Calzetti rossi

42

description

Giuseppe Bertolini, giallo. La tranquillità di una nota città turistica sull’Adriatico viene interrotta da una serie di delitti in apparenza non collegabili tra loro. Una minaccia per l’imminente stagione turistica. Filippo Righi, commissario capo della locale questura, si trova a indagare secondo schemi inusuali cercando i moventi dei crimini, partendo dal mondo giovanile così come gli appare nei profili dei social network. Presto si rende conto di entrare in stretto contatto, quasi una simbiosi, con l’assassino, con il quale dialoga via internet e dal quale viene guidato nella soluzione del caso. Perché gli omicidi non sono fini a se stessi ma solo il mezzo per giungere a uno scopo prefisso. L’abile regia dell’autore dei crimini porterà alla composizione del mosaico, tassello dopo tassello, fino alla sua cattura come parte finale del piano progettato. Perché tutte le vittime sono state ritrovate nude, con indosso solo un paio di calzetti rossi?

Transcript of Calzetti rossi

Page 1: Calzetti rossi
Page 2: Calzetti rossi

In uscita il 30/10/2015 (15,50 euro)

Versione ebook in uscita tra fine novembre e inizio dicembre 2015

(4,99 euro)

AVVISO

Questa è un’anteprima che propone la prima parte dell’opera (circa il 20% del totale) in lettura gratuita.

La conversione automatica di ISUU a volte altera l’impaginazione originale del testo, quindi vi

preghiamo di considerare eventuali irregolarità come standard in relazione alla pubblicazione

dell’anteprima su questo portale.

La versione ufficiale sarà priva di queste anomalie.

Page 3: Calzetti rossi

  

GIUSEPPE BERTOLINI

CALZETTI ROSSI

 

 

 

 

 

 

 

 

www.0111edizioni.com

Page 4: Calzetti rossi

www.0111edizioni.com

www.quellidized.it

www.facebook.com/groups/quellidized/

CALZETTI ROSSI Copyright © 2015 Zerounoundici Edizioni

ISBN: 978-88-6307-924-1 Copertina: Immagine di Marina Bertolini Giaretta

Prima edizione Ottobre 2015 Stampato da

Logo srl Borgoricco – Padova

Le vicende narrate in questo romanzo sono frutto della fantasia dell’autore. La corresponsione con fatti realmente accaduti, con personaggi o luoghi realmente esistiti o esistenti è pertanto da ritenersi del tutto casuale.

Page 5: Calzetti rossi

3  

PROLOGO È raro, in natura, incontrare animali che per loro indole ricerchino la solitudine come stile di vita. Vi sono esempi di azioni portate a compimento da un singolo ma a giovamento di un gruppo, mentre una vita in isolamento dai propri simili è tipica di poche razze. E l’uomo non è da meno. Fin dall’inizio della sua esistenza l’essere umano è alla ricerca del contatto con i suoi simili; per ricevere od offrire protezione, condividere eventi più o meno lieti, trovare o fornire appoggio e sostegno. Sia esso a un’idea, a un pensiero, un progetto. Spesso a un’azione. Così nascono i gruppi; ciascuno vi partecipa secondo le proprie aspirazioni e potenzialità, assumendo in tal modo ruoli differenti e diversificati. Qualcuno trovando l’esaltazione di una leadership innata o appresa, altri confondendosi o subendo sino alla perdita di una propria indipendenza intellettuale o d’azione. Gruppi che portano alla costituzione di comunità nelle quali il dialogo e il confronto rappresentano un asse portante, e nelle quali ciascuno, in base ai propri mezzi, trova occasione di espressione. E gruppi deputati all’azione, spesso condotti da un’unica mente, forte al punto da imporre un giogo, talora misconosciuto, alle pedine remissive. Il branco. Non un fenomeno di oggi; piuttosto il ripetersi del “già vissuto”, sia pure con nomi diversi e con rilievo e importanza differenti e minori perché non esaltati, sia pure in forma colpevolmente indiretta dai mass media. È fuor di dubbio che molti dei fatti (o, più propriamente misfatti) dell’oggi, siano i figli di un analogo accadimento avvenuto in precedenza ed esaltato, sia pure nei termini della sua negatività,

Page 6: Calzetti rossi

4

dall’intervento dei media e dall’emotività popolare diffusa attraverso il social network. Un fatto che adesso troverebbe ampio spazio nelle notizie di apertura di notiziari letti o stampati, e che potrebbe vantare una certa quantità di apprezzamento (vogliamo sperare alla diffusione della notizia e non al suo contenuto), può benissimo essersi verificato anche tempo addietro senza che la notizia venisse a trapelare o, addirittura, venisse negata per dichiarati motivi di opportunità. Può il singolo ribellarsi al branco e alle sue azioni? Assolutamente no se continua a farne parte; non fintanto che continuerà a ricercare e, in qualche modo, a trovare, appoggio e sostegno alle proprie insicurezze, nell’appartenenza a un gruppo che in luogo di sostenerlo, lo inghiotte.

Page 7: Calzetti rossi

5  

CAPITOLO I Le piccole gocce si poggiano quasi con delicatezza sui vetri della finestra; la primavera è da poco iniziata. Ogni singola stilla inizia la propria discesa verso una meta inevitabile: tragitto incerto e lento all’inizio. Fino a quando l’incontro con una compagna ne accelera il cammino. Nel loro percorso altri incontri, e il gruppo omogeneo e compatto è in grado di proseguire in modo deciso e spedito verso un traguardo divenuto obiettivo comune e condiviso. La stanza è modesta, sia pure ampia. Su di un tavolo lo schermo nero di un computer a riposo; una sedia è occupata e quasi coperta da vesti disposte in modo casuale e disordinato, mentre altri capi giacciono ai piedi di un comò che ospita sorrisi incorniciati di una donna e di un uomo che regge un bambino. Le pareti sono ingombre di immagini appese, i sorrisi di esperienze passate, di momenti vissuti da ricordare. Fotografie di miti e di esempi; uomini di sport e personaggi del mondo della canzone. Al centro di questo universo, un letto è occupato dal corpo di un ragazzo che fatica a riprendere contatto con il mondo reale. Gli occhi di Luigi stentano ad aprirsi: alla stanchezza si unisce il fastidio per il fascio di luce che filtra biancastra dalla finestra in una giornata di pioggia. È il primo pomeriggio di una domenica qualsiasi: una domenica uguale a tante altre, passate e, di certo, future. Non ha dormito molto, e di un sonno agitato. Si passa la lingua tra le labbra per inumidirle e rimuovere la patina che pare incollarle tra loro. La bocca è arida e l’alito pesante. Il ritmico pulsare delle sue tempie sembra costringere e limitare una mente che fatica a focalizzare il ricordo dei fatti di recente avvenuti. Ma lui non è solo.

Page 8: Calzetti rossi

6

Anche lui è parte di un gruppo, le sue lacune verranno colmate così come lui chiarirà momenti oscuri della mente di altri. In fondo la cosa importante non è l’azione in sé, con i suoi limiti dettati dal tempo. Importante è il ricordo, la possibilità di rivivere momenti di vita vissuta. E senza i limiti imposti dalla loro reale durata. E attraverso il ricordo di altri poter ripetere un’esperienza più volte e da punti emozionali e di vista diversi. Perché lo stesso episodio è in grado di suscitare emozioni differenti in persone tra loro diverse. Seduto sul letto Luigi cerca di fermare le immagini, ma la stanza gli danza intorno a un ritmo incostante. Altre gocce, diverse da quelle che imperlano i vetri, scendono fastidiose lungo la schiena, dopo un tragitto faticoso attraverso i lunghi capelli che di norma raccoglie in una coda. È solo in casa. Come sempre il sabato e la domenica. Quando sua madre con il nuovo compagno si trasferisce nella casa al lago per rivivere notti d’amore. Non è semplice avere vent’anni. Il mondo ti vuole uomo e maturo; il cuore e la mente hanno ancora voglia di gioco. Ogni tanto gli capita di ripensare al suo modo di agire; al suo modo di procurarsi istanti da ricordare. E al suo ruolo all’interno del gruppo: Mandrillo viene chiamato. A volte prova un senso di disagio e quasi disprezzo verso se stesso. Accade a metà settimana, quando nella sua mente filtra luce più nitida dalla memoria; quando a distanza di tempo si è maggiormente propensi a consentire che scene di vita vissuta e in apparenza seppellita, tornino a disturbare una coscienza voluta tranquilla. Spesso con il supporto dei ricordi narrati e vantati dai compagni di gioco. Non cerca giustificazioni, non ha scusanti. Sarebbe facile cercare di nascondersi a se stessi ricorrendo all’assenza di un padre troppo presto venuto a mancare nel suo ruolo di guida; e quasi banale apparirebbe il tentativo di rifugiarsi nella lontananza fisica e mentale di una madre che pare voler vivere una seconda adolescenza.

