Caccia Passione giugno 2014

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ANNO III nr. 6 - giugno 2013 Cani da caccia: Segugi in allenamento, come andare al cinema. Caccia all’estero: Allodole danubiane by Montefeltro Caccia e cacciatori: Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue Fagiani i segreti di quelli immessi Ungulati: Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

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Caccia Passione - Rivista di caccia specializzata dove trovi tutto su armi da caccia, cani da caccia, news venatorie, fucili, munizioni, ottiche da caccia, viaggi venatori..

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caccia passioneANNO III nr. 6 - giugno 2013

Cani da caccia:• Segugi in allenamento, come andare al cinema.

Caccia all’estero:•Allodole danubiane by Montefeltro

Caccia e cacciatori:• Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Fagiani

i segreti di quelli immessi

Ungulati:• Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

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sommario

Anno III Nr. 6www.cacciapassione.com

in copertinaFagiani i segreti di quelli immessi

Pg 6 News venatorie A cura della radazione

Pg 10 Stanziale: Fagiani, i segreti di quelli immessi.

Claudia Zedda

Pg 16 Migratoria: La beccaccia e le automedicazioni

KALARIS

Pg 20 Caccia all’estero: Allodole danubiane ...by Montefeltro Saverio Patrizi

Sul conto dei fagiani immessi se ne sono dette tante, ma ciò non toglie che se ne sappia sempre troppo poco: oggi cerchiamo di scoprire qualche segreto in più di questa affascinan-te specie, tanto amata e ricercata.

Caccia Passione 2

20 Caccia all’estero: Allodole danubiane ...by Montefeltro

28 Caccia e cacciatori: Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere.

10

16 Migratoria: La beccaccia e le automedicazioni

caccia passioneANNO III nr. 6 - giugno 2013

Cani da caccia:• Segugi in allenamento, come andare al cinema.

Caccia all’estero:•Allodole danubiane by Montefeltro

Caccia e cacciatori:• Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Fagiani

i segreti di quelli immessi

Ungulati:• Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

Page 5: Caccia Passione giugno 2014

Pg 28 Caccia e cacciatori: Piani di controllo sanitario, cosa bisogna sapere.

Claudia Zedda

Pg 34 Ungulatii: Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

KALARIS

Pg 40 Cani da caccia: Segugi in allenamento, come al cinema. Claudia Zedda

Pg 46 Fucili da caccia: Benelli Pasìon, la classe non passa mai di moda.

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: Da Winchester la cartuccia BLIND SIDE calibro 12/70

Emanuele Tabasso

Pg 57 Racconti venatori: Andare a caccia la prima volta, testimonianze, curiosità, informazioni utili

Rosalba Mancuso

Pg 60 Ottiche: Zeiss Diatal 8x56T, un classico del puntamento da caccia.

Rosalba Mancuso

Pg 72 Veterinaria: Pericolo veleni, capire i sintomi per agire subito.

KALARIS

Caccia Passione 3

34 Ungulatii: Caccia al cinghiale, suddividere il territorio tra squadre.

46 Fucili da caccia: Benelli Pasìon, la classe non passa mai di moda.

40 Cani da caccia: Segugi in alle-namento, come al cinema.

Stanziale: Fagiani, i segreti di quelli immessi.

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Cari amici, non dobbiamo certamente essere noi a dirvi che stia-mo vivendo un momento politico molto particolare e difficile per il nostro Paese. Ovviamente questa dram-matica situazione sta rallentano, bloccando, le attività e ha ripercussioni in tutti gli aspetti della nostra vita. Questo limbo siamo, dove tutto è il contrario di tut-to, dove chi pensava di salvare il Paese si è arroccato su posizioni che difficilmente porteranno lontano, chi avrebbe dovuto scardinare il sistema “fa fatica” a dimo-

Editoriale

strare di saperlo fare, chi sarebbe dovuto sparire dalla scena politica, è ben pre-sente e sta approfittando degli errori degli altri, ci ha fatto riflettere su un aspetto per noi importante: ci sono, in Parlamento, rappresentanti che vogliono tutelare i diritti di noi cacciatori? Ci siamo quindi posti alcune semplici domande:1) Che cosa succederà quando gli autorevoli esponenti ambientalisti dei di-versi partiti, senza distinzione di colore politico, approfittando del particolare momento di confusione in cui si sta vivendo, presenteranno le loro “illuminate” proposte di legge in difesa o in favore di fantomatiche quanto assurde campagne animaliste? C’è ancora qualcuno che avrà la volontà e la forza per fronteggiarle? 2) Le proposte dell’Onorevole Brambilla & Co. saranno, finalmente per Lei, appoggiate e approvate senza sforzo con l’appoggio di una larga parte del Parla-mento e la “casuale distrazione” dell’altra?3) Le Associazioni venatorie, in questa variegata e confusa composizione par-lamentare, potranno ancora fare riferimento sui loro interlocutori politici? Non consideriamo soltanto le legittime invocazioni di noi cacciatori, che viviamo con passione e rispetto la caccia, ma non viviamo di caccia, ricordiamoci sempre che intorno al settore venatorio ci sono migliaia di posti di lavoro, industrie e artigiani che con le loro produzioni sono il vanto del nostro Paese, e sono cono-sciuti e apprezzati in tutto il mondo! Se, come immaginiamo e speriamo, c’è ancora qualcuno che ha rispetto per tutto il mondo della caccia, e ha la volontà di tutelarci, ti preghiamo di farci sentire la tua voce per darci la consapevolezza che non siamo rimasti da soli?....se ci sei batti un colpo!

Pierfilippo Meloni

SE CI SEI BATTI UN COLPO

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Caccia Passione 6

Puglia, il nuovo Calendario Venatorio 2014-2015 è stato appro-vato in Giunta regionale; Nardoni, “risultato del confronto tra mondo tecnico-scientifico, rappresentanti delle Associazioni Venatorie ed ambientaliste”. La Caccia si apre il 21 settembre.

Puglia, Calendario Venatorio 2014-2015

Arrivano regole e tempi certi per gli oltre 22.600 cacciatori pugliesi e per le aree sot-

toposte a tutele e interdizioni all’attività venato-ria. Approvato, infatti, martedì scorso il Calen-dario Venatorio regionale 2014-2015. L’avvio della Stagione Venatoria è fissato al 21 settem-bre e terminerà al 31 gennaio 2015. L’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni ha spiegato, “Si tratta sostanzialmente del risultato di confronti avuti con tutte le par-ti in causa: mondo tecnico-scientifico, rappre-sentanti delle Associazioni Venatorie e dei rap-presentati del mondo ambientalista”. Nel 2013, secondo la relazione allegata al provvedimento regionale, si è assistito ad un lieve calo dei capi abbattuti rispetto agli anni precedenti. Condi-zione probabilmente dovuta alla diminuzione

del numero di cacciatori regionali che nell’ultimo decennio risulta es-sersi ridotta del 25%. L’analisi coor-dinata dall’Osservatorio Faunistico Regionale, mette in evidenza anche una presenza continua sul territorio regionale, durante la stagione vena-toria di fauna selvatica delle specie cacciabili, in particolare di “turdi-di”, “Beccaccia”, “Colombaccio” e di quelle stanziali come Volpi e Cin-ghiali. Per quest’ultima specie, pur non avendo una stima sulla densità di popolazione presente sul territo-rio regionale – dice l’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regio-ne Puglia, Fabrizio Nardoni – siamo in grado di parlare di un esubero ri-spetto alle densità ottimali, proprio

in virtù delle innumerevoli richieste di risarci-mento danni avanzate dagli agricoltori, specie nelle provincie di bari, Taranto e Foggia. Allo stato attuale – si legge nella nota di accompagna-mento allegata al Calendario Venatorio - l’Osser-vatorio Faunistico Regionale rimane in attesa di conoscere i dati relativi allo studio del monito-raggio sulla fauna migratoria e stanziale, intra-preso dalle Province, salvo alcuni casi, più volte richiesti e sollecitati dal Servizio Caccia e Pesca Regionale, riservandosi la predisposizione di “Piani di Gestione” delle specie di fauna selvati-ca, ai sensi e per gli effetti delle vigenti normative e relative indicazioni in merito. L’insieme dei dati rivenienti dall’elaborazione dei tesserini venatori e dagli studi di monitoraggio della fauna conflu-iranno in una banca dati che porrà la Struttura

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News venatorie

Caccia Passione 7

Stival scrive a Renzi, Galletti e Martina su richiami vivi; “modi-ficare decreto in itinere o non si risolve la procedura europea d’infrazione”.

Veneto, Stival scrive al Governo su richiami vivi

L’Assessore regionale alla Caccia del Veneto, Daniele Stival, ha inviato al Presidente del

Consiglio, Matteo Renzi e ai Ministri dell’Am-biente, Gianluca Galletti e dell’agricoltura, Mau-rizio Martina, chiedendo di voler “promuovere con urgenza ogni possibile approfondimento una modifica dell’articolo 16 del decreto legge 91/2014 atto a risolvere la procedura europea d’infrazione rinunciando a qualsiasi approccio “punitivo” nei confronti dei cacciatori. La sop-pressione di due parole (“di cattura”) all’artico-lo 16 del decreto legge 91/2014 che modifica la legge 157 del 1992, “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, in attesa di conversione, rischia di vanificare l’impegno delle Regioni verso una forte diminu-zione delle catture dei richiami vivi in natura da utilizzare nella caccia da appostamento, tramite la sostituzione con richiami di allevamento. Ciò impedirebbe di rispondere concretamente alla procedura di infrazione in materia di richiami vivi avviata dalla Commissione Europea e cree-rebbe un impatto fortemente negativo nel mon-do venatorio. E’ questo il senso di una lettera che l’Assessore veneto alla Caccia Daniele Stival ha inviato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e ai Ministri dell’Ambiente, Gianluca Galletti, e dell’agricoltura, Maurizio Martina, chiedendo

tecnica regionale nelle condizioni di studiare, in maniera più puntuale, la fenologia delle migra-zioni e la densità di popolazione delle specie sel-vatiche. La stessa si riserva di farlo quanto prima in base al materiale in possesso e di quello in via di acquisizione dalle Province e dagli Osservato-ri Faunistici provinciali. Le Zone di protezione

della fauna selvatica (Oasi di protezione e Zone di ripopolamento e cattura), i Centri pubblici e le altre aree in cui è vietato l’esercizio venatorio nonché le zone a gestione privatistica sono indi-viduate dal Piano faunistico venatorio regionale. Visitando l’apposita sezione “Calendari Venato-ri” del Portale

di voler “promuovere con urgenza ogni possibile approfondimento affinchè la conversione in legge del decreto 91/2014 in questione contempli una modifica dell’articolo 16 che vada verso l’obietti-vo della ricomposizione della procedura europea d’infrazione e che rinunci a qualsiasi approccio ‘punitivo’ nei confronti dei cacciatori, risultando anche di problematica applicazione da parte delle Regioni”. “Sopprimere le parole “di cattura” – sot-tolinea Stival – finisce di fatto per equiparare i ri-chiami di allevamento a quelli presenti in natura, rendendo così impossibile risolvere la procedura d’infrazione specifica avviata dall’Europa e crean-do un evidente danno all’esercizio del diritto da parte dei cacciatori di svolgere l’attività venatoria”. “In via preliminare – scrive tra l’altro Stival nella lettera a Renzi e ai Ministri – non è superfluo evi-denziare come l’allevamento di richiami si confi-guri come vera e propria attività imprenditoriale che deve, in quanto tale, potersi esplicare nel ri-spetto delle prerogative costituzionalmente rico-nosciute. Si tratta peraltro di attività di allevamen-to che, anche sotto i profili per così dire etici, non si differenzia per nulla dall’allevamento di uccelli a scopo ornamentale, tenuti in cattività nel rispetto dei principi connessi alla salute e al benessere ani-male da tempo riconosciuti dall’ordinamento”

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Marche, il Calendario Venatorio valido per la Stagione Venato-ria 2014-2015 è stato approvato dalla Giunta Regionale, si apre il 21 settembre; Giorgi, “coniugate tutela ambientale con atti-vità dei cacciatori”.

