Cap.2 - Metodo della Rigidezzaย ยท le rigidezze delle singole aste, cioรจ per ogni elemento ๐‘– รจ...

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Universitร  degli Studi di Cagliari - Facoltร  di Ingegneria e Architettura Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/โ€™20) A cura di Filippo Bertolino: ottobre 2019 Pag 1 CAP. 2 โ€“ METODO DELLA RIGIDEZZA E STRUTTURE RETICOLARI PIANE 2.1 Introduzione Nel primo capitolo abbiamo introdotto il concetto di matrice di rigidezza. Adesso dobbiamo spiegare come assemblare gli elementi per formare una struttura, come considerare le condizioni al contorno e come risolvere le equazioni algebriche del sistema. Per spiegare tutti questi aspetti verrร  usata una struttura reticolare piana: si tratta di una struttura molto semplice, ma che ha anche un notevole interesse pratico. I concetti e le procedure che verranno illustrate sono applicabili altrettanto bene anche a strutture di diverso tipo. Unโ€™asta capace di resistere a carici di trazione/compressione, una biella, รจ cosรฌ semplice che non sarร  difficile calcolarne la matrice di rigidezza a partire da semplici considerazioni di carattere fisico. Ciรฒ non รจ vero per la maggior parte degli elementi, e nellโ€™ottavo capitolo saranno illustrati i metodi generali per la generazione delle loro matrici di rigidezza. In ciรฒ che segue, ogni elemento sarร  considerato uniforme, connesso al resto della struttura attraverso delle cerniere collocate alle sue estremitร , linearmente elastico e caricato in direzione del proprio asse. Gli spostamenti che verranno rappresentati negli schizzi illustrativi, sono molto esagerati: nella realtร  gli spostamenti devono essere piccoli. Entro i limiti di queste ipotesi, le seguenti analisi sono esatte, non approssimate. Consideriamo solo il cosรฌ detto metodo della rigidezza, in base al quale si calcolano i coefficienti di rigidezza e le incognite principali che ci proponiamo di calcolare sono gli spostamenti. La seguente discussione circa la rigidezza di elementi e struttura assomiglia a quella comparsa nellโ€™articolo di Turner, Clough, Martin e Topp del 1956. 2.2 Equazioni della rigidezza della struttura Come esempio utilizzeremo la struttura rappresentata in fig.2.2.1. I nodi e le aste sono stati numerati in modo arbitrario. Indichiamo con i simboli 1 , 2 e 3 le rigidezze delle singole aste, cioรจ per ogni elemento รจ valida la seguente equazione: = โˆ™ = โˆ™ โˆ™ [2.2.1] dove: indica la forza che agisce in direzione assiale sullโ€™i-esimo elemento indica lโ€™allungamento che subisce lโ€™i-esimo elemento , , indicano lโ€™area della sezione trasversale, il modulo elastico del materiale e la lunghezza dellโ€™elemento i-esimo. Lโ€™eq. [2.2.1] si puรฒ ricavare ricordando che: a) per uno stato di trazione semplice, abbiamo: = b) per definizione, la deformazione vale: = โˆ† = c) รจ valida la Legge di Hooke: = โˆ™ da cui: = = โˆ™ = โˆ™ โˆ† = โˆ™ Fig.2.2.1 โ€“ Struttura reticolare piana. 2 1 F y,v x, u 3 3 1 2 45ยฐ

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Metodi agli Elementi Finiti - (AA 2019/โ€™20)

A cura di Filippo Bertolino: ottobre 2019 Pag 1

CAP. 2 โ€“ METODO DELLA RIGIDEZZA E STRUTTURE RETICOLARI PIANE

2.1 Introduzione Nel primo capitolo abbiamo introdotto il concetto di matrice di rigidezza. Adesso dobbiamo spiegare

come assemblare gli elementi per formare una struttura, come considerare le condizioni al contorno e come

risolvere le equazioni algebriche del sistema. Per spiegare tutti questi aspetti verrร  usata una struttura

reticolare piana: si tratta di una struttura molto semplice, ma che ha anche un notevole interesse pratico. I

concetti e le procedure che verranno illustrate sono applicabili altrettanto bene anche a strutture di diverso

tipo.

Unโ€™asta capace di resistere a carici di trazione/compressione, una biella, รจ cosรฌ semplice che non sarร 

difficile calcolarne la matrice di rigidezza a partire da semplici considerazioni di carattere fisico. Ciรฒ non รจ

vero per la maggior parte degli elementi, e nellโ€™ottavo capitolo saranno illustrati i metodi generali per la

generazione delle loro matrici di rigidezza.

In ciรฒ che segue, ogni elemento sarร  considerato uniforme, connesso al resto della struttura attraverso

delle cerniere collocate alle sue estremitร , linearmente elastico e caricato in direzione del proprio asse. Gli

spostamenti che verranno rappresentati negli schizzi illustrativi, sono molto esagerati: nella realtร  gli

spostamenti devono essere piccoli. Entro i limiti di queste ipotesi, le seguenti analisi sono esatte, non

approssimate.

