C’è una ferrovia da spostare

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di Claudio Monti C’è una ferrovia da spostare Sta per arrivare un’altra infornata di antenne per la telefonia mobile. SALUTE: a pagina 3 Un nuovo comitato cittadino è deciso a dare battaglia. Ma questa volta la proposta è dav- vero radicale: eliminare la ferrovia. Si riapre così una questione che viene alla luce con cadenza regolare e che fino ad oggi ha pro- dotto molte ipotesi, ma nessun risultato. Un paese insicuro e la visita del Prefetto Giovanardi (Civica): “Sul turismo mancano idee davvero nuove”. L’INTERVISTA: a pagina 13 C’è una ferrovia da spostare Un giornale per la città, la città per il giornale segue a pagina 13 di Emanuele Polverelli segue a pagina 10 I disagi nella scuola ci sono, inutile nasconderli di Lorena Giorgetti Carissimo lettore, “Il Nuovo” in que- sti suoi pochi mesi di vita si è imposto come uno strumen- to utile, forse addi- rittura necessario, per Bellaria Igea Marina. I commen- ti, le telefonate, il clima di simpatia e di gratitudine che avvertiamo in- torno al giornale, confermano l’in- tuizione iniziale che ci ha spinto ad imbastire questa impresa. Per que- sto desideriamo che il giornale possa crescere e garantire sempre più una informazione libera, aperta e co- Quando si tocca l’argomento “scuo- la”, ho sempre un dente che mi duole (e non solo per una predisposizione fisica). Si punta il dito su effettivi disagi esi- stenti, subito smorzati però da toni tranquillizzanti che ondeggiano un po’ sull’evasione. Ricordo quando andai a parlare con il nostro attuale Sindaco dopo un fat- to increscioso accaduto nel cortile della Scuola elementare “Ferrarin”. Mio figlio (allora di prima elementa- re), durante la ricreazione aveva tro- vato e raccolto una siringa (grazie al Cielo priva di ago). Da sempre perplessa sullo stato cui è destinato il cortile della scuola: recin- zione inadeguata (adesso approssima- tivamente sistemata, o meglio “risol- levata”, dato che “collassava” mise- ramente su se stessa); illuminazione notturna inesistente (mèta facile per coloro che vogliono accedervi più o meno in modo legittimo, dal cancello sul retro che rimane aperto); un dop- pio scivolo assemblato in ferro e ina- deguato per il divertimento e la sicu- rezza dei bambini (mai rimosso e, A due giorni dall’ennesimo furto nel- l’Isola dei platani che ha sollevato preoccupazioni e allarme fra i com- mercianti del centro, sabato 12 mar- zo è arrivato in municipio il Prefetto di Rimini, Eugenio La Rosa. Il primo pensiero di tutti noi è stato questo: il sindaco lo avrà invitato per metter- lo al corrente dei problemi di “insi- curezza” che la città sta vivendo e per chiedere più forze dell’ordine. Furti e rapine sono diventati una paurosa consuetudine, non solo nel- l’Isola dei platani ma in tutta la cit- tà. E invece no, un comunicato stampa del Comune ci informa che il signor Prefetto è arrivato nella nostra città per “visitare il palazzo comunale, conferire la cittadinanza italiana ad un cittadino albanese e per presen- ziare alla cerimonia di premiazione del settimo concorso di San Valenti- no”. Caspita! Questo sì che è capita- lizzare la presenza del rappresentan- te dello Stato - evento più unico che raro - nella nostra città. E se invece il sindaco Scenna avesse accompa- gnato il signor Prefetto nel viale Pa- olo Guidi e magari al Target Jeans appena “ripulito” dai ladri? Forse le orecchie dell’illustre ospite avrebbe- ro ascoltato qualcosa di meno zuc- cheroso dei racconti d’amore, ma di certo Bellaria Igea Marina ne avreb- be tratto qualche giovamento. In materia di sicurezza è ora di rico- noscere un fallimento e invertire una preoccupante tendenza negati- va: le politiche messe in campo a partire dal 2000 (videosorveglian- za compresa) mostrano oggi tutta la loro inadeguatezza. Lo conferma quello che accade ormai troppo fre- quentemente nella nostra città. Ma il dramma è che chi comanda non se ne accorge. Eppure non ci rimane granché da scegliere: sulla sicurez- za occorre investire. Più agenti di po- lizia municipale, più controllo del territorio soprattutto di notte. Al più presto la nuova caserma e un nu- mero adeguato di carabinieri. “Ma c’è davvero qualcuno che pensa di risollevare le sorti del nostro turi- smo con un Eurostar che, nel suo tra- gitto da Roma a Ravenna, fa tappa anche a Bellaria Igea Marina?” Se lo chiede Sergio Magnani, coordinatore del neocomitato di cittadini che inten- de creare un movimento d’opinione per mettere a tema la questione delle questioni: risolvere una volta per tut- te il problema della strada ferrata che spezza in due la città. Se ne discute dagli anni della prima amministrazione comunale, all’indo- mani dell’autonomia da Rimini. Molte le idee (e anche qualcosa di più) che sono circolate. Anche nell’ultima cam- pagna elettorale per le amministrati- ve di giugno, l’argomento è stato te- nuto caldo: Trc, treno su gomma, spo- stamento della ferrovia fra le due sta- tali. Avanti c’è posto, alle idee non si mette freno. Il servizio è a pagina 2

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di Claudio Monti

C’è unaferrovia daspostare

Sta per arrivare un’altrainfornata di antenne per

la telefonia mobile.SALUTE: a pagina 3

Un nuovo comitato cittadino è deciso a dare

battaglia. Ma questa volta la proposta è dav-

vero radicale: eliminare la ferrovia. Si riapre

così una questione che viene alla luce con

cadenza regolare e che fino ad oggi ha pro-

dotto molte ipotesi, ma nessun risultato.

Un paese insicuro ela visita del Prefetto

Giovanardi (Civica): “Sulturismo mancano idee

davvero nuove”.L’INTERVISTA: a pagina 13

C’è unaferrovia daspostare

Un giornale per la città,la città per il giornale

segue a pagina 13

di Emanuele Polverelli

segue a pagina 10

I disagi nella scuola cisono, inutile nasconderli

di Lorena Giorgetti

Carissimo lettore,“Il Nuovo” in que-sti suoi pochi mesidi vita si è impostocome uno strumen-to utile, forse addi-rittura necessario,per Bellaria IgeaMarina. I commen-

ti, le telefonate, il clima di simpatiae di gratitudine che avvertiamo in-torno al giornale, confermano l’in-tuizione iniziale che ci ha spinto adimbastire questa impresa. Per que-sto desideriamo che il giornale possacrescere e garantire sempre più unainformazione libera, aperta e co-

Quando si tocca l’argomento “scuo-la”, ho sempre un dente che mi duole(e non solo per una predisposizionefisica).Si punta il dito su effettivi disagi esi-stenti, subito smorzati però da tonitranquillizzanti che ondeggiano unpo’ sull’evasione.Ricordo quando andai a parlare conil nostro attuale Sindaco dopo un fat-to increscioso accaduto nel cortiledella Scuola elementare “Ferrarin”.Mio figlio (allora di prima elementa-re), durante la ricreazione aveva tro-vato e raccolto una siringa (grazie alCielo priva di ago).Da sempre perplessa sullo stato cui èdestinato il cortile della scuola: recin-zione inadeguata (adesso approssima-tivamente sistemata, o meglio “risol-levata”, dato che “collassava” mise-ramente su se stessa); illuminazionenotturna inesistente (mèta facile percoloro che vogliono accedervi più omeno in modo legittimo, dal cancellosul retro che rimane aperto); un dop-pio scivolo assemblato in ferro e ina-deguato per il divertimento e la sicu-rezza dei bambini (mai rimosso e,

A due giorni dall’ennesimo furto nel-l’Isola dei platani che ha sollevatopreoccupazioni e allarme fra i com-mercianti del centro, sabato 12 mar-zo è arrivato in municipio il Prefettodi Rimini, Eugenio La Rosa. Il primopensiero di tutti noi è stato questo: ilsindaco lo avrà invitato per metter-lo al corrente dei problemi di “insi-curezza” che la città sta vivendo eper chiedere più forze dell’ordine.Furti e rapine sono diventati unapaurosa consuetudine, non solo nel-l’Isola dei platani ma in tutta la cit-tà .E invece no, un comunicato stampadel Comune ci informa che il signorPrefetto è arrivato nella nostra cittàper “visitare il palazzo comunale,conferire la cittadinanza italiana adun cittadino albanese e per presen-ziare alla cerimonia di premiazionedel settimo concorso di San Valenti-no”. Caspita! Questo sì che è capita-lizzare la presenza del rappresentan-te dello Stato - evento più unico cheraro - nella nostra città. E se inveceil sindaco Scenna avesse accompa-gnato il signor Prefetto nel viale Pa-olo Guidi e magari al Target Jeansappena “ripulito” dai ladri? Forse leorecchie dell’illustre ospite avrebbe-ro ascoltato qualcosa di meno zuc-cheroso dei racconti d’amore, ma dicerto Bellaria Igea Marina ne avreb-be tratto qualche giovamento.In materia di sicurezza è ora di rico-noscere un fallimento e invertireuna preoccupante tendenza negati-va: le politiche messe in campo apartire dal 2000 (videosorveglian-za compresa) mostrano oggi tutta laloro inadeguatezza. Lo confermaquello che accade ormai troppo fre-quentemente nella nostra città. Mail dramma è che chi comanda non sene accorge. Eppure non ci rimanegranché da scegliere: sulla sicurez-za occorre investire. Più agenti di po-lizia municipale, più controllo delterritorio soprattutto di notte. Al piùpresto la nuova caserma e un nu-mero adeguato di carabinieri.

“Ma c’è davvero qualcuno che pensadi risollevare le sorti del nostro turi-smo con un Eurostar che, nel suo tra-gitto da Roma a Ravenna, fa tappaanche a Bellaria Igea Marina?” Se lochiede Sergio Magnani, coordinatoredel neocomitato di cittadini che inten-de creare un movimento d’opinioneper mettere a tema la questione dellequestioni: risolvere una volta per tut-te il problema della strada ferrata chespezza in due la città.

Se ne discute dagli anni della primaamministrazione comunale, all’indo-mani dell’autonomia da Rimini. Moltele idee (e anche qualcosa di più) chesono circolate. Anche nell’ultima cam-pagna elettorale per le amministrati-ve di giugno, l’argomento è stato te-nuto caldo: Trc, treno su gomma, spo-stamento della ferrovia fra le due sta-tali. Avanti c’è posto, alle idee non simette freno.

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Il treno dei desideri

E’ quello che transita nei sogni dei bellariesi. Adesso è nato un comitatocittadino che ripropone l’annosa questione della ferrovia, elemento di fratturadella città. Con toni radicali: “Va eliminata la strada ferrata, non serve più.”

Che Bellaria Igea Marina non abbiamai accettato di buon grado la pre-senza della ferrovia, elemento di “rot-tura” e separazione della città, erachiaro da tempo. O meglio: la ricono-scenza dei bellariesi per le Ferroviedello Stato è durata da fine ‘800 allametà del secolo successivo. Il troncoferroviario Rimini-Ravenna vennecostruito nel 1885: il treno portò aBellaria i primi “forestieri” e segnòl’avvio dell’avventura turistica. Ungiornale locale, nell’agosto del 1900,scriveva che nella stazione di Bella-ria “all’arrivo di ogni treno scendeuna vera folla di forestieri in massi-ma parte ravennati, ferraresi, bolo-gnesi e veneti”. Ma in seguito la fer-rovia cominciò ad essere vista nonsolo come una potenzialità ma an-che come un limite.Già i primi amministratori comuna-li, appena ottenuta l’autonomia daRimini, si posero il problema di rime-diare alla frattura delle due città:quella a monte e quella a mare dellerotaie. Si coalizzò un fronte interco-munale formato da vari sindaci del-la costa, da Cesenatico a Rimini, e sicercò di ottenere qualche risultato.Ma senza esiti positivi.Nel corso degli anni il problema si ècostantemente riproposto e anche leultime elezioni amministrative han-no visto confrontarsi programmi di-versi ma accomunati da uno stessofine: sanare la separazione – che siaccentua nei mesi estivi – rappresen-tata dalla strada ferrata, che portacon sé anche problemi legati alla con-gestione del traffico e ai rumori, so-prattutto per chi vive (o alloggia)nelle vicinanze della ferrovia.Ai tentativi compiuti fino ad oggi sene aggiunge adesso uno nuovo, che“Il Nuovo” anticipa in anteprima. Sista costituendo un comitato cittadi-no, che ha già allacciato rapporti conaltre località della costa impegnatesullo stesso obiettivo, che muove dapresupposti radicali: “Vogliamo eli-minare la ferrovia”. Lo dice SergioMagnani, coordinatore del comitato,che già nelle prossime settimane usci-rà allo scoperto per presentarsi allacittà e chiarire strategie e finalità.Che comunque sono già abbastanzachiare: “Non parliamo di spostamen-to della ferrovia, perché questo ci fa-rebbe impantanare nel solito proble-ma di dover trovare una soluzione al-ternativa e alla fine non se ne fareb-be nulla”, spiega. “Noi poniamo l’esi-genza, prioritaria e irrinunciabile, dieliminare la ferrovia che oggi ha per-

