Camilla Estate ES

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La signora che serve il caff al terminal degli autobus di Montevideo sa sempre di cosa gli parler un estraneo. "A volte pi facile parlare con uno sconosciuto", mi dice Raquel Quieque, una sconosciuta che ha tre q nel nome. Si seduta in una sala d'aspetto di Tres Cruces, il terminal viaggiatori dell'Uruguay, dopo essere stata per ore in piedi a Del Andn, un bar nell'ombelico di questa centrale di trasporti dove lei dice buongiorno, zucchero o dolcificante, con la voce di una zia che serve la colazione senza fretta. Raquel Quirque bionda, sagittario, si veste di nero, risponde al suo telefono che ha la suoneria dell'inno del Club Atltico Pearol e si sveglia prima delle cinque di mattina. A quest'ora di pranzo, suo marito al volante di un autobus per strada come autista della Compaa Oriental de Transporte. La biglietteria davanti al posto in cui lei serve caff ai passeggeri e loro figlio lavora nel reparto consegna pacchi della stessa compagnia. Non un caso: si chiama famiglia. La signora Q ha finito il suo turno al bar e stringe il thermos che usa per bere il mate. Il marito le porta l'erba mate dall'entroterra dell'Uruguay, da dove arrivano quegli sconosciuti che ogni giorno si avvicinano a parlare con lei. Tutta la vita di Raquel Quirque gira attorno a Tres Cruces.Il terminal di Tres Cruces ha sul portone principale un cartello di benvenuto: Qui si trova un paese. I cartelli di benvenuto di solito sono demagogici. Gli stranieri che arrivano di domenica in una Montevideo dalle strade desolate possono chiedersi dove siano tutti gli uruguayani. Se gli stranieri vanno domenica a mezzanotte a Tres Cruces avranno la risposta: tutti gli uruguayani sono l. Il paesaggio umano abbastanza omogeneo e con un certo colore locale: gauchos con gli smartphone e manager dipendenti dal mate. Gente che si fruga nelle tasche alla ricerca del biglietto, che tiene i bambini con una mano e le valigie con l'altra, che ammazza il tempo con una sigaretta, dormendo in sala d'attesa a bocca aperta, studentesse universitarie che arrivano tardi con i biglietti in bocca. Uomini con i vestiti sulle spalle per evitare che si stropiccino, viaggiatori con zaini delle dimensioni di un undicenne grasso, donne impiccate nelle sciarpe. Un turista che cammina senza guardare con un dpliant di viaggio, musicisti spettinati con le chitarre nelle custodie nere, giovani persi che cercano qualcuno, passeggeri che inghiottono cibo da fast food mentre camminano, mamme che aspettano le loro bambine con le bambole davanti alla porta di un bagno. Uomini che usano ancora gli orologi con le mano in tasca, donne manager che trascinano le loro valigie con cadenza e stile, una ragazza con una benda sull'occhio per un'operazione. Tizi rapati a zero che camminano come se qualcuno li inseguisse, bambini rapati a zero per la chemioterapia in sedia a rotelle, uomo nero e donna bianca che si baciano. Il signore che ha infilato diverse monete in un telefono pubblico e ha detto pronto-pronto invano, un pompiere serio e con un'uniforme blu marino, un ragazzo con la maglietta del Gremio?? di Porto Alegre e un altro con quella del Boca Juniors, epidemie di vecchi con cappelli da baseball, mandrie di adolescenti con le cuffie, famiglie che si abbracciano come se fosse per l'ultima volta. Sono diretti nei diciannove dipartimenti dell'Uruguay, un territorio che pu essere attraversato in meno di mezza giornata in autobus, che cento volte pi piccolo della Russia, un chilometro quadro pi grande del Suriname e con una popolazione che equivale ai nati ogni anno nel vicino Brasile. Un paese pianeggiante e minuscolo, senza futuro per gli aerei, la terra promessa di un imprenditore di trasporti in autobus. Quasi la met degli uruguayani vive a Montevideo. Nel 2011 il terminal shopping ha ricevuto