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SCHEDE DIDATTICHE Scheda A Gioco delle sedie Questo gioco è una rappresentazione delle disparità che esistono a livello mondiale e può essere utilizzato per condurre una discussione su diversi argomenti: crescita demografica, ripartizione del reddito, flussi migratori, etc. Materiale necessario: 1 sedia per ogni partecipante Conoscere numero preciso dei partecipanti Un radio microfono Musica allegra nella distribuzione nei continenti 7 Volontari per controllare 15 volontari per portare le sedie Presentazione in ppt (scaricare dal sito) SUDDIVISIONE SPONTANEA NEI CONTINENTI Ai partecipanti viene chiesto di suddividersi in maniera proporzionale a come è suddivisa le popolazione mondiale nei diversi continenti (esempio: se pensiamo che il 25% della popolazione mondiale sia in Africa, il 25% dei partecipanti si metteranno sotto il cartello Africa, e così via). Interviste: Come mai siete andati di più in … Che in …? SUDDIVISIONE ESATTA NEI CONTINENTI Una volta terminata la suddivisione eettuata dai partecipanti suddividerli in maniera corretta (in base alla tabella qui di seguito riportata) [Si può discutere sugli errori commessi dai giocatori nel ripartirsi nei vari continenti – di solito viene sovrastimata la popolazione dell’Africa e dell’America del nord, come mai? ]. CAMBIA...MENTI: Progetto sulla cittadinanza attiva Percorso 3 - Economie e culture del dare 1

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SCHEDE DIDATTICHEScheda A

Gioco delle sedie

Questo gioco è una rappresentazione delle disparità che esistono a livello mondiale e può essere utilizzato per condurre una discussione su diversi argomenti: crescita demografica, ripartizione del reddito, flussi migratori, etc.

Materiale necessario:

1 sedia per ogni partecipanteConoscere numero preciso dei partecipantiUn radio microfonoMusica allegra nella distribuzione nei continenti7 Volontari per controllare15 volontari per portare le sediePresentazione in ppt (scaricare dal sito)

• SUDDIVISIONE SPONTANEA NEI CONTINENTI Ai partecipanti viene chiesto di suddividersi in maniera proporzionale a come è suddivisa le popolazione mondiale nei diversi continenti (esempio: se pensiamo che il 25% della popolazione mondiale sia in Africa, il 25% dei partecipanti si metteranno sotto il cartello Africa, e così via).

Interviste: Come mai siete andati di più in … Che in …?

• SUDDIVISIONE ESATTA NEI CONTINENTI Una volta terminata la suddivisione effettuata dai partecipanti suddividerli in maniera corretta (in base alla tabella qui di seguito riportata) [Si può discutere sugli errori commessi dai giocatori nel ripartirsi nei vari continenti – di solito viene sovrastimata la popolazione dell’Africa e dell’America del nord, come mai? ].

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Considerazione che l’Asia da sola è il 60% della popolazione mondiale e in particolare 2 paesi nel mondo hanno circa il 40% della popolazione mondiale: India (1 miliardo) e Cina (1 miliardo e 250 milioni ufficiali, però si stima che ci siano 250 milioni di bambini nati clandestinamente – oltre il figlio consentito in città e i due in campagna)

• DISTRIBUZIONE DELLE SEDIE A questo punto possiamo effettuare la ripartizione delle sedie (ricchezza) nei diversi continenti. Tutti i partecipanti sono ancora in piedi. REGOLE: Nessuno deve rimanere in piedi. Nessuna sedia deve restare vuota.

• SEDERSI SULLE SEDIE Adesso tutti i giocatori dovranno sedersi. Alcuni potranno distendersi mettendo in fila le sedie che hanno a disposizione altri dovranno sedersi l’uno sopra l’altro. Interviste: Come ci si sente a star seduti in… su una sedia? E ad avere… sedie a disposizione per ognuno, quando altri non ne hanno nemmeno una?

Può capitare che qualcuno sparisca proprio dal gioco: c’è chi non ce la fa a lottare per prendersi una parte di sedia e scappa via, o muore. La ricchezza genera sempre nuovi bisogni. Per soddisfarli noi cerchiamo di comprare a prezzi sempre più bassi. E per questo le imprese vanno a produrre dove gli stipendi sono più bassi, non esistono leggi sui diritti dei lavoratori, sulla tutela dell’ambiente: quindi i costi di produzione sono più bassi. La conseguenza è che noi abbiamo di più non perché siamo più ricchi di prima, ma perché le cose costano di meno. Questo non solo genera più ricchezza da noi, ma più povertà in quei paesi in cui le imprese trasferiscono la produzione perché

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portiamo da loro lo stile di vita occidentale ma non hanno le risorse per mantenerlo. Ad es. in Africa prima i bisogni venivano soddisfatti all’interno della comunità con il meccanismo di distribuzione gratuita, invece adesso per soddisfare gli stessi bisogni serve denaro e quindi chi ne ha di più può soddisfarli e chi ne ha di meno è diventato povero.

In realtà questa sarebbe la distribuzione delle ricchezze se all’interno di ogni continente ognuno avesse quanto gli altri. Nei fatti in ogni continente c’è chi ha tantissimo e chi pochissimo.

• PROVARE A PARLARSI

Le ricchezze dividono le persone e sono di ostacolo alle relazioni sociali, perché in un certo senso le sostituiscono. Quando la ricchezza è poca si condivide più facilmente, quando è tanta, invece la paura di perderla prende il sopravvento sul desiderio di condividerla (le spese militari concretizzano questa paura: gli USA spendono il 5% della loro ricchezza totale per difendersi, o per aggredire preventivamente i possibili pericoli).