so ogni validità: quanti sono i turistiche in estate arrivano nella nostracittà in treno? Quanti biglietti ven-dono le due stazioni? Ma davvero qual-cuno pensa che abbia una qualche ri-caduta positiva sul turismo, l’inizia-tiva presentata in Comune nei gior-ni scorsi, che unisce Roma a Raven-

na con un Eurostar? Vedremo i risul-tati al termine dell’estate, ma sin daora è lecito nutrire seri dubbi.” Il ri-ferimento è al nuovo collegamentovoluto da Trenitalia che rimarrà invigore dal 13 giugno al 10 settembre(costo completo del viaggio: 39 eurola prima classe, 29 la seconda): quat-

tro regioni - Lazio, Umbria, Marche,Emilia Romagna - attraversate in 5ore.Per Magnani “i cittadini bellariesi do-vrebbero invece pensare a quali be-nefici si avrebbero liberando la fasciaattualmente occupata dalla ferrovia”.Una rivoluzione urbanistica, non c’èdubbio, ma può Bellaria Igea Marinatagliarsi fuori dai collegamenti ferro-viari? Sergio Magnani non ha dubbi:“Santarcangelo è a pochi chilometrida noi e da lì transitano treni per ognidestinazione”. Rimane il fatto che lanostra città non avrebbe una ferma-ta.Il comitato farà leva anche su un al-tro argomento: “Se un cittadino cheabita vicino alla ferrovia deve aprireuna finestra o fare un intonaco è co-stretto a chiedere il permesso alle Fer-rovie di Bologna. Ogni sopralluogo co-sta oltre 500 euro. I vincoli urbanisti-ci per chi abita a confine con la ferro-via sono imponenti”.Sui destini della ferrovia non è da oggiche si teorizzano le soluzioni più diver-se. Qualche anno fa il gruppo di ForzaItalia lanciò l’idea di spianare la mas-sicciata della ferrovia, trasformare iltratto Rimini-Ravenna in un nastrodi asfalto sul quale far transitare vet-ture su gomma a trazione elettrica(quindi eliminando anche i rumori).Il progetto arrivò sul tavolo del mini-stro dei Trasporti Lunardi, ma lì sifermò. Comune e Provincia hanno in-vece sbandierato il progetto del Trce, collegato ad esso, quello di realizza-re dei sottopassi pedonali e carrabili,che però sono stati da subito moltocriticati per le conseguenze cheavrebbero in alcune zone della cit-tà. In passato qualcuno propose an-che di far viaggiare i treni sotto illivello della strada, una sorta di me-tropolitana da far correre nelle vi-scere della terra.E se Italo Lazzarini ha rimarcato piùvolte la necessità di non chiamarsifuori dai collegamenti ferroviari eu-ropei, Civica (e non solo) ha propo-sto lo spostamento della ferrovia amonte della statale. Una soluzioneche i vertici delle Ferrovie hannosempre guardato con sufficienza pervia dei costi che l’operazione compor-terebbe.Tutti temi destinati a riaprirsi conla nascita del comitato guidato daSergio Magnani, intenzionato ad“agitare gli animi sul tema della fer-rovia e a creare un movimentod’opinione”. Il treno dei desideri nonè mai in sciopero.

Un’immagine classica: il passaggio a livello chiuso, che in estate crea lunghe file di auto.

3Il Nuovosalute

Nuove “antenne” in arrivo

Sul traliccio della rotonda di via Pertini sta per essere istallato ancheun ripetitore Wind. I gestori chiedono nove siti nuovi per piazzarci

altrettante antenne. Mentre i condomini dello “Chez Vous” hanno detto no.

Doppia antenna. Sul traliccio della ro-tonda di via Pertini, quello che provocòla rivolta dei residenti della zona e portòalla nascita di un Comitato, a breve spun-terà un’altra antenna. Arpa ha già inviatoil parere favorevole al Comune.

E’ in arrivo un’altra infornata diantenne per la telefonia mobile, cioèper i telefoni cellulari, sul territo-rio di Bellaria Igea Marina. E, cla-moroso, un raddoppio di antenna altraliccio della rotonda di via Perti-ni, che lo scorso anno catalizzò unavera e propria rivolta degli abitan-ti della zona. Andiamo con ordine evediamo tutte le novità in arrivo.Tim, Vodafone-Omnitel e Windhanno già presentato lo scorso set-tembre in Comune l’elenco delle ri-chieste per riconfermare e riconfi-gurare gli impianti esistenti e persegnalare il loro interesse sulle co-siddette “aree di ricerca”. Di cosa sitratta? Si parla di riconfigurazionequando un gestore, ad esempioWind, intende riorganizzare unaistallazione già attiva, cioè modifi-care canali e potenze, cambiare ladirezione di irradiazione ed altri in-terventi del genere. In base alle ri-chieste già pervenute in Comune eche potrebbero concretizzarsi nel2005, le riconfigurazioni sono otto:una di Wind, quattro di Tim (viaPerseo e viale Pinzon a Igea Marina,via Acerbi e via Panzini a Bellaria) etre di Vodafone (via Acerbi e via Ve-spucci a Bellaria e via Perseo a Igea.Vodafone ha anche una “microcel-la” attiva in via Paolo Guidi).

Wind, Omnitel e Tim chiedononove nuove aree per antenne

I gestori degli impianti di telefoniamobile hanno anche segnalato alComune il loro interesse ad istallar-si in nuove aree (denominate “diricerca”): Omnitel ne ha individua-te ben nove, fra le quali due alla finedi Igea Marina (zona Valletta), duefra Igea centro e Bordonchio, unanella zona della Colonia Roma, al-tre a Bellaria. C’è da dire però che sitratta di siti alternativi, nel sensoche alla fine la scelta cadrà su cin-que aree e non su nove. Tim, inve-ce, sta pensando a tre nuovi im-pianti, genericamente indicati conBellaria statale, Bellaria lungoma-re e Igea Marina sud. Infine, Windchiede una nuova localizzazione aIgea Marina.Qual è l’iter previsto per le aree diricerca? Spetta al Comune un pri-mo esame dei siti richiesti e un re-sponso sulle scelte fatte dai gestori.Che, se avranno il parere positivodel Comune, presenteranno per learee individuate i progetti e la do-

cumentazione ri-chiesti dalla legge.L’amministrazio-ne comunale nonha ancora predi-sposto il program-ma annuale delleistallazioni per il2005 e non è quin-di dato sapere cosaabbia deciso in me-rito alle richiestepresentate dai ge-stori.

Un’altra anten-na sul tralicciodi via Pertini

Di certo il Comunedarà il via libera adun’altra antennasul traliccio dellarotonda di via Per-tini, perché ha giàil parere favorevo-le di Arpa. In pra-tica, oltre all’an-tenna esistente diproprietà della so-cietà H3G, se neaggiungerà una diWind, il che signi-fica un aumentodei livelli di campomagnetico.La società H3G è la stessa che ha istal-lato l’antenna allo stadio di Bellaria,con un contratto di concessione del-la durata di 15 anni grazie al qualeil Comune ha introitato la somma di232.405 euro, che sono serviti perrealizzare l’impianto di illuminazio-ne dell’“Enrico Nanni”. Alla roton-da di via Pertini l’antenna H3G fudirottata in un secondo tempo, dopoessere stata collocata inizialmenteall’impianto sportivo “La Valletta”.Stranamente (perché in altri siti ilproblema dell’impatto ambientale,che pure esiste, non viene sollevato)l’ufficio urbanistica del Comune ec-cepì che “la particolarità del conte-sto e delle aree libere interessate dal-le infrastrutture tecnologiche nonconsentono un corretto impatto am-bientale” e consigliò “una localizza-zione più opportuna fra quelle postenelle immediate vicinanze”. Guar-da caso la strada imboccata fu la se-conda e “La Valletta” si liberò così diun’antenna sgradita che però ven-ne “scaricata” sugli abitanti di Bel-verde, lottizzazione Maioli e zone li-mitrofe. Nacque un Comitato chediede battaglia a lungo ma alla fine

non la spuntò.Adesso, quasi a vo-ler sfidare i residen-ti di quella zona, ilComune sta per au-torizzare sul tralic-cio della rotonda divia Pertini ancheuna antenna Wind.Un’altra ad esseresicuramente istal-lata nel 2005 saràa Bellaria Cagno-na, al confine conSan Mauro Mare.

Ma i condominidello Chez Vous

non voglionoantenne

Un’altra antennanel centro di Bella-ria è stata invece direcente bloccatasul nascere. Voda-fone-Omnitel ave-va chiesto di poteristallare una sta-zione radiobase ditelefonia mobile(con antenneUMTS integrabilicon frequenzeGSM) sul condomi-nio Chez Vous di

via Lamone, che avrebbe fruttato aicondomini un canone annuale di 10mila euro.Ma gli inquilini del condominio han-no preferito non mettere sulle loroteste quelle antenne di due metri dialtezza e i relativi apparati elettro-nici. L’assemblea dei condomini hainfatti deciso di rinunciare all’offer-ta dopo essersi documentata su unaserie di inconvenienti, non solo le-gati alla salute, che l’istallazionedelle antenne di telefonia mobileavrebbe comportato. Ad esempio “ildeprezzamento dello stabile”, comeha stabilito il pretore di Bologna,considerando “il danno estetico de-rivante dall’antenna”. Ma nellazona Cagnona c’è stato anche chi hasegnalato fenomeni di interferenzadell’antenna di telefonia mobile conquella televisiva. In pratica nelle vi-cinanze delle stazioni radiobase nonsi vedevano correttamente alcunicanali tv.

Gli interrogativi sull’inquina-mento elettromagnetico

Pur in assenza di studi scientifici de-finitivi sull’argomento, l’inquina-

mento elettromagnetico è conside-rato dall’Organizzazione Mondialedella Sanità “uno dei quattro pro-blemi mondiali da tenere sotto con-trollo e pertanto ci si deve esporreal minimo rischio possibile”. E’ al-trettanto vero che sono molto supe-riori le radiazioni emesse dall’appa-recchio telefonico (cellulare) rispet-to a quelle irradiate dalle antenne,ma questo non toglie che sarebbemeglio limitare il proliferare di “ri-petitori”.

E se un cittadino volesse oppor-si all’antenna vicino a casa?

Cosa possono fare i cittadini che in-tendono opporsi alla istallazionedelle antenne? Anzitutto è neces-sario attendere il “programma an-nuale delle installazioni” per l’an-no 2005 al quale il Comune staancora lavorando. Appena prontoverrà depositato presso la segrete-ria generale del Comune per 15giorni (con contestuale pubblica-zione dell’avviso all’Albo pretorioe affissione di manifesti pubblici),come prevede l’articolo 11 del re-golamento comunale sulla telefo-nia mobile in vigore dal 2001 (vadetto che nel consiglio comunaledel 17 marzo verrà discusso il nuo-vo regolamento del quale ci occu-peremo sul prossimo numero del“Nuovo”). Ma sarebbe opportuno,vista l’importanza dell’argomento,che l’amministrazione comunale –se l’obiettivo è veramente quello dipubblicizzare la cosa e non nascon-derla – ne desse informazione an-che attraverso comunicati stampaed ogni altra forma utile a raggiun-gere tutti i residenti. La stessa com-missione edilizia in passato ha in-vitato a “dare maggiori garanzieai cittadini sotto il profilo dellapubblicizzazione prima e dopol’istallazione dell’impianto”.I cittadini, presa visione del pro-gramma annuale delle istallazioni,possono avanzare le loro osserva-zioni.C’è un unico caso in cui una prati-ca per collocare un nuovo impian-to non passa in Comune ed è quellodelle istallazioni temporanee chepossono avere una durata massimadi quattro mesi e che vengono esa-minate da Arpa. In questi casi, in-fatti, il gestore non è tenuto a chie-dere l’autorizzazione al Comune masolo a presentare una comunicazio-ne corredata dei pareri Arpa eAusl.

di Claudio Monti

4Il Nuovoil caso

E’ arrivata la Dragonda

Da alcune settimane le imbarcazioni di maggiore stazza devonoattendere l’alta marea per uscire e far rientro nel porto canale. I lavori di

escavazione adesso potranno partire. Ma in forte ritardo.

Il 9 marzo è arrivata nel porto di Bel-laria Igea Marina la “Dragonda” (nel-la foto) attesa da oltre due mesi. Comeaveva scritto il nostro giornale, in-fatti, l’autorizzazione ministerialeera già negli uffici del Comune dalloscorso dicembre, precisamente qual-che giorno prima di Natale. Ma lagara d’appalto e i tempi di attivazio-ne della ditta, hanno fatto slittare ilavori di escavazione del porto cana-le (che, fra l’altro, al momento di an-dare in stampa non sono ancora par-titi). Nel frattempo i pescatori han-no dovuto affrontare non pochi disa-gi: le cinque imbarcazioni più grosseormeggiate nel porto di Bellaria, nel-

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le ultime settimane hanno dovutoaspettare l’alta marea sia per uscireche per far rientro nel porto, con con-seguenze negative sulla pesca. Leproteste della Coop. Marinara hannofatto sì che l’assessore Massimo Realisi attivasse per ottenere un’ordinan-za della Capitaneria di Porto, che èarrivata a fine febbraio autorizzan-do i lavori di escavazione. L’interven-to, spiega un comunicato del Comu-ne, “porterà a termine il dragaggiodel porto canale per favorire l’uscitadei natanti e per concludere i lavorigià avviati vicino ai due ponti, perpoi proseguire con il dragaggio finoalla piastra della vecchia statale”.