ventun milioni di visite: sette volte la popolazione dell'Uruguay. Tres Cruces, "dove si trova un paese", non un cartello demagogico: un teatro per un antropologo del viaggio breve.La signora Q un'etnografa involontaria. Per quasi vent'anni ha osservato viaggiatori e acquirenti a Tres Cruces, un terminal che ormai maggiorenne. Non impone la distanza della cortesia: contagia la vicinanza della confidenza. Quando parla ti guarda negli occhi. Il Caf del Andn ha due locali: quello del primo piano, dominato dalle biglietterie e dalle sale di attesa degli autobus; quello del secondo piano, dove vendono dolci tra le altre tende dello shopping. Raquel Quirque arriva a lavoro all'alba e stacca all'ora di pranzo. Inietta di acqua calda i thermos per bere il mate. I clienti le chiedono le tortugas, dei pani rotondi con prosciutto e formaggio. Gli chiedono anche delle medialunas, questi dolci di sfoglia che di lunare non hanno nulla. Ma la vera occupazione della signora Q guardare: vedere quello che a forza di tanto guardare non vediamo. O in altre parole: vedere quello che preferiamo non guardare. Per esempio, cose di vita o di morte. Tutte le persone dell'entroterra devono passare da Tres Cruces per curarsi. Il terminal vicino a diversi ospedali, anche a uno per i bambini malati di tumore. Lei vede i malati. Vede l'angoscia dei genitori. Vede come si riprende un bambino. Vede quando smette di venire. Prendere troppi caff un brutto segno. Ma lei dice che servire il caff a Tres Cruces le ha cambiato la testa."Di cosa posso lamentarmi se ho salute e lavoro", dice la signora Q. "Qui si vedono problemi reali".La signora Q nata a Minas, una citt pi tranquilla di Montevideo, che gi pi tranquilla di quasi tutte le capitali del mondo. Gli uruguayani hanno un temperamento a basso voltaggio che subisce una metamorfosi esplosiva quando vanno allo stadio Centenario. un paese di immigrati, soprattutto spagnoli e italiani, a cui sono attribuite qualit da svizzeri e portoghesi. La frase "triste come un uruguayano contento" una battuta adorata dagli argentini. Gli uruguayani sottolineano a ogni occasione di non essere argentini, come i canadesi che si stufano di essere presi per dei gringos. L'Uruguay ha uno dei tassi di suicidio pi alti delle tre Americhe, il carnevale teatrale pi lungo e inoffensivo del mondo, e uno dei presidenti pi vecchi e austeri dell'universo. "Siamo un paese che ama i fine settimana lunghi tanto quanto la libert", ha detto Jos Mujica. Il presidente dice che i suoi compatrioti amano la vita in minuscolo, la serenit e gli affetti. A Tres Cruces ci sono pi affetti che serenit.***Il capo della torre di controllo di Tres Cruces, un uomo abituato a risolvere i problemi tra pi di cento autisti di autobus, non ha una macchina. Preferisce andare a piedi. Impugnando una ricetrasmittente, Osvaldo Torres dirige il transito per le strade pioviggionose che circondano Tre Cruces un venerd pomeriggio tardi. l'ora di punta. "Il terminal un enorme rompicapo che deve essere continuamente ricomposto", mi dice con gli stivali incerati. Gli ombrelli fanno parte del panorama, e Torres ha un impermeabile fosforescente. I passanti camminano assorti e pensierosi sotto l'acqua. Quando non sono torrenziali, tutte le piogge sembrano uruguayane. Il paese ha distanze cos ridotte che ogni giorno migliaia di persone fanno andata e ritorno tra la capitale e l'entroterra. Il formicolio cresce all'inizio e alla fine della settimana. Ci sono giorni e ore in cui al terminal arrivano tre autobus al minuto. Ore in cui gli abitanti del paese si incontrano e si scontrano. Ogni venerd dalle sei alle sette di sera pi di cento autobus entrano ed esocno da quarantuno piattaforme in una sola ora. " il momento pi importante della settimana e noi ce lo godiamo", dice con una faccia da venerd. "Ci si riempie il corpo di adrenalina".Alle