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La rivista free press di Cagliari e dintorni

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EDITORIALE

Il lato oscuro della città

di Michele Ruschioni

Ogni città ha degli aspetti inquietanti, degli incubi nascosti o dei delinquenti che girano

indisturbati per le sue strade. Cagliari non è da meno: prostituzione, droga e microcriminalità rappresentano i vertici del triangolo criminoso

che le macchia la reputazione. Né più né meno delle altre grandi città italiane, tanto che le forze dell’ordine sono convin-te che siano tutti fenomeni che, per quanto esistenti, siano sot-to controllo. A noi piace crederlo. Il quadro che emerge dopo il nostro viaggio nelle pieghe più nere della città si può sintetiz-zare in un motto che rende bene l’idea: Cagliari delinque, ma non troppo. Abbiamo provato a spiegarlo al meglio e per farlo ci siamo rivolti a quelle persone che ogni giorno fanno i conti con criminalità e violenza: siamo stati a bordo di un auto ci-

vetta della polizia per un’intera nottata, abbiamo fatto visita ai laboratori dei Ris per cercare di capire dove inizia la fiction te-levisiva e inizia la realtà e voluto raccontare il lavoro di chi ha sempre la morte nell’obiettivo della sua macchina fotografica. Sono pagine forti quelle che andrete sfogliando, tra tentativi di suicidi, rapine e storie di carcere e sono senza ombra di

dubbio le pagine meno liete della città. Ma Cagliari, e ci tengo a precisarlo, non è solo così. Semmai è anche così. E questo aspetto è una fetta reale della città. E andava raccontata.

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INDICE

Il triangolo del crimine pag. 4Sbirri per una notte pag. 6La mappa dei casi irrisolti pag. 9L’intervista al fotografodella morte pag. 10Le baby gang di Cagliari pag. 12Storie di carcere e libertà pag. 14Il vero lavoro dei RIS pag. 16Il casteddaio: la gaggia pag. 20Colpi di penna pag. 22Oroscopo pag. 23

CAGLIARIpad.itANNO I • Numero 4 • 26 ottobre 2011

EditoreGCS Green Comm Services. S.r.l.

Direttore ResponsabileMichele Ruschioni

RedazioneMimosa MartiniAlessandra GhianiMichela SeuCarlo PoddigheFabiana FerriLexa

FotografieBarrio sasAlessandra GhianiRoberto Cadeddu

Progetto grafico e impaginazioneCesare Giombetti

StampaGrafiche Ghiani • Monastir

Sede legaleVia Giotto, 5 • 09121 • Cagliari

RedazioneLargo Carlo Felice, 1809124 [email protected]. 070.3321559 • 366.4376649

Autorizzazione Tribunale di Cagliari15/11 del 6 settembre 2011

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CRIMINE E MALAVITA A CAGLIARI

IL TRIANGOLO DEL CRIMINESpaccio, prostituzione e rapine i fenomeni più

presenti, manca invece una vera criminalitàorganizzata: ecco cosa accade in città

di Michela Seu

La crimina-

lità orga-nizzata non esiste, quel-la straniera è pressoché marginale e non c’è un solo quartiere sottrat-to alle forze dell’ordine, periferie incluse. Cagliari delinque, ma non troppo. E c’è da crederci, se ad af-fermarlo è Leopoldo Testa, capo della Squadra Mobile in città, e da quasi cinque lustri al servizio delle for-ze di Polizia su e giù per l’Italia. Che delinea per sommi capi il profilo della Cagliari malavitosa.

“Gli atti criminosi più diffusi nel capoluo-

go – spiega Testa – sono senza dubbio quelli legati al mondo della droga”. Si tratta perlopiù di deten-zione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, con sporadici, ma consistenti, casi di traffico: “Risale a poche settimane fa – ricor-da il dirigente della Mobile – l’arresto a Cagliari di un messinese che trasportava 100 kg di hashish e mezzo kg di cocaina”. Del resto sarebbero proprio queste le sostanze più richieste dal mercato cagliaritano, seguite da marijuana e, lie-vemente in salita rispetto agli anni passati, eroina. Altro fenomeno perico-losamente in aumento, specie negli ultimi tempi, è quello della prostituzione: induzione e/o sfruttamen-to, soprattutto ai danni

delle giovanissime rume-ne. Appartamenti affittati a cifre esorbitanti perché adibiti all’esercizio della prostituzione e arresto di un uomo ritenuto respon-sabile di un vasto giro di prostituzione non sono che due prove recentissi-me, slegate fra loro, della diffusione di tale reato. Anche le rapine sono re-lativamente frequenti: una cinquantina, quelle denun-ciate alla Questura di Ca-gliari nel primo semestre dell’anno.

