Capire Il Karma Amare La Provvidenza

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    CAPIRE IL KARMA,

    AMARE LA PROVVIDENZA

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    Rudolf Steiner

    Capire il karma,amare la provvidenza

    Il cammino delluomo

    di vita in vita

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    Testo originale tedesco: Rudolf Steiner Karma verstehen

    (Archiati Verlag e. K., Monaco 2004)

    Traduzione di Silvia Nerini

    Revisione di Pietro Archiati

    Archiati Verlag e.K., Monaco di Baviera

    Stampa: Memminger MedienCentrum, Memmingen (Germania)

    Foto: Rietmann, Verlag am Goetheanum, Dornach (Svizzera)

    ISBN 3-937078-60-6

    Archiati Verlag e. K.

    Sonnentaustrae 6a 80995 Mnchen Germania

    [email protected] www.archiati.com

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    Indice

    Pietro Archiati Sul Lago di Como 8

    e Quando limpossibile diventa realt 10

    Rudolf Steiner

    Tre conferenze tenute a Stoccarda e a Berlino

    I.Reincarnazione e karma:

    le loro conseguenze per la vita

    e per i rapporti umani 41

    (Stoccarda, 20 febbraio 1912)

    Ci che troviamo comprensibile o incomprensibile nella

    vita: il meritato e il casuale 42 Lesperimento con

    luomo pensato artificialmente 44 La memoria emo-tiva della vita precedente 47 Lesperimento col dolore

    e la gioia: il Saggio dentro di noi 51 Lalternanza di

    consaguineit e affinit elettiva di vita in vita 55 La

    scienza dello spirito ottiene risultati mediante la ricerca,

    non solo mediante la semplice riflessione 60

    II.

    Reincarnazione e karma:

    i loro effetti sulla civilt attuale 66

    (Stoccarda, 21 febbraio 1912)

    Specifica del ricercatore spirituale la convinzione delle-

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    sistenza della reincarnazione e del karma 67 La cultura

    attuale bandisce queste verit e per questo ne ha un

    enorme bisogno 70 Lordine vigente e linsoddisfa-

    zione ad esso connessa fa anchesso parte delle necessit

    karmiche 73 Il copernicanesimo e la cultura della super-ficialit vanno di pari passo come pure i concetti di rein-

    carnazione e karma e uninteriorizzazione della vita 77

    Non c scienza senza fede e non c fede senza scien-

    za 82 Il senso della vita nellalternanza e nella reci-

    proca integrazione di autorealizzazione e dedizione agli

    altri 87 Nelle ultime incarnazioni le anime sono diven-tate sempre pi vuote e deboli 90 Dare unanima alla

    vita col movimento culturale della scienza dello spiri-

    to 92

    III.

    Reincarnazione e karma:un maggior senso di responsabilit

    nei confronti della Terra e delluomo 97

    (Berlino, 5 marzo 1912)

    La scienza dello spirito non ha bisogno n di istituzioni

    n di societ sono gli uomini ad averne bisogno 98Lidea di reincarnazione e karma la pi importante per-

    ch del tutto nuova 104 Il maggior senso di responsa-

    bilit nei confronti della Terra e delluomo 108 Inizio e

    parte centrale della vita: i consanguinei di una volta di-

    ventano amici liberamente scelti 111 Tutto nella vita

    viene visto alla luce della reincarnazione e del karma 116

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    Ci che interiore diventa esteriore. La natura pacifistica

    della scienza dello spirito 121

    A proposito di Rudolf Steiner125

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    Pietro Archiati, Sul Lago di Como

    Era una bellissima e luminosa giornata estiva. Camminavo

    avanti e indietro sullo stretto sentiero che fiancheggiarasente lacqua del lago. Questo posto era diventato la

    mia casa da quando, alcuni mesi prima, avevo lasciato

    New York. Questo lago che si stendeva scintillante da-

    vanti a me cullato da una lieve brezza, un tappeto magi-

    co intessuto di innumerevoli suoni vibranti come lacqua,

    era lo scenario della mia nuova vita da eremita.Mi passava per la mente tutto ci che era accaduto do-

    po il radicale cambiamento verificatosi nella mia vita il

    passaggio dalle giornate costellate di impegni a New

    York, nel tumultuoso crogiolo del Nuovo Mondo, a que-

    sto luogo appartato e solitario.

    Non riuscivo ancora a capire che un uomo di nome Ru-dolf Steiner, un uomo di cui fino a poco tempo prima non

    conoscevo neppure il nome, fosse diventato per me im-

    portante al punto da indurmi a leggere soltanto i suoi libri.

    Non avrei mai potuto immaginare qualcosa di tanto im-

    mensamente grande e bello come le sue opere, nelle quali

    il mio intelletto e il mio cuore trovavano in uguale misuraci che avevano cercato in ogni parte del mondo.

    Tutto quello che leggevo ruotava intorno a due concet-

    ti: reincarnazione e karma il coraggio e la gioia di con-

    tinuare a ritornare sulla Terra e la chiamata delluomo a

    diventare sempre pi libero e responsabile della sua e

    dellaltrui crescita. Lapprofondimento di queste due leggi

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    dellevoluzione mi apriva nuovi e insperati orizzonti. Ed io

    cominciavo appena a intuire quali conseguenze questo

    nuovo modo di vedere avrebbe potuto avere per la mia

    vita, ma anche per lintera umanit.

    Karma: perch una parola straniera? Allinizio questomi infastidiva, fino a quando ho capito che nelle lingue

    occidentali non esiste un termine appropriato. Il termine

    destino si limita ad indicare un volere indotto dallalto o

    dallesterno, al quale luomo non in grado di sottrarsi.

    Karma significa invece interazione tra una forza superio-

    re e la libera autodeterminazione delluomo. Significa:ogni uomo oggi ci che ha fatto di se stesso nel corso di

    un lungo passato. E la buona novella consiste nel fatto che

    ognuno, anche in futuro, raccoglier tutte le cose buone

    alle quali oggi aspira in piena libert. Per il karma il caso

    non esiste, soltanto un vuoto di pensiero: ci che accade a

    una persona le tocca in sorte nel senso che lei stessa loattrae in quanto appartenente a s, perch lessere pi

    saggio che in lei vuole farne occasione di crescita.

    Assorto in questi pensieri, sognavo spesso ad occhi

    aperti. Vorrei raccontare uno di questi sogni che feci pi

    volte durante la mia vita da eremita, nel quale alcune

    persone si incontrano durante una gita sul lago e doveaccadono cose che da molti probabilmente sono conside-

    rate impossibili. Questi personaggi rappresentano persone

    che hanno svolto un ruolo importante nella mia vita.

    Pietro Archiati

    nellautunno 2004

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    Pietro ArchiatiQuando limpossibile diventa realt

    I due amici che aspettavo stavano scendendo lungo ilripido sentiero del parco. Ci eravamo dati appuntamento

    vicino allacqua, sotto il piccolo pergolato di rose. Tom

    era appena arrivato dallAmerica in aereo e Dieter era

    venuto in macchina dalla Svizzera, dove abitava a nord

    del Lago di Como, non lontano da me.In Tom credevo di riconoscere un vero cercatore della

    verit, sempre disposto a scoprire cose nuove. Gli avevo

    scritto a proposito delle mie ultime scoperte e lui mi aveva

    comunicato, con mia grande sorpresa, che da diverso

    tempo aveva familiarizzato con il pensiero della reincar-

    nazione soprattutto attraverso la lettura di Ralph WaldoEmerson.

    Dieter lavevo conosciuto alcuni mesi prima, mentre

    ero alla ricerca di libri di Steiner a un prezzo abbordabile.

    Aveva letto molto pi di me dellopera di Steiner e si ado-

    perava alacremente per convertire allantroposofia tutti

    coloro che erano in qualche modo disposti ad ascoltarlo.Ci eravamo appena seduti allombra delle rose e gi

    loro due erano rimasti coinvolti in unaccesa discussione

    sul modo migliore di comunicare alla gente lidea della

    reincarnazione.

    Perch in America dovremmo ricorrere a Steiner se

    gi abbiamo gente come Emerson, chiedeva Tom, e

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    anche altri, come Henry David Thoreau o Benjamin Fran-

    klin, tutti vissuti prima del tuo Steiner? Tutti credono nella

    reincarnazione. Benjamin Franklin lo ha persino fatto

    scrivere sulla sua lapide. Ho portato un passo tratto dal

    saggio di Emerson Nominalist and Realistche vorreileggervi.

    Sar, replicava Dieter, ma non si possono parago-

    nare i rari e vaghi accenni presenti nella letteratura ameri-

    cana con una visione del mondo scientifica e matura,

    costruita interamente sulla reincarnazione, che include

    ogni sfera dellesistenza. Questo lo trovi soltanto in Stei-ner.

    In effetti hai ragione, ammise Tom pensieroso. Il

    pieno significato di una verit emerge soltanto nella sua

    ripercussione sulla vita. Ma io vorrei sapere da te se credi

    a qualcosa solo perch lo dice Rudolf Steiner o se ne sei

    personalmente convinto, in base alla tua esperienza di vita.Altrimenti qual la differenza tra, diciamo un cattolico,

    che accetta devotamente tutto quello che la sua Chiesa gli

    racconta e colui che non da meno nel credere a Steiner in

    tutto e per tutto?

    Ma la reincarnazione si pu dimostrare, scatt deciso

    Dieter, non ci si deve soltanto credere.Tu sei in grado di dimostrare la reincarnazione?,

    chiese sorpreso Tom. Cosa intendi dire? Ci sono sem-

    pre stati uomini che hanno per esempio tentato di dimo-

    strare lesistenza di Dio. Anchessi ritenevano che non ci

    si doveva credere e basta. Ma ben presto risultato che le

    loro prove potevano convincere soltanto quelli che co-

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    munque gi credevano allesistenza di Dio e non avevano

    bisogno di prove. Tutti coloro che non credevano o non

    volevano credere in Dio rimasero del tutto indifferenti,

    perch questo quesito non gli interessava proprio. Per

    esempio, come vuoi convincere qualcuno che qui c que-sto lago se non lo ha mai visto? Gli puoi dimostrare lesi-

    stenza di questo lago? Per lui in realt questo lago non

    esiste.

    Posso proporvi qualcosa?, mi intromisi. Avevamo

    concordato che ognuno di voi avrebbe portato un testo

    che riteneva importante per il nostro colloquio tu, Tom,qualcosa di Emerson e Dieter qualcosa di Steiner. Perch

    non sentiamo prima coshanno da dire questi due? Ci

    troveremo sicuramente altri pensieri che potremo discute-

    re insieme.