Marche, approvato Calendario Venatorio 2014-15

anche rappresentanti del mondo agricolo e am-bientale, le Associazioni venatorie regionali”.“Con le consultazioni svolte – afferma l’assesso-re alla Caccia, Paola Giorgi – abbiamo recepito le diverse esigenze delle componenti che intera-giscono nella gestione dell’attività venatoria. L’o-biettivo è, come ogni anno, quello di coniugare le istanze di tutela faunistico ambientale con un esercizio venatorio equilibrato e responsabile da parte dei cacciatori”. Le specie di selvaggina cacciabili, sono distribuite in periodi precisi e regolamentati, così come è prevista eventuale sospensione del prelievo di alcune specie in pe-riodi con particolari condizioni climatiche.

I periodi e i giorni consentiti per il prelievo ve-natorio sono:

• settembre: lunedì 1 - mercoledì 3 - sabato 6

La Giunta regionale ha approvato il Calenda-rio Venatorio 2014-2015. La Stagione della

caccia inizierà il 21 settembre 2014 e terminerà il 31 gennaio 2015. Quattro le date di preaper-tura (1-3-6-13 settembre) e l’aggiunta in con-clusione dei giorni dall’1 all’11 febbraio con limitazioni di orario e specifiche modalità. “Il provvedimento – spiega l’assessore alla Caccia Paola Giorgi - individua le specie prelevabili, i periodi e le giornate in cui è consentito eserci-tare l’attività venatoria, i carnieri, l’ora legale di inizio e termine della giornata di caccia, i pe-riodi e le modalità di addestramento dei cani. Sono stati acquisiti i pareri dell’Istituto supe-riore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dell’Osservatorio faunistico regionale (Ofr), oltre le indicazioni emerse dalle con-sultazioni con le Amministrazioni provinciali, gli Ambiti territoriali di caccia (Atc), che sono

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– sabato 13 – domenica 21 – mercoledì 24 - sa-bato 27 – domenica 28;• dal 1 ottobre al 31 gennaio 2015: tre giorni a scelta del cacciatore, esclusi martedì e venerdì;

• dal 1 ottobre al 30 novembre: la caccia da ap-postamento alla selvaggina migratoria è con-sentita per altri due giorni a settimana con esclusione comunque del martedì e del vener-dì, con alcuni obblighi puntuali da parte del cacciatore.

Lazio, il Calendario Venatorio 2014-2015 è stato firmato dal presidente Zingaretti, si apre il 21 settembre; tra le novità maggiori tutele per l’Orso Marsicano.

Lazio, Calendario Venatorio 2014-2015

Il provvedimento regola, tra le varie attività, anche la caccia al cinghiale permessa nel-le giornate di mercoledì, sabato e domenica. Provincia di Pesaro Urbino: dal 1 novembre al 31 gennaio 2015 Provincia di Ancona: dal 1 novembre al 31 gennaio 2015 Provincia di Macerata : dal 19 ottobre al 18 gennaio 2015 Provincia di Fermo: dal 19 ottobre al 18 gen-naio 2015 Provincia di Ascoli Piceno: dal 19 ottobre al 18 gennaio 2015.

Il presidente della Regione Lazio, Nico-la Zingaretti, ha firmato il Calendario

Venatorio regionale valido per la Stagione Venatoria 2014-2015. I cacciatori del La-zio torneranno a caccia dal 21 settembre. Il calendario, in corso di pubblicazione sul bollettino della Regione, prevede, l’apertura a settembre e la chiusura il 31 gennaio. Pro-prio come quello dello scorso anno che fu, in prima battuta, bloccato dal Tar su ricorso delle associazioni ambientaliste e, in segui-to, licenziato proprio dallo stesso tribunale che rigettò il ricorso ritenendolo “infon-dato”, come si legge nella sentenza del Tar del 2014. Nel dettaglio il calendario preve-de la caccia alla quaglia e alla starna dal 21 settembre al 30 ottobre; quella al coniglio selvatico, fagiano e merlo dal 21 settem-bre al 31 dicembre (nelle aziende venatorio il fagiano è cacciabile fino al 31 gennaio); alzavola, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’ac-qua, germano reale, marzaiola, mestolone,

moriglione pavoncella, porciglione e volpe saranno cacciabili dal 21 settembre al 31 gennaio; lepre europea dal 21 settembre all’8 dicembre, allodola dal 1 ottobre al 31 dicem-bre, beccaccia dal 1 ottobre al 19 gennaio; ce-sena, colombaccio, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, tordo bottaccio, tordo sassello dal 1 ottobre al 31 gennaio; starna dal 1 ottobre 30 novembre. Il cinghiale invece dal 1 no-vembre al 31 gennaio. Mentre l’addestramen-to e allenamento dei cani è consentito senza possibilità di sparo dal 31 agosto al 18 set-tembre, mentre nelle zps dal primo settem-bre. La novità di questo calendario venatorio regionale rispetto allo scorso anno è la tutela dell’orso bruno marsicano. Secondo quanto previsto la regione adotterà misure partico-lari, come interdire la caccia in alcune zone, proprio per tutelare questa specie.Visitando l’apposita sezione “Calendari Venatori” del Portale o cliccando il seguente link è possi-bile visionare il testo integrale del Calenda-rio Venatorio 2014-2015 della Regione Lazio

News venatorie

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Fagianii segreti di quelli immessi

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Stanziale

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Fagianii segreti di quelli immessiSul conto dei fagiani immessi se ne sono dette tante, ma ciò non toglie che se ne sappia sempre troppo poco: oggi cer-chiamo di scoprire qualche segreto in più di questa affasci-nante specie, tanto amata e ricercata.

Lo sappiamo bene, quando si parla di fagiani immessi sono in tanti a storce-re il naso: il rischio per quelli immessi

in natura è alto, specie durante i primi pe-riodi. Di norma vengono immessi durante

la stagione estiva e la percentuale di decessi immediatamente dopo l’immissione è altis-sima. C’è il problema della predazione, c’è il problema dell’adattamento, c’è il problema del cibo e dei parassiti. Insomma la condi-

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Stanzialezione di questi poveri fagiani non è per nien-te semplice. Ma le cose, superato il primo periodo di adattamento, si fanno più facili?Adattamento. In generale per avere un’idea piuttosto chiara del livello di adattamento di un fagiano immesso si controlla il suo peso: i dati sono piuttosto confortanti. Pare infat-ti che, quelli che riescono a superare i primi periodi di adattamento, presentano un peso non troppo dissimile dai fagiani selvatici a dimostrazione del fatto che lentamente si fa l’abitudine ad una alimentazione “natura-le”. Anche da un punto di vista prettamen-te comportamentale pare che le differenze siano piuttosto esigue. Entrambe le tipolo-gie di fagiano creano gruppi invernali, e le fagiane immesse tendono a mantenere un

comportamento simile a quelle selvatiche per quanti si dimostrino meno propense agli spostamenti. In primavera i gruppi for-matisi in inverno, come natura del fagiano vuole, si rompono e in generale, maschi e

femmine, immessi o meno, abbandonano le aree coperte e optano per quelle più aper-te, andando alla ricerca del miglior terri-torio per la riproduzione. Anche in questo caso i fagiani immessi (maschi e femmine) mostrano una tendenza generale a spo-starsi di meno rispetto ai fratelli selvatici. La fase riproduttiva. E’ proprio du-rante la primavera e dunque in concomitanza con la fase ripro-duttiva che si intravedono le prime, sostan-ziali differenze fra fagiani selvatici e immessi. Maschi. In generale l’harem di femmine che il fagiano maschio immesso è in gra-do di formare è nettamente inferiore, nu-mericamente parlando, rispetto a quello che è in grado di formare il fagiano selva-

tico. Si stima che a parità di condizioni una femmina prediliga nell’80% dei casi un fa-giano selvatico che non uno immesso. Femmine. Sia le immesse sia le selvatiche presentano le medesime capacità di creazio-

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ne del nido, di deposizione e di cova e an-che di allevamento dei piccoli nati. Le diffe-renze si notano su campi diversi: tanto per cominciare quello della predazione. Si stima che in generale la volpe (acerrima nemica del fagiano) catturi tre volte di più fagiane immesse che non fagiane selvatiche durante il periodo riproduttivo. Ecco perché le pos-sibilità delle fagiane immesse di portare a

termine una nidiata di fagiani e nettamente inferiore. Altro problema da non sottovalu-tare, che merita d’essere affrontato con una certa attenzione è quello relativo ai parassi-ti. E’ appunto la debolezza delle fagiane im-

messe, maggiormente colpite da attacchi pa-rassitari, a renderle meno produttive, meno attive e più vulnerabili agli attacchi dei pre-datori. Alcuni studi in merito all’argomento hanno dimostrato che le fagiane immesse, trattate con farmaci antielmintici, hanno di-mostrato un successo riproduttivo durante la primavera similare a quello delle fagiane selvatiche. Inoltre anche il grado di soprav-

vivenza di queste ultime è stato nettamente superio-re. Anche trascorsa la fase riproduttiva, tra maggio e agosto, le percentuali di sopravvivenza delle fa-giane immesse e trattate e superiore rispetto a quel-le non trattate. In linea di massima è dunque pos-sibile dire che le fagiane trattate, e quindi protette da attacchi parassitari, sono madri migliori, fan-no più nidi, depongono più uova, allevano meglio i faggianotti e sopravvivo-no in numero maggiore. I parassiti. La presenza di parassiti intestinali è piuttosto diffusa là dove si verifica un’altra (e in-naturale) concentrazione di fagiani. Questi paiono quasi totalmente assen-ti in quelle comunità di fagiani selvatici, non mi-schiati a quelli immessi. I parassiti dunque sono una vera e propria piaga, una sorta di effetto residuo re-

lativo all’allevamento dei fagiani. Senza alcun dubbio, le ricerche e gli studi sul campo lo dimostrano, sono proprio questi a causare le più sostanziali differenze, superata la fase di adattamento, fra fagiani selvatici e immessi.