Nuovi criteri di accesso al NidoIl reddito della fami-glia non sarà più unadiscriminante perl’accesso ai serviziper l’infanzia del Co-mune di Bellaria IgeaMarina. Lo prevede ilnuovo regolamentodi accesso al nido, cheha anche eliminatotutte le condizioniche facevano riferimento alla si-tuazione abitativa. Ad assume-re un peso determinante è inve-ce la condizione lavorativa di en-trambi i genitori, sia in riferi-mento alle “ore lavorate” chealla tipologia di lavoro, anche sevengono salvaguardate tuttequelle situazioni familiari di gra-ve disagio sociale e di salute.Il regolamento tiene conto anchedei casi nei quali i genitori svol-gono la propria attività lavora-tiva fuori dal territorio comuna-le. Novità anche per l’età di in-gresso al nido, che in precedenzaera di 12 mesi. Adesso si potrà

anticipare l’accesso ai10 mesi per risponderemeglio alle esigenze del-le tante famiglie giova-ni con figli presenti aBellaria Igea Marina.Il regolamento (in ap-provazione nel consigliocomunale del 17 mar-zo) si conclude con unasollecitazione che la

commissione servizi sociali, cheha redatto i nuovi criteri di ac-cesso al nido, rivolge alla giun-ta: “... impegnarsi affinché sia-no attivati tutti i canali permes-si dalle leggi nazionali e regiona-li per individuare forme integra-te di gestione finalizzate all’au-mento della copertura dei postidisponibili, con riferimento par-ticolare alla qualità di erogazio-ne dei servizi”. E ancora: “Si ri-tiene opportuno, in accordo conle famiglie, prevedere soluzionidi differenziazione dell’orario, ri-spondenti anche alle esigenze distagionalità”.

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5Il Nuovovolontariato

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Potrebbe riassumersi così il programma della Croce Blu, presente dagiugno a Bellaria Igea Marina. E’ una Onlus attiva nei settori sanitario e socio-

assistenziale. Che vuole instaurare un rapporto di fiducia con i cittadini.

di Elisabetta Santandrea

298 servizi erogati in poco più di 4mesi. Attiva dal 3 giugno e costitui-tasi legalmente il 26 agosto scorso, lapubblica assistenza Croce Blu non hacerto intenzione di stare con le maniin mano. Prima e per ora unica pub-blica assistenza della provincia rimi-nese, Croce Blu è un’associazioneOnlus attiva nei settori sanitario esocio-assistenziale. Incontriamo Da-niele Grosseto, presidente di questagiovane associazione, il quale tienesubito a precisare che “le nostre nonsono solo buone intenzioni, ma inten-diamo dare valore alla solidarietà at-traverso un serio contributo profes-sionale. E i nostri obiettivi non fini-scono con i servizi che prestiamo: in-tendiamo formare, informare e sen-sibilizzare il paese al volontariato,senza prescindere da una gestione tra-sparente e autonoma”.Sono partiti circa in cinquanta, fortidi un cospicuo nucleo di ex Volontaridel soccorso della Croce Rossa provin-ciale, cui se ne sono aggiunti altri 25,attualmente in corso di formazione.Quali le attività svolte da giu-gno ad oggi e quali quelle in can-tiere?I servizi erogati hanno riguardato,oltre a quello giornaliero di centrali-no e segreteria, l’assistenza sanitariain gare sportive, i trasporti per visitemediche, indagini diagnostiche e ra-dioterapia, screening di pressionearteriosa e colesterolo. Nel sociale lanostra attenzione è rivolta in parti-colare ai diversamente abili, in par-ticolare gli extracomunitari, e il pro-getto cui stiamo lavorando riguardanello specifico il sostegno alle fami-glie, cui si aggiunge il servizio di tra-sporto per l’handicap, per il qualestiamo utilizzando l’ambulanza, macontiamo in futuro di avere a dispo-sizione un mezzo ad hoc. A questo siaggiungono i corsi di formazione pervolontari, quelli informativi sul pri-mo soccorso (tenuti questo mese pres-so il Palazzo del Turismo), e attivitàdi raccolta fondi finalizzate all’acqui-sto di un’ambulanza nostra, che han-no ottenuto un buon successo: la cenadella solidarietà di dicembre scorso ciha permesso di raccogliere un utiledi 7 mila euro e i mercatini di solida-rietà per sant’Apollonia ci hanno resoaltri mille euro.Quali criteri stanno alla basedella gestione di una pubblica as-sistenza?Il nostro imperativo è la trasparen-za: solo essendo trasparenti si può in-

staurare un clima di fiducia e colla-borazione con la collettività. Una del-le nostre azioni in questo senso è laredazione del bilancio sociale, chesarà presentato nel prossimo consi-glio direttivo dell’8 aprile e sarà pub-blicato anche sul nostro sito web. Inol-

tre le donazioni che riceviamo sonotutte finalizzate a progetti specifici,mentre il sostentamento e la soprav-vivenza di Croce Blu devono esseregarantiti dai servizi prestati, e nondalle donazioni. E anche per i proget-ti specifici cerchiamo di avere una

certa autonomia nel reperimento deifondi che ci sono necessari. Ad esem-pio, ora siamo impegnati per l’acqui-sizione di un’ambulanza: è un impe-gno economico notevole, che si aggi-ra sui 47 mila euro, per i qualiavremmo potuto chiedere una dona-zione tout court a un istituto di credi-to. Invece, la strada che stiamo per-correndo è quella di un finanziamen-to agevolato: questo perché siamoun’associazione giovane, e ci sembradoveroso essere in grado di dimostra-re cosa sappiamo e vogliamo fare. Equesta scelta vale anche per i finan-ziamenti pubblici. Pensiamo che unaassociazione di volontariato debbamirare ad essere la coscienza criticadi una collettività, rappresentare ilvalore della solidarietà sul territorio.Questo obiettivo non si può raggiun-gere se si è economicamente dipen-denti da qualcuno.E il rapporto con la realtà locale?Viviamo in una città economicamen-te florida, ma per certi versi partico-lare e a tratti ostile, dove il benesserenon si traduce in disponibilità e dovela mentalità più diffusa vuole chetutto debba per forza avere un costo.Ciò determina scarsa fiducia e sensi-bilità nei confronti delle Onlus e ingenerale un certo sospetto verso chipresta un aiuto disinteressato. Que-sto vale anche per le autorità, chespesso utilizzano il rapporto con leOnlus solo se c’è un interesse politico.Ma dobbiamo d’altra parte ricordareanche tutti coloro con i quali siamoriusciti a instaurare un rapporto difiducia, che ci sostengono e si interes-sano alle nostre proposte.Il nucleo base della Croce Blu lo-cale è formato da ex Volontaridel soccorso della Croce Rossa: ilcolore cambia il valore della so-lidarietà?“E’ una vicenda che ci ha segnatomolto, che ha soprattutto generatoun regresso di entusiasmo davverocontroproducente per chi fa volonta-riato. Ci siamo resi conto di essere inparte ostacolati dalla Cri di Rimininel nostro lavoro di volontari. Quan-do ci siamo resi conto che tutte le pro-messe di risoluzione dei problemi era-no vane, abbiamo deciso di abbando-nare la Cri. Ripartire da zero non èstato facile né indolore, anche perchéa Bellaria avevamo non solo prestatoservizio, ma costruito anche cose ma-teriali. Ma meglio lavorare in modopulito e autonomo che prestarsi a gio-chi politici”. Insomma, anche nel vo-lontariato bandiere e colori contano.Davvero troppo.

La Cri non c’è ma ha una sedeA Bellaria Igea Marina esisteva,fino a non molti anni fa, un nume-roso nucleo di volontari di CroceRossa – ben più di un centinaio –,suddivisi in volontarie della Sezio-ne femminile provinciale di Rimi-ni, con sede in via Ramazzini pres-so la scuola Ternana, e Volontaridel soccorso, con sede in alcuni lo-cali al Pino Blu. Dopo le ‘dimissio-ni’ di tanti volontari, a comincia-re dalle appartenenti alla sezionefemminile, messe fuori gioco dallapresidente provinciale in seguitoad un tentativo autonomistico, lesedi sono comunque rimaste allaCri riminese, tuttora concesse dalnostro Comune in comodato gra-tuito. Ma di volontari Cri residentisul territorio di Bellaria Igea Mari-na neanche l’ombra. Almeno diquelli del soccorso. “Abbiamo con-segnato in Comune tanto di tabu-lati telefonici – racconta DanieleGrosseto – di ben 109 chiamate allasede dei VdS, tutte senza risposta.Il nostro unico interesse era quellodi mettere in luce l’utilizzo che laCri sta facendo di quella sede: pra-ticamente nullo, visto che se uncittadino chiama per un’informa-zione o per richiedere un servizio,nessuno risponde”. Stessa cosa perla sede di via Ramazzini: nessunorisponde. Ma da una fortuita visi-ta in sede, ho avuto il piacere diconstatare che il telefono non c’è.Precisamente: la linea c’è e si con-tinua a pagare il canone, ma l’ap-

parecchio manca. La sede di viaRamazzini pare sia aperta una vol-ta al mese, ogni primo mercoledì,gestita da volontarie riminesi eunicamente per la distribuzione diviveri. Solo una volontaria - ri-scrittasi recentemente - della Se-zione femminile riminese risiedesul territorio comunale, per cuil’individuazione delle famiglie ser-vite (che sono 25/30 circa) avvie-ne unicamente attraverso l’Ausl,senza supporto di un monitoraggiodiretto da parte di volontarie resi-denti. E senza che altri servizi sia-no attivati dalla Sezione di Rimi-ni. Le stesse volontarie riconosco-no l’esiguità del servizio prestato,giudicato secondo il metro del“niente sarebbe peggio”. Il tuttoviene giustificato dall’empasse vis-suto dalla Cri riminese: un lungocommissariamento e nuove elezio-ni che da mesi vengono puntual-mente rimandate. Si assicura cheil ‘nuovo corso’ post-elettorale inter-no alla Cri, coronato dall’approva-zione di un nuovo statuto, potrà con-sentire un miglioramento della si-tuazione che attualmente interes-sa Bellaria. Intanto, da quasi 4 anni,la sede di via Ramazzini è sottouti-lizzata e aperta una volta al mese.Con buona pace delle associazioni divolontariato realmente attive e bi-sognose di una sede e un telefono (acui rispondere), e del Comune, pa-cificamente in balia delle intempe-ranze della Cri riminese. (E.S.)

6il fatto Il Nuovo

di Emanuele Polverelli

Diversi ragazzi bellariesi da anni frequentano la Media “Spallanzani” diRimini. Il perché di questa scelta nell’intervista al dirigente scolastico.

A scuola in trasfertaInsegnare non è semplicementetrasmettere informazioni ma per-mettere che queste possano assume-re nella mente dell’allievo un ordi-ne il quale a sua volta possa funge-re da humus per la nascita di unsenso.In questa prospettiva allora la scel-ta diviene un elemento importan-te. Infatti il senso non è un qualcosadi automatico. Il senso nasce all’in-terno di un rapporto umano che pro-voca la libertà a reagire. I rapportiumani nascono da contingenze,simpatie, affinità, incontri fortui-ti,… dalla vita. Ecco perché la scel-ta di una scuola, il luogo per eccel-lenza dove dovrebbe essere facilita-ta la nascita di un “senso” nella co-scienza di un uomo, dovrebbe ap-parire un qualcosa di non automa-tico.Una scelta. Qualunque essa sia. Ma

una scelta.La scelta per eccellenza: cosa voglioper mio figlio?Questa premessa serve per com-prendere meglio perché, anche aBellaria, alcune famiglie scelganodi mandare i propri figli in scuolepiù lontane e per giunta a pagamen-to. E’ una scelta. Allo stesso modo èuna scelta preferire la scuola di Sta-to, un istituto anziché l’altro... Pur-ché sia una scelta, va bene. Infattiuna scelta implica che vi siano cri-teri e obbliga le scuole ad esplicita-re i propri. Troppo spesso invece lascuola è un’ abitudine, dalla iscri-zione alla frequentazione...Analizziamo i criteri e la propostaeducativa di una scuola che racco-glie da più di un decennio la prefe-renza di una piccola colonia di bel-lariesi.

(E.P.)