    Entrambi si dichiararono daccordo, e cos Tom inizi

    a leggere Emerson attento e risoluto, ripetendo a trattiunintera frase, soprattutto verso la fine:

    La natura conserva se stessa intera, e la propria im-

    magine integra, nellesperienza di ogni mente. Non tolle-

    ra posti vuoti nella sua scuola. un mistero di questo

    mondo che tutte le cose si conservano e non muoiono, ma

    che si sottraggono soltanto un poco ai nostri sguardi perpoi ricomparire. (...) Tutti gli esseri umani, tutte le cose

    che abbiamo conosciuto sono qui presenti, e molti di pi

    di quanti ne vediamo. Il mondo pieno. Come dicevano

    gli antichi, il mondo un pieno solido; e se vedessimo

    tutte le cose che effettivamente ci circondano, ci senti-

    remmo imprigionati e incapaci di muoverci (...) Nulla

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    morto; gli uomini si fingono morti, tollerano falsi fune-

    rali e dolenti necrologi mentre stanno l a guardare

    dalla finestra, sereni e in buona salute, in un nuovo e

    strano travestimento. Ges non morto, pi che vivo;

    e neppure Giovanni, e Paolo, e Maometto, e Aristotele;a volte crediamo di averli visti tutti e potremmo pronun-

    ciare facilmente i nomi con i quali vanno in giro.*

    Perbacco, disse Dieter profondamente impressionato,

    non sapevo che in America aveste gente di questo livello.

    Sono stato spesso negli Stati Uniti, ma non mi mai capi-

    tato di sentire qualcuno esprimere questi pensieri. Fino adora non ho mai neanche letto niente di simile in inglese.

    Come possibile che una cosa del genere sia assolutamente

    ignota alla maggior parte degli americani? A meno che

    non si tratti di un accenno fuggevole che Emerson ha fatto

    una o due volte, senza che avesse qualche importanza per

    la sua visione del mondo o per la sua vita.

    * Testo originale:Nature keeps herself whole, and her represen-tation complete in the experience of each mind. She suffers noseat to be vacant in her college. It is the secret of the world thatall things subsist and do not die, but only retire a little from sightand afterwards return again. (...) All persons, all things which wehave known, are here present, and many more than we see; the

    world is full. As the ancient said, the world is a plenum or solid;and if we saw all things that really surround us, we should beimprisoned and unable to move. (...) Nothing is dead; men feignthemselves dead, and endure mock funerals and mournful obitu-aries, and there they stand looking out of the window, sound andwell, in some new and strange disguise. Jesus is not dead; he isvery well alive; nor John, nor Paul, nor Mahomet, nor Aristotle;at times we believe we have seen them all, and could easily tell

    the names under which they go.

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    Dieter, interruppi io, forse prima dovremmo ascol-

    tare anche Steiner per poter meglio confrontare i due.

    Hai perfettamente ragione, approv risolutamente.

    Quello che pocanzi volevo dire a proposito della diffe-

    renza tra Emerson e Steiner diventer pi chiaro. Il testodi Steiner che ho scelto la descrizione di un caso vera-

    mente accaduto, dunque non semplicemente inventato.

    Ve lo leggo:

    Come si deve considerare dal punto di vista karmico

    il caso in cui l'essere umano condannato allidiozia da

    una malattia del cervello? A questa domanda Steinerrisponde:

    Di tutte queste cose si dovrebbe in effetti parlare non

    ricorrendo a ipotesi e speculazioni, ma attingendo dalle-

    sperienza della scienza dellinvisibile. Quindi a questa

    domanda sar risposto con un esempio veramente acca-

    duto. Una persona era stata condannata in una vita pre-cedente a condurre unesistenza ottusa per via di un cer-

    vello sottosviluppato. Nellintervallo tra la morte e la sua

    nuova nascita ha potuto elaborare dentro di s tutte le

    deprimenti esperienze di una vita del genere, lessere

    sbattuta qua e l, la freddezza della gente, ed rinata in

    veste di autentico genio di filantropia.*

    * Testo originale: Wie hat man den Fall karmisch zu betrachten,wenn der Mensch durch Krankheit des Gehirns zur Idiotie ver-urteilt ist? A questa domanda Steiner risponde:ber alle solchen Dinge sollte eigentlich nicht durch Spekulationund Hypothesen, sondern aus der geheimwissenschaftlichen Er-

    fahrung heraus gesprochen werden. Es soll daher die Frage hier

    durch ein Beispiel beantwortet werden, das wirklich vorgekom-

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    Steiner qui fornisce un esempio, prosegu Dieter,

    del fatto che il senso del destino, del cosiddetto karma,

    sempre positivo, perch ci fa vivere sempre quelle cose

    che ci fanno progredire. La sofferenza, una malattia, si

    fonda s sul passato di chi la subisce, ma non mai pensatacome una punizione, bens sempre come unopportunit di

    imparare anche dagli errori, di ricavare il meglio da ogni

    situazione. Si pu per esempio sviluppare un modo asso-

    lutamente nuovo di vedere le persone disabili che ci cir-

    condano se si arriva alla convinzione che qualcuno tra-

    scorre volontariamente tutta una vita da psicolabile per-ch ci gli consente nel modo migliore di diventare un

    genio della carit. Si tratta senzaltro di qualcosa di cui

    non tutti gli esseri umani sono capaci. Non tutti sanno

    addossarsi un destino simile, non tutti hanno la forza e la

    costanza di resistere per una vita intera.

    For Gods sake!, interuppe Tom con una veemenzaper lui insolita. Per lamor di Dio, mi arrivi con una raf-

    fica di affermazioni che tu vorresti spacciare per ovvie,

    ma che non lo sono affatto! Pensi forse che lassumersi

    volontariamente la menomazione nel caso di cui stiamo

    men ist. Ein Mensch war in einem vorhergehenden Leben verur-teilt, durch ein unentwickeltes Gehirn ein Dasein der Stumpfheit

    zu fhren. In der Zwischenzeit zwischen seinem Tode und einerneuen Geburt konnte er nun all die bedrckenden Erfahrungeneines solchen Lebens, das Herumgestoenwerden, die Lieblo-sigkeit der Menschen in sich verarbeiten, und er wurde als einwahres Genie der Wohlttigkeit wieder geboren. (Opera Omnia,Bibl.-N 34, pag. 376)

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    parlando possa essere compatibile con limmagine del

    mondo e della vita della maggior parte degli uomini?

    proprio il contrario: con il tuo Steiner tu presupponi una

    visione del mondo che assolutamente estranea alla stra-

    grande maggioranza della gente, che la maggior parte diloro riterrebbe folle se ne sentisse parlare. E inoltre cosa

    dici alle persone che sfruttano questo pensiero e vanno da

    un disabile e gli dicono: guarda, quello che stai passando

    non ti pu fare che bene. Non poi tanto grave. E inoltre

    te lo sei scelto tu stesso, perch si addice esattamente al

    tuo passato.Quello che mi sta a cuore, prosegu Dieter legger-

    mente meno sicuro di s, proprio la questione di co-

    me il pensiero della reincarnazione possa incidere pro-

    fondamente sulla vita. Il caso citato mette in evidenza

    che la vita attuale diventa comprensibile soltanto in re-

    lazione a vite precedenti ed anche future, proprio comeuna giornata ha un senso soltanto in rapporto ai giorni

    precedenti e a quelli successivi. Una giornata particolare

    pu essere piena di difficolt e sfacchinate perch dob-

    biamo preparare qualcosa di impegnativo, qualcosa di

    molto importante. Ma sappiamo che nei giorni successi-

    vi raccoglieremo i frutti delle nostre fatiche. Certamentequesto fatto lo si pu anche interpretare in modo errato,

    come quando si va da qualcuno che ha avuto una giorna-

    ta molto pesante e gli si dice: te la sei cercata, te la sei

    proprio meritata. Pu darsi, ma i frutti futuri di una

    giornata difficile sono pi importanti delle cause nel

    passato.

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    Tutto questo mi sta bene, Dieter, disse Tom, ma io

    mi domando: uno Steiner, da dove ha preso tutto quello

    che racconta? Come pu dar prova delle sue affermazioni

    per quanto riguarda i disabili? E inoltre: tutti i suoi di-

    scorsi e i suoi scritti risalgono al periodo a cavallo tra ildiciannovesimo e il ventesimo secolo. Se c qualcosa di

    vero, come ti spieghi che fino ad oggi perfino in Germa-

    nia rimasto praticamente sconosciuto?

    Io faccio tutto quello che posso per farlo conosce-

    re, rispose Dieter con tono rassegnato. vero che ha

    seguaci in tutto il mondo, ma vengono considerati damolti dei settari e spesso il pensiero di Steiner viene

    stravolto da coloro che ne vogliono impedire la diffusio-

    ne.

    Se il contributo di questo Steiner cos importante

    per lumanit attuale, come affermate voi due, disse Tom

    rivolgendosi a me, io penso che dopo un certo periododi tempo occorre distinguere bene tra limpulso originale

    e ci che i seguaci ne ricavano. Probabilmente non altro

    che come con lo spirito originale del cristianesimo e ci

    che le chiese e i cristiani lo hanno fatto diventare attraver-

    so i secoli. Non mi meraviglierei se molte persone aves-

    sero unimmagine di Steiner trasmessa dai suoi seguaci,senza aver mai conosciuto direttamente la fonte vera e

    propria.

    Tom aveva appena finito di parlare, quando la nostra

    amica Angela ci fece un cenno con la mano dalla casupo-

    la del minuscolo porticciolo avevamo previsto una gita

    sul lago ed era tempo di salire sul battello.

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    Da ragazza, sui venticinque anni, Angela era stata ama-

    ramente delusa dalla Chiesa. Si era ribellata alle con-

    venzioni religiose, come molti suoi connazionali. Era

    stata particolarmente indignata dal fatto che la Chiesa,

    secondo lei, taceva alla gente alcune verit fondamentaliunicamente per interessi di potere. Citava volentieri e

    risolutamente i passi della Bibbia che, dal suo punto di

    vista, dimostrano con estrema chiarezza la verit della

    reincarnazione. Aveva portato alla nostra gita sul lago la

    sua amica tedesca Maria, pi anziana di lei, che era venu-

    ta a trovarla.Il battello con pochi passeggeri e la bella giornata of-

    frivano alla nostra piccola comitiva una buona occasione

    di godere lalternanza di lago e montagne, il gioco di luci

    e acqua e, non da meno, il piacere di stare insieme. Era-

    vamo seduti a un tavolino dietro la cabina del pilota e,

    comera prevedibile, il discorso cadde ben presto di nuo-vo sullargomento precedente.