Page 9: Calzetti rossi

7  

Perché ha vent’anni ormai. È stata solo una giornata sfigata quella del test di ammissione alla facoltà di medicina lo scorso settembre. Luigi intende riprovarci quest’anno. È questa l’unica certezza che sente di avere. Spesso gli viene da riflettere su questa sua condizione; in fondo può sembrare paradossale avere certezze per il tempo futuro e non sapere cosa fare del tempo attuale. Talora dovendo affrontare rimorsi nascenti dal tempo passato. Le gambe lo conducono con andatura incerta fino al cospetto della sua immagine riflessa dallo specchio del bagno. Due occhi arrossati lo fissano quasi permeati da innocente stupore. È proprio lui quello che ha di fronte? È lui il “bravo” ragazzo che sogna un futuro in camice bianco? Quel giovane uomo che ora sta vivendo una pausa forzata lungo la corsia di accelerazione della sua vita da adulto? No. Chi ora lo guarda è un ragazzo annoiato che si trova a vivere i postumi di una serata di forzata allegria vissuta in una dimensione creata di modo artificiale, dimensione irreale e cercata; una fuga desiderata dalla vita vissuta. Lo spazzolino da denti gli è causa di conati, la gola gli brucia e il gusto dell’ultima grappa gli torna alla bocca provocandogli forte disgusto. Cammina verso la cucina appoggiandosi alla parete del breve corridoio. Le inspirazioni forzate sembrano placargli la nausea, ma il mondo intorno a lui riprende a girare e aumenta di nuovo il battito delle sue tempie. Un caffè nero abbondante e trenta gocce di Novalgina sono la sua colazione prima di una doccia in grado di ritemprare il corpo e, almeno così spera, rischiarire le idee. In realtà non è suo desiderio ricordare quanto lo ha visto co-protagonista solo poche ore prima. Rimorso o paura delle possibili ripercussioni sul giudizio e la stima che ognuno ha di sé? Sono questi i momenti di maggiore difficoltà.

Page 10: Calzetti rossi

8

Non protetto dall’essere parte di un gruppo dove, al pari dei ricordi, anche le responsabilità vengono condivise, in questi momenti si trova ad affrontare il nemico più difficile da fronteggiare: se stesso. Perché lui, così uguale agli altri nei momenti di gioco, perché solo di questo in fondo si tratta, in realtà si sente diverso. Essere parte di un gruppo comporta l’osservazione di alcune regole di norma dettate da chi svolge il ruolo di guida. Pena l’esclusione o, peggio, il divenire possibile vittima. Chi aveva provato un moto di ribellione, semplicemente cercando di recuperare adeguate distanze aveva pagato le conseguenze. Fino all’autodistruzione. Probabilmente, e questo è il suo pensiero, tutto si sarebbe risolto in un futuro prossimo, quando la vita lo avrebbe riaccolto consentendogli di coronare il suo progetto. Ma ora è tempo di vivere il presente sfruttando le sole possibilità che, ai suoi occhi, gli vengono offerte. È solo una piccola goccia che aderendo e confluendo con altre è in grado di giungere con maggiore rapidità e certezza a una meta prefissata. Spesso da altri.

Page 11: Calzetti rossi

9  

CAPITOLO II Filippo Righi presta servizio in polizia da circa vent’anni. Il primo periodo a Pinerolo vicino alla natia Torino, da circa due anni a Rimini. Nel mezzo più di tre lustri passati in questura a Ferrara. Cambiamenti legati e corrispondenti a mutamenti della sua carriera professionale e probabile causa del variare della sua situazione familiare. A Ferrara è rimasta Giuliana, sua moglie fino a pochi mesi orsono. Ora legalmente sua ex moglie. Nelle prime intenzioni doveva trattarsi di una condizione di separazione momentanea. La moglie e, con lei Elena, quindicenne frutto del loro amore, avrebbero, secondo i progetti, dovuto raggiungerlo entro pochi mesi dal suo insediamento nella città romagnola. Giusto il tempo necessario per reperire un alloggio adeguato e rispondente alle necessità di una famiglia di tre persone, ciascuna bisognosa di uno spazio proprio. Giusto il tempo di consentire a Elena di concludere nella città emiliana le scuole medie inferiori. Ma Filippo si era ben presto reso conto della vanità dei suoi tentativi di ricercare un alloggio a misura di famiglia. E, ora, i pochi mesi erano diventati due anni. Gli sarebbe bastato un bilocale: il ricongiungimento mai sarebbe avvenuto; non aveva indagato, forse timoroso delle risposte che sarebbero giunte alle sue domande, o forse per un rifiuto interiore della situazione che doveva suo malgrado sostenere, sul reale motivo di un ritardo iniziale, divenuto poi rinuncia definitiva, da parte di Giuliana. Ora il commissario Righi abita in un modesto ma dignitoso appartamento, porzione di bifamiliare, nella zona Nord di Rimini. In linea d’aria a metà tra il porto canale e il Grand Hotel, icona del mondo felliniano. Una stradina stretta parte di un reticolato di vie, a metà tra il lungomare e il viale centrale. Cinquanta metri appena dal delfinario.

Page 12: Calzetti rossi

10

Posizione discosta dalla vita mondana e dal brusio del passeggio alla luce di insegne multicolori; una vita vissuta alle spalle dei lussuosi alberghi del lungomare, dei quali gli è concesso apprezzare solo l’olezzo delle cucine e la vista dei grossi camini di aspirazione. Abbastanza vicina alla sede del suo operare, nella città vecchia dove, tra botteghe di artigiani e più vistosi negozi dai nomi altisonanti e di moda, spicca l’insegna bianca e azzurra della “Polizia”. Il cambio di luoghi e situazione non ha tuttavia scalfito molte delle vecchie abitudini di Righi, alcune delle quali divenute nel tempo quasi necessità corporali. Tra queste la mezz’ora di corsa mattutina. Ciò che un tempo faceva inalando il fresco dell’aria discendente dalle più alte vette delle Alpi, o che aveva fatto ammirando le antiche mura della città degli Estensi, ora è uso farlo respirando il salmastro della brezza dell’alto Adriatico. La partenza è fissata poco prima delle sei della mattina, giusto il tempo per giungere, dopo un percorso ripetuto nel lungomare, al porto canale verso le sei e trenta. Per fotografare nel ricordo le scene del pescato scaricato dai pescherecci, riposto in casse di polistirolo e ricoperto da ghiaccio abbondante. Pronto per l’esposizione sui banchi del mercato ittico. Spesso accade che qualcuno, e Righi è fra questi, preferisca una contrattazione diretta con i pescatori. Di fronte al molo, un chiosco adibito a bar. È quasi l’ora di chiusura, sia pure solo per una sosta mattutina dopo un intenso lavoro svolto nelle ore notturne, ma spesso il commissario è in questo luogo che beve il primo caffè della giornata. Una volta rientrato nel suo bilocale e riposto nel frigorifero il branzino o l’orata che fino a poche ore prima nuotavano in mare, Righi si lava e prepara per iniziare la sua giornata lavorativa. Vi sono zone in apparenza tranquille che, tuttavia, assumono una connotazione maggiormente problematica in determinati periodi. Ogni questura possiede nel suo database i tratti somatici di “personalità difficili” della propria area di pertinenza. Di coloro che per lo più risultano residenti nelle zone limitrofe. Ma qual è la zona di pertinenza di una città di dimensioni modeste che in alcuni periodi diviene crocevia dell’Italia e forse dell’Europa?

Page 13: Calzetti rossi

11  

Quando tra il venerdì sera e le ultime ore della domenica la città viene invasa da soggetti dalle più svariate provenienze alla ricerca di un volontario distacco dalla vita di ogni giorno? Quando comportamenti spesso abnormi di pochi conducono alla rottura di un quadro di armoniosa convivenza? Quando la ricerca di una vita e di un ruolo diversi si identificano nel disprezzo e nel rifiuto della vita stessa? Di se stessi, degli altri. * * * L’ultima domenica di Marzo, Filippo Righi si alza verso le sette. Oggi è un giorno libero per lui e il cambio dell’ora gli consente un ritardo orario nel suo ruolino di marcia: un ritardo non apprezzato dal suo timer biologico. Il suo programma è semplice, e il tempo non gli pone limiti. Inoltre non è nemmeno il giorno ideale per andare a Ferrara a trovare sua figlia. “Elena è più grande dei suoi quindici anni”. In realtà lui stesso si rende conto quanto diversi siano stati i suoi quindici anni da quelli dei giovani di oggi. Delle ragazze in particolare. “È un’età difficile. Forse, pericolosa.” È l’esperienza maturata nella sua professione che lo induce a tali pensieri. Si era tuttavia reso conto, da esperienze di visite da poco passate, come un padre, condannato e additato se assente, si tramuti in un peso in determinate occasioni. Nei giorni di festa, soprattutto, quando una desiderata voglia di indipendenza e svincolo da legami, induce spesso al rifiuto delle proprie radici, degli ambienti abitudinari. Poche parole al telefono e non tutti i giorni. La domenica è per gli amici. Indossate le sneakers con suola in memory e un paio di pantaloncini high tech, Filippo si avvia al lungomare. Una corsa lenta, cadenzata. Fino a Riccione. Da Grand Hotel a Grand Hotel.