Interviste a chi sta seduto sotto: i dolori o le malattie sono spesso frutto della povertà.

• DISTRIBUZIONE DELLE SEDIE ALL’INTERNO DEL CONTINENTE IN BASE ALLE RICCHEZZE

L’America Latina è il continente con le più grosse disparità. In Asia esiste il Giappone (33.000 € pro capite annui, in media), ed esistono il Bangladesh e l’Afghanistan (tra i 150 e i 200 € pro capite annui, in media). ecc… Ci sono imprese europee o nordamericane che hanno un fatturato pari a quello di molti Stati africani messi insieme.

• DISTRIBUIRSI LE RICCHEZZE (SEDIE) COME VORREMMO

Osservare i diversi comportamenti e dare per ciascuno il corrispondente fenomeno reale: c’è chi emigra andando a cercarsi la ricchezza; c’è chi va a prendersi la ricchezza e se la porta a casa, che gli altri lo vogliano o meno; c’è chi spontaneamente dona la propria

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ricchezza a chi ne ha di meno; c’è chi fa resistenza e non vuole cederla; c’è chi ha talmente tanta ricchezza che non riesce ad impedire che gliela portino via; ecc…).

Numero dipartecipanti Europa Africa Asia America

LatinaAmericadel Nord

ogni partecipante rappresenta…

12 2 1 7 1 1 457 milioni di ab.13 2 1 8 1 1 422 milioni di ab.14 2 2 8 1 1 392 milioni di ab.15 2 2 9 1 1 366 milioni di ab.16 2 2 10 1 1 343 milioni di ab.17 3 2 10 1 1 323 milioni di ab.18 3 2 11 1 1 305 milioni di ab.19 3 2 11 2 1 289 milioni di ab.20 3 2 12 2 1 274 milioni di ab.21 3 3 12 2 1 261 milioni di ab.22 3 3 13 2 1 249 milioni di ab.23 3 3 14 2 1 239 milioni di ab.24 4 3 14 2 1 229 milioni di ab.25 4 3 15 2 1 219 milioni di ab.26 4 3 16 2 1 211 milioni di ab.27 4 3 16 2 2 203 milioni di ab.28 4 3 17 2 2 196 milioni di ab.29 4 4 17 2 2 189 milioni di ab.30 4 4 18 2 2 183 milioni di ab.31 4 4 18 3 2 177 milioni di ab.32 4 4 19 3 2 171 milioni di ab.33 5 4 19 3 2 166 milioni di ab.34 5 4 20 3 2 161 milioni di ab.35 5 4 21 3 2 157 milioni di ab.36 5 5 21 3 2 152 milioni di ab.37 5 5 22 3 2 148 milioni di ab.38 6 5 22 3 2 144 milioni di ab.39 6 5 23 3 2 141 milioni di ab.40 6 5 24 3 2 137 milioni di ab.80 12 10 48 6 4

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90 13 12 54 7 4100 15 13 60 8 5110 17 14 66 8 5120 18 15 72 9 6130 20 17 78 9 6140 21 18 84 10 7150 23 19 90 11 7160 24 20 96 12 8170 26 22 102 12 8180 27 23 108 13 9190 29 24 114 14 9200 30 25 120 15 10

Numero di sedie Europa Africa Asia America

LatinaAmericadel Nord

ogni sedia rappresenta…

12 4 0 3 1 4 1881 miliardi di US$13 5 0 3 1 4 1736 miliardi di US$14 5 0 4 1 4 1612 miliardi di US$15 6 0 4 1 4 1505 miliardi di US$16 6 0 4 1 5 1411 miliardi di US$17 6 0 5 1 5 1328 miliardi di US$18 7 0 5 1 5 1254 miliardi di US$19 7 0 5 1 6 1188 miliardi di US$20 7 0 6 1 6 1129 miliardi di US$21 8 0 6 1 6 1075 miliardi di US$22 8 0 6 1 7 1026 miliardi di US$23 9 0 6 1 7 981 miliardi di US$24 9 0 7 1 7 941 miliardi di US$25 9 1 7 1 7 903 miliardi di US$26 10 1 7 1 7 868 miliardi di US$27 10 1 7 1 8 836 miliardi di US$28 10 1 8 1 8 806 miliardi di US$29 10 1 8 2 8 778 miliardi di US$

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30 10 1 8 2 8 752 miliardi di US$31 11 1 8 2 8 728 miliardi di US$32 11 1 8 2 9 705 miliardi di US$33 12 1 8 2 9 684 miliardi di US$34 12 1 9 2 9 664 miliardi di US$35 12 1 9 2 10 645 miliardi di US$36 13 1 9 2 10 627 miliardi di US$37 13 1 10 2 10 610 miliardi di US$38 14 1 10 2 10 594 miliardi di US$39 14 1 10 2 11 579 miliardi di US$40 14 1 11 2 11 564 miliardi di US$80 28 2 22 4 2290 32 2 25 4 25

100 35 2 28 5 28110 39 2 31 5 31120 42 3 33 6 33130 46 3 36 6 36140 49 3 39 7 39150 53 3 42 7 42160 56 4 44 8 44170 60 4 47 8 47180 63 4 50 9 50190 67 4 53 9 53200 70 5 55 10 55

La ricchezza è, in questo gioco, rappresentata dal PIL. Si può discutere su quanto il PIL sia un indicatore di reale benessere e portare alcuni esempi di altri indici di sviluppo (per esempio il GPI – genuine progress indicator). La differenza sta nel fatto che il Pil contabilizza un po’ tutte le transazioni monetarie. Infatti il PIL di un paese può crescere per esempio in seguito ad un grosso terremoto (molte spese

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per la ricostruzione), oppure in seguito a spese per il ripristino ambientale…. Il GPI depura il PIL da tutte queste aberrazioni.

