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CAPIRE LE EMOZIONI PER AIUTARE LO SVILUPPO DEI NOSTRI FIGLI Dott.ssa Federica Bonettini Psicologa e Psicoterapeuta

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CAPIRE LE EMOZIONI PER AIUTARE LO SVILUPPO

DEI NOSTRI FIGLIDott.ssa Federica BonettiniPsicologa e Psicoterapeuta

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Da “Il Piccolo Principe”“Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose

essenziali. Non si domandano mai: "Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?” Ma vi domandano: "Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?” Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: "Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto”, loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: “Ho visto una casa di centomila lire", e allora esclamano: "Com'è bella“. Così se voi gli dite: "La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste". Bè, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: "Il pianeta da dove veniva è l'asteroide B 612" allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così. Non c‘è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti coi grandi".

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Emozioni

◦ Cosa sono per noi?

◦ Quale accezione diamo alle emozioni: sono positive o negative, utili o dannose, …?

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Emozioni: cosa si pensa per cultura

meglio evitarle

pericolose, sconosciute e

misteriose

gesti socialmente

distruttivi

cose private di cui ci si confida solo con alcuni

intimi

intralcio all’affermazione

sociale di sè

roba da femmine

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In realtà…

◦ La capacità di riconoscere i propri stati interiori è indispensabile per imparare a gestirli, sfuggendo al rischio di lasciarsi sopraffare da questi ultimi.

◦ La possibilità di esprimere e dare voce alle emozioni, e soprattutto di condividerle, crea reti empatiche che sviluppano integrazione, quindi benessere sociale.

◦ Educare all’emotività diventa necessario per vivere all’interno di una società sempre più complessa, evitando di scambiare l’altro per una presenza ostile e malevola.

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Ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate?

◦ Es. TRISTEZZA: siamo sicuri che sia bene reprimerla?

◦ https://www.youtube.com/watch?v=-gqvtqV-oCg

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Ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate?

◦ Non ci sono emozioni buone o cattive, positive o negative, sicure o pericolose.

◦ Tutte le emozioni hanno un senso e una funzione per chi le prova (anche se non immediatamente comprensibile) e vanno sempre rispettate oltre che accolte per quello che sono, anche qualora tendessimo a considerarle eccessive o inappropriate.

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Ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate? Per i bambini è sano crescere sapendo che le emozioni sono dei

segnali a cui dare fiducia, come una bussola interna a cui fare affidamento, come uno strumento efficace per identificare obiettivi e desideri, per vedere ed affrontare i problemi.

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Ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate?

◦ Per insegnare questo aspetto ai bambini, dobbiamo noi per primi accogliere le emozioni senza giudicarle e doverle immediatamente tacitare, risolvere o eliminare. In questo modo riusciremo a trasmettere questo messaggio sia con le parole che con gli atteggiamenti.

◦ Infatti, combattere le proprie emozioni, averne paura, non accettarle, pensare che non si dovrebbero provare, non solo non serve ad evitarle ma determina ulteriori problemi che complicano la vita e allontanano dall’affrontare i problemi veri. Ad esempio:◦ se penso o se mi hanno insegnato che non si debba provare ansia, tenterò a

vergognarmi, preoccuparmi, arrabbiarmi quando provo tale emozione, sottraendo energie e attenzione all’affrontare il problema originario e più realistico, ovvero ciò che mi rende ansioso. Dovrò quindi gestire due o più emozioni negative e non una. Inoltre, potrei non capire più se il problema prioritario sia provare ansia, gestire le difficoltà e i pericoli che tale emozione segnala, oppure “fare brutta figura”. Così mi sentirò ancora più confuso e disorientato e l’ansia aumenterà creando un circolo vizioso.

◦ Se mi arrabbio per il fatto di essere triste e demotivato, non riuscirò a concentrarmi sull’accettazione della perdita che mi ha scatenato la tristezza, perché sarò impegnato condannare me stesso. Il problema originario rimarrà irrisolto e in più ne avrò un altro da gestire: il disprezzo verso me stesso, che mi abbatterà ulteriormente.

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Ci sono emozioni giuste ed emozioni sbagliate?◦ Combattere le emozioni ci complica la vita riduce le nostre

capacità di affrontare i problemi creandocene altri e confondendoci le idee.

◦ Noi adulti, dobbiamo imparare a lasciarci attraversare dalle emozioni dei bambini, senza alzare barriere e senza al contempo lasciarci sopraffare.