    Come se fosse infantile o sciocco pensarla diversa-

    mente, Angela disse tutta concitata: Quello che Cristo

    dice di Giovanni Battista non potrebbe essere pi chiaro.

    In tutti i Vangeli scritto e in ogni parte del mondo i

    cristiani di ogni confessione lo possono leggere cheGiovanni Battista nella vita precedente era stato il profeta

    Elia, del quale la Sacra Scrittura dice che sarebbe ritorna-

    to. Cristo come avrebbe dovuto esprimere pi chiaramen-

    te di cos che esiste la reincarnazione, che lessere umano

    ripete la sua vita sulla Terra? E si apprest a citare altri

    passi della Bibbia...

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    Ma la Bibbia, la interruppe Dieter, attraverso i secoli

    stata letta e ritenuta sacra anche da uomini condannati

    dalla Chiesa. Come mai dunque nessuno di questi cosid-

    detti eretici si accorto di quello che, secondo te, vi

    espresso in maniera cos evidente?E sei cos sicura, Angela, aggiunse Tom, che il mo-

    tivo per cui queste cose nella Bibbia non sono state rico-

    nosciute dipenda dal potere esercitato dalla Chiesa? Il

    fatto che qualcuno eserciti un potere non significa neces-

    sariamente che ci sia la vera causa di eventi storici.

    Prendi un padre di famiglia autoritario che tiranneggia ilfiglio di cinque anni. Il padre pu sottomettere il bambi-

    no, ma questo non basta a spiegare perch il bambino non

    ancora in grado di capire determinate cose. Un fatto non

    la causa dellaltro, entrambi sono indipendenti luno

    dallaltro, ciascuno deve essere spiegato per s. Lo stesso

    potrebbe essere per lesercizio di potere da parte dellaChiesa e la capacit degli uomini di comprendere la Bib-

    bia.

    Prendiamo lesempio di Giovanni Battista, Angela,

    disse Dieter riprendendo il pensiero di Tom. Non si pu

    affermare che la Chiesa nasconda la verit annunciata nel

    Vangelo, perch ognuno di noi ha accesso a questo testo.La Chiesa ha soltanto rifilato alla gente la propria inter-

    pretazione e questa, fino al giorno doggi, da molte per-

    sone non viene messa in discussione. La gente crede

    semplicemente quello che le dice la Chiesa. E secondo la

    Chiesa, qui Cristo intende dire che uno stesso spirito parla

    e agisce attraverso due persone, attraverso Giovanni Bat-

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    tista ed Elia. Lo spirito di Dio si manifesta, dice la Chiesa,

    allo stesso modo o in modo simile attraverso questi due

    uomini. E ci non ha niente a che vedere con la reincar-

    nazione, non ti pare?

    Ma Cristo dice che Elia e Giovanni Battista erano lastessa persona!, insistette Angela.

    Questo lo dici tu, sei tu che ci leggi questo pensiero,

    protest violentemente Dieter, ma il testo non lo dice.

    Tra laltro per me sempre stato un mistero il perch

    Cristo non abbia detto una sola volta chiaro e tondo:

    Brava gente, ascoltatemi bene, vi devo dire qualcosa dimolto importante per la vostra vita, per le vostre relazioni

    interpersonali: per tutti gli uomini esiste la reincarnazione,

    ognuno vive pi volte sulla Terra. Se la reincarnazione

    il fattore pi importante in assoluto per levoluzione, se la

    consapevolezza di essa pu e deve avere le conseguenze

    pi ampie per la nostra vita, perch Cristo non lo dice danessuna parte, lui, che si definisce Verit? Perch ricorre

    per esempio continuamente a delle storie, alle cosiddette

    parabole, che poi ognuno pu interpretare a modo pro-

    prio?

    Tutti tacquero. Anche il lago sembrava straordinaria-

    mente silenzioso, il liscio specchio dellacqua era comeunimmagine delleternit, i monti scoscesi sulle due rive

    come giganti semiaddormentati che sembravano in ascolto

    con lorecchio teso per sentire ogni parola degli esseri

    umani. Si percepiva soltanto il rumore sordo e monotono

    del motore di bordo, come una rauca voce proveniente da

    lontano, dal regno dei morti.

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    Maria, lamica di Angela, sembrava pi assorta degli

    altri nella contemplazione del lago. Era come se seguisse

    i nostri discorsi e nel contempo si trovasse altrove. Ogni

    momento distoglieva lo sguardo da noi verso il centro del

    lago dove, io non me nero accorto, il suo sguardo eraattirato da qualcuno che stava nuotando.

    Anche tu credi alla reincarnazione, Maria?, chiese

    Tom per coinvolgerla nel discorso.

    Se ci credo?, rispose lei come qualcuno in cerca di

    parole. Se dico che ci credo potrei facilmente essere frain-

    tesa. Preferisco dire: ne sono pienamente convinta.Allora ci credi, replic soddisfatto Tom.

    Per me credere semplicemente in qualcosa o esserne

    assolutamente convinta sono due cose ben diverse, spieg

    Maria. Io credo a qualcosa se ritengo che sia vera, pur

    senza essere in grado di comprendere quali dirette conse-

    guenze abbia per la vita. Se per esempio qualcuno dice dicredere in Dio, intende esprimere di non riuscire a perce-

    pirlo in maniera abbastanza tangibile. Una madre non

    direbbe del proprio figlio: Credo di avere un figlio, op-

    pure: Credo allesistenza di mio figlio. Lei se ne occupa

    tutto il giorno, ha molto di pi di una semplice fede nelle-

    sistenza del proprio figlio.Vuoi dire con questo, insistette Dieter, che la re-

    incarnazione per te unesperienza reale, simile a quella

    della madre con il proprio figlio? Hai forse dei ricordi di

    vite precedenti?

    No, no, neg decisa Maria. Io intendo il modo in cui

    noi tutti possiamo vivere la nostra vita attuale. Il modo in

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    cui ognuno di noi per esempio sperimenta lamore fa spari-

    re in me ogni dubbio che noi viviamo pi volte sulla Terra,

    che le nostre singole vite sono collegate tra loro altrettanto

    saggiamente delle singole giornate della vita. Nelle molte

    vite succede come nellamore: puoi dimostrare di amarequalcuno? Quando una persona ne ama unaltra, ogni sua

    parola e azione sar plasmata dallamore. Cosa deve dimo-

    strare oltre a ci? Non dir neppure mai di credere soltanto

    di amare la persona amata.

    Intendi dire, chiese nuovamente Dieter, che tu sei

    in grado di ottenere la certezza delle vite ripetute sullaTerra attraverso lesperienza dellamore nella vita quoti-

    diana? Se cos, mi piacerebbe capire come.

    Lo posso spiegare nella maniera pi semplice con

    una delle parabole del Vangelo da te biasimate, rispose

    Maria, per esempio con la nota parabola del buon sama-

    ritano. Al Grande Samaritano cos vorrei chiamare ilnarratore di questa parabola, il Cristo uno scriba do-

    manda cosa deve fare per raggiungere la vita eterna,

    cio il meglio che ci sia, ci che gli uomini chiamano

    felicit. E il Cristo risponde: Cosa dice in proposito

    la tua Sacra Scrittura, cosa ci leggi? Dunque, risponde

    lo scriba: l dice che lamore la cosa pi importante,amore verso Dio e amore verso il prossimo. Ti serve

    qualcosa di pi?, gli chiede il Grande Samaritano. La

    tua Torah ebraica ha ben ragione: se tendi a un amore

    sempre pi perfetto, trovi tutto quello che ti serve per

    essere felice. Tuttavia lo scriba non deve aver trovato

    molto lusinghiera questa risposta e ha cercato di tendere

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    una trappola al Cristo. A quei tempi gli scribi interpretava-

    no la loro Sacra Scrittura in modo che non ogni uomo fosse

    considerato il prossimo di un ebreo, ma soltanto un altro

    ebreo. Il prossimo includeva soltanto coloro che appar-

    tenevano al popolo ebraico. Perci chiese lo scriba: Echi il mio prossimo? In risposta a questa domanda il

    Cristo racconta poi la meravigliosa storia del buon Sama-

    ritano.

    Non ricordo esattamente la storia, confess Tom un

    poco imbarazzato. Ce la racconteresti di nuovo, dicen-

    doci poi dove vedi il nesso con la reincarnazione?Lo faccio volentieri, rispose Maria. Da giovane ho

    fatto una mia personale traduzione del testo greco cercan-

    do di procedere nella maniera pi fedele ed esatta possibi-

    le, talvolta anche a spese di un linguaggio scorrevole.

    Questa parabola mi ha accompagnata per tutta la vita. La

    conosco a memoria, quindi eccola:Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde

    nelle mani di briganti, i quali, dopo averlo spogliato e

    percosso, si dileguarono lasciandolo a terra mezzo mor-

    to. Per caso scese per quella stessa via un sacerdote, un

    servo di Dio, lo vide e pass oltre sullaltro lato della

    strada. Ugualmente venne sul luogo un levita, un servodel sacerdote, lo vide e anche lui pass oltre sullaltro

    lato della strada. Ma un samaritano, uno straniero che

    era in viaggio, simbatt in lui e quando lo vide fu preso

    da una fortissima compassione. Gli si avvicin, bend le

    sue ferite, ci vers olio e vino e lo caric sul suo mulo, lo

    port nella locanda ed ebbe cura di lui. Il mattino dopo

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    trasse fuori due monete dargento, il compenso per due

    giornate, le diede alloste e disse: abbi cura di lui, e quel-

    lo che spendi in pi te lo dar al mio ritorno.

    Maria raccont la storia con la grazia di una nonna che

    narra alla nipotina la sua fiaba preferita. Ero incantato,come se avessi ascoltato questa parabola per la prima

    volta in vita mia. Anche a Tom occorse un po di tempo

    prima di poter ripetere la sua richiesta :

    Ci volevi anche dire che cosa ha a che fare questa

    storia con la reincarnazione.