Page 14: Calzetti rossi

12

Nel mezzo una spiaggia di dune di sabbia raccolta nei mesi invernali e pronta a essere nuovamente distesa a formare l’arenile per il periodo estivo. Una spiaggia di bivacchi notturni di reduci da battaglie di suoni e rumori. E le dune divengono riparo dalla brezza marina per sacchi a pelo ricolmi di corpi: inanimati e sfiniti. In attesa del ritorno al reale dalla vita - non vita di sballo. Ricercato. Voluto. Corpi giovani. Corpi che giovani lo sono stati. È reato un tale bivacco? Non lo si è mai capito. O almeno si basa su regole dettate dalla municipalità. Non pertinenza della polizia dello Stato. Visioni vissute e rivissute. Al ritorno, dopo circa quasi due ore comprensive della pausa che usa concedersi all’imbocco di viale Ceccarini a Riccione, lo scenario sarebbe stato diverso. Nel mezzo l’intervento della polizia urbana avrebbe ricordato a “quei signori” che per dormire ci sono gli alberghi e che la cittadina necessita di serbare integro il proprio decoro. Pensieri che si accavallano nella mente di Filippo, mentre gli occhi osservano il vicino lavorare di ruspe. Non c’è tregua per chi lavora nella preparazione del palcoscenico che verrà scoperto ai primi di Maggio. Ci sono parcheggi da risistemare, cabine da ricollocare spesso dopo una doverosa e pesante manutenzione. Un aereo solca il cielo a bassa quota; si fa vicino, quasi minaccioso. L’aeroporto Federico Fellini è a poca distanza. Sono quasi le nove di questa domenica quando Filippo giunge di fronte al dismesso Grand Hotel di Riccione. Chiuso per restauro. Mai riaperto. “Cosa resta in fondo di un’atmosfera da dolce vita, linfa vitale di questi luoghi?” Il pensiero della decadenza seguente l’era aurea delle scoperte. “Ora pare non ci sia più nulla da scoprire nel mondo reale. Pare sia necessario crearsi un mondo artificioso nel quale sfogare il proprio io insoddisfatto”.

Page 15: Calzetti rossi

13  

Dal piccolo porta-borraccia che porta legato in vita, Filippo trae una bottiglia di Enervit al limone. Ne beve circa la metà, prima di ripartire nel suo viaggio a ritroso: con le gambe e con la mente. Già quando lui era piccolo, fecero la loro comparsa i computer: inserendo dischetti di plastica si potevano e dovevano uccidere mostri provenienti da mondi distanti e immaginari. La mente di un bambino passava dal sogno di uno stadio di calcio acclamante il suo nome nel mentre calciava una palla, alla creazione del mito del super eroe in grado di cancellare minacce oscure incombenti. Ma ora con l’occhio elettronico tu puoi essere dove non sei, vivere dove non vivi. Non c’è spazio per l’immaginazione e l’ignoto è dentro di te. “Hanno fatto un buon lavoro” pensa guardando una spiaggia non più dormitorio. Molti sono già andati, altri sono in rapido spostamento verso l’entroterra dopo aver raccolto velocemente le poche cose e aver ripiegato solo in modo sommario il giaciglio che li ha ospitati sia pure per poche ore. “Ma forse” gli scappa un sorriso pensando a questo, “più che l’intervento dei vigili con la guardia costiera a supporto, hanno potuto le forti vibrazioni di escavatori in minaccioso avvicinamento”. È ormai prossimo al suo rientro quando si ferma d’improvviso. Colto dal turbinio dei suoi pensieri, non ha prestato attenzione a ciò che i suoi occhi guardavano pur senza vedere. «Colore!?» dice ad alta voce. In questo periodo la spiaggia non ha colori; e il grigio del mare si fonde all’orizzonte con quello del cielo. Eppure nella sua memoria visiva recente compare il colore. Qualche centinaio di metri percorsi sulla via appena solcata: tornare sui propri passi per potere capire e fornire un significato a una visione impressa nella memoria recente. Due punti arrossati in lontananza, macchiano una duna sconnessa. Giunge a pochi metri da quella cromatica anomalia. Calze rosse ricoprono due piedi rivolti all’onnipotente.

Page 16: Calzetti rossi

14

CAPITOLO III Filippo estrae il suo iPhone dalla tasca. Improvvisamente l’arenile gli appare vuoto; tutte quelle presenze che pochi minuti prima occupavano gli spazi del suo sguardo sembrano svanite. Si trova da solo, nel grigio di una mattina di fine marzo a osservare con inquietudine quell’immagine: due punti di un rosso acceso. Mette in pausa il Run Keeper, l’applicazione del suo iPhone con cui controlla i tempi e i percorsi effettuati. L’apparecchio ha, ora, la sola funzione di telefono. Ma è tutto ciò di cui ha bisogno, per ora. «Pronto? Sono Righi». «Comandi commissario, sono Migliaccio». Filippo descrive sia pure per sommi capi il motivo della telefonata al suo subalterno. «Le mando subito tutti gli uomini in servizio, commissario!». «No Migliaccio, solo un paio di agenti. Non c’è pericolo se non quello di eccessivo inquinamento della scena nel caso di intervento eccessivo». «Bene commissario». «Senti Migliaccio, avvisa anche il magistrato di turno. Buona giornata». «Comandi capitano». Ma la giornata non è cominciata bene. Filippo corre incontro a due ruspe che si avvicinano pericolosamente. Le blocca. Un paio di scatti con il telefonino per fissare la scena. Non passano più di due minuti quando nell’aria si diffondono i bagliori azzurri dei lampeggianti. Una prima pattuglia composta da due agenti si ferma sul lungomare: è necessario scoraggiare l’intervento dei curiosi che certamente entro pochi minuti sarebbero accorsi per essere presenti e partecipi di un dramma.

Page 17: Calzetti rossi

15  

Di altri, non loro. Altre due divise si dirigono lungo la battigia verso la duna in prossimità della quale sosta Filippo. Nell’attesa, pur breve, il commissario aveva iniziato con delicatezza, quasi con titubanza, a rimuovere la sabbia che ricopre il corpo. «Comandi commissario» salutano gli agenti al loro arrivo. «Buongiorno ragazzi. Ecco una scena inattesa». «Non si preoccupi, la tiriamo fuori noi». «No. Stiamo fermi. Attendiamo l’arrivo del magistrato di turno. Ormai per chi è sotto questo mucchio di sabbia non c’è più nulla da fare». Anche la seconda fase dell’attesa non è protratta. I due agenti rimasti sul lungomare stanno indicando a una giovane signora il punto dove si trova il commissario. “Accidenti perché proprio lei?” Laura Fede ha da poco passato i trent’anni. Carattere puntiglioso e desiderio di una carriera brillante e veloce. Il tutto racchiuso in un corpo perfetto. «Ciao commissario!». «Ciao Laura». Tra loro non c’è una storia ufficiale, non ancora almeno. Certamente la simpatia è reciproca, e l’atmosfera che scaturisce dai loro incontri è carica di tensioni emotive in grado di procurare piacere in entrambi. Mai miscelare il sentimento con il raziocinio necessario per la conduzione di un’indagine. Ma in certi casi la cosa appare inevitabile. «Cosa abbiamo?». «Non vedi? Un corpo malamente nascosto sotto un mucchio di sabbia». «Non corpo, solo due calzetti rossi. Su ragazzi sveliamo il mistero». «Abbiamo lasciato tutto come l’ho trovato in attesa di un tuo nulla-osta». «Lo avete. Iniziate. Ma chiediamo l’intervento di altri uomini, ci serve raccogliere indizi e reperti nella zona tutto d’intorno». «Cosa ti aspetti di trovare?». «Francamente non lo so. Ma è meglio avere materiale in abbondanza da esaminare, piuttosto che accorgersi tardivamente di una dimenticanza». «Vuoi forse far raccogliere tutti i mozziconi di sigaretta, le lattine e le bottiglie?».