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Perché non liberarci delle emozioni fastidiose?◦ Accettare l’emozione significa guardare la realtà e prenderne atto,

conoscerla e non lasciarsi sfuggire nulla. È essenziale riconoscere ed accettare le emozioni “difficili”per comprendere e fare fronte ai problemi della vita reale.

◦ Qualche esempio:◦ Se non accetto o tollero l’ansia dell’incertezza di raggiungere uno scopo

che mi sta a cuore potrei rischiare di non vedere ciò che minaccia il suo raggiungimento e non attivarmi adeguatamente; potrei rinunciare allo scopo dandomi per sconfitto prima ancora di iniziare o arrivare a svalutarlo, perfino ad annullarlo, piuttosto che rischiare di fallire.

◦ Se non accetto la rabbia che provo per essere stato trattato male perché questa emozione è fastidiosa e non tollero di pensare che qualcuno si sia permesso di mancarmi di rispetto, rinuncio a vedere un pezzo di realtà, che però esiste: potrei di nuovo fidarmi di persone sbagliate e non salvaguardare i miei interessi nel modo più opportuno; in quel momento potrei non riuscire ad affermare le mie ragioni.

◦ Se non accetto il dispiacere di una prestazione non adeguata, non potrò prendere atto della mia impreparazione e migliorarmi.

◦ Accettare le emozioni è essenziale per identificare i problemi, individuare quali siano i nostri obiettivi e mettere in atto delle strategie per raggiungerli.

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Rapporto fra emozioni e pensieri (teoria cognitiva)◦ Un evento viene percepito e valutato più o meno

consapevolmente dalla persona e da questa valutazione dipendono le emozioni che si provano.

◦ Il vissuto emotivo, con le sensazioni corporee correlate, diventa a sua volta oggetto di valutazione da parte del cervello e anche questa valutazione contribuisce a determinare l’esperienza emotiva globale.

◦ In base a questa teoria tutte le volte che proviamo un’emozione dovremmo poterla collegare, a livello cognitivo, a uno specifico pensiero o valutazione: per esempio se pensiamo di aver perso un’occasione importante possiamo provare tristezza (emozione tipica della perdita), ma potremmo provare anche rabbia se pensiamo che qualcuno ci abbia ostacolato.

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Rapporto fra emozioni e pensieri (teoria cognitiva)

◦ Se le emozioni dipendono dai pensieri, non sono tanto gli eventi a determinare quale tipo di reazione emotiva avrò, ma sarà la mia interpretazione dell’evento a produrre questa o quell’altra emozione.

Per esempio, se incontro un amico per strada che non vedo da un po’ di tempo e non mi saluta, potrò provare rabbia se penserò che mi ha volontariamente ignorato, oppure provare tristezza se penserò di non essere più importante per lui, o colpa (e ansia) se mi verrà il dubbio di averlo involontariamente offeso senza essermene accorto.

◦ È importante non dare mai per scontato che la nostra interpretazione e reazione emotiva possa essere uguale a quella di un’altra persona ed evitare di trarre conclusioni semplicistiche sui pensieri, emozioni e comportamenti altrui. Anche se possediamo elevate capacità di empatia e di intuizione degli stati mentali degli altri, non è detto che l’altra persona stia interpretando l’evento in questione come noi crediamo. Quando ci rivolgiamo ai bambini è meglio chiedere: “Quando è successo (quel dato evento), cosa hai provato? Cosa hai pensato? Cosa pensi di quello che è accaduto per cui provi rabbia?”

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L’importanza dell’ascolto empatico delle emozioni

◦ https://www.youtube.com/watch?v=t-asXorVstM

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Perché è importante educare i bambini alle emozioni ◦ “Gran parte delle nostre interazioni con l’ambiente e dei nostri stessi

comportamenti emotivi dipende dalla capacità di percepire i comportamenti e le emozioni altrui. Questa risonanza emotiva ha dei vantaggi perché non solo consente di affrontare in maniera efficace eventuali minacce, ma rende possibile l’instaurarsi e il consolidarsi dei primi legami individuali. Già dai primi tre giorni di vita i neonati sembrano distinguere un volto contento o triste. L’articolazione o differenziazione progressiva del risveglio emotivo indotto dalla percezione delle espressioni altrui permetterebbe di realizzare nei mesi successivi alcuni comportamenti sociali elementari, cioè le prime forme di empatia. La comprensione immediata, in prima persona, delle emozioni degli altri che il meccanismo di neuroni specchio rende possibile, rappresenta il prerequisito necessario per il comportamento empatico che sottende larga parte delle nostre relazioni individuali ” (Rizzolatti e Senigallia, 2006).