Consideriamo solo il cosรฌ detto metodo della rigidezza, in base al quale si calcolano i coefficienti di

rigidezza e le incognite principali che ci proponiamo di calcolare sono gli spostamenti. La seguente

discussione circa la rigidezza di elementi e struttura assomiglia a quella comparsa nellโ€™articolo di Turner,

Clough, Martin e Topp del 1956.

2.2 Equazioni della rigidezza della struttura Come esempio utilizzeremo la struttura rappresentata in fig.2.2.1. I nodi e le aste sono stati numerati in

modo arbitrario. Indichiamo con i simboli ๐‘˜1, ๐‘˜2 e ๐‘˜3 le rigidezze delle singole aste, cioรจ per ogni elemento ๐‘– รจ valida la seguente equazione:

๐‘ƒ๐‘– = ๐‘˜๐‘– โˆ™ ๐‘‘๐‘– =๐ด๐‘–โˆ™๐ธ๐‘–

๐ฟ๐‘–โˆ™ ๐‘‘๐‘– [2.2.1]

dove: ๐‘ƒ๐‘– indica la forza che agisce in direzione assiale sullโ€™i-esimo elemento

๐‘‘๐‘– indica lโ€™allungamento che subisce lโ€™i-esimo elemento

๐ด๐‘– , ๐ธ๐‘– , ๐ฟ๐‘– indicano lโ€™area della sezione trasversale, il modulo elastico del materiale e la

lunghezza dellโ€™elemento i-esimo.

Lโ€™eq. [2.2.1] si puรฒ ricavare ricordando che:

a) per uno stato di trazione semplice, abbiamo: ๐œŽ๐‘– =๐‘ƒ๐‘–

๐ด๐‘–

b) per definizione, la deformazione vale: ๐œ–๐‘– =โˆ†๐ฟ๐‘–

๐ฟ๐‘–=

๐‘‘๐‘–

๐ฟ๐‘–

c) รจ valida la Legge di Hooke: ๐œŽ๐‘– = ๐ธ๐‘– โˆ™ ๐œ–๐‘–

da cui: ๐œŽ๐‘– =๐‘ƒ๐‘–

๐ด๐‘–= ๐ธ๐‘– โˆ™ ๐œ–๐‘– = ๐ธ๐‘– โˆ™

โˆ†๐ฟ๐‘–

๐ฟ๐‘–= ๐ธ๐‘– โˆ™

๐‘‘๐‘–

๐ฟ๐‘–

Fig.2.2.1 โ€“ Struttura reticolare piana.

2 1

F

y,v

x, u

3

3

1 2

45ยฐ

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Eliminiamo i vincoli a terra e la forza applicata ๐น ed immaginiamo che ognuno dei tre nodi subisca un

piccolo spostamento, prima in direzione orizzontale ๐‘ฅ, poi in direzione verticale ๐‘ฆ, mentre tutti gli altri nodi

restano fermi. In ognuno dei sei casi possibili (due spostamenti per i tre nodi), possiamo calcolare le forze

esterne che devono essere applicate alla struttura per garantirne lโ€™equilibrio statico nella configurazione

deformata.

Per procedere applichiamo il Principio dei Lavori Virtuali, che in questo caso รจ molto semplice perchรฉ sono

assenti le azioni interne di flessione ๐‘€ e taglio ๐‘‡ e le azioni normali ๐‘ che agiscono sulle aste sono costanti.

Per iniziare applichiamo una forza nel nodo n.1 e indichiamo con ๐ป1 e ๐‘‰1 le sue componenti in direzione

orizzontale e verticale; inoltre imponiamo che gli spostamenti degli altri nodi siano nulli. Dalla struttura

eliminiamo lโ€™asta verticale n.1 che risulta scarica, in quanto unisce due cerniere a terra e su di essa non

agiscono carichi esterni.

Fig.2.2.2 โ€“ Schema necessario per il calcolo degli spostamenti orizzontali e verticali del nodo n.1.

Le azioni interne che agiscono sulle aste valgono:

1) asta 2: ๐‘2 = โˆ’โˆš2 โˆ™ ๐‘‰1

2) asta 3: ๐‘3 = ๐ป1 + ๐‘‰1

Per calcolare lo spostamento orizzontale del nodo n.1 dobbiamo applicare, nello stesso nodo di una struttura

fittizia, una forza unitaria orizzontale. In questo caso le azioni interne saranno le seguenti:

1) asta 2: ๐‘2 = 0

2) asta 3: ๐‘3 = 1

Lโ€™applicazione del PLV conduce alla seguente equazione:

1 โˆ™ ๐‘ข1 = โˆซ๐ป1 โˆ™ 1

๐ธ3 โˆ™ ๐ด3โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ + โˆซ

๐‘‰1 โˆ™ 1

๐ธ3 โˆ™ ๐ด3โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ =

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

๐ป1 โˆ™ ๐ฟ3๐ธ3 โˆ™ ๐ด3

+๐‘‰1 โˆ™ ๐ฟ3๐ธ3 โˆ™ ๐ด3

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

Per calcolare lo spostamento verticale del nodo n.1 dobbiamo applicare, nello stesso nodo di una struttura

fittizia, una forza unitaria verticale. In questo caso le azioni interne saranno le seguenti:

1) asta 2: ๐‘2 = โˆ’โˆš2

2) asta 3: ๐‘3 = 1

In questo caso, lโ€™applicazione del PLV conduce alla seguente equazione:

1 โˆ™ ๐‘ฃ1 = โˆซ๐ป1 โˆ™ 1

๐ธ3 โˆ™ ๐ด3โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ + โˆซ

๐‘‰1 โˆ™ 1

๐ธ3 โˆ™ ๐ด3โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ + โˆซ

(โˆ’โˆš2 โˆ™ ๐‘‰1) โˆ™ (โˆ’โˆš2)

๐ธ2 โˆ™ ๐ด2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 3

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

=๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

๐ป1 โˆ™ ๐ฟ3๐ธ3 โˆ™ ๐ด3

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

+๐‘‰1 โˆ™ ๐ฟ3๐ธ3 โˆ™ ๐ด3

+2 โˆ™ ๐‘‰1 โˆ™ ๐ฟ2๐ธ2 โˆ™ ๐ด2

Ricordando la definizione (2.2.1) della rigidezza, possiamo riscrivere le stesse equazione nel modo seguente:

๐‘ข1 =๐ป1๐‘˜3+๐‘‰1๐‘˜3

๐‘ฃ1 =๐ป1๐‘˜3+๐‘‰1๐‘˜3+2 โˆ™ ๐‘‰1๐‘˜2

Se le forze applicate devono essere tali da provocare solo lo spostamento orizzontale ๐‘ข1 senza quello

verticale, bisogna che tra di esse vi sia un preciso rapporto che si puรฒ calcolare imponendo il seguente

vincolo:

๐‘ฃ1 = 0

2 1 H1

3

3

2

V1

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da cui risulta: ๐‘ฃ1 =๐ป1

๐‘˜3+

๐‘‰1

๐‘˜3+2โˆ™๐‘‰1

๐‘˜2= ๐‘ข1 +

2โˆ™๐‘‰1

๐‘˜2= 0

e quindi:

๐‘‰1 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 ๐ป1 = ๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข1 โˆ’ ๐‘‰1 = ๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข1 +

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 = (๐‘˜3 +

๐‘˜2

2) โˆ™ ๐‘ข1

Perchรฉ la struttura risulti in equilibrio, le reazioni a terra devono valere:

๐‘‰2 = 0 ๐ป2 = โˆ’๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข1

๐‘‰3 =๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 ๐ป3 = โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1

In conclusione, perchรฉ il nodo n.1 subisca solo uno spostamento orizzontale, รจ necessario che sulla struttura

agiscano le forze indicate nella fig.2.2.3a:

Fig. 2.2.3a Fig. 2.2.3b

Se le forze applicate devono essere tali da provocare solo lo spostamento verticale ๐‘ฃ1, bisogna imporre il

seguente vincolo:

๐‘ข1 =๐ป1๐‘˜3+๐‘‰1๐‘˜3= 0

da cui risulta che le forze devono avere il valore seguente:

๐ป1 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1 ๐‘‰1 =

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1

Perchรฉ la struttura risulti in equilibrio, le reazioni a terra devono valere:

๐ป2 = 0 ๐‘‰2 = 0

๐ป3 =๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1 ๐‘‰3 = โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1

In conclusione, perchรฉ il nodo n.1 subisca solo uno spostamento verticale, รจ necessario che sulla struttura

agiscano le forze indicate nella fig.2.2.3b.

Replichiamo lo stesso ragionamento per il nodo n.2. In questo caso dalla struttura eliminiamo lโ€™asta n.2

perchรฉ risulta scarica, in quanto unisce due cerniere a terra e su di essa non agiscono carichi esterni.

Fig.2.2.4 โ€“ Schema necessario per il calcolo degli spostamenti orizzontali e verticali del nodo n.2.

2 1

3

3

1

2

v1

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ1 ๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ1

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ1

2 1

V2

3

3

1

H2

2 1

3

3

1

2

u1

(๐‘˜22+ ๐‘˜3) โˆ™ ๐‘ข1

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข1 ๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1

๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข1

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข1

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Le azioni interne che agiscono sulle aste valgono:

1) asta 2: ๐‘1 = โˆ’๐‘‰2

2) asta 3: ๐‘3 = โˆ’๐ป2

Per calcolare lo spostamento orizzontale del nodo n.2 dobbiamo applicare, nello stesso nodo di una struttura

fittizia, una forza unitaria orizzontale. In questo caso le azioni interne saranno le seguenti:

1) asta 2: ๐‘1 = 0

2) asta 3: ๐‘3 = โˆ’1

Lโ€™applicazione del PLV conduce alla seguente equazione:

1 โˆ™ ๐‘ข2 = โˆซ(โˆ’๐ป2) โˆ™ (โˆ’1)

๐ธ3 โˆ™ ๐ด3โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ =

๐ป2 โˆ™ ๐ฟ3๐ธ3 โˆ™ ๐ด3

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 1

Per calcolare lo spostamento verticale del nodo n.2 dobbiamo applicare, nello stesso nodo di una struttura

fittizia, una forza unitaria verticale. In questo caso le azioni interne saranno le seguenti:

1) asta 2: ๐‘1 = โˆ’1

2) asta 3: ๐‘3 = 0

Lโ€™applicazione del PLV conduce alla seguente equazione:

1 โˆ™ ๐‘ฃ2 = โˆซ(โˆ’๐‘‰2) โˆ™ (โˆ’1)

๐ธ1 โˆ™ ๐ด1โˆ™ ๐‘‘๐‘ฅ =

๐‘‰2 โˆ™ ๐ฟ1๐ธ1 โˆ™ ๐ด1

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 3

๐‘›๐‘œ๐‘‘๐‘œ 2

Ricordando la definizione (2.2.1) della rigidezza, possiamo riscrivere le stesse equazione nel modo seguente:

๐‘ข2 =๐ป2โˆ™๐ฟ3

๐ธ3โˆ™๐ด3=

๐ป2

๐‘˜3 ๐‘ฃ2 =

๐‘‰2โˆ™๐ฟ1

๐ธ1โˆ™๐ด1=

๐‘‰2

๐‘˜1

Se le forze applicate devono essere tali da provocare solo lo spostamento orizzontale ๐‘ข2 senza quello

verticale, รจ necessario che la forza verticale ๐‘‰2 sia nulla. Abbiamo quindi:

๐ป2 = ๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2 e ๐‘‰2 = 0

Perchรฉ la struttura risulti in equilibrio, le reazioni a terra devono valere:

๐ป1 = โˆ’๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2 e ๐‘‰1 = 0

๐ป3 = 0 e ๐‘‰3 = 0

In conclusione, perchรฉ il nodo n.2 subisca solo uno spostamento orizzontale, รจ necessario che sulla struttura

agiscano le forze indicate nella fig.2.2.5a.

Fig. 2.2.5a Fig. 2.2.5b

Se le forze applicate devono essere tali da provocare solo lo spostamento verticale ๐‘ฃ2 senza quello

orizzontale, รจ necessario che la forza orizzontale ๐ป2 sia nulla. Abbiamo quindi:

๐ป2 = 0 e ๐‘‰2 = ๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2

Perchรฉ la struttura risulti in equilibrio, le reazioni a terra devono valere:

๐ป1 = 0 e ๐‘‰1 = 0

2

1

3

3

1 2

v2 ๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2

๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2

2 1

3

3

1 2

u2

๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2 ๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2

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๐ป3 = 0 e ๐‘‰3 = โˆ’๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2

In conclusione, perchรฉ il nodo n.2 subisca solo uno spostamento verticale, รจ necessario che sulla struttura

agiscano le forze indicate nella fig.2.2.5b.

Per il terzo nodo, non รจ necessario replicare i passaggi precedenti, perchรฉ per esso valgono gli stessi

risultati visti per nodo n.1, purchรฉ si scambino le direzioni orizzontali e verticali. Perchรฉ il nodo n.3 subisca

solo uno spostamento orizzontale e la struttura stia in equilibrio รจ necessario che su di essa agiscano le

seguenti forze, indicate nella Fig.2.2.6a.

๐ป1 =๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3 ; ๐‘‰1 = โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3

๐ป2 = 0 ; ๐‘‰2 = โˆ’๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ3

๐ป3 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3 ; ๐‘‰3 = (๐‘˜1 +

๐‘˜2

2) โˆ™ ๐‘ฃ3

Perchรฉ il nodo n.3 subisca solo uno spostamento verticale e la struttura stia in equilibrio รจ necessario che su

di essa agiscano le seguenti forze, indicate nella Fig.2.2.6b.

๐ป1 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 ; ๐‘‰1 =

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3

๐ป2 = 0 ; ๐‘‰2 = 0

๐ป3 =๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 ; ๐‘‰3 = โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3

Fig. 2.2.6a Fig. 2.2.6b

A questo punto siamo in grado di stabilire le forze necessarie in ogni nodo per mantenere in equilibrio la

struttura deformata in modo qualsiasi. Sia {๐ท}๐‘‡ = {๐‘ข1 ๐‘ฃ1 ๐‘ข2 ๐‘ฃ2 ๐‘ข3 ๐‘ฃ3} il vettore degli spostamenti

nodali orientati secondo la direzione positiva degli assi coordinati e {๐น}๐‘‡ = {๐ป1 ๐‘‰1 ๐ป2 ๐‘‰2 ๐ป3 ๐‘‰3} il vettore delle corrispondenti forze nodali. Le forze allora si ottengono sommando i valori fin qui calcolati:

๐ป1 = (๐‘˜2

2+ ๐‘˜3) โˆ™ ๐‘ข1 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1โˆ’๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 +

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3

๐‘‰1 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 +

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1 +

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3

๐ป2 = โˆ’๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข1 + ๐‘˜3 โˆ™ ๐‘ข2

๐‘‰2 = ๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2 โˆ’ ๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ3

๐ป3 = โˆ’๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 +

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1+

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ3

๐‘‰3 =๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข1 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ฃ1โˆ’๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ2 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ™ ๐‘ข3 + (๐‘˜1 +

๐‘˜2

2) โˆ™ ๐‘ฃ3

In forma matriciale possiamo scrivere il sistema delle equazioni di equilibrio:

2 1

3

3

1

2

v3

(๐‘˜22+ ๐‘˜1) โˆ™ ๐‘ฃ3

๐‘˜1 โˆ™ ๐‘ฃ3 ๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ3

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ3

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ฃ3 2 1

3

3

1 2

u3 ๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข3

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข3

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข3

๐‘˜22โˆ™ ๐‘ข3

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[ ๐‘˜2

2+ ๐‘˜3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜3 0 โˆ’

๐‘˜2

2

๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜3 0 ๐‘˜3 0 0 00 0 0 ๐‘˜1 0 โˆ’๐‘˜1

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

20 โˆ’๐‘˜1 โˆ’

๐‘˜2

2๐‘˜1 +

๐‘˜2

2 ]

โˆ™

{

๐‘ข1๐‘ฃ1๐‘ข2๐‘ฃ2๐‘ข3๐‘ฃ3}

=

{

๐‘ˆ1๐‘‰1๐‘ˆ2๐‘‰2๐‘ˆ3๐‘‰3}

[2.2.5]

o in forma compatta:

[๐พ] โˆ™ {๐ท} = {๐น} [2.2.6]

La matrice [๐พ] si chiama matrice di rigidezza della struttura: si tratta di una matrice simmetrica, come ci

saremmo dovuti aspettare in base al Teorema di Maxwell che afferma che il lavoro fatto dal sistema delle

forze ๐น1 per gli spostamenti ๐‘‘2 provocati dal sistema delle forze ๐น2 รจ uguale al lavoro fatto dal sistema delle

forze ๐น2 per gli spostamenti ๐‘‘1 provocati dal sistema delle forze ๐น1:

๐ฟ12 = ๐น1๐‘‡๐‘‘2 = ๐น2

๐‘‡๐‘‘1 = ๐ฟ21

Poichรฉ: ๐น1 = [๐พ] โˆ™ ๐‘‘1 e ๐น2 = [๐พ] โˆ™ ๐‘‘2 sostituendo abbiamo:

๐น1๐‘‡๐‘‘2 = ๐‘‘1

๐‘‡[๐พ]๐‘‡๐‘‘2 = ๐น2๐‘‡๐‘‘1 = ๐‘‘2

๐‘‡[๐พ]๐‘‡๐‘‘1

Poichรฉ il lavoro รจ una quantitร  scalare, possiamo scrivere:

๐ฟ12 = ๐‘‘1๐‘‡[๐พ]๐‘‡๐‘‘2 = ๐ฟ12

๐‘‡ = [๐‘‘1๐‘‡[๐พ]๐‘‡๐‘‘2]

๐‘‡ = ๐‘‘2๐‘‡[๐พ]๐‘‘1

da cui risulta che ๐‘‘2๐‘‡[๐พ]๐‘‘1 = ๐‘‘2

๐‘‡[๐พ]๐‘‡๐‘‘1 e quindi la matrice di rigidezza รจ simmetrica, cioรจ [๐พ] = [๐พ]๐‘‡.

La procedura appena descritta genera la matrice di rigidezza riga dopo riga, ma potrebbe essere generata

anche colonna dopo colonna. Per esempio la prima colonna della matrice [๐พ] quando รจ moltiplicata per lo

spostamento orizzontale del nodo n.1, ๐‘ข1 , rappresenta il vettore delle forze nodali {๐น} mostrato nella Fig,

2.2.3a. Di conseguenza, ogni colonna di [๐พ] puรฒ essere pensata come lโ€™insieme delle forze necessarie per

garantire lโ€™equilibrio della struttura che ha subito lo spostamento unitario di un singolo nodo.

Lโ€™analisi precedente puรฒ essere applicata a una qualsiasi struttura, indipendentemente dal numero di

elementi che la compongono e indipendentemente dal numero di iperstatiche presenti: si arriva comunque a

scrivere tante equazioni indipendenti quanti sono gli spostamenti nodali indipendenti. Se il solido non รจ una

struttura reticolare, le rigidezze dei singoli elementi devono comunque essere in un qualche modo

approssimati, come verrร  in seguito spiegato.

La somma degli elementi che compongono ogni colonna della matrice di rigidezza [๐พ] รจ nulla, poichรฉ

ogni colonna rappresenta lโ€™insieme delle forze nodali equilibrate prodotte da uno spostamento unitario di un

grado di liberta nodale. Ogni termine diagonale ๐พ๐‘–๐‘– della matrice di rigidezza รจ positivo: se cosรฌ non fosse,

una forza ed il corrispondente spostamento dovrebbero essere diretti in verso opposto, che da un punto di

vista fisico, รจ irragionevole.

La matrice di rigidezza dellโ€™eq.2.2.5 รจ singolare: il suo ordine รจ pari 6, ma il suo rango รจ solo 3. Il motivo

รจ che finora non sono state imposte le condizioni al contorno, e la struttura รจ libera di subire spostamenti

rigidi. Per ogni struttura piana sono possibili tre spostamenti rigidi indipendenti, due traslazioni ed una

rotazione. Ognuno di essi รจ associato ad un vettore delle forze {๐น} nullo. Per esempio, se nella struttura

precedente, imponiamo uno spostamento rigido il prodotto [๐พ] โˆ™ {๐ท} รจ nullo.