    S, disse Maria esitando un poco, quando il GrandeSamaritano ebbe terminato di raccontare la sua storiella,

    chiese allo scriba quale dei tre fosse diventato il vero

    prossimo per colui che giaceva tramortito. Quello che

    ha avuto compassione di lui, rispose lo scriba. Al che il

    Cristo gli disse: Allora va e fa lo stesso. Capirai sempre

    meglio anche che cos lamore, e questo sar la tua vitaeterna! Lo scriba dovette ammettere di non aver niente

    da obiettare contro questa bella storia. Sebbene egli con-

    siderasse come suo prossimo soltanto i propri congiunti e

    i membri del suo popolo, non poteva dire niente contro un

    samaritano che aveva salvato la vita di un ebreo. Oggi

    basta sostituire samaritano con palestinese, e la storiadel Cristo ancora pi attuale di allora. Se lo scriba stes-

    so si fosse trovato mezzo morto al lato della strada, non

    avrebbe certamente rifiutato il soccorso, anche se fosse

    Cfr. Vangelo di Luca, cap. 10, 25-37

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    venuto da uno straniero. Ma proprio questo aveva voluto

    dirgli il Cristo: il vero amore non conosce confini, si pro-

    diga per tutti gli uomini della Terra senza eccezione.

    Tutti tacevano. Dopo un po Maria prosegu: E qui

    vorrei raccontarvi qualcosa che mi successo molto tempofa. Avevo riflettuto per anni su questa bella storia, finch

    un giorno mi accorsi che Cristo, il Grande Samaritano,

    alla fine della sua storia capovolge la domanda che gli

    stata posta. Lo scriba gli aveva chiesto: chi il mio

    prossimo?, e il Cristo ha invertito semplicemente la do-

    manda: chi dei tre diventato il prossimo per colui chegiaceva tramortito? Ancora oggi ricordo il posto in cui

    stavo seduta in mezzo al bosco quando ebbi questa intui-

    zione. Mi dissi: nessuno pu essere il mio prossimo a

    priori, senza che io faccia qualcosa. Diventa il mio pros-

    simo, il mio vicino, soltanto nella misura in cui io mi

    avvicino a lui, quando io, con il mio amore, divento il suoprossimo. Devo crescere e imparare ad amare ogni persona

    che incontro come ha fatto il buon samaritano con colui

    che ha trovato per strada mezzo morto.

    Va tutto bene, ma io non riesco ancora a vedere un

    nesso con la reincarnazione, la interruppe Dieter con

    evidente impazienza.Ci sto arrivando, rispose Maria pacatamente. Que-

    sta parabola consente, mi sembra, due possibilit. La

    prima che viviamo tutti una sola volta: allora lideale

    presentatoci in questa storia, lesempio del buon samari-

    tano, resta soltanto una bella teoria, pura utopia. Nessuno

    di noi, nella vita reale, pu essere amorevole come il

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    buon samaritano. Il Cristo in questo caso avrebbe propo-

    sto un ideale irraggiungibile, che ha poco effetto sulla

    vita pratica.

    La seconda possibilit questa: il Cristo intende molto

    seriamente la sua parabola, con un ideale del genere in-tende qualcosa che noi possiamo realizzare pienamente.

    Intende dire che ognuno di noi pu davvero imparare ad

    essere con ogni persona amorevole come lo stato il

    buon samaritano. Ma per questo abbiamo semplicemente

    bisogno di molto pi tempo di quanto ce lo possa offrire

    una sola vita!E questo ci che intendevo, quando poco fa ho detto

    di essere assolutamente sicura che ogni essere umano ha

    pi vite a disposizione per la sua evoluzione interiore.

    Non devo n crederlo semplicemente n dimostrarlo teo-

    ricamente. La mia capacit di amore oggi ancora cos

    scarsa, cos imperfetta. So con certezza di aver bisognoancora di molte vite per rendere il mio amore forte come

    lamore del buon samaritano. Ho ancora molta strada da

    fare prima di essere in grado non solo di sapere teorica-

    mente che la sofferenza di ogni uomo la mia questo

    facile, pu avvenire nel corso di una vita , ma anche di

    sentirla e viverla davvero io stessa.Per giungere al punto in cui mi fa male o preoccupa

    anche me ci che fa male o preoccupa laltro e questo

    non con pochi ma con tutti gli esseri umani , per giungere

    a questo punto ci vuole molto tempo. Non ho nessun dub-

    bio che il Grande Samaritano, nel suo traboccante amore,

    voglia donare ancora e poi ancora ad ognuno di noi la vita

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    sulla Terra, perch ciascuno possa far diventare realt nel

    proprio cuore lideale dellamore. Non pu volere che ci

    rimorda di continuo la coscienza perch riteniamo irrag-

    giungibile lideale dellamore. Non pu permettere che

    noi disperiamo del tutto o che cerchiamo scuse quandosmettiamo di aspirare a questo ideale.

    Ascoltavo rapito le parole di Maria, avevo quasi di-

    menticato che ci trovavamo su un battello in mezzo al

    lago. Avrei potuto ascoltarla per ore, perch lei sembrava

    rispondere a delle domande che mi avevano tormentato a

    lungo. Mi pareva di capire per la prima volta, grazie a lei,che si poteva giungere a quella profondit danimo sol-

    tanto nel corso di un lungo cammino interiore, che evi-

    dentemente lei stava percorrendo da anni.

    Allimprovviso qualcosa dincredibile mi distolse bru-

    scamente dai miei pensieri. Non lontano dal nostro battello

    era sfrecciato un motoscafo e Maria si accorse subito chela nuotatrice, che lei non aveva perso di vista un solo

    momento, era finita nella sua scia a pochi metri di distanza.

    Buss forte e pi volte alla parete della cabina per segna-

    lare lemergenza al capitano, ma lui evidentemente non

    voleva essere disturbato. Maria per non si dava per vinta

    e cos questi perse la pazienza:Perch non interviene lei stessa? A un battello non

    consentito fermarsi da qualche parte del lago per un qual-

    siasi nuotatore.

    Ma io so a malapena stare a galla, rispose Maria

    quasi in tono imperioso. Il pilota per aveva gi distolto il

    suo sguardo.

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    Maria torn da noi e insistette affinch facessimo qual-

    cosa. Io guardai la donna nellacqua ancora agitata dalle

    onde, ma non ero sicuro che avesse realmente bisogno

    daiuto. Tuttavia la fermezza di Maria mi convinse del

    fatto che avesse intuito un serio pericolo.Era chiaro che Maria non avrebbe desistito. Pensai:

    cosa posso fare? Me la cavavo a nuotare, ma non ero cer-

    to un nuotatore provetto, e non vedevo come avrei potuto

    soccorrere la nuotatrice in acqua. La probabilit che sa-

    remmo annegati tutti e due mi sembrava troppo forte.

    Malgrado ci, non riuscivo a staccare lo sguardo da quelladonna, perch mi era gi accaduto qualcosa di simile: un

    motoscafo mi era venuto vicino mentre nuotavo e avevo

    rischiato di annegare.

    Mentre questi pensieri mi turbinavano in testa, Maria

    si tuff in acqua allimprovviso giusto il tempo di libe-

    rarsi i piedi dalle scarpe. Mi tuffai anchio pensando:Non farsi mai avvinghiare da chi sta per annegare! So-

    prattutto quando non si addestrati a compiere salvatag-

    gi. Per questo afferrai la mano di Maria per riportarla

    verso il battello mentre gridavo che mi gettassero un sal-

    vagente. Ma Maria era evidentemente decisa a salvare

    laltra donna.Quando inizi a trascinarmi lontano dal battello mi resi

    conto che sapeva nuotare meglio di quanto pensavo. Fui

    sorpreso di come avanzava persino con gli abiti addosso.

    Continuava a trascinarmi verso laltra donna e non sem-

    brava dubitare neanche per un momento di riuscire a sal-

    varla. E pareva nuotare sempre meglio! Feci un cenno per

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    tranquillizzare i nostri amici sul battello che tentavano di

    prestare soccorso.

    Ma saremmo riusciti a raggiungere in tempo la donna?

    La sua testa spariva sotto lacqua sempre pi di frequente.

    E dire che da un bel po che hai smesso di credere aimiracoli, mi dissi allimprovviso. Ma quello che stai vi-

    vendo va oltre la normalit, anzi, oltre tutto ci che tu ritie-

    ni possibile. Prima Maria dice di saper nuotare a malapena,

    e ora lei che trascina in avanti te anzich tu lei...

    Arrivammo sempre pi vicini, mancavano soltanto

    una ventina di metri, ora potevo osservare meglio la don-na e dovetti dare ragione a Maria: era completamente

    esausta e agitava le braccia impotente e spaventata. Non

    riuscivo a capire come avesse potuto rimanere a galla per

    tanto tempo. E neppure come ci stessimo avvicinando

    sempre pi velocemente a lei.

    Poi la raggiungemmo; ancora un po e sarebbe statotroppo tardi. Tutto accadeva in modo talmente naturale

    da non stupirmi affatto. Era come se un potente campo

    magnetico, uninvisibile forza aleggiante sullacqua

    avesse attratto irresistibilmente le due donne luna verso

    laltra.

    Riuscimmo a stendere la donna col volto in su. Mariafaceva buffi movimenti nellacqua e solo allora mi accorsi

    che non aveva nemmeno il fiatone e che sorrideva beata.

    Era molto meno esausta di me e aiutava laltra donna

    come unesperta soccorritrice.

    Mi guardai intorno e vidi un pescatore su una barca

    vicino allaltra riva. Il vecchio si accorse dei cenni che

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    stavo facendo con la mano e si mise a remare verso di

    noi.

    Non appena fummo tutti e tre al sicuro sulla barca, fa-

    cemmo adagiare la donna completamente esausta su un

    giaciglio fatto di reti. La testa era leggermente sollevata,gli occhi chiusi e sembrava addormentata. Maria si era

    seduta accanto a lei, era felicissima e non mostrava segni

    di affaticamento. Accarezzava amorevolmente la fronte

    della donna e le lisciava i capelli. Il lago si estendeva

    davanti a noi come uno specchio infinito, il crepuscolo

    dorato iniziava a tingere lacqua di rosso.Tre giorni fa, prese a raccontare Maria lentamente e

    a voce bassa, ho fatto un sogno. Ho visto il buon samari-

    tano passare accanto alluomo mezzo morto e soccorrerlo.