Page 18: Calzetti rossi

16

«Tutto ciò che si può raccogliere nel raggio di una trentina di metri». «Perché trenta metri?». «È circa la distanza tra la duna e l’uscita del bagno». «Comandi commissario, ci siamo». Il corpo è avvolto da un telo bianco. Le calze rosse coprono le estremità di due gambe minute e pallide, visibili sotto le ginocchia ancora coperte. «Okay scopriamo il corpo» esorta la dottoressa Fede. Arriva il medico legale. Ha l’aria assonnata. È probabile che non abbia preventivato un suo possibile intervento la domenica mattina. Il corpo è completamente nudo, se si eccettuano i calzini rossi. «Una giovane ragazza bianca, direi sui sedici anni. Vi sono segni di lotta sul suo corpo. Un estremo tentativo di difesa. Sul collo chiari segni di strangolamento. Ma sulla causa della morte sarò preciso dopo l’autopsia». «C’è stata… ». «So cosa vuol dire commissario, ma anche sulla possibile violenza sessuale sarò più preciso in un secondo tempo. Anche se appare chiaro che lo stupro più che una possibilità sia una certezza. Che senso avrebbe la nudità in caso contrario?». «Mi spiace dottore, ma è proprio su questo punto che non concordo» interviene il magistrato. «Puoi spiegarti meglio?» chiede Filippo. «Ci sono parecchie cose che non quadrano in questa scena. Per prima cosa quelle calze rosse. Se osservate bene, la ragazza porta i segni di un trucco abbastanza vistoso, soprattutto se consideriamo l’età che dimostra. Ora è presumibile che sia stata a una serata in qualche locale della zona, sicuramente vestita in modo appariscente e, forse, provocante. Per piacere e per piacersi. Non stridono forse in questo ipotizzato abbigliamento due calzetti di quel rosso acceso? In secondo luogo il corpo è nudo. Completamente nudo. Ora, è molto difficile che uno stupratore abbia forza e tempo di spogliare completamente la sua vittima. Per cui ritengo che la signorina non abbia posto resistenza al rapporto, se questo verrà dimostrato. E per finire, i vestiti. Li avete ritrovati? Secondo voi è possibile che l’autore del crimine abbia anche avuto il sangue freddo di recuperare tutti gli indumenti e portarseli via

Page 19: Calzetti rossi

17  

dopo avere occultato il corpo con un pressapochismo che induce a supporre il desiderio di un suo rapido ritrovamento? E, per giunta, tutto si sarebbe svolto in mezzo a decine di persone che pur reduci da nottate di festa avrebbero potuto essere vigili e testimoni? No signori, questa è la scena di un ritrovamento ma non è la scena del crimine». Motivazioni e deduzioni conclusive dette con perentorietà che indicava certezza. «Ma allora perché raccogliere tutto ciò che troviamo d’intorno?». «Per cercare possibili testimoni, sia pure forse quasi inconsapevoli, caro commissario». È tornata a chiamarlo per il ruolo che ricopre omettendo il suo nome di battesimo. Lo fa per chiarire i ruoli distinti ma convergenti che ciascuno ricopre nell’indagine. A Filippo il compito di investigare, a lei quello di trarre le dovute conclusioni ed emettere i relativi giudizi. I necrofori, giunti nel frattempo, depositano il giovane corpo in una bara in metallo leggero. Mentre mani rivestite dal bianco del lattice confezionano, a parte, in un sacco di nylon il telo che lo avvolgeva. Ogni singolo mozzicone di sigaretta, un sigaro, un paio di preservativi, resti di spinelli confezionati con variabile maestria, oltre a lattine e bottigliette, vengono singolarmente inseriti in appositi sacchetti trasparenti etichettati con i riferimenti nella scena del ritrovamento. La distanza in centimetri dalla duna, la direzione rispetto la salma. E tutto trova posto nell’ampio vano di carico del furgoncino della polizia scientifica giunta da Bologna. «Vieni a mangiare con me? È l’una passata». «Volentieri Laura ma a due condizioni». «Cioè?». «La prima è che tu mi conceda il tempo di rientrare a casa per potermi lavare e vestire. La seconda è che il pranzo sia un incontro di piacere e non di lavoro. Ho apprezzato la tua disamina di poco fa, ma è presto per trarre qualsiasi conclusione. Aspettiamo almeno i primi risultati certi delle indagini scientifiche e di laboratorio per poter fare le prime congetture».

Page 20: Calzetti rossi

18

«Va bene mio commissario. Vedo che vuoi lodevolmente tenere i piedi per terra, anche se ammetterai che il quadro che ho dipinto è molto più che verosimile». «Lo ammetto. Ma ribadisco che è presto per affermare che sia rispondente alla realtà dei fatti avvenuti». Si allontanano assieme dalla scena, fendendo una piccola folla assiepata oltre un cordone teso dagli agenti, ora numerosi, a protezione dell’area. Una signora distinta sulla settantina, accarezza lo Yorkshire Terrier che tiene tra le braccia. «Drogati. I ragazzi di oggi muoiono tutti per colpa della droga. O della strada». Forse una lite tra sbandati a causa dell’alcool ipotizza qualcun altro. O forse l’azione di un maniaco. «Si sa chi è la poveretta?». Qualcuno si segna con la croce al passaggio della cassa in metallo leggero che viene adagiata oltre il portellone posteriore del van dei necrofori. Filippo e Laura attraversano il nastro di asfalto a più corsie che corre costeggiando il lungomare di sabbia. I numerosi alberghi che vi si affacciano sono ancora per la maggior parte chiusi al pubblico, ma sicuro oggetto di doverose sistemazioni all’interno. La stagione balneare è alle porte. Non è difficile attraversare l’ampia careggiata: la maggior parte delle vetture rallenta fino a fermarsi mentre gli sguardi corrono oltre i finestrini cercando un significato a un tale assembramento di gente. Molti in divisa. Un vigile urbano schiaffeggia inutilmente l’aria con la paletta cercando di sollecitare il movimento del lungo serpente di auto. Filippo, in tenuta ginnica, e Laura, in elegante tailleur, si lasciano la scena alle spalle.

Page 21: Calzetti rossi

19  

CAPITOLO IV Laura Fede è originaria di Mestre. Una laurea in Giurisprudenza ottenuta presso l’Università di Padova e un concorso in Magistratura vinto all’età di ventotto anni. Quattro anni trascorsi nel Bellunese, poi il trasferimento richiesto e ottenuto in una zona che le consentisse una maggiore operatività. Fidanzata per quattro anni, poi sposa per uno. La cosa non aveva funzionato. La famiglia un impegno oneroso e sicuro ostacolo a una programmata carriera. È a Rimini da un paio di anni; vi è giunta a pochi giorni di distanza dall’arrivo del nuovo commissario di polizia, proveniente da Ferrara. Due persone sole: l’una per scelta, l’altra per destino venuto a interrompere una serenità ritenuta raggiunta. La loro nuova città l’avevano conosciuta assieme: avevano i loro locali preferiti dove incontrarsi per una cena, per un aperitivo o per semplice caffè. Lei lo sa: prima o poi Filippo avrebbe ceduto e avrebbe dichiarato il suo amore. Ma c’era ancora qualcosa che lo bloccava. Comprensibile, se si considera le differenti strade attraverso le quali sono diventati nuovamente entità singole. Se per lei single non necessariamente significa sentirsi sola, per Filippo è diverso. Ma la decisione può non essere semplice anche se offerta su un piatto d’argento. Eppure si sono anche baciati. È successo alla fine dello scorso autunno; complice un bel sole, la giornata libera per entrambi e una gita decisa e improvvisata sul monte Titano. Avevano passeggiato fianco a fianco tra le botteghe della Repubblica di San Marino, il pranzo in un ristorantino panoramico. Le loro mani si erano dapprima sfiorate nella contesa dell’unico menù presente sul tavolo.

Page 22: Calzetti rossi

20

Se Filippo aveva presto lasciato il contatto, la mano di Laura era rimasta sul tavolo nell’attesa di un nuovo e più deciso contatto che non tardò ad arrivare. Il dopo pranzo era stato carico di effusioni e sorrisi culminato con l’incontro delle loro bocche una volta risaliti in macchina. Lei lo sapeva: quella notte Filippo non avrebbe dormito. E lei lo capiva.

* * * «Ce ne hai messo di tempo!». «Scusami ma ne ho approfittato per far partire una lavatrice. Sto finendo la roba pulita e domani viene la signora Lina a stirare». Laura non è entrata nel piccolo appartamento al pianterreno della villetta. È consapevole del disagio che Filippo avrebbe provato: in fondo l’intrusione nella vita domestica di uno scapolo richiede uno specifico tempo di preavviso per la parvenza di un ordine che difficilmente è parte di un uomo che vive da solo. Sia pure un commissario di polizia. È questo il motivo che ha indotto Filippo a ricercare una collaborazione domestica limitata al lunedì. Aveva in tal modo il tempo di cancellare alla vista di una persona estranea che avrebbe avuto a propria disposizione la sua casa per alcune ore, i segni della sua settimana da scapolo. La casa parla e descrive chi la vive; Filippo non desiderava che la signora Lina venisse a conoscenza degli aspetti più intimi della sua esistenza, attraverso l’analisi degli ambienti che “odoravano” di lui. «Dove mi porti?» Riprende Laura. «Pensavo di andare qua vicino, sul lungomare. Cosa ti va di mangiare?». «Non ho desideri particolari. Forse ho solo bisogno di qualcuno che mi stia accanto». «Cosa intendi? Lo sai che ti sono amico, puoi confidarti se vuoi». Si avviano verso il lungomare.

