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N e hanno fatta di strada i fra- telli Buglione di Saviano. Da piccoli raccomandati di provincia a massimi esperti di sicurezza, micro e macro- criminalità. Con la loro re- te di agenzie di polizia, pro- teggono un terzo di Napoli. Sono tanto stimati che, grazie a una gara d’appalto del 2005, i loro vigilantes sono diventati la guardia privata della Regione Campa- nia. Così ha deliberato una commissione della giunta di Antonio Bassolino quan- do ha dovuto stabilire chi doveva presi- diare gli uffici e le sedi del Con- siglio regionale. L’annuncio sul “Bollettino ufficiale” era tanto stringato che solo gli addetti ai lavori se ne sono accorti. Cin- que righe per un contratto da 4 milioni e mezzo di euro. Difendere la Regione a Napoli è come di- fendere il governatore e i suoi amministra- tori dalla camorra. Un biglietto da visita di cui vantarsi. I fratelli Buglione conoscono di persona cosa sono la mafia e l’antima- fia. Arrestati e processati con l’accusa di associazione mafiosa, quattro anni fa so- no stati assolti. “Per non aver commesso il fatto”, ha stabilito il Tribunale di Nola nel- la sentenza poi confermata in appello. Ma Francesco Soviero, il giudice estensore, nella motivazione usa parole con cui sol- tanto a Napoli si può fare carriera: «Nel corso del lungo e articolato processo è emerso con certezza che le condotte tenu- te dagli odierni imputati sono sicuramen- te censurabili sotto il profilo etico. Inve- ro», aggiunge il Tribunale, «le irregolarità amministrative emerse nel corso del- l’istruttoria dibattimentale, i rapporti con noti esponenti della criminalità organizza- ta, la gestione privata e clientelare della co- sa pubblica realizzata per il tramite di un diffuso ricorso alla raccomandazione e ai rapporti privilegiati con esponenti politici e con uomini delle istituzioni, dimostrano che ci troviamo sicuramente di fronte a uo- mini disonesti e privi di scrupoli». Forse il governatore Bassolino non è mai stato informato. Ma è anche vero che la memoria partenopea è cortissima. Praticamente nulla. Un esempio? Giovedì 2 novembre scende a Napoli il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e rassi- cura la città dopo gli ultimi omici- di. Venerdì 3 novembre arriva il mi- nistro dell’Interno, Giuliano Ama- to, che raschia l’impossibile dal bi- lancio della polizia e, seduto accan- to a Bassolino, annuncia il Patto per la legalità. Lunedì 6 novembre il Consiglio comunale dovrebbe de- cidere ulteriori misure. Un proble- ma tra i tanti da discutere? La scuo- la. A Milano l’88 per cento delle scuole primarie lavora a tempo pie- no. A Napoli e in provincia soltan- to l’1 per cento: in tutte le altre, i bambini restano a spasso. Ma lune- dì sera allo stadio c’è Napoli-Juve. Non si presentano 19 consiglieri della maggioranza e, tranne due, tutta l’opposizione di centrodestra. Manca il numero legale, la seduta non comincia nemmeno. Ha un bell’impegno il sindaco Rosa Rus- so Iervolino nel sostenere che la cit- tà non è come appare. Lo Stato si mobilita. Napoli se ne fotte. Le forze dell’ordine chiudo- no i commissariati in città. E gli isti- tuti di vigilanza cresciuti intorno ad Antonio Buglione, 50 anni, e al fratello Carlo, 42, prendono il lo- ro posto. Oltre alla Regione, vigi- lano ormai sulle Asl, la Ferrovia Circum- vesuviana, lo smaltimento dei rifiuti, le banche, i caveau, i furgoni blindati. L’80 per cento del movimento di soldi in Cam- pania dipende da loro. E un terzo del mer- cato napoletano della sicurezza è sempre loro: pattuglie stradali, industrie, negozi, portinerie. Basta dividere 200 milioni per tre, il giro d’affari complessivo, e si capisce quanto è forte la holding. Già è arriva- 49 CAMPANIA / EMERGENZA CRIMINALITÀ ATTUALITÀ Dalla Regione alle banche. Un terzo della sicurezza affidata a un clan. Dal passato ingombrante e già processato per mafia di Fabrizio Gatti Camorra Security Vigilantes in una strada del centro di Napoli. A sinistra: due pregiudicati uccisi a Torre del Greco Il Tribunale: “Uomini disonesti e privi di scrupoli”. Da loro dipende l’80 per cento del movimento di soldi Foto: Riccardo Siano (2)