La scelta della scuola: cosa voglio per mio figlio?Il prof. Lanfranco Campana è il diri-gente scolastico della scuola mediaparificata Spallanzani di Rimini. Daanni una nutrita colonia di bellarie-si frequenta questa scuola e ci è sem-brato significativo interpellarlo, permostrare le ragioni di questa scelta.Spesso nella scuola si parla diprogetto, di programmazione,di analisi dei bisogni formativi.Nel vostro Pof (piano offerta for-mativa) , invece, si legge a mododi titolo “Meravigliarsi è cono-scere”. Che significa e come sitraduce nella vita quotidianadella scuola?Intendiamo valorizzare il desideriodi conoscere e la curiosità. E’ una dotespesso misconosciuta ma è fonda-mentale. Senza questa il bambino siperde e non trova più gusto in quelloche fa. La curiosità, intesa come de-siderio di conoscere, è la voglia spon-tanea che hanno i ragazzi di fare iconti con la realtà. Vogliamo ali-mentarla e sostenerla. D’altra partel’educazione è l’introduzione alla re-altà e senza la capacità di meravi-gliarsi e stupirsi non si prova il desi-derio di afferrarla e di faticare perquesto.Veniamo ai dati...Parto dalla colonia dei bellariesi chefrequentano le nostre medie. Sonocostantemente presenti da dieci annie sono ogni anno circa 6 o 7. Ora ab-biamo anche una discreta situazio-ne relativa ai trasporti ma all’inizionon era così. Il primo ragazzo cheveniva qui arrivava tutto infreddo-lito e mi colpiva la motivazione for-te sua e della famiglia. Ebbe grossigiovamenti didattici, viste alcunelacune in italiano non imputabili alui, giacchè era un bambino sveglio.Questo mi riempì di soddisfazione,proprio in ragione dei sacrifici chefaceva. Ora invece i trasporti sonoragionevoli, come per il resto del ter-ritorio. In generale gli studenti sonopiù di 280 su 4 sezioni, di cui due invia Brandolino (zona San Giuseppeal porto). Gli insegnanti sono unatrentina e sono tutti stabili. A pro-posito degli insegnanti, questi sonoimpegnati nella elaborazione di te-sti scolastici da loro stessi stilati, per-chè rispondano meglio alle esigenzedei ragazzi e siano il più possibile fles-sibili e trasparenti alle esigenze del-la loro didattica, che intende valo-rizzare al massimo le potenzialitàdella disciplina.Dal punto di vista didattico sucosa punta la vostra proposta?

Riteniamo fonda-mentale che il per-corso scolasticonon sia frantuma-to in mille cose dicui non si capiscel’unità e il senso.Oggi alla scuolamedia si chiede difare di tutto: edu-cazione alla salu-te, educazionestradale, preven-zioni di vario gene-re, ecc. Tuttobene, purchè nonci si dimentichil’essenziale che se-condo noi è, dettocon semplicità,imparare a leggere e scrivere, sapen-do cosa si legge e cosa si scrive. Piùprecisamente proponiamo tre aree diriferimento: italiano, matematica edinglese. Attorno a questo ruotano lerimanenti materie che, lungi dall’es-sere secondarie, offrono un contribu-to essenziale perchè si sviluppino lecompetenze proprie delle tre aree cheho indicato prima.Un esempio?Si dice che i bambini non sanno fare itemi e che non sanno cosa dire. Ora,come possono sapere cosa dire se nonsanno più osservare? Ecco allora chel’educazione artistica diventa unostrumento eccezionale per impararead osservare e descrivere ciò che siosserva. In questo modo si pongono lecondizioni per imparare a svolgeremeglio un tema. Stesso discorso per

la musica. L’educa-zione all’ascoltomusicale, guida ilragazzo all’ascoltocomplesso dei mes-saggi che giungonodalla realtà... Sia-mo convinti cheitaliano e inglese dauna parte e mate-matica dall’altra,debbano essere po-sti come i termina-li di una educazio-ne complessa maunitaria allo stessotempo. In questomodo non si dissipa-no energie ma tut-to contribuisce alla

crescita culturale del ragazzo.In ogni caso l’importanza da noi dataall’italiano è notevole. Proprio con loscopo di sottolineare l’importanzadella capacità di esprimersi abbiamoistituito il “concorso - borsa di studioil Cammino” che negli anni passatiha visto un vostro concittadino tra imembri della commissione giudica-trice: il maestro Leonardo Neri. Que-st’anno avremo come presidente del-la commissione la dirigente dell’ Uffi-cio Scolastico Regionale Lucrezia Stel-lacci.Perchè vale la pena venire ascuola da voi?E’ questione di fare una scelta. Il no-stro Pof è chiaro. Uno deve leggerseloe cercare di capire se l’impostazione ele scelte didattiche sono reputate ra-gionevoli e valide per il proprio figlio.

Come avete applicato la riforma?Abbiamo scelto di salvaguardare ilpomeriggio libero per i ragazzi. Nonci sono attività obbligatorie il pome-riggio e questo perchè crediamo for-temente che la scuola non sia l’unicoente educativo. Ci sono la famiglia,le associazioni, le parrocchie, le socie-tà sportive. E’ giusto che un ragazzoabbia il tempo per frequentarle e perfare personalmente e pacatamente icompiti. Abbiamo raggiunto questoobiettivo ponendo ogni mattina 6 oredi 50 minuti ciascuna. Rispetto alpassato abbiamo introdotto, al mat-tino, il potenziamento attraverso at-tività di laboratorio dell’inglese (dia-logo), della matematica (esercizi dilogica) e di informatica. Al pomerig-gio abbiamo ore opzionali. Qui pun-tiamo soprattutto ad un corso com-posito di educazione musicale (coro,solfeggio e uno strumento a scelta) edi educazione all’arte.Ma perchè spendere i soldi per unservizio che è un diritto?Questa domanda la deve porre alloStato. Abbiamo contributi vicini allozero. I genitori devono pagare retteche comunque cerchiamo di mante-nere contenute. Noi pensiamo di for-nire un servizio pubblico al pari dellescuole di Stato. Il vero soggetto del-l’educazione è la famiglia e dovrebbeavere diritto di scegliere senza oneriaggiuntivi. Tuttavia l’educazione deipropri figli è fondamentale e noi of-friamo un’opzione, una scelta che èdi assoluta importanza.La scuola nasce da un’esperien-za cattolica. Come si esplicitaquesto? Chi non è cattolico si sen-te a casa sua da voi?La nostra è una scuola aperta. Nonchiediamo a nessuno la patente reli-giosa. So per certo della presenza ditanti ragazzi le cui famiglie fannoparte del mondo laico, ma le dirò dipiù. Abbiamo diversi figli di famigliedi fede musulmana e ha frequentatola nostra scuola anche una Testimo-ne di Geova. Certo noi abbiamo unaproposta chiara, ma che si traducein scelte didattiche che sono interes-santi per tutti. Una delle cose più bel-le della mia professione di Preside fuquando una madre musulmana midisse letteralmente mentre le chiari-vo l’origine cattolica della nostrascuola: “preferisco che mio figlio siaeducato in una scuola in cui gli si in-segna che esiste Dio, anche se per menon è quello vero, che non una scuo-la dove si insegna l’indifferenza”. Cre-do che non ci siano proprio problemiad essere chiari, si guadagna solo instima e dialogo.

7politica Il Nuovo

Su due questioni importanti, gestione dell’Alta Marea e arredo di viale Pinzon,la giunta svicola davanti alle domande scomode. E rinvia le spiegazioni.

A domanda non rispondoQui Alta Marea. Dopo mesi di arti-coli sulla stampa e di incontri neiquali alcuni soci dell’Alta Mareahanno messo al corrente gli ammi-nistratori comunali (in primis il sin-daco) dei tanti problemi esistenti al-l’interno della struttura di via Car-ducci, nel consiglio comunale del 25febbraio scorso l’assessore ai servizisociali Rosanna Rizzo ha negato l’evi-denza.L’occasione è stata l’interpellanzapresentata dal consigliere della Li-sta della Città Gianluca Medri Otta-viani, il quale ha fra l’altro parlatodi “rilievi di una certa gravità ri-volti alla gestione del Centro da exappartenenti al Consiglio direttivo,che fra l’altro si sono dimessi dallacarica denunciando scarsa traspa-renza e poca democrazia interna.”Rispondendo (si fa per dire) all’inter-pellanza, l’assessore ha detto che nonrisulta nessun problema, che l’AltaMarea è un’associazione autogestitae che il Comune non può e non vuoleingerire. Quanto basta per rimane-re basiti. Ma nessuno ha spiegato al-l’assessore che la struttura che ospi-ta il Centro sociale è stata costruitaed è di proprietà del Comune, paga-ta con i soldi della collettività? E cheil Comune (con i soldi dei cittadini)contribuisce annualmente con unasomma che in passato era di 50 mi-lioni di lire e che nel 2005 è pari a40 milioni di lire? Perché gli ammi-nistratori comunali si sentono in do-vere di mettere tanti soldi se, comerisulta dal bilancio 2003, il Centrosta già bene di suo? Solo il bar haincassato nel 2003 oltre 43 milaeuro. Quasi tutte le attività rivolteai soci sono a pagamento: ginnasti-ca, ricamo, teatro, danze popolari,corso di inglese, découpage, ciclo diincontri sui disturbi dell’alimenta-zione..., fino a lotterie, tombole eballo. Tutti questi soldi entrano e ri-mangono nelle casse del Centro. Pos-sibile che il contributo comunale di20 mila euro non permetta di offri-re gratuitamente agli anziani nem-

meno un corso? Ma sono tutti milio-nari gli over 60 di Bellaria Igea Ma-rina? Pare di no, e infatti chi nonpuò pagare non partecipa: la granparte dei corsi hanno pochissimiiscritti. Chi può si siede volentieri an-che a tavola per partecipare allecene che mensilmente vengono or-ganizzate: si parla di una media di150 persone per volta e anche que-ste sono a pagamento. Ma è un cen-tro commerciale l’Alta Marea o qual-cosa che era nato con scopi diversi?La Rizzo, sempre rispondendo all’in-terpellanza, ha detto che “in sede diassemblea generale il Bilancio vie-ne distribuito a tutti i soci, con il det-taglio delle entrate e delle uscite e isoci possono chiedere tutte le oppor-tune delucidazioni”. Pertanto - haconcluso - “i soci sono a conoscenzadi tutte le entrate e le uscite del Cen-tro sociale”. Deve averglielo detto ilpresidente Bruno Zannoni. Perché selo avesse chiesto ai soci, si sarebbesentita rispondere che l’unico bilan-cio circolato all’Alta Marea è statoquello del 2003 (del quale abbiamoriferito su queste pagine) e solo per-ché un nutrito gruppo di soci lo harichiesto per cercare di ottenere unpo’ di chiarezza sui conti. E l’assesso-re ci viene a dire che “il comitatodirettivo ha affidato la contabilitàad uno studio esterno, per avere tra-sparenza e affidabilità nei risultati”?Trasparenza sarebbe affiggere il bi-lancio all’ingresso del bar, pubbli-carlo sulla stampa, farci i volantini.Se non ci fosse niente da nascondere.

Qui viale Pinzon. C’è un lavoro re-alizzato male, quello dell’arredo diviale Pinzon, che ha attirato ancheuna denuncia alla Procura della Re-pubblica, e tanti interrogativi an-cora aperti. Ai quali il sindaco Scen-na non ha risposto nemmeno nel con-siglio comunale del 25 febbraio scor-so.Gianluca Medri ha presentato un’in-terpellanza nella quale ha elencatole domande che aveva già posto suquesto giornale (n.3/2005): il vialeè stato aperto al traffico a ridosso del-le elezioni di giugno ma non risultache ci sia stata la consegna lavori néil collaudo. Per quale motivo? Ci sonocontestazioni mosse dal direttore deilavori? Che ne è della promessa fat-ta dal sindaco al presidente del-l’Aniep (che ha inoltrato l’esposto-denuncia alla Procura della Repub-blica di Rimini) di sistemare quel-l’arredo per renderlo percorribileanche alle carrozzine già nella pros-sima estate? Perché il sindaco conti-nua a non dire come stanno le cose ea far rispondere ai dirigenti comu-nali, fra l’altro non a quelli compe-tenti (trattandosi di un arredo ur-bano la parola non spetterebbe al di-rigente ai lavori pubblici e urbani-stica)?Gianni Scenna non è entrato nel me-rito di nulla, il 25 febbraio, anche seil regolamento comunale prevedeche davanti a un’interpellanza il sin-daco debba rispondere nella stessa se-duta, tranne nel caso in cui “si sfori-no i tempi”, cosa che non è avvenuta

quella sera.Il presidente del consiglio comunalenon ha avuto la forza di “pretende-re” dal sindaco il rispetto del regola-mento, e così Scenna se l’è cavatacon una battuta: “A meno di nonvoler introdurre la tortura, si ri-sponde se si è in grado di risponde-re”. E in grado di rispondere non era,nonostante la storia si trascini daoltre due mesi, da quando cioèGianluca Medri ha chiesto in consi-glio comunale se esista una denun-cia alla Procura della Repubblica:era il 21 dicembre 2004.Questa volta il sindaco ha deciso didelegare il segretario generale a ri-spondere ai quesiti posti dal consi-gliere dell’opposizione. In preceden-za aveva delegato il dirigente Affarigenerali, il quale aveva negato l’esi-stenza di una denuncia per i lavoridi viale Pinzon, nonostante il presi-dente Aniep l’avesse confermata sul-la Voce di Rimini dell’8 gennaio:“L’esposto denuncia è stato inoltratoprima dell’incontro chiarificatorecon l’amministrazione comunale”.Nel merito aveva aggiunto che “lapavimentazione presenta risalti talida renderla inagibile a persone susedie a rotelle o con ridotte capacitàmotorie”.Nel consiglio comunale del 25 feb-braio il sindaco ha spiegato che ave-va chiamato in causa il dott. Cec-chini in quanto segretario generalefacente funzioni, in sostituzione del-la titolare, in maternità. In realtàla lettera ricevuta da Medri a firmaItalo Cecchini era in qualità di “Di-rigente Affari generali”. E’ lì nerosu bianco. Scenna, rivolgendosi alconsigliere comunale della Lista del-la Città, in più ha aggiunto che nelbilancio 2005 e in quello poliennale“già una prima risposta alla tua in-terpellanza sarà data”. Che si riescaa realizzare qualcosa entro il 2005sarà davvero difficile. Nel 2006-7chi vivrà vedrà. Non sarebbe la pri-ma volta che opere a bilancio spari-scono come d’incanto.