    Avevo gi fatto altre volte quel sogno, ma questa volta

    cera qualcosa di nuovo. Mentre lo straniero della Sama-

    ria e il suo prossimo ebreo erano seduti insieme sulmulo diretti alla locanda, per la prima volta, nel mio so-

    gno, si misero a conversare. Luomo ferito si era ripreso

    abbastanza da poter parlare. Afferr le braccia che lo

    sostenevano e disse: Sei stato tanto buono con me. Non

    puoi neanche immaginare quanto ti sia grato. Sarei gi

    morto se tu, uno straniero, non mi avessi soccorso. Neppu-re il sacerdote del mio popolo, che mi ha visto morente, mi

    ha aiutato. Vorrei tanto poterti ringraziare, ricambiandoti

    lamore ricevuto.

    Poi nel mio sogno sentii il buon samaritano rispon-

    dergli: La tua gratitudine, il tuo desiderio di ricambiare

    il mio aiuto vive in te come una grande forza. Se man-

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    tieni vivo dentro di te questo desiderio, con il passare

    del tempo produrr fra noi un legame tanto forte da farci

    sentire sempre attratti luno verso laltro. Tu inconscia-

    mente ti sentirai attrarre l dove io ho bisogno del tuo

    soccorso, cos come io sono stato attratto irresistibilmen-te verso di te. Quando mi svegliai ero piena di gioia,

    perch ero certa che il buon samaritano aveva parlato

    proprio a me. Mi sentivo come luomo salvato, che vo-

    leva ricambiare con lo stesso amore le premure del sa-

    maritano.

    Maria guard la donna che ora stava aprendo lenta-mente gli occhi. Si era ripresa abbastanza da poter muo-

    vere un po le braccia. Afferr la mano di Maria posata

    sulla sua fronte, la tir gi verso le sue labbra e la baci

    delicatamente, guardandola con un affettuoso sorriso.

    Gli occhi di Maria brillavano di gioia, e dopo un po

    disse rivolgendosi a me: Quando in sogno ho sentitoparlare per la prima volta il buon samaritano, nel mio

    intimo ho saputo con certezza che la sua voce mi chiamava

    a salvargli la vita e mostrare cos la mia gratitudine per

    avermi lui salvato la vita in un lontano passato.

    Le parole di Maria mi colpirono come una folgore:

    capii allimprovviso la differenza abissale tra il suo mododi affrontare il concetto delle molte vite sulla Terra e la

    nostra precedente discussione sul battello. Noi avevamo

    cercato soltanto delle prove teoriche, ma in Maria vedevo

    davanti a me una persona in cui la convinzione della rein-

    carnazione e lefficacia delle forze del destino erano di-

    ventate una forza reale, travolgente, tale da pervadere

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    tutto il suo essere. Potevo toccar con mano la forza che la

    univa tanto intimamente allaltra donna al punto da averle

    salvato la vita, lei che sapeva nuotare a malapena.

    Ma tu avevi detto di non saper nuotare bene, mi volli

    accertare. E se fossi annegata?Naturalmente ci ho pensato, rispose. Ma questo pen-

    siero non mi incuteva nessun timore. Il messaggio del mio

    sogno mi era molto chiaro: o potr soccorrere qualcuno

    che si trova in pericolo di vita, o verr soccorsa io se avr

    bisogno di aiuto. Sia luna che laltra cosa accadr per

    gratitudine, per ricambiare lamore che salva e che statodimostrato a me o a un altro in altri tempi.

    Quanto soffrivo per la mia impotenza mentre mi chie-

    devo: cosa posso fare per indicare agli uomini la confor-

    tante forza che pu generare in noi la convinzione che

    esiste la reincarnazione? Cosa posso fare per far conoscere

    a pi persone possibili la bellezza di una vita improntata aquesti pensieri? Come posso convincere la gente del fatto

    che noi tutti abbiamo urgente bisogno di queste convin-

    zioni se vogliamo arginare le ondate di violenza e di di-

    struzione sempre pi minacciose che scaturiscono dalla

    insensatezza di una vita che noi immaginiamo come mu-

    rata tra la nascita e la morte?Il vecchio pescatore remava ritmicamente, pacatamente,

    verso la riva, come se stesse vivendo non nel tempo, ma

    nelleternit.

    Chiesi a Maria: Hai mai sentito parlare di un certo

    Rudolf Steiner? In questa fase della mia vita diventato

    molto importante per me.

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    Ma certo, disse animatamente, i miei genitori lo

    hanno conosciuto personalmente. Io sono cresciuta nel

    sud della Germania, in un ambiente ancora pieno di ricor-

    di di Rudolf Steiner.

    Perch prima non ne hai parlato, le chiesi, quandodiscorrevamo della reincarnazione?

    Voi avete soltanto discusso sulla reincarnazione, dis-

    se sorridendo sommessamente, e io so per esperienza che

    queste discussioni non ci avvicinano alla verit. Questi

    pensieri cominciano ad essere convincenti soltanto quando

    si inizia a viverli. Se qualcuno crede semplicemente allareincarnazione e vive esattamente come chi non ci crede,

    penso che gli serva a ben poco. Che senso ha voler dimo-

    strare teoricamente la reincarnazione o il karma se ci non

    cambia niente nella nostra vita? Non a caso il Cristo, il

    Grande Samaritano, non ha espresso apertamente questa

    verit. Ha preferito aiutarci a crescere nellamore per far sche noi arriviamo a questa convinzione attraverso la vita

    stessa, attraverso i nostri incontri con gli altri.

    Per, replicai io, sembra che allumanit attuale

    non occorra nulla di pi urgente di questa convinzione.

    Soltanto da essa pu scaturire la forza che ci consente di

    mostrare pi amore reciproco. Soltanto se siamo a cono-scenza delle vite ripetute possiamo superare limpulso di

    raggiungere tutto nel corso di una sola vita o di ottenere

    limpossibile ad ogni costo. Smetteremmo di essere in-

    giusti verso gli altri, perch sapremmo che, passando a

    una vita successiva, ognuno raccoglierebbe esattamente

    ci che ha seminato. Soltanto se sapessimo che niente ci

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    plasma cos fortemente come ci che facciamo agli altri,

    che ognuno oggi vive esattamente quello che ha fatto ad

    altri nel passato, troveremmo la forza di trattarci a vicen-

    da in modo pi umano. Non ci lamenteremmo delle in-

    giustizie, avremmo un atteggiamento pi responsabilenei confronti della Terra se fossimo coscienti di conti-

    nuare a ritornarci per ricostruire il nostro corpo con le

    forze che noi stessi in epoche precedenti abbiamo in-

    corporato in essa. Vivremmo con la convinzione di

    poter ritrovare nei regni della natura tutti gli effetti delle

    nostre azioni.Maria mi guard assorta per un momento. Poi volse lo

    sguardo verso il lago che ora, al tramonto, ardeva come

    un mare di fuoco e disse:

    Non certo facile sentire lurgenza di questi pensieri

    per lumanit di oggi senza provare impazienza. Lunica

    cosa che ci pu aiutare lamore. Se aspiriamo ad amaresempre pi intensamente gli esseri umani, ci sar indicata

    la cosa giusta da fare per ogni momento della vita. Pi un

    uomo ama, pi sente lurgenza di dedicarsi alla propria

    crescita e ci lo rende paziente e tollerante nei confronti

    degli altri. Se siamo consapevoli della lentezza con cui

    procede la nostra crescita interiore, sappiamo sopportaremeglio le debolezze degli altri.

    Prima hai detto, aggiunsi, che unicamente attraver-

    so la nostra esperienza di vita, non soltanto in teoria, pos-

    siamo convincerci di trovarci al centro di una serie di vite

    terrene sensatamente concatenate luna collaltra. Come

    diventa esperienza concreta la reincarnazione?

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    Posso farti un esempio tratto dalla mia vita, rispose.

    Ero gi sposata da qualche anno e avevo i figli piccoli,

    quando un altro uomo entrato nella mia vita. Non avevo

    dubbi che tra noi esistesse un legame profondo, perch

    lattrazione era per entrambi molto forte e non accennavaa diminuire. A quel tempo ripresi a leggere la bella storia

    di Tristano e Isotta e allimprovviso compresi che anche

    questa una storia sulla reincarnazione. Isotta da parte

    sua deve rimanere fedele a re Marco perch sua sposa,

    ma daltro canto non pu staccarsi da Tristano a causa del

    filtro damore che li attrae reciprocamente in manierairresistibile. Tutta la drammaticit risiede nella risolutezza

    di lei di restar fedele a entrambi sfidando ogni ostacolo

    il che per si dimostra impossibile. Lunica soluzione per

    Isotta di poter vivere in una vita successiva tutto ci che

    non le riesce in quella attuale. Allora non sapevo ancora

    che la ferma convinzione di avere lopportunit di unanuova vita potesse produrre in noi la forza di rimanere

    interiormente fedeli a qualcuno, anche se occorre aspettare

    fino alla prossima vita per poter esprimere anche este-

    riormente il sentimento nei suoi confronti. Io sentivo allora

    che il mio rapporto interiore con quelluomo era diventato

    pi bello e profondo dopo che avevo deciso di aspettareuna vita intera per manifestare il nostro amore reciproco.

    Non sono forse le pi preziose quelle cose della nostra

    vita per le quali abbiamo lottato e che abbiamo atteso pi

    a lungo?

    Ma queste sono domande alle quali ognuno deve ri-

    spondere da s. Se io volessi indurre altre persone a pen-

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    sare e ad agire allo stesso modo come ho fatto io con

    quelluomo, la maggior parte di esse riderebbe di me e

    penserebbe addirittura che sono pazza. Per le due solu-

    zioni abituali sono entrambe insoddisfacenti: se segui il

    consiglio di persone piuttosto conservatrici dal punto divista morale, rifiuterai con coerenza un rapporto del gene-

    re, ma in questo modo reprimi dentro di te qualcosa di

    molto importante. La soluzione pi liberale suggerisce:

    fallo, vivi questa esperienza! Ma quello che noi possiamo

    vivere pienamente in una vita sola senza logorare noi e gli

    altri ha indubbiamente un limite.Non possiamo aiutare altre persone, chiesi, a tra-

    sformare questa importante verit in unesperienza di

    vita? Sei riuscita mai a convincere qualcun altro dellesi-

    stenza della reincarnazione?