“Ma negli anni è cam-biata la tipologia”

osserva Testa. Infatti, se prima un commando bene organizzato faceva irruzio-ne in banche, uffici postali e portavalori, oggi i malvi-venti si accontentano di as-saltare market, tabacchini e benzinai: furti per fame,

verreb-be da p e n -s a r e , o per necessità (per es. per pa-garsi la droga), dove i bot-tini raramente raggiungo-no il migliaio di euro.

Ogni tanto tornano alla ribalta anche i rom,

con qualche furtarello, specie di rame, o qualche piccola truffa ai danni di anziani e malcapitati, ma sono in netta minoranza rispetto ai delinquenti “no-strani”. Irrisorio, invece, il numero di denunce per estorsione, usura o violen-za sessuale, sebbene pre-senti in città. Come pure i molestatori: “Uno è stato denunciato pochi giorni fa, su almeno due si continua a indagare”. Incendi dolo-

si di auto o proprietà?

“Sono frequenti – com-menta - ma le denunce sono sempre scollegate fra loro e il movente la maggior parte delle volte è riconducibile a dissidi fami-liari, nulla di più”. A desta-re una sempre maggiore preoccupazione, tuttavia, sono i problemi di ordine pubblico, come avvertito dai neo insediati Questore Luigi Savina e Comandante Provinciale di Cagliari dei Carabinieri Davide An-grisani: perché per creare disagi in città non serve essere delinquente. Basta essere disoccupato.

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di Alessandra Ghiani

“Minaccia di su ic id io

in via Fiume” .

La radio chiama, la sirena si attiva el’auto comincia

a cantare forte. E canta an-che il motore.

Cagliari centro – Quar-tu sant’Elena in cinque

minuti. Forse anche meno. Non é certo il tempo che

si guarda mentre, tra curve e sgommate, la mente prova ad immaginare quali scene si troveranno sul posto.

Nello sterrato di un vec-chio cantiere buio e pol-veroso, già sul posto due pantere della Polizia, alcuni cani sciolti corrono in tut-te le direzioni e un grup-po di persone visibilmente allarmate sta intorno a un prefabbricato. Porta aperta, luce accesa e all’interno un uomo molto agitato. Con i polsi tagliati e in mezzo al

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Cagliari by nightdall’interno di un’autodella Polizia di Stato

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Perquisizione fisica in Via Cornalias a Cagliari

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lago denso del suo sangue grida contro qualcuno. Anzi, qualcuna. Le sue due amanti fuori, tra il costernato per la sua reazione e il soddisfatto per averlo scoperto.

Lui, lei, l’altra: a volte si in-contrano. E a volte è così che va.

È inquietante osservare il filo sottile della ragione

che si spezza. Di contro, l’autocontrollo e la sicurez-za degli agenti. A loro basta un’occhiata per capire di che pasta è fatto Mario (l’a-spirante suicida) e che non ha nessuna intenzione di farla finita. Ha solo cercato un modo cretino per uscire da una situazione imbaraz-zante.

Si trova anche questo intor-no a noi, non solo ladri, non solo spacciatori, ma anche persone che hanno bisogno

di aiuto.

Per una giornata abbiamo seguito su il lavoro di due pattuglie della Polizia di Sta-to in servizio. Ad accompa-gnarci Alessandro, Nunzio e Stefano, agenti della squadra volante che con disponibili-tà e pazienza hanno rispo-sto a tutte le nostre cu-riosità mentre da un capo all’altro della città, insieme a tutti gli altri ragazzi operati-vi, verificavano ogni chiama-ta d’emergenza.

A inizio turno una chia-mata per rapina a

mano armata avvenuta in un supermercato di Quartu. La chiamata purtroppo arriva in ritardo, col ladro che si è già dato alla fuga con due-mila euro in tasca.

Giunti sul posto il re-sponsabile dell’atti-

vità commerciale ci rac-

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Verifica dei documenti durante una perquisizione

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REPORTAGE

conta terrorizzato e ancora con la pelle d’oca che il rapi-natore gli ha puntato la pisto-la sulla nuca più volte e l’ha “scarrellata” (caricata) per tre volte, in momenti diversi, in atto di minaccia.