EUROPA Numero di partecipanti

Numero di sedie

Ricchi Sedie dei ricchi

80 12 28 1 12100 15 35 1 14120 18 42 2 16140 21 49 2 19160 24 56 2 22180 27 63 3 24

AFRICA Numero di partecipanti

Numero di sedie

Ricchi Sedie dei ricchi

80 10 2 1 1100 13 2 1 1120 15 3 1 2140 18 3 2 2160 20 4 2 2180 23 4 2 2

 ASIA Numero di

partecipantiNumero di

sedieRicchi Sedie dei

ricchi80 48 22 5 13

100 60 28 6 17120 72 33 7 20140 84 39 8 23160 96 44 10 26180 108 50 11 30

AMERICALATINA

Numero di partecipanti

Numero di sedie

Ricchi Sedie dei ricchi

80 6 4 1 3100 8 5 1 4120 9 6 1 5140 10 7 1 6

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160 12 8 1 7180 13 9 1 8

AMERICADEL NORD

Numero di partecipanti

Numero di sedie

Ricchi Sedie dei ricchi

80 4 22 1 13100 5 28 1 17120 6 33 1 20140 7 39 1 24160 8 44 1 26180 9 50 1 30

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Scheda B

Gioco dei cubi

E’ un gioco di simulazione attraverso il quale è possibile fare un’esperienza diretta dei meccanismi sociali ed economici che generano disuguaglianze e ingiustizia sociale sul pianeta.

Durata: 1 ora, più ½ ora per la valutazione

Materiale occorrente: 10 matite, 7 tempera-matite, 7 forbici, 7 righelli, 8 collastick, 23 fogli bianchi formato A4, cartelli con il nome dei paesi partecipanti, 9 tavoli.

Paesi: USA, Francia, Italia (rappresentanti dei paesi industrializzati) Bangladesh, Nigeria, Perù, Tanzania (rappresentanti dei paesi poveri). Due partecipanti rappresentano l’ONU.

I giocatori vengono disposti in gruppi nazionali: un numero minore per i paesi industrializzati e un numero maggiore per i paesi poveri.

Il materiale viene distribuito secondo il seguente schema:Ai paesi industrializzati, per ogni paese: 1 modello di cubo, 3 matite, 2 tempera-matite, 2 forbici, 2 righelli, 2 collastick, 1 foglio di carta bianco.Ai paesi poveri: Bangladesh: 5 fogli di carta; Nigeria: 1 righello, 1 collastick, 1 forbice, 5 fogli di carta; Perù: 1 collastick, 5 fogli di carta;Tanzania: 1 matita, 1 tempera-matita, 5 fogli di carta.I gruppi nazionali si dispongono intorno a tavoli ben divisi l’uno dall’altro, i Paesi industrializzati su un lato, i Paesi poveri sul lato opposto.Tutti i paesi devono produrre dei cubi secondo un modello preciso, usando righello, matita, forbici e colla per la costruzione. I cubi fabbricati vengono giudicati e vengono ammessi solo quelli perfetti.

L’animatore funge da “poliziotto”, vigilando e impedendo le azioni “selvagge” tra i Paesi.

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I Paesi possono comunicare tra di loro solo per mezzo dell’ONU, segnalando l’esigenza all’animatore che a sua volta la comunica all’ONU.L’ONU ha il compito di chiamare – una coppia per volta – delegati dei paesi che desiderano trattare le condizioni di scambio dei materiali. L’ONU controlla anche i tempi delle trattative.Solo i Paesi industrializzati possono stabilire i prezzi.Vince il paese che ha prodotto, nel tempo stabilito, il numero più alto di cubi. Chi non ha prodotto niente, muore di fame! (Gioco presentato da Sigrid Loos sulla rivista CEM-Mondialità)

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Scheda C

Laboratorio sul Commercio Equo e Solidale

Il laboratorio consiste in un lavoro fatto in gruppi di 4-5 ragazzi che hanno il compito di analizzare la Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale (in basso) per rintracciare i principi su cui si fonda, sintetizzandoli poi in una presentazione in ppt da presentare a tutti gli altri.

Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale (www.agices.org)

INTRODUZIONE

La Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale è il documento che definisce i valori e i princìpi condivisi da tutte le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale italiane.La Carta viene approvata nel 1999, ed è l’inizio di un percorso di confronto a livello nazionale tra le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale che negli anni si è andato sviluppando e approfondendo, fino a cogliere limiti e contraddizioni, frutti di un percorso molto partecipato, ma anche articolato, a volte contraddittorio. Da questo lungo confronto è emersa forte l’esigenza di una rivisitazione della Carta per adeguarla alla realtà di un Commercio Equo e Solidale che guarda al futuro, che costruisce nuove esperienze, per rispondere sia alle esigenze dei produttori ma anche a quelle dei consumatori consapevoli.La nuova stesura della Carta, approvata nell’Assemblea dei Soci AGICES di Chioggia (aprile 2005), si colloca in stretta continuità con la precedente, riconosce il valore di un documento frutto di un lavoro ampio e partecipato. Essa ne preserva i princìpi, introducendo modifiche che non ne mutano lo spirito e i valori fondanti.Il concetto di “filiera equa” è uno dei cardini che la Carta preserva e sui quali poggia.

La prima Carta Italiana dei Criteri lo declinava riconoscendo due tipologie di organizzazioni di Commercio Equo e Solidale: le Botteghe del Mondo e gli Importatori.

