CAMILLO LANGONE: «IO CANTO I VINI CHE NON SI FILA NESSUNO» · pide parabole spar, ian ciel deo i...

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CAMILLO LANGONE: «IO CANTO I VINI CHE NON SI FILA NESSUNO» A morte i rossi toscani, il Prosecco e la mania insulsa dello Spritz. Lo scrittore più politicamente scorretto d'Italia e la sua ode al vino-vino. A partire dai «poveri» Lambruschi 44 SIHlimiiMV) N ominare lo spritz quan- do si parla di vino è ag- ghiacciante». Sferzan- te, lapidario e ironico: non avrei potuto aspet- tarmi di meglio da Camillo Langone. Dei miei vini estremi. Un ebbro viaggio in Italia (Marsilio), il suo ultimo libro, è un inno ai «vini essenziali», unico argine contro l'appiattimento massi- ficante dei palati. «Lo è la Fortana, per esempio», afferma. «E un vino che non si fila nessuno, neanche a Ferrara. E i pochi ristoranti che la offrono, la esiliano a pagina 3 della lista». Di contro, come ci sono luoghi comuni, esistono anche vini comuni: «Quelli fissi nell'immaginario, consi- derati buoni da tutti, ma spesso inutili e sopravvalutati. Penso al mondo del rosso fermo, soprattutto toscano. O al Prosecco, una roba insopportabile. Odio la desertificazione che ha pro- dotto in tutta Italia. Si beve da Trento

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Page 1: CAMILLO LANGONE: «IO CANTO I VINI CHE NON SI FILA NESSUNO» · pide parabole spar, ian ciel deo i per - sonaggi che precipitan velocemento e come sono saliti Ne. l vino invece, c',

CAMILLO LANGONE: «IO CANTO I VINI CHE NON SI FILA NESSUNO»

A morte i rossi toscani, il Prosecco e la mania insulsa dello Spritz. Lo scrittore più politicamente scorretto d'Italia e la sua ode al vino-vino. A partire dai «poveri» Lambruschi

44 SIHlimiiMV)

Nominare lo spritz quan-do si parla di vino è ag-ghiacciante». Sferzan-te, lapidario e ironico: non avrei po tu to aspet-

tarmi di meglio da Camillo Langone . Dei miei vini estremi. Un ebbro viaggio in

Italia (Marsilio), il suo u l t imo libro, è un i n n o ai «vini essenziali», un ico argine cont ro l ' app ia t t imento massi-ficante dei palat i . «Lo è la For tana , p e r esempio» , a f f e rma . «E un vino che n o n si fila nessuno , n e a n c h e a Fer ra ra . E i poch i r i s torant i che la o f f rono , la esi l iano a pagina 3 della lista». Di cont ro , come ci sono luoghi comuni , esistono anche vini comuni : «Quelli fissi ne l l ' immaginar io , consi-derati buoni da tutti, ma spesso inutili e sopravvalutati. Penso al m o n d o del rosso f e r m o , sopra t tu t to toscano. O al Prosecco, una roba insopportabi le . Od io la desert if icazione che ha pro-dot to in tutta Italia. Si beve da Trento

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a Ragusa, o b l i t e r a n d o i b i anch i loca-

li». Nel l ibro n o n m a n c a u n a cri t ica

alla m o d a dei vini biologici. «Non che

n e m a n c h i n o di b u o n i » , s o t t o l i n e a

L a n g o n e , «ma è c o n t r o il p r i n c i p i o

che mi scaglio: il vino è u n fa t to cultu-

rale, n o n na tu ra l e . N o n cresce c o m e

i f u n g h i , m a der iva da l la capac i t à e

dal la pass ione del vignaiolo. L ' u n i c o

vino na tu r a l e è il succo d 'uva».

