Campagne Informative e di Sensibilizzazione

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Campagne Campagne Informative e di Informative e di Sensibilizzazione Sensibilizzazione Foundation for Africa a cura di Maris Davis - 1 - Campagne Informative

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Venti grandi tematiche che riguardano l'Africa, ma anche problemi che guardano al sociale, alla giustizia, all'equità, all'uguaglianza, e poi lo sfruttamento, la donna, i bambini e la visone di un mondo migliore dominato dall'Amore e dalla Speranza.(Nuova Edizione)

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CampagneCampagneInformative e diInformative e diSensibilizzazioneSensibilizzazione

Foundation for Africa

a cura di Maris Davis

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IndiceIndice

02 Le Ragazze di Benin Citywho, what, where, when, why

00 Trafficking

03 Friends of Africa

04 No alle Mutilazioni Genitali

05 Moderne Schiavitù

06 Scuole in Africa

07 No ai Bambini Soldato

08 No all'Islam integralista

09 Lotta alla Mortalità Infantile

10 Adozioni a Distanza

11 Guerre dimenticate dell'Africa

12 Delta del Niger

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13 Si allo Ius Soli

14 Acqua Bene Primario

15 No alle Spose Bambine

16 Maris Davis History

18 Africa Libera19 No al Razzismo

20 No alla Violenza sulle Donne

22 No alla Bossi-Fini

Foundation for Africa

Navigazione MultimedialeNavigazione Multimediale

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Riteniamo che sia fondamentale un'opera disensibilizzazione rispetto a problematiche chespesso vengono sottovalutate e restano in se-condo piano. Sottovalutate o addirittura ignoratedai media internazionali, dai governi occidentalie dalle istituzioni internazionali.

Un particolare grazie a tutte quelle associazionidi volontariato, anche piccole, che con tanto la-voro e con tanti sacrifici, si dedicano amorevol-mente all'Africa.

Ringraziamo tutti coloro che, sensibili ai proble-mi dell'Africa, ci aiuteranno a diffondere e a con-dividere le nostre foto su facebook e ovunquesia possibile.

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Abbiamo individuatoAbbiamo individuatoventiventi grandi tematiche grandi tematicheche riguardano l'Africa,che riguardano l'Africa,ma anche problemi chema anche problemi che

guardano al sociale, allaguardano al sociale, allagiustizia, all'equità,giustizia, all'equità,

all'uguaglianza, e poi loall'uguaglianza, e poi losfruttamento, la donna, isfruttamento, la donna, ibambini e una visione dibambini e una visione di

un mondo miglioreun mondo miglioredominato dall'dominato dall'AAmore emore e

dalla dalla SSperanza.peranza.

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02 LeRagazze di Benin City(per dire No alla Schiavitù sessuale)

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Ragazze ingannate, violentate, spessovendute dalle loro stesse famiglie incambio di pochi dollari, portate in Euro-pa dalla Mafia Nigeriana, violenta esenza scrupoli per la vita umana, schia-ve nel senso letterale del termine, co-strette a pagare anche l'aria che respi-

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rano.

Minacciate le loro stesse, minacciata laloro famiglia in Nigeria, private dei do-cumenti personali, costrette a prosti-tuirsi fino a che quel dannato debitonon viene estinto.

Ragazze che per uscire dalla povertàaccettano un viaggio senza ritorno. Lanostra è una denuncia forte contro itrafficanti di queste schiave e la mafianigeriana che costringe queste ragazze,sempre più spesso minorenni, a prosti-tuirsi in Italia e in Europa.

È anche una denuncia forte contro ilsenso comune, che continua ancora achiamare queste donne-schiave "prosti-tute".

Ogni anno, circa mille-duemila ragaz-ze partono dalla Nigeria, e in particola-

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re dalla regione di Benin City, alla voltadell’Europa, Italia e Spagna in partico-lare. Trafficanti di schiavi e di schiave,con l’aiuto di preti woodoo, convinconoqueste ragazze che nella terra promes-sa le attende un lavoro.

Il viaggio spesso è allucinante: in ca-mion attraverso il deserto libico, ingommone fino alle coste della Spagnao dell’Italia. Moltissime muoiono distenti, di sete, o affogate, prima di rag-giungere la meta. Altre ancora diventa-no "schiave sessuali" già in Africa neipaesi di transito, in particolare nel Malie in Libia.

E quelle che riescono a sbarcare inSpagna o in Italia, presto scoprono cheil lavoro promesso non c’è: dopo il se-questro dei documenti, vengono spedi-te sulla strada a prostituirsi, spesso"preventivamente" violentate dai loro

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stessi aguzzini.

Intanto, in Nigeria, qualcuno lotta perliberare le schiave del XXI secolo dailoro padroni, ma soprattutto dall'inge-nuità che le rende così vulnerabili. Untraffico alimentato anche (e soprattut-to) dai così detti clienti che vanno allaricerca di sesso a buon mercato. NoiNoidefiniamo queste persone "definiamo queste persone "stupratoristupratori" a" apagamentopagamento.

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WWho, WWhat, WWhere, WWhen, WWhy

WHO WHO ((ChiChi) ) CHI È QUELLA RAGAZZA?CHI È QUELLA RAGAZZA?Quel corpo seminudo ai bordi di unastrada buia di periferia?. Merce in venditadi una società edonista e mercantile. Chela compra e la vende, insieme a moltissi-me altre ragazzine come lei. Le chiamanoprostitute, quando va bene. Più spessogettano loro addosso i vocaboli più dispre-giativi.

La maggior parte sono ragazze giovanissi-me, quasi tutte immigrate: 15, 20 forse 30mila sono nigeriane. Vittime della povertàe dell'ingiustizia, di una vita che non è de-gna di essere vissuta, molte di queste ra-gazze si ritrovano ingannate da promessefittizie, dal miraggio di un'esistenza miglio-re, di un altrove fatto di benessere e felici-tà: finiscono col ritrovarsi schiave sessuali,in una situazione di vulnerabilità e povertàancora peggiore di quella da cui vengono,sradicate in un Paese straniero, clandesti-ne, senza identità né dignità.

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Le chiamano prostitute, ma sarebbe me-glio chiamarle prostituite. Costrette a ven-dere se stesse, corpi-merce di un trafficoche ha preso la forma intollerabile di unadelle peggiori schiavitù contemporanee.Donne vittime della tratta, donne a pezzi,che cercano di liberarsi dalle catene di unaprigionia fatta di minacce e ricatti, di ritiwoodoo e di violenze, di umiliazioni e pau-ra.

Molte sono MORTE sulla strada, moltesono uscite abbruttite, svuotate dei lorovalori profondi, annientate nella loro auto-stima, incapaci di recuperare il senso dellavita e dei loro valori femminili, negati e de-turpati. Qualcuna ce l'ha fatta, trovandoconforto e protezione in molte persone eassociazioni che in Italia come in Nigeriahanno detto BASTA A QUESTO VERGO-GNOSO TRAFFICO!

WHAT WHAT ((CosaCosa) ) La TRATTA DI DONNELa TRATTA DI DONNE.La tratta di donne ai fini dello sfruttamento

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sessuale è, secondo le Nazioni Unite, laterza attività più redditizia al mondo, dopoil traffico di armi e di droga. Ed è diffusa inmaniera capillare e ramificata in tutto ilmondo. La "mafia" nigeriana è tra le piùpotenti e organizzate. A più livelli. A quellopiù basso si trovano le mamam, spessoex-prostitute loro stesse, che gestiscono leragazze quando arrivano in Italia, le avvia-no alla prostituzione e raccolgono i paga-menti.