8Il Nuovol’inchiesta

Solo ombre nell’Isola

Ci sono ladri in carne e ossa che entrano nei negozi e li svuotano. Ma per letelecamere del viale sono solo sagome indefinite. E’ accaduto anche in

occasione dell’ultimo furto al Target. Ma adesso va trovata una soluzione.

Una lunga lista di “flop”Tre furti alla Boutique Live, uno daLia Trend, un altro alla pelletteria Ex-tro e pochi giorni fa al Target Jeans.In molti casi le telecamere dell’Isolanon sono utili alle indagini. Gli episodidi furti non “coperti” dalla videosor-veglianza sono stati parecchi.Cominciamo dal caso della giostra po-sizionata davanti alla biblioteca incen-diata durante la notte: per problemi dimanutenzione venne disinstallato ilsoftware e le telecamere diventarono“cieche”. Proprio in quei giorni la gio-strina andò in cenere e gli “occhi” elet-tronici non videro. Poi c’è stato il fur-to di una bicicletta alla stazione di Bel-laria. Poca cosa, certo, ma un’altra chesi aggiunge. Le immagini non sonostate incamerate nemmeno quella vol-ta perché - secondo gli amministratoricomunali - la bici era stata parcheggia-

ta fuori dalla portata delle telecamere.Buio pesto anche quando una manoignota ha spaccato la vetrina dellasede di Alleanza Nazionale, in piazzaDi Vittorio. Alla richiesta di fornire laregistrazione, in Comune hanno rispo-sto che non era disponibile perché -udite udite - la telecamera posizionatanella piazza non era attiva, praticamen-te c’era ma scollegata. In consiglio co-munale l’assessore Scarpellini ha spie-gato così il motivo di quella telecame-ra “finta”: “Con l’impegno di spesa delprogetto di videosorveglianza si riu-sciva a completare tutto ad eccezionedi una centralina che mancava per ilcollegamento da Piazza Di Vittorio”.Non c’erano i soldi ed è stata messa lìuna telecamera come “spaventaladri”.Che fra l’altro ancora oggi non è colle-gata.

Cosa ce ne facciamo di un impiantodi videosorveglianza che i nostri am-ministratori non perdono occasioneper definire all’avanguardia, ma chepoi, alla prova dei fatti, cattura im-magini che non sono utili a risalireagli autori dei furti?” Giorgio Clemen-ti, presidente del Comitato Isola deiplatani, commenta così l’ennesimofurto avvenuto in viale Paolo Guidinella notte del 10 marzo senza che letelecamere abbiano potuto mettere afuoco niente più che sagome. Non unvolto. Un pugno di mosche, insomma.I ladri, non certo principianti, hannoripulito il Target Jeans rubando mer-ce per un valore di 120 mila euro. Uncolpo da professionisti e la merce haprobabilmente già preso la stradadell’estero. E purtroppo il negozio nonaveva un sistema d’allarme e non eraassicurato.E’ da oltre un anno che la videosor-veglianza dell’Isola dei platani è alcentro dell’attenzione, criticata daipiù ma difesa a spada tratta dagli am-ministratori comunali. Contro ognievidenza. I furti sono lì a dimostrareche qualcosa non va, nonostante lerassicurazioni dell’assessore alla poli-zia municipale, Fabio Scarpellini e deitecnici, fornite in almeno tre consiglicomunali dove la minoranza ha mes-so a tema l’argomento. Un breveexcursus può essere utile a capire.21 dicembre 2004. E’ un ordine delgiorno presentato dalla Lista dellaCittà a portare alla luce la questionesicurezza (undici mesi prima se ne eraoccupato un altro consiglio comuna-le): caserma dei carabinieri e video-sorveglianza, ma anche vigile di pros-simità e consulta, due progetti - que-sti ultimi - da tempo finiti in naftali-na. L’assessore sottolinea che il nostroè tra i Comuni capofila in materia divideosorveglianza e che a breve ver-rà estesa anche ad altre aree della cit-tà: zona Belverde, viale Ennio, par-cheggio di via Silvio Italico, le due sta-zioni ferroviarie e il fiume Uso (permettere sotto controllo allagamentie esondazioni).L’impianto di videosorveglianza è sta-to inaugurato il 21 dicembre 2002per far fronte alla escalation di “attivandalici” che si registrò sul vialePaolo Guidi fra il ‘96 e il 2000, haspiegato l’assessore Scarpellini in quelconsiglio comunale: “Panchine divel-te, aggressioni, vetrine imbrattate”.Da qui la scelta di introdurre un de-terrente che si pensava potesse esse-re un toccasana: le telecamere nelviale. Che, secondo l’amministrazio-

ne comunale, avrebbero dato “qual-che problemino solo all’inizio”.Da parte sua il sindaco Gianni Scen-na non ha perso occasione per lodareil “modello Bellaria”: “L’Osservatorioprovinciale da diversi anni a questaparte evidenzia due dati entrambi po-sitivi: la diminuzione del numero deireati e l’aumento della percezione disicurezza a Bellaria Igea Marina”.All’osservazione dei fatti, però, si do-vrebbe attribuire un’evidenza mag-giore rispetto ad una statistica.19 gennaio 2005. I muri dell’Isolavengono presi di mira dai “vandalidello spray”. E l’assessore Scarpellinituona contro la polizia municipale:“Le telecamere della videosorve-glianza hanno potuto riprendere e re-gistrare gli episodi di imbrattamen-to dei muri nel nostro centro cittadi-no, il tutto però è stato vanificato dachi poteva segnalare con tempestivi-tà simili atti alla centrale operativae non l’ha fatto”. Chi sono i respon-sabili secondo l’assessore? Il “perso-nale preposto e i cittadini”. Dopo 30ore dalla registrazione le immaginivengono soprascritte con nuove im-magini e i colpevoli ancora una vol-ta non si trovano. “In questo casopossiamo dire che c’è stato un ecces-so di leggerezza di cui ci assumiamola responsabilità rimarcando sicu-ramente una maggiore attenzioneda parte di chi dovrebbe rilevaresimili episodi e comunque chiedia-mo ai cittadini di coadiuvare l’ope-rato dei nostri agenti di P.M. segna-lando loro tempestivamente anchei più piccoli episodi che possono suc-cedere nel nostro territorio.”29 gennaio 2005. In Comune sitiene una riunione fra i capigrup-po consiliari, il presidente del con-siglio comunale Mara Garattoni,il comandante della pm e il funzio-nario Ced Nerio Zanzini, responsa-bile dal punto di vista tecnico dellavideosorveglianza. Vengono forni-te “assicurazioni sulla qualità delsistema”. Tutto bene, state tran-quilli.3 febbraio 2005. Con una inter-pellanza di Cristina Zanotti (Civi-ca) il funzionamento della videosor-veglianza nell’Isola dei platani tor-na sotto i riflettori del consiglio co-munale: “Il nostro sospetto è chenelle ore notturne nelle videoregi-strazioni non si riesca a vedere al-tro che ombre lontane, impossibilida identificare. Noi stessi non sia-mo ancora riusciti a capire se que-sta videosorveglianza, posto che

In alto a sinistra il Target Jean, l’ultimo negozio dell’Isola ad essere stato ripulito dai ladri. Adestra la vetrina sfondata del Live, lo scorso ottobre. Qui sotto il viale Paolo Guidi e, cerchiatoin rosso, uno dei criticatissimi “occhi elettronici” che dovrebbero scoraggiare i furti.

9Il Nuovol’inchiesta

Chi controlla le immagini ripresedalle telecamere del viale?

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Moquette - ecc.

Per informazioni e preventivi gratuiti: Dir. Tec. Ernesto Striano (cell. 360.842656) - Resp. Tec. Eduardo Chirichella (cell. 335.1510101)

La notte del furto al Target Jeans letelecamere hanno ripreso, intornoalle 2, individui sospetti aggirarsinelle vicinanze del negozio. Ma da-vanti ai monitor, nella sede dellapolizia municipale, non c’era nes-suno e l’allarme non è scattato. E’questo uno dei principali problemidella videosorveglianza. Ci sono letelecamere che riprendono le im-magini ma chi le controlla? Se alcomando della pm qualcuno aves-se visto quello che stava per acca-dere davanti al Target e avessedato l’allarme, il furto forse sareb-be stato sventato. La domanda è:perché nessuno ha ancora pensatodi far presidiare 24 ore su 24 i mo-nitor presenti nella centrale ope-rativa dei Vigili? Certo, il proble-ma successivo diventa: di quali for-ze dell’ordine dispone la nostra cit-tà nelle ore notturne? Perché èchiaro che comunque l’allarme vadato a qualcuno e se i vigili sonopochi e i carabinieri in numero in-sufficiente e costretti a lavorare inuna caserma del tutto inadegua-ta, i risultati non si avranno nem-meno con il presidio dei monitor.

Un secondo limite è che in caso difurto non entrano in funzione si-stemi che permettono di focalizza-re la scena del crimine. Per ottene-re questo risultato basterebbe col-legare le telecamere a sistemi di al-larme installati nei singoli negozi.Il terzo limite è quello della qualitàdelle riprese: se le immagini nonpermettono di vedere in volto lepersone che commettono i furti, oaltri particolari che consentano diidentificare i responsabili, l’utilitàdel sistema operativo lascia il tem-po che trova. Come risolvere il pro-blema? A questo punto diventa fon-damentale una verifica tecnicadell’impianto per capire come in-tervenire migliorando la qualitàdella ripresa. Conviene aumenta-re il numero delle telecamere? Po-tenziare le riprese “puntuali” (checoprono una zona più ridotta macon maggiori risultati nella defini-zione dell’immagine) rispetto aquelle “diffuse”, cioè ad ampio spet-tro?Di fatto qualcosa va studiato per-ché i fatti dicono che così com’è lavideosorveglianza non serve.

“Da alcune notti non dormo: scendoin negozio a controllare”

funzioni correttamente, serve in al-cun modo oppure no”. Da qui la pro-posta di Civica: “Chiediamo vengafatta una prova di ripresa serale nelcentro dell’Isola dei Platani, alla pre-senza dei rappresentanti dei gruppiconsiliari che vogliano interveniree magari prestarsi con noi all’espe-rimento, allargata anche ai rappre-sentanti della stampa, se è possibi-le. Tutto ciò allo scopo di capire se iltipo di telecamere ed il software in-stallato vada bene oppure se debbaessere in qualche modo miglioratoperché possa effettivamente servi-re allo scopo di identificare gli ese-cutori di atti vandalici o crimino-si”.Scarpellini risponde di ritenere“inopportuna” la verifica chiesta daCivica “perché vedendo le 24 tele-camere noi rendiamo pubblico dovesono posizionati i cancelli di ripre-sa, quindi le zoomate, e a quel pun-to la videosorveglianza perderebbetutta la sua efficacia”. Perché inve-ce così ne ha di utilità. Ma, aggiun-ge, “non è l’apparato politico che de-cide se si può vedere o no, spetta al

dirigente della PM”.Roberto Turroni (Lista della Città)non si accontenta della risposta del-l’assessore: “Chiedo che questo con-siglio comunale voti una commis-sione, formata da due consiglieri dimaggioranza e da due di minoran-za più l’assessore competente, cheindaghi su questa questione e cheabbia tutti i poteri necessari perpoter prendere visione del sistemadella videosorveglianza. Il consiglio

comunale è il massimo organo di rap-presentanza di un Comune, e noncredo gli sia preclusa questo tipo diattività”. Ma la richiesta cade nelvuoto.La videosorveglianza mostra il fiatocorto ed altro non c’è perché negliultimi anni non è avvenuto nessuninvestimento serio sulla polizia mu-nicipale né sull’aumento delle forzedell’ordine. Non ci sono in previsioneassunzioni di nuovi vigili ed è rima-

sto lettera morta il progetto più volteannunciato dall’amministrazione co-munale di distogliere gli uomini del-la pm da una serie di incarichi am-ministrativi per impegnarli in atti-vità di controllo del territorio. Nien-te nemmeno dal punto di vista dellariorganizzazione delle divise, e del-l’obiettivo di costituire a Bellaria IgeaMarina il Corpo di polizia municipa-le che dovrebbe avere un numerominimo di 30 agenti (attualmentesono 25 quelli in pianta stabile). Solocon più uomini si potrà pensare a tur-ni di pattugliamento del territorionelle ore serali, in particolare da mez-zanotte alle 5-6 del mattino. E senzaagenti davanti ai monitor si è dimo-strato che le telecamere servono apoco.Occorrono segnali evidenti della vo-lontà di un cambio di rotta in mate-ria di sicurezza, che l’amministrazio-ne comunale non sembra considera-re una priorità. L’ultimo esempio: nelbilancio 2005 sono stati previsti 100mila euro in meno per la polizia mu-nicipale. E’ un segnale anche questo,ma davvero poco incoraggiante.