    Noi possiamo essere luno per laltro, rispose lei, ci

    che il giardiniere per le piante. Naturalmente possiamofare molto per gli altri, stimolandoci reciprocamente a pro-

    gredire nel nostro modo di pensare. Ma ognuno pu pro-

    gredire soltanto con la propria testa, nella capacit di intuire

    lessenza delle cose. Prima volevo trasmettere agli altri le

    mie convinzioni, finch mi sono resa conto che ognuno

    deve trovare le proprie risposte ai grandi interrogativi dellavita. La povert interiore di molte persone consiste oggi

    proprio nellessere troppo occupate per porsi domande pi

    profonde. Tutto il loro tempo e la loro energia vengono

    consumati dalle esigenze materiali della vita.

    Alcuni anni fa una delle mie migliori amiche rimase

    incinta. Per tutto il tempo era stata convinta della reincar-

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    nazione, tuttavia rifletteva sul fatto di abortire. Parlammo

    di uno dei nessi pi importanti tra una vita e quella suc-

    cessiva che conoscevamo bene entrambe: come noi sce-

    gliamo liberamente di avere come migliori amici a met

    di una vita coloro che in unaltra sono nostri congiunti,con i quali stiamo insieme dalla nascita. Pensavamo tutte

    e due di sapere benissimo che la mancanza di libert col-

    legata alla parentela compensa un rapporto instaurato in

    una vita passata in base al libero arbitrio.

    Non dimenticher mai il giorno in cui la mia amica mi

    comunic di aver optato a favore della vita del suo bam-bino, scartando lidea dellaborto. Mi raccont esultante

    di gioia di aver parlato per settimane con suo figlio e che

    lui le aveva raccontato della loro spontanea amicizia da

    grandi in una vita passata. Le aveva assicurato di non

    vedere lora di rimediare a tutte le cose sgradevoli che le

    aveva procurato in nome della propria libert. Il nasciturole dava tanta forza e gioia di vivere, che lei non ebbe pi

    alcun dubbio di ottenere da lui laiuto necessario per essere

    una buona madre.

    Ora riesco a capire meglio, riflettei ad alta voce,

    come possibile trovare il giusto equilibrio tra urgenza e

    pazienza. Quando si tratta dellevoluzione degli altri pos-siamo aiutare soltanto da fuori, qui va bene la pazienza.

    Ma per la nostra crescita possiamo essere impazienti, qui

    il senso durgenza al posto giusto.

    Credo, prosegu Maria, che il Buon Samaritano ci

    abbia regalato un uomo come Rudolf Steiner per indicare

    allumanit di oggi soprattutto la legge che regge levolu-

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    sura tra due rocce. Giunto al centro dello spazio aperto,

    splendette con nuovo vigore come una sfera in fiamme e

    per la seconda volta trasform in pochi attimi lo specchio

    dacqua in un mare di fuoco. Ero poco distante dalle due

    donne e vedevo Maria in piedi in mezzo al sole. I pensieriluminosi che avevo sentito esprimere da lei sembravano

    ora risplendere della sua luce.

    Il sole, che durante il giorno aveva diffuso nel cielo la

    sua luminosit, si apprestava ora a eclissarsi nella Terra

    come una palla di fuoco. Ci che al principio luce, mi

    venne da pensare, viene fatto rinascere dal tempo sottoforma di calore. Devessere questo il senso di tutti i nostri

    giorni sulla Terra: trasformare un mondo di splendente

    saggezza di Cielo in un mondo di ardente amore sulla Ter-

    ra. E che altro avevo vissuto con Maria se non una lumi-

    nosa saggezza, che nel corso di una lunga giornata terrena

    si era trasformata in fervido amore?Il sole era sceso ancora pi in basso, spostandosi verso

    il nord. Le due donne erano adesso in mezzo alla sua luce,

    due persone in una, fuse dal sole con il sole in un unico

    essere. Fino a che il crogiolo dellamore unir tutti gli

    essere umani, mi dissi, fino a che cuore umano e spirito

    solare diverranno una cosa sola, fino ad allora tu, Terra,madre di tutti noi, attendi il nostro ritorno.

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    Rudolf Steiner

    Tre conferenze a Stoccarda e Berlino

    I.

    Reincarnazione e karma:

    le loro conseguenze per la vita

    e i rapporti umani

    Stoccarda, 20 febbraio 1912

    II.

    Reincarnazione e karma:

    i loro effetti sulla civilt attuale

    Stoccarda, 21 febbraio 1912

    III.

    Reincarnazione e karma:

    un maggior senso di responsabilitnei confronti della Terra e delluomo

    Berlino, 5 marzo 1912

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    I.Reincarnazione e karma:

    le loro conseguenze per la vitae i rapporti umani

    Stoccarda, 20 febbraio 1912

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    Se osserviamo la vita cos come si svolge intorno a noi,nel modo in cui per cos dire getta le sue onde nella nostra

    interiorit, in tutto ci che proviamo durante la nostra

    esistenza terrena, in tutto ci che ci fa soffrire o gioire

    possiamo riscontrare svariati gruppi o tipi particolari diesperienze.

    Se concentriamo maggiormente lattenzione su noi

    stessi, sulle nostre capacit e i nostri talenti, scopriamo di

    poterci dire, quando una cosa o laltra ci riesce: bene,

    dato che siamo questa o quella persona, del tutto naturale

    e ovvio che questo o quello non poteva che riuscirci.Possiamo per anche capire, nel contesto del nostro

    essere, determinati insuccessi che ci hanno colpiti, forse

    proprio ci che dobbiamo definire sfortuna e sventura

    perch non ci riuscito.

    Forse in questi casi non riusciremo sempre a indicare

    con precisione il nesso esistente fra questo o quellinsuc-cesso e la nostra incapacit in una direzione o nellaltra.

    Ma se in generale dobbiamo dirci: in questa esistenza

    terrena sei stato sotto molti aspetti un soggetto sventato,

    pertanto puoi ben capire che forse ti sei meritato questo

    o quellinsuccesso allora forse non potremo scorgere la

    relazione diretta fra insuccesso e incapacit, ma in generetroveremo comprensibile che se siamo stati sventati non

    tutto poteva andare liscio come lolio.

    In base a ci che ho appena detto potete pensare che

    potremmo riconoscere una specie di rapporto causale con

    ci che si dovuto verificare per via delle nostre capacit

    o incapacit.

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    Ma nella vita ci sono molte cose in cui, anche se ci

    mettiamo allopera scrupolosamente, non siamo in grado

    di porre in relazione con le nostre capacit o incapacit

    ci che ci riesce o non ci riesce, cose in cui ci rimane per

    cos dire imperscrutabile il modo in cui siamo colpevoli omeritevoli di questo o di quello.

    In breve, se osserviamo pi a fondo la nostra vita inte-

    riore, saremo in grado di distinguere due gruppi di espe-

    rienze: da una parte c quello in cui siamo coscienti

    delle cause dei nostri successi e dei nostri fallimenti;

    dallaltra tutto ci in cui non riusciamo a scorgere questarelazione.

    Gli eventi del secondo gruppo ci appariranno pi o

    meno come caso: per caso che una cosa ci va male

    mentre unaltra ci riesce. Vogliamo inizialmente notare

    che nella vita abbiamo una sufficiente quantit di questo

    secondo gruppo di fatti ed esperienze, per poi dirigere lanostra attenzione su di esso.

    Se poi concentriamo la nostra attenzione non su noi

    stessi, come abbiamo fatto or ora, ma sul nostro destino

    esteriore, dovremo considerare due gruppi di fatti anche a

    proposito della vita esteriore.

    Possiamo osservare quei casi in cui ci accorgiamo che,rispetto agli avvenimenti che ci capitano non a cose

    quindi che abbiamo intrapreso personalmente , siamo

    stati noi stessi la causa di certe cose, ne siamo in un certo

    senso responsabili.

    Ma a proposito di un altro gruppo tenderemo a dire:

    non vediamo la relazione con ci che volevamo, con ci

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    che ci eravamo proposti. Si tratta di quegli eventi di cui si

    afferma che siano entrati nella nostra vita per un caso

    che apparentemente non ha nessun rapporto con ci che

    abbiamo provocato noi stessi.

    questo secondo gruppo che vogliamo esaminare inrapporto alla vita interiore, gli avvenimenti cio che non

    ci sembrano aver direttamente a che fare con le nostre

    capacit e incapacit; eventi esteriori che noi definiamo

    casuali, che fin dallinizio non riusciamo a considerare

    come provocati da qualcosa di precedente.

    A titolo di prova si potrebbe fare una specie di esperi-

    mento con questi due gruppi di esperienze. Un esperi-

    mento non qualcosa di vincolante. Si faccia una volta

    la prova di ci che sto per dire, di ci che sto per descri-

    vere.

    Possiamo effettuare questo esperimento immaginan-doci come sarebbe se potessimo costruire coi nostri pen-

    sieri una specie di uomo artificiale, se escogitassimo un

    uomo concettuale artificiale del quale poter dire: proprio

    quelle cose di cui non vediamo il nesso con le nostre ca-

    pacit sono tali per cui dotiamo questuomo immaginario

    delle qualit e dei talenti che hanno causato queste coseincomprensibili. Un uomo tale che gli debba riuscire o

    non riuscire tutto ci che non possiamo attribuire alle

    nostre capacit o incapacit.

    Ce lo immaginiamo quindi come un uomo che causi

    arbitrariamente, del tutto intenzionalmente le cose che

    sembrano essere entrate per caso nella nostra vita.

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    Lo si pu spiegare partendo da esempi semplici. Sup-

    poniamo che ci sia caduta una tegola su una spalla e che

    ci abbia feriti. In un primo momento tenderemo a dirci

    che si tratta di un caso.

    Ma costruiamo coi pensieri un uomo artificiale dapprima a titolo di prova, come esperimento che faccia

    questa cosa strana: un uomo che salga sul tetto e ne stac-

    chi una tegola, ma in modo che essa resti ancora un po

    appoggiata. Poi questuomo artificiale scender rapida-

    mente dal tetto, cos che nel momento in cui la tegola si

    stacca gli cada proprio sulla spalla!Facciamo cos con tutti gli eventi che ci sembrano

    entrati casualmente nella nostra vita. Costruiamo un

    uomo artificiale che provochi volutamente tutte quelle

    cose che nella vita normale non riusciamo a vedere in

    relazione con noi.

    Cos facendo potremmo in un primo tempo avere lasensazione che si tratti di un semplice gioco mentale. Il

    fatto di metterlo in atto non ci vincola per niente, eppure

    eseguendolo emerge una cosa strana: una volta immagi-

    nato un uomo tale e dotatolo delle qualit descritte, questi

    eserciter su di noi unimpressione molto particolare. Non

    riusciremo pi a liberarci dallimmagine delluomo che cisiamo costruiti, nonostante sia apparentemente cos artifi-

    ciale! Questa immagine ci affascina, ci d limpressione

    di avere qualcosa a che fare con noi. A questo basta gi la

    sensazione che si prova nei confronti delluomo concettua-

    le artificiale: se ci immergiamo davvero profondamente in

    questa immagine non ce ne libereremo pi.