Le ragazze sono tenute a rimborsare undebito spropositato: dai 50 agli 80 milaeuro. Ogni loro prestazione "costa" almassimo 20 euro. Spesso anche di meno.

A un livello intermedio di questa rete, il po-tere passa agli uomini che si occupanodella logistica del traffico da Benin City aLagos e da lì all'Europa, passando soprat-tutto per Parigi, ma anche da Amsterdame Madrid per poi arrivare a Torino, piutto-sto che a Palermo, Roma o Napoli.

Poi, a un livello più alto, si trovano i veri e

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propri trafficanti che stanno in Nigeria: unastruttura ben organizzata, potente, ramifi-cata, con molti contatti, capace di corrom-pere ad alti livelli, con legami con governie ambasciate, e addentellata in tutta Euro-pa. Una vera e propria organizzazione adelinquere, in grado di trafficare documentie visti su scala trans-nazionale, oltre cheragazze spesso minorenni.

In Italia sono in molti a lottare contro que-sto traffico, dalle forze dell'ordine alle nu-merose associazioni e organizzazioni reli-giose e del privato sociale. Si occupano diperseguire i trafficanti, ma soprattutto disensibilizzare e prevenire, di accogliere leragazze che escono dalla strada e di av-viarle verso percorsi di recupero che resti-tuiscano loro DIGNITÀ e una prospettivadi futuro.

WHERE WHERE ((DoveDove)) La NIGERIALa NIGERIA. La Ni-geria, il "gigante d'Africa". BENIN CITY, lacittà dove tutto è cominciato. Un'Africa chesta cambiando in maniera impressionante

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e caotica. Un'Africa dove restano forti al-cuni riferimenti tradizionali, la famiglia, ilvillaggio, valori e norme di comportamen-to, ma anche superstizioni e stregoneria, edove sempre più si impongono stili di vitae modelli culturali di tipo occidentale,spesso legati a logiche consumistiche ematerialistiche.

E in tutto questo si inserisce Boko Haram,i miliziani islamici che provocano terroreda anni nelle regioni del Nord della Nige-ria, e le violenze contro i cristiani, i rapi-menti di ragazze, la distruzione di villaggi,gli attentati quasi quotidiani.

Il connubio talvolta è un ibrido inquietante.Come a Benin City, centro dei traffici di ra-gazze verso l'Europa e specialmente l'Ita-lia. Qui la povertà è diffusa ed è evidente estride in maniera sconcertante con alcunisimboli di ricchezza e potere ben esibiti:Suv americani, campi da golf, ville sontuo-se e protette come fortezze. E lì accanto,la miseria ed il degrado.

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Ma Benin City non è che un piccolo spec-chio della Nigeria, un Paese dai forti con-trasti, ricchissimo di petrolio e vergognosa-mente povero: il 92,4 per cento della po-polazione vive con meno di due dollari algiorno. La vita costa poco e non vale quasiniente. Bastano pochi spiccioli per man-giare il solito piatto di riso e pesce secco,ma per pochi spiccioli una famiglia può"vendere" il proprio bimbo come domesti-co (o la propria bimba) nelle case di chista un po' meglio. O una "ragazza" puòvendere se stessa per cercare di sopravvi-vere e di far sopravvivere la propria fami-glia.

Il sogno è di andarsene: l'Europa, l'altrove,il paradiso immaginato, inseguito, volutoad ogni costo. Molte ci provano in tutti imodi a raggiungerlo. Molti, i trafficanti diragazze, si sono ben organizzati per ren-derlo possibile. Ma a carissimo prezzo!

WHENWHEN ((QuandoQuando) ) Quando è cominciaQuando è comincia--toto. Negli ANNI OTTANTA, il traffico di ra-gazze nigeriane destinate allo sfruttamen-

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to sessuale era una delle tante attività ille-gali gestite dai nigeriani. Poi si è consoli-dato nei decenni successivi, diventandouna vera e propria "impresa" ben struttura-ta e particolarmente redditizia. Sin dall'ini-zio ha avuto come punto di approdo e"smistamento" Torino. E come base logisti-ca, organizzativa e di "reclutamento" Be-nin City.

Qui, molte ragazze provano innanzitutto acavarsela con lavoretti informali, che rap-presentano spesso l'unica possibilità diguadagnare qualche soldo. Per tante il so-gno è di fare la parrucchiera. E con il mi-raggio di questo sogno semplice moltesono state convinte a partire. Un ingannoche le ha portate a sopportare viaggi im-possibili: la traversata nel deserto del Sa-hara e poi del Mediterraneo, dove moltehanno perso la vita. Chi ce la fa finisce suuna strada.

QUANDO IL SOGNO SI TRASFORMA INUN INCUBO. Eppure alcune ragazze sonoriuscite a liberarsi da questa schiavitù.

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Molte sono rimaste in Italia, dove hannoprovato a fare altro e a ricostruirsi una vita.Alcune sono rientrate in Nigeria. A BeninCity c'è qualcuno che le aspetta: le religio-se italiane, insieme a quelle nigeriane, conla collaborazione di Caritas Italiana, dellaCEI e dei salesiani, hanno realizzato unacasa di accoglienza per ospitare quelleche tornano e hanno bisogno di sostegno.QUANDO IL VIAGGIO NON È A SENSOUNICO.

WHY WHY ((PerchéPerché) ) PERCHÈ HAI FAMEPERCHÈ HAI FAME.Perché hai fame e ascolti il tuo stomaco.Prima di ogni altra cosa. Perché a scuolanon c'è posto per te. Ci sono stati i tuoifratelli maschi, non c'erano abbastanzasoldi per pagare tasse e libri per tutti. Acasa, le bambine, aiutano la mamma. Tan-to lì ci sono tante cose da fare. Solo chequando diventi grande, di lavoro non netrovi mai.

Perché manca sempre tutto: l'acqua incasa, quando hai una casa vera e non una

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baracca, e i soldi per fare la spesa. Emanca la benzina alla pompa. E allora ci simette in fila, anche per giorni. Eppure laNigeria produce un'enormità di petrolio.Ma per gli altri!

Non c'è lavoro e non c'è giustizia. E c'èchi non ha niente e chi ha troppo, e se neva in giro con l'ultimo modello di Suv ame-ricano o va a giocare a golf e ha la mega-villa fortificata come una fortezza. Perchéaltrove è meglio. Altrove non può che es-sere meglio che qui. Altrove ci sono tantisoldi e si può fare una bella villa. E guada-gnare un po' per aiutare la famiglia.

Perché quello che è capitato alle altrenon può capitare a me. Quei racconti,tutte storie! Perché io sono più intelligentee più furba, e farò la parrucchiera o la ca-meriera. Perché quando un sogno nascedallo stomaco non credi a chi vuole demo-lirtelo, prima ancora che provi a realizzar-lo. Perché sognare è l'unica cosa che ti re-sta quando non hai più nient'altro.E PER UN SOGNO SI PUÒ ESSERE DISPOSTI A TUTTO

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00 Trafficking(per dire No alla Mafia Nigeriana e al traffico di

esseri umani)Condividi la Foto

Il fenomeno .. La tratta di esseri uma-ni è una delle peggiori schiavitù del XXIsecolo. E riguarda il mondo intero. Se-condo l’Organizzazione internazionaledel lavoro (OIL) e l’Ufficio delle NazioniUnite contro la droga e il crimine(UNODOC) circa 21 milioni di persone,spesso povere e vulnerabili, sono vitti-

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me di tratta a scopo di sfruttamento:• sessuale,• lavoro forzato,• espianto di organi,• accattonaggio forzato,• servitù domestica,• matrimonio forzato,• adozione illegale,• e altre forme di sfruttamento.