“Era finta o scarica” ci spiega subito Alessandro “se una pi-stola è carica non puoi scar-rellarla per la seconda volta prima di aver fatto fuori il colpo della prima carica”. Il tempo di farci dare una som-maria descrizione ed è già caccia all’uomo.

Rientrati in città, una perlu-strazione intorno alle strade del sesso è d’obbligo. Come obbligata diventa l’identifica-zione di un cliente che si fa sorprendere con la sua luc-ciola nel cortile di un eser-cizio commerciale. Trovare dove appartarsi può essere un problema se, come in questo caso, si va in giro con uno scooter.

Tra interventi per rapina a mano armata, falsi allarmi

per incendi mai appiccati, po-sti di blocco, controlli ai clien-ti delle prostitute, un tentato suicidio e ronde nei quartieri più malfamati, la nostra notte si è consumata in un mondo

nuovo, quello che di solito, mentre non ce ne accorgia-mo, rimane fuori dalle mura tranquille di casa nostra.

La città come una mappa da percorrere in lungo e

in largo. Le nostre vie come uno di quei calendari dell’av-vento per bambini, dietro un giorno qualunque, una fine-strella con dietro qualcosa di inaspettato. Così le stra-de cambiano aspetto: palaz-zi che diventano covi, sulle panchine giovani tranquilli che in realtà sono vedette, cortili di negozi invasi da lucciole e clienti, ragazzi per strada che dovrebbero stare agli arresti domiciliari.

Ma non solo: uomini in divisa che perdono l’a-

spetto di freddi controllori della nostra condotta per diventare uomini gentili e indulgenti che partecipano alle vite della città, ai proble-mi delle persone e ti raccon-tano che in fondo la nostra Cagliari non è affatto male. Ci sono i balordi, c’è la dro-ga, ci sono i ladri e ci sono anche i folli, e non si possono evitare, ma c’è anche il con-trollo e l’intervento, sicuro e pronto, di uomini preparati e rapidi. “Certi giorni è calma

piatta qui a Cagliari, non ca-pita niente” era iniziata così la nostra avventura. Cinico dirlo, ma questa giornata ricca di emergenze è stata

meglio per noi. Peccato che ora in Questura si pensa che i reporter portino sfortuna

Scena di un tentato suicidio a Quartu Sant’Elena

Centrale Operativa nella Questura di Cagliari

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Ancora senza colpevole

a cura di Michela Seu

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Dal facoltoso imprenditore al pastore di Capoterra alla ricca ereditiera:ecco gli omicidi misteriosi sui quali si indaga ancora

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di Carlo Poddighe

È un lavoro

per stoma-ci forti quello del fotografo di nera. Arriva sul luogo del delitto assieme alle forze dell’ordine a cadavere anco-ra caldo, come si dice in ger-go. Qualsiasi cosa veda, deve mantenere la freddezza ed il distacco giusto, la mano ferma per portare a casa il servizio. Le pressioni sono tante. Prima fra tutte quel-la del caporedattore che sa bene quanto la giusta foto sia gran parte del pezzo.

Roberto Cadeddu, 35 anni

di Cagliari, è un freelance che vende i suoi scatti a diversi quotidiani ed agenzie, regio-nali e nazionali. Dopo anni di lavoro, anche di nera, quello che gli capita di vedere non lo lascia certo indifferente, ma ormai ad impressionarsi è solo la pellicola.

Le foto che vengono pubblicate sui gior-

nali sono una minima parte di quello che voi scattate?

Sì. Noi veniamo avvisati dal giornale e corriamo sul po-sto. Non sappiamo mai pri-ma quello che troveremo. Scattiamo il maggior nume-ro di foto, poi in un secondo momento si scelgono quelli

più adatti per essere pubbli-cati.

Una sorta di auto-censura?

Direi meglio un nostro codi-ce etico. Tante volte di fron-te ad un cadavere non si può subito sapere se si è davanti alla vittima di un delitto o ad un suicida. Le foto si fanno. Poi si vedrà se è un fatto di nera o riguarda un dramma privato.

Nel tuo archivio personale sono

documentate tante di queste tragedie?

Posso dire che i suicidi che ho visto sono stati molti e

spesso vengono nascosti su richiesta dei familiari. L’ul-tima caso mi è successo i primi d’agosto, quando un ragazzo si è lanciato dal ba-stione di Cagliari. Nessuna foto è andata in stampa.

Una scena del cri-mine che ti è ri-

masta particolarmen-te impressa?