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La beccaccia...e le automedicazioni

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Migratoria

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Quando si parla di beccaccia e di au-tomedicazioni un elemento che la fa da padrone è certamente il becco. E’

grazie al suo fantastico e puntito becco che la beccaccia si trasforma in eccellente infer-

In più di una circostanza i comportamenti animali mettono in ridicolo quelli umani: se noi oggi, senza un medico non siamo nemmeno in grado di guarire un raffreddore, esisto-no alcuni animali che, nonostante la gravità di una ferita, in breve si rimettono in sesto in totale autonomia, o con lo zampino di qualche fratello.

miera in grado di ricorrere all’istinto atavico che in più di un caso è in grado di salvar-le la vita. D’altronde che il becco della bec-caccia sia estremamente sensibile lo sappia-mo tutti: è con questo che riesce a reperire

La beccaccia...e le automedicazioni

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Migratoriail proprio cibo, che trova i vermi preferiti, e proprio con il becco, a grande sorpresa, riesce a medicare tutte le ferite, sia quelle che si procura per cause naturali, sia quel-le che l’uomo è in grado di causarle, volon-tariamente o involontariamente. Pallini di piombo, fili della luce, pali, vetrate piuttosto ampie, ma anche forti raffiche di vento pos-sono trasformarsi in delle vere e proprie ca-tastrofi alle quali la beccaccia pone rimedio utilizzando sapientemente il proprio becco. Studi che hanno del sorprendente attesta-no come le beccacce siano in grado di risi-stemare in breve tempo tarso e metatarso, che naturalmente sono mantenuti assieme da un sottilissimo lembo di pelle. La cura apportata tra-mite l’uso del bec-co consiste in una sorta di tampo-ne formato con le proprie piume che vengono impasta-te con del sangue, saliva e secrezioni ghiandolari. Il tut-to crea un impasto che si trasforma presto in una cuci-tura sorprendente, chirurgica verrebbe da dire. In alcune circostanze per curare ossi rotti la beccaccia è stata in grado di confe-zionare una vera e propria ingessatura: tut-to ciò è possibile utilizzando quelli che sono elementi che trova in natura, primi fra tutti argilla, foglie secche, ma anche fibre vege-tali, saliva e sangue. Grazie a questo com-posto l’osso viene bloccato e gli si consen-te di guarire rapidamente e correttamente. Anche le ali sono oggetto di auto medi-cazione specie nel caso in cui la ferita si trovi in prossimità del gomito. Anche in questo caso la Candy Candy dei boschi utilizza fango secco sotto il quale la pel-

le si rigenera rapidamente restituendo sa-lute e benessere a questo favoloso volatile. Vista la frequenza di queste situazioni, e la precisione delle medicazioni, appare assurdo ritenere che queste siano casuali, involonta-rie o imputabili a fortuna: appare piuttosto più probabile che la beccaccia sia in grado di curarsi e lo sappia fare piuttosto bene. Medicazione: affare di gruppoLo sappiamo, la beccaccia è un volatile soli-tario, quindi sembra strano pensare che in alcuni casi queste si aiutino vicendevolmen-te prestando cure ad amiche ferite. Pur non esistendo alcuno studio in merito o alcuna attestazione scientifica, esistono tantissimi

cacciatori pronti a giurare d’aver os-servato due beccac-ce insieme, l’una in-tenta a curare, l’altra a farsi curare. La beccaccia infermie-ra interverrebbe nel caso di ferite mal posizionate, che difficilmente posso-no essere raggiunte dalla malata, come nel caso di ferite al becco o alla gola.

Sono stati ritrovati ad esempio esemplari di beccacce il cui becco, forato da un pallino di piombo, sia stato risistemato grazie all’u-so di un tampone naturale: in questo caso le soluzioni possono essere due, o si cede alla romantica idea di una beccaccia che corre a sostegno della compagna ferita, o si propen-de per la possibilità anche in questa volta di automedicazione apportata tramite la lingua. Qualunque sia la risposta reale, quel che affascina è la sorprendente capacità della beccaccia di rispondere attivamente ai mo-menti di pericolo dimostrando risorse che in alcuni casi non sono nemmeno dell’uo-mo, non di quello moderno per lo meno.

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Caccia all’estero

Allodole danubiane...by Montefeltro

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Era un po’ di tempo che meditavo una gita venatoria dedicata alle al-lodole, sia per la voglia di una cac-

cia tranquilla, dove si spara molto, sia per la prelibatezza delle carni, una spiedo bresciano di allodole rappresenta la mi-gliore conclusione di una gita di caccia e il giusto onore alla selvaggina abbattuta.Destinazione Romania, aeroporto di Buca-

Fra le tante possibilità venatorie offerte dalla Roma-nia, per chi ama il piccolo migratore, una spedizione nella pianura danubiana è sicuramente un’esperienza indimenticabile.

rest, passato il controllo passaporti siamo subito raggiunti dalla delegazione Monte-feltro, l’agenzia italiana del Gruppo Beretta Benelli, capitanata da Luigi Goffi, il nostro referente italiano per i prossimi giorni. Su-bito gli uomini dell’agenzia del gruppo Be-retta ci aiutano a sbrigare le formalità rela-tive alle armi, per chi ha deciso di portarsi il fucile, personalmente ho optato per uti-

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Allodole danubiane...by Montefeltro

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lizzare uno dei tanti Benelli Comfort mes-si a disposizione dall’organizzazione insie-me alle cartucce e, in pochissimo tempo, siamo in viaggio verso la nostra meta, che si trova circa 35 km dalla capitale rumena.Anche se consapevoli della perfetta or-ganizzazione Montefeltro, al nostro ar-rivo rimaniamo sorpresi dalla casa di caccia. Una bellissima villa, completa di tutti i comfort, 14 camere con bagno, qui è sempre prevista una camera per cac-ciatore nonché un ottimo ristorante.La villa di caccia si trova nella zona di Sa-

rulesti, un’area pianeggiante caratteriz-zata da culture miste, in questa stagione, oltre a parecchie stoppie ci sono zone ara-te e altre incolte o a pascolo sulla direttri-ce migratoria fra i Carpazi e il Mar Nero. Un serbatoio importante che irradia sel-vaggina su tutto il territorio circostante.Sistemate le nostre cose nelle camere, ci vie-ne presentata tutta la squadra Montefeltro,

oltre a Luigi e ai due autisti che sono ve-nuti a prenderci all’aeroporto, ci sono altri due italiani e cinque rumeni, per un tota-le di dieci persone, che penseranno in toto all’organizzazione della nostra vacanza.Subito ci informiamo sul territorio di caccia, Luigi ci dice che si tratta di circa 50.000 et-tari che si sviluppano tutti nelle vicinanze, praticamente la casa di caccia rappresenta il centro del territorio. Adesso che siamo ad inizio ottobre, il periodo migliore per le allodole, si possono realizzare facilmente carnieri superiori ai 100 uccelli per mattina.

Pieni di fiducia per i tre giorni di caccia che ci aspettano prima di cena facciamo il punto per la mattina successiva, saremo tutti dislo-cati, sia noi, che i cacciatori di un altro grup-po presente contemporaneamente al nostro, in alcuni capanni molto distanti fra loro, così da non disturbarsi a vicenda, ma comunque al massimo a quindici minuti di macchina dalla casa di caccia. Luigi ci assicura che tutto

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sarà preparato alla perfezione dagli uomini Montefeltro e che noi dobbiamo solo pensare a riposarci del viaggio e a sparare dritto. Otti-ma cena con ampia scelta e poi tutti a nanna.Alle quattro e mezza suona la sveglia, un po’ di tempo per prepararmi e scendo per la prima colazione, trovo già tutti i miei compagni di caccia pronti per la partenza, alle sei già c’è luce. Veniamo distribuiti sui vari mezzi e via ognuno verso la sua desti-nazione. Vengo lasciato in una zona situata fra un campo lavorato e un incolto, la zona è abbastanza umida, cerco di orientarmi e prendere qualche riferimento. Nel frattem-po la mia guida completa il capanno di rete mimetica con qualche ramo, posiziona lo sgabello, sarebbe faticosissimo rimanere in piedi tutte quelle ore. Poi passa alla parte richiami, prima monta l’asta per la civetta, un palo di circa tre metri alla cui sommità è posizionata una civetta di plastica dalle ali rotanti, dopo è la volta della giostra con le sue allodoline imbalsamate ad ali aperte, che girando fungono da richiamo, non può

mancare il “macaco” e gli specchietti, che riflettendo la luce del sole diventano un at-trazione irresistibile per il piccolo migratore. Ormai è tutto pronto, mi siedo sullo sgabel-lo, ai miei piedi la cassetta piena di cartucce da 28 grammi piombo 11, non servono i car-tuccioni, qui si spara tanto e sono consigliate cartucce “morbide” che consentano agevol-mente i tre giorni di caccia senza eccessivo affaticamento della spalla. Pronto, appoggia-to al capanno, il mio semiautomatico Benelli Comfort, caricato con tre munizioni. Final-mente incomincia ad albeggiare e si vedono le prime allodole, come sempre da principio, si scapicollano sul gioco dei richiami, senza

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far troppo caso al capanno e ai movimenti del cacciatore, tiri relativamente facili, che mi permettono in breve tempo d’incarniera-re diversi uccelli. Anche gli altri capanni si stanno divertendo, sento in lontananza l’eco degli spari, confermati poi da qualche tele-

fonata fatta più per curiosità che per altro. Ormai il sole è alto, quando vedo arrivare le lodole, cerco di attirarle facendo muovere le ali della civetta e fischiando con il richia-mo a bocca che mi sono portato dall’Italia e che tengo al collo sempre pronto all’uso. Ora devo stare attento a non fare movimenti inconsulti, ma devo ammettere che in que-sto periodo credono bene e non è troppo

PERIODI CONSIGLIATI PER LA CACCIAAllodole: dal 25 settembe al 25 ottobreQuaglie: dal 25 agosto al 15 settembreStarne: dal 15 settembre al 15 dicembrePer chi lo desiderasse, Montefeltro organizza il viaggio dei cani dall’Italia alla Romania, con appositi pulmini.