Ogni anno, circa 2,5 milioni di personesono vittime di traffico di esseri umanie riduzione in schiavitù. Il 60 per centosono donne e minori e quasi sempresubiscono abusi e violenze inaudite.

La tratta di esseri umani è una delle at-tività illegali più lucrative al mondo,rende complessivamente 32 miliardi didollari l’anno ed è il terzo “business”più redditizio, dopo il traffico di droga edi armi.

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Come Foundation for Africa, seguiamocon particolare attenzione il fenomenodella ragazze trafficate della nigeria chevengono portate i Europa e costrette adiventare schiave sessuali.

Un traffico purtroppo accresciuto inquesti anni sia a causa della situazioneinterna della stessa Nigeria e le violen-ze causate da Boko Haram, sia a causadella situazione complessiva nell'Africasub-sahariana e mediterranea (Il fallitocolpo di stato in Mali, la grave situazio-ne della Repubblica Centrafricana e lasituazione della Libia).

Ragazze nigeriane costrette a prosti-tuirsi non solo in Italia o in Europa, luo-ghi di destinazione finale, ma anche inNiger, Mali o Libia, luoghi di transito.

La Caritas Italiana ha confermato cheattualmente in Italia ci sarebbero circa

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70.000 ragazze "trafficate per scopisessuali", la maggior parte di esse, il35% è di nazionalità nigeriana, benrappresentate anche le rumene, le alb-nesi, altri paesi dell'ex-repubbliche so-vietiche, le cinesi e le colombiane.

Roma, ragazza nigeriana trafficata costretta aprostituirsi

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03 Friends of Africa(Sostegno Orfanotrofio a Benin City, Nigeria)

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"Friends of Africa" è nata nel 2008per iniziativa di Maris Davis e di ungruppo di ragazze nigeriane di Udine alfine di aiutare e sostenere un orfano-trofio a Benin City in Nigeria, Edo Or-phanage Home, una struttura cheraccoglie bambini di strada, bambini or-fani e bambini abbandonati.

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In Italia l'Associazione "Friends ofAfrica" è sostenuta dalla comunità ni-geriana del Friuli ed fa parte della piùampia struttura organizzativa di Foun-dation for Africa.

"Edo Orphanage Home" abitualmen-te ospita una trentina di bambini suddi-visi tra piccoli, molto piccoli, più grandi-celli, e al massimo fino all'età della con-clusione del primo ciclo scolastico (Pri-mary School).

Ai bambini viene offerto vitto, alloggio,assistenza medica, educazione, istruzio-ne e soprattutto tanto affetto.

Responsabile del Progetto in Italia Betty AmadinSede in Nigeria: “Edo Orphanage Home” - 20 Unity

Street, Benin City, Edo State

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04 No alle MutilazioniGenitali Femminili

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Per non dimenticare che nel mondo sonotra 100 e 400 milioni le bambine, ragazzee donne che hanno subito una forma dimutilazione genitale. È un fenomeno chespesso avviene in clandestinità, senza as-sistenza medica e troppo spesso in assen-za di igiene. L’Organizzazione Mondialedella Sanità denuncia anche che oltre 2milioni di bambine sono a rischio nel pros-

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simo futuro.

L'Africa è di gran lunga il continente in cuiil fenomeno delle MGF (Mutilazioni Geni-tali Femminili) è più diffuso, con 91,5 mi-lioni di ragazze di età superiore a 9 annivittime di questa pratica, e circa 3 milionidi altre che ogni anno si aggiungono al to-tale.

Anche in Italia ci sono più di 40mila bam-bine vittime di infibulazione (per lo più ap-partenenti a comunità di immigrati). È ildato più alto d’Europa, che conta 500milacasi.

Le mutilazioni genitali femminili (MGF)vengono praticate per una serie di motiva-zioni, ragioni sessuali, ragioni sociolo-giche, tradizioni animiste, ragioni re-ligiose, ecc.. Sradicare credenze, tradizio-ni e culture radicate è difficile, ma la causaprincipale delle Mutilazioni Genitali Femmi-nili è la volontà di sottomettere la donnaall'uomo. Le nuove generazioni africane

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sono molto più informate, ed è proprio laconoscenza la chiave per risolvere ilproblema.

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05 Moderne Schiavitù(Contrasto alla Moderne Schiavitù)

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Sono circa 35,8 milioni le persone nelmondo che vivono in condizioni dischiavitù, costrette da padroni senzascrupoli a svolgere i lavori più duri, maanche a prostituirsi e combattere guer-re.

Si pensa che la schiavitù appartenga al

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passato o che esista solo nei paesi de-vastati da guerre e povertà, ma laschiavitù è ancora una drammaticarealtà. La moderna schiavitù includeanche pratiche assimilabili, come:

• Strozzinaggio,• Accattonaggio,• Matrimoni forzati, precoci o combinati• Bambini e bambine soldato,• Sfruttamento di bambini e minori,• Traffico di esseri umani,• Lavori forzati o sottopagati,• Sfruttamento sessuale,• e altro ancora.

Secondo International Labour Organi-zation (ILO, Organizzazione Internazio-nale del Lavoro), i profitti derivanti dal-lo sfruttamento dei "moderni schiavi"sono di circa 150 miliardi di dollari ognianno.

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DichiarazioneDichiarazioneUniversale dei DirittiUniversale dei Diritti

dell'Uomodell'Uomo(Articolo 4Articolo 4)

Nessun uomo potràessere tenuto in stato

di schiavitù o diservitù. La schiavitù e

la tratta di esseriumani saranno

proibite sotto qualsiasiforma.

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06 Scuole in Africa(Sostegno e promozione dell'Istruzione in Africa,con particolare riguardo all'istruzione femminile)

Articoli Scuole e Istruzione in AfricaCondividi la Foto

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Nell'Africa Sub-Sahariana 29 milioni dibambini non hanno ancora oggi acces-so all'istruzione primaria. L'istruzione èil mezzo indispensabile per interrompe-re il ciclo di marginalizzazione, povertàe violenza. Un elemento importante per

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dare ad ogni individuo gli strumenti ne-cessari per costruire un futuro per se econtribuire così allo sviluppo della so-cietà.

Purtroppo il tasso di analfabetismo neipaesi poveri fatica ad abbassarsi.L'Unesco ha calcolato che sarebberonecessari solo 16 milioni di dollari pergarantire l'accesso scolastico a tutti ibambini dei paesi in via di sviluppo, lametà di quanto spendiamo per compe-rare "gelati" in Europa e in America.

Dei 121 milioni di bambini che nel mon-do non hanno mai avuto la possibilità diandare a scuola, il 65% sono bambine.Nell'Africa Sub-Sahariana questa per-centuale sale all'83%.

Gli ostacoli alla scolarizzazione femmini-le nascono da discriminazioni e pregiu-dizi assai radicati in numerose culture,

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due terzi degli 875 milioni di adultianalfabeti nel mondo sono donne.

È indubbio che una ragazza analfabetaè meno protetta dalla violenza, dallemalattie e dallo sfruttamento rispettoad una sua coetanea che ha alle spallealmeno alcuni anni di studio.