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La volontà di fotografare la naturale dinamicità del movimento, evitando definizioni ambigue senza escludere a priori la possibilità che il Commercio Equo e Solidale possa trovare in futuro altre forme di espressione, ha portato alla decisione di fare un passo avanti. Protagoniste del movimento, secondo la nuova Carta Italiana dei Criteri, sono oggi le “organizzazioni di Commercio Equo e Solidale”.

Un'organizzazione di Commercio Equo e Solidale viene riconosciuta come tale in base al tipo di attività concreta che svolge, e non più per l’appartenenza nominale ad una tipologia di struttura. Nessun criterio fondante per la tutela del valore della “filiera equa” è stato dunque rivisto e nessun principio condiviso dal movimento è stato privato del suo senso originario, tantomeno la centralità delle Botteghe del Mondo.Il Commercio Equo e Solidale si è infatti sviluppato in modo orizzontale e capillare grazie alla rete delle Botteghe del Mondo. Il radicamento delle Botteghe del Mondo sul territorio, e le loro potenzialità di incidenza politica e culturale sono un patrimonio che il movimento, fin dal principio, valorizza come proprio e peculiare e si impegna ad accrescere.

La Bottega del Mondo, come spazio in cui esercitare il proprio diritto ad essere cittadini, come strumento di aggregazione, di incontro, scambio e coscientizzazione immerso nel tessuto urbano, come luogo fisico di contatto tra Nord e Sud del mondo, ha l'importanza e la responsabilità di essere uno spazio pubblico nel senso più ampio del termine. Nelle Botteghe del Mondo è possibile orientare azioni concrete e coraggiose per fini comuni, sviluppare linguaggi e pensieri nuovi, per comunicare e per dimostrare che i valori dominanti non sempre sono universalmente condivisi. Nella Bottega del Mondo, laboratorio di pace e di autosviluppo, di sobrietà dei consumi e di condivisione, si impara ad essere cittadini del mondo, democratici e solidali, e a contribuire al cambiamento concreto delle relazioni favorendo il lavoro “in rete”.

La presenza della Bottega del Mondo a livello locale assicura questa possibilità di partecipazione globale, svolgendo un ruolo insostituibile di trasmissione e di evoluzione dello spirito, dei principi e delle regole

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del Commercio Equo e Solidale che la Carta Italiana dei Criteri, negli articoli seguenti, definisce e custodisce.

1. Definizione del Commercio Equo e SolidaleIl Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l’educazione, l’informazione e l’azione politica. Il Commercio Equo e Solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: dai produttori ai consumatori.

2. Obiettivi del Commercio Equo e Solidalea. Migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentandone

l’accesso al mercato, rafforzando le organizzazioni di produttori, pagando un prezzo migliore ed assicurando continuità nelle relazioni commerciali.

b. Promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati, specialmente gruppi di donne e popolazioni indigene e proteggere i bambini dallo sfruttamento nel processo produttivo.

c. Divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, tramite la vendita di prodotti, favorendo e stimolando nei consumatori la crescita di un atteggiamento alternativo al modello economico dominante e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo.

d. Organizzare rapporti commerciali e di lavoro senza fini di lucro e nel rispetto della dignità umana, aumentando la consapevolezza dei consumatori sugli effetti negativi che il commercio internazionale ha sui produttori, in maniera tale che possano esercitare il proprio potere di acquisto in maniera positiva.

e. Proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale, sostenibilità ambientale, sicurezza economica.

f. Favorire la creazione di opportunità di lavoro a condizioni giuste tanto nei Paesi economicamente svantaggiati come in quelli economicamente sviluppati.

g. Favorire l'incontro fra consumatori critici e produttori dei Paesi economicamente meno sviluppati.

h. Sostenere l'autosviluppo economico e sociale.

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i. Stimolare le istituzioni nazionali ed internazionali a compiere scelte economiche e commerciali a difesa dei piccoli produttori, della stabilità economica e della tutela ambientale, effettuando campagne di informazione e pressione affinché cambino le regole e la pratica del commercio internazionale convenzionale.

j. Promuovere un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.

3. Criteri generali adottati dalle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale Le organizzazioni di Commercio Equo e Solidale si impegnano a condividere ed attuare, nel proprio statuto o nella mission, nel materiale informativo prodotto e nelle azioni, la definizione e gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale. In particolare si impegnano a:

a. Garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori sanciti dalle convenzioni OIL.

b. Non ricorrere al lavoro infantile e a non sfruttare il lavoro minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale sui diritti dell'Infanzia.

c. Pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni coinvolte nella catena di commercializzazione un giusto guadagno; il prezzo equo per il produttore è il prezzo concordato con il produttore stesso sulla base del costo delle materie prime, del costo del lavoro locale, della retribuzione dignitosa e regolare per ogni singolo produttore.

d. Garantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto assicurando pari opportunità lavorative e salariali senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale, religione, convinzioni politiche.

e. Rispettare l’ambiente e promuovere uno sviluppo sostenibile in tutte le fasi di produzione e commercializzazione, privilegiando e promuovendo produzioni biologiche, l'uso di materiali riciclabili, e processi produttivi e distributivi a basso impatto ambientale.

f. Adottare strutture organizzative democratiche e trasparenti in tutti gli aspetti dell’attività ed in cui sia garantita una partecipazione collettiva al processo decisionale.

g. Coinvolgere produttori di base, volontari e lavoratori nelle decisioni che li riguardano.