sei e cinque di sera Torres si muove come un'autorit del transito sotto la pioggia. Dirige il traffico per strada facendo zig zag tra una fila di undici autobus. Dietro se ne intravedono altri. Le facce delle persone che guardano dal finestrino degli autobus sono ritratti annoiati: volti con un alone sul vetro, volti appena svegliati, volti su cui si legge esiste solo la musica nelle mie orecchie, volti di speriamo che vengano a prendermi. Gli autobus arrivano uno dopo l'altro ed eliminano tutta la visibilit delle altre macchine. Le aziende hanno nomi da spia Agencia Central, da spiaggia come Turismar, maiuscoli come CITA e COT, geografici come Paysand o gentili come Bonjour. Hanno slogan classici ("Adoriamo trasportarti") o promettono la connessione a internet dagli sportelli. Sono tutti ossessionati dall'idea di trasformare i loro autobus in letti d'alberto. Per il capo della torre di controllo non esistono differenze. Esercita il suo comando su diecimila metri quadri di territorio. Una volta uno degli autisti aveva abbandonato un autobus al terminal pi tempo di quanto dettava la prudenza senza dirglielo."Gliene ho dovute cantare quattro", dice come scusandosi. "Gli ho dovuto dire che all'interno del terminal anche se doveva cagare doveva avvertire me".Alle sei e mezzo di sera c' una legione di passeggeri che aspettano di andarsene.Uomini che controllano il biglietto per paura di sbagliarsi.Ragazze con valigie molto colorate o molto nere.Gente che apre l'ombrello contro il cielo.Torres ha una gatta chiamata Maika che ha trovato per strada. Tifa per il Defensor Sporting Club perch non gli piacciono le squadre che vincono sempre. Lo affascinano le teorie della cospirazione: ricorda dov'era il giorno e l'ora in cui hanno ucciso Kennedy. Fuma sempre meno, ma fuma ancora un pacchetto da dieci al giorno. Fuma di pi quando fa buio. Ha amici da bar, ma soprattutto uno lontano e favorito: un cugino di primo grado che ha fatto il traduttore all'Onu e con cui parla su Skype. Sua madre, che ha novant'anni, si chiama Valkiria e vive in una casa di riposo. Sua moglie cassiera di una delle aziende di trasporto. Torres sta per compiere sessant'anni, l'et legale per andare in pensione."No", dice. "Questo il mio mestiere".

***Nessuno sogna un incendio la mattina di Natale. Il 25 dicembre del 2010 Torres, il capo della torre di controllo di Tres Cruces, dormiva a duecento chilometri da Montevideo quando qualcuno l'ha avvisato del fuoco. "Era come se un capitano ricevesse la notizia dell'affondamento della sua nave", ricorda Torres. "Mi sentivo alla deriva". L'incendio era divampato pochi minuti prima delle due di mattina, nel sottosuolo di un negozio di scarpe e in un locale di vestiti sportivi. Eduardo Robaina, il capo operazioni di Tres Cruces che aveva lavorato tutti i natali dei ventiquattro anni precedenti, ha interrotto il riposo di quello che doveva essere il suo primo natale libero: era a casa di sua madre a Canelones, a cinquanta chilometri a nord di Montevideo. "Dopo aver chiamato i pompieri hanno chiamato me". Il fuoco stava trasformando in cenere nove negozi dello shopping. La signora Q non ha saputo dell'incendio fino alla mattina. "Era come se l'anima avesse abbandonato il mio corpo", ricorda. Non tornata a Tres Cruces fino a due giorni dopo. " stato un regalo nefasto di babbo natale", dice Pablo Cusnir, il responsabile del marketing??. "Ci ha strappati tutti dal sonno quando eravamo fuori da Montevideo. Quella mattina Osvaldo Torres, che aveva predisposto tutto per tornare a lavoro due giorni dopo, tornato alla sua torre e l'ha trovata trasformata in un gabinetto di crisi: il presidente del direttorio Luis Muci e il gestore?? generale Marcelo Lombardi discutevano sul da farsi. Non mai stato scoperta l'origine dell'incendio. I pompieri hanno spento il fuoco alle sette e mezzo di mattina.

