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primo cap. di Intorno a Pollini

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Capitolo I

Capitolo IPrizewinning Pianist (1)

Leggete qui.

Zia Lily ha appena smesso di sventolare il periodico come se frasi, parole e sillabe fossero semi anemofili, pllini da lanciare in volo.

Leggete.

Brus ci prova per primo ma linglese di seconda media non aiuta, Lily interviene:

Praizunnin, vuol dire uno che vince, che ha vinto, un pianista che vince i premi... e qui vedi c scritto itliaen, italiano.

Nonno K. chino su unortensia, pardn, nonno, Hydrangea ortensis. Entra in scena la piccoletta, da quando va allasilo il nonno la allena a riconoscere i nomi italiani su riviste e giornali stranieri. Lily le regge la copia del Time, lei cerca di compitare sfiorando le sillabe con il polpastrello dellindice:

Ma-u-ri-z-zi-o... P-P-ll... Pol-l-ln... Pol-l-ni. Arrota la erre come il nonno che saltando una generazione lha trasmessa a lei e al fratello, erre mitteleuropea, non francese, anche se la Francia a due passi. La piccola fa un gran respiro, si guarda intorno, riprende la sua fatica:

Ma-u-ri-zio Pl-l-ni. Finalmente sorride e torna a giocare. Berta rinuncerebbe volentieri, potrebbe ritrarsi ma la lattuga fresca vale qualche sacrificio. Cos torce i duecento anni di rughe nel collo e affronta la sorte. Arrotando lunica erre, Brus ripete per intero il nome del pianista italiano che vince. Sguardi di domanda sospesi in fermo immagine. Brus si distrae, mamma fa la faccia di chi non sa, io so ma non parlo.

Era marzo, lavevano detto alla radio una domenica mattina, me lo ricordavo bene perch il giorno dopo ce lo disse anche la maestra di pianoforte, lo disse a lei e a me. Lei era la ragazzina dai capelli rossi. S, proprio come quella di Charlie Brown, capelli rossi e lentiggini, irraggiungibile. Come al solito aspettavo, come al solito ero arrivato in anticipo per guardarla mentre finiva la sua lezione. Arrivavo in bici, una Legnano verdeoliva troppo alta col manubrietto e il cambio Campagnolo. Intorno alla canna una borsa a cartella con dentro il Pozzoli, Studi di media difficolt, le Sonatine di Clementi, Per Elisa e naturalmente Il mio primo Chopin. Solito anticipo e solita ansia di fare ascoltare alla maestra ma soprattutto alla ragazzina la musica di un Carosello o lultima canzone imparata a orecchio. Lei, la maestra, diffidava gli altri allievi, non fate come lui, non si suona a orecchio, senza nascondere un pizzico di orgoglio e una piccola preferenza, per lui diverso. Era sempre un po stupita, in Conservatorio mai neanche una semibiscroma senza la musica davanti. Sempre rispettosa dei piccoli o grandi talenti di ognuno senza mai volersene appropriare, cercava solo di portarli alla luce. E sapeva che la musica classica non era per me. Quel giorno di marzo la maestra ci aveva parlato di lui.

italiano, capite? Un pianista italiano! A Varsavia, vi rendete conto? L non aveva mai vinto un italiano e neanche nessuno della nostra Europa. In fretta e appena marcati quel nostra e quel l, siamo in piena guerra fredda, Varsavia l, al di l, oltrecortina, nellaltra Europa, nellaltro mondo. Cara, zia Lily, sospesa tra eccitazione e fede socialista presa dal padre, tra nostalgia di patria e gratitudine per il paese che laccoglie.

Naturalmente tutti sapevamo, ne avevano scritto i giornali italiani e stranieri a partire da domenica 13 marzo, qualcuno in prima, altri nelle pagine interne, oltre alla radio ne aveva parlato la televisione per i pochi che lavevano in casa e i tanti che andavano a vederla al bar o una volta a settimana al cinema. Di fronte allentusiasmo della zia nessuno fiat. Brus non si lasci scappare neanche un mumble, anche se tutta la faccenda era da doppio mumble. Pi tardi ci saremmo chiesti come potesse avere pensato che noi qui, pure ai margini dellimpero, non ne sapessimo niente, nessuno per os chiederlo a lei, almeno per molti anni. Nei giorni seguenti Lily si comport in modo del tutto normale e questo bast a rassicurarci. Al momento fu K. a sciogliere limbarazzo regalandoci la vera sorpresa.