“Ci siamo barricati, abbiamo mon-tato le serrande, speriamo sia suffi-ciente: i furti sono diventati un af-fare serio”. Chi parla è Maria For-ti della Boutique Live, che di incur-sioni dei ladri con sfondamento del-le vetrine del negozio ne sa qualco-sa. “Bisognerebbe fare come a Ric-cione dove i commercianti si sonomessi insieme per dotarsi di unavigilanza notturna, in fondo nonsarebbe poi una spesa così elevata.Tanto ormai alle spese siamo abi-tuati: fra assicurazioni, vetrine an-tisfondamento e allarmi...”.Carlo Turi, Ricami Fiorentini: “Nonfunziona niente è urgente interve-nire”. In che modo? “Intanto au-mentando l’illuminazione e ren-dendo veramente operativo il vigi-le di quartiere”. Cosa ne pensa dellavideosorveglianza? “E’ una presa ingiro, negli ultimi episodi di furti èstata inutilizzabile, seppure sia co-stata molto alla collettività. Occor-re forse adeguarla tenendo contodelle nuove tecnologie perché cosìcom’è non serve a nulla”. Carlo Turisottolinea anche un altro aspetto:“A Bellaria Igea Marina manca un

posto di polizia, i carabinieri sonopochi e la caserma non viene costru-ita. I problemi sono tanti”.Giorgio Clementi, titolare delloSkywalker e presidente del Comita-to Isola dei platani: “Se prima colpi-vano le boutique “alte” adesso stan-no andando anche in negozi conmarche minori. Siamo sempre piùpreoccupati. Io da un po’ di notti nondormo per venire a controllare ilnegozio.” E aggiunge: “Abbiamoavuto molti incontri con gli ammi-nistratori comunali che continua-no a dire che la videosorveglianzafunziona ed è efficace. Mi dispiacedirlo ma bisognerebbe augurareloro che fossero visitati dai ladri. Chiè rimasto vittima di un furto ed èandato in Comune a chiedere unriscontro delle registrazioni, hasempre ricevuto risposte molto va-ghe. Ma uno come il Target che haavuto un danno di 120 mila euroha il diritto di sapere qualcosa dipiù”. Una proposta Clementi la lan-cia: “Mettere un agente di notte checontrolli i monitor sui quali passa-no le immagini raccolte dalle tele-camere dell’Isola”.

Vetrine a prova di ladro. Così i commercianti dell’Isola cercano di evitare visite sgradite.

Il Nuovo10

lettere

Il NuovoGiornale di Bellaria Igea Marina

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Tiratura di questo numero: 7000 copie. Chiuso in tipografia il 14.3.2005

Direttore ti scrivoDirettore ti scrivoPer le tue lettere a “Il Nuovo”: fax (0541-33.14.43), e-mail([email protected]) o posta (via Orazio 101, Igea Marina). Cerca dinon superare le 15 righe.

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Un nuovo entusiasmo

Memoria di parte?

a-

Direttore,desidero dire grazie a te eagli amici concittadini, per

aver avuto l’iniziativa e il coraggiodi fondare un giornale tutto nuovo.“Il Nuovo” è un elegante giornale, im-portante il suo contenuto, con unospazio riservato a chiunque vogliafare informazione. Si è già affermatocon successo e la direzione ti calza ameraviglia. Buon lavoro direttore,non solo da me ma da tutti noi chesempre ti abbiamo stimato e apprez-zato. “Il Nuovo” ci aiuterà a crescere,a ritrovare quei valori umani cheabbiamo perso, la solidarietà, l’amo-re, la giustizia, e ci aiuterà a liberar-ci da quel provincialismo che ancoraci attanaglia.Da tempo abbiamo perso la piacevolesensazione di vivere la libertà di pen-siero, tarpata, distorta, contorta dachi ci governa da anni con arrogan-za e molta presunzione. Questo mododi dirigere la cosa pubblica ci ha pri-vato dell’entusiasmo di fare, difficileè partecipare alla gestione della cittàed è difficile promuovere la cultura.Vedi il caso “Casa Rossa”, divenutauna umiliante favola conosciuta ol-tre i confini della nostra città. La cul-tura da noi non é di casa. I doni dellasapienza, dell’intelletto, sono qualità

Una lettera per Lia CrociatiCara Lia,come stai? Siamo le bambi-ne di Angela. Abbiamo sapu-

to che hai fatto il compleanno, io e miasorella Giuseppina ti vogliamo augu-rare buon compleanno. I libri che cihai mandato sono molto belli. Ho lettoquello che ci hai mandato delle poesie,sono molto belli anche gli altri libri cheparlano della tua vita. Sei una bravascrittrice. Spero che un giorno io e miasorella possiamo incontrarti.Ciao da Vittoria e Giuseppina Dimasi

peraltro, unica “fonte ludica” in uncontesto che invece potrebbe ospitar-ne); ecc...Andai dunque con un’amica a porta-re le mie perplessità al nostro PrimoCittadino, bravo ad elargire sorrisi ead albergare disponibilità, ma altret-tanto bravo a distogliere sempre “lapalla dal centro”. Ci invitò infatti avolgere lo sguardo su “ciò che era statofatto” e non sulle carenze che lamen-tavamo, focalizzando l’attenzione sulsuo impegno urbanistico ad esempio.Strade? Rotatorie? Fontane? Ma iosono qui a parlarti di mio figlio! Diuna siringa raccolta in un cortile discuola! Di scuole non a norma, di esu-beri a dir poco preoccupanti, di disa-gi per portatori di handicap...Proseguendo oltre, la Signora Mara-ni (a cui sicuramente vanno ricono-sciuti sforzi ed impegno ineccepibili)non dovrebbe però, a mio avviso,sminuire episodi preoccupanti recen-temente accaduti alla Scuola Media,attribuendone la responsabilità sem-plicemente a “tessuti sociali che certiragazzi vivono” e definendo “tensio-ni” qualcosa di ben più serio. Episodidi disagio e di difficoltà vanno espres-si e analizzati con forza e chiarezza(anche se talvolta si teme di ledere inqualche modo la propria immagineprofessionale, nonostante la schiet-tezza in termini di stima rimangasempre la migliore referente). Non sipuò dirottare l’attenzione di chi leg-ge solo sulle buone intenzioni e suisuccessi ottenuti (qualora ci siano),perché è un processo sottile, che sviae insabbia grandi verità. Tanti av-venimenti vengono alla luce e dimen-ticati con una velocità impressionan-te. Perché? Perché le cose comunquevanno avanti. Ci si destreggia, ci siadegua, ci si spera. Anche. Si sa chel’equilibrio è precario e prima o poi siromperà, ma è sempre l’evento tra-gico (più tragico di altri) che solleci-ta i ripari. E’ chiaro: il problema“scuola”, in un paese, non è tutto enon è il solo, ma da lì siamo passatitutti e tutti passeranno: figli, nipoti,residenti, stranieri...E il buonsenso? E’ rimasto a far com-pagnia a tanti buoni propositi: mise-ramente in lista per un piccolo finan-ziamento.

Lorena Giorgetti

Ho partecipato ad entram-be le serate “della memo-ria” organizzate e dall’Am-

ministrazione Comunale, riguardan-te l’Olocausto, e da Alleanza Nazio-nale con tema la tragedia delle foibe,nella convinzione che sia giusto nondimenticare ma che occorra guarda-re avanti, pur rimanendo vigili af-

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finché quei fatti non abbiano a ripe-tersi, perché la storia ci insegna chenessuno è esente da colpe pur con dif-ferenti gradi di responsabilità.La serata sull’Olocausto si è svolta nelmodo giusto e si è trattato di un ricor-do senza alcuna accusa nei riguardidei responsabili dell’orrore nonostan-te la commovente testimonianza diuna persona che ha sofferto a causadelle leggi razziali emanate in Italiadurante il periodo fascista; i pur ine-vitabili accenni alle responsabilitàsono avvenuti senza astio ma solo congrande dolore non ancora completa-mente scomparso.Aria completamente diversa inveceall’altra serata dove, dopo i buonipropositi iniziali e i ringraziamentia tutti quelli che hanno aderito, si èpassati a mostrare il “vero” volto delcomunismo e della sinistra italiana ele loro colpe per quei tragici avveni-menti. Non che io intenda discono-scere certe colpe passate o presenti masentire tali accuse formulate dai di-scendenti politici dei responsabiliprincipali di quella tragedia, senzaalcun accenno alle loro responsabili-tà, mi sembra eccessivo. Sarebbetroppo lungo ricordare la politica delfascismo contro gli “Slavi razza vilee inferiore” ma c’è una cosa che èchiarissima e cioè che se l’Italia inquel periodo non fosse stata guidatada gente imbottita di becero nazio-nalismo e razzismo, e si fosse schiera-ta dalla parte giusta, avremmo evi-tato tante tragedie e quelle terre sa-rebbero ancora italiane. Lo ammet-teranno mai?L’impressione, se tale vogliamo chia-marla, è che quella tragedia sia sta-ta ricordata non solo per rendere giu-stizia a chi ha sofferto, come è giusto,ma anche e principalmente per ven-detta e interessi di bottega visto chequalche punzecchiatura nei confron-ti dell’attuale opposizione in Parla-mento non è mancata. In pratica unulteriore oltraggio.Voglio sperare che, finalmente appa-gato il desiderio di rivalsa, la prossi-ma volta possa andare in modo di-verso e che prevalga lo spirito della“svolta di Fiuggi” menzionato in aper-tura di serata ma, se si guarda a que-sta Italia di ridicole riabilitazioni, dirazzismo strisciante e di assalti allaCostituzione, c’è poco da stare allegri.C’è stata una cosa in comune ad en-trambe le serate: la avvilente scarsa

affluenza di pubblico. Che sia sbaglia-to ricordare?

Domenico Morri

che vengono inibite, mortificatequando non ci sono spazi per coltivar-li, infrastrutture per svilupparli. Noiabbiamo bambini, adolescenti intel-ligenti che non sanno socializzare,non hanno autostima, non sanno co-s’è l’aggregazione, però conoscono lospinello, la droga, l’arroganza che èsinonimo di insicurezza, di incapaci-tà di relazionarsi. Si dice che l’auto-stima e l’umiltà sono figlie del suc-cesso. E’ un fenomeno turpe la man-canza di cultura nel nostro paese, nonsolo i giovani ne vivono le cause maanche il turismo perde in qualità ognianno di più. Abbiamo distrutto la no-stra storia, così non abbiamo più me-moria né identità. Lo scrittore Alfre-do Panzini, la Casa Rossa, un fiore al-l’occhiello per la nostra città, dimen-ticati entrambi. Gramsci diceva chela storia insegna ma non ha scolari:a noi purtroppo la storia non ha inse-gnato niente; non abbiamo rispetta-to l’ambiente ma solo costruito caseda divenire la città bunker, senzaparcheggi per chi viene a visitarla eper chi ci vive. Come ti muovi multesu multe, è una città invivibile emolti rinunciano a venire a Bellaria.Incontro tanti giovani, che tristezza iloro racconti. Rimangono sempre piùstupiti. Bellaria sta cambiando inqui-linato, non si sente parlare l’italiano,poco il dialetto bellariese e i giovaniscappano. Ai ragazzi dico: unite levolontà, rimboccatevi le manichecon entusiasmo, cominciate a fare unpiano, una città a misura d’uomo.Centri culturali, un centro della sa-lute con una piscina coperta per i lun-ghi uggiosi mesi invernali, che fareb-be rinforzare la salute a tanti bambi-ni nonché adulti. Ragazzi, pensate alvostro futuro, a quello prossimo deivostri figli. Le divergenze politichenon debbono essere un ostacolo mauno stimolo per creare con civiltàd’intenti, con impegno sociocultura-le, alcuni progetti per i giovani chedovranno affrontare la vita, il lorofuturo, preparati e muniti di forti va-lori sociali in un’Europa unita. Io cicredo e aspetto che questo avvenga.All’opera ragazzi e buon lavoro, do-mani si parlerà di voi.

Teresa Lucchi

Mi riconosco in quanto ha scritto Er-nesto Galli della Loggia: corriamo spes-so il rischio di non prestare alcuna at-tenzione alle cose per quello che sono,ma solo ed esclusivamente a chi le pro-fessa.Non mi scandalizzo che un partitoguardi al passato con un occhio al pre-sente, leggendo la storia con la lentedella politica: accade a destra e a sini-stra. Ben più preoccupante è che la sto-riografia abbia per decenni censuratoverità scomode per la sinistra: le Foi-be, ad esempio, quello che accaddedopo il 25 aprile del 1945 e che Giam-paolo Pansa ha ben documentato nelsuo “Il sangue dei vinti”.La memoria non può essere separatadalla verità, deve essere una “memo-ria intera” come ha detto Valter Veltro-ni parlando proprio delle Foibe, “capa-ce di contenere tutte le pagine della no-stra vicenda nazionale, comprese quel-le per troppo tempo rimosse”. (c.m.)

Paradossi stradali

“I dissuasori di velocità in viale Ennio non sono consentiti dal codice della stra-da”. Lo dice il comandante della polizia municipale. Ma ci sono altre soluzioni.