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h. Reinvestire gli utili nell’attività produttiva e/o a beneficio sociale dei lavoratori (p.e. fondi sociali).

i. Garantire un flusso di informazioni multidirezionale che consenta di conoscere le modalità di lavoro, le strategie politiche e commerciali ed il contesto socio-economico di ogni organizzazione.

j. Promuovere azioni informative, educative e politiche sul Commercio Equo e Solidale, sui rapporti fra i Paesi svantaggiati da un punto di vista economico e i Paesi economicamente sviluppati e sulle tematiche collegate.

k. Garantire rapporti commerciali diretti e continuativi, evitando forme di intermediazione speculativa, escludendo costrizioni e/o imposizioni reciproche e consentendo una migliore conoscenza reciproca.

l. Privilegiare progetti che promuovono il miglioramento della condizione delle categorie più deboli.

m.Valorizzare e privilegiare i prodotti artigianali espressioni delle basi culturali, sociali e religiose locali perché portatori di informazioni e base per uno scambio culturale.

n. Cooperare, riconoscendosi reciprocamente, ad azioni comuni e a favorire momenti di scambio e di condivisione, privilegiando le finalità comuni rispetto agli interessi particolari. Per evitare azioni che indeboliscano il Commercio Equo e Solidale si impegnano, inoltre, in caso di controversie, a fare un percorso di confronto e di dialogo, eventualmente con l'aiuto di un facilitatore.

o. Garantire relazioni commerciali libere e trasparenti, promuovendo processi di sviluppo e coordinandosi nello spirito dell’art. 3.14.

p. Garantire trasparenza nella gestione economica con particolare attenzione alle retribuzioni.

4. Produttori ed Esportatori

4.1 Produttori

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I Produttori sono organizzazioni di produzione e commercializzazione di artigianato ed alimentari che condividono gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale e rispettano i criteri elencati nel Capitolo 3 di questa Carta.I Produttori devono:

a. Perseguire logiche di autosviluppo e di autonomia delle popolazioni locali.

b. Evitare una dipendenza economica verso l’esportazione, a scapito della produzione per il mercato locale

c. Evitare di esportare prodotti alimentari e materie prime scarseggianti o di manufatti con queste ottenuti

d. Favorire l’uso di materie prime localie. Garantire la qualità del prodottof. Qualora i produttori non siano in grado di esportare

direttamente possono servirsi di organizzazioni di esportazione.

4.2 Esportatori

Gli Esportatori sono organizzazioni che acquistano principalmente dai produttori come specificati all'art.4.1, e vendono prevalentemente a organizzazioni di Commercio Equo e Solidale; essi condividono gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale e rispettano i criteri elencati nel Capitolo 3 di questa Carta.Gli esportatori devono:

a. Assicurarsi che i princìpi del Commercio Equo e Solidale siano conosciuti dai produttori e lavorare con questi per applicarli

b. Fornire supporto alle organizzazioni di produzione: formazione, consulenza, ricerche di mercato, sviluppo dei prodotti, feedback sui prodotti e sul mercato

c. Dare ai produttori, se da questi richiesto, il pre-finanziamento della merce o altre forme di credito equo o microcredito

d. Fornire informazioni sui prodotti e sui produttori e sui prezzi pagati ai produttori

e. Garantire rapporti di continuità con i produttori.

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5. Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale Le Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale commercializzano prevalentemente prodotti del Commercio Equo e Solidale di organizzazioni di produzione e/o di esportazione e/o di altre organizzazioni di Commercio Equo e Solidale.Il ricorso a fornitori esterni al circuito del Commercio Equo e Solidale deve essere funzionale agli scopi sociali, e agli obiettivi del Commercio Equo e Solidale stesso.Le organizzazioni italiane condividono gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale, rispettano i criteri elencati nel Capitolo 3 di questa Carta.

Le Organizzazioni italiane devono:a. Promuovere iniziative di economia solidale al meglio delle

proprie possibilità.b. Sostenere le campagne di sensibilizzazione e pressione,

condotte a livello nazionale ed internazionale, volte a realizzare gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale

c. Essere senza fini di lucro.d. Inserire, appena possibile, personale stipendiato all’interno della

struttura, garantendo un'adeguata formazione.e. Valorizzare e formare i volontari e garantire loro la

partecipazione ai processi decisionali.f. Rendere disponibile alle organizzazioni di Commercio Equo e

Solidale, impegnandosi alla trasparenza, l'accesso alle informazioni riguardanti le proprie attività (commerciali e culturali)

g. Avviare e mantenere contatti diretti con esperienze marginali di autosviluppo, sia in loco che nei Paesi economicamente svantaggiati al fine di stabilire una sorta di gemellaggio equosolidale, con ogni mezzo idoneo a permettere la conoscenza di luoghi, persone, modalità di vita e di produzione che possano associarsi ai concetti con cui si definisce il Commercio Equo e Solidale.

Nell’attività di acquisto e di importazione le Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale devono:

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a. Offrire ai produttori, se da essi richiesto, il pre-finanziamento della merce, e favorire altre forme di credito equo o microcredito, qualora non esistano in loco possibilità di accesso a crediti

b. Promuovere, anche attraverso la collaborazione reciproca, rapporti di continuità, per mantenere un clima di autentico scambio, per favorire una maggiore stabilità per gli sbocchi di mercato dei produttori, e per permettere un effettivo miglioramento delle condizioni di vita sul breve/medio/lungo periodo.

c. Fornire supporto alle organizzazioni di produzione ed esportazione: formazione, consulenze, ricerche di mercato, sviluppo di prodotti, feedback sui prodotti e sul mercato

d. Assicurarsi che i principi del Commercio Equo e Solidale siano conosciuti e condivisi dai produttori e lavorare con questi per applicarli

e. Favorire, laddove sussistano le condizioni, la lavorazione dei prodotti presso le organizzazioni di produttori e/o privilegiare l’acquisto o l’importazione di prodotti la cui lavorazione avviene anche parzialmente nei paesi di origine dei produttori

f. Dare possibilità alle altre organizzazioni di Commercio Equo e Solidale di fare viaggi di conoscenza presso i produttori (e viceversa), rispettando i criteri del Turismo responsabile espressi nel documento "Turismo responsabile: Carta d'identità per viaggi sostenibili"

g. Privilegiare i fornitori esterni al circuito del Commercio Equo e Solidale fra quelli organizzati in strutture no-profit, con finalità sociali e con gestione trasparente e democratica e che abbiano prodotti eco-compatibili e culturali. Non intraprendere relazioni commerciali con aziende che, con certezza, violino i diritti umani e dei lavoratori.