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    Nel nostro animo si forma un singolare processo, un

    processo interiore che luomo attraversa in ogni istante,

    un processo paragonabile a quanto segue: possiamo pen-

    sare a una qualunque cosa, prendere una decisione. A

    questo scopo abbiamo bisogno di qualcosa che una voltasapevamo e impieghiamo tutti gli strumenti artificiali

    possibili per ricordarci di ci che sapevamo.

    In questo sforzo di richiamare alla memoria qualcosa

    che ci sfuggito compiamo ovviamente un vissuto della-

    nimo: il ricordarci, come lo chiamiamo nella vita nor-

    male. E tutti i pensieri di cui ci serviamo per ricordarci diqualcosa sono pensieri ausiliari. Provate almeno una volta

    a pensare con che frequenza dovete usare questi pensieri

    ausiliari, che poi lasciate perdere di nuovo, per giungere a

    ci che volete ricordare. Questi pensieri ausiliari hanno la

    funzione di aprire la strada a ci che devessere ricordato,

    a ci che ci serve in quel preciso momento.Luomo fatto di pensieri che abbiamo descritto esat-

    tamente come un processo ausiliare, solo molto pi vasto.

    Non ci abbandona pi, lavora in noi cos da farci dire:

    qualcosa che alberga dentro di noi come un pensiero,

    qualcosa che continua ad agire, che si trasforma dentro di

    noi, che si trasforma nellidea, nel pensiero che ora sorgecome qualcosa che ci viene in mente quando ci ricordiamo

    nel normale processo mnemonico, che sorge come qual-

    cosa che ci sopraff.

    Come se qualcosa dicesse: lui non pu rimanere cos,

    cambia qualcosa in te, sviluppa vita, diventa qualcosa di

    diverso. Si impone. Fate questo esperimento! Si impone

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    al punto di dirci: s, qualcosa che ha a che fare con une-

    sistenza diversa da quella che stai conducendo ora sulla

    Terra.

    Una specie di coscienza di unaltra esistenza terrena sicuramente compare questo pensiero. pi una sensazio-

    ne che un pensiero, unimpressione, ma come se ci che

    si manifesta nellanimo lo sentissimo come ci che era-

    vamo in unincarnazione precedente.

    Se la osserviamo come un tutto, la scienza dello spirito

    non semplicemente una somma di teorie, di trasmissionidi fatti oggettivi, ma ci fornisce direttive e istruzioni su

    come ottenere questa o quella cosa. La scienza dello spirito

    dice: verrai condotto a ricordarti sempre pi facilmente,

    se tu fai questo o quello.

    Si pu anche dire e questo assolutamente tratto dal

    campo dellesperienza: se vai avanti cos otterrai unim-pressione interiore, unimpressione emotiva delluomo che

    sei stato una volta.

    Giungiamo a quella che si potrebbe chiamare una di-

    latazione della memoria. Inizialmente quello che ci si

    apre solo un fatto mentale, finch costruiamo luomo

    concettuale sopra descritto. Ma quelluomo fatto di pen-sieri non rimane tale. Si trasforma in sensazioni, in im-

    pressioni, e mentre ci avviene sappiamo che nelle sen-

    sazioni che proviamo abbiamo qualcosa che ha a che

    fare con la nostra incarnazione precedente. La nostra me-

    moria si espande fino alla nostra incarnazione preceden-

    te.

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    In questa incarnazione ci ricordiamo di cose che ac-

    compagnamo coi nostri pensieri. Voi tutti sapete che ci si

    ricorda con relativa facilit delle cose in cui sono stati

    coinvolti i nostri pensieri. Nella vita normale per ci che

    stato coinvolto nella nostra sensibilit non resta vivocos facilmente.

    Se provate a ripensare a ci che vi ha procurato grande

    sofferenza dieci o ventanni fa, vi ricorderete facilmente

    dellidea, di ci che ha avuto luogo, farete ritorno alle vo-

    stre rappresentazioni. Non riuscirete invece a rievocare una

    sensazione vivace del dolore provato allora. Il dolore sbia-disce, il suo ricordo si riversa nella nostra rappresentazione.

    Quella descritta appena adesso una memoria della-

    nimo, una memoria emotiva. E in effetti cos che sentia-

    mo la nostra incarnazione precedente, emerge quello che

    possiamo chiamare ricordo di incarnazioni precedenti. Ci

    che portatore del ricordo delle incarnazioni precedentinon pu venir considerato come qualcosa che interviene

    nellattuale incarnazione.

    Pensate un po a come le nostre rappresentazioni sono

    intimamente connesse con lespressione delle rappresen-

    tazioni con la nostra lingua. Il linguaggio il mondo

    delle rappresentazioni personificato. E ogni uomo deveriapprendere la lingua in ogni singola vita. Da bambino il

    pi grande linguista o filologo deve imparare faticosa-

    mente la propria lingua madre. Non ancora successo che

    un ginnasiale abbia imparato facilmente il greco perch si

    rapidamente ricordato del greco che parlava nelle sue

    precedenti incarnazioni!

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    Il poeta Hebbel ha abbozzato con alcuni pensieri il

    progetto di un dramma che aveva intenzione di scrivere.

    Peccato che non labbia fatto, sarebbe stata unopera molto

    interessante. La trama era concepita in questo modo: il

    Platone redivivo come studente del ginnasio prende ilvoto peggiore nellinterrogazione sul vecchio Platone!

    Peccato che il progetto di Hebbel non sia stato eseguito.

    Non dobbiamo pensare unicamente al fatto che gli in-

    segnanti siano in parte pedanti ecc.

    Sappiamo che questi appunti di Hebbel si basano sul

    fatto che i pensieri che hanno luogo anche nellesperienzaimmediata sono pi o meno direttamente limitati allincar-

    nazione attuale. E, come abbiamo accennato, la prima

    impressione dellincarnazione precedente si manifesta im-

    mediatamente come memoria emotiva, come un nuovo

    tipo di memoria.

    Limpressione che ricaviamo dalluomo concettuale checi siamo costruiti pi una sensazione, ma del tipo per

    cui si capisce che limpressione proviene da un tale che

    esistito una volta e che ero io stesso. La prima impressio-

    ne dellincarnazione precedente una specie di sensazio-

    ne mnemonica.

    La costruzione delluomo pensato che abbiamo descrit-to solo uno strumento per fornirci una prova: questo

    strumento si trasforma in unimpressione dellanimo o

    emotiva.

    Chiunque si avvicini alla scienza dello spirito ha pi o

    meno loccasione di compiere facilmente ci che abbiamo

    descritto. E cos facendo vedr che dentro di lui si forme-

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    r davvero unimpressione che tanto per usare un altro

    esempio potrebbe definire in questo modo: una volta ho

    visto un paesaggio, non mi ricordo pi che aspetto aveva,

    ma mi piaciuto!

    Se accaduto in questa vita, il paesaggio non produrrpi unimpressione emotiva molto vivace, ma se limpres-

    sione proviene da unincarnazione precedente produrr

    unimpressione emotiva particolarmente intensa. Possiamo

    interpretare unimpressione particolarmente intensa come

    unimpressione emotiva della nostra incarnazione prece-

    dente.E se osserveremo obiettivamente le impressioni desc-

    ritte, otterremo a volte una sensazione amara o dolceamara

    di ci che emerge come trasformazione delluomo concet-

    tuale. Questa sensazione dolceamara o di altro tipo lim-

    pressione che ci d la nostra incarnazione precedente.

    una sorta di impressione emotiva o dellanimo.In questo modo ho cercato di richiamare la vostra at-

    tenzione su ci che pu far s che in ogni uomo sorga una

    specie di certezza immediata di essere esistito in vite pre-

    cedenti. Una certezza per il fatto che si procura la sensa-

    zione di avere delle impressioni danimo o emotive che sa

    di non aver acquisito durante questa vita. Impressioni cheper nascono come sorgono i ricordi nella vita normale.

    A questo punto ci si pu chiedere: come si fa a sapere

    che limpressione che si ha un ricordo?

    Vedete, non possibile dimostrarlo, ma ci troviamo in

    presenza della stessa circostanza che incontriamo anche

    nella vita quando ci ricordiamo di qualcosa e siamo sani

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    di mente. In quelle occasioni sappiamo che ci che si

    manifesta nel pensiero si riferisce realmente a qualcosa

    che abbiamo vissuto. lesperienza stessa a darci la cer-

    tezza.

    Quello che immaginiamo ci d la certezza che lim-pressione emersa nellanimo si riferisca a qualcosa con

    cui abbiamo avuto a che fare non in questa vita, ma in

    quella precedente. Ecco allora che abbiamo evocato in noi

    artificialmente qualcosa che ci mette in relazione con la

    nostra vita precedente.

    Possiamo prendere altri tipi di esperienze interiori fatte a

    titolo di prova, continuando a ridestare in noi qualcosa di

    simile a sensazioni di vite precedenti. Possiamo suddivi-

    dere in gruppi in un altro modo e sotto un altro aspetto

    ancora le esperienze che facciamo nella vita.

    Da un lato possiamo mettere in un gruppo le esperienzedi sofferenza, dolore, ostacolo; dallaltro possiamo rag-

    gruppare ci che ci venuto a coscienza come aiuto, gioia,

    piacere e cos via.

    A questo punto possiamo fare di nuovo una prova e

    dirci: s, abbiamo provato questi dolori, queste sofferenze.

    Per come siamo in questa nostra incarnazione, per comesi svolge la vita normale, i nostri dolori e le nostre soffe-

    renze sono qualcosa di fatale, qualcosa che sotto un certo

    aspetto ci piacerebbe allontanare da noi. Proviamo per

    una volta a non farlo!

    Supponiamo di essere stati noi stessi, per un motivo

    qualsiasi, a procurarci questi dolori, sofferenze e ostacoli

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    deriamo per un po come meno saggio luomo che siamo

    adesso, anche se ci rappresenta la nostra coscienza. Asso-

    pito al fondo della nostra anima ne abbiamo uno pi sag-

    gio.