In Africa solo 3 bambine su 10 riesconoa completare i due cicli scolastici cheportano al diploma di scuola superiore(secondary school).I bambini africani che vanno a scuolasanno di essere dei privilegiati. Perognuno di loro ce ne sono cinque chenon hanno materialmente una scuola,che non avranno mai un quaderno, chenon impareranno mai a leggere e scri-vere perché sono nati dove c’è da sem-pre la guerra e la miseria.

Governi africani che spendono milioni di

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dollari in armi e armamenti, per costrui-re lussuose ville ai loro funzionari cor-rotti, che favoriscono il "furto" delle ric-chezze dell'Africa da parte delle già mi-liardarie compagnie straniere di tutto ilmondo, ma che fanno poco o nulla perl'istruzione dei loro bambini.

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Visitare una scuola in Africa è unaVisitare una scuola in Africa è unaesperienza commoventeesperienza commovente. L’aula, unastanza disadorna con le pareti di fangoe una antiquata lavagna sbrecciata, avolte ospita sessanta, settanta, ottantabambini in religioso silenzio, alcuni siportano uno sgabello da casa perchénon ci sono le sedie e nei pochi banchisi sta in due o in tre.

Il quaderno è preziosoIl quaderno è prezioso, non tutti cel’hanno. E chi ce l’ha lo tiene come unareliquia. Provate a sfogliarne uno e visentirete assaliti, attanagliati, travolti daun senso di tenerezza. I bambini africa-ni non scrivono come noi, non lascianosul foglio un bordo in alto e uno di fian-co.

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No, scrivono dal primo angolo in altofino all'ultimo in basso. E scrivono pic-colo piccolo e fitto fitto. Direte che nonhanno un senso estetico, ma non ècosì. Prevale il senso economico, lacarta, il quaderno, la penna sono pre-ziosi, rari, un privilegio. E un quadernoE un quadernovale per tutte le materievale per tutte le materie. È sacro.

I bambini africani che vanno a scuolaI bambini africani che vanno a scuolasanno di essere dei privilegiatisanno di essere dei privilegiati. Perognuno di loro ce ne sono cinque chenon hanno materialmente una scuola,che non avranno mai un quaderno, chenon impareranno mai a leggere e scri-vere perché sono nati dove c’è da sem-pre la guerra e la miseria.

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paesi nel mondo che hanno posto inessere almeno uno dei 6 (sei) criminigravi contro i bambini durante i conflittiarmati.

1.1. Uccisione e mutilazione di bambini,

2.2. Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati,

3.3. Violenza sessuale contro i bambini,

4.4. Attacchi contro scuole o ospedali,

5.5. Impedimento dell'assistenza umanitaria ai bambini,

6.6. Sequestro di bambini.

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08 No all'Islam integralistaNo alle persecuzioni dei Cristiani della Nigeria e

del MondoEcco perché diciamo No all'Islam

Articoli Islam e Integralismo IslamicoCondividi la Foto

È in atto in molti luoghi del Mondo unavera e propria discriminazione nei con-fronti dei cristiani, fino ad arrivare a del-le e vere e proprie persecuzioni.

In questi ultimi anni abbiamo assistitoad una vera e propria escalation

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dell'integralismo islamico soprattuttonei confronti delle minoranze cristiane edell'occidente.

La nascita dello Stato Islamico di Siriae Iraq con tutti gli orrori che si consu-mano giorno dopo giorno sono solo ilculmine dell'aberrazione umana cheviene giustificata in nome di un Dio chesi chiama Allah.

Nella nostra Nigeria dal 2009 assistia-mo alla persecuzione della minoranzacristiana degli stati del nord da partedel gruppo integralista di ispirazioneislamica Boko Haram. Si stima che inquesti ultimi 5 anni l'integralismo islami-co solo in Nigeria abbia provocato 15mila morti, 4.000 nel 2014 e quasi3.000 solo nel mese di gennaio diquest'anno (2015).

Rapimenti di ragazze, stupri e violenze,distruzione di Chiese e luoghi di culto

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cristiani, massacri nelle scuole, deva-stazione di interi villaggi e città .. Un mi-lione e duecentomila profughi .. questoè quello che sta provocando l'Islam in-tegralista nella nostra Nigeria.

Il mondo Islamico così detto moderato,di fronte agli orrori dell'Islam integrali-sta, in tutti questi anni è rimasto "silen-zioso", colpevolmente ha taciuto, e inalcuni casi è stato anche complice efiancheggiatore.Le violenze causate dall'Islam integrali-sta nello Stato Islamico, in Nigeria, inSudan, in Somalia, in Medio Oriente, inPakistan, ma anche nella RepubblicaCentrafricana, in Afghanistan, in Libia,in Indonesia, ecc.. sono sotto gli occhidi tutti.

Ad oggi, non c'è un solo luogo al mon-do dove ci sia un conflitto, una guerra,o una qualsiasi tensione sociale in cuil'Islam non sia coinvolto.

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E poi c'è la discriminazione nei confron-ti della donna, la distruzione della sto-ria, della cultura del passato, come si èvisto e come si vede ogni giorno nelluoghi che furono la culla dell'umanità.Una "barbarie" che questo "islam" inde-gno sta portando avanti proprio in que-sti tempi.

Per tutto questo e per molto altro anco-ra .. "Ecco perché diciamo Noall'Islam", No alla persecuzione dei cri-stiani e No alla persecuzione diqualsiasi altra minoranza religiosa.

Islam e le donneIslam e le donneIl Corano legittima e ordina di picchiare esottomettere le mogli .. "Gli uomini sonopreposti alle donne, a causa della preferenzache Allah concede agli uni rispetto alle altre eperché spendono (per esse) i loro beni. Le(donne) virtuose sono le devote, che proteg-

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gono nel segreto quello che Allah ha preser-vato. Ammonite quelle di cui temete l'insu-bordinazione, lasciatele sole nei loro letti,battetele. Se poi vi obbediscono, non fate piùnulla contro di esse" (Sura 4:34)

Nel Corano si legittima il rapporto ses-suale con le donne schiave:

• (Vi sono vietate) tra tutte le donne, quelle

maritate, a meno che non siano vostre

schiave (IV, 24)

• E chi non avesse i mezzi per sposare

donne credenti libere, scelga moglie tra le

schiave nubili e credenti (IV, 25)

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09 Lotta alla MortalitàInfantile

Mortalità InfantileLottery of Birth

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Sono circa 6,6 milioni i bambini ogniSono circa 6,6 milioni i bambini ognianno in tutto il mondoanno in tutto il mondo, 18.000 bambiniogni giorno, 750 ogni ora, che muoionoprima di aver compiuto il quinto anno divita. Un dato che viene certificato dal"Rapporto Unicef 2014" sulla mortalitàinfantile nel mondo.

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La metà di questi bambini muore in Afri-ca, e la causa sono malattie facilmentecurabili o addirittura prevenibili comemalattie da diarrea (causate principal-mente dall'acqua non potabile), prema-turità neo-natale e patologie da parto,affezioni polmonari, morbillo, malnutri-zione, malaria, e non ultimo sieropositi-vità al virus HIV.

Bambini che muoiono solo perché nonhanno accesso ai farmaci necessari,muoiono a causa delle mancate vacci-nazioni, oppure vivono in zone disagia-te, o in zone di conflitto.