Nell’attività di vendita le Organizzazioni italiane di Commercio Equo e Solidale devono:

a. Fornire ai consumatori tutto il materiale informativo disponibile, comprese le schede del prezzo trasparente

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Percorso 3 - Economie e culture del dare18

b. Mantenersi costantemente informate sui prodotti che vengono venduti, verificando che vengano rispettati i criteri del Commercio Equo e Solidale

c. Garantire ai consumatori sia in caso di distribuzione diretta che di distribuzione attraverso soggetti esterni, informazioni relative al Commercio Equo e Solidale, ai gruppi produttori che hanno realizzato il prodotto o fornito le materie prime, alla rete delle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale ed uno schema di prezzo trasparente, che fornisca almeno le seguenti informazioni: prezzo FOB pagato al fornitore, costo di gestione, importazione e trasporto, margine per la vendita. Tali informazioni possono essere indicate in percentuale od in valore assoluto, per singolo prodotto o per categoria di prodotti, o per paese di provenienza, o per gruppo di produttori.

In caso di vendita all’ingrosso:a. Vendere prevalentemente alle organizzazioni di Commercio

Equo e Solidale, ai canali di economia solidale, e/o di solidarietà sociale, gruppi di autoconsumo e/o gruppi informali di solidarietà.

b. Fornire alle organizzazioni di Commercio Equo e Solidale informazioni sui prodotti e sui produttori attraverso schede informative che contengano il prezzo trasparente dei prodotti ed essere disponibili a fornire la documentazione di supporto.

6. Prodotti trasformati

a. I prodotti trasformati sono tutti quei prodotti non riconducibili ad un’unica materia prima: biscotti, cioccolata, dolciumi, ecc.

b. I prodotto trasformati possono essere definiti in etichetta “prodotti di Commercio Equo e Solidale” solo se almeno il 50% del costo franco trasformatore delle materie prime o il 50% del peso delle materie prime è di Commercio Equo e Solidale.

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Percorso 3 - Economie e culture del dare19

c. L'elaborazione dei prodotti trasformati, laddove ne esistano le condizioni, dovrebbe avvenire nei Paesi d'origine.

d. La trasformazione deve essere effettuata da soggetti dell'economia solidale o comunque da cooperative o imprese che non siano in contrasto con i principi del Commercio Equo e Solidale.

e. I prodotti trasformati devono riportare in etichetta la dicitura: "Totale ingredienti del Commercio Equo e Solidale: %"

f. Nei prodotti trasformati, la scelta degli altri ingredienti rispetto a quelli del Commercio Equo e Solidale deve ispirarsi ai criteri esposti all'art.3.5 di questa Carta.

Scheda D

Gioco: Storie di vita dei produttori del sud.Al mercato di San Cristobal

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Percorso 3 - Economie e culture del dare20

Analizzare i meccanismi del commercio: l'intermediazione

TEMPO: 45 minutiVengono distribuite le “carte dei ruoli”:Il commerciante - compri le merci che portano gli indigeni dei dintorni, le vendi ad altri indigeni, cercando di guadagnare più denaro possibile, anche al momento di fare i conti e dare il resto. Il tuo obiettivo è però anche quello di aver venduto tutto alla fine del mercato . Ti consideri superiore agli indigeni, per cui ti rivolgi a loro usando "tu" oppure "Oh".

8 indigeni - tutti gli scambi avvengono attraverso il commerciante, cui dai del “Lei”:

• il primo è l’indiano di Chamula: vuoi procurarti ceramica: per disporre di denaro a questo scopo, vendi legna da ardere; devi pensare che hai un grosso bisogno di questi prodotti di ceramica;

• il secondo è l’indiano di Amatenango: vendi ceramica per comprare legna da ardere;

• il terzo è l’indiano di Zinacantan: vendi sale e hai bisogno di fibre e corda;

• il quarto, l’indiano di Oxchuc, viceversa: porti fibre e corda e hai bisogno di sale;

• il quinto è l’indiano della Selva Lacandona: vendi miele e compri maglioni;

• il sesto è l’indiano di Tuxtla: compri miele e vendi maglie;• il settimo è l’indiano di Huixtla: vendi caffè e compri ricami;• l’ottavo è l’indiano di Ixtepec: vendi ricami e compri caffè.• 2 turisti europei - volete comprare ricordi di viaggio in Messico,

fate foto, vi rivolgete in inglese a tutti;• sapete dire in spagnolo solo "gracias, bien, quanto?".

In un gioco di ruolo è consigliabile una fase preparatoria in cui i partecipanti vengono guidati a calarsi meglio nella parte da interpretare. Perciò, dopo la distribuzione delle carte, il conduttore fa delle brevi interviste agli “attori”: “Chi sei? Cosa vuoi comprare? E cosa vendi? Da chi puoi vendere o comprare la merce? Come ti rivolgi al commerciante?” .

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Percorso 3 - Economie e culture del dare21

Segue il role-play. Segue la discussione (parole chiave : multinazionali, sfruttamento, ingiustizia sociale, intermediazione).

(liberamente tratto da "Il viaggio. Percorsi didattici interdisciplinari di educazione alla pace e al dialogo interculturale" – a cura dell’IRRSAE VENETO – EMI 1995, pag.