Page 23: Calzetti rossi

21  

Tra i molti alberghi ancora chiusi ce ne sono alcuni che osservano un’apertura parziale per consentire lavori di manutenzione pur in presenza di una ridotta capienza di alloggio. Diversa è la situazione verso l’interno, dove quasi tutti mantengono un’apertura annuale continuata. La presenza della clientela è garantita dall’ininterrotta stagione fieristica e congressuale. Rimini in fondo è in posizione ottimale per essere raggiunta da tutte le parti d’Italia, sia per motivi di aggiornamento e lavoro, sia per svago e trasgressione. I ristoranti per contro offrono il loro servizio in modo quasi continuato. La coppia, che tale non è, prende posto nella veranda di un locale del molo. Protetti da una tensostruttura si godono il tepore del primo sole di primavera al riparo del venticello che soffia dal mare. Due astici e due insalate, innaffiate da una bottiglia di Bonarda e poca acqua frizzante. «Va bene, ti sono accanto puoi contare sulla mia amicizia». «Non ne ho mai dubitato ma, talora, la sola amicizia può non bastare. Ambirei a una maggiore confidenza tra noi». «Cara Laura, non credere che non sia a conoscenza della situazione di bilico in cui si trova il nostro rapporto. E credimi che molte volte sono stato sul punto di dichiarare apertamente quanto tu vuoi sentire. Ma sai che vengo da una situazione negativa che ha ingenerato in me una certa sfiducia. Detto in forma amichevole, ogni volta che decido di fare il salto, qualcosa mi blocca». «Stupido» ride lei tirandolo a sé e baciandolo. «No. Non hai capito. Non è su di me che ho dei dubbi. Non è su di me che avevo dubbi durante il mio matrimonio». «Su di me?». «Lo hai detto prima. Tu ambiresti… posso essere io solo un tuo traguardo tra i tanti che ti prefiggi quotidianamente?». Laura rimane colpita da quelle parole; non aveva considerato la possibilità che lei, giudice, fosse in realtà nella posizione del giudicato. Semplicemente non se ne era accorta. Forse la sua eccessiva sicurezza, la certezza dei mezzi a sua disposizione, le aveva fatto scordare la forza della semplicità. Ma lei non era tipo da ammettere una propria sconfitta, non subito almeno.

Page 24: Calzetti rossi

22

«Ma cosa dici? Mi riferivo a una maggiore complicità al di fuori dell’ambiente di lavoro!». «Spiegati meglio allora e scusami se ti avevo frainteso». «Non servono scuse tra amici. Intendevo parlare del ritrovamento di questa mattina… ». «Ah no! Era una delle due condizioni dettate. Niente lavoro nelle nostre conversazioni di oggi». «Aspetta, non correre. Uno stesso fatto può essere considerato da svariati punti di vista. Quello che per noi è solo un caso, oggetto del nostro lavoro, per altri era figlia, sorella, compagna o amica. Non pensi a chi resta? Ai sensi di colpa per non aver saputo capire un disagio, un problema. Per aver fallito nel suo ruolo di guida di una creatura cui ha donato la vita?». «Dove vuoi arrivare? Parli come se quella ragazza se la sia andata a cercare una fine così orrenda». «Non lo escludo e nel farlo, sia pure in modo inconsapevole e con l’incoscienza dettata dall’età, ha tradito i desideri non supportati dai comportamenti dei suoi cari». «Mi domando da dove vengano tutte queste remore in una donna che, per scelta, ha rinunciato a un ruolo di moglie e di madre». «Non essere cattivo con me. Non ho bisogno dei tuoi rimproveri!». «Scusa, non ne avevo intenzione. In fondo anch’io ho fallito nel mio ruolo di marito e di padre». «Ma non essere cattivo nemmeno con te stesso. Non lo meriti». Si avviano sul lungomare. È forte la tentazione da parte di entrambi di prendersi per mano. Ma una città, anche di grandi dimensioni, sa divenire angusto rione se c’è da farsi i fatti altrui. Il telefono di Filippo inizia a vibrare nella tasca interna della giacca di renna che indossa. «Benissimo grazie» dice dopo essere rimasto in ascolto. «Ti va di fare un giretto in macchina Laura?». Un sorriso è la risposta. Un tragitto di pochi chilometri; la maggior parte del tempo per divincolarsi dal sempre caotico traffico della città, la Opel Insignia si dirige verso Parco 25 Aprile, poco discosto dal centro cittadino. «Tutto qua Filippo?». «Scendi, camminiamo un po’».

Page 25: Calzetti rossi

23  

L’iniziale titubanza di Laura viene a svanire quando Filippo le prende la mano. Lei non la mollerà. Protetti dalla vegetazione, riparati da occhi indiscreti. «Ma non è come tu pensi» esordisce Filippo. «Avevo pregato la scientifica di fornirmi i primi risultati in tempo reale. E i primi risultati ci portano qua. Signor giudice, in quest’area lei troverà la scena del crimine». «Qui?!». «Proprio qui. Sia nel lenzuolo sia nelle calze rosse sono stati trovati frammenti riconducibili ad aghi di pino. Sotto le unghie di quella poveretta ancora non identificata c’è terriccio umido e uova di lombrico. E Rimini pullula di alberghi, banche, discoteche e locali a luci rosse. Ma di alberi ve ne sono solo in questa zona». «Solo qua?». «Chiaro che uno stupro darebbe nell’occhio se perpetrato ai bordi di viali alberati con macchine da un lato e persone in passeggiata dall’altro. L’unico parco è questo». «Ok comprendo. Ma secondo me non si è trattato di stupro». «Questo lo stabilirai con più precisione con le prove che ti fornirò. Per ora passeggiamo al di fuori delle vie più battute. Occhi aperti». Laura cinge il fianco di Filippo che le poggia la mano sulla spalla.

Page 26: Calzetti rossi

24

CAPITOLO V «Filippo dovremo camminare per molto?». «Sei stanca?». «No, ma se ci fermiamo un istante a ragionare potremo sapere cosa cercare». «Va bene, ora ti spiego. Ma ti prego di ascoltarmi attentamente prima di criticare il mio punto di vista». «Che permaloso! Ti ascolto». «Parto dal riconoscerti il merito di aver sospettato che l’arenile non sia in realtà la scena del crimine. I ritrovamenti sul corpo della vittima e sui pochi indumenti lo hanno confermato, ed è questo il motivo per cui siamo in questo parco». «E fin qua ci sono». «Consideriamo che se il delitto si è consumato come conseguenza inattesa di una “bravata” di gruppo, il corpo sarebbe rimasto, magari occultato o sepolto, tra questi alberi. Invece è stato trasportato in un luogo accessibile e frequentato anche in questa stagione». «Volevano che lo trovassimo presto». «Ti correggo. Non volevano, ma voleva!». «Una sola persona?». «Ritengo probabile questa ipotesi. Il facilitato ritrovamento a poche ore dal delitto è un chiaro messaggio». «Che stento a capire». «Io nemmeno ci provo a questo punto iniziale delle indagini». «Vai avanti, mi stai coinvolgendo» Laura si stringe a Filippo. «Ora, se si tratta di un responsabile unico che già nelle sue intenzioni voleva compiere un delitto in un luogo nascosto per poi trasportare il cadavere al fine di facilitarne il ritrovamento, doveva avere un mezzo di trasporto a comoda disposizione». «Quindi dobbiamo cercare lungo i pochi viali carrabili all’interno del parco».

Page 27: Calzetti rossi

25  

«Già! E come vedi vi sono zone abbastanza impervie e impercorribili nel fitto di una vegetazione che in più punti cresce incolta. Dobbiamo semplicemente trovare le tracce di pneumatici e cercare da quel punto poco dentro il sottobosco». «Quante sono le vie di accesso al parco?». «Per quello che conosco sono tre le vie carrabili percorribili fino a un certo punto del parco. La più comoda alla tangenziale è sicuramente questa». «Ma chiaramente è la meno probabile» sentenzia Laura. «Perché?». «È chiaro che se nelle intenzioni dell’assassino vi era fin dall’inizio il progetto di portare la vittima alla vista pubblica nel lungomare, non avrebbe scelto l’accesso più distante dal mare!». «Cazzo hai ragione!». «Qual è la più vicina al luogo del ritrovamento?». «No, impossibile. Vi si accede passando quasi per il centro storico ed è zona assai frequentata da prostitute e tossici. Zona poco indicata per un delitto così complesso nel suo svolgimento». «Non resta che la terza via». «Che si affaccia direttamente lungo il porto canale. Da lì, sia pure percorrendo il viale centrale, ci sono solo tre chilometri fino a luogo di ritrovamento». Risaliti sulla Insignia, si dirigono verso il terzo ingresso del parco. Una pesante cancellata sbarra loro il passaggio. «Parcheggia là di fianco» suggerisce Laura indicando una piccola via indicata come strada chiusa in terra battuta. È l’accesso a una casa privata probabile dimora di villeggianti, chiusa in questa stagione. «Sembra che qualcuno abbia avuto la nostra stessa idea poco tempo fa». Una sottile catenella ad anelli bianchi e rossi è spezzata è giace per terra: nel mezzo un segnale “Proprietà privata divieto di accesso”. Entrano a piedi nel parco attraverso la cancellata le cui ante sono solo accostate. Non devono percorrere molta strada. «Ma cazzo, saranno meno di dieci metri dalla sede stradale, come possibile non udire le urla di una donna che subisca violenza?!». «Perché non c’è stata violenza Filippo» afferma Laura indicando ai piedi di un albero alcuni indumenti perfettamente piegati.