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complicato incrementare il bottino. Siamo ai primi di ottobre, in pieno periodo di passo, in una zona ideale per le allodole, con un’ot-tima organizzazione, non raggiungere risultati più che soddisfacenti è vera-mente difficile. La giornata procede senza intoppi fino alle undici, quando il pas-so rallenta fino a fermarsi completamente, poco pri-ma di mezzogiorno deci-do di rientrare, la prima

Il PROGRAMMA

1° giorno – Partenza in aereo dall’Italia. Arrivo a Buca-rest in poco più di due ore, incontro con i rappresentanti Montefeltro, pratiche doganali e successivo trasferimento alla casa di caccia, sistemazione, cena e pernottamento.

2° giorno – Inizio della caccia con guide specializzate e attrezzature fornite da Montefeltro

3° - 4° giorno – Altri due giorni di caccia Assistenza con-tinua di personale.

5° giorno – rientro in Italia, per chi ha prenotato il volo di rientro dopo le 17,00 c’è la possibilità di un’ulteriore mattina di caccia compresa nel prezzo.

Per informazioni www.montefeltro.it – 0722.307229

mattinata si è conclusa con 135 uccelli sparan-do discretamente, in Romania non ci sono limiti di carniere, un risultato più che soddi-sfacente che risulterà in linea con quello degli altri cacciatori. Durante il pranzo ognuno rac-conta la sua esperienza e i suoi numeri, poi de-cidiamo per il da farsi nel pomeriggio. C’è chi, vista la vicinanza, de-cide di fare una visita a Bucarest e chi, come me, preferisce fare un giro con i cani da pen-na per cercare una bri-gata di starne o qualche quaglia ritardataria.

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Caccia all’estero

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Caccia e cacciatori

Piani di controllo sanitariocosa bisogna sapere

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La formazione dei cacciatori. La collaborazione fra enti è importan-te, ma ancora più importante è stata

la formazione dei cacciatori. Questo ha con-sentito di disporre di operatori consapevoli e capaci, che operino sul territorio in manie-ra omogenea e uniforme. La formazione dei cacciatori si rivolge ai più variegati aspetti:

imparano qualcosa di più sulle patologie del-la fauna selvatica, su come ipotizzarne la pre-senza, e soprattutto vengono informati sulla metodologia ideale per svolgere un eventuale e corretto campionamento. D’altronde racco-gliere nella maniera più giusta una carcassa, parti di questa, effettuare prelievi ematici e via dicendo non è una cosa semplice quanto

Il 5 dicembre 2012 la Regione Lombardia ha emanato un pia-no regionale di monitoraggio e di controllo sanitario del-la fauna selvatica: approvato senza grosse difficoltà il de-creto ha avuto il pregio principale di consentire indagini e ricerche coordinate e integrate fra i tanti enti che fino ad allora si erano occupati, singolarmente, del controllo sa-nitario dei selvatici. Lo sappiamo bene, l’unione fa la forza, e la forza del decreto ad oggi appare chiara.

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Piani di controllo sanitariocosa bisogna sapere

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ci si potrebbe attendere. Durante la forma-zione i cacciatori vengono inoltre informa-ti relativamente ad eventuali patologie che i selvatici possono trasmettere ai cani o ad-dirittura agli esseri umani, per la sicurezza propria e del proprio amico a quattro zampe.

Le mappe di rischio. Attraverso i piani di controllo sanitario è pos-sibile redare delle vere e proprie mappe di ri-schio, grazie soprattutto alle informazioni rac-colte sul campo. L’importanza di queste non è assolutamente fine a se stessa visto che molte delle malattie riscontrate negli animali selvatici sono potenzialmente pericolose e trasmissibili anche agli animali domestici e in alcuni casi all’uomo: è dunque importante conoscerne la diffusione, la collocazione per affrontare al meglio il pericolo e in questo i piani di control-lo sanitario stanno offrendo un grande aiuto.Prima di tutto il cacciatore. Essendo a contatto diretto con il selvatico, la

figura del cacciatore è fondamentale all’in-terno del piano di controllo regionale. E’ il cacciatore che porta avanti un monitoraggio attivo e passivo sul selvatico, portando diret-tamente segnalazioni e campionamenti agli enti predisposti (ASL, ETC IZSLER e Com-prensori Alpini). Si parla di monitoraggio passivo nel caso in cui il cacciatore si imbatta in un selvatico morto: in quel caso dovreb-be condurlo presso l’Istituto Zooprofilattico. Si parla di monitoraggio attivo quando l’a-nimale è stato abbattuto durante l’attività di caccia; il monitoraggio attivo riguarda solo le specie più rilevanti relativamente a eventuali agenti infettivi che verranno condotte presso le ASL più vicine per un eventuale controllo. Patologie e specie sotto controllo. In linea di massima le specie soggette ad ac-curata osservazione sono mammiferi e ungu-lati; quasi mai il controllo è rivolto a volatili e solo nel caso in cui questi siano ritenuti specie

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Caccia e cacciatori

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sentinella relative alla presenza di determinate patologie. Avvertono con largo anticipo della diffusione di influenza aviaria o del west nile disease le cornacchie grigie, la gazza e la torto-ra dal collare: non è un caso che siano state in-serite nel piani di controllo. Anche il cinghiale è una specie sentinella che è in grado di antici-pare la presenza di malattie piuttosto fastidiose e pericolose quali la brucellosi, l’encefalomio-cardite, la peste suina, la malattia di Aujeszkj, la trichinella e la tubercolosi. Al cacciatore informato è richiesto di osservare l’animale non solamente dopo l’uccisione, ma ancora prima, per notare eventuali difetti di deambu-

lazione, scoli oculari, insolita respirazione etc.

Pericoli per il cane e per l’uomo. Detto questo appare chiaro che le malattie te-nute d’occhio sono di quelle con le quali sa-rebbe meglio non scherzare. Alcune sono infatti in grado di provocare non solamente problemi ai selvatici, ma pure al cane e all’uo-mo. Ecco perché è importante che il cacciatore conosca eventuali rischi cui va incontro. Una malattia piuttosto pericolosa per il cane è la rogna, una nota parassitosi spesso contagiata dalla volpe. Ecco perché quando si maneggia questi animali è molto importante indossare

dei guanti (contagia anche all’uomo) e sareb-be meglio evitare il contatto del selvatico con il cane. Altra malattia da conoscere e tenere sotto controllo in quanto piuttosto pericolosa per il cane è la cistercosi, larve infestanti che trovano nel cane l’ospite definitivo. Si tratta di una malattia normalmente passata dalle lepri: il contagio avviene nel caso in cui il cane man-gino le viscere infestate dell’animale; ecco per-ché è sentitamente consigliato a tutti i caccia-tori di non abbandonare le viscere delle lepri sul terreno di caccia: potrebbero causare seri problemi. Altra malattia piuttosto fastidiosa è quella dell’EBHS; si tratta di un virus che

vive nell’intestino canino che verrà diffuso per mezzo delle feci dell’animale e contagiato in genere a lepri. Ecco perché il consiglio, quando il proprio cane è entrato in contatto con specie a rischio, è quello di fargli fare una approfon-dita visita dal proprio veterinario di fiducia. Insomma il piano di controllo sanitario del-la fauna selvatica in Lombardia sembra fun-zionare: per quanto probabilmente servi-ranno ritocchi e modifiche quel che conta è che il sistema abbia iniziato a girare e sia stato ben accettato dai cacciatori locali: i be-nefici saranno non solo per i selvatici, ma pure per gli animali domestici e per l’uomo.

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Ungulati

Caccia al cinghiale suddividere il territorio tra squarde.

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Quando si parla di caccia al cinghiale, uno dei problemi principali è quel-lo della conflittualità delle squadre.

Le zone di caccia vengono spesso vengono distibuite male, e non tenendo in conside-razione elementi importanti. Questa dispa-rità fra territori assegnati all’una e all’altra squadra, come è facile immaginare, sono

Limitare i conflitti fra squadre è possibile: il se-greto sta nella buona conoscenza del territorio che dovrà essere distribuito in maniera equa e te-nendo conto di molti elementi spesso sottovalutati.

motivo di scontri piuttosto intensi che van-no a discapito del selvatico e del territorio. Creare delle suddivisioni ben pensate non solo è possibile ma risulta altresì indispensabile per una buona gestione degli ungulati sui territori. D’altronde la presenza eccessiva di cinghiali sul territorio è in grado di causare non pochi proble-mi a chi abita e coltiva a pochi passi dai boschi.

Caccia al cinghiale suddividere il territorio tra squarde.

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In pochi lo sanno, ma in condizioni ottimali il cinghiale lascia difficilmente il suo habitat. I motivi che lo spingono a farlo sono piutto-sto semplici: per quanto preferiscano cibarsi di ghiande e castagne e di tutti i prodotti offerti dal bosco, non sempre questi sono disponi-bili. Durante le stagioni secche ad esempio, la necessità spinge il cinghiale fuori dai boschi, alla ricerca di cibo. Il pericolo per i territo-ri agricoli che si trovano in zona è facilmente intuibile. Più piccolo è povero di cibo è il bo-sco, più frequenti saranno le scorribande dei cinghiali: si tratta di un elemento importante da prendere in considerazione quando si pro-

cede con la ripartizione dei terreni di caccia.Come ripartire i terreni di caccia fra squadre:Farlo è piuttosto difficoltoso e impegnativo, e la buona ripartizione dei territori è fondamen-tale per una buona gestione della presenza del selvatico sul territorio. Gli elementi da tenere

in considerazione in fase di suddivisione dei territorio sono diversi:• distanza dei territori di caccia da quei territori comunemente detti “serbatoi” ossia le aree dove i cinghiali sanno di potersi rifugiare in quanto al cacciatore non è consentito l’in-gresso con il fucile in mano;• entità del carniere che storicamente si è riuscito a realizzare in una determinata area;• composizione numerica di ciascuna squadra;• tempi di rotazione tra le divere aree di caccia (si riferiscono ai tempi di riposo che cia-scuna squadra dovrà offrire alla zona per far in

modo che i cinghiali la popolino di nuovo). Presi in considerazione tutti questi elementi è possibile realizzare una piccola mappa di tutta la superficie messa a disposizione della caccia per poi suddividere il territorio fra squadre. Il principio da rispettare è semplice: ciascuna squadra deve avere potenzialmente le stes-se possibilità di caccia delle altre. In questo

Ungulati

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modo le conflittualità fra gruppi si potranno cancellare o per lo meno limitare.