Page 7: Cap.2 - Metodo della Rigidezzaย ยท le rigidezze delle singole aste, cioรจ per ogni elemento ๐‘– รจ valida la seguente equazione: ๐‘ƒ =๐‘˜ โˆ™ = ๐ด โˆ™๐ธ ๐ฟ โˆ™ [2.2.1] dove:

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Spostamento rigido orizzontale: {๐ท} = {1 0 1 0 1 0}๐‘‡

[ ๐‘˜2

2+ ๐‘˜3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜3 0 โˆ’

๐‘˜2

2

๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜3 0 ๐‘˜3 0 0 00 0 0 ๐‘˜1 0 โˆ’๐‘˜1

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

20 โˆ’๐‘˜1 โˆ’

๐‘˜2

2๐‘˜1 +

๐‘˜2

2 ]

โˆ™

{

101010}

=

{

๐‘˜11 + ๐‘˜13+๐‘˜15๐‘˜21 + ๐‘˜23+๐‘˜25๐‘˜31 + ๐‘˜33+๐‘˜35๐‘˜41 + ๐‘˜43+๐‘˜45๐‘˜51 + ๐‘˜53+๐‘˜55๐‘˜61 + ๐‘˜63+๐‘˜65}

=

{

000000}

[2.2.5a]

Spostamento rigido verticale: {๐ท} = {0 1 0 1 0 1}๐‘‡

[ ๐‘˜2

2+ ๐‘˜3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜3 0 โˆ’

๐‘˜2

2

๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜3 0 ๐‘˜3 0 0 00 0 0 ๐‘˜1 0 โˆ’๐‘˜1

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

20 โˆ’๐‘˜1 โˆ’

๐‘˜2

2๐‘˜1 +

๐‘˜2

2 ]

โˆ™

{

010101}

=

{

๐‘˜12 + ๐‘˜14+๐‘˜16๐‘˜22 + ๐‘˜24+๐‘˜26๐‘˜32 + ๐‘˜34+๐‘˜36๐‘˜42 + ๐‘˜44+๐‘˜46๐‘˜52 + ๐‘˜54+๐‘˜56๐‘˜62 + ๐‘˜64+๐‘˜66}

=

{

000000}

[2.2.5b]

Rotazione intorno al nodo n.1: {๐ท} = {0 0 0 1 1 1}๐‘‡

[ ๐‘˜2

2+ ๐‘˜3 โˆ’

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜3 0 โˆ’

๐‘˜2

2

๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2

โˆ’๐‘˜3 0 ๐‘˜3 0 0 00 0 0 ๐‘˜1 0 โˆ’๐‘˜1

โˆ’๐‘˜2

2

๐‘˜2

20 0

๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

2๐‘˜2

2โˆ’๐‘˜2

20 โˆ’๐‘˜1 โˆ’

๐‘˜2

2๐‘˜1 +

๐‘˜2

2 ]

โˆ™

{

000111}

=

{

๐‘˜14 + ๐‘˜15+๐‘˜16๐‘˜24 + ๐‘˜25+๐‘˜26๐‘˜34 + ๐‘˜35+๐‘˜36๐‘˜44 + ๐‘˜45+๐‘˜46๐‘˜54 + ๐‘˜55+๐‘˜56๐‘˜64 + ๐‘˜65+๐‘˜66}

=

{

000000}

[2.2.5c]

Come suggerito da questi esempi, sono possibili una infinitร  di spostamenti rigidi, ma per una struttura

piana solo tre sono indipendenti. Per impedire gli spostamenti rigidi di una struttura piana รจ necessario

imporre almeno tre spostamenti nodali. Nella Fig. 2.2.1 le condizioni imposte alle forze ed agli spostamenti

sono i seguenti:

a) cerniera a terra nel nodo n.2 ๐‘ข2 = ๐‘ฃ2 = 0

b) carrello a terra nel nodo n.3 ๐‘ข3 = 0

c) Forza verticale nel nodo n.1 ๐‘‰1 = โˆ’๐น [2.2.7]

d) Forza orizzontale nulla nel nodo n.1 ๐ป1 = 0

e) Forza verticale nulla nel nodo n.3 ๐‘‰3 = 0

Le restanti tre forze e i restanti tre spostamenti sono ancora incogniti.

Per calcolarli si puรฒ procedere nel modo seguente. Lโ€™indice ๐‘› indicherร  le quantitร  note presenti

nellโ€™eq.2.2.7, e lโ€™indice ๐‘– indicherร  le restanti quantitร  incognite. Lโ€™eq. 2.2.5 puรฒ essere modificata nel modo

seguente, disponendo in modo adeguato coefficienti ed incognite:

[๐พ11โˆ— ๐พ12

โˆ—

๐พ21โˆ— ๐พ22

โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘–๐ท๐‘›} = {

๐น๐‘›๐น๐‘–} [2.2.8]

Di conseguenza:

[๐พ11โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘–} + [๐พ12

โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘›} = {๐น๐‘›} [2.2.9]

[๐พ21โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘–} + [๐พ22

โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘›} = {๐น๐‘–}

La prima delle due equazioni consente di calcolare gli spostamenti incogniti:

2 1

F

y,v

x, u

3

3

1 2

45ยฐ

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๐ท๐‘– = [๐พ11โˆ— ]โˆ’1 โˆ™ ({๐น๐‘›} โˆ’ [๐พ12

โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘›}) [2.2.10]

Noti gli spostamenti, con la seconda delle eq.2.2.9 รจ possibile calcolare le reazioni incognite. Nellโ€™esempio

che abbiamo esaminato, gli spostamenti imposti, e quindi noti, sono nulli:

{๐ท๐‘›} = {๐‘ข2 ๐‘ฃ2 ๐‘ข3}๐‘‡ = {0 0 0}๐‘‡.