Quel natale, quando il dirigente generale di Tres Cruces tornato a casa, le sue figlie erano gi a letto. Addio ferie. Non ci sarebbe stata voglia di festeggiare l'anno nuovo. Dovevano improvvisare soluzioni urgenti per non fermare il servizio di trasporti, informare delle perdite i commercianti, ricostruire il centro commerciale. Prima hanno individuato un punto per l'accesso e un altro per l'uscita degli autobus. Quando qualcuno scende dall'autobus se ne va e basta. Ma quando si sale su un autobus deve capire qual quello giusto. Non pu sbagliarsi. Le partenze degli autobus da Tres Cruces dovevano continuare. Lo stesso giorno di natale hanno messo su un terminal di arrivi in un parcheggio davanti allo stadio Centenario. Avevano bottiglie d'acqua per i passeggeri, bagni chimici, una sala d'attesa sull'asfalto, musica e altoparlanti, tendoni per proteggersi dal sole e perfino un banchetto che vendeva chorizos. Era un terminal da campo. La gente l'ha capito. Ma a Tres Cruces, a poche strade di distanza da l, tutti i mezzi di comunicazione chiedevano notizie sul servizio. "Una situazione di emergenza richiede verticalit e tutta la squadra si adattata", racconta Lombardi "Le decisioni erano prese e non si discutevano: si eseguivano". stata un'improvvisazione collettiva tra abitanti della zona, autorit e commercianti. In un mese, alla fine del gennaio del 2011, il terminal tornato operativo al cento per cento, in cinque mesi riaperto il centro commerciale. C' stato bisogno di ricostruire una trentina di locali su cento. Il centro commerciale tornato a essere un posto per fantasticare.***Sono tutti convinti che la signora Q abbia conosciuto suo marito a Tres Cruces. Il pregiudizio si traveste da fantasia: c' qualcosa di lirico e di avventuroso nel conoscersi a una fermata di autobus, meglio ancora se piove. Ma quando Raquel Quirque, la signora Q, ha cominciato a lavorare al Caf del Andn, stavano insieme da nove anni e avevano gi una bambina. Avevano lavorato in una pizzeria del Montevideo Shopping, dove aveva conosciuto i futuri proprietari del bar. In realt aveva lavorato in tutti i centri commerciali di Montevideo. "Un terminal degli autobus speciale", dice la signora Q. "Un altro tipo di gente, di movimento, di curiosit. Volevo lavorare a Tres Cruces". Il proprietario del Caf del Andn un medico. All'epoca era il dottore che andava a casa dei dipendenti della Compaa Oriental de Transportes per verificare che fossero davvero malati. Un giorno andato a casa della signora Q per verificare la salute di suo marito. Il marito aveva cominciato a lavorare nel garage della COT: portava gli autobus a lavare e li riportava al parcheggio. Il malato diventato autista quando hanno inaugurato Tres Cruces, e lei diventata la signora Q. Dormire con un conducente di autobus in fin dei conti un modo per assicurarsi che per strada non si addormenter mai."Restare svegli una grande responsabilit", dice lei, sbattendo le palpebre.C' una persona che sa molto sugli autisti senza dover dormire con loro: Julio Snchez Padilla proprietario dell'azienda di trasporti CITA e uno dei fondatori di Tres Cruces. Nella sua figura di patriarca e nella sua biografia cova il sospetto che sappia troppo: giudice di pallacanestro ai giochi olimpici di Roma e di Tokyo, record Guiness per aver diretto senza interruzioni il programma televisivo di calcio pi antico al mondo - Estadio 1, tutti i luned dal 1970, e un guerriero sopravvissuto a due infarti. Snchez Padilla racconta storie con la calma di chi sa di essere ascoltate. Decine di anni di polemiche televisive tra il bene e il male, decine di anni di convivenza con autisti che trasportano vite e tonnellate. Il signore del record Guinnes ricorda soprattutto uno dei suoi conducenti di autobus, un tale Febres. Dice che era un tipo elegante, prolisso e puntuale. Dice anche che ormai morto."Non esistono pi autisti come Febres", si lamenta il signore del record Guinness. "La gente fa senza amore questo mestiere per cui a un certo punto ha chiesto per favore".La signora Q che da pi di venticinque anni dorme con lo stesso autista crede che non ci siano autisti come Montiglia, suo marito al volante di una Scania. Ha un figlio che lavora sveglio quanto suo padre al dipartimento di consegna merci di Tres Cruces. Ha una nuora che lavora anche lei alle consegne merci di Tres Cruces. E ha una figlia che lavora in un negozio di abbigliamento che non nel centro commerciale di Tres Cruces ma che viene a trovarla a Tres Cruces. Ci sono migliaia di studenti universitari che tornano quasi tutti i fine settimana nell'entroterra, e migliaia che ricevono pacchi dai genitori pieni di cibo, vestiti puliti, animali. Vengono a Tres Cruces per questi pacchi, per la camicia stirata, per il sugo che venerd gli ha preparato la mamma. Arrivano disperati in cerca di quel pacco. Lo aprono. Sono scatole che li collegano alla loro terra. Mandare una encomienda equivale ancora a mandare un pacco. Il cibo preferito della mamma non pu essere inviato su internet. E in Uruguay tutti i viaggi sono corti. Per questo i sughi arrivano bene.