Il foraggiamento:Si tratta di una tecnica non sempre consen-tita per cercare di attirare i cinghiali fuori da quelle aree dette serbatoio. I cinghiali infatti, selvatici piuttosto furbi e diffidenti, imparano presto che uscendo dalle aree protette rischia-no grosso, quindi i cacciatori, per convincerli ad uscire allo scoperto fanno leva sull’appetito del selvatico: posizionano nelle aree di caccia grani di mais che inevitabilmente attraggono i cinghiali. Come accennato si tratta di una tec-nica comunemente vietata dalle amministra-

zioni locali per almeno due motivi: si ritiene generalmente che il foraggiamento sia in grado di indurre un aumento della produttività del-le popolazioni di cinghiale e che le scrofe sog-gette a foraggiamento siano soggette a doppi parti. In linea di massima si tratta di semplici leggende rurali: il fatto che si avvistino piccoli di cinghiale sia durante l’autunno sia durante l’inverno più che da un doppio parto è situa-zione causata dallo sfasamento del periodo di

calore delle giovani femmine. Qualora il foraggiamento venisse consenti-to (soprattutto durante i periodi di caccia) il prelievo venatorio del selvatico sarebbe tale da rendere totalmente inutile, durante i periodi di chiusura della caccia, i prelievi di selezione. Inoltre il foraggiamento pianificato, consen-tirebbe di limitare i conflitti fra squadre, che trovano anche in merito a questo argomento, possibilità di discussione.

La parata. Anche le tante tecniche di parata vietate sareb-bero forse da rivalutare in quanto occasione di scontro fra le diverse squadre. Per quanto

sia necessario continuare a vietare l’uso di so-stanze chimiche inquinanti, strisce colorate e per giunta fuoco, meno dannosa si dimostra la presenza delle squadre sul territorio di cac-cia poche ore prima dell’apertura. La presenza dei cacciatori impedisce infatti al selvatico di rifugiarsi nei territori serbatoio garantendo un buon prelievo durante il periodo di apertura della caccia. Questa concessione renderebbe praticamente inutile il prelievo di selezione.

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Ungulati

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Cani da caccia

Segugi in allenamento: come al cinema

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Avere la possibilità di ammirare i se-gugi, quelli veri e capaci, ben guidati e all’opera è un’esperienza da sogno,

specie se si è cacciatori appassionati della seguita alla lepre. In quel caso si è pure di-sposti a pagare il biglietto, portare con sé qualche cosa da sgranocchiare e attendere che lo spettacolo prenda avvio. Il momen-to migliore per dedicarsi a questo genere di miracolo è quello dell’addestramento, quan-do i cani e i canettieri sono più rilassati, gli uni in grado di dare il meglio di sé, gli altri, i canettieri, disposti a qualche chiacchie-ra e a regalare qualche spiegazione in più. E’ per questo che di tanto in tanto abbando-no la mia postazione davanti al computer e in mezzo alla settimana volo da un carissimo amico, un canettiere a cinque stelle, di quelli in grado di lucidare qualsiasi diamante grez-zo a quattro zampe e farne un gioiello tutto da invidiare. A Damiano ho sempre invidia-to la grandiosa capacità di saper valutare fin dal primo sguardo un cane, di valorizzarlo al meglio e di addestrarlo nella maniera più conveniente per poi condurlo nel modo che

meglio si adatta alle capacità dell’ausiliare. Lui è modesto: da sempre dice che il canet-tiere può davvero fare poco quando davan-ti non ha un cane eccezionale, ma quando si ha a disposizione un segugio dalle grandi potenzialità, le cose cambiano. E’ piuttosto certo di non avere segreti da svelare, visto che

Un’avventura indimentica-bile in compagnia di un adde-stratore a cinque stelle e dei suoi sei segugi italiani. Parti-re all’inseguimento di una le-pre non è mai stato tanto ec-citante.

Segugi in allenamento: come al cinema

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Cani da caccialui compie esattamente le azioni di addestra-mento seguite dai suoi colleghi: ciò non toglie che a Damiano le cose vengano meglio che agli altri; non è un caso che ogni qual volta ho un cucciolo da iniziare all’arte della se-guita io contatti lui: non mi ha mai deluso. D’altronde i cani per lui sono importantis-simi e lui è da sempre importantissimo per i cani. Ricordo che da ragazzetti, quando si

andava a caccia con i nostri genitori i cani davano sempre retta a Damiano, e questo faceva letteralmente imbestialire il padre. E anche se gli animali non l’avevano mai visto, bastava una parola, uno sguardo, un cenno perché diventassero amici: era scritto che sarebbe diventato un addestratore da favola.

Un giovedì di questo marzo appena trascorso sono riuscito a raggiungerlo al campo d’ad-destramento dove lui trascorre praticamente ogni minuto della sua giornata e tanto per fare due chiacchiere come vecchi amici, ora-mai vecchi davvero, che non si incontrano più tropo spesso, gli ho tenuto compagnia durante l’addestramento della sua favolosa muta di segugi italiani. Guardarli in azione è

sempre un’emozione, e Damiano lo sa. Forse per questo quel gior-no ha scelto i suoi cani migliori, per regalarmi una bellissima mat-tinata, ricca di emo-zioni e di aria fresca. Noto subito che an-cora oggi, dopo mol-ti anni trascorsi da addestratore, la sua pazienza è rimasta invariata. Dopo es-sermi goduto la fase della sciolta, sempre molto entusiasmante i cani, cinque a pelo raso e uno a pelo for-te, sono già in seguita. Purtroppo il fatto che il campo di addestra-mento sia super affol-lato, ha conseguenze non troppo positive. I cani comprendono presto d’aver seguito una lepre che ha la-sciato da poco il pro-

prio covo, mossa da altri segugi che di poco hanno preceduto i nostri. Damiano non si spazientisce: tagli la strada ai suoi segugi, li ferma e li lega scegliendo di liberarli altro-ve, in una zona che è più povera di lepri e dunque per questo molto meno frequentata. In un bel prato Damiano libera i suoi segu-

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gi e l’emozione riparte. La cerca parte prati-camente da subito, e qualche minuto dopo i segugi si fermano. Damiano mi fa cenno di tenere gli occhi su Tib un esemplare piutto-sto giovane ma dannatamente promettente. La muta scagna decisa, segnale inconfondi-bile dell’avvenuto incontro. E’ proprio Tib a trovare un punto d’accesso al bosco dentro il quale si deve essere andata a cacciare la lepre, e fare da apripista. Mi sorprende con

quanta dedizione gli altri lo seguano: è pro-prio un leader. Pochi passi e raggiungiamo il gruppetto; un ruscello li ha messi in difficol-tà. E’ probabile che la lepre lo abbia guadato facendo perdere, momentaneamente, le pro-prie tracce. I cani iniziano a disegnare con i proprio passi cerchi man mano più ampi fin-tanto che la passata non viene ripresa e i sei ripartono all’inseguimento. I segnali in lon-tananza sono chiari: gli scagni prima e l’in-

una marcia in più visto che, come mi confi-da Damiano, è un cane completo nelle quat-tro fasi di caccia, ben riesce in muta, in cop-pia, per quanto il megli odi se lo dia da solo. <<Ma come diavolo fai ad addestrarli così bene?>> Mi racconta che uno degli ele-menti fondamentali, tecnica e conoscenze a parte, è quello di entrare in simbiosi con il cane: è molto importante che gli animali si fidino ciecamente del proprio addestratore,

confondibile urlo di scovo poi ci fanno capire che la lepre è stata ritrovata e che immedia-tamente dopo è partita. Ancora Damiano mi consiglia di osservare Tib: dimostra, è palese una grande velocità, una sorprendente tena-cia ma soprattutto è in grado di ben mesco-larsi con la muta non creando alcun genere di tensione. Tutti i segugi fanno la loro par-te, per questo la muta funziona tanto bene. Tib però rispetto agli altri ha palesemente

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Cani da caccia

che capiscano che per lui sono tutto. In quel caso loro faranno di tutto per compiacerlo. Inoltre è fondamentale trascorrere con loro almeno due ore al giorno, li si studia, si di-venta amici e gli si insegna tutto il possibi-le, il resto lo farà il buon istinto dell’animale. E la fiducia, insieme con il tempo impegna-to ad addestrare questi sei eccezionali segugi

italiani viene immedia-tamente ripagato da una situazione che poten-zialmente spiacevole. Da una radura poco distante dal bosco, nella quale la lepre sta schizzando via, fanno la loro comparsa due caprioli probabil-mente infastiditi dal pas-saggio dei cani. Stringo i denti aspettandomi di veder la muta sopraffat-ta dall’istinto. Invece no, praticamente i sei cani sfiorano i caprioli ma non se ne curano e tira-no diritti alla volta della lepre instancabile. Dopo un addestramento lungo

si e no due ore, Damiano decide di fermare i suoi promettenti segugi: loro, richiamati, si fermano sorprendentemente, si fanno legare e sono pronti per un meritato riposo. Io e Da-miano continuiamo a chiacchierare e qual-che ora dopo ci salutiamo promettendoci di non far trascorrere troppo tempo prima del nostro prossimo incontro. Chi vivrà vedrà.

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Benelli Pasiòn la classe non passa mai di moda

Fucili da caccia

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La Benelli propone nuovamente al mercato lo stile, l’eleganza e la mec-canica nate con il Modello SL 80.

Gli inizi dell’avventura armiera della Be-nelli prendono avvio nel 1967 per l’in-contro di due intelligenze molto aperte e assai determinate: quella del dr. Paolo Benelli e quella di Bruno Civolani, indu-striale motociclistico il primo, studioso e ricercatore armiero il secondo. Dopo aver visto la conferma del semiautomatico a canna liscia funzionante a lungo rincu-lo, qualche raro esemplare a corto rincu-lo, l’assestarsi del meccanismo a presa di gas, Civolani osserva il Sijögren svedese, in particolare il suo funzionamento detto inerziale. E’ un sistema dove si sfrutta la temporanea staticità di una massa rispet-to a un’altra mossa dall’energia di rinculo, inframezzate da una robusta molla che, cessando l’applicazione della forza, resti-tuisce quanto ha immagazzinato per far

Benelli Armi: La riedizione di un modello che dal suo ap-parire aveva saputo conqui-stare il mercato è una saggia operazione che dà modo alla clientela di approfittare di una quotazione particolare ponendo in rastrelliera un pezzo di storia armiera.