La strage di Quartu, avve-nuta in una villetta di perife-ria ad inizio anno. Quando Patrizio Lai, in un raptus di gelosia, ha ucciso a fucilate la ex suocera, ferito alle gambe la ex moglie e ammazzato il nuovo compagno della don-na non potete immaginare cosa c’era in quella villetta.

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I poliziotti ci hanno tenuti a distanza. Ma sapevo che l’omicida era ancora in fuga, ero all’esterno della casa quando ho sentito le volanti sfrecciare a sirene spiegate ed un elicottero volteggiar-mi sulla testa. Sono corso alla macchina.

Hai inseguito tu la polizia? E dove sei

arrivato?

Seguendo il rumore delle sirene sono arrivato al lago Simbirizzi, vicino a Quartu. Lì era terminata la fuga dell’o-micida che aveva deciso di spararsi con la stesso fucile con cui aveva ammazzato poco prima. Una fucilata al volto dentro la sua auto. Ve-tri in frantumi, sangue e cer-vella. Quando sono arrivato stavano caricando l’uomo agonizzante su un’ambulan-za. Un buon servizio. L’ho venduto al Corriere della Sera.

È sempre un assil-lo per le redazio-

ni trovare le foto di quando erano ancora in vita i protagonisti di vicende di nera.

Con facebook ora è più semplice. Poi le foto della vittima le danno spesso i parenti.

Davvero?

Sai, il necrologio i giornali te lo fanno pagare caro. Così, tramite noi, diffondono la notizia e pure gratis.

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Roberto Cadeddu, fotografo

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di Michela Seu

Le denunce più frequen-

ti sono per detenzione e spaccio di stupefacenti, furti nei negozi e di vettu-re, aggressione e atti van-dalici.

Tutte a carico di ragazzini terribili di Cagliari e hin-terland, minorenni o da poco maggiorenni, spesso con tanti soldi in tasca e pochi scrupoli nella co-scienza.

L’ultimo arresto è avvenu-to solo qualche giorno fa, all’uscita dell’istituto tecni-co Meucci di Cagliari: uno studente, appena diciot-

tenne, è stato sorpreso dai carabinieri della Stazione di Pirri mentre cedeva hashish ad alcuni compa-gni. Nelle tasche aveva sol-di e droga, come pure nella sua camera.

“L’assunzione di dro-ghe leggere da par-

te degli ‘esploratori’, nella fascia 14-18 anni, – spiega il tenente Giuseppe Pi-

schedda, comandante del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Cagliari – in città esiste da tempo ed è stabile, dovuta anche alla discreta accessibilità dei costi”. Ciò che tuttavia sorprende è l’ingresso a pieno titolo dei giovanissi-mi nel mercato della dro-ga: non più solo acquirenti ma anche venditori.

MAMMA STASERA SPACCIO

Droga, estorsione e furti:ecco la baby criminalità di Cagliari

MALA GIOVENTÙ

Baby bulli in azione

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Anche l’uso - e abuso - di alcool crea non

pochi problemi alle forze dell’ordine: recentissimi gli atti vandalici in via Mameli, dove un gruppo di ragazzi-ni ha impiegato il tragitto dal pub a casa rigando car-rozzerie e sfondando pa-rabrezza alle auto in sosta. Oppure, come segnalano gli agenti della Polstrada e della Municipale, i seque-stri delle patenti per guida in stato di ebbrezza, tal-volta con tassi alcolemici di quattro volte superiori al tetto massimo.

Senso di appartenenza al branco e desiderio di

emulazione fecero gioco forza in due gravi episodi accaduti pochi mesi fa in città: “Il primo riguarda il gruppo di Assemini, pro-tagonista di estorsione, minacce e rapina in piaz-za Matteotti a Cagliari ai danni di alcuni studenti sedicenni – ricorda il capo della Squadra Mobile di Cagliari Leopoldo Testa – e l’altro è la baby gang che agiva in viale Bonaria: almeno dieci giovanissimi seminavano il panico tra i loro compagni”. Figli di fa-miglie disagiate, confinate ai bordi della città? Niente affatto. Il fenomeno del-la delinquenza minorile a Cagliari investirebbe in maniera trasversale tutte le classi sociali e i quartieri della città.