Samantha Navarro ha una canzone su Tres Cruces. Non una cumbia. Non un tango. Non candomb. disamore??.La cantante ha i capelli frondosi?? e ondulati come le sue canzoni. La canzone fa cos: Terminal Tres Cruces/grissssss amanecer/toma tu mochila/no te quiero ver. (Terminal Tres Cruces / alba grigia / non voglio vederti / ecco la tua valigia. un amore estivo, un addio. Terminal Tres Cruces/ que te vaya bien/ yo te quise tanto/ pero ya no s. (Terminal Tres Cruces / ti auguro ogni bene / io t'ho amato tanto / non so pi se mi conviene). Desiderio. Delusione. Dubbio. Y ahora estoy perdiendo tooooodo lo que encontr/y me estoy odiando. (adesso sto perdendo tutto quello che ho avuto / e mi sto odiando). La fine della canzone questa: Y me estoy sangrando (e sto sanguinando). Tre volte. Tres Cruces. Crocifissione. Lei dice di non essere il personaggio della canzone, ma siamo tutti convinti che sia lei. Sarebbe un personaggio nato da tante diverse storie di addii. "Ho voluto trattare il terminal come se fosse una unica persona", dice. "Il personaggio che mi sono inventata sente che non sar pi capace di amare". Quello che non inventa Navarro che Tres Cruces ha attraversato la sua vita come le sue pi di trecento canzoni. Quando era una bambina prendeva un autobus che passava per il terreno incolto dove avrebbero costruito il terminal. Ha studiato chitarra, chimica, antropologia. sommelier, scrive racconti di science-fiction, canta. Dal finestrino dell'autobus della sua infanzia ha visto come spostavano una piazza quando costruivano il terminal. All'epoca lavorava come segretaria e studiava chimica all'universit.

Il signore del guinness ha avuto nelle mani il modello di Tres Cruces quando l ancora non succedeva niente. Nel 1990, anni prima della sua inaugurazione, Julio Snchez Padilla era il signore dei trasporti in Uruguay. "Il terminal era la parte fondamentale", ribadisce. "Il centro commerciale quella accessoria. Vent'anni dopo arrivato l'incendio. L'ex presidente dell'associazione nazionale dei trasportatori che un esperto di infarti?? sa che una tragedia pu diventare uno stile di resurrezione??. Oggi Tres Cruces si presenta senza paraventi, senza muratori, senza rumore. Quello che la Cantante dai capelli frondosi vedeva dal finestrino delll'autobus quando era bambina oggi un'altra canzone. Non pi un casino bruto??, un'orchestra fusion, palcoscenico di incontro e di addii, prova di labirinto. Li avevano insultati perch volevano costruire un terminal in quel punto. Il giorno dell'inaugurazione di Tres Cruces, Snchez Padilla ha piazzato una targa dorata nella hall principale. Diceva un famoso proverbio: "Le grandi opere sono sognate dai santi pazzi, eseguite dai combattenti nati, godute dai felici saggi e criticate dagli inutili??? cronici". Ogni frase tra virgolette chiede nemici per il suo futuro. Il signore del Guinness un militante di Pearol ("a lei lo posso dire perch straniero") e un ammiratore di Carlos Lecueder, il presidente del direttorio di Tres Cruces che viaggia per il mondo e torna con idee per i suoi centri commerciali.La signora Q ha una vista privilegiata su un mare di estranei. E ha un dono: Quirque una calamita a cui la gente si avvicina per raccontare qualcosa. Una donna grassa e bionda compare camminando davanti alla sala d'attesa e il suo sorriso si fa pi grande quadro per quadro?? quando si rende conto che lei la sta guardando. Per tre anni e mezzo Sandra Daz Reyes ha pulito un bagno delle donne a Tres Cruces. Per tre anni e mezzo ha vissuto di uno stipendio ma soprattutto delle mance che le lasciavano le altre donne. Era arrivata come una dipendente con la scopa e lo straccio fino a quando un giorno mancata la signora responsabile di quel bagno davanti a un McDonald's. Da allora Sandra Daz Reyes se n' presa cura come se fosse un prolungamento di casa sua. Comprava con i suoi soldi un profumo pi gradevole del disinfettante ufficiale, lo addobbava come se fosse il suo salotto per le feste di fine anno, chiedeva gentilmente alle sue clienti di