11Il Nuovoquartieri

“Il codice della strada prevede che idissuasori di velocità, comunemen-te chiamati dossi, siano installatiunicamente nelle strade di tipo F,cioè quelle di quartiere, e che comun-que non costituiscono un percorsopreferenziale per i mezzi di soccor-so”. Chi parla è il comandante dellaPolizia municipale di Bellaria IgeaMarina, Daniele Roverati, che spie-ga le ragioni che sconsigliano di col-locare i “dissuasori” in viale Ennio.Come si ricorderà, sullo scorso nu-mero del “Nuovo” il tema è stato sol-levato da Manuela Mazzotti che hasottolineato tutti i rischi presenti neltratto di viale Ennio, diventatoun’arteria di traffico intenso e, so-prattutto, percorsa da mezzi che spes-so e volentieri viaggiano a “folle ve-locità”. Il rettilineo invoglia a pigia-re sul pedale dell’acceleratore, ma -come ricordava Manuela Mazzotti -viale Ennio è oggi attraversata an-che da molti pedoni e biciclette di-retti al parco del Gelso, a Belverde eal cimitero. Molti bambini percor-rono quella strada per raggiungerel’impianto sportivo di Bordonchio eil Palazzetto dello sport, in particola-re nei giorni dedicati agli allena-menti di calcio e pallavolo.Il comandante della pm, codice del-la strada alla mano, ritiene che ilposizionamento di dossi non sia lasoluzione migliore. Probabile che luiabbia ragione. Ma i dissuasori di ve-locità non sono l’unica ipotesi per

porre rimedio ai problemi segnala-ti dalla mamma che ha scritto alnostro giornale. Lei stessa propone-va, in alternativa ai dossi, i “sema-fori intelligenti”. Altre possibilitàsono quelle di interventi che modi-fichino la carreggiata stradale.La lettera che pubblichiamo qui afianco, relativa a via Seneca, poneun problema analogo. Altri cittadi-ni hanno già telefonato per segna-lare strade pericolose lamentandointerventi richiesti da anni all’am-ministrazione comunale senza chesia accaduto nulla. A questo puntola proposta che ci sentiamo di avan-zare è quella di pensare - in tempiragionevolmente contenuti - a unostudio complessivo che individui lezone a rischio e le soluzioni più ido-nee. Più che la polizia municipale,dovrebbe farsene carico il settoreurbanistica e lavori pubblici del Co-mune. Di certo il sistema viario, iltraffico e i rischi ad esso connessi,dovrebbero essere una priorità perl’amministrazione comunale, per-ché da questi dipende, almeno inparte, la qualità della vita dei cit-tadini.Rimane, infine, totalmente apertoil tema del marciapiede di viale En-nio, sconnesso e rialzato dalle radi-ci degli alberi. E’ forse una delle pas-seggiate più gradite anche ai turi-sti che in estate cercano di usciredal caos del centro. Ma così com’è favergogna. (L.M.)

Anche in via Seneca si sfrecciaNon basta nemmeno il semaforo intelligente.

Un nutrito gruppo di cittadini re-sidenti in via Seneca (foto sotto),lo scorso luglio ha scritto al sinda-co per evidenziare alcuni proble-mi e Gianni Scenna ha risposto alprimo firmatario: “La ringrazioper la segnalazione inviatami re-lativamente alle problematicheviabilistiche riguardanti vialePinzon”. Pinzon? Ci sarebbe da ri-dere, ma gli abitanti della zonasono invece alquanto preoccupatiper una realtà che avevano cosìdescritto nella loro lettera.“Siamo costretti a subire una si-tuazione viaria divenuta ormaiinsopportabile. Infatti prima del-l’installazione del cosiddetto sema-foro intelligente la viabilità eraalquanto critica con mezzi di tra-sporto che sfrecciavano in certe oredel giorno e della notte a velocitàmolto elevate. Ora che l’intelligen-za elettronica è divenuta operati-va, la situazione è ulteriormentedegenerata, in quanto il 90% deimezzi non si cura minimamentedella segnaletica luminosa e allacomparsa del colore giallo accele-ra con più foga, e il restante 10%dei mezzi rispettando il segnale ros-so si ferma, rimanendo in attesadella partenza dando forza al pe-dale del gas con accelerazioni dafar invidia alla Formula 1.Inoltre siamo certi che anche leiconverrà con noi sul fatto che tut-ti i cittadini abbiano diritto al ri-poso notturno, in modo da permet-tere un buon svolgimento delle pro-

prie attività lavorative durante ilgiorno.Di fronte a questo rimaniamo al-tresì stupiti che le forze dell’ordi-ne, e in particolar modo i VigiliUrbani, trascurino il controllocompleto di tale zona cosicché cer-ti civili automobilisti e motocicli-sti si sentano in diritto di agire intale modo sapendo benissimo chel’autorità preposta al controllo ècompletamente assente”.Ezio Leardini, che l’estate scorsa siè fatto promotore di questa lette-ra, fa notare come i problemi nonsiano stati risolti: “La situazionenon è cambiata - spiega - e i rischiper chi abita nella zona sono moltoalti a causa del traffico e dei veicoliche transitano a velocità elevata”.C’è da segnalare un episodio abba-stanza incredibile che ha visto coin-volto il signor Leardini propriomentre era venuto a consegnarela lettera pubblicata qui sopra alnostro giornale: scendendo dallasua auto parcheggiata in via Ora-zio, è finito con la gamba destradentro a un tombino scoperto (nelriquadro qui sotto) - assai pericolo-so per chiunque ci fosse caduto den-tro, ma in particolare per un an-ziano o un bambino - tanto che èstato costretto a farsi medicare alPronto soccorso di Bellaria. Un al-tro esempio di come la città abbiabisogno di una “manutenzione”assai maggiore.

E’ il prototipo più unico che raro della battana d’altura con fondo concavo,diversa da quella tradizionale. Verrà presto restaurata dall’AssociazioneBarche sull’Adriatico per arricchire il patrimonio storico della marineria.

La “Maura”, battana pregiata

La battana “Maura” nel porto canale di Bellaria, in attesa di restauro.

12Il Nuovostorie di mare

di Mario Barberini

La Maura, rispetto alle altre battanepossedute in precedenza da mio bab-bo (la Flora e la Mario) rappresentacertamente una evoluzione.Mentre le prime due rispecchiavanole imbarcazioni di tipo medio con fon-do piatto, la battana classica, la Mau-ra rappresenta il prototipo più unicoche raro della battana grande o d’al-tura con fondo concavo, un’anomaliarispetto alla battana tradizionale.Presumibilmente, mentre i primi duetipi di battana erano concepiti essen-zialmente per i calamenti e per la na-vigazione entro determinate miglia,la battana d’altura, per le sue diversecaratteristiche era stata preordinataper varie attività da svolgersi nel-l’ambito di una navigazione in mareaperto oltre certi limiti territoriali.La battana d’altura o battana gran-de, di lunghezza fuori tutto di 9 metrie di larghezza 2.70 metri, era utiliz-zata prevalentemente nell’attività dipesca, e predisposta alla navigazionea motore, anche se conservava le vele,probabilmente per garantire la stabi-lità ed il bilanciamento dell’assettodurante la navigazione.Tale tipo di battana, essendo preva-lentemente azionata a motore, alte-rava il proprio assetto naturale spo-stando il carico a poppa, anche in fun-zione di zavorra, grazie all’istallazio-ne del motore e dei serbatoi di nafta,con conseguente perdita di assetto allanavigazione rispetto alla battana azio-nata esclusivamente a vela, di cuiquest’ultima lasciava intravedereuna linea tra la superficie del mare el’estremità inferiore del dritto.Tale imbarcazione si diffuse, come glialtri due tipi di battana, nella costaadriatica, da Comacchio a Cattolica,e soprattutto a Bellaria per le parti-colari condizioni in cui si trovava ilporto canale alla foce del fiume Uso.Questo tipo di battana, con strutturaa due alberi di cui uno mobile (al finedi consentire il loro disalbero in casodi passaggio sotto i ponti o altri tipi diostacoli), soprattutto quando si trat-tava di attraversare i canali interni epaludosi, con fondali bassi, permette-va ai pescatori di svolgere più funzio-ni in presenza di acque paludose e sal-mastre, tra la sabbia e pochi centime-tri di acqua che esaltavano per questola loro navigazione anfibia.La battana d’altura aveva una ca-pienza modulabile a seconda dell’atti-vità svolta: per il trasporto, ad esem-pio. Ricordo da adolescente di aver vi-sto nei mesi estivi, col bel tempo e in

ottime condizioni di sicurezza, una de-cina di turisti seduti in tali barche,che si godevano una gita in mare aper-to. Per la pesca, invece, questa im-barcazione era utilizzata generalmen-te da una sola persona, come nel casodi mio babbo, ma poteva essere con-dotta agevolmente anche da due per-sone.I vantaggi offerti da questo tipo diimbarcazione ricalcano quelli già in-dicati per la battana piccola e media.In particolare, oltre alla sua econo-micità dal punto di vista dei costi perla costruzione ed il varo, presentavavantaggi anche in termini di resa delpescato, da considerarsi molto soddi-sfacente. Anch’essa consentiva la na-vigazione sotto costa, in quanto il no-stro litorale era privo di scogliere ar-tificiali e anche per questo era prefe-rita ad altre. Inoltre la battana d’al-tura permetteva di trovare, nel-l’eventualità di una tempesta dimare, il cosiddetto furiano, un facileattracco anche in acque sabbiose epoco profonde.L’unico vero svantaggio per tale sca-fo, come anche per gli altri due tipi di

battana, risiedeva nel facile sbanda-mento in mare aperto, soprattutto inprossimità del moto ondoso e dellebrezze di vento, perché privo di za-vorra e solo parzialmente temperatodall’equilibrio e dalla stabilità che ilmotore ed i serbatoi pieni di naftacontribuivano a dare all’assetto ori-ginario.Queste imbarcazioni sono in partecadute in disuso per l’evoluzione dicui è stata investita la marineria, peril modificarsi delle tecniche di pescacon incidenza sulla quantità del pe-scato, e anche per il sorgere di nuoveattività come l’acquacoltura (pe-scicoltura, miticultura ecc…) e lapesca delle vongole. Ma, soprattutto,per le leggi sull’arresto definitivo(DM 22.12.2000 e successive modi-ficazioni) che hanno comportato lademolizione di tali scafi e quindi laloro scomparsa, non solo come reper-ti storici ma anche come vere e pro-prie opere d’arte, derivanti dal lavo-ro di fabbri e carpentieri che con po-chi strumenti e affidandosi solo allaloro esperienza hanno costruito scafidi eccellenza, stimati dalla migliore

cantieristica navale.La Maura è rimasta l’unica battanad’altura ancora galleggiante sul por-to canale di Bellaria-Igea Marina, cheha usufruito della normativa sul re-cupero e sulla definitiva conservazio-ne al patrimonio storico (Reg. CE1263/1999 e Reg. CE 2792/1999) acui ha fatto seguito la cessione, a tito-lo gratuito, alla Cooperativa Pesca-tori di Bellaria-Igea Marina per fina-lità di carattere artistico-culturale.Altre battane che hanno avviato do-manda al Ministero dell’Agricolturaper conseguire tale destinazione, alfine di essere cedute alla CooperativaMarinara, sono ancora in attesa diuna risposta. Ma non solo. La Mauraha una caratteristica particolareunica nel suo genere, come si desu-me dal certificato rilasciato dal Mu-seo della Regina di Cattolica che lacolloca fra le “Battane d’altura di par-ticolare pregio da destinare alla con-servazione al patrimonio storico inquanto trattasi di una particolareimbarcazione, unica sopravissuta nelsuo genere, perché a differenza dellealtre battane con fondo piatto essapresenta un fondo con la chiglia e pro-prio per questo è da considerarsi an-cor più rara e molto difficile da repe-rire e da trovarsi in qualsiasi porto ocantiere navale del territorio nazio-nale o in qualsiasi altro stato…”.L’Associazione barche sull’Adriatico,a nome del suo presidente AdrianoBarberini, si è impegnata nel brevetermine ad utilizzare i prossimi finan-ziamenti regionali per il ripristino edil restauro della Maura.Iniziativa lodevole, perché un paesesenza memoria storica è destinatoprima o poi a soccombere. E quale me-moria storica può serbare il ricordodi chi in un lontano passato ha postole basi economiche e sociali di Bella-ria-Igea Marina. Per tale motivo pen-sare alle proprie origini significa ana-lizzare il tempo storico, quando Bel-laria-Igea Marina era prevalente-mente costituita da un borgo di pe-scatori. Significa, in ultima analisi,pensare che prima della realtà turi-stica consolidata che conosciamo, si èaffermata, ponendo le basi di tale ric-chezza, una comunità di lavoratoridel mare a cui dobbiamo tale benes-sere. Il loro ricordo non può che so-pravvivere, oltre che nella memoriadei cari estinti, nella conservazionedi quegli arnesi e strumenti, come lebattane, che testimoniano la loro vitadi sacrifici per un avvenire comuneche le nuove generazioni potranno ri-trovare nelle proprie radici.

“A lungo atteso, il progetto Colombari si è rivelato unadelusione”. Intervista a Giovanni Giovanardi, che difende

anche il campo pratica da golf al parco del Gelso.