L'Africa Sub-Sahariana è l'unica areadel pianeta dove il tasso di mortalitàtasso di mortalitàdeve essere scritto a 3 cifre. Mentre inItalia il tasso è 4 ogni 1000 nati, inSierra Leone è di 182 ogni 1000 (il piùalto tasso di mortalità infantile al mon-do), e poi l'Angola (164/1000), il Ciad

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(150/1000), la Somalia (147/1000), laRepubblica Democratica del Congo(146/1000), tanto per parlare dei luoghiove crescere è più difficile.

Le cause di morte nei bambini al di sot-to dei 5 anni sono patologie a volte ba-nali, facilmente curabili, e soprattuttoprevenibili.

Basterebbe un piccolo sforzo da partedi tutti per debellare questa terribile "di-suguaglianza". Malattie che, al contra-rio, nei paesi ricchi e sviluppati sono fa-cilmente curabili se non addirittura deltutto debellate.

Una più accurata prevenzione e acces-so ai farmaci. Farmaci che, se nei paesioccidentali sono di facile accesso, in al-cuni paesi e in alcune zone dell'Africasono del tutto introvabili.

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10 Adozioni a DistanzaCondividi la Foto

Informazioni

In Africa decine di migliaia di bambinisono abbandonati o restano orfani acausa di guerre, violenze, malattie, di-sagio sociale e familiare.

Si pensi, per esempio, all'epidemia diebola che da una anno sta colpendol'Africa occidentale, almeno 10.000bambini sono rimasti orfani di uno o di

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entrambi i genitori solo in Sierra Leone,uno dei paesi più colpiti dal virus.

L'Adozione a Distanza è un modo spe-ciale per aiutare un bambino a studiare,a crescere, a vivere decorosamente, esoprattutto a non restare emarginato.Un bambino adottato a distanza nonviene sradicato dai luoghi di origine echi adotta un bambino riceve periodica-mente foto e notizie sui suoi progressiscolastici, educativi e di vita, ed è pos-sibile perfino andarlo a trovare per ab-bracciarlo.

Sono migliaia le associazioni di volon-tariato e le onlus che operano in Africae che utilizzano lo strumento delle Ado-zioni a Distanza. Adottare a distanza ètutto sommato economico, non più 20-30 euro al mese, una piccola rinunciaper noi, ma un grande aiuto per unbambino bisognoso.

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Diritti umani, crimini di guerra e cri-mini contro l'umanità, eccidi, massa-cri, profughi, emigrazione, dittaturecruente, tutto questo è il prodotto disecoli di sfruttamento dell'Africa daparte di potenze europee, e non soloeuropee.

Il vero dramma dell'Africa è iniziatocon la Conferenza di BerlinoConferenza di Berlino (1884-1884-18851885) quando le potenze europee diallora si sono spartite l'Africa, dandoil via al processo di colonizzazioneche si sarebbe concluso solo all'ini-zio degli anni sessanta.

Un secolo che ha privato l'Africa,non solo delle sue risorse naturali,ma lo ha privato l'Africa anche dellesue ricchezze culturali, naturali e po-litiche.

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Ha privato generazioni e generazionidi africani di vivere della loro identitàculturale, obbligandoli a seguire reli-gioni non loro, a parlare lingue nonloro, imponendo la cultura europea,alimentando conflitti tribali, riducen-do in schiavitù giovani, uomini, bam-bini e donne.

La fine della colonizzazione "politica"del continente africano non ha peròfatto cessare l'influenza economicadell'Europa sull'Africa. Il petrolio, iminerali preziosi, i minerali rari, i dia-manti, immensi territori da adibire adagricoltura sono sempre sotto il con-trollo e sfruttati da multinazionali eu-ropee e compagnie straniere, con lacomplicità di governi e autorità locali,che pur di mantenere il potere hannosottomesso i loro stessi popoli.

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E così, pur di di sfruttare le ricchezzedell'Africa, il mondo intero non ha vo-luto e non vuole vedere il dolore diun intero continente, continuando adappoggiare governi "criminali", ditta-tori e perfino "assassini".

La Spartizione dell'Africa all'inizio dellaPrima Guerra Mondiale

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12 Delta del Niger(Sensibilizzazione sul grave inquinamento della

regione petrolifera della Nigeria)Album Fotografico

Ultimi Articoli sul Delta del NigerCondividi la Foto

La regione petrolifera della Nigeria,un'area grande come la pianura Pada-na, devastata dall'inquinamento dei ter-reni, delle acque e dell'aria.

La regione del Delta del NigerDelta del Niger è unodei dieci luoghi più inquinati al mondo,

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ma per la sua estensione, la continuitàcon cui si sta inquinando, la mancanzadi progetti per le bonifiche, fanno delDelta del Niger il più grave disastro am-bientale di sempre, e tutto questonell'indifferenza del mondo, in nomesolo dei petro-dollari.

Le compagnie petrolifere hanno "milita-rizzato" quei luoghi. Shell ed ENI, maanche Total, Erg, Chevron, Esso e al-tre.

La corruzione e l'arroganza di questecompagnie in nome del business hapermesso per decenni (dagli anni '70) aqueste compagnie di estrarre la ric-chezza della Nigeria senza alcun bene-ficio per la popolazione locale, a cuihanno sottratto terreni da coltivare eacque in cui pescare.

Il petrolio estratto non viene raffinato inNigeria, ma viene subito caricato sulle

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petroliere e portato via. La raffinazioneavviene in altri luoghi e così la Nigeria,paese ricco di petrolio, è paradossal-mente povero di benzina, dove si deveancora fare la coda per una tanica dicarburante.

Da anni Amnesty International sta com-battendo contro queste "multinazionali"e ormai considera ciò che sta accaden-do in questi luoghi un vero e proprio cri-mine contro l'umanità, ma che da 50anni è il luogo di un "furto" continuo diricchezza, di una aberrazione indescri-vibile che i "vincitori" della Guerra delBiafra stanno facendo pagare a chi haperso tutto, a chi non può più coltivarela propria terra una volta fertile, a chinon può più pescare in quelle acqueche una volta erano azzurre.

Le multinazionali del petrolio hanno"rubato" non solo il nostro petrolio, maanche la nostra terra.

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Nel 20122012 la Corte di Giustizia della Co-munità economica degli Stati dell'Africaoccidentale ha giudicato la Nigeria re-sponsabile della violazione della "CartaAfricana" dei diritti umani e dei popoli ri-guardo alle condizioni di vita delle po-polazioni del delta del fiume Niger.

La Corte ha stabilito che il governo fe-derale nigeriano è responsabile delcomportamento delle compagnie petro-lifere e che ad esso spetta di chiamarlea rispondere dell'impatto ambientalegravemente compromesso a causa delloro operato.

Il "Gas FlaringGas Flaring" (un gas che si trovanella parte superiore dei giacimenti pe-troliferi) che brucia in continuazioneprovoca un panorama desolante, e laricaduta al suolo delle sottilissime pol-veri bruciate provoca rossore perma-nente agli occhi, tumori della pelle, e

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gravi malattie legate alla respirazione.

Si stima che la trasformazione del gasflaring della Nigeria potrebbe fornireenergia elettrica e metano all'AfricaSub-Sahariana e all'Africa Centrale percentinaia di anni, ma si preferisce "brubru--ciarlociarlo" piuttosto che costruire impiantiper la sua trasformazione che, oltretut-to, darebbe lavoro a migliaia di perso-ne.

Delta del Niger. Torce di Gas Flaring che bruciano,aria e terreni inquinati

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13 Si allo Ius SoliCondividi la Foto

Si allo Ius Soli (Articolo)

Circa un milione sono i minorenni, figlidi genitori stranieri residenti regolar-mente in Italia, nati in Italia, italiani intutto e per tutto, ma non per la legge.