lasciarlo impeccabile. Niente come la fila di un bagno di donne per cominciare a conoscere una donna: "Vedevo le donne in fila e sapevo chi avrebbe lasciato pulito il bagno", ricorda la Signora che puliva i gabinetti. Quel pomeriggio, tra la folla di passeggeri del terminal, entrambe si sono fermate a chiacchierare in sala di attesa. Come se avessero un radar per identificarsi."Noi vediamo oltre quello che voi pensate", dice la signora Q. "Individuiamo tutti con uno sguardo di RASTREO".Non ricordava il cognome della signora che puliva i gabinetti. A Tres Cruces la memodia dei dettagli fumosa. Ricordi episodi specifici, dimentichi i nomi completi. una memoria emotiva, drammatica, anedottica. Sandra Daz Reyes ha smesso di occuparsi del bagno delle donne quando si separata dal padre dei suoi primi cinque figli. La Signora Q ricorda un giorno tragico. Era l'anno dopo l'apertura di Tres Cruces. Sandra Daz si era presa la sua mezz'ora di pausa e la stava coprendo una collega. La ragazza delle pulizie cominci a gridare e chiam gli agenti di sicurezza: aveva trovato un feto in un sacchetto della spazzatura."Quello stato il mio giorno peggiore a Tres Cruces", dice. "L'altro stato quello dell'incendio".La Signora che puliva i gabinetti sa che un bagno un grande teatro. Ci sono tragedie e commedie. "Io arrivavo dall'entroterra, da Salto. Tres Cruces ha segnato la mia vita", dice la Signora che Puliva i Gabinetti. "Qui ho imparato che potevo farcela insieme ai miei figli". A quel tempo aveva cinque figli. Uno di loro era un calciatore del futuro: Luis Surez, il numero 9 della nazionale uruguayana, non era ancora il ragazzo dai denti di coniglio che avrebbe intimidito i portieri del mondo. Aveva meno di dieci anni quando andava a cercare sua madre nel bagno delle donne di Tres Cruces. I suoi fratelli lo mandavano a chiederle i soldi per comprare da mangiare e il bambino saliva per le scale dal bagno al supermercato. Luis Surez avrebbe giocato nella nazionale del suo paese e nell'Ajax olandese. Poi sarebbe stato il ragazzo del Liverpool in Inghilterra che avrebbe fatto pentire i portieri di stare a guardia di una porta. La madre di uno dei calciatori pi famosi del mondo era una signora che puliva i bagni."Mi d fastidio che a volte le persone si avvicinino a me per quello che lui oggi", dice la madre. "Io so distinguere le persone. Per questo la mia gente a Tres Cruces. Oggi spunta lo zio e il cugino mai esistiti. Ma io so chi c' stato sempre".La signora Q ricorda un uomo che c' stato sempre."Lo conosco da quando aggiustava le prese di corrente", dice. "Adesso aggiusta i problemi di tutti". Il Signore che Aggiusta i Problemi di Tutti un titolo onnipotente. Esige quasi una riverenza. Ma Eduardo Robaina un signore calvo a cui tutto costato, anche la sua barba da lucchetto??. Il titolo del Signore che Aggiustava le Prese di Corrente ci riporta alle sue origini. Lasci tre anni di studio in una facolt di ingegneria per mettere i muscoli in una raffineria. Scese dall'altezza dei calcoli e delle proiezioni per immergersi in un sotterraneo di combustibili e cemento. Il lavoro di un uoo logico e brusco. Studi idraulica, termodinamica, chimica, serbatoi, pompe, logistica. Lavorare in una raffineria una palestra del pericolo: essere capace di produrre opere gigantesche e studiare migliaia di dettagli per evitare una catastrofe. Quella stata la sua scuola. Robaina entrato a Tres Cruces come mezzo ufficiale di manutenzione, un signore che riforniva prese e chiodi. Oggi il capo delle operazioni. "Robaina buono come quando andava in giro ad aggiustare le prese", dice la Signora Q. "Ma non la stessa cosa dove aggiustare prese che dover comandare cos tanta gente". Robaina ha tutte le chiavi maestre e enormi possibilit di sbagliarsi."Il nostro lavoro risolvere problemi", dice con i suoi pi di cento chili. "E tra i vantaggi del mestiere c' anche che a volte si pu essere umani".Il Signore che Aggiustava le Prese un'antenna umana. C' una scena che si ripete di continuo a Tres Cruces: uomini, donne e bambini malati a cui il ministero della sanit paga un biglietto d'autobus per essere curati in un ospedale di Montevideo. Il ritorno a casa dipende dalla disponibilit che riservata per legge dalle aziende di trasporti. A volte restano un giorno intero al terminal in attesa di poter tornare. A volte il Signore delle Prese paga da mangiare a una madre che aspetta con il figlio. Il Signore che Aggiustava le Prese se ne va sempre in giro con una radiotrasmittente a Tres Cruces. D l'impressione di poter risolvere perfino le pene d'amore.