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Attaccamento e regolazione delle emozioni

◦ Le caratteristiche dell’interazione madre-bambino determinano la formazione di diverse tipologie di attaccamento.

◦ Un attaccamento sicuro prevede che la madre riesca ad accogliere e rispecchiare le emozioni del bambino, riuscendo nel contempo a contenerle. Grazie a queste capacità materne di regolazione delle emozioni del proprio piccolo, il bimbo impara gradualmente a riconoscerle e a gestirle autonomamente.

◦ Se il comportamento della madre sarà adeguato, il bambino svilupperà maggiore fiducia nella relazione e tollererà, pertanto, quantità più grandi di tensione emotiva nell’interagire con l’ambiente (la novità, la distanza fisica, la perdita).

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Intelligenza emotiva e sviluppo delle competenze personali e sociali

◦ L’intelligenza emotiva può essere incrementata nel corso dell’esistenza: essa tenderà a potenziarsi in relazione alla consapevolezza dei nostri stati d’animo, alla capacità di contenere le emozioni legate alla sofferenza, al progressivo affinamento della capacità di ascolto dell’altro e allo sviluppo graduale di una sensibilità empatica.

◦ Una corretta alfabetizzazione emotiva permette di sviluppare sia competenze personali, sia competenze sociali.

Competenze personali:◦ imparare a conoscere se stessi e le proprie emozioni;◦ riconoscere i propri limiti e le proprie virtù;◦ acquisire fiducia in se stessi, favorendo un graduale autocontrollo;◦ sviluppare la capacità di adattarsi al cambiamento e all’innovazione.

Competenze sociali:◦ capacità di divenire empatici, mettendosi nei panni dell’altro per riuscire a comprenderlo;◦ sviluppo della capacità di comunicazione;◦ facilità nella costruzione di legami di collaborazione e cooperazione, importanti per

un’ottimizzazione del lavoro personale e di squadra.

Essere emotivamente intelligenti significa imparare dai propri sentimenti, dalle proprie emozioni e da quelle degli altri, sviluppando così una grande capacità di adattamento e di coerenza interiore, che permette di raggiungere risultati rilevanti in ogni condizione.

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Dare un nome alle emozioni◦ La capacità di interpretare il proprio ed altrui comportamento in base agli

stati mentali (pensieri, intenzioni, emozioni e impulsi) viene considerata una capacità essenziale per promuovere un sano sviluppo psicologico.

◦ La condizione necessaria (anche se non sufficiente) per imparare a gestire efficacemente le emozioni è riconoscerle, individuarne le componenti corporee e di impulso, saperle collegare agli eventi e alle nostre valutazioni degli eventi.

◦ È molto importante che i genitori rendano familiare il nome delle emozioni ai propri figli, parlando delle più comuni emozioni e descrivendo il proprio comportamento e quello degli altri facendo riferimento a pensieri ed emozioni. Ad esempio: ◦ se il bambino si lamenta del mal di pancia mentre lo state accompagnando a

scuola e dice che vorrebbe stare con voi, potreste rispondergli: “sì, forse sei un po’ emozionato, un po’ triste e preoccupato all’idea che dovremmo salutarci. Quando si provano queste emozioni può venire anche un po’ di mal di pancia. Io ti penserò al lavoro e ti porterò dentro al mio cuore. E tu come potresti fare per sentire meno la mia mancanza? Come hai fatto le altre volte?”.

◦ Se un amico fa un dispetto a nostro figlio di tre anni: “forse il tuo amico era dispiaciuto per non essere stato invitato a giocare con voi, magari ha pensato che volevate escluderlo. Si è arrabbiato e ha buttato per terra il tuo gioco”.

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Quali sono le emozioni:

◦ Emozioni fondamentali: paura, tristezza, rabbia, felicità, (sorpresa, disgusto).

◦ Altre emozioni molto comuni: vergogna e senso di colpa.◦ Emozioni complesse (risultanti dalla compresenza di più emozioni

semplici):◦ malinconia, nostalgia, gelosia (composta da tre emozioni di base: paura, rabbia,

tristezza).◦ È utile avere sempre in mente le più importanti famiglie di emozioni: la famiglia della

paura, della rabbia, della tristezza, della felicità, della sorpresa, del disgusto, della vergogna e della colpa.