Ma un vero e proprio allarme sociale, a det-

ta di Testa, non c’è: e allo-ra la prevenzione risulta essere ancora l’arma più efficace. Ci hanno pensa-to di recente la Polizia di Stato, consegnando “Dia-

hiò”, un diario sulla legali-tà, a tutti gli studenti delle scuole medie della provin-cia, e tutte le forze dell’or-dine riunite col progetto “Non fumarti la vita”: una serie di consigli per aiuta-re i ragazzi a smettere di farsi del male e riprendere in mano la propria bella gioventù. In aumento il consumo di coca

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di Mimosa Martiniinviata del TG5

Per chi non

ha mai avuto l’esperienza del

carcere, i riferimenti sono principalmente cinemato-grafici a partire dai culti generazionali come “Fuga di mezzanotte”, ai grandi classici hollywoodiani come “Fuga da Alcatraz” quando Clint Eastwood era ancora solo un grande attore. E an-cora “Papillon”, “Le ali della libertà”…potrei continuare a lungo ma alt: mi rendo conto che si parla sempre di fuga, di evasione e soprattutto dei più celebri attori del mon-do che interpretano grandi personaggi dotati di grande intelligenza, grande umanità, grande coraggio, grandi virtù.

E la gente normale dov’è? Quella con le sue vigliac-

cherie, piccole e meschine, con le sue paure, anch’esse piccole e magari meschine, con il bagaglio di errori pic-coli e grandi sulle spalle con i quali fare i conti quotidia-namente. La gente normale che sta fuori e quella che sta “dentro”. La differenza è nell’errore più grosso, nell’a-ver travalicato le regole della convivenza civile. Che è un bene comune che va salva-guardato perché da questo dipende la sopravvivenza – al meglio- della nostra vita so-ciale. Ed è un bene che va insegnato e imparato. E non è mica sempre facile.

Allora mi viene in mente un altro bel film, duro

e crudo , ma molto vicino alla realtà, lo spagnolo “Cel-

la 211”: ecco che la vita più banale e più “normale” viene gettata “dentro”, è lo spetta-tore/cittadino medio che vie-ne gettato “dentro”, perché il “fuori” deve rimanere un segreto, il più pericoloso.

E mi viene in mente – come potrei mai scordarlo- un

incontro personale straordi-nario: quello con Nick Yarris, condannato a morte negli Stati Uniti e liberato dopo 22 anni grazie alla sua battaglia per avere l’esame del Dna che lo ha scagionato.

Nick non era un santo: a 20 anni era uno sce-

mo sbandato pronto a fare tutte le cazzate che un gio-vane americano di provincia senza istruzione può essere in grado di fare. Non era un criminale, stupratore omicida come lo accusavano, ma ci andava troppo vicino.

Il carcere, il brac-

cio della morte, le vessazioni e le tor-ture della g u a r d i e ( q u e l l e america-ne nelle c a r c e r i dure han-no licenza

di tutto) gli hanno fatto tirare fuori una grinta positiva che lo ha salvato: si è messo a studiare, si è dato una disci-plina ferrea, si è diplomato, perfino laureato in legge. E ha vinto su tutti esattamente come nei film americani.

Ma Nick è una persona vera, che scoppia a pian-

gere , che è pieno di ferite

insanabili, che la notte soffre di incubi, ma che ha fatto una scelta netta, l’unica che lo ha portato e continua a portar-lo fuori dal tunnel: ha investi-to su se stesso e sugli altri , ha scelto di fidarsi delle sue qualità più nascoste e in quel-le degli altri. E Nick esiste, non è un personaggio di un film.

LA VITADIETRO LE SBARREIl carcere: da set cinematografico a scuola di vita

IL PUNTO DI VISTA

Oltre le sbarre

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di Fabiana Ferri

Gli investi-

gatori ac-corrono sulla

scena del crimine. Danno un’occhiata al cadavere, ascoltano i testimoni e stringono il cerchio intor-no a due o tre sospettati. Poi la scena cambia, e in laboratorio, tra microsco-pi di ultima generazione e provette, il carabiniere in camice bianco esulta: il Dna combacia, l’assassino

è spacciato. Punto. Il caso è chiuso, risolto, archivia-to. In soli novanta minuti, pubblicità comprese.

Questa è la fiction, ovvero quello che

avviene davanti alla te-lecamera, dove l’esigen-za primaria del regista è semplificare tempi, trama e soluzione. Capita quindi che il primo sopralluogo sulla scena del crimine sia anche l’unico, perché agli investigatori – per finta - basta un’occhiata per

raccogliere tutti gli ele-menti utili alla risoluzione del caso.