Il turismo batte in testa

13Il Nuovol’intervista

struttiva. Desideriamo che gli abitan-ti del nostro Comune conoscano sem-pre più il territorio che vivono, che lopossano apprezzare per le sue risorsee che possano essere vigili per le con-traddizioni che lo caratterizzano.Le idee sono molte e già ci hanno giàspinto a raddoppiare il numero dellepagine (dalle 8 iniziali alle attuali16). Siamo a metà del primo anno dilavoro, (considerata la pausa estiva)e “Il Nuovo” ha assunto una sua ma-turità.Vorremmo crescere ulteriormente econsolidare il giornale. Un passaggioimportante in tale direzione credia-mo sia quello della corresponsabili-tà, del coinvolgimento del maggiornumero possibile di persone intornoa questa avventura editoriale. Unmezzo di informazione come “Il Nuo-vo” può consolidarsi con il contribu-to e la sensibilità di tutti. Con poco sipuò aiutare questo giornale a diven-tare uno strumento stabile al servi-zio di quanto di vivo c’è in città.Ricordiamo a tutti le nostre fonti disostentamento, a partire dalle piùsemplici per ognuno di noi:• le edicole. Comprare “Il Nuovo”in edicola significa avere le notizie 5giorni prima e sostenere il giornalecon uno sforzo assolutamente mini-mo (1 euro). Invitiamo tutti coloroche apprezzano il giornale ad acqui-starlo in edicola senza aspettare l’ar-rivo a casa.• richiesta di numeri arretrati. Sehai perso qualche numero o non loritrovi più, puoi richiederci (numeridi telefono, fax ed email indicati apagina 10 di questo numero del gior-nale) gli arretrati. Per numeri sin-goli ti chiediamo un contributo di mi-nimo 2 euro. Se vuoi avere tutti inumeri fino ad ora pubblicati, ti chie-diamo un contributo di minimo 15euro.• liberi contributi. E’ possibile ver-sare il proprio contributo personalesul c/c n. 10010036556 de “Il Nuo-vo”, presso la BCC Romagna Est. In-dicate il vostro nome e indirizzo(eventuale email) sulle note del bo-nifico, così da poter essere contattati.• la pubblicità. Invitiamo tutte leaziende del territorio a sostenercimediante la pubblicità. Un modosemplice e conveniente (“Il Nuovo”arriva a tutte le case) per farsi cono-scere e allo stesso tempo un modo persostenere attraverso il giornale lapropria città.Chiunque abbia idee, risorse e spuntipuò contattarci per suggerimenti oper collaborare anche in quest’operafondamentale di reperimento dellerisorse per il giornale.Vi invitiamo anche a comunicarcieventuali vie nelle quali “Il Nuovo”non dovesse arrivare. Abbiamo cer-cato di organizzare una distribuzio-ne porta a porta efficace e veloce, manon è detto che il meccanismo siaancora perfettamente rodato.Senza “Il Nuovo” Bellaria Igea Mari-na mancherebbe di qualcosa.

Emanuele PolverelliPresidente “Editoriale Nuova

Comunicazione srl”

SEGUE DA PAG. 1

La montagna ha partorito il topoli-no. Giovanni Giovanardi (Civica) -nella foto - nel consiglio comunale de-dicato alla presentazione e discussio-ne del “progetto Colombari” è statotagliente come una lama: “Siamo sta-ti in attesa fiduciosa per alcuni mesi,a partire dall’insediamento dellanuova Giunta, fino al primo atto delnuovo assessore al Turismo. La fidu-cia era rivolta alla novità che rap-presentava la figura di Stefano Co-lombari e al suo passato di innovato-re che gli è generalmente riconosciu-to a livello professionale. Oggi siamofinalmente al primo atto, e dico fi-nalmente perché l’attesa non potevadurare oltre con l’estate ormai alleporte”. Ed ha aggiunto: “Ma nel pro-getto Colombari non abbiamo trova-to purtroppo nessuna novità defla-grante, niente che abbia una valen-za di promozione turistica”.Abbiamo intervistato Giovanardiper approfondire questa analisi nontenera nei confronti del “parto” del-l’assessore. “L’aspettativa era forteperché la necessità per il paese era edè impellente: il motore della nostraeconomia, lo si ribadisce in ogni sal-sa, è il turismo. Ma poi alle intenzioninon seguono i fatti”.In che senso?L’unica “novità” che possa definirsitale nel progetto Colombari è il nuo-vo spazio eventi per i giovani, “liber-tà di vacanza”. Ma non basta e forsenon è nemmeno pertinente.Perché non basta?Semplicemente perché non è più unainnovazione vera. In queste iniziati-ve è la novità, la moda del momento,che attira. Ci sono già alcuni segnalidi flessione di iniziative analoghe neiComuni che in Riviera sono stati pre-cursori in questo campo.E perché non è pertinente?Perché non è un progetto rivolto alturismo, non riuscirà a portare nellanostra città un nuovo target di va-canzieri e il bacino d’utenza è circo-scritto all’ambito locale. L’effetto in-dotto magnificato dal sindaco, turi-sticamente parlando temo che reste-rà un sogno e voglia il tempo che misbagli perché, ripeto, le aspettativesono enormi: il paese dal punto di vi-sta turistico ha bisogno di un rilan-cio forte. Non credo che un alberga-tore possa inserire in un pacchettoturistico, per invogliare i propri clien-ti, un’iniziativa come “libertà di va-canza”. Altra cosa è fregiarsi di strut-ture legate allo sport: il Palazzetto,ad esempio e, per una determinataclientela, anche il campo pratica

golf.Ne è sicuro?Poter “vendere” Bellaria Igea Mari-na come località che ha anche un im-pianto per il golf, attirerebbe un pub-blico assai attento a queste opportu-nità.Ma chi critica il campo praticasostiene anche che non è un cam-po da golf vero e proprio e quindinon avrebbe successo.Il golfista che frequenta i campi dagolf, per riscaldarsi prima di fare untorneo o per allenarsi, cerca un cam-po pratica, anche se è un golfista pro-fessionista. Ed è per questo che è im-pensabile collocarlo in una zona trop-

po decentrata della città. Ha senso seè a ridosso della zona degli alberghi.Quindi, secondo lei, la posizioneideale rimane quella del parcodel Gelso.Sicuramente, sia perché vicino allazona turistica, sia perché l’area è diproprietà del Comune.Eppure il campo pratica al Gelsoè stato bocciato.Un risultato tutto interno alla mag-gioranza. La delibera arrivata in con-siglio era inaccettabile perché conse-gnava il parco al privato per realiz-zare dei lavori ancor prima che fosseapprovata definitivamente la va-riante al Prg. Ma la variante era sa-crosanta perché dava la possibilità diinvestire nel parco, per qualsiasi tipodi intervento - anche di tipo ambien-tale - non solo per realizzare il campopratica. Da questo punto di vista larelazione dell’ufficio di piano era inec-cepibile, il pastrocchio è stato fattonella delibera.Nella seduta del 25 febbraio laLista della Città ha chiesto di ri-portare in consiglio comunalequella variante per accelerare itempi e per vedere realmente chivuole o meno il campo pratica.Anche Civica ha votato a favoredi questa richiesta.Una richiesta formalmente un po’forzata, ma giustissima nella sostan-za: il rischio che affidare la verificadi una nuova localizzazione del cam-po pratica alla commissione consilia-re allunghi i tempi, c’è tutto. Non vadimenticato che in occasione dellapresentazione del progetto da partedell’Associazione Sabbia&Golf, lo scor-so novembre, il sindaco aveva pro-messo che il campo pratica sarebbestato pronto entro aprile, cioè fra unmese. Una tempistica che ha lasciatotutti a bocca aperta. Poi sono nate ledivisioni all’interno della maggio-ranza.E anche gli ambientalisti hannoalzato la voce.Sfido gli ambientalisti ad andare sulposto e a chiamare “parco” quell’areache era stata individuata per ospita-re il campo pratica, almeno per comeè tenuta oggi.Quali nuove localizzazioni leiintravede?Di aree comunali, le uniche sullequali sia possibile al momento fareipotesi fondate, ce ne sono altre due:l’ex discarica di via S. Giuseppe el’area fra le due statali, quella com-presa fra il cavalcavia e il Pip.Ma entrambe presentano dellecontroindicazioni.

Alla fine sarà la commissione con-siliare ambiente e territorio, pre-sieduta da Monica Giorgetti (Ver-di), a verificare una ipotesi di lo-calizzazione del campo pratica. Mase il buon giorno si vede dal matti-no le cose non promettono bene.La prima riunione, sabato 12 mar-zo, è stata soprattutto dedicata adefinire i compiti della commissio-ne e i punti di accordo sono statipochi. Si è addirittura cominciatoa discutere se vi sia la necessità diun campo pratica o invece di uncampo da golf, praticamente va-nificando il lavoro già fatto dal-l’Associazione Sabbia e Golf.La presidente della commissione,inoltre, si è detta dell’avviso che sidebba partire dagli esiti del dibat-tito in consiglio comunale, anchese non ha deciso nulla. Non è an-cora certo, infine, se il parco delGelso possa rientrare in gioco comelocalizzazione (come ha chiestoGiovanardi) o se sia escluso in par-tenza. Il rischio molto concreto èche, se si dovrà individuare unanuova area, del campo praticanon se ne farà nulla fino alla ste-sura del nuovo Piano strutturale(tempi lunghissimi).

E i tempi si allungano

14Il Nuovobrevi

Pasqua con Mogole Flavio Oreglio

Un promettente fischietto bellarieseCento vetrine

IL FICCANASOdi Cristian Scagnelli

Il sindacato Uil di Bellaria Igea Ma-rina, via don Minzoni 3 (tel. 0541-341223) ricorda a tutti i lavoratoristagionali che il termine per la pre-sentazione della domanda di disoc-cupazione scade il 30 marzo. Inoltreè già possibile rivolgersi all’ufficioItal (sempre in via don Milani) perla compilazione del 730 e il calcoloI.C.I., tutte le mattine dalle 8,30 alle12,30 e nei pomeriggi di mercoledìe giovedì dalle 14 alle 18.

Divisa e fischietto,sole o nevenon fa diffe-renza. Filip-po Giorgettida gennaioad oggi ha giàa r b i t r a t odue partite dei famo-si calciatori del Cervia,quelli di “Campioni, il so-gno”, per intenderci, il reali-ty di Italia 1. Tanti bellariesil’hanno visto domenica 27 feb-braio sul campo del VirtusVilla (contro il Cervia), in di-retta sul canale Mediaset.Filippo Giorgetti, bellariese,consigliere comunale per laLista della Città, figlio dell’in-gegner Pier Giorgio Giorgetti,è diventato arbitro quandonon aveva ancora 17 anni, nelmaggio del 1995. “A indossarela giacchetta sono arrivatograzie ad una grande passio-ne per il calcio e alla faticanel giocarlo, dovuta soprat-tutto ad un problema alla ca-viglia sinistra”, spiega Filip-po. Ben presto, al termine del-la stagione ‘96-’97, è stato pro-mosso ai livelli regionali, inseconda categoria.“Anni difficili quelli fra il2000 e il 2002, martoriati datre gravi infortuni pratica-mente consecutivi”, ricorda ilbravo arbitro bellariese, “le-gamenti della caviglia destra,legamenti del ginocchio sini-stro e caviglia sinistra”. Nelgennaio del 2003 un’altrapromozione, questa volta ineccellenza.“L’arbitraggio è una grandepassione, difficile da trasmet-tere a chi non l’ha provata, maè anche una scuola di vita:personalmente mi ha forma-to nell’età più delicata comenessun altro sport avrebbepotuto fare, perché richiede

responsabilità, pre-p a r a z i o n e ,disponibilitàcontinua ar e l a z i o n a r s icon gli altri,spesso ostili,ai quali non

puoi certo risponderecon ostilità”. E sono

questi i “principi” che imaestri hanno inculcato dasubito nel giovane allievo: es-sere arbitro in campo e fuori.Uno stile di vita più che unaprofessione.Ha le idee molto chiare Filip-po Giorgetti circa le respon-sabilità che comporta scen-dere in campo a fischiare fal-li e rigori: “Devi essere cor-retto e cortese, attento e de-ciso, giusto ma mai giustizia-lista, pronto ad assumere de-cisioni immediate e difficili;infine, è richiesta la capaci-tà di sopportare critiche e ac-cuse spesso immeritate”.Mica facile.Molto sacrificio, dunque, maanche tante gratif icazioni:“Confesso di essermi moltodivertito in questi anni, an-che se non sono mancate le fa-tiche e le delusioni, attutiteperò dalle tante soddisfazio-ni”. Una di queste è stata lafinale del torneo f.lli Sarti di-sputata al Manuzzi di Cesenanel 2003, poi “le partite cru-ciali dirette nei campionati dicompetenza, le due esperien-ze di scambi in altre regioni,cioè lo scontro salvezza nel2004, eccellenza marche e lasfida in veneto il mese scorso”.E infine le due partite nellequali ha diretto il Cervia:contro il Crespellano, conl’esordio di Maradona jr, il 16gennaio scorso, e lo scontro trale prime: Virtus Villa-Cervia.Complimenti.

L’inverno ormai l’abbiamo lasciatoalle spalle, stiamo aspettando