***La Signora Q, che parla con milioni di estranei come se fossero la sua famiglia, a volte deve anche tacere. C' un uomo che parla solo, un monologo, e lei si limita a guardarlo, sorridere e assentire. Ci sono signore che raccontano i problemi che hanno con il marito. "Si abituano a loro", dice. "O loro si abituano a loro??". solo questione di rendersi conto fin dove vuole arrivare la gente. Ci sono quelli che ti raccontano tutto e che non rivedrai mai. "Un giorno hanno scoperto che un membro di Al Quaeda era passato di qui", ricorda.L'Interpol ha un ufficio a Tres Cruces. L dentro non si trova solo un paese.Vede boliviane che arrivano per lavorare nelle case delle famiglie di classe alta.Vede stranieri salire e scendere dai novemila taxi che arrivano ogni giorno.Vede tifosi argentini, brasiliani e uruguayani.Vede boliviane che tornano dopo essere state maltrattate nelle case delle famiglie di classe alta."Ho visto cadere una persona dal secondo piano", dice la signora Q. " arrivato camminando, ha scavalcato e si buttato di sotto. Una guardia del Caf del Andn non riuscito a fermarlo. L'uomo ha scavalcato la ringhiera come se stesse fuggendo da se stesso e si fratturato una gamba sei metri pi in basso. Nessuno si sarebbe reso conto che il suicida non era morto. Hanno chiesto solo se fosse inciampato."Vedi cos tanta gente che alla fine no vedi pi nessuno", dice la Signora Q.Lilian Lerena, una uruguayana che lavora alle pompe funebri Previsin S.A., dice che i suoi clienti sono vivi. L'anno scorso ha riconosciuto un amico d'infanzia al terminal. Non lo vedeva da pi di trent'anni. Oggi proprietario di una discoteca in cui si balla la cumbia."Siamo rimasti d'accordo che un giorno sarei andata a ballare da lui", sorride lei.Natalia Benavides, ex promoter dell'assistenza clienti, ricorda cosa che scomparivano."Un signore venuto a chiederci se avevamo trovato la sua dentiera. Non ricordava se l'aveva lasciata in bagno". Poi qualcuno l'ha trovata.Tres Cruces ha un ufficio degli oggetti smarriti.Se dopo un po' di tempo nessuno reclama la sua bicicletta o il suo ombrello la compagnia non li conserva. Li regala agli studenti di Montevideo che con un po' di fortuna non li perderanno. Natalia Benavides crede ancora nella specie umana."Sono pi le persone che restituiscono le cose di quelle che non lo fanno", dice."Come si vede il mondo dall'assistenza clienti?"."La gente sembra tutta matta", risponde. "Senza tempo per fare niente. E non parlo di una sola persona. Sono cos tutte quelle che passano".Ci restituisce lo sguardo sull'orologio.La signora Q cos puntuale da essere ritardataria: arriva mezz'ora prima a lavoro e beve mate all'ingresso di Tres Cruces. Qui esistono due mondi, quello di sopra e quello di sotto. Lei ha lavorato nove anni al primo piano e sette anni al secondo. Oggi tornata nell'epicentro. Chi va sopra vuole comprare: passeggia, guarda, sceglie. Chi va sotto vuole viaggiare: beve mate, aspetta, chiacchiera. Dopo cinque ore di autobus chi arriva non ha voglia di passare dal centro commerciale di Tres Cruces: va in cerca di un taxi o di un abbraccio. Gli abbracci maiuscoli sono il gesto pi naturale tra i suoi pi di cinquantamila passeggeri al giorno. Anche qui ci sono eventi solitari, chiss se del cielo o dell'inferno. Disperati: un uomo si sparato alla testa in un gabinetto. O assurdi: un signore morto soffocato da un pezzo di carne in gola."Tres Cruces la gente", dice la Signora Q. "E tutto attorno ci siamo noi che giriamo".