Nella realtà, invece, nei laboratori dei Racis

(ovvero, Raggruppamen-to Carabinieri Indagini Scientifiche, come si chia-mano dal 1999) quelli veri, è tutto più lento, più dif-ficile. Al primo sopralluo-go possono seguirne altri dieci, altri venti,“perché capita spesso”, ci spiega Luigi Ripani, comandante dei Racis di Roma, “che ci si renda conto che qual-cosa non quadra , o che aspetti importanti siano stati di primo acchito sottovalutati”. Ognuna di quelle ispezioni, poi, può durare anche un centina-io di ore, senza peraltro fornire alcuna certezza che si arrivi alla soluzione prima che cali il sipario. Lo dimostrano gli ultimi fatti di cronaca nera, da Sara Scazzi a Melania Rea, passando per Yara Gambi-rasio.

Possibile che in dodici mesi di indagini gli in-

quirenti non siano riusciti a trovare tracce che pos-sano incastrare l’assassi-no oltre ogni ragionevole dubbio? È possibile, visto che dietro un delitto non c’è mai il regista che spie-ga agli inquirenti come muoversi e dove andare a cercare il killer. Non solo.

A distorcere la realtà, e ad accrescere le aspetta-tive di soluzione nel pub-blico, ci si mette anche la fervida fantasia dello sceneggiatore, che spesso fornisce ai suoi investi-gatori - per finta - tec-nologie fantascientifiche, inesistenti nei laboratori dei Racis.

Gli americani - che sulla faccenda han-

no interrogato i migliori esperti in comunicazio-ne – lo chiamano “effetto Csi”, dal nome della nota serie televisiva. Ovvero: riporre negli investigatori una fiducia che va oltre la realtà, conferendo loro poteri e doti da supe-reroi. Ma vediamo nello specifico quelle che sono le differenze più macro-scopiche tra fiction e re-altà.

Gli esami tossicologici o del Dna, innanzi-

tutto. In un laboratorio dei Racis tra i quattro sparsi per l’Italia (Cagliari, Roma, Parma e Messina ) i risultati possono arrivare dopo un minimo di qual-che settimana, fino a un massimo di qualche mese. “Anche perché spesso”, ci spiegano, “siamo impe-gnati su più fronti”. Nel-la fiction invece passano all’incirca 33 secondi. Non solo. Nella vita re-ale c’è sempre quel 30%

IL VERO LAVORO DEI RIS

Trovare il colpevole non è un gioco da ragazzicome si vede nei film

CACCIA AL KILLER

Squadra RIS sulla scena del crimine(foto di Roberto Cadeddu - www.shadowshallow.it)

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di possibilità che il dna estratto appartenga an-che ad un altro criminale, davanti alla telecamera invece la risposta è certa e definitiva nel 100% dei casi.

A differenziare gli esperti veri da quel-

li finti ci sono poi i ruoli che rivestono all’interno delle indagini. Nella realtà i Racis collaborano con gli investigatori titolari delle indagini, mettendo a disposizione le loro conoscenze specifiche in fatto di genetica, balistica e dattiloscopia, senza mai prendere però parte atti-va alla caccia all’assassino.

“Fungiamo soltanto da supporto alle in-

dagini”, tiene a precisare Ripani, “anche se spesso la nostra presenza sulla scena del crimine viene

percepita come una bac-chetta magica”. Una bac-chetta che sembra però funzionare alla perfezio-ne soltanto nella fiction,

dove vengono descritti come gli unici detentori dell’inchiesta, supereroi

dai poteri fantascientifici, in grado di fare giustizia in tempi record.

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di Alessandra Ghiani

C’è chi dice

che la maggior parte

delle donne di oggi sia fru-strata, sempre a dieta, co-stantemente insoddisfatta e alla continua ricerca di complimenti per quel bi-sogno di autoaffermazione che non l’ abbandona mai.

Grazie al cielo non è sempre così. La natu-

ra ha concesso a tutti noi di godere anche dell’ esi-stenza di femmine felici ed appagate. Donne che man-giano finché ce n’è e lo fanno di gusto perché non si sentono affatto inade-guate, che vivono nel loro mondo pienamente sod-disfatte e con l’autostima fatalmente in eccedenza.

È arrivato, finalmente, il momento di parlare del-le signorine gagge, amabili esempi di innato garbo e sex appeal, modelli indi-scussi di stile e savoir faire.