Page 28: Calzetti rossi

26

Filippo ricorre nuovamente al cellulare. «Mi serve la scientifica, ci sono novità». Laura inizia a controllare la zona. «C’ è un giubbotto, un top bianco e una gonna… ». «Gonna? Quei trenta centimetri di stoffa sono una gonna?». «Un paio di scarpe, tacco otto almeno e le calze, anzi una calza. Un’autoreggente». «Una? Ma la ragazza di gambe ne aveva due!». «Spiritoso!». «Centrale, sono ancora il commissario Righi, Per caso tra i reperti del caso di omicidio di questa mattina vi è una calza? Capisco, ora mi è tutto più chiaro, grazie». «Novità?». «Sì. Abbiamo trovato l’altra calza». «Dove?». «Nella faringe della vittima… non poteva urlare». «Nicole Bassi». «Eh?». «Nicole Bassi, sedici anni. Residente a Melegnano. Ci sono i documenti dentro la tasca interna del giubbotto. In quelle esterne una confezione di cartine per sigaretta, una modesta quantità di erba, due preservativi e un paio di pillole». «Ecstasy?». «Non so, controlleremo». * * * «Lo sai? Sono contenta» dice Laura seduta con Filippo al tavolo di una pizzeria. «Ti rende felice l’assassinio di una ragazzina?». «Non dire idiozie. Intendevo che per un motivo o per un altro, abbiamo passato insieme l’intera giornata». «Io sto pensando che proprio ora mentre stiamo cenando, una famiglia riceve una notizia che nessun padre e nessuna madre dovrebbe mai ricevere». «Chi ci ha pensato?». «Un fax ai colleghi lombardi; ci pensano loro».

Page 29: Calzetti rossi

27  

«Si sa qualcosa su Nicole?». «Non ancora ma tra poco sapremo tutto». «Schedata?». «No, profilo Facebook». «Come intendi procedere?». «In via ufficiosa stasera faccio un giretto sulla rete, in via ufficiale domani provo a far combaciare l’immagine che ne ricavo con i primi risultati dell’indagine». «Mi lasci fuori?». «Non ho molto spazio in casa mia». «Me ne basta di meno». «E buona parte la devo concedere allo stendibiancheria, altrimenti domani non ho nulla da dare alla stiratrice». «Ho capito non mi vuoi». «Non fraintendermi, ciò che abbiamo iniziato assieme, finiremo assieme: ma è necessario prendersi del tempo per riflettere sulla catena di eventi che si sono succeduti da stamane o tutto si risolverebbe in semplici supposizioni senza un sia pur iniziale conforto di dati oggettivi. Domani potremo confrontare le nostre idee con i primi risultati della scientifica». «Mi rincresce ma devo darti ragione; forse mi sono lasciata trasportare da qualcosa che poco ha a che fare con le nostre indagini. Buonanotte Filippo». Laura appoggia le sue labbra sulla guancia di Filippo pronto a ricambiare. «Buonanotte Laura».

Page 30: Calzetti rossi

28

CAPITOLO VI Filippo apre con un leggero colpo del ginocchio il basso cancelletto, solo accostato, per entrare nel piccolo giardino della sua abitazione. Una casa bassa con il solo piano terra, poco più di un centinaio di metri quadrati, ma divisi in due porzioni tra loro speculari. Una costruzione intesa come alloggi stagionali per villeggianti, circondata da un fazzoletto di terra per lo più occupato da terreno sabbioso. La palizzata è arancione, così come le ante dei balconi in legno in stile “veneziana”. Doveva essere una sistemazione provvisoria, ma il periodo di crisi subentrato agli anni della prosperità del settore turistico, aveva indotto la proprietà a mutare i propri intendimenti; anche al commissario Righi la situazione non parve sgradita. D’altronde nei due anni di permanenza ormai trascorsi, mai Filippo aveva dovuto dividere il piccolo pezzo di terra con temporanei occupanti della parte di casa desolatamente vuota. Il giardino circonda completamente il fabbricato, nel retro la staccionata in legno dipinto di arancione lascia il posto a tratti di bassa siepe alternati a parti in muratura che fungono da divisorio tra la proprietà e i cortili sul retro del ristorante di un albergo e del limitrofo locale notturno. Due soli gradini staccano il pavimento della casa dall’umidità del terreno conducendo a un piccolo terrazzo sul quale, oltre la porta d’ingresso, affaccia una sola finestra. L’ingresso è poco più che una bussola, un portaombrelli vicino alla porta e sulla parete a sinistra un attaccapanni a quattro posti; si tratta di oggetti in dotazione alla casa. Di fronte si apre la sala; Filippo ha tolto la porta che in origine divideva il piccolo accesso dalla zona soggiorno per recuperare un poco di spazio; sulla destra, l’angolo cottura ha la stessa profondità dell’ingresso ma lunghezza quasi doppia. La zona prende luce dall’unica finestra sulla parte anteriore della casa.

Page 31: Calzetti rossi

29  

Il resto della zona giorno è occupato da un divano a due posti acquistato di recente, in sostituzione di quello ormai datato e con visibili i segni del tempo passato che era in dotazione, da un televisore al plasma appeso alla parete opposta al divano, e da un tavolo posto al di sotto della finestra sul retro. Sulla sinistra si apre una porta oltre la quale vi è un disimpegno, su cui si affacciano un piccolo bagno fenestrato e una stanza poco più grande del letto a due piazze che ospita. Il computer è in stand by. Il commissario capo si spoglia degli abiti che indossa rimanendo con i soli boxer e un accappatoio, mentre ai piedi indossa un paio di infradito. Apre le finestre per consentire un ricambio dell’aria nei vani; la finestra della sala e quella della camera da letto guardano il retro dell’albergo e del Planetarium, una discoteca assai frequentata. La finestra del bagno viene aperta solo a vasistas. Filippo tira le tende sulle finestre aperte e protette da zanzariere; è una cosa che non aveva considerato al momento della scelta della sua sistemazione; la completa assenza di privacy. Di fatto il confine con il locale da ballo e con il ristorante è solo a una quindicina di metri dal suo alloggio. Non aveva mai avuto motivo di lamentarsi della musica del locale, ben insonorizzato, ma non aveva considerato che gli avventori del locale avrebbero sfruttato proprio quell’area, per una sigaretta o una boccata d’aria. Prima di cercare di soddisfare alcune sue personali curiosità sul profilo della vittima, un compito più urgente attende Filippo. Una volta vuotata la lavatrice, i panni, camicie soprattutto, vengono stesi in modo ordinato. Hanno solo poche ore per potersi asciugare prima di divenire oggetto della stiratura da parte della signora Lina. Una volta acceso il computer ed eseguito l’accesso a Facebook, nel quale è registrato con un proprio profilo personale, Filippo digita il nome di Nicole Bassi nella finestra di ricerca. Compare l’immagine di una ragazzina; un occhio pesantemente truccato di nero, l’altro di azzurro, le labbra rosso del fuoco. Nicole sorride. “Duecentosettanta amici, ragazzi e ragazze tra i sedici e venticinque anni. Pochi vicino alla trentina”.

Page 32: Calzetti rossi

30

La curiosità di Filippo viene ben presto sopraffatta da uno stato di emozione, quasi eccitazione. Si rende improvvisamente conto che quello che ha per le mani è un caso che rappresenta una svolta nella sua carriera. Può infatti capitare che in vent’anni di permanenza in polizia e dopo aver raggiunto il grado di commissario capo, ci si venga a trovare per la prima volta di fronte a un caso di omicidio. Negli anni del suo servizio a Pinerolo, all’inizio della sua carriera, si era occupato soprattutto di reati contro il patrimonio. A Ferrara, per contro, aveva avuto gran parte del merito nella lotta allo spaccio di stupefacenti e nel limitare la prostituzione che aveva avuto un’impennata con l’apertura delle frontiere dell’Est. Ma un caso di omicidio no, non gli era mai capitato. Le sue due precedenti destinazioni potevano essere definite città tranquille dove la delinquenza poteva essere considerata “minore”. Ora un omicidio, maturato in un ambiente ancora non definibile e definito. Una ragazza ammazzata in circostante ancora tutte da chiarire e secondo modalità altrettanto anomale. Doveva ammetterlo, non aveva ricordi o esperienze da sfruttare come base per la partenza delle sue indagini. Certo qualcosa di più avrebbe potuto comprendere l’indomani; ma i freddi dati delle analisi scientifiche sarebbero valsi a ben poco se non inquadrabili in un contesto che lui e solo lui aveva il compito di iniziare a definire. E una prima base Filippo la intravvede proprio nella necessità di comprendere l’indole della vittima. “È strano” pensa. Lui pretendeva ora di comprendere quella parte del mondo giovanile che, come padre, non era stato nemmeno in grado di sfiorare. In fondo Nicole, vittima di un omicidio, era coetanea di Elena, sua figlia. L’eccitazione si trasforma in brivido.