Benelli Pasiòn la classe non passa mai di moda

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Fucili da cacciacompiere al complesso di chiusura i mo-vimenti necessari al ciclo di riarmo. L’in-teresse della famiglia Benelli per diver-sificare la produzione meccanica spinge proprio nella direzione armiera e, come sovente accade, le innovazioni che più si staccano dalla tradizione vengono accet-tate sulle prime da chi non è del ramo, ma

è dotato di fantasia e capacità di rischio. Impiantare una nuova azienda del setto-re armiero dove non c’è nulla del genere è una sfida fuori dal comune e ancora per questo si forma un gruppo saldo e coeso proprio ad Urbino. La meccanica di que-sto nuovo fucile è di stimolo a far bene: l’inerziale funziona egregiamente solo se

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tutti i componenti sono realizzati e mon-tati con la massima precisione e tale fat-tore diviene la dirimente con altre produ-zioni. I Benelli sono meccanicamente di altissimo livello e insieme viene curato un aspetto estetico che li vesta degnamente: il Pasiòn nuovamente proposto mantiene quello stile caratteristico che si differenzia dalla concorrenza, pur bella, insistendo profondamente sulla fusione fra tecnica e classe. Il lungo manicotto di culatta fissa-to alla canna ed entro cui scorre la massa dell’otturatore imprime slancio all’insieme e viene supportato dalla culatta a forma

di L coricata, dove si fondono elementi curvi e linee tese: la soluzio-ne diviene un elemento caratterizzante del nuo-vo, differente progetto. C’è evidente un salto di età, un salto di gusto, un elemento nuovo da proporre al mercato che risponde in maniera ot-timale: non una fiam-mata e poi un quieto vivere, ma un gradiente continuo a salire di pia-cere da parte dei clienti che si contagiano l’un l’altro quasi in gara a dimostrare la propria padronanza del nuovo. Le prime spiegazioni di molti addetti ai lavori sul funzionamento di questo fucile non sa-ranno sempre all’altezza del dovuto e occorrerà tempo prima che si dif-fonda e venga compreso questo inusuale concet-to di un qualcosa che sta fermo, l’otturatore, men-

tre attorno tutto il resto del fucile rincula. Il sistema si fonda primariamente su un robusto traversino fisso ricavato nel fon-do del castello contro cui insiste nella fase statica di chiusura un puntone inclinato incastrato nell’otturatore: sotto sparo il complesso rimane stabile e la testina chiu-de la camera di cartuccia poi il movimen-to sopra descritto fa sollevare il puntone dal proprio riscontro e l’energia immagaz-zinata dalla corta molla interna, situata fra testina e corpo dell’otturatore, spinge indietro l’intero complesso estraendo il bossolo spento e riarmando il cane: si è

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Fucili da caccia

Scheda tecnica: Calibro 12Camera 76 magnumCanna Brunita lucidaLunghezza canna 65-70 cm Fodero Acciaio, brunito lucidoCarcassa Ergal, nichelata e finemente decorataLunghezza calcio 360 mmPiega al nasello 38,5 mmPiega al tallone 55, regolabile in 50, 60Capacità serbatoio* 4 colpi standard, 3 colpi magnumPeso** 3.300 gr.

* Tutti fucili sono dotati di riduttore a 2 colpi. Ove richiesto per legge viene montato il tubo serbatoio con limitazione a 2 colpi.

** Ad arma scarica con canna da 70 cm. Il peso può subi-re variazioni in base alle tolleranze dei componenti.

Prezzo indicativo – 1.240,00 €

intanto compressa una lunga molla posta all’interno del calcio che rimanda in avan-ti il sistema quando arriva al punto morto posteriore; avanzando viene prelevata una cartuccia prelevata dal tubo serbatoio e il ciclo ricomincia. Per chi è appassionato di caccia e dei semiautomatici in particola-re questo modello SL/80 rappresenta una pietra miliare, un punto di svolta che ver-

rà poi elaborato ulte-riormente con i model-li che gli succederanno a cui si apporterà una sola modifica di rilie-vo: la sostituzione del puntone inclinato con una testina rotante a due alette. Natural-mente tante altre fi-nezze verranno poste in atto con materiali e raffinatezze esecutive diverse, ma la sostan-za rimarrà tale e la ri-edizione attuale molto curata nelle incisioni e nei legni di questo pri-mo fucile, oggi con il nuovo nome Pasiòn, è l’occasione per chi non

era presente allora, di trovare a un prez-zo concorrenziale un pezzo di storia ar-miera con cui divertirsi a caccia tenendo nel contempo in rastrelliera un fucile che più lo si osserva e più ci si sente mossi a riverenza verso quel gruppo di impavi-di, è il caso proprio di chiamarli così, che quasi cinquant’anni fa hanno giocato in maniera tanto brillante le proprie carte.

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Le migliorie sulle cartucce a pallini sono meno percepibili di quelle ap-portate alle consorelle per le can-

ne rigate dove una rosata di alcuni colpi cerziora immediatamente sulla validità dell’innovazione. Pochi sono nelle condi-zioni di provare sull’appropriato bersaglio cartaceo le rosate di pallini, men che meno

di compiere quei magnifici rilevamenti su apparecchi elettronici, ma in compenso chi è davvero interessato e maneggia la materia con il dovuto mestiere coglie rapidamente sul campo l’essenza di quel che ha per le mani. Esaminiamo una cartuccia presen-tata recentemente dalla BWMI e prodotta dalla Winchester, del gruppo Olin® Corp.

Da Winchester la cartuccia

Blind Side calibro 12/70La Casa statunitense ha presentato recentemente una car-tuccia a munizione spezzata dotata di particolari innova-tivi frutto di una ricerca approfondita sui componenti e sulla balistica terminale

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Munizioni

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in uno dei propri stabilimenti degli Stati Uniti. Già sulla bella e accattivante con-fezione nei colori nero, argento e rosso, spicca la destinazione specifica per cui la cartuccia è stata pensata: gli acquatici. Sap-piamo quanto sia diffusa questa selvaggina in molti dei territori del Continente Nuo-vo, dagli USA al Canada, dal Centro a mol-te zone del Sud America e si comprenderà come la finalizzazione degli studi sia stata molto ben spesa. A vivacizzare la cosa una piccola scritta con cui si segnala al clien-te come l’azienda orgogliosamente spon-

sorizzi l’organizzazione Ducks Unlimi-ted (www.ducks.org) che cura appunto il mantenimento e la salvaguardia delle zone umide: dove poi si andrà a caccia coglien-do in maniera opportuna e regolamentata i frutti degli investimenti mentre qui da noi sarebbero fabbriche di poltrone, appannag-gi e inattività, salvo quella di sbinocolare.

La cartuccia prende le mosse dall’impiego, oramai obbligatorio un po’ dappertutto, dei pallini di acciaio che non hanno le brutte prerogative del piombo quando vengono ingeriti dai selvatici. Al di là di tale giusta considerazione, per le armi e la balistica questa scelta ha creato diversi problemi, ma l’industria è lì apposta per risolverli al meglio: le canne odierne sono tutte cer-tificate per l’impiego di simili munizioni, ma la resa com’è? A parità di condizioni inferiore, senza dubbio, quindi occorre un qualcosa di diverso per ripianare la que-

stione e non far rimpiangere il bel tempo andato. La carica della Blind Side calibro 12/70 è pari a 35 g, quindi caratteristica e conforme agli usi; la velocità denunciata pari a 425 m/sec dice già qualcosa di più interessante della media nel rapporto con il peso di carica e sappiamo bene quanto tale parametro giochi a favore della leta-

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lità, specie su selvatici con un piumaggio assai poco penetrabile come quello delle anitre; la densità di rosata è figlia del nu-mero di pallini e del loro viaggio nella can-na prima e dalla canna al bersaglio poi. Gli studi Winchester hanno ottimizzato la velocità, il Gruppo Olin® ha polveri di ogni

genere e non dev’essere sta-to un problema mettere a pun-to quella speci-fica, volgendo l’attenzione al rapporto peso/numero di palli-ni e individuan-do una forma antica, mai usa-ta però nel settore: l’esaedro è in pratica il dado da gioco con facce piane raccordate da spigoli smussati. Con apposito mac-chinario si stiva nel contenitore della car-tuccia una colonna ordinata che contiene un numero maggiore delle solite sferette (circa + 15%), ergo ci saranno più elementi in volo a guarnire la rosata. Quest’ultima a

sua volta viene molto favorita dall’adozio-ne nel caricamento di una coppetta infe-riore a due concavità contrapposte sopra a cui è posizionato un tubetto contenitore con tre alette lanceolate intagliate nella pa-rete cilindrica: l’aria relativa al movimen-to impiega un certo tempo/percorso ad

aprirle quindi la colonna di pallini vola distante dal-la bocca del fucile rimanendo com-patta e disperden-dosi solo più avan-ti. Inoltre questi proiettili possie-dono un fattore di forma favorevole al volo e al man-

tenimento della velocità riducendo dra-sticamente le dispersioni periferiche con da ultimo, ma non ultimo, un potere le-sivo decisamente maggiore della classi-ca sfera. In finale viene da domandare se questo non sia l’uovo di Colombo? Pare sempre così quando qualcuno arriva per primo alla soluzione di un problema.