    Con la nostra coscienza ordinaria assumiamo un atteg-giamento di rifiuto nei confronti dei dolori e delle soffe-

    renze, ma lessere pi saggio ci conduce, in opposizione

    alla nostra coscienza, verso questi dolori poich superan-

    doli possiamo liberarci di qualcosa. Ci porta a questi do-

    lori e sofferenze, ci esorta a farne lesperienza.

    Pu darsi che inizialmente questo pensiero ci risultidifficile, ma non ci obbliga a niente, possiamo metterlo in

    atto solo a titolo di prova. Possiamo dire: dentro di noi c

    un essere pi saggio che ci porta a fare lesperienza del

    dolore e della sofferenza, qualcosa che a livello cosciente

    preferiremmo evitare. Pensiamo che si tratti del Saggio

    dentro di noi. In tal modo giungiamo al risultato, per al-cuni sgradevole, che il Saggio dentro di noi ci conduce

    sempre alle cose che non ci piacciono.

    Supponiamo dunque per una volta che sia questo es-

    sere pi saggio dentro di noi che ci porta verso le situa-

    zioni a noi sgradite, allo scopo di farci progredire.

    E facciamo anche unaltra cosa. Prendiamo le nostregioie, i nostri successi, ci che ci ha procurato piacere e

    diciamoci, a titolo di prova: come sarebbe se ti immagi-

    nassi, indipendentemente da come stanno le cose in realt,

    di non esserti affatto meritato i tuoi piaceri, le tue gioie,

    tutto ci che ti ha favorito, ma che essi ti siano arrivati per

    grazia delle potenze spirituali superiori?

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    Non occorre che sia cos per tutto, ma vogliamo pro-

    vare a ipotizzare che sia stato il Saggio a procurarci tutti i

    dolori e le sofferenze, perch ci rendiamo conto di averne

    bisogno a causa delle nostre imperfezioni, di cui ci possia-

    mo liberare solo attraverso i dolori e le sofferenze. E poilopposto: ci attribuiamo le gioie non come se fossero un

    merito nostro, ma come se ci fossero state regalate dalle

    potenze spirituali.

    Per certe persone vanagloriose un simile pensiero pu

    essere una pillola amara da ingoiare. Eppure se si capaci

    di farsene una rappresentazione intensa, provare a farloporta poich essa a sua volta si trasforma nella misura

    in cui inesatta e si rettifica da sola alla sensazione

    fondamentale che in noi viva qualcosa che non ha niente

    a che vedere con la coscienza ordinaria, qualcosa di effet-

    tivamente pi profondo di quanto abbiamo sperimentato

    coscientemente in questa vita. C quindi in noi un uomopi saggio che si rivolge volentieri alle potenze divino-

    spirituali che sono allopera nel mondo.

    La vita interiore acquisisce allora la certezza che die-

    tro lindividualit esteriore ve ne sia una interiore, supe-

    riore. Grazie a questi esercizi di pensiero prendiamo co-

    scienza del nucleo spirituale eterno delluomo. Si tratta diqualcosa di estremamente importante. Abbiamo nuova-

    mente qualcosa di cui siamo in grado di dire: possiamo

    farlo!

    La scienza dello spirito pu essere sotto ogni aspetto

    una guida, non solo per sapere qualcosa sullesistenza di

    un altro mondo, ma per vivere come chi appartiene a un

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    altro mondo, per sentirsi unindividualit che attraversa

    successive incarnazioni.

    C anche un terzo tipo di esperienze, di cui comunque

    pi difficile servirsi per giungere veramente a una speciedi esperienza interiore del karma e della reincarnazione.

    Ma per quanto lungo e difficile, quello che sto per dirvi

    pu a sua volta essere applicato a titolo di prova. E se lo

    si prover onestamente nella vita esteriore risulter dap-

    prima come probabilit, se si riesce a crederci, ma poi

    come certezza sempre pi grande che la nostra vita pre-sente davvero collegata nel modo indicato a quella pre-

    cedente.

    Supponiamo di vivere la nostra vita nellarco di tempo

    fra la nascita e la morte e di mettere in chiaro una buona

    volta che se abbiamo gi raggiunto o superato, diciamo, i

    trentanni vedremo che anche per chi non c ancoraarrivato vi saranno in seguito esperienze corrispondenti ,

    e di riflettere su come proprio intorno ai trentanni nel

    mondo esterno abbiamo incontrato queste o quelle perso-

    ne. Tra i trenta e i quarantanni abbiamo incontrato per-

    sone del mondo esterno nelle pi svariate situazioni di

    vita.Bene, ora emerge che i rapporti che abbiamo instaura-

    to in quegli anni ci appaiono realizzati in una condizione

    di piena maturit per noi uomini. Questo ci dice la nostra

    riflessione.

    Ma una riflessione scaturita dai principi, dalle cono-

    scenze della scienza dello spirito pu portarci a ritenere

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    giusto ci che vi sto dicendo non solo come mia consi-

    derazione, ma come risultato della ricerca scientifico-

    spirituale. Quello che sto per dire non semplicemente

    escogitato, frutto di pensiero logico, ma stato appurato

    da una ricerca scientifico-spirituale. Il pensiero logico poi in grado di convalidare i fatti e di trovarli sensati.

    Se riflettiamo su certe cose che abbiamo imparato, per

    esempio sul modo in cui emergono le singole componenti

    umane nel corso della vita sappiamo che a sette anni

    nasce il corpo eterico, a quattordici il corpo astrale, a

    ventuno lanima senziente, a ventotto lanima razionalee a trentacinque lanima cosciente , se consideriamo

    tutto questo possiamo dire: fra i trenta e i quarantanni

    abbiamo a che fare con la formazione dellanima razionale

    e dellanima cosciente.

    Lanima razionale e quella cosciente rappresentano

    quelle forze della natura umana che pi di tutte ci mettonoin relazione con il mondo fisico esterno, poich hanno la

    funzione di manifestarsi soprattutto nellet in cui siamo

    maggiormente in interazione con questo mondo.

    Come ogni scienza, anche la scienza dello spirito ha bisognodi una terminologia. Rudolf Steiner ha spesso sottolineato che

    non sono i termini, le parole ad essere importanti, bens le coseda esse designate. Per quanto riguarda luomo, la triade corpo-anima-spirito viene suddivisa ancora in tre parti: ci sono tre tipidi corpo (il corpo minerale o fisico, quello vitale o eterico,quello animico o astrale), tre energie dellanima (anima sen-ziente, anima razionale e anima cosciente, a seconda che pre-domini il volere, il sentire o il pensare), e tre archetipi dellospirito (che Rudolf Steiner chiama s spirituale, spirito vitale e

    uomo spirituale).

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    Nella prima infanzia vengono configurate le forze del

    nostro corpo fisico, a partire da ci che ancora diretta-

    mente racchiuso in noi. Tutte le forze di cui luomo si

    appropriato nelle incarnazioni precedenti, ci che ha at-

    traversato con noi le porte della morte, le energie spiritua-li che abbiamo accumulato e che ci portiamo dietro dalla

    vita precedente, tutto ci contribuisce alla costruzione del

    nostro corpo fisico. Continua ad agire sul corpo in manie-

    ra invisibile dallinterno. A mano a mano per che let

    avanza, questa azione dallinterno si riduce sempre pi e

    si avvicina let della vita in cui le antiche forze hannoconcluso il loro lavoro sul corpo.

    E viene il tempo in cui ci troviamo di fronte al mondo

    con un organismo completo. Ci che portiamo nella nostra

    interiorit ha conferito la propria impronta al nostro cor-

    po esterno. Intorno ai trentanni pu anche essere un

    po prima o un po dopo affrontiamo il mondo nel mo-do pi fisico possibile. La nostra relazione col mondo

    tale per cui ci sentiamo in piena sintonia con il piano

    fisico.

    Se a questo punto crediamo di possedere la massima

    chiarezza da un punto di vista fisico esterno sulle condi-

    zioni in cui ci troviamo, ci tocca dire: queste condizioni divita in cui viviamo sono quelle che per questa incarnazio-

    ne hanno meno a che fare con ci che agisce dentro di noi

    fin dalla nascita. Possiamo tuttavia supporre che non sia

    dovuto al caso che intorno ai trentanni incontriamo per-

    sone che devono comparire nel nostro ambiente proprio

    allora.

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    Possiamo anzi supporre che anche l sia allopera il

    nostro karma, che anche queste persone abbiano qualco-

    sa a che fare con una delle nostre precedenti incarna-

    zioni.

    E i fatti scientifico-spirituali che sono stati indagati indiversi modi mostrano che le persone che incontriamo

    intorno ai trentanni sono state collegate con noi nelle

    incarnazioni precedenti molto spesso ci si manifesta

    alla ricerca scientifico-spirituale in modo tale che per-

    lopi siamo stati in relazione con loro allinizio dellincar-

    nazione immediatamente precedente, o di una prima an-cora, come genitori o fratelli. Questo fatto appare dapprima

    strano e sorprendente.

    Non devessere per forza cos, ma molti casi mostrano

    alla ricerca scientifico-spirituale che proprio cos, che

    effettivamente i nostri genitori, le persone che sono state

    al nostro fianco al punto di partenza della nostra vita pre-cedente, che ci hanno inseriti nel piano fisico, da cui ci

    siamo poi allontanati crescendo, sono karmicamente con-

    giunti con noi in modo tale che non li incontriamo di nuo-

    vo nellinfanzia, ma una volta usciti completamente sul

    piano fisico.

    Non devessere sempre cos, dato che lindagine scien-tifico-spirituale mostra molto spesso che solo in unincar-

    nazione successiva incontreremo come genitori, fratelli o

    congiunti le persone con cui ci siamo trovati in questa

    incarnazione intorno ai trentanni. Le conoscenze fatte

    intorno ai trentanni in una determinata incarnazione pos-

    sono presentarsi in modo che le persone in questione ab-

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    biano con noi un legame di consanguineit nella vita pre-

    cedente o in una successiva.

    pertanto utile dirci: le personalit che la vita ti ha

    fatto incontrare intorno ai trentanni erano con te come

    genitori o fratelli in unincarnazione precedente, oppurepuoi presumere che lo saranno in una delle tue prossime

    incarnazioni.

    Vale anche il contrario: se osserviamo quelle persone

    che scegliamo nel modo meno arbitrario, non con le forze

    esteriori adeguate al piano fisico cio i genitori e i fratelli

    con cui ci siamo incontrati allinizio della nostra vita , seli osserviamo arriviamo spesso a dire di aver scelto arbi-

    tra