◦ Ad esempio:◦ Famiglia della paura: ansia, timore, preoccupazione, terrore, angoscia. ◦ Famiglia della rabbia: irritazione, ira, collera. ◦ Famiglia della tristezza: dispiacere, abbattimento, desolazione,…

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Come riconoscerle e a cosa servono

◦ Le emozioni si sentono nel corpo e quindi dobbiamo diventare sempre più abili nel riconoscere anche le minime variazioni dello stato corporeo. Possiamo trovare indizi utili per riconoscere l’emozione che stiamo provando analizzando anche i nostri pensieri.

◦ I correlati fisici delle emozioni, talvolta sgradevoli, biologicamente servono per assicurarsi che l’individuo non ignori e non sottovaluti quanto viene segnalato dalle emozioni. ◦ Provare ansia, pensando all’esame che dovrò affrontare il giorno seguente,

non è piacevole, tuttavia è il modo più efficace che ho per capire che il superamento dell’esame mi sta a cuore e che non è sicuro che ce la farò, quindi sarà utile studiare ancora, aumentare la preparazione per aumentare la probabilità di superarlo.

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Come riconoscerle e a cosa servono ◦ Le emozioni hanno anche la funzione di spingerci a fare qualcosa,

ovvero di motivarci. L’impulso, la tendenza all’azione è infatti una componente delle emozioni. Ci permettono di rispondere prontamente agli eventi, procurandoci l’energia per farlo.◦ Senza la pressione dell’ansia non ci metteremo ripassare per l’esame fino a

tarda sera nonostante la stanchezza; ◦ senza la spinta della rabbia non difenderemmo i nostri interessi di fronte un

torto che ci è stato fatto; ◦ senza la spinta della paura non ci proteggeremmo; ◦ senza la motivazione che proviene dal piacere e dalla gioia non

cercheremmo ciò che ci dà soddisfazione; ◦ senza il peso della tristezza che ci immobilizza di fronte a una perdita o un

lutto, non potremmo arrivare a prendere atto di come sia cambiata la realtà della nostra vita e decidere di modificare i nostri scopi e i nostri progetti.

◦ In più hanno una straordinaria efficacia comunicativa: servono a far sapere agli altri come ci sentiamo, cosa ci fa piacere e cosa ci urta, cosa desideriamo e cosa temiamo. ◦ L’emozione difficilmente si spegne se non ha raggiunto anche il suo scopo

comunicativo. Così come difficilmente si placa se non la prendiamo seriamente in considerazione per pianificare strategie con cui rispondere agli eventi problematici.

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A cosa servono e come si manifestano le emozioni

FelicitàQuando◦ Segnala il raggiungimento o l’avvicinamento ad un

desiderio, un’aspettativa, un bisogno importante per la persona.

◦ Spinge ad avvicinarci a ciò che ci fa stare bene e ci motiva a ripeterne o a proseguirne l’esperienza.

Cosa◦ Nello stato di gioia uno dei principali cambiamenti riguarda la maggiore

attività di un centro cerebrale che inibisce i sentimenti negativi e aumenta la disponibilità di energia. Vi è anche l’inibizione dei centri che generano pensieri angosciosi, condizione che rende entusiasti nei riguardi di qualunque compito si debba intraprendere. La felicità nasce dall’esperienza del piacere.

Come◦ Il corpo felice apre il plesso solare e si rivolge al mondo come per

abbracciarlo. Il movimento si fa tonico e tende verso l’alto, come per “toccare il cielo con un dito”: si dice infatti “fare i salti di gioia”.

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A cosa servono e come si manifestano le emozioni

PauraQuando◦ Segnala la percezione di un pericolo imminente o di una minaccia che potrebbe compromettere

uno scopo importante per la persona. La paura ci dice di fuggire, evitare, allontanarci. Prepara l’organismo ad affrontare la situazione temuta, ad allontanare la minaccia o ad agire affinché il pericolo non si realizzi, aumentando lo stato di vigilanza e di attenzione e attivando risorse aggiuntive con estrema rapidità.