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Racconti venatori

Andare a caccia la prima volta significa essenzialmente partecipare a una bat-tuta e sparare la prima cartuccia. L’e-

sperienza, sicuramente, rappresenta un grande punto di svolta nella vita del neo cacciatore, che si trova a vivere ( in senso venatorio) un cambiamento importante nella sua vita. Le pri-me esperienze di caccia, secondo le testimo-nianze degli stessi cacciatori, vengono vissute molto precocemente, un po’ come quell’altra “prima volta”. In genere, i cacciatori professio-nali, o appassionati, sono figli o nipoti “d’arte” che da adolescenti accompagnavano padri, nonni o zii durante le loro battute. Frequenti anche i casi in cui la prima volta a caccia è stata vissuta durante l’infanzia, tra i tre ed i sei anni.In questo caso, i futuri cacciatori hanno solo assistito alla battuta e non sono stati coinvolti ( per fortuna) nell’uso del fucile. Esistono an-che genitori che hanno avuto l’ardire di por-tare i loro figli a caccia e di far sparare loro la prima cartuccia alla precocissima età di set-te anni. In questa sede non possiamo soffer-marci sulla bontà o pericolosità di questo ge-sto, che rimettiamo solamente ed unicamente alla coscienza dei genitori. Di certo, far assi-stere un figlio o un nipote a una battuta non è negativo, anzi. Sono proprio queste prime esperienze che fanno maturare nei ragazzi il germe selvaggio della passione venatoria.Inizialmente, se i futuri cacciatori sono troppo

piccoli, l’esperienza può dar loro fastidio o, al contrario, può diventare estremamente esal-tante, come ricorda un cacciatore oggi sessan-tenne. Quest’ultimo racconta di essere andato per la prima volta a caccia con il padre all’età di tre anni e mezzo. Un altro cacciatore rac-conta, invece, di aver avuto quattro anni quan-do ha vissuto le prime esperienze venatorie in compagnia del padre. Si è trattato di esperien-ze entusiasmanti, tanto che era proprio lui, da bambino, ad alzarsi per primo la mattina e ad aspettare il papà per andare a caccia. Le pri-missime esperienze di caccia vissute dai cac-ciatori e raccontate con sincerità e passione nei forum venatori sono tutte molto appassionanti ed appassionate e rivelano il grande amore che si prova per un’attività che non è come si crede, cioè negativa o criticabile, ma che si pratica per una passione profonda nei confronti della vita all’aria aperta e a contatto con la natura. Le pri-me battute di caccia sono raccontate da caccia-tori che hanno imparato dai loro padri e nonni il rispetto per l’ambiente e per le specie protet-te, l’emozione dell’attesa e la cattura del selvati-co che appare e scompare improvvisamente su un paesaggio poco prima silenzioso e deserto. Ed ancora, i cacciatori adulti di oggi rivedono le giornate di sabato o domenica mattina tra-scorse a mangiare panini con i loro nonni o ge-nitori in attesa di preparare le poste, oppure le uscita all’alba nelle mattinate piovose, ma pur

Andare a caccia la prima voltatestimonianze, curiosità ed informazioni utiliAndare a caccia per la prima volta è un po’ come vivere quel-la famosa “prima volta”. Emozioni, ansia da prestazione, ti-more di non riuscire, sono tutte sensazioni e sentimenti che si provano proprio durante tutte le cose che si fanno per la prima volta.

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sempre eccitanti e foriere di grandi speranze.Tra i ricordi delle prime esperienze venatorie spiccano maggiormente quelli di caccia alla selvaggina migratoria, come beccacce, tortore, tordi e quaglie. Intensamente vissute anche le prime esperienze di caccia alla lepre. Il ricordo si fa vivo in coloro che hanno assistito da pic-coli ( sempre tra i tre e di cinque anni) alla cat-tura di una lepre che era più grande di loro. Da tutte queste prime esperienze di caccia sono venuti fuori i cacciatori professionisti di oggi. Tra questi, anche numerose donne, le quali, da ragazzine, venivano coinvolte nelle battute di caccia dai loro nonni, padri o zii cacciatori. Ba-sti pensare che in Maremma ci sono circa 200 donne cacciatrici, donne che hanno maturato la passione per la caccia vivendola all’interno delle loro famiglie d’origine. Queste donne, oggi, sono cacciatrici provette, sanno mirare e colpire il selvatico alla perfezione e sanno ad-destrare i cani da utilizzare per le diverse tipo-logie di caccia. Dalle esperienze del passato si arriva poi alla prima esperienza ufficiale come cacciatore, che avviene a 18 anni, con il conse-guimento della licenza di caccia. La licenza si

consegue presentando una richiesta al coman-do dei carabinieri o alla questura competente e superando un esame in cui si deve dimostra-re di conoscere le leggi venatorie, le specie di animali selvatici, le norme ambientali e quelle sull’utilizzo delle armi da fuoco. Il calendario delle prove di esame è fissato dagli uffici pro-vinciali caccia e pesca. Per essere ammessi all’esame si devono produrre dei documenti che comprendono: due marche da bollo, un certificato medico in bollo dell’Asl che attesti l’idoneità all’esercizio venatorio, un certificato del medico curante, un certificato di stato di fa-miglia in carta semplice, due fotografie forma-to tessera di cui una autenticata, una fotocopia del congedo militare o un certificato di abilita-zione al tiro rilasciato dal Tiro a segno nazio-nale e copia dei versamenti di una tassa di con-cessione governativa. Superato l’esame, tutta la documentazione va inviata al comando dei ca-rabinieri o alla questura. Eventuali variazioni della procedura vengono stabilite dalle singole province o regioni. La licenza di caccia dura sei anni, dopo i quali si deve procedere al rinnovo.Il neo cacciatore maggiorenne che ottiene

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Racconti venatori

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l’agognata licenza si appresta a vivere certa-mente un’esperienza indimenticabile e spesso coronata dal regalo del primo fucile di caccia.Anche se regalato, il fucile va scelto in base al tipo di caccia che il giovane cacciatore vorrà praticare. Solitamente, si tratta della stessa cac-cia praticata dai parenti che, per tramandare una tradizione, spesso regalano proprio il loro vecchio fucile o una nuova versione dello stes-so. L’arma da usare deve però essere calibrata in base al peso e alla muscolatura del cacciatore. Il fucile, infatti, deve avere la lunghezza adatta per l’impugnatura e per garantire la mira, lo stesso dicasi del calcio. Quest’ultimo deve garantire un’esatta impugnatura e la pressione dell’indice sul grilletto. Un’errata lunghezza del fucile può causare errori di mira o di allineamento della canna. In tutti questi casi bisogna procedere alla modifica o all’acquisto di un’arma nuova. Per la caccia alla migratoria conviene scegliere armi superleggere, specie per cacciare la bec-caccia, selvatico a volte difficile da individuare nelle zone impervie in cui si sosta per alcuni periodi dell’anno. Per la selvaggina di picco-le dimensioni su usano fucili a canna liscia (

doppiette, sovrapposti, semiautomatici) che sparano munizioni spezzate, cioè a pallini. Per la caccia al selvatico di medie e grandi dimen-sioni si usano i fucili a canna rigata, che spara-no munizioni a palla unica, ovvero le carabine. Per andare a caccia e sparare per la prima volta bisogna anche conoscere le cartucce da usare.I neo cacciatori, di solito, preferiscono ci-mentarsi nella caccia alla migratoria. Ricor-diamo, allora, che per cacciare la beccaccia vanno bene munizioni con piombo dall’8 al 12, preferibilmente con un calibro 12. Per le quaglie vanno bene cartucce con palli-ni di piccole dimensioni: 10, 11 e anche 12. Per il colombaccio, selvatico robusto e incas-satore, si devono usare munizioni pesanti o magnum del calibro 12, contenenti piom-bo dal 5, al 7. Per la piccola migratoria( tor-do, fringuello, passero, cesena, allodola, storno, merlo) si usano cartucce con piom-bo dal numero 8 al 10, ideali per la caccia da appostamento e per i tiri a lunghe distanze.Per quella allo schizzo, dove si spa-ra a corta distanza, meglio usare piom-bo nella numerazione che va dal 10 al 12.

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Zeiss Diatal 8x56T un classico del puntamento da cacciaNella caccia, quando si parla di accessori classici, non ci si riferisce sempre a prodotti obsoleti o superati, ma anche ad utensili indistruttibili e senza tempo. In questa catego-ria di prodotti rientrano pure i cannocchiali della Zeiss, prestigiosa azienda tedesca leader mondiale degli stru-menti ottici industriali e non.

è la linea Classic, con la serie di cannocchiali di puntamento denominati Diatal. Queste ot-tiche rappresentano il fiore all’occhiello della produzione Zeiss dedicata alla caccia e, anche con l’introduzione dei nuovi cannocchiali, ri-mangono sempre molto ricercate dai cacciato-ri. Nei cannocchiali di puntamento Classic, il miglioramento della visione avviene grazie ad alcune recenti modifiche tecniche introdotte dall’azienda. Fermo restando le tecnologie di base, l’aggiunta di alcune funzionalità tecni-che consente di produrre cannocchiali classici improntati alla modernità. Questa modernità è riscontrabile anche nell’ottica di mira Zeiss Diatal 8x56T, prodotto della linea Classic nato dall’evoluzione del precedente Diatal 7x50T. Anche senza descrivere le caratteristiche tec-niche di questo cannocchiale ( lo faremo tra poco) possiamo affermare con certezza che si tratta di un’ottica molto potente e con presta-zioni incredibili. Le qualità di questo prodotto sono decantate da tutti i suoi utilizzatori, che lo ritengono anche uno strumento indimen-

La Zeiss, fondata dall’ottico e imprendi-tore omonimo, ha attraversato ben tre secoli di storia: dal 1846, anno della sua

fondazione, al 1900, secolo delle due guerre mondiali, fino agli anni 2000, dove le scoperte tecnologiche del passato hanno sapientemente saputo incontrare anche quelle del futuro. La Zeiss ha vissuto anche l’esperienza della divi-sione delle due Germanie e poi della successiva riunificazione seguita alla caduta del muro di Berlino. Con l’unione della Germania si assi-ste anche alla riunificazione delle due aziende Zeiss situate rispettivamente nella ex Germa-nia Est ed Ovest. Oggi la Zeiss è un’unica gran-de “corporation” che produce lenti, strumen-ti medicali e industriali e ottiche da caccia di qualità insuperabile, rimanendo di fatto il le-ader mondiale incontrastato del settore. Ecco perché quando si parla di cannocchiali classici da caccia Zeiss non ci si riferisce mai a pro-dotti superati o poco funzionali, ma ad ottiche di precisione le cui performance restano e si mantengono sempre molto alte. Molto nota