In generale, non รจ detto che gli spostamenti imposti siano nulli.

Vediamo come procedere per partizionare il sistema. Iniziamo indicando i vettori delle forze e degli

spostamenti, noti ed incogniti.

{๐น๐‘›} = {๐‘ˆ1 ๐‘‰1 ๐‘‰3}๐‘‡ = {0 โˆ’๐น 0}๐‘‡

{๐น๐‘–} = {๐‘ˆ2 ๐‘‰2 ๐‘ˆ3}๐‘‡

{๐ท๐‘–} = {๐‘ข1 ๐‘ฃ1 ๐‘ฃ3}๐‘‡

Per partizionare la matrice, prima scambiamo lโ€™ordine delle righe, cioรจ lโ€™ordine delle equazioni, che non

comporta la modifica del vettore degli spostamenti, ma quello delle forze.

[ ๐พ11 ๐พ12๐พ21 ๐พ22

๐พ13 ๐พ14๐พ23 ๐พ24

๐พ15 ๐พ16๐พ25 ๐พ26

๐พ61 ๐พ62๐พ31 ๐พ32

๐พ63 ๐พ64๐พ33 ๐พ34

๐พ65 ๐พ66๐พ35 ๐พ36

๐พ41 ๐พ42๐พ51 ๐พ52

๐พ43 ๐พ44๐พ53 ๐พ54

๐พ45 ๐พ46๐พ55 ๐พ56]

โˆ™

{

๐‘ข1๐‘ฃ1๐‘ข2๐‘ฃ2๐‘ข3๐‘ฃ3}

=

{

๐‘ˆ1๐‘‰1๐‘‰3๐‘ˆ2๐‘‰2๐‘ˆ3}

= {๐น๐‘›๐น๐‘–}

A questo punto modifichiamo lโ€™ordine delle colonne, che non comporta la modifica del vettore delle forze,

ma quello degli spostamenti.

[ ๐พ11 ๐พ12๐พ21 ๐พ22

๐พ16 ๐พ13๐พ26 ๐พ23

๐พ14 ๐พ15๐พ24 ๐พ25

๐พ61 ๐พ62๐พ31 ๐พ32

๐พ66 ๐พ63๐พ36 ๐พ33

๐พ64 ๐พ65๐พ34 ๐พ35

๐พ41 ๐พ42๐พ51 ๐พ52

๐พ46 ๐พ43๐พ56 ๐พ53

๐พ44 ๐พ45๐พ54 ๐พ55]

โˆ™

{

๐‘ข1๐‘ฃ1๐‘ฃ3๐‘ข2๐‘ฃ2๐‘ข3}

= {๐น๐‘›๐น๐‘–}

da cui otteniamo la partizione della matrice globale:

[๐พ11โˆ— ] = [

๐พ11 ๐พ12 ๐พ16๐พ21 ๐พ22 ๐พ26๐พ61 ๐พ62 ๐พ66

] [๐พ12โˆ— ] = [

๐พ13 ๐พ14 ๐พ15๐พ23 ๐พ24 ๐พ25๐พ63 ๐พ64 ๐พ65

]

[๐พ21โˆ— ] = [

๐พ31 ๐พ32 ๐พ36๐พ41 ๐พ42 ๐พ46๐พ51 ๐พ52 ๐พ56

] [๐พ22โˆ— ] = [

๐พ33 ๐พ34 ๐พ35๐พ43 ๐พ44 ๐พ45๐พ53 ๐พ54 ๐พ55

]

Per eseguire lโ€™eq.(2.2.9), prima calcoliamo il vettore {๐‘“} = {๐น๐‘›} โˆ’ [๐พ12โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘›}, quindi risolviamo il sistema:

{๐ท๐‘–} = [๐พ11โˆ— ] โˆ™ {๐‘“}

Noti gli spostamenti {๐ท๐‘–}, con la seconda delle eq.2.2.9 รจ possibile calcolare le reazioni incognite:

{๐น๐‘–} = [๐พ21โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘–} + [๐พ22

โˆ— ] โˆ™ {๐ท๐‘›}

2.3 Equazioni della rigidezza dellโ€™elemento Nel paragrafo 2.2 la matrice della struttura [๐พ] รจ stata calcolata esaminando lโ€™intera struttura. Questa

procedura ci aiuta a spiegare la natura di [๐พ], ma รจ troppo complicata nei casi pratici. Se in alternativa

iniziamo con un solo elemento di riferimento, siamo condotti ad un metodo sistematico ed automatico per la

costruzione di [๐พ] grazie allโ€™assemblaggio dei singoli elementi. La Fig. 2.3.1 mostra un singolo elemento,

disposto arbitrariamente nel piano ๐‘ฅ๐‘ฆ.

