Canaletto e il vedutismo

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CANALETTO E IL VEDUTISMO Gabriele Conni- Edoardo Malerba A.S. 2009 - 2010

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CANALETTO E IL VEDUTISMO

Gabriele Conni-Edoardo Malerba

A.S. 2009 - 2010

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PREFAZIONE“IL PAESAGGIO:

SFONDO O PROTAGONISTA, DAL MEDIOEVO

AL 1700”

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Il tema del paesaggio, ha conosciuto fortune alterne: prima considerato genere minore, poi elemento indispensabile per la narrazione di gesta e passioni, ed ancora genere autonomo e sperimentale, è divenuto oggi un affascinante mezzo di interpretazione della poetica degli stati d'animo.

Già nell'Enciclopedia di Diderot e D'Alembert era definito come genere "des plus riches, des plus agréables et des plus feconds de la peinture"

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Forte diffidenza nella natura -> in campo figurativo sostituzione della realtà con simboli -> paesaggio cosiddetto "simbolico".

Elementi naturali = simboli della creazione ed emanazioni del divino, la loro bellezza era percepita come manifestazione del divino stesso.

Nella filosofia cristiana dell’epoca la diffidenza nei confronti della natura si aggiungeva alla capacità della mente medievale di concepire per simboli.

 

NELL’ALTO MEDIOEVO

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Un’attenzione più puntuale e meno simbolica per il paesaggio si riscontra nelle ricerche degli artisti senesi del Trecento Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti. In particolare quest’ultimo riuscì a rappresentare il paesaggio urbano e rurale, quasi assoluta novità nel panorama artistico dell'epoca, con una cura del dettaglio, una vastità ed una credibilità mai toccate finora.

Fiorisce un nuovo sentimento della bellezza della natura, che da Avignone si diffonderà in tutta Europa dando vita sia alle nobili rappresentazioni di scene cavalleresche di caccia, agli orti paradisiaci del gotico estremo, sia ai capolavori dei miniatori fiamminghi che individuano, nel volgere delle stagioni e nel perpetuo mutare del paesaggio, l'alternarsi delle fatiche umane.

NEL 1300

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«Allegoria del Buono e del Cattivo Governo», Ambrogio Lorenzetti, affresco, 1337-1339, Sala dei Nove, Palazzo Pubblico di Siena

Lo sfondo paesaggistico in questo caso è una “cartografia sintetica”, una veduta della città di Siena che, pur colta in maniera generale, applica i primi studi sulla prospettiva; acquista realismo, ma il paesaggio è ancora simbolico -> serenità del Buon Governo in città.

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Come già detto il paesaggio non era fine a se stesso (volontà di portare una testimonianza di un paesaggio) ma fa parte di un preciso messaggio politico: la campagna qui illustra allegoricamente il concetto di effetto di un regime politico, non "un" paesaggio.

Effetti del Buon Governo in campagna, 1337-1340, 14 m. circa, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena

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Dal Quattrocento in poi, l’affermazione di quella che in futuro sarà l’equivalenza del pensiero scientifico e filosofico tra reale e razionale, produsse gli studi sulla prospettiva scientifica (F. Brunelleschi, L. B. Alberti, V. Bellini, P. della Francesca), strumenti utili per vie diverse all’affermazione del realismo e del naturalismo pittorico (nell’arte fiamminga e in quella italiana).

In quest’ottica fu inteso un nuovo senso dello spazio, suggerito dalla ricerca del vero e mosso dall’esigenza che l’arte si occupasse di ‘certezze’, fissate dalla matematica, e non più da ‘opinioni’.

NEL 1400

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Basti ricordare le ambientazioni di Gentile Bellini…

Processione in piazza San Marco, tempera su tela, Gentile Bellini, 1496,

Gallerie dell'Accademia, Venezia

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Il termine "paese" riferito al soggetto di un'opera d'arte fa la sua prima comparsa intorno al 1521, quando il nobile veneziano Marcantonio Michiel registra in una raccolta padovana un "paesetto in tela con la tempesta", ovvero la Tempesta di Giorgione.