CAPITOLO VII

Page 33: Calzetti rossi

31  

Il lunedì mattino alle sei Filippo sta già correndo. Ha fretta di iniziare a trarre le prime somme anche sulla base dei primi referti della scientifica. Pur senza rinunciare alle sue abitudini. Il sole da poco riemerso dal mare irradia una pallida luce rossastra; il cielo di un azzurro terso è sgombro da nubi. La sosta al molo dei pescherecci è breve. «Dottore che fretta! Prenda, gliele regalo queste cinque aringhe». «Grazie Giuseppe». “Un bravo ragazzo” pensa Filippo, “semplice, senza grilli per la testa, disposto a continuare la tradizione familiare della pesca senza lasciarsi tentare dalle molteplici proposte vere o false che il mondo è in grado di offrire.” Sotto la doccia, torna a pensare alle scene viste il giorno prima e all’idea che si è fatto della vittima attraverso il poco che ha potuto apprendere su Nicole da immagini e scritti pubblici postati sul social network e attraverso quanto ha popolato la sua mente nel corso della notte. Quando il sognato e l’immaginato si fondono con i fatti reali, spesso ne alterano e storpiano il significato. Il tutto condito dall’innegabile stato di ansia che lo assale dall’avvenuta e improvvisa presa di coscienza dell’essere lui stesso padre di una ragazza di quindici anni. È combattuto da un’idea, una tentazione cui tenta di resistere sapendo di non essere in grado di farlo. Veramente vuole andare a controllare il profilo Facebook di sua figlia? Veramente arriverebbe a violare la privacy di Elena senza un reale motivo eccezion fatta per un’improvvisa curiosità? No, non ora almeno. Perché Elena è una brava ragazza e Giuliana è una brava madre. Anche se ha fallito nel suo ruolo di moglie. Si avvia a piedi verso il commissariato. «Il solito dottore?». «Sì grazie Enrico». Il ragazzo dell’edicola gli porge i giornali.

Page 34: Calzetti rossi

32

“Ecco un altro bravo ragazzo” pensa. Si avvia verso il suo ufficio a passo lento e scorrendo i titoli dei quotidiani appena acquistati. «Buongiorno dottore, trova tutto sul suo tavolo». «Grazie Ferraboschi, buongiorno a te». Il “tutto” cui l’agente si riferisce è rappresentato dalle parole stampate che descrivono quanto Filippo in realtà già conosce. Ma la rilettura di quelle pagine è d’obbligo per la sintesi di quanto appreso o per focalizzare l’attenzione su quanto accidentalmente preso in scarsa considerazione. Verso le dieci è previsto l’arrivo dei genitori e della sorella della povera Nicole. «Tutta la famiglia? Non è sufficiente una sola persona per un riconoscimento?». «Non c’è stato nulla da fare commissario. Vogliono venire tutti». «Sta bene, ma sia chiaro che la bambina resta con me nello studio». «La bambina dottore? Ha già passato i quattordici anni!». «Una bambina appunto» taglia corto Filippo. Nei rapporti scritti vi sono parole che riportano alla mente le scene vissute il giorno prima. Cadavere, duna, corpo nudo, telo bianco, calze rosse. E ancora: parco, vestiti piegati, borsetta, preservativi, rossetto, calze autoreggenti… «Ma… Ferraboschi!». «Comandi commissario». «Il telefono cellulare della ragazza…». «Commissario, lei è stato il primo a vedere il cadavere e a individuare, assieme al magistrato, la scena del delitto. Ha mai visto un telefonino?». «Accidenti no. Bisogna trovarlo». «Forse non lo aveva». «Lo aveva certamente. Ha postato su Facebook immagini della sua serata fino a pochi minuti prima di essere uccisa!». «Lo faccio rintracciare». «Bravo provaci. Anche se dubito abbia batteria residua sufficiente per essere ancora acceso». «Non ha importanza dottore, le stesse SIM lasciano una scia». «Cosa aspetti allora? Vai».

Page 35: Calzetti rossi

33  

Sono le dieci e trenta quando Filippo viene informato dell’arrivo della famiglia Bassi da Melegnano. Un uomo di mezza età regge una donna forse più giovane ma con il viso segnato da un dolore immenso e improvviso che rende vano ogni tentativo di attribuirne un’età. Sono seguiti da una ragazzina accigliata che mastica nervosamente un chewing-gum. Filippo accoglie il mesto gruppetto esprimendo il cordoglio del caso prima di rivolgersi a Laura Fede, presente al riconoscimento ufficiale in qualità di magistrato assegnatario del caso. «Andiamo alla cella mortuaria» invita il magistrato. «Tutti? Vorrei scambiare due parole con uno dei due genitori e con la sorella minore. Per il riconoscimento è sufficiente una sola persona». «Che diamine Filippo! Come fai a ridurre tutto a una mera formalità burocratica? Si tratta della famiglia della vittima e avranno pure il diritto, ciascuno di loro, di salutare la loro congiunta!». Filippo non riesce a nascondere il suo imbarazzo. Deve convenire con se stesso che Laura ha ragione. Con la ragione ha cercato, sia pure in modo involontario, di soffocare il sentimento. Passano ancora quarantacinque minuti prima del ritorno dei Bassi in ufficio di Filippo. C‘è anche Laura. Filippo ottiene conferma dell’esistenza di un telefonino di Nicole. «È uno smartphone ed è sempre carico. Nicole ha appena acquistato un piccolo accumulatore da borsetta che una volta ricaricato alla presa di corrente, consente di ricaricare il telefonino per altre ventiquattrore. Nicole lo teneva in borsetta ne sono certa» afferma Sara, la sorella minore della vittima. Poi l’ultima e più imbarazzante richiesta di Filippo. «Ora Sara mi rivolgo a te. Certamente tu sai la password dell’account di Nicole su Facebook». «Sì… ma non penso sia giusto. Poi penserò a chiudere il profilo». «Ti prego, ho i mezzi per poter fare ugualmente quanto ho intenzione di fare. Ma se tu mi fornisci spontaneamente la password sarò certo di operare con il vostro consenso. È una questione di coscienza». Uno scambio di sguardi con i genitori. «Gattina, la password è gattina».

Page 36: Calzetti rossi

34

«Grazie a tutti e condoglianze. Siamo d’accordo che sulle pagine del social network, Nicole continuerà a vivere per almeno un paio di settimane ancora». «Cosa intendi fare?» chiede Laura dopo aver salutato i Bassi in partenza per il ritorno nel milanese. «Voglio stanare quel bastardo. È più che probabile che il nostro assassino abbia conosciuto Nicole sul web e non credo abbia il sangue così freddo da non reagire agli interventi di una persona che lui ha visto morire sotto i suoi occhi». «Ma il mondo virtuale non può arrivare a oscurare la realtà. Gli amici di Nicole, quelli veri, in carne e ossa sapranno presto la triste notizia». «Ma non la sapranno dal social network. Chi scrive qualcosa a proposito è persona che ha vissuto le vicende che hanno condotto al triste epilogo. E, per precedere una tua obiezione, ti dico che ho provveduto a diramare un comunicato ufficiale alla stampa riportando solo le iniziali della vittima. Il nome Nicole Bassi deve continuare a essere attivo su Facebook». «Niente commissario» afferma Ferraboschi entrando nella stanza dopo aver bussato alla porta aperta. «Il cellulare della vittima risulta introvabile. Non è rintracciabile perché spento mentre la SIM deve essere tenuta schermata. Le tracce si fermano pressappoco proprio in questa zona». «Fa niente, Ferraboschi. Ti ringrazio, ma io stesso non nutrivo molte speranze da questa strada». L’agente si congeda e Filippo rimane da solo con Laura. «Ti va di parlarne?» chiede Laura. «Di cosa?». «Dell’omicidio chiaramente. Non mi sembra che questo sia il luogo adatto, né che tu sia nello spirito giusto per parlare di noi». «Esisti tu ed esisto io. Ma non esiste alcun noi». Sono le cinque del pomeriggio quando decide di rientrare a casa. Non è tardi. Soprattutto quando vi sono casi così importanti e complessi da affrontare, l’orologio non viene guardato. Ma è il suo orologio biologico, la stanchezza fisica e psicologica, la tensione accumulata sia per motivi professionali che personali, che lo inducono a prendere una pausa.

Page 37: Calzetti rossi

35  

Novità sostanziali non sono attese per la restante parte della giornata, mentre alcune conclusioni deduttive possono essere raggiunte anche in ambienti informali e più personali. Si siede su una sdraio sull’erba appena fuori della porta di casa. Il sole ancora diffonde i suoi raggi, anche se l’aria si è fatta decisamente più fresca. È immerso nei suoi pensieri, pensa a Elena, la figlia che immagina bambina con il terrore di rivederla giovane donna. Pensa a Giuliana, la donna che ha sempre visto nel proprio presente proiettandola anche nel futuro; ma che ora deve considerarla passato. E pensa a Laura. Non può non ammettere, quanto meno a se stesso, di esserne affascinato. Donna bella, carica di fascino, intelligente, ma troppo sicura di sé e dei suoi programmi e ambizioni. Ne prova soggezione. È questo che lo frena. Attraversa il periodo forse più difficile della sua esistenza; le certezze per lui sono sfumate e i dubbi sono diventate quasi paura. Soprattutto la sua è paura di sbagliare, ma non nel campo professionale. Il suo pensiero viene bruscamente interrotto dalla melodica suoneria di un telefonino. Solo una pausa del suo pensare? Non gli è conosciuto quel suono. Ma insiste. Nessuno risponde. Si alza, ma nell’allontanarsi dall’uscio della sua abitazione anche il suono si affievolisce. Fino a tacere. Si riavvicina verso casa, la melodia riprende. Entra in casa, il suono è più forte. Viene dal retro. Sulla finestra del bagno uno smartphone LG. Lo schermo indica che il chiamante è anonimo. Filippo risponde ma la chiamata viene interrotta. «Che cazzo di scherzo è questo?» si domanda a voce alta, guardandosi in giro nella speranza o timore di vedere qualcuno.