Infatti la legge n. 91 del 1992 che rego-la la cittadinanza italiana, non ricono-sce l'acquisizione della cittadinanza perlo "Ius SoliIus Soli" (sei cittadino italiano se na-

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sci in Italia), perché in Italia prevale lo"Ius SanguinisIus Sanguinis" (acquisisci la cittadi-nanza dei tuoi genitori anche se nasciin Italia).

Questi minorenni nati in Italia dagenitori stranieri potranno chiedere lacittadinanza italiana solo al compimen-to del 18° anno di età attraverso uncomplicato e costoso iter burocratico,dimostrando di aver vissuto ed esseresempre rimasti residenti in Italia ininter-rottamente, fino ad allora devono rinno-vare il permesso di soggiorno assiemeai genitori. Sono bambini e ragazzi che"rischiano" di perdere il diritto alla citta-dinanza italiana solo per una gita scola-stica fatta all'estero.

Se i loro genitori, per qualsiasi motivodovessero perdere il permesso di sog-giorno per qualsiasi motivo o intoppo,rischierebbero di essere espulsi versoun paese straniero che non conoscono

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e nel quale non ci sono mai stati.

Sono bambini e ragazzi che parlanoitaliano, anche con inflessioni dialettali,sono integrati, partecipano alla vita so-ciale dei luoghi in cui vivono, vanno ascuola esattamente come i loro coeta-nei "italiani". Ma loro, nati in Italia nonsono italiani solo perché i loro genitorisono " stranieri ". Ecco queste sono leseconde generazioni di migranti.

Secondo un sondaggio ISPSOS il 64%degli italiani è "molto favorevole" alloIus SoliIus Soli, e a questa percentuale si ag-giunge anche un ulteriore 15% "abba-stanza favorevole". Una percentualedecisamente alta, una realtà del tuttodiversa da quella che certi razzisti epseudo-razzisti vorrebbero farci crede-re.

Siamo duri, durissimi, con i figli degliimmigrati "regolari" nati in Italia e mor-

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bidi, troppo morbidi, con i clandestiniche arrivano irregolarmente in Italia.

L'attuale legislazione italiana sulla citta-dinanza è quella più rigida tra tutti ipaesi europei. Una legislazione chenon permette il diritto di cittadinanzanemmeno ai maggiorenni che hannofrequentato regolarmente le scuole ita-liane. Una legislazione al limite dellaviolazione dei diritti umani.

La proposta di uno "Ius Soli temperato",si può diventare cittadini italiani dopoaver frequentato almeno un ciclo scola-stico, ci sembra un buon punto di me-diazione.

Si allo Ius Soli

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14 Acqua Bene PrimarioAlbum Fotografico

Acqua diritto negatoCondividi la Foto

A livello globaleA livello globale, l'accesso all'acqua po-tabile è aumentato dal 77% del 1990all'90% del 2012, ma nell'Africa SubAfrica SubSaharianaSahariana solo tre persone su cinque siservono a fonti di acqua potabile vicineo nei pressi della propria abitazione.Per tutte le altre raggiungere un pozzod'acqua salubre significa percorrere

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ogni giorno più di un chilometro.

Ancora milioni di bambini privi di acquapotabile e servizi igienici, 1.400 muoio -no ogni giorno per la diarrea, dovutaall'acqua contaminata e a scarsa igie-ne. In Africa il difficile accesso all'acquae l’inadeguatezza o inesistenza di ser-vizi igienici impatta anche sul dirittoall'istruzione, in particolare delle bambi-ne.

Nella regione Sub-SaharianaNella regione Sub-Sahariana, il compitodi raccogliere l’acqua per le proprie fa-miglie ricade sull'81% delle donne ebambine impedendo a queste ultime diandare a scuola. La rinuncia all'istruzio-ne alimenta a sua volta una condizionedi povertà e disagio sociale, sia perso-nale che collettivo. Un circolo perversoassolutamente da spezzare.

In questa regione migliaia di donne,bambini e bambine percorrono a piedi

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più di un chilometro ogni giorno perraggiungere un pozzo o una fonte diacqua potabile, indispensabile alla so-pravvivenza del villaggio e della fami-glia.

Senza acqua non c'è saluteSenza acqua non c'è salute, né svilup-po. I danni all'agricoltura sono incalco-labili, il bestiame muore, le lezioni ascuola non si possono svolgere rego-larmente.

La mancanza di acqua pulita costa ognianno all'Africa Sub-Sahariana il 5% delsuo PIL ed è legata, direttamente o in-direttamente, all'80% delle malattie.Nella regione metà della malattie sonolegate all'uso di acqua "sporca" o "con-taminata", e dalla mancanza di serviziigienici adeguati.

Nel mondoNel mondo .. Su una popolazione di 7miliardi di persone, 748 milioni nonhanno ancora accesso a fonti di acqua

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salubre e 2,5 miliardi vivono in pessimecondizioni igieniche. Fra di essi unaquota rilevante è costituita da bambinie ragazzi sotto i 18 anni che non di-spongono ancora di forniture sicure diacqua e che vivono senza serviziigienici adeguati.

Oggi sono sono 3 gli Stati, RepubblicaDemocratica del Congo, Mozambico ePapua Nuova Guinea, nei quali oltremetà della popolazione non ha ancoraaccesso a fonti adeguate di acqua po-tabile.

Nonostante i traguardi raggiunti, per-mangono grandi diseguaglianze. Dei748 milioni di persone che nel mondonon hanno ancora accesso all'acqua, il90% vive in aree rurali.

Per i bambini la mancanza di accessoall'acqua può essere tragica. Per donnee bambine c'è un prezzo ulteriore da

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pagare, il compito di recarsi a racco-gliere acqua per la famiglia sottrae in-fatti enormi quantità di tempo allo stu-dio o alla cura della famiglia. Nelle areemeno sicure, inoltre, donne e bambinesono esposte anche a rischi di violen-za.

Per costruire un pozzo d'acqua inAfrica, necessario a dissetare dalle300 alle 500 persone, sarebberosufficienti soltanto 2-3 mila euro.

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15 No alle Spese Bambine eai Matrimoni precoci

È una vera e propria schiavitù, subdola e odiosa, a cuisono sottoposte ragazzine minorenni e ragazzine.Una tradizione assurda radicata in molte culture.

Condividi la FotoUltini Articoli sulle Spose Bambine

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È un problema odioso radicato in molteculture, soprattutto islamiche, indù etradizioni animiste del continente africa-no.

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Bambine di otto anni, con lo sguardo, laspontaneità, la voglia di giocare di qual-siasi coetanea. Solo che loro sono di-verse, sono delle "baby spose".

È l'IndiaIndia a detenere il triste primato perquanto riguarda i diritti negati alle don-ne e alle bambine.

Per la percentuale di ragazze che sisposano prima dei diciotto anni, agli ul-timi posti della classifica anche Mali,Bangladesh, Nepal, Yemen e BurkinaFaso. Il 47 per cento delle giovani cheoggi hanno tra i 20 e i 24 anni si è infat-ti sposato ancora minorenne.

Nel MondoNel Mondo .. In Pakistan la percentualedi spose bambine è del 24 per cento, ein Paesi come il Sudan, la Nigeria el’Afghanistan la percentuale è, rispetti-vamente del 34, 39 e 43 per cento. Trai virtuosi ci sono Mongolia e Sri Lanka,

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con il 9 e 12 per cento dei matrimoni traminorenni.

