Cap II (parte I) – La luna di miele - didadada.it · grafemi di movimento, ossia dei segni che...
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1 Maus di Art Spiegelman – guida alla lettura
Cap II (parte I)
1. Pagg. 25-36
Per tutta la durata del flash back (pagg 25
passato (vignetta con il bordo) già
dialogo tra Vladek e Arty (presente) è reso tramite vignette con il bordo.
2. Pag. 26, vignetta 3 - I maiali
Compaiono i maiali (polacchi non ebrei).
3. Pag. 28, vignette 7-8 - Linee cinetiche
Uso sobrio, discreto delle linee cinetiche
indicano movimento, per rendere “visibile” il movimento del
braccio di Vladek. Al solito ben diversa è la situazione nei fumetti
Disney o in quelli dei supereroi (guarda
fianco), dove le linee cinetiche dilagano sulla pagina
diventandone uno degli elementi p
Ricorda:
le linee cinetiche sono solo uno dei
movimento, caratteristici del linguaggio del fumetto
di polvere (passi, rimbalzi, urti) e i
guida alla lettura
Cap II (parte I) – La luna di miele
Per tutta la durata del flash back (pagg 25 -36) vale l’alternanza presente (vignetta senza bordo)
passato (vignetta con il bordo) già osservata nel cap. precedente. Fa eccezione
dialogo tra Vladek e Arty (presente) è reso tramite vignette con il bordo.
ompaiono i maiali (polacchi non ebrei).
inee cinetiche
linee cinetiche, ossia delle linee che
per rendere “visibile” il movimento del
. Al solito ben diversa è la situazione nei fumetti
o in quelli dei supereroi (guarda ad es. la vignetta a
, dove le linee cinetiche dilagano sulla pagina
diventandone uno degli elementi predominanti.
le linee cinetiche sono solo uno dei grafemi di movimento, ossia dei segni che indicano il
caratteristici del linguaggio del fumetto. Altri grafemi, molto diffusi
e i grafemi a stella (impatto violento).
36) vale l’alternanza presente (vignetta senza bordo)
Fa eccezione pag. 28, dove il
, ossia dei segni che indicano il
, molto diffusi, sono le nuvolette
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4. Pag. 30, vignetta 3.
Vladek e Anja sono in viaggio per recarsi presso una clinica
cecoslovacca. Il treno per un tratto attraversa il territorio
tedesco. Improvvisamente dal finestrino si scorge una
bandiera con la svastica, simbolo del nazismo, che sventola
sinistramente al di sopra di un tetto e sembra annunciare la
terribile minaccia che sta per abbattersi sugli ebrei. È già,
come si dice nella didascalia della vignetta, l’inizio del 1938.
Dopo alcuni mesi, nel
settembre del 1939, la
Polonia sarebbe stata
invasa dai nazisti (da ovest)
e dai Russi (est), come
ricorderà lo stesso Vladek
nella vignetta 1 di pag. 37, e sarebbero iniziati la persecuzione e
lo sterminio degli ebrei polacchi ad opera dei nazisti.
5. Pag. 31, vignetta 1 – Pogrom
Pogrom è un termine di derivazione russa che significa letteralmente «devastazione», con cui
vengono indicate le sommosse popolari antisemite, ossia contro gli ebrei, e i conseguenti massacri
e saccheggi, avvenuti nel corso della storia russa. In particolare, il periodo caldo dei pogrom è il
quarantennio compreso tra il 1881 e il 1921. Molti pogrom avvenivano con il consenso – se non
con l'appoggio – delle autorità.
6. Pag. 31, vignetta 5 – “Città senza ebrei”
L’espressione “senza ebrei” traduce l’espressione tedesca Judenfrei (libero da ebrei) e sintetizza
uno dei principali obiettivi di Hitler e del
nazismo: cancellare con tutti i sistemi la
presenza ebraica dall’Europa. I nazisti e
più in generale il popolo tedesco fecero
largo uso di questa espressione che fu
scritta su striscioni, su locandine, su
giornali, su targhe di bronzo, per indicare
case, locali pubblici, intere città da cui gli
ebrei erano stati cacciati o in cui gli ebrei
erano stati sterminati. A fianco, una foto
del 1939 scattata a Bdgoszcz, in Polonia, che mostra l’ingresso di una sinagoga sul quale
campeggia uno striscione con la scritta Diese Stadt ist Judenfrei, ossia Questa città è libera da
ebrei.
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A destra l’insegna di un hotel di Francoforte, realizzata
nel 1939, che si dichiara orgogliosamente Judenfrei da
40 anni, evidentemente perché non aveva mai
consentito l’ingresso agli ebrei.
Pag. 35, vignetta 5.
Anja dice che quando si tratta di essere violenti contro gli ebrei i polacchi non hanno bisogno di
essere incitati.
In Polonia, ed è a questo che Anja si riferisce, era in effetti vivo e radicato un antisemitismo molto
violento che nel corso dell’Ottocento era sfociato varie volte in un pogrom. In Polonia i pogrom si
sono verificati anche nel corso del ’900, addirittura anche dopo la conclusione della II guerra
mondiale. Nel 1941 fu massacrata la comunità ebraica di Jedwabne (Il pogrom fu opera di cittadini
polacchi e non dei nazisti). Un altro pogrom si verificò nel 1946, a guerra finita, a Kielce. Qui
gruppi di violenti accecati dall’antisemitismo attaccarono gli ebrei dopo che false voci erano state
alimentate sul rapimento di un bambino cristiano allo scopo di compiere un rito sacrificale. I
rivoltosi uccisero almeno 42 persone e ne ferirono approssimativamente altre 50.