NEL 1500

Proprio nell'ambiente artistico veneziano il paesaggio aveva acquisito un'autonomia per così dire "lirica“: fu utilizzato dai pittori per ambientarvi scene idilliache pastorali, ma caricato di poesia in armonia con la coincidenza umanistica di pittura e poesia -> esistenza come esperienza completa del reale, frutto della relazione tra natura e uomo.

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Il Seicento è per eccellenza il secolo del paesaggio, poiché il genere, pienamente istituzionalizzato nella pratica artistica, assurge ad un ruolo primario ed indipendente: i trattatisti si sforzano di operare distinzioni al suo interno tra paesaggio "ideale“ e "pastorale", cui si aggiungerà la "veduta” -> rappresentazione obiettiva di una particolare località.

NEL 1600Claude Lorrain (maestro del paesaggio ideale), Imbarcazione della regina Sheba.

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L’arte olandese del Seicento si mosse verso un realismo di natura e scopo diverso da quello borghese del Cinquecento -> idea di natura non idealizzata ma comunque riconoscibile nella sua ‘naturalità’ e nelle sensazioni che riesce a trasmettere.

NEL 1600 “OLANDESE”La ‘libertà’ di pensiero Cinquecentesca

fu rapidamente repressa dalla Controriforma: a partire dal Seicento olandese si riaffermata la libertà dell’uomo di porsi domande sulla natura.

Rembrandt, Il rapimento di Europa, 1632

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Nel clima illuministico che caratterizza la cultura settecentesca, il paesaggio raggiunge un'estensione ed un'autonomia mai viste prima. Nasce così la corrente del vedutismo.

Tale è la diffusione del genere a Venezia e Roma, che il paesaggio diviene materia esclusiva della produzione di molti artisti (Francesco Guardi, Canaletto, Bernardo Bellotto), che esaltano lo splendore delle vedute raffigurando momenti di vita urbana o campestre con rigore scientifico, frutto soprattutto dei progressi degli studi nel campo dell'ottica.

Soltanto nel Settecento la «veduta», indipendentemente dalla presenza attiva dell'uomo, diventa protagonista.

NEL 1700

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Alla fine del 1600 inizia il turismo europeo; nobili e borghesi inglesi e francesi, visitano l'Italia, culla, con la Grecia, della civiltà occidentale, per completare la propria educazione, per acquistare opere d'arte, o per approfondire quanto hanno studiato sui libri;

Venezia, per l'unicità dei suoi ambienti, Firenze, per l'arte rinascimentale, Roma, per l'arte, le chiese e le memorie classiche, Napoli, la città italiana più grande a quel tempo e la Sicilia, per i templi greci e il suo clima mediterraneo, sono le mete d'obbligo del Grand Tour.

Si apre così un nuovo mercato artistico: si vuole un ricordo di ciò che si è visitato e, ogni monumento, può essere rappresentato in pittura, come veduta di luogo urbano o di paesaggio, che può essere anche di fantasia, un capriccio, magari arricchito di rovine architettoniche tipiche dell'ambiente italiano del tempo.

… INFATTI

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Arco fantastico con figure umane, 1770, Accademia Carrara, Bergamo.

Piazza San Marco verso est dall'angolo di nord-ovest, 1760 circa, National Gallery, Londra

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IL PAESAGGIO COME

PROTAGONISTA

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Il Vedutismo, genere pittorico nato nella seconda metà del Seicento in Olanda, si diffuse in Italia, dove conobbe particolare sviluppo nel XVIII secolo; esso dà vita a raffigurazioni di scorci architettonici e scene di vita di città dal glorioso passato storico come Venezia e Roma.

Infatti, Accanto alle scene di genere ambientale e al ritratto, l ‘altra tipica specializzazione settecentesca, particolarmente diffusa a Venezia, è appunto la veduta.