123)

Scheda ESchede laboratorio EdC

Domande e RispostePer quali motivi secondo voi gli imprenditori EdC scelgono di aderire a questa proposta?

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Percorso 3 - Economie e culture del dare22

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Hanno dei vantaggi per la loro attività economica e per la loro vita? Se sì quali?

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Cosa vi ha colpito di più nelle loro storie?

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Anche se voi non siete imprenditori, cosa potreste fare nella vostra vita per contribuire ad un’economia più giusta?

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Percorso 3 - Economie e culture del dare23

Scheda F

Laboratorio La “cultura del dare” in azione

Obiettivo:

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Percorso 3 - Economie e culture del dare24

Riflettere sulle possibilità concrete che nelle nostre città abbiamo per promuovere la “cultura del dare”e progettare iniziative capaci di esprimerla.Per avere spunti: http://www.teens4unity.org/home_ita.html e in particolare http://www.school-mates.org/home_italiano.html

SvolgimentoDivisi in gruppi da 5-6 persone, i partecipanti discuteranno su possibili iniziative concrete da realizzare nella propria città ispirate alla “cultura del dare”. Potranno utilizzare come guida la seguente scheda:

• Titolo iniziativa

• Descrizione dell’idea

• Data e luogo di realizzazione

• Cosa serve per realizzarla (cose)

• Chi serve per realizzarla (persone e loro competenze)

• Per quale scopo si fa?

• Ci sono delle spese? Quali?

• Come si potrebbe far conoscere?

Scheda G

Gioco: Arraffa e riarraffa

da “L’economia giocata. Giochi di simulazione per

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Percorso 3 - Economie e culture del dare25

percorsi educativi verso una società sostenibile” di M. Morozzi-A.Valer – EMI 2001, pp. 225-229

E’ un approfondimento sulle problematiche ambientali (concetti di risorsa e di limite delle risorse);

Obiettivi: riflettere sull'importanza del "limite" specie delle risorse naturali; compiere scelte sulla base di criteri di sostenibilità (o

insostenibilità); agire autonomamente e razionalmente senza essere influenzati dal comportamento del gruppo; imparare ad accordarsi

con gli altri; partecipare, esprimere opinioni e confrontare i reciproci punti di vista.

Arraffa(20 minuti + 30-60 min. per il debriefing)

Per giocatori dai 10/12 anni in su.

Servono: un animatore ogni 10 giocatori (o ogni 15/20 se si utilizza parte dei giocatori come osservatori), molte graffette (o semi di legumi, stuzzicadenti...), un tavolo intorno a cui i giocatori stiano seduti comodamente.

• Si dispongono 8/10 giocatori intorno a un tavolo e i rimanenti alle loro spalle come osservatori.

• Sul tavolo si mettono a disposizione dei giocatori 2n+2 fermagli, la posta in gioco (se i giocatori, indicati con n, sono 10, i fermagli saranno 22).

• Si leggono insieme le regole del gioco (meglio se sono scritte su un cartellone): vince chi raggiunge 2n+4 fermagli (es.: 24 fermagli) scegliendo la strategia più opportuna.

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Percorso 3 - Economie e culture del dare26

• Al "Via" del conduttore ciascun giocatore cercherà di prendere i fermagli.

• Allo "Stop" verrà raddoppiato il numero di fermagli rimasti sul tavolo senza superare la prima posta.

Il conduttore non può rispondere alle domande dei giocatori. Si verificherà che i giocatori al “via” si impadroniranno subito di tutti i fermagli: in questo caso il conduttore dichiarerà finito il gioco e ritirerà i fermagli senza dare spiegazioni, e poi inviterà i giocatori a riprovare.

Rilette le regole, tra i giocatori può sorgere la necessità di una riflessione per arrivare ad accordi per favorire il raddoppio dei fermagli e continuare a giocare. II conduttore può disturbare i tentativi di accordo ridando improvvisamente il via: può accadere che qualcuno, incurante della discussione in atto o degli accordi realizzati, cercherà di "arraffare" il tutto, magari senza raggiungere il numero richiesto di fermagli per vincere.

II conduttore potrà fare vari tentativi in modo che si manifestino diverse dinamiche. Su decisione del conduttore (per aver fatto un numero determinato di tentativi o per scadere del tempo), il gioco viene interrotto.

Debriefing:

• I fase: Alla fine del gioco, qualunque essa sia, si inviteranno i giocatori, individualmente, a far emergere le impressioni e a motivare il proprio comportamento durante l'attività. Una "lettura" di quanto accaduto potrà anche essere richiesta agli osservatori.

• II fase: Quale è stato il risultato del gioco? Come hanno interagito i giocatori? Come si sarebbe potuto concludere il gioco in alternativa? Che cosa ha facilitato e che cosa ha ostacolato il raggiungimento dell'obiettivo per ciascun giocatore? E per tutti i giocatori insieme?

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Percorso 3 - Economie e culture del dare27

• III fase: Si invitano quindi i giocatori a riflettere sulle possibili analogie con la realtà (ad esempio: fermagli = risorse; dinamiche tra i giocatori = modalità di approccio con le risorse). Lo sfruttamento egoistico e illimitato (che corrisponde all’ "arraffare" i fermagli) delle risorse impedisce il loro rinnovo e porta all'esaurimento delle stesse, mentre solo l'utilizzo limitato e rispettoso delle capacità rigenerative della natura garantisce beneficio per tutti per lungo tempo: è indispensabile un'autolimitazione e un'autoregolamentazione per evitare di giungere al punto di non ritorno (quando cioè finisce il gioco senza vincitori).