La media in AfricaLa media in Africa è del 34 per cento.Sono le ragazze che interrompono glistudi a essere il maggior bersaglio diquesta pratica.

Nei paesi occidentali, come Europa,Americhe e continente australe, salvorare eccezioni, i matrimoni con mino-renni è generalmente vietato per legge.

In ItaliaIn Italia i minorenni non possono spo-sarsi. Esiste però una deroga. Per"gravi motivi", dai 16 anni in poi il tribu-nale per i minori può autorizzare le noz-ze. Alcuni casi di "spose bambine" siregistrano all'interno di comunità stra-niere, in qualche caso il matrimonio èavvenuto (illegalmente) in Italia, in moltialtri il matrimonio era già avvenuto neipaesi di origine.

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16 Maris Davis History(La storia di Maris raccontata da lei stessa)

Parlo di me (Senza Paura)Condividi la Foto

Una delle poche ragazze che è riuscitaa diplomarsi nella Nigeria dei primi anni'90. Lei racconta che fu la nonna mater-na a volere che studiasse. Il papà diMarisMaris era un militare dell'esercito nige-riano, spesso impegnato all'estero inmissioni di guerra.

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Misteriosa anche la sua nascita, infattiMarisMaris nonostante sia cittadina della Ni-geria, è nata in Sierra Leone.

Nel 19941994 Maris termina gli studi e si di-ploma a Benin City, l'anno successivosi ritrova a TorinoTorino, forse “venduta” dalsuo stesso padre come dice lei a dei si-gnori eleganti. Si ritrova così vittimadella Mafia Nigeriana e schiava ses-suale in Italia.

Di indole ribelle cambia spesso città,molto portata a creare contatti e amici-zie, impara molto presto anche l'italia-no, e così i suoi protettori la spostanospesso finché nel 19971997, a Udine, deci-de di affidarsi alle autorità di polizia edenuncia i suoi protettori.

All'epoca la normativa italiana che re-gola la protezione sociale era diversada quella attuale. Le vengono forniti do-cumenti che hanno permesso a Maris

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di nascondere la sua vera identità per-mettendole così di frequentare l'Univer-sità.

Nel 19991999, un giorno di maggio, la mafianigeriana la ritrova, la rapisce e la portain Spagna dove per 4 anni e mezzoviene tenuta segregata e prigioniera,violentata e stuprata. Anni che l'hannoprofondamente toccata, sia nel fisicoche nel morale. Sono anni dolorosi chenemmeno lei stessa vorrebbe ricordare.

Alla fine del 20032003 viene liberata a MaMa--driddrid, gravemente ammalata, viene aiu-tata da un amico che aveva conosciutoin Italia. Costretta a subire un interven-to chirurgico, con la sua forza morale eriprende in mano la sua vita e tramite ilConsolato Italiano di Madrid viene rico-struita la sua documentazione.

Nell'ottobre 2006ottobre 2006 si sposa a Madrid conquel suo amico italiano che ora è an-

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che suo marito. Subito dopo viene elet-ta rappresentate della comunitànigeriana in Spagna, ma rientra in Italiaperché era suo desiderio terminare glistudi universitari che infatti terminal'anno successivo (Laurea triennale inInformatica presso l'Università di Udi-ne).

Nel 20082008 Maris apre un negozio di sar-toria e di commercio di stoffe etniche,StylishplazaStylishplaza, che diventa subito unpunto di riferimento per la comunità ni-geriana del Friuli. Nello stesso anno,assieme ad altre amiche nigeriane diUdine, fonda Friends of AfricaFriends of Africa, un'asso-ciazione che ha come obiettivo quellodi aiutare e sostenere un orfanotrofio aBenin City, Edo Orphanage Home, suacittà di origine.

Nell'estate del 2010, dopo una gravemalattia, decide di rendere pubblica, inun libretto di sole sette pagine (Parlo diParlo di

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meme), la sua vicenda personale. La pub-blicazione ha subito un grande riscon-tro in internet, tra i blogger e riviste on-line e nel 20122012 viene anche ripresa inun libro edito da Rizzoli (Spezzare leCatene di Suor Eugenia Bonetti).

Attualmente MarisMaris aiuta ragazze nige-riane in difficoltà, molto attiva con le at-tività di Foundation for AfricaFoundation for Africa, ha scrittodiverse pubblicazioni di carattere stori-co e sociale sull'Africa, gestisce un blogmolto cliccato ed è seguitissima nei so-cial network, la sua pagina facebookconta attualmente oltre centomila fans.

A causa del suo passato fatto di denun-ce, e di un presente comunque in primalinea contro la mafia nigeriana, MarisMarisha sempre voluto tenere in profilo pub-blico riservato.

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Alcuni Articoli autobiograficidi Maris Davis

Parlo di me Mi violentaronoe fu terribile

Quando ero nelbuio

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Un’altra storia chemi ha toccato

profondamente. Unastoria drammatica e

al contempo digrande umanità:

quella di Maris, cheha percorso un

cammino diemancipazione e

guarigione(Suor Eugenia Bonetti)

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Anche a distanza di annicapita che venga assalitada ricordi spiacevoli, misveglio nel cuore della

notte di soprassalto, mapoi allungo la mia mano eaccarezzo il viso dell'unico

uomo che abbia saputodonarsi a me senza mai

chiedermi nulla incambio.

Il mio unico amoreIl mio unico amore

Maris, da Parlo di me, agosto 2010

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vostre religioni, le vostre lingue, e ciavete sfruttati portando via le nostre ric-chezze (colonialismo).

Ci avete messi gli uni contro gli altriCi avete messi gli uni contro gli altri peri vostri interessi economici e politici.Avete creato e finanziato guerre emassacri, avete corrotto i nostri governiper mandarci le vostre multinazionali arubare ancora le nostre ricchezze, i no-stri diamanti, i nostri minerali preziosi, ilnostro petrolio, rubate le nostre terre,inquinate i nostri fiumi e la nostra natu-ra, distruggete le nostre foreste e ucci-dete la nostra preziosa fauna selvatica.

Per la vostra sete di ricchezza, aveteucciso i nostri figli, le nostre donne, inostri ragazzi .. ma ora diciamo bastama ora diciamo basta.

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Non ne possiamo piùNon ne possiamo più di vedere i di vedere inostri figli e figlie trattati comenostri figli e figlie trattati comezimbello dei paesi che fino a ierizimbello dei paesi che fino a ieri

hanno fatto man bassa dellehanno fatto man bassa dellenostre materie prime.nostre materie prime.

Non ne possiamo piùNon ne possiamo più di vedere i di vedere inostri figli e figlie essere cibo pernostri figli e figlie essere cibo per

i pesci del "i pesci del "mare nostrummare nostrum".".

Non ne possiamo piùNon ne possiamo più di vedere di vederemorire di fame i nostri figlimorire di fame i nostri figliperché il già ricco occidenteperché il già ricco occidente

""depredadepreda" le nostre ricchezze," le nostre ricchezze,inquina i nostri terreni agricoliinquina i nostri terreni agricoli

e le nostre acque.e le nostre acque.

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Non ne possiamo piùNon ne possiamo più di questa di questaEuropa che prima ci ha resoEuropa che prima ci ha reso

schiavi e ora ci sfrutta, ma cheschiavi e ora ci sfrutta, ma checontinua a respingerci.continua a respingerci.