Non c’è niente di me-glio che piacersi,

amarsi e coccolarsi con tutto quello che si vuole senza porsi limiti o pro-blemi: è questa la psico-

logia della gaggia, femmina verace, donna autentica e spontanea. L’ unica aman-te degna del principe dei casteddai, il gaggio.

In barba a tutte quelle pie-ne di fisime e chiodi fissi la nostra gaggia si può per-mettere di indossare tutto quello che vuole. Non ha rotoli di pancia ma solo lievi rotondità che all’uo-mo comunque piacciono. Non ha gambe a salsic-ciotto e polpacci da cicli-sta ma un minuscolo pro-blema di ossa grosse.

Questa sua esplosiva for-ma fisica la rende perfet-tamente adatta all’utiliz-zo di leggings stralucenti o minigonne inguinali, di magliette aderentissime e con scollo profondo che mettono in risalto il suo invidiabile e prosperoso decolleté, dolcemente poggiato sulle deliziose ri-svoltine dei fianchi.

Capelli cotonati, pos-sibilmente platinati,

studiata ricrescita castano scuro, unghie ricostrui-te un po’ bombate e con smalto sul rosso/arancio-ne, la gaggia nostrana è un’esperta di postura e portamento. Infatti nes-suna meglio di lei riesce a condurre in maniera così naturale e leggiadra scar-pe estremamente alte, con plateau, cinturini vari e lu-

LA GAGGIA: DOVENON OSANO LE ALTRETremendamente curata e sicura di séla più famosa lady casteddaia non teme confronti

IL CASTEDDAIO

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strini a gogò.

Quello che non può mai mancare nel suo

scioro riuscito di femmini-lità sono i pizzi e gli indu-menti provocanti, tipo cal-ze a rete e guantini effetto panterona dark.

Il suo punto forte, oltre al girovita naturalmente, sono i monili, gli accesso-ri e le borsette. Non esi-ste gaggia al mondo che non sia abbondantemen-te provvista di orecchini, bracciali, collane, cinturoni e lovely bags perfettamen-te in pendant con tutto il resto.

In perfetta armonia con tutta questa delicatezza la nostra miss non si fa man-care un certo livello lin-guistico che le permette di stare sulla stessa linea d’onda del suo uomo:

“Oh, àmoo, mì di non tarda-re eh!”

“Oh ma poita m’ashh pigau, là che sto arrivando, scendi-ne quando ti suono”

E così questa coppia se ne va in giro per Caglia-

ri provocando l’invidia di quanti, fighetti soprattutto, non riescono a raggiunge-re tale grado di armonia e pacatezza.

In una di quelle botteghe del centro città, zona uni-versitaria, mi capitò una sera di trovarmi in coda alla cassa proprio accanto a una gaggia. Era di Is Mir-rionis e tutti la conosceva-no perché faceva le pulizie nei palazzi del quartiere.

Aveva una CocaCola tra le mani, probabilmente

l’ultima perché rivolgen-dosi alla cassiera chiese:“Scusa, altra ce n’é di Coca-Cola?”

“C’è light…”

“E lo so che ce l’ho ma se mi bastava non te la chiedevo” risponde lei fraintendendo il c’è light con ce l’hai.

Tutti di stucco, lei un po’ stizzita lasciò un euro e cinquanta nella mano del-la commessa e si voltò di scatto. Cominciò a corre-re verso una signora an-ziana che trasportava due buste stracolme di spesa e gridò:

“Zia Marietta aspetti! Si fermi che gliele salgo

io le buste a casa!”

In mezzo secondo, con i suoi mega tacchi, le un-

ghie fiammanti, la sua bor-setta Adibas e la CocaCola sotto l’ascella, si caricò le buste sulle braccia e spa-rì in fondo alla strada. Zia Marietta, alleggerita, non smetteva di guardarla con riconoscenza.

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COLPI DI PENNA

È di pochi giorni la notizia che al centro di un’in-

chiesta giudiziaria in Sibe-ria, nella città di Miski, ci sarebbe la morte per fame di 27 bambini ospiti di un orfanotrofio. Causa: man-canza di fondi.

Tutti minori affetti da malattie congenite, non autosufficienti abbando-nati a se stessi, lasciati mo-rire di stenti. Spariti i fondi, 670mila rubli, destinati alle loro cure.

È curioso a volte il modo in cui utilizziamo le parole: per mancanza di fondi.