È inoltre possibile inserire all'interno del debriefing (o prima, come variante dell'altro gioco) un'attività che affronta l'altra faccia della medaglia: i rifiuti.

Riarraffa

La posta è composta da 5n di fermagli, distribuiti dal conduttore in modo casuale e assolutamente sproporzionato tra i giocatori (chi ne avrà 2, chi 20, chi 15...); scopo del gioco è liberarsi dei fermagli; vinceranno i tre giocatori seduti uno di fianco all'altro, che per primi si troveranno senza più fermagli.

Al via il conduttore indicherà uno dei partecipanti come colui che farà la prima mossa.

Dopo la sua prima mossa si proseguirà in cerchio in senso antiorario, fino a completare il giro e poi ripartire.

A ogni giro ogni giocatore non potrà distribuire ad altri più di 3 fermagli alla volta (potrà distribuirli indifferentemente a un solo giocatore, a due o a tre).

Ogni 2 minuti ci sarà uno stop e verranno distribuiti in modo casuale altri fermagli (4n).

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Percorso 3 - Economie e culture del dare28

Debriefing:

I e II fase: come sopra. III fase: i fermagli potrebbero rappresentare questa volta i rifiuti, e le dinamiche tra i giocatori rappresentano le modalità di approccio con i sottoprodotti dei nostri modelli di consumo, cioè i rifiuti.

Un approccio egoistico e irrazionale al problema dei rifiuti porta a considerarli come una patata bollente dalla quale liberarsi il più in fretta possibile, evitando una relazione tra la loro produzione e la responsabilità della loro gestione da parte di chi li ha prodotti.

Si può far emergere il rapporto di causalità tra l’eccesso di consumo e il problema dei rifiuti e quindi mettere in discussione il comportamento che scarica (“esternalizza”) sulla collettività mondiale il problema dell’eccesso di produzione/consumo/spreco di risorse.

Il limite non dovrebbe apparire come un ostacolo alla propria libertà e realizzazione personale, ma è invece un fattore indispensabile per trovare l'equilibrio tra uomo e ambiente, tra risorse e consumi, tra nord e sud del mondo, nella misura in cui sollecita la cooperazione, la solidarietà, il sentirsi parte di un sistema sociale e ambientale più vasto.

Bibliografia

Sull’economia contemporanea e le sue contraddizioni• Centro Nuovo Modello di sviluppo, Nord Sud. Predatori, predati e

opportunisti, Emi, Bologna 2005.• Conti S. et al., Geografia dell’economia mondiale, UTET, Torino

2000.• Gallino L., Globalizzazione e disuguaglianza, Laterza, Roma

2000.

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Percorso 3 - Economie e culture del dare29

• ZeroPoverty. Kit Multimediale, Città Nuova, Caritas Italiana, CEM mondialità, 2010

Sul commercio equo e solidale• Becchetti L., Costantino M., Il commercio equo e solidale alla

prova dei fatti, Bruno Mondadori, Milano 2006.• Id., Manuale per un consumo responsabile, Emi, Bologna 2003.• Id., Guida al consumo critico, Emi, Bologna 2004.• Nico Roozen - Frans van der Hoff, Max Havelaar. L’avventura del

commercio equo e solidale, Feltrinelli, Milano 2004.• Morozzi M., Valer A., L’economia giocata, Emi, Torino 2001• Ransom D., Commercio equo e solidale, Carocci, Torino 2004.• Viganò E., Cos’è il commercio equo e solidale?, Carocci, Torino

2008.

Sull’Economia di Comunione• Bruni L., Pelligra V. (edd.), Economia come impegno civile.

Relazionalità, ben-essere ed Economia di Comunione, Città Nuova, Roma 2002

• Bruni L., Crivelli L. (edd.), Per una economia di comunione. Un approccio multidisciplinare, Città Nuova, Roma 2004.

• Lubich C., L'economia di Comunione. Storia e profezia, Città Nuova, Roma 2001

• Moramarco V., Bruni L. (edd.), L'economia di comunione. Verso un agire economico a "misura di persona", Vita e pensiero, Milano 2000

• Ferrucci, Alberto (ed.), Per una globalizzazione solidale verso un mondo unito, Città Nuova, Roma 2001

Sulla cultura del dare e sul dono• Lubich C., La felicità di dare, Città Nuova, Roma 2006.• De Pra Cavalleri L., Mantovani A., Verona L., I tesori di Gibì e

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Sitografia

Sul commercio equo e solidale

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Percorso 3 - Economie e culture del dare30

http://www.commercioequo.org/cees.htmhttp://www.commercioequo.org/materiali.htmhttp://www.agices.org/it/http://www.altromercato.it/en

Sull’Economia di Comunionewww.edc-online.ithttp://www.edc-online.org/it/chi-siamo/lispirazione-culturale/la-cultura-del-dare.htmlSulla Cultura del dare e sul donohttp://www.portaledibioetica.it/documenti/003055/003055.htmhttp://www.fareantropologia.it/sitoweb/index.php?option=com_content&view=article&id=88:dono-hau-e-reciprocita-alcune-riletture-antropologiche-di-marcel-mauss&catid=47:culture-del-dono&Itemid=68http://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/560-abcdeconomia-qdq-come-qdonoq.htmlhttp://www.edc-online.org/it/pubblicazioni/articoli-di/luigino-bruni/563-abcdeconomia-qdq-come-qdonoq-2a-puntata-.html

FilmBlood diamonds – Diamanti di sangue (2006)Regia di Edward Zwick.Drammatico, durata 138 min. - USA 2006. - Warner Bros Italia

The Constant Gardener – La cospirazione (2005)Regia di Fernando Meirelles.Thriller, durata 129 min. - USA, Gran Bretagna 2005.

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