La n g o n e , el s u o s a g g i o ,

L a n g o n e p o n e l ' a c c e n t o

su l l ' impor t anza , sovente

t r a s c u r a t a , d i e s p l o r a -

re l ' I ta l ia p e r s c o p r i r e i

l u o g h i di p r o d u z i o n e d i e t r o a ogn i

bot t igl ia . «Non a m o la degus t az ione

alla cieca», c o n f e r m a , «basata sul solo

d a t o o r g a n o l e t t i c o . A m e in te ressa-

n o i vini col locat i ne i lo ro a m b i e n t i .

S o n o il p iù e s t r e m o dei l ambrusch i -

sti, m a se andass i in Abruzzo sarei u n

de f i c i en t e a p r e t e n d e r e u n Sorbara .

O g n i provincia i tal iana ha a l m e n o u n

vino che mer i ta di essere conosciuto».

Se s ta te c e r c a n d o « l a m b r u s c h i s t a »

sul d iz ionar io , p o t e t e r i sparmiarvi lo

sforzo: è u n t e r m i n e c o n i a t o da Lan-

g o n e stesso, a u t o p r o c l a m a t o s i il mas-

s imo esper to al m o n d o di Lambrusco .

Anzi, de i Lambrusch i : «E u n a g r a n d e

famigl ia di vitigni», spiega, «che na-

scono in più provincie e possono esse-

re vinificati in vari mod i . E u n m o n d o

vasto e c o m p l e s s o , in c o n t i n u a tra-

s fo rmaz ione» . U n m o n d o p e r ò spes-

so svilito c o n la snobis t i ca e t i c h e t t a

de l «p iacevole a bers i» , quas i fosse

u n ' a c c e z i o n e nega t iva . «Viene usa-

to l ' agge t t ivo "bever ino"» , i ron izza .

«Come d i re di u n a d o n n a : "E b ru t t a ,

m a s impat ica" . U n a sor ta di c o m p a -

t i m e n t o . S e m b r a c h e l ' i dea l e di ch i

pa r l a in q u e s t o m o d o , e s o n o tan t i ,

sia che il vino d e b b a essere ostile! Pe r

me , l ' an t i -Lambrusco è il B rune l lo di

Monta lc ino : u n vino d u r o , dur iss imo,

c h e va a p e r t o o r e o g io rn i p r i m a di

be r lo . Io s o n o u n edon is ta : se voglio

a s s a p o r a r e u n vino, lo s t a p p o e via.

C o m e posso s a p e r e oggi cosa v o r r ò

b e r e d o m a n i ? A m a r e q u e s t i vini è

u n a f o r m a di m a s o c h i s m o » . Il t o n o

m o r d a c e si a d d o l c i s c e solo q u a n d o

l ' a r g o m e n t o si spos t a sui v igna io l i ,

p e r L a n g o n e «gli i t a l ian i mig l ior i» .

«Vanno o l t re il d a t o e c o n o m i c o , oggi

d o m i n a n t e » , s p i e g a il g i o r n a l i s t a .