◦ Manifestazioni di intensità diversa sono l’ansia, le fobie e il panico. Nelle paure e nelle fobie di solito l’oggetto è definito, invece nell’ansia e nelle situazioni di panico l’oggetto è meno facilmente riconoscibile. La differenza principale è che nella paura l’oggetto viene percepito come minaccioso, mentre nell’ansia più che un oggetto da temere c’è una prova in cui non è sicuro il successo, per cui la minaccia è quella di fallire. In generale l’ansia segnala la percezione di qualcosa di non ben definito che potrebbe minacciare o compromettere uno scopo importante per la persona. Lo stato di incertezza e di attesa che caratterizza il vissuto ansioso aumenta il grado di vigilanza dell’individuo, prepara e motiva l’organismo ad affrontare la situazione temuta, mobilitando risorse aggiuntive.

Cosa◦ Nelle situazioni di paura il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, ad esempio quelli delle

gambe, rendendo così più facile la fuga. Allo stesso tempo il volto impallidisce perché momentaneamente meno irrorato. Il corpo si immobilizza, anche solo per un momento, probabilmente per valutare se non convenga nascondersi. L’organismo è in uno stato generale di allerta, pronto all’azione.

Come◦ Il corpo spaventato si esprime proteggendo il plesso solare, si mette in posizione difensiva di

chiusura, tende a inclinarsi all’indietro e a indietreggiare. Il tono muscolare si irrigidisce e il movimento diventa incerto, a scatti e pronto alla fuga.

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A cosa servono e come si manifestano le emozioni

RabbiaQuando◦ La rabbia è legata al vissuto che proviamo quando ci sentiamo aggrediti, non tanto

sul piano fisico, ma nel momento in cui qualcosa o qualcuno ci ferisce provocandoci dolore. Segnala la percezione di un ostacolo o di un danno (che si considera subito ingiustamente o che non doveva accadere), in conseguenza del quale un nostro scopo è stato compromesso o rischia di esserlo. L'organismo si attiva e mette a disposizione energia, ci sentiamo pronti a una reazione di difesa, di attacco, di aggressione. La rabbia stimola l’organismo ad opporsi alla situazione, per ottenere dei cambiamenti o per evitare che la stessa situazione si ripeta in futuro.

◦ La rabbia che non trova una direzione, uno sbocco, rischia di scaricarsi internamente, ad esempio su organi come lo stomaco, il cuore o il fegato.

Cosa◦ In caso di rabbia il sangue affluisce alle mani e questo rende più facile afferrare o

sferrare; la frequenza cardiaca aumenta, così come l’adrenalina, che genera un impulso di energia abbastanza forte da permettere un’azione corporea vigorosa diretta verso chi ha provocato tale sentimento.

Come◦ Il corpo arrabbiato si esprime protraendosi in avanti con modalità minacciose. Il

plesso solare si espone in senso di sfida, il petto si gonfia come simbolo di forza (come succede in alcune specie animali), il tono muscolare entra in uno stato di tensione e gli arti inferiori e superiori sono pronti a colpire.

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A cosa servono e come si manifestano le emozioni

TristezzaQuando◦ Segnala la percezione che un nostro scopo, qualcosa o qualcuno a cui teniamo, è

stato irrimediabilmente compromesso o definitivamente perduto. È l'emozione del lutto. Lo stato di tristezza permette alla persona di arrivare a constatare definitivamente la perdita e di adattarsi alla situazione, per giungere ad elaborare soluzioni nuove e/o investire le sue energie verso altre/nuove mete.

◦ Anche in questo caso ci sentiamo feriti, ma la sensazione è di impotenza. L’energia prodotta dall’evento ristagna, non sembra esserci una direzione verso cui andare, perché l’oggetto o la meta sono andati perduti. Nella tristezza è come se l’energia fosse bloccata, ci si sente appesantiti, stanchi, come schiacciati da un peso. La tristezza e l’emozione dell’assenza, della perdita, che se amplificata e prolungata nel tempo si trasforma in disperazione (non vedere una via d’uscita) o depressione.

Cosa◦ Si ha una caduta significativa di energia e di entusiasmo verso le attività della vita, il

metabolismo rallenta. La chiusura in se stessi che accompagna la tristezza da’ però l’opportunità di elaborare il lutto per una perdita o per una speranza frustrata.

Come◦ Il corpo triste perde vigore, spalle e busto si fanno pesanti e tendono verso il suolo, il

tono muscolare si riduce e il ritmo rallenta. Il corpo tende a chiudersi raccogliendosi verso il plesso solare, se prono si raggomitola.

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Mettiamoci alla prova: affrontiamo le emozioni sgradevoli◦ …E se mio figlio è arrabbiato?◦ …E se mio figlio è triste?◦ …E se mio figlio ha paura?

[Discussione su esempi]

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Grazie per la partecipazione!

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