Non è la prima volta che la pittura italiana tratta, oltre ai temi tradizionali, quello della veduta naturale. Fin dall'epoca del tardo medioevo a tale genere appartengono i paesaggi senesi di Ambrogio Lorenzetti, dove, tuttavia, più che di panorami, si può parlare di cartografie colte sinteticamente.

EMANCIPAZIONE DEL PAESAGGIO URBANO

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L’ANTENATA DELLA FOTOCAMERA:

LA CAMERA OTTICA

L’invenzione della fotografia costituisce la realizzazione di un sogno antico, invano perseguito dagli artisti di tutti i tempi. A ben vedere, infatti, la fotografia altro non è che una forma di prospettiva automatica.

Le prime ricerche con risultati importanti su questo tipo di riproduzione incominciano nel XVIII secolo, quando il progresso scientifico consente la messa a punto delle prime camere ottiche, di cui fecero uso tutti i grandi vedutisti veneti del Settecento.

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La camera ottica consisteva in una cassettina di legno delle dimensioni di una scatola da scarpe.

Come una moderna macchina fotografica, era frontalmente dotata di un sistema mobile di lenti (obiettivo) che, una volta puntato sul soggetto, lo rifletteva su uno specchio interno inclinato di 45° che a sua volta riproiettava il soggetto capovolto su un vetro smerigliato.

Ponendo un foglio di carta lucida sul vetro e coprendosi con un panno nero era possibile ricalcare l’immagine prospettica del soggetto prescelto, ricavandone una rappresentazione di certo più perfetta di qualsiasi altra realizzabile anche dall’artista più esperto.

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Il principale limite della camera ottica, comunque, stava ancora nel fatto che richiedeva sempre l’intervento manuale, per ricalcare la sagoma proiettata sul foglio di carta. All’inizio del 1800 il

progresso della chimica permette lo sviluppo di nuovi materiali sensibili alla luce che, se esposti e trattati in modo opportuno, erano in grado di registrare qualsiasi variazione di luminosità.

E poiché ogni immagine proiettata altro non è che un fascio luminoso, sostituendo al vetro una lastra spalmata di sostanze sensibili alla luce, si otteneva che la luce stessa si imprimesse sulla lastra lasciando permanentemente l’impronta dell’immagine proiettata dall’obiettivo.

 

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Il razionalismo settecentesco, ristudiando da capo le leggi prospettiche, ne verifica la validità con l'uso della macchina e offre una qualche certezza sulle modalità percettive dell'occhio umano, capaci di dar vita allo spazio figurativo prospettico, pur senza escludere alcune deformazioni dovute alle aberrazioni ottiche.

Fu uno strumento necessario, nella concezione illuminista, per riscoprire l'oggettività razionale della prospettiva, dopo che il virtuosismo scenografico barocco con le sue scenografie illusionistiche aveva impedito un esame ordinato della realtà ambientale.

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GIOVANNI ANTONIO CANAL, IL

“CANALETTO”1697: nasce a Venezia. Il padre è un pittore teatrale di successo, nonché autore di un certo numero di vedutedal 1716 al 1718: affianca il padre nell’allestimento di

alcune scenografie ed è a Roma con lui. Proprio qui Canaletto decide di abbandonare l’attività teatrale per dedicarsi a quella pittorica.1722: è impiegato per conto dell’inglese Owen McSwiney nell’esecuzione di due capricci raffiguranti tombe di personaggi inglesi. Proprio grazie a questa committenza straniera e in particolare grazie a quella che seguirà nel 1730 per conto di Joseph Smith, console inglese presso Venezia, il suo successo commerciale potè sbocciare precocemente e accompagnarlo durante tutta la sua carriera

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tra il 1742 e il 1744: dipinge libere vedute di edifici veneziani per Smith.

1746: si trasferisce a Londra a causa del diradarsi della committenza sul continente per la guerra di successione austriaca. Qui entra alle dipendenze del duca di Nothumberland.

Nel 1750 e nel 1753 interrompe il suo soggiorno londinese per tornare a Venezia, soggiorno che tuttavia si protrarrà fino al 1755, quando abbandona la capitale inglese.

1763: viene accolto fra i membri dell’Accademia avendo tuttavia ricevuto precedenti rifiuti tramite un saggio di ammissione che non è una veduta, bensì un capriccio.

1768: muore senza lasciare testamento.

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Nella prima fase della sua vita, quella “teatrale”, realizza serie di capricci, spesso utilizzate come bozze di scenografie teatrali, in un'attività che lo vede affiancato al padre Bernardo.

Arco di Costantino, penna e inchiostro bruno con acquerello grigio. Londra,

British Museum

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Veduta ideata con piramide, firmato e datato in basso, a sinistra: «IO

ANTONIO CANAL / 1723». Collezione privata

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piazza San Marco, simbolo del potere ma anche luogo di mercato

e di incontri;

Nella seconda fase della sua vita, Canaletto, anche grazie alla committenza di Smith, “abbandona” i capricci e si approccia, tramite l’impiego della camera ottica, al tema scientifico del paesaggio reale, con una“veduta” reale e pura, dipingendo :

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Canal Grande, ripreso da punti di vista opposti e rappresentato nella sua

dimensione di arteria pulsante di vita e di traffici

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LA FABBRICA DEGLI SCALPELLINI (olio su tela, Londra, National Gallery)

AMBIGUITA’ SULLA DATAZIONECOMPLESSIVA PROSPETTIVA CENTRALE, CON PARZIALE APPLICAZIONE DI PROSPETTIVA LATERALE

PREVALENZA DI TONALITA’ CALDE (MOMENTO E CONDIZIONE ATMOSFERICA)

ATTENZIONE PER LA RESA ATMOSFERICAPRECISIONE IN SCELTE LUMINISTICHE IN RAPPORTO AL MOMENTO DELLA GIORNATA

CRITERI DI SCIENTIFICA OGGETTIVITA’ NELL’INDAGINE DEL REALE

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Veduta del Tamigi e della City da un arco di Westminster Bridge, 1746-47;

olio su tela, 57 x 95 cm; Collezione privata

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FRANCESCO GUARDI

Ritratto di Francesco Guardi, Pietro Longhi, 1764, olio su tela, Ca' Rezzonico, Venezia.

1712: nasce a Venezia, da famiglia di origine trentina, precedentemente trasferitasi a Vienna. Tra numerosi fratelli lui e il maggiore Antonio, dopo la morte del padre, lavorarono in sodalizio nella bottega da lui lasciata. Proprio al fratello il Guardi deve la sua formazione.1760: eredita la bottega in quanto muore il fratello1764: è chiamato all’Accademia, per esprimere un giudizio su opere del Canaletto, il quale ha avuto su di lui una grande influenza indiretta.1768: muore il Canaletto lui rimane il maggiore vedutista in città ed è l’unico tra i Grandi Vedutisti a non spostarsi mai dal Veneto, dove la committenza si esprime tramite la committenza di Stato e Chiesa.

Un riconoscimento più ampio a livello europeo si avrà solo a inizio ‘800.In questi anni la sua carriera pittorica procede con discrezione, si notano solo poche date significative, la prima nel 1782 quando dipinge i festeggiamenti per l’arrivo in città dei futuri zar di Russia e nel 1784 è accolto tra i membri dell’Accademia.1793: muore a Venezia

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Molte sue opere si riferiscono ad avvenimenti solenni legati alla città di Venezia (per es. il dipinto a ricordo della visita di Papa Pio VI a Venezia, avvenuta nel 1782) oppure le le feste descritte con un tono favoloso.

Concerto di dame presso la Casa dei filarmonici, 1782

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Da Francesco Guardi  Venezia rappresentata comunque in tutti suoi aspetti, non solo in quelli che potevano considerarsi celebrativi di una storia e di una gloria.  Egli ama riprodurre soprattutto ciò che è in movimento, la particolarità dell'attimo di vita che viene fermato sulla tela: le persone spesso appaiono  trasportate dall'istinto e si riversano  lungo i canali, nelle calli, nei campi e sulle piazze inondati della fluttuante atmosfera che li avvolge

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L’IMPRESSIONISMO DI GUARDI

Nella sua vecchiaia sapiente Guardi colse una Venezia appartata e solitaria, dove mare e cielo tendono a unirsi come condizione spirituale: liberatosi dai fenomeni per cogliere soltanto l'essenza, la sua relazione con la città diviene più intellettiva che sensibile. Interpreta la luce di Venezia come luce spaziale: senza luce non esistono né forme né colori.

“Francesco Guardi ad una “pittura illusionistica”, dove la visione prospettica dei piani viene affidata al solo peso delle gamme cromatiche ed agli effetti di luminosità da queste derivati”

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Il bacino di San Marco verso l'isola di San Giorgio, olio su tela, 1785, Galleria Estense, Modena,

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Tuttavia il Guardi non può essere considerato anticipatore degli impressionisti: l'impressionismo, prima di essere un mezzo di espressione, è un modo di vedere e di percepire; e il modo di vedere di Francesco si qualifica come naturale, non scientifico: l'oggetto non è reso obiettivamente, ma filtrato dallo spirito che misteriosamente indaga sulla linea dell'orizzonte, quasi come in una impercettibile fusione tra visione dell'occhio e visione sognante della fantasia, in un ritmo contemplativo assai vicino al sentire musicale manifesto nei concerti del contemporaneo Vivaldi

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CANALETTO VS GUARDI

Dal confronto emerge una pittura impalpabile, aerea, fatta di luce avvolgente, sorretta da una tavolozza di inafferrabile e preziosa gamma cromatica. Il paesaggio, è pretesto per la ricerca pura di ritmi luminosi, di trasparenze, di pulviscoli argentei cilestrini...

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BERNARDO BELLOTTO

1738: si iscrive alla corporazione degli artisti di Venezia. Per un certo periodo della sua vita giovanile frequenta molto lo zio e si sposta con lui nelle principali città d’arte italiane soprattutto Firenze, Roma e Torino, senza tralasciare i moltissimi centri dell’arte nel Veneto. Sempre con il Canaletto viaggia anche all’estero, tanto che in Germania gli viene addossato lo stesso appellativo dello zio: “Bellotto detto il Canaletto”.

1721: nasce a VeneziaE’, oltre che pittore, un abilissimo incisore. Il fatto di essere il nipote del Canaletto (figlio della sorella), contribuisce alla sua formazione e tendenza artistica. Già nei primi anni della sua giovinezza Bernardo realizza opere a linguaggio vedutista di grande effetto.

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Sebbene la parentela col Canaletto lo abbia molto aiutato nella sua carriera artistica, molte furono le sue qualità e predisposizioni intrinseche verso la pittura. 1747: si trasferisce a Dresda su invito dell’Elettore di Sassonia per conto di Augusto III. È da qui che per Bellotto incominciano i successi a livello europeo, tanto che l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, nel 1758,  lo vuole come suo pittore personale. 1761: si reca a Monaco di Baviera dove resterà per cinque anni, poi ritornerà a Dresda per un breve soggiorno, per poi stabilirsi definitivamente a Varsavia.1780: muore a Varsavia

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IL RIO DEI MENDICANTI E LA SCUOLA DI SAN MARCO (olio

su tela, 1740)

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Vista di Varsavia dal terrazzo del castello reale, 1773, olio su tela, Museo Nazionale di Varsavia

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Piazza della Signoria a Firenze,1742, olio su

tela, Museo di Belle Arti, Budapest.

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Enciclopedia libera online wikipedia

Arte nel tempo, De Vecchi Cerchiari, volume II tomo II

ArtBook I vedutisti, Leonardo arte

Canaletto e il vedutismowww.frammentiarte.com

FONTI