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Siano ๐ด, ๐ธ ed ๐ฟ lโ€™area trasversale costante, il modulo elastico e la lunghezza dellโ€™elemento. Il seno ed il

coseno dellโ€™angolo ๐œ— verranno indicati con i simboli ๐‘  e ๐‘ e possono essere calcolati a partire dalle

coordinate nodali:

๐‘  = ๐‘ ๐‘–๐‘›(๐œ—) =๐‘ฆ๐‘—โˆ’๐‘ฆ๐‘–

๐ฟ

๐‘ = ๐‘๐‘œ๐‘ (๐œ—) =๐‘ฅ๐‘—โˆ’๐‘ฅ๐‘–

๐ฟ [2.3.1]

๐ฟ = โˆš(๐‘ฅ๐‘— โˆ’ ๐‘ฅ๐‘–)2+ (๐‘ฆ๐‘— โˆ’ ๐‘ฆ๐‘–)

2

Fig.2.3.1

Ora, come fatto nel paragrafo 2.2, spostiamo ogni nodo di una piccola quantitร  in ogni direzione,

impedendo gli altri spostamenti. Il primo di questi casi รจ mostrato nella Fig.2.3.2. Lโ€™accorciamento ๐‘ โˆ™ ๐‘ข๐‘– produce una forza di compressione assiale pari a ๐‘ โˆ™ ๐‘ข๐‘– โˆ™ ๐ด โˆ™ ๐ธ ๐ฟโ„ . Le componenti orizzontale e verticale di

questa forza devono essere equilibrate dalle forze esterne ๐‘ˆ๐‘–, ๐‘‰๐‘–, ๐‘ˆ๐‘— e ๐‘‰๐‘—. Cosรฌ ponendo ๐‘˜ = ๐ด โˆ™ ๐ธ ๐ฟโ„ , le forze

che agiscono sullโ€™asta valgono:

๐‘˜ โˆ™ {

๐‘2๐‘ โˆ™ ๐‘ โˆ’๐‘2

โˆ’๐‘ โˆ™ ๐‘ 

} โˆ™ ๐‘ข๐‘– =

{

๐‘ˆ๐‘–๐‘‰๐‘–๐‘ˆ๐‘—๐‘‰๐‘—}

[2.3.2]

Fig.2.3.2

Dopo unโ€™analisi analoga relativa agli spostamenti ๐‘ฃ๐‘–, ๐‘ข๐‘— e ๐‘ฃ๐‘— i risultati possono essere raccolti in una matrice:

๐‘˜ โˆ™ [

๐‘2 ๐‘ โˆ™ ๐‘  โˆ’๐‘2 โˆ’๐‘ โˆ™ ๐‘ ๐‘ โˆ™ ๐‘  ๐‘ 2 โˆ’๐‘ โˆ™ ๐‘  โˆ’๐‘ 2

โˆ’๐‘2 โˆ’๐‘ โˆ™ ๐‘  ๐‘2 ๐‘ โˆ™ ๐‘ โˆ’๐‘ โˆ™ ๐‘  โˆ’๐‘ 2 ๐‘ โˆ™ ๐‘  ๐‘ 2

] โˆ™ {

๐‘ข๐‘–๐‘ฃ๐‘–๐‘ข๐‘—๐‘ฃ๐‘—

} =

{

๐‘ˆ๐‘–๐‘‰๐‘–๐‘ˆ๐‘—๐‘‰๐‘—}

[2.3.3]

La matrice quadrata, compreso il coefficiente ๐‘˜ , รจ la matrice di rigidezza dellโ€™elemento: possiamo

sintetizzare la precedente equazione nel modo seguente:

[๐พ๐‘’] โˆ™ {๐‘‘} = {๐‘“๐‘’} [2.3.4]

Nel paragrafo 2.5 sarร  necessario distinguere tra le forze applicate ai nodi e quelle applicate dai nodi: nellโ€™eq.

2.3.4 {๐‘“๐‘’} indica le forze applicate dai nodi sullโ€™elemento.

function ke = K_Rod2D (E, A, L, c, s)

%K_Rod2D Calcola la matrice di rigidezza elementare 4 x 4

% di unโ€™asta 2D tipo tirante/puntone

% E: Modulo di Elasticitร 

% A: Sezione trasversale

% L: Lunghezza

% c, s: Coseni direttori

K = E*A/L;

c2 = c*c;

cs = c*s;

s2 = s*s;

ke = K*[c2 cs โ€“c2 โ€“cs;

cs s2 โ€“cs โ€“s2;

-c2 โ€“cs c2 cs;

-cs โ€“s2 cs s2];

end

Fig. 2.3.3 โ€“ Codice MATLAB per il calcolo della matrice di rigidezza elementare di un elemento tirante/puntone nel piano.

i

j y,v

x, u

ยฐ

L

i

j y,v

x, u ui

(๐‘˜๐‘2) โˆ™ ๐‘ข1

(๐‘˜๐‘๐‘ ) โˆ™ ๐‘ข1 (๐‘˜๐‘๐‘ ) โˆ™ ๐‘ข1

(๐‘˜๐‘2) โˆ™ ๐‘ข1