Sarà che a volte non riesco a fare a meno di complicar-mi la vita andando a cerca-re il pelo nell’uovo o sarà che vivo in un Paese in cui la mancanza di fondi è più nota dell’inno nazionale. Ma che io ricordi, l’ultima volta in cui ho sentito par-

lare di fondi mancanti c’e-rano di mezzo i tagli fatti dal governo per ristabilire il bilancio, non bambini di-menticati e lasciati morire sopra le loro culle.

Approfondendo un po’ la verità scopriamo che

alcuni di loro sono morti soffocati. Bimbi che dove-vano essere nutriti tramite flebo ai quali è stata riempi-ta la bocca di alimenti solidi senza che avessero la pos-sibilità di masticarli e ingo-iarli. Altri ancora vittime di gravi infezioni causate da piaghe da decubito mai cu-rate.

Per carità, ognuno si espri-me come vuole e lungi da me la volontà di dare lezio-ni di comunicazione a chic-chessia.

Ma messa così, la morte per mancanza di fondi

mi sembra una spiegazio-

ne un po’ semplicistica, ol-tre che un motivo di morte poco realistico per un paese civilizzato.

Si indaga per trovare i re-sponsabili o si cerca di

capire che fine abbiano fat-to i 670mila rubli?

Per inciso, tale somma equi-vale a circa sedicimila euro, il valore di una nostra ber-lina.

Ci sono cose che devono es-sere dette crude come sono, senza filtri e senza discre-zione, perché devono fare tremendamente male e de-vono mettere al muro chi se lo merita.

Ventisette bambini sono stati presi per mano e ac-compagnati consapevol-mente alla morte.

Questione di sfumature.

“Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dall’orgoglio che non s’inchina davanti a un bambino”

Kahlil Gibran

Questioni di sfumature

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L’OROSCOPO

LEONE  

I pianeti contro possono

stimolare atteggiamenti che

sono all’apparenza originali

e in realtà stravaganti. Non

è la settimana adatta per

modificare l’immagine e

cambiare look.

VERGINE  

È un ottimo momento

per prendervi cura di voi

esteticamente e psicolo-

gicamente. Non è diffi-

cile trovare una migliore

convivenza con voi stessi,

radicando la giusta dose

di fiducia nelle proprie

possibilità.

BILANCIA  È un periodo utile

per dedicarvi alla cura

dell’immagine, all’eser-

cizio e a cure estetiche

mirate alle vostre esigen-

ze. Fare esercizio fisico

gioverà alla forma e farà

bene anche alla mente.

SCORPIONE  

Le giornate potrebbero

essere vissute con più sere-

nità. Chiarite i vostri dubbi.

Per mantenervi in buona

salute non sovraccaricatevi

d’impegni, lo stress fisico è

dietro l’angolo.

ARIETE  

La settimana vi vede in

buona forma psicofisica,

ora non manca il senso

dell’opportunità perciò fate

un rapido esame per capire

quanti piedi avete pestato e

rimediate prontamente.

TORO  

Per mantenervi in buona

salute niente strapazzi

soprattutto psicofisici,

prestate attenzione a come

vi muovete perché anche

la distrazione può metterci

lo zampino e rischiate di

farvi un po’ male.

GEMELLI  

Godrete di un periodo

dinamico, le predisposizioni

di spirito sono eccellenti, sei

una compagnia piacevolissi-

ma, potete pensare al lavoro

e contemporaneamente

pensare a voi

CANCRO  

Psicologicamente dinami-

co, sapete ritagliarvi spazi

tutti per voi per pensare

a nuovi progetti che non

siano solo lavoro, lavoro e

lavoro. Non trascurate le

amicizie e la possibilità di

incontrare persone nuove.

SAGITTARIO  

Avete in previsione giorni

dinamici sotto tutti i punti

di vista, grande vivacità

psicologica e creatività. Oltre

che per la salute e la bellezza,

il momento è eccellente per

cure estetiche mirate.

CAPRICORNO  

Le predisposizioni di spi-

rito sono discrete, facilità

nei contatti, allargare la

sfera delle amicizie, anche

professionali, signifi-

ca spendere il proprio

tempo unendo l’utile al

dilettevole.

AQUARIO  

È una costante il

consiglio di mangiare

in modo corretto per

evitare disturbi ga-

strointestinali, sei più

sensibile alle patologie

stagionali perciò metti

in atto tutte le strategie

necessarie.

PESCI  

Dall’umore alla salute non

c’è niente che possa andare

storto. È un eccellente

momento per dare una bella

rinfrescata all’immagine alle

amicizie inserendo persone e

ambienti nuovi.

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