Page 38: Calzetti rossi

36

CAPITOLO VIII Un’ora, mezz’ora. A volte solo un minuto. Tanto è il tempo bastevole a cambiare la vita di un uomo. A mutarne l’atteggiamento nei confronti della vita di sempre. «Laura, ho bisogno di parlarti, possiamo vederci?». «Veramente, avevo altri programmi per la serata». «Ti prego». «Tra mezz’ora sono da te». «Grazie». Situazioni nelle quali la ricerca di un’indipendenza basata sul solo ricordo di un passato che va allontanandosi, si trasformano in disagevole sensazione di solitudine. Chi aveva come possibili confidenti in quella città che ritiene di conoscere ma che d’improvviso si mostra aliena e nemica? Non certo colleghi subalterni. Laura, quella presenza che in alcune situazioni risulta quasi fastidiosa ora viene vista da Filippo come unica riva alla quale approdare per trarsi dalle turbolenze dei suoi stati d’animo. Perché gli pare chiaro che il mondo si stia rivoltando contro. Non stiamo parlando di furti, rapine estorsioni, ma di un crimine ben più grave perpetrato a poca distanza, pochi metri addirittura, da dove lui risiede. Laura giunge puntuale; sono le sei e trenta di sera. Il sole si sta coricando dietro gli alti palazzi che circondano la villetta. «Ciao! Ripensamenti?». «Scusami. Scusami per tutto, per come ti ho trattato e per come alla mia occorrenza invado la tua vita». «Non preoccuparti, in realtà non avevo nulla da fare stasera, se non meditare sui motivi per i quali un commissario di tua conoscenza sembra rifiutare qualsiasi contatto con me».

Page 39: Calzetti rossi

37  

«Se scoprirò le motivazioni a tali comportamenti, ti renderò partecipe. Come vedi nemmeno io conosco così bene il commissario di cui parli». «Conosci te stesso!». «Uno dei compiti più ardui assegnati all’uomo». «Cosa ti succede Filippo?». «Non comprendi come tutto pare accadere intorno a me senza che io me ne accorga?». «Tutto?». «Un omicidio!». «E una donna che ti desidera!». «Ma non capisci? Nicole era qua dietro prima di morire, era al Planetarium, l’ho appreso da un suo messaggio su Facebook; è stata uccisa a un paio di chilometri da casa mia; è stata semi-sepolta a nemmeno sette - ottocento metri da qua. Da casa mia!». «Non mi sembra che tutto ciò rivesta un significato particolare». «E il telefono?». «Che telefono?». «Quello che qualcuno ha fatto squillare solo per farmene notare la presenza». Filippo mostra a Laura il cellulare. «Dove l’hai trovato?». «Sulla finestra del bagno». «Quando lo hai notato?». «Solo pochi minuti fa, quando ha iniziato a suonare». «Hai risposto?». «Hanno riagganciato». «Da quanto tempo pensi fosse sul davanzale?». «Non lo so. Quella finestra la apro solo a vasistas. Capisci, siamo al piano terra». «Non capisco di cosa ti preoccupi. La tua casa non è certo un fortino. Chiunque può attraversare il tuo pezzo di giardino senza che tu nemmeno te ne accorga. E chiunque può perdere un cellulare». «Lo vedi questo?». Filippo gira il cellulare e mostra a Laura il dorso della cover. «Che c’è di strano? Molti hanno disegni di animali sulla cover del cellulare. Così come altri preferiscono lo scudetto della squadra del cuore».

Page 40: Calzetti rossi

38

«È un gatto! Un piccolo gatto!» quasi urla Filippo. «E la password che usava Nicole Bassi per il suo account di Facebook è “gattina”!». «Quindi tu ritieni…». «Che questo sia il cellulare di Nicole». «È necessario confermare subito questo sospetto. Vieni con me». Poco distante, sulla grande rotatoria di fronte al Grand Hotel, si affacciano i negozi delle due maggiori compagnie di telefonia mobile. Sono fortunati, la commessa del negozio della Vodafone afferma che si tratta di un numero della compagnia da lei rappresentata. «Ma signori non sono autorizzata… ». «Lo è. L’autorizzo io» interviene Filippo. Il numero è intestato a Nicole Bassi che ha acquistato telefono e sim-card circa un mese fa, presso il negozio di Piazza San Babila a Milano. Filippo quasi si sente mancare. «Ma lo capisci?!». «L’assassino, dopo aver compiuto il delitto e spostato il cadavere, magari passando davanti a casa mia, è entrato nel mio giardino. Magari la notte stessa, mentre io dormivo ignaro di tutto!». «Tu cosa ne pensi?». «Mi vuole sfidare. Perché?». «O forse sta chiedendo il tuo aiuto» suggerisce Laura. «Una persona che mi conosce? Una persona che conosce il mio ruolo? Una persona del posto?». «Probabile ma non certo». «Non vedo alternative». Laura tende la mano a Filippo che non rifiuta. Ora non gli interessa se qualcuno li vede, ha altro di cui preoccuparsi. «Vieni, torniamo a casa tua e preparati ad ascoltare un parere diverso. In fondo è per questo che mi hai chiamato. Non è così?». «Grazie Laura, ho bisogno di qualcuno con cui parlare; anche per confrontarmi con i miei pensieri». Entrano in casa e Laura trascina Filippo nel bagno. Spalanca completamente la finestra. «Guarda fuori. Cosa vedi?». «Il retro dell’albergo, l’uscita posteriore delle cucine, il cortile».

Page 41: Calzetti rossi

39  

«Sì, ma in quel cortile non si affaccia solo la cucina dell’albergo. Vi è l’uscita di sicurezza del Planetarium, porta quasi sempre aperta per consentire agli avventori del locale di uscire per fumare». «E allora?». «Quanti metri ritieni ci possano essere tra questa finestra e quel cortile? Una ventina o poco più, giusto? E quanti ostacoli vedi tra la porta di sicurezza sul retro del locale e questa finestra? Nessuno, se si eccettua il muretto di cinquanta centimetri che circonda casa tua. E scommetto che proprio il muretto che da noi dista una decina di metri, risulta essere comoda seduta per chi vuole fumare in pace. Filippo, ti sto dicendo che è possibile che sia stata la stessa Nicole ad appoggiare il suo telefono sul tuo davanzale per poi dimenticarlo». «In effetti, la notte tra il sabato e la domenica devo addormentarmi presto. Prima che inizi la serata e con essa il casino». «Vedi allora come sia possibile un’alternativa alla tua visione di perseguitato?». «Quindi ritieni che sia stata la stessa Nicole a lasciare accidentalmente il suo telefonino sulla mia finestra?». «Non ho detto questo con certezza; la ritengo una possibilità. Può tuttavia essere accaduto che Nicole sia stata contattata nel locale, si sia allontanata con il suo carnefice, il quale dopo aver soddisfatto i suoi desideri e soppresso la poveretta, si sia riunito alla compagnia con la quale è giunto a Rimini per poi ripartire verso casa. Nel mezzo si è liberato del telefonino che ha opportunamente sottratto alla vittima per cancellare eventuali immagini, semplicemente appoggiandolo nel posto a lui più comodo». «No, non può essere andata così» replica Filippo. «Perché?». «Perché per un periodo di tempo il telefono è stato spento, per poi riaccendersi solo in seguito». In quel preciso momento squilla il cellulare di Filippo. «Comandi commissario, mi spiace disturbarla così tardi ma è appena giunta una notizia che mi sembra importante». «Mi dica agente». «Ora il cellulare della vittima è di nuovo tracciabile». «Lo so, lo so. Sono già sul posto».

Page 42: Calzetti rossi

40

«Commissario anche se magari non c’era traffico, lei è un fenomeno. In meno di tre ore è già a Melegnano!». Filippo dopo un attimo di stordimento non riesce a trattenere una risata. «Due cellulari!» sbotta Laura Fede. «Il numero che abbiamo avuto dai genitori di Nicole corrisponde a un apparecchio che ora si trova in Lombardia!». «O vi è sempre rimasto». Filippo vuol fare una prova e compone il numero che lui conosce essere quello di Nicole. Risponde una giovane e triste voce femminile. «Pronto, sei tu Sara?». «Sì». «Sono il commissario Righi, ci siamo conosciuti questa mattina, ricordi?». «Sì». «Questo numero è del cellulare di Nicole?». «Sì». «Però ne aveva due non è vero?». «Sì». «Quello che stai usando era spento e lo hai riacceso?». «Sì». «Ok grazie, ciao». «Allora, cosa ha detto? Nicole aveva due cellulari?» interviene Laura. «Sì. Un telefono il cui numero era noto ai genitori e agli amici e un numero che invece è il mondo segreto di Nicole». Fine anteprima.Continua...