Il nonno posa le cesoie, si toglie guanti, visiera e grembiale e va verso la portafinestra. Lo seguiamo dentro, zia Lily stringe a s la faccia di Cousteau in copertina. La stanza in penombra, il proiettore al centro, noi zitti. Nonno K. apre una scatola piatta. Chiudo gli occhi, indoviner ascoltando: tira fuori la filmina, la infila nel perno, svolge un pezzo di pellicola, lo passa davanti alla lampada e sulla testina del suono, fissa un capo alla bobina vuota, avvolge per un paio di giri, accende. Ronzio. Apro gli occhi, luci bianche e ombre nere sullo schermo.

Mentre la voce pronuncia parole incomprensibili un giovane magro vestito di scuro con camicia bianca e cravatta esce dallo sfondo e ci viene incontro. Dopo pochi passi si ferma, piega la testa a sinistra in basso verso la tastiera di un pianoforte a coda e si siede. Lo sgabello gi regolato, il busto oscilla un paio di volte in avanti, le mani si posano sulle ginocchia, aggiustano il tessuto, si fermano. Qualche secondo di concentrazione.

Il giovane ha la fronte alta e il naso arcuato. Solleva appena braccia e mani, le porta sui tasti, il busto un po allindietro, alza lento i polsi, inizia a suonare. La voce si interrompe solo dopo un primo velocissimo arpeggio che si perde. Poi il fiume, le rapide, la cascata, lincanto. Che aumenta via via sui primi piani delle mani. Dita lunghe e sottili affondano, afferrano, artigliano, accarezzano, riafferrano.

Zoom in apertura, il busto oscilla lento, capo allindietro, occhi socchiusi, volto ispirato. Ancora le mani che afferrano, artigliano, affondano, accarezzano. Luce. Ci guardiamo con Brus. Gi finito? Ancora!

Opa, che diceva quel signore? Vogliamo il nostro bis. Nonno K. riavvolge.

Sei pronto, Dimitri? Buio. Voce dello zio in oversound.

Tra un momento riascolteremo i due Preludi... nellesecuzione di Maurizio Pollini, un italiano di diciotto anni eccezionalmente dotato che ha meravigliato tutti per... la sua maturit artistica, la... modernit del suo pensiero musicale e... uninterpretazione straordinariamente precisa.

Zio Mitsos, mezzo greco e mezzo americano, parla nove lingue tra cui il polacco. E ha il passo leggero, solo il nonno si accorto che entrato, poco prima era in strada appena fuori dal cancello piccolo, tre o quattro ragazzetti lo riempivano di domande: quanto fa allora, ha la radio, che cos quel coso. Uno pi pratico e grandicello interrogava su consumi, cambio automatico, costo e quanti cavalli, che cilindrata, quanti cilindri: sei, otto, dodici? tiene bene la strada? e se chelu cosu u lera... possibile che fosse davvero un mangiadischi?

Di nuovo luce in sala.

Grazie, Dimitri.

Grazie, zio Mitsos.

Nonno K. ha pronta unaltra bobina, guarda Dimitri.

Non subito.

Dimitri annuisce.

Quando vuoi.

Dieci minuti basteranno. Fu lui, Mitsos, il primo a dirgli silent migraine aura, aura emicranica senza cefalea o silente. Avevano confrontato i sintomi, K. si era convinto. La sua passione classificatoria escludeva la medicina, nominano perch non sanno, ma Dimitri oltre che greco era un capitano di lungo corso, nominati da Dimitri, gli spettri di fortificazione, gli scotomi scintillanti, i deficit campimetrici e soprattutto le greche (i lampi luminosi) lo portavano altrove, al largo di Capo Sounion o addirittura dentro la mente e lo sguardo di Odisseo. Non senza qualche vertigine. Se poi un giorno avesse deciso di curarsi non si sarebbe affidato a uno specialista ma al sonno riparatore in un tempio di Asklpis.

Torniamo in giardino. Brus cammina piano come in trance, io mimo scale e arpeggi per aria. Teste piene di note, occhi pieni di sole. Mamma e zia Lily si stringono al padre. I pesci rossi scambiano lampi di luce con le carpe. Appena un alito di brezza dal mare. quasi mezzogiorno del 26 luglio 1960.PAGE 2