6B, 6C
Obiettivi trasversali: == Una delle cause principali della preoccupante decrescita demografica [W47, T28] nelle aree rurali “interne” è rappresentata dalla scarsa attrattività dei territori in termini di servizi alla popolazione [W46]. Non solo quelli di tipo essenziale (mobilità, istruzione, sanità) ma anche quelli che, in generale, contribuiscono a migliorare la qualità della vita ed i livelli di benessere delle comunità locali. Per porre freno alla decrescita demografica occorre prevedere azioni di inclusione sociale che tengano conto di molteplici dimensioni, non solo economiche ma anche relazionali, relative all’istruzione, alla salute, ecc… che contribuiscono ad offrire a ciascun individuo eguali “diritti di cittadinanza” secondo standard europei. E’ necessario quindi migliorare tali standard soprattutto attraverso la creazione di condizioni favorevoli ad ottimizzare l’accesso al mondo del lavoro e dell’imprenditoria nelle aree rurali (con particolare riferimento alle macroaree D e, per alcuni versi, anche le C del PSR 2007‐2013) che mostrano deficit in termini di disponibilità e di fruibilità di infrastrutture e servizi [W44, W45, W46]. Le stesse opportunità imprenditoriali e di lavoro vanno generate anche nell’ambito relazionale con particolare riferimento allo sviluppo dei servizi sociali e di assistenza [O26, O27] finalizzati all’inclusione sociale delle fasce deboli. F33 Favorire la gestione forestale attiva anche in un ottica di filiera
Priorità focus area interessate: 6A, 5C
Obiettivi trasversali: ambiente, clima La rilevante incidenza del patrimonio forestale [S11] costituisce un potenziale di sviluppo da più punti di vista: produttivo, climatico‐ambientale e paesaggistico. Su quest’ultimo versante, al di là della riconosciuta capacità attrattiva per le attività turistiche [S13] le aree forestali rappresentano un elemento su cui innescare processi di sviluppo endogeno e sostenibile, basati sulla valorizzazione economica delle risorse forestali [O27, O28].
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Tuttavia, percorsi di sviluppo in tale direzione sono frenati anche a causa di inefficienze di natura programmatoria ed amministrativa (ad es. mancanza dei Piani di Gestione e Assestamento Forestale) [W33, W43, T24]. La corretta gestione delle attività forestali [O19] è anche pre‐condizione per creare nuova occupazione nelle aree forestali. F34 Migliorare le capacità delle comunità rurali di progettare, attuare ed animare strategie di sviluppo
locale e scambi di esperienze
Priorità focus area interessate: 6A, 6B
Obiettivi trasversali: Innovazione Le aree agricole e rurali rappresentano giacimenti ricchissimi di diversità culturali, di saperi, di tradizioni [S6, S10, S13, S20] che non trovano la giusta valorizzazione all’interno dei contesti territoriali di origine. Occorre puntare sulle risorse endogene di tali sistemi territoriali (ambientali, paesaggistici, culturali, eno‐gastronomici ecc.) promuovendo l'integrazione tra imprese [W55], infittendo le relazioni intersettoriali e incoraggiando i progetti che mettono a sistema le produzioni con altri comparti [W17, O7, O6, O23, O27, O28, T30]. E’ necessario favorire un “riequilibrio” tra aree di fascia costiera urbanizzate e aree interne per intercettare parte della domanda turistica attraverso: la riqualificazione dell’offerta complessiva di beni di qualità [S6, S7, W48, W49, O28, T30] e di servizi di accoglienza [W50], il miglioramento delle condizioni di fruibilità del patrimonio ambientale, naturalistico e culturale [O25, S11], il potenziamento di relazioni di natura organizzativa e commerciale che consentano al sistema di offerta (di beni e servizi) delle aree interne di aprirsi ai mercati esterni [T4]. L’approccio Leader in Italia non ha prodotto al momento risultati significativi [S19, W51, W43]: vanno, quindi, migliorati i processi partecipativi dando voce agli attori locali, vera espressione dei partenariati, e favorita la compartecipazione sia in fase di elaborazione delle strategie di sviluppo locale che in corso di attuazione, in un ferrea logica di bottom up. Occorre che la P.A. favorisca regole e procedure semplici e chiare ottimizzando e armonizzando le normative vigenti. Occorre favorire occasioni di scambio di esperienze con altri territori rurali [W51, O1, O29, T1], sia intra che extra regionale e trasnazionale, nell’ambito della cooperazione Leader ma anche dei progetti PEI. F35 Rimuovere il digital divide nelle aree rurali favorendo la messa in rete e l’integrazione dei servizi a
favore delle popolazioni rurali e delle imprese
Priorità focus area interessate: 6C
Obiettivi trasversali: == La percentuale di popolazione residente in aree non ancora coperta da infrastrutture a banda larga a rete fissa è concentrata in comuni collocati in macroaree C e D così come definiti nel PSR 2007‐2013 [W44]. L’accesso veloce al web rappresenta uno strumento di inclusione (nei sistemi di comunicazione ed informazione, nelle reti sociali, ma anche ai servizi di home‐banking, all’e‐commerce, ecc.) [W17]. In qualche modo, il web rimuove, seppur virtualmente, le distanze tra i territori marginali e periferici rispetto a quelli maggiormente dinamici. Tuttavia, la mancanza di accesso al web (o la lentezza) rischiano di amplificare esponenzialmente tali distanze [W54]. In diverse aree rurali permane un divario digitale che non elimina tali distanze. In continuità e ad integrazione delle iniziative già in atto realizzate in ambito FEASR e FESR nella programmazione 2017‐2013 sono necessari interventi per migliorare la qualità del servizio.