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Ne hanno fatta di strada i fra-telli Buglione di Saviano.Da piccoli raccomandati diprovincia a massimi espertidi sicurezza, micro e macro-criminalità. Con la loro re-te di agenzie di polizia, pro-

teggono un terzo di Napoli. Sono tantostimati che, grazie a una gara d’appaltodel 2005, i loro vigilantes sono diventatila guardia privata della Regione Campa-nia. Così ha deliberato una commissionedella giunta di Antonio Bassolino quan-do ha dovuto stabilire chi doveva presi-diare gli uffici e le sedi del Con-siglio regionale. L’annuncio sul“Bollettino ufficiale” era tantostringato che solo gli addetti ailavori se ne sono accorti. Cin-que righe per un contratto da 4milioni e mezzo di euro.

Difendere la Regione a Napoli è come di-fendere il governatore e i suoi amministra-tori dalla camorra. Un biglietto da visita dicui vantarsi. I fratelli Buglione conosconodi persona cosa sono la mafia e l’antima-fia. Arrestati e processati con l’accusa diassociazione mafiosa, quattro anni fa so-no stati assolti. “Per non aver commesso ilfatto”, ha stabilito il Tribunale di Nola nel-la sentenza poi confermata in appello. MaFrancesco Soviero, il giudice estensore,nella motivazione usa parole con cui sol-tanto a Napoli si può fare carriera: «Nelcorso del lungo e articolato processo è

emerso con certezza che le condotte tenu-te dagli odierni imputati sono sicuramen-te censurabili sotto il profilo etico. Inve-ro», aggiunge il Tribunale, «le irregolaritàamministrative emerse nel corso del-l’istruttoria dibattimentale, i rapporti connoti esponenti della criminalità organizza-ta, la gestione privata e clientelare della co-sa pubblica realizzata per il tramite di undiffuso ricorso alla raccomandazione e airapporti privilegiati con esponenti politicie con uomini delle istituzioni, dimostranoche ci troviamo sicuramente di fronte a uo-mini disonesti e privi di scrupoli».

Forse il governatore Bassolino nonè mai stato informato. Ma è anchevero che la memoria partenopea ècortissima. Praticamente nulla. Unesempio? Giovedì 2 novembrescende a Napoli il presidente delConsiglio, Romano Prodi, e rassi-cura la città dopo gli ultimi omici-di. Venerdì 3 novembre arriva il mi-nistro dell’Interno, Giuliano Ama-to, che raschia l’impossibile dal bi-lancio della polizia e, seduto accan-to a Bassolino, annuncia il Patto perla legalità. Lunedì 6 novembre ilConsiglio comunale dovrebbe de-cidere ulteriori misure. Un proble-ma tra i tanti da discutere? La scuo-la. A Milano l’88 per cento dellescuole primarie lavora a tempo pie-no. A Napoli e in provincia soltan-to l’1 per cento: in tutte le altre, ibambini restano a spasso. Ma lune-dì sera allo stadio c’è Napoli-Juve.Non si presentano 19 consiglieridella maggioranza e, tranne due,tutta l’opposizione di centrodestra.Manca il numero legale, la sedutanon comincia nemmeno. Ha unbell’impegno il sindaco Rosa Rus-so Iervolino nel sostenere che la cit-tà non è come appare.Lo Stato si mobilita. Napoli se nefotte. Le forze dell’ordine chiudo-no i commissariati in città. E gli isti-tuti di vigilanza cresciuti intornoad Antonio Buglione, 50 anni, e alfratello Carlo, 42, prendono il lo-ro posto. Oltre alla Regione, vigi-

lano ormai sulle Asl, la Ferrovia Circum-vesuviana, lo smaltimento dei rifiuti, lebanche, i caveau, i furgoni blindati. L’80per cento del movimento di soldi in Cam-pania dipende da loro. E un terzo del mer-cato napoletano della sicurezza è sempreloro: pattuglie stradali, industrie, negozi,portinerie. Basta dividere 200 milioni pertre, il giro d’affari complessivo, e si capiscequanto è forte la holding. Già è arriva-