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Otticheticabile. Visione e ingrandimento non hanno limiti o difetti se si usa uno Zeiss Diatal 8x56T. L’ottica di puntamento, grazie al reticolo illu-minato e alla giusta proporzione tra il diame-tro dell’obiettivo e la capacità di risoluzione, garantisce una visibilità eccellente in tutte le condizioni esterne dove questa è compromessa ( crepuscolo, luce notturna o scarsa luce diur-na). Zeiss Diatal 8x56T si monta sulle carabine: fucili a canna rigata usati per la caccia in alta montagna. L’ottica si monta con attacco a pie-de di porco, un “classico” nelle ottiche classi-che della Zeiss. Ecco perché quando si parla di questi cannocchiali di puntamento si dice che siano senza tempo. Il loro montaggio avviene, infatti, su fucili classici che hanno fatto la sto-ria della caccia. Zeiss Diatal 8x56T si può mon-tare anche su altri fucili a canna rigata, come i sovrapposti Express. Molti fucili Express della Beretta, ad esempio, sono predisposti proprio per l’attacco delle ottiche Zeiss Diatal. Sceglie queste ottiche il cacciatore abituato a cacciare con fucili di lusso o di pregio, ma anche chi concepisce la caccia non solo come un hobby, ma come una pratica in cui anche la tradizio-ne e gli strumenti classici fanno la loro parte. Abbinare un’ottica Zeiss Diatal a un fucile di lusso a canna rigata comporta una certa spesa e nulla vieta di scegliere ottiche più economiche, magari provenienti da al-tra produzione, ma quan-do si sceglie la qualità ti-pica dei prodotti Zeiss, più che di spesa si preferi-sce parlare di investimen-to, perché questi strumenti sono così ricercati che è possibile rivenderli non appena si deci-de di cambiare il fucile o di praticare altri tipi di caccia. A proposito di questo, Zeiss Diatal 8x56T è adatto per la caccia di montagna, per quella di appostamento e per la caccia prati-cata in condizioni di scarsa visibilità nottur-na o diurna o al crepuscolo. Le caratteristiche tecniche di Zeiss Diatal 8x56T sono: ingran-

dimento effettivo 8 x; diametro dell’obiettivo 56 mm; pupilla d’uscita 7 mm; valore crepu-scolare 21,2; campo visivo a 100 metri 5,2 m; distanza dall’occhio 80 mm; regolazione per click a 100 metri 1 cm; reticolo 1-4-8; diame-tro tubo obiettivo 62mm; diametro tubo ocu-

lare 41mm; diametro tubo centrale 25,4 mm; compensazione diottri-ca -4 bis+2dpt; corso di regolazione al quadra-to ( cm/100m) 145 cm; peso con guida inter-na e con reticolo lumi-

noso 550 grammi; peso senza guida interna con reticolo luminoso 525 grammi; lunghez-za 352 mm. L’ottica resiste all’acqua fino a una pressione di 400 bar e a temperature com-prese tra -25 e + 50° C. Zeiss Diatal 8x56T ha lenti di alta qualità trattate con sistema T e non presenta la parallasse a 100 metri. Il prezzo di vendita al pubblico di quest’ot-tica è di circa 653 euro Iva esclusa.

Le Diatal rappresenta-no il fiore all’occhiel-lo della produzione Zeiss dedicata alla caccia

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Accessori per la cacciaHardcore Hunter della Otis: il kit di pulizia tascabile e completoL’Hardcore Hunter della Otis è un kit di pulizia tascabile e competo, facile da utilizzare e per nulla ingombrante, per es-sere facilmente portato in tasca o nel proprio zaino. Essen-ziale e comodo, questo kit può essere utilizzato per la pulizia delle armi rigate, shogun e pistole. Ordine e pulizia sono im-portanti per conservare e mantenere in perfetta efficienza le armi da caccia. Maneggiare un’arma pulita e lucidata, soprat-

tutto al proprio interno, da la sensazione che funzioni meglio. Pulire il proprio fucile è un altro modo di vivere la caccia, poiché si instaura un vero e proprio rapporto personale con la l’arma.Per ulteriori info segui il link: Hardcore Hunter della Otis

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Torcia E15 della Fenixlight Limited, Qualità e Versatilità in soli 6 cm.Torcia E15 della Fenixlight Limited: La Fenixlight Limited si è imposta di produrre torce di qualità con una alto grado di resistenza all’acqua ed alle cadute accidentali. Considerate le sue caratteristiche tecniche, la E15 è una torcia che non può mancare nel taschino della giacca di un cacciatore. Dalla Cina non provengono solo torce di scarsa qualità che si trovano nei

banchetti dei mercati rionali. Infatti, al crepuscolo o prima dell’alba vi è la necessità di fare luce sul proprio cammino. Molti cacciatori, infatti, sono soliti uscire o rientrare a casa quando la luce scarseggia o è totalmente assente, per cui emerge la necessità di equipaggiarsi di torce elet-triche che possano illuminare la strada che si sta percorrendo a piedi.Per ulteriori info segui il link: Torcia E15 della Fenixlight Limited

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Pericolo veleni: Veterinaria

Di veleni ce ne sono una infinità, si-ano essi naturali o chimici. Il cane che spesso si allontana dal condut-

tore è per sua stessa natura oggetto a rischio: durante una battuta di caccia potrebbe im-battersi in un boccone avvelenato, in appa-renza particolarmente gustoso, potrebbe scontrarsi con qualche animale velenoso, o in sostanze letali di derivazione natu-rale. Insomma i pericoli sono numerosi.Sbaglia infatti chi ritiene che i veleni ab-biano una esclusiva origine chimica. Per quanto siano ad oggi i più diffusi fra i no-stri boschi e le nostre campagne, non sono i soli. Arsenico, piombo e mercu-rio sono ad esempio veleni minerali e la stracnina deriva da una pianta tropicale letale. Insetti e rettili velenosi di certo non mancano e la lista potrebbe proseguire.

Gli anti coagulanti. Tra i tanti possibili veleni nei quali si potreb-be imbattere il vostro cane, uno dei più co-muni e pericolosi è certamente rappresenta-to dai rodenticidi anticoagulanti. A renderli tanto comuni ci pensa il fatto che vengono

spesso impiegati dalle aziende agricole che per combattere il problema roditori ne pen-sano una più del diavolo. Ovviamente non si tratta di veleni privi di antidoto: la soluzione è anche piuttosto semplice da somministra-re visto che a risolvere il problema ci pensa la vitamina K . Il problema reale è rappre-sentato dal fatto che un avvelenamento da rodenticidi anticoagulanti è piuttosto diffi-cile da diagnosticare e i sintomi potrebbe-ro fare la loro comparsa anche molti giorni dopo l’assunzione del veleno. Potrebbero inoltre essere particolarmente vaghi e diffi-cilmente interpretabili. In generale si veri-fica una vaga stanchezza, rantoli durante la respirazione, mucose pallide e sangue nelle feci. Per questo sono in tanti i veterinari che consigliano, quando anche solo si suppone avvelenamento da rodenticidi anticoagu-lanti , di somministrare immediatamente la vitamina k. Sarà dunque bene farne ri-chiesta esplicita al proprio veterinario senza utilizzare invece molti altri medicinali che il più delle volte potenziano gli effetti del veleno. A renderlo tanto subdolo ci pensa il fatto che gli effetti, blandi e poco visto-

capire i sintomi per agire subito

Chi ha un animale da compagnia conosce bene il rischio rap-presentato dai veleni: è molto diffuso e piuttosto subdolo. Molti cani da caccia, ma non solo hanno perso la vita a causa di diagnosi sbagliate, ritardi nei soccorsi ed errori di valu-tazione. Scopriamo insieme quali sono i veleni più pericolo-si e diffusi, come leggere i sintomi e agire tempestivamente.

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si possono durare molto a lungo e sfocia-re quando meno ce lo si aspetta, in pesanti emorragie causate anche da traumi banali.

Veleni: come agire. Non è sempre semplice accorgersi dell’avve-nuto avvelenamento. Il segreto è comunque quello di agire repentinamente, senza per-dere tempo, anche se si ha il sospetto che il cane abbia ingerito qualcosa di non meglio precisato. Una conferma di eventuale avve-

lenamento potrebbe essere rappresentata dalla improvvisa stranezza del nostro amico a quattro zampe. Se dopo aver ingerito qual-cosa di sospetto non ci sembra più il cane di sempre ecco come consigliamo di agire:• far vomitare subito il cane. Non tutti sono d’accordo visto che la sostan-za velenosa ingerita potrebbe, se vomi-tata, ledere l’esofago. Inoltre il cane sot-toposto ad una situazione neurologica depressiva o eccitata potrebbe aspirare il

vomito, condizione anch’essa potenzial-mente mortale. Eppure in generale il vomi-to immediato può salvare la vita del cane;• portare con sé acqua ossigenata 10 volumi potrebbe tornarvi piuttosto utile, specie se si frequentano zone nelle quali si sono già verificati avvelenamenti. Inserendo con una siringa senza ago la soluzione (1 ml per ogni kg di peso del cane) e aggiungen-do il 50% con dell’acqua si potrà provocare piuttosto semplicemente il vomito. A prefe-

renza si potrà far ingerire all’animale acqua con sale: la soluzione dovrà essere soprasa-tura (il sale dovrà depositarsi sul fondo). Nel caso in cui il cane non vomiti subito si potrà decidere di somministrare ancora una vol-ta la soluzione salina o l’acqua ossigenata. Il consiglio è comunque sempre quello di esse-re estremamente delicati, per evitare lesioni; • recarsi dal veterinario subito. An-che se il cane ha vomitato e si suppone stia meglio, il consiglio è sempre quello di re-

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Veterinariacarsi da un veterinario. Non si sa infatti se il cane abbia vomitato tutto e nel caso in cui parte del veleno sia stata già metabo-lizzata è bene che intervenga un medico;• la precisione è importante. E’ bene che al veterinario si sia in grado di dare il maggior numero di informazioni possibili: quanto tempo è passato dall’ingestione, le condizioni, i sintomi già riscontrati e possibilmente por-tare un “campione” del boccone incriminato; • evitare il latte. Diversamente da

come si ritiene il latte non ha alcun ef-fetto positivo sul cane avvelenato: aiuta infatti l’assorbimento delle sostanze ve-lenose, rendendo ancora più grave la situa-zione. Qualora disponibili si dimostrano invece molto più utili gli albumi d’uovo. Avvelenamento: i sintomi. Non ne esistono di univoci, ma quel che è comune in tutti i cani avvelenati è la stra-nezza. Si comportano in maniera insolita,

barcollano, tremano, ansimano e si mo-strano generalmente indeboliti. Possono sbavare copiosamente, possono avere sca-riche diarroiche, emorragie o addirittu-ra convulsioni e svenimenti. Da ricordare inoltre che non tutti i sintomi si presenta-no subito: è più comune invece che si pre-sentino dopo una mezz’ora, forse di più.

L’avvelenamento secondario. Si tratta di una forma di avvelenamen-

to da non sottovalutare. Alcuni veleni sono in grado di resistere anche a lun-go nelle spoglie di un animale deceduto. Qualora il cane ingerisse animali morti per av-velenamento potrebbe a sua volta avvelenarsi. E’ importante che il cacciatore conosca anche questa tipologia di avvelenamento. Detto questo è bene ribadire che è fondamen-tale recarsi dal veterinario anche nel caso di sospetto di avvelenamento e che la tempesti-vità potrebbe salvare la vita del proprio cane.

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Sul proSSimo numeroCaccia e cacciatori:Preapertura alla tortora, prove generali di caccia.

Fucili da caccia e loro ma-nutenzione: facile! Ma sempre eseguita in sicurezza

Caccia in Svezia, Emozioni Venatorie sull’Isola di Got-land..

caccia passioneAnno III – N° 6 – giugno 2014www.cacciapassione.comDirettore ResponsabilePierfilippo MeloniVicedirettoreDomenico MansuetoDirettore MarketingValerio [email protected]

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