«Eccez ion fa t t a p e r le g r a n d i azien-

de , da l l e v igne si g u a d a g n a p o c o . E

u n a c o n t r o c u l t u r a » . Pe r s ino nel tur-

b i n e convulso del la c o n t e m p o r a n e i -

tà, il v ino p o r t a a r a l l e n t a r e . «E u n

m o n d o diverso, a n t i m o d e r n o : a n c h e

s f r u t t a n d o la t ecno log ia p iù avanza-

ta, p e r o t t e n e r e il v ino ci vuo l e u n

a n n o , n o n si s fugge . I vignaioli s o n o

pacat i , t ranqui l l i , paz ien t i . Basta f a re

il c o n f r o n t o c o n i cuoch i , c h e vivono

s u l l ' a t t i m o , sui p o c h i m i n u t i in cu i

si real izza u n p ia t to . P e r f o r za s o n o

pe r sonagg i spesso isterici, in p r e d a al

del ir io». N o n è u n caso c h e n o n si sia

mai visto u n vignaiolo p ro tagon is ta di

u n p r o g r a m m a tv. «Il v ino n o n p u ò

d i v e n t a r e televisivo, e d è u n b e n e » ,

insiste L a n g o n e . «La tv è fa t ta di ra-

p i d e pa rabo le , spa ra in cielo de i per-

sonaggi che p r e c i p i t a n o v e l o c e m e n t e

c o m e s o n o saliti. Nel vino, invece, c ' è

con t inu i tà . Se u n vignaiolo è bravo da

giovane, lo sarà a n c h e da vecchio . Ci

s o n o de i g r a n d i p r o d u t t o r i c h e a no-

v a n t a n n i f a n n o u n o t t i m o vino. N o n

mi v e n g o n o in m e n t e l o ro c o e t a n e i

tra i cuoch i , cost re t t i c o m e s o n o a in-

segu i re le m o d e . La vigna è u n elisir

di l u n g a vita p rofess iona le» .

Ma ques to n o n è alche

u n p r e g i o s e c o n d a -

rio, se il vino, c o m e

n o n manca di enfatiz-

zare il saggio, è la be-

vanda che met te in conta t to gli uomin i

con Dio. «Non solo p e r l 'alcol, che è

u n a d r o g a dionis iaca. Nella messa, il

vino n o n è u n s imbolo: d iventa real-

m e n t e il sangue di Cristo. I sacerdoti

che usano il rosso sono u n a minoran -

za, p e r c h é il b ianco sporca m e n o i pa-

r amen t i del l 'a l tare . Ma se il sangue è

rosso, così dev'essere il vino». Sem p re

che i sedicenti esperti non lo march ino

c o m e «beverino», s ' in tende . -#•

Nella pagina a fianco, Camillo Langone, gior-nalista (Il Foglio) e scrittore, è originario di Po-tenza (classe 1962) ma risiede a Parma. Il suo ultimo libro è Dei miei vini estremi. Un ebbro viaggio in Italia, edito da Marsilio (15 euro). I

• LA MORALE? VIVI COME BEVI Credo che il solo, vero complimento che si possa fare a un libro sul vino, nel campo ormai saturo dell'editoria enogastronomica, sia dire che fa venire voglia di bere. Che poi instilli nel lettore anche il desiderio di viaggiare, scoprire, assaporare con i propri sensi i paesaggi, le vigne e i piatti peculiari di un territorio, nonché d'incontrare gli artefici di una particolare bottiglia, è quasi un miracolo. Il piccolo miracolo è Dei miei vini estremi. Un ebbro viaggio in Italia (sopra, la copertina del volume) di Camillo Langone, giornalista del Foglio, opinionista ironico e controcorrente, nonché caso quasi unico di pensatore in grado di coniugare una fede cristiana assolutamente rigorosa con gli aspetti più sofisticati del «vivere inimitabile» edonistico. Non è uno specialista, e ciò lo aiuta a infondere una sincera vitalità nel suo libro, edito da Marsilio. I modelli sono Gianni Brera, Paolo Monelli e Mario Soldati, scrittori prestati alla materia. Ama viaggiare in Italia e indagare i tanti elementi in cui si incarnano i luoghi che visita: non solo vino, ma territorio, cibo, arte. Dei miei vini estremi è un viaggio capriccioso che asseconda le passioni e i casi della vita dell'autore. È un libro d'incontri con vignaioli (su tutti si staglia Lino Maga, mente e braccio dietro al Barbacarlo), critici (Paolo Massobrio, autore del Golosario e amante della Barbera), cantanti (Francesco Bianconi, voce dei Baustelle e bevitore di Montepulciano). E diventa una raccolta di episodi irresistibili: come quello fantozziano in cui Langone si ritrova in una sala convegni deserta, impossibilitato a sbadigliare e a distrarsi, per una fluviale lezione sul Barbaresco tenuta apposta per lui da Angelo Gaja.. . B.C.

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