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CAMPANIA / EMERGENZA CRIMINALITÀATTUALITÀ

Dalla Regione alle banche. Un terzo della sicurezza affidata a un clan. Dal passato ingombrante e già processato per mafia di Fabrizio Gatti

CamorraSecurity

Vigilantes in una strada del centro di Napoli.

A sinistra: due pregiudicati uccisi a Torre del Greco

Il Tribunale:“Uomini disonestie privi di scrupoli”.Da loro dipendel’80 per cento delmovimento di soldi

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to il momento delle grandiscalate. La prima è stata unsuccesso. L’8 settembre diquest’anno un loro partner,Antonio De Felice, 40 anni,di Brescia, è diventato presi-dente di Dual Service spa. Lasocietà bresciana gestisce lasorveglianza, la scorta aiblindati e la custodia di ton-nellate di soldi per le grandibanche del Nord. Una fratutte, Banca Intesa. Un altroramo d’attività di De Felice, procuratorenella Base srl di Vicenza, altro colosso del-la sicurezza, porta alla protezione delMonte dei Paschi di Siena. Il prossimomalloppo da conquistare sarà il colossaleappalto per il contante delle Poste. E quelgiorno, i misteriosi fratelli di Saviano po-tranno dire di avere messo le mani sul de-naro di metà degli italiani o forse più.Il successo iniziale delle guardie private del-la Regione è legato a un nome che ha lascia-to tanti eredi politici a Napoli: CarmineMensorio, senatore della Dc e poi del Ccd,uscito dieci anni fa dall’inchiesta sugli in-trecci tra camorra, borghesia e alti funzio-nari dello Stato buttandosi dal traghettoche lo stava riportando ad Ancona dalla la-titanza in Grecia. Nel frattempo ad Anto-nio e Carlo Buglione si è unito il più giova-ne della famiglia, Carmine, che oggi ha 39anni. L’ultimo loro colpo poche settimanefa ha messo fuori gioco tutta la concorren-za: l’appalto per il denaro della Banca diRoma in Campania. Secondo fonti del-l’istituto, è stato conquistato grazie a un su-per ribasso, 14,50 euro l’ora contro i 19,99stabiliti come minimo dalla Prefettura. Di quei primi anni restano tanti ricordi. Inparte scritti su carta intestata della Dire-zione distrettuale antimafia. Come la fotodella cena, il 19 gennaio 1996, in un risto-rante di Nola, tra Mensorio, amministra-tori locali, consiglieri regionali e presunticamorristi per preparare la campagna elet-torale: «Sotto la vigilanza armata di dueistituti di vigilanza», spiegano in quei gior-ni i magistrati all’Ansa, «La vigilante 2 eLa vigilante 3 dei fratelli Buglione». Op-pure le agghiaccianti testimonianze deiboss pentiti Pasquale Galasso e CarmineAlfieri. «Con il titolare di quell’istituto,anzi preciso con uno dei titolari di quel-l’istituto», racconta Galasso, «Alfieri erain contatto assai stretto per il tramite diGeppino Autorino. Tali rapporti di Alfiericon quell’istituto, sono dimostrati anchedal fatto che il primo si rivolgeva al secon-do per ottenere assunzioni di persone fida-te. È il caso di un ex carabiniere, o comun-