Via dall'AfricaVia dall'Africa le lemultinazionali straniere chemultinazionali straniere che

rubano all'Africa.rubano all'Africa.Via dall'AfricaVia dall'Africa le le

multinazionali straniere chemultinazionali straniere chesfruttano l'Africa.sfruttano l'Africa.

Via dall'AfricaVia dall'Africa chi non ci chi non cirispetta, nessuno dovrà mai piùrispetta, nessuno dovrà mai più

rubare la nostra dignità.rubare la nostra dignità.

""Africa LiberaAfrica Libera""

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19 No al RazzismoCondividi la Foto

Le discriminazioni su base etnica, reli-giosa o verso minoranze, o verso grup-pi politici, sono purtroppo sempre pre-senti. Ancora oggi nel Mondo sono de-cine di milioni le persone, le popolazionie gruppi discriminati a causa del coloredella loro pelle, della loro religione, delfatto di essere minoritari nel loro ambitosocio-culturale.

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Il razzismoIl razzismo è presente anche nel web enei social network. Su facebook prolife-rano moltissimi gruppi che si proclama-no esplicitamente "razzisti", altri chesono palesemente discriminatori versopersone di colore, verso gli immigrati,verso questa o quella religione. Abbia-mo più volte denunciato il fatto che,proprio su facebook, in nome della li-bertà di espressione e di pensiero, mol-ti gruppi "razzistirazzisti" vengono quantomeno"tollerati".

Nel MondoNel Mondo, secondo una recente stati-stica che ha monitorato per alcuni anniin 87 Paesi il grado di "intolleranza" del-la popolazione verse le diversità etni-che e religiose, ha elaborato unaclassifica dalla quale risulta che la ma -glia nera va ad Hong KongHong Kong, IndiaIndia eBangladeshBangladesh, mentre i più "tolleranti"sono gli Usa, la Gran Bretagna e il Ca-nada. L'Italia è classificata come Paese"non razzista". Tra tutti i paesi europei

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quello più intollerante risulta essere laFrancia.

Le discriminazioni non si misurano solocon le statistiche o con i sondaggi, masi vedono anche nelle piccole cosequotidiane, nella vita di tutti i giorni, neigesti, negli sguardi delle persone che cicircondano.

In ItaliaIn Italia, l'Ufficio Nazionale Anti discri-minazioni Razziali del Ministerodell'Interno (Dipartimento delle Pari Op-portunità), ogni anno elabora un "Rap-porto Statistico" in base alle segnala-zioni ricevute.

Nel 20142014 i casi di discriminazione se-gnalati sono stati complessivamente1.142 così suddivisi:

• su base etnico-razziale 68,7%• nei contesti di vita pubblica

20,4%• accesso al lavoro e ai servizi pub-

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blici 7%• altre minori vengono segnalate

per l'accesso alla casa, in ambitoscolastico, e discriminazioni delleforze dell'ordine.

Odio intensamente leOdio intensamente lediscriminazioni razziali,discriminazioni razziali,

in ogni loroin ogni loromanifestazione. Le homanifestazione. Le ho

combattute tutta la miacombattute tutta la miavita, le continuo avita, le continuo a

combattere e lo farò finocombattere e lo farò finoalla fine dei miei giornialla fine dei miei giorni

(Nelson Mandela)(Nelson Mandela)

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20 No alla Violenza sulleDonne

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Troppe volte e per troppo tempo alladonna è stata associata l'idea sbagliatadella sprovveduta, dell'ingenua e dellavittima di chi vuole solo approfittarsi dilei.

È accaduto, accadono questi fatti epurtroppo anche oggi molto spesso. Masi deve dire basta, alle illusioni e alle

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belle parole devono seguire reali dimo-strazioni. È finito il tempo dell'incanto, ègiunto il momento della liberazione.

Non solo il femminicidioNon solo il femminicidio .. che è solo lapunta di un iceberg gigantesco checomprende anche reati odiosi che pas-sano in secondo ordine, relegati o addi-rittura ignorati dalle cronache, o troppospesso non denunciati: maltrattamentidomestici, mobbing sul lavoro, stalking,violenza sessuale, stupri, ecc..

In molti luoghi del mondo inoltre la don-na è vittima della stessa società, dellacultura e dell'ignoranza che "tollera"reati contro la donna odiosi, perché inquanto donna è considerata un essere"inferiore".

Tratta di esseri umani, sfruttamento la-vorativo, schiavitù sessuale, violenze estupri di massa, bigamia e sottomissio-ne al marito, matrimoni combinati e

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precoci, mutilazioni genitali, bambinesoldato, mortalità per problematiche le-gate alla gravidanza o al parto, ecc..Tutti esempi di “Violenza contro le DonViolenza contro le Don--nene”.

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22 No alla Bossi-Fini e Si allaChiusura dei CIE

(Bossi-Fini, la legge che attualmente in Italiaregola l'immigrazione)

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La Bossi-FiniBossi-Fini (Legge 30 luglio 2002, n.189) regola le politiche dell'immigrazio-ne in Italia. È una normativa che è stataconcepita per privilegiare la sicurezza(interna) a discapito dell'accoglienza,del tutto inadeguata a fronteggiare la

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massa migratoria di questi anni.

È la legge più restrittiva in assoluto tratutti i paesi europei sul tema dell'acco-glienza, per ben due volte condannatadall'Unione Europea per "violazione deidiritti umani". La stessa Amnesty Inter-national nell'ultimo rapporto (quello del2014) ha evidenziato questo fatto.

Una legge che non risolve il problemadei rinnovi dei permessi di soggiorno le-gati al lavoro con il rischio che intere fa-miglie, magari con figli nati in Italia, ri-schiano seriamente di essere espulse(se il capo-famiglia non può rinnovare ilpermesso di soggiorno magari soloperché ha perso il lavoro).

Una legge che ha prodotto i C.I.E.C.I.E.(Centri di Identificazione e di espulsio-ne), prigioni, spesso veri e propri lager,nei quali vengono rinchiusi gli immigratisenza che abbiano commesso nessun

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reato.

La Bossi-FiniBossi-Fini (a proposito di sicurezza)ha permesso che, nel 2014, ben104.000 migranti arrivati in Italia siano"scomparsi" da tutti i controlli. 170.000arrivi, ma solo 66.000 registrati e ospi-tati nei centri (dati ministero dell'Inter-no).

Consideriamo la Bossi-FiniBossi-Fini una legge"razzistarazzista", inadeguatainadeguata a governare gliattuali forti flussi migratori, e discriminadiscrimina--toriatoria per quanto riguarda le politiche diaccoglimento e di integrazione, e perquesto diciamo No a questa legge, e Sialla chiusura dei CIE, vere e proprieprigioni dove vengono rinchiuse perso-ne che non hanno mai commesso reati.

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Sono nata dove la pioggiaSono nata dove la pioggiaporta ancora il profumo dell'ebano.porta ancora il profumo dell'ebano.

Una terra là dove il cementoUna terra là dove il cementonon strangola il Cielo.non strangola il Cielo.

Tutti dicevano che ero bellaTutti dicevano che ero bellacome la grande notte africanacome la grande notte africana

e nei miei occhie nei miei occhisplendeva la luna.splendeva la luna.

Mi chiamano la “Mi chiamano la “Perla NeraPerla Nera””e tutti sannoe tutti sanno

che la “che la “Perla NeraPerla Nera””regala l'Amoreregala l'Amore

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© Foundation for Africa (Novembre 2015)

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