que ex militare, di circa35-40 anni, abitante inuna casa di campagnaal centro della rete di ri-fugi di Alfieri in Piaz-zolla di Nola». E Car-mine Alfieri, parlandodi Antonio Buglione:«L’incontro che ebbicon lui avvenne duran-te la mia latitanza, pres-so la vecchia abitazionedi Autorino». Ci sonoanche i momenti dram-matici. Quando nel1993 Antonio Buglio-ne, sulla Mercedes delsenatore Mensorio,scampa a un agguato acolpi di pistola e restaferito alla testa. Ma so-no tempi passati. Lacompetizione oggi sigioca con le alleanze e iprezzi al ribasso. Perconquistare la prote-zione della Regione, lafamiglia Buglione hamesso in campo l’International securityservice. E, per gareggiare nell’appalto, si èassociata con un altro colosso locale delsettore: La vigilante, società nella qualeAntonio aveva cominciato come guardiagiurata. Anche questo istituto ha attraver-sato un brutto momento una decina di an-ni fa. Federico D’Emilio, 64 anni, figlio delfondatore e padre dell’amministratore, erastato accusato di associazione mafiosa.Ma nel 1998 è stato pienamente assolto.Unico punto di contatto con la camorra:essere compare d’anello, il testimone dinozze, del superlatitante Eduardo Conti-ni, 51 anni, potentissimo boss di Vasto,Arenaccia e Poggioreale. Un fatto, scrivo-no i giudici nell’assoluzione, che comun-que genera «un profondo sentimento di in-quietudine». Sono passati otto anni. Tan-to è bastato per dimenticare anche quel-l’inquietudine. �

Quando a Scampia si moriva unavolta al giorno, il governo di al-lora mise in campo il gruppo in-terforze. A Napoli polizia, cara-binieri, finanza, Direzione inve-

stigativa antimafia dovevano scambiarsi leinformazioni e colpire i clan con le misuredi prevenzione. Dal 2004, secondo dati del

ministero dell’Interno, la polizia ha presen-tato 127 proposte di blocco dei beni per unvalore di 400 milioni. Ma una cosa è il mi-nistero dell’Interno, un’altra è il ministerodella Giustizia. E senza giudici in aiuto, diquelle 127 richieste soltanto 22 sono stateconcesse. Nel giro di pochi mesi il Tribuna-le, con due collegi da tre giudici dedicati al-

le misure preventive, ha fatto sapere di nonpotersi più occupare soltanto di provvedi-menti patrimoniali. Così il gruppo interfor-ze si è fermato senza che nessuno ne parlas-se. In silenzio, come la guerra di Scampia eSecondigliano che intanto continua: 11omicidi dall’inizio dell’anno.A Napoli e provincia la polizia schiera4.500 persone. I carabinieri 3.400. La Fi-nanza circa 2 mila. L’impiego arriva aquattro persone in strada ogni persona inufficio per la polizia, tranne che per i ser-vizi amministrativi (60 persone), l’uffi-

50 L’espresso 16 novembre 2006 51

Welcome turisti A Napoli le chiamano già con la loro sigla:

Scit. Sono le squadre per il controllo degli

itinerari turistici, previste dal patto contro

la criminalità: 20 pattuglie di poliziotti per

turno, dalle 7 all’una di notte. Solo che

la maggior parte dei turisti stranieri parla

inglese e in inglese “shit”, grafia diversa

ma identica pronuncia, vuol dire “cacca”

e anche tutto ciò che fa schifo. Un turista

americano che ha subìto una rapina rischia

di capire che per la denuncia deve rivolgersi

alla “cacca”. Oppure, girando per il centro,

in caso di necessità, se parla solo inglese,

dovrebbe chiedere dove può trovare la

“cacca”. Forse l’equivoco nasce dalla scarsa

conoscenza dell’inglese di alcuni funzionari

del Ministero. Oppure al Viminale qualcuno

ha voluto tirare uno scherzo a Napoli.

A meno che, fra tanta immondizia

abbandonata per strada, non si voglia

spiegare il lapsus con Freud.

Gli affiliati di camorra sono 2.480. Con i familiari e l’indotto si arriva a 50 mila persone. Dai dati dellaprefettura, l’allarmante censimento della malavita

L’esercito criminale

ATTUALITÀ

I rapporti conil boss Alfieri.

Gli incontridurante la sua

latitanza. E l’agguato a

colpi di pistola

La mappa dei clan in città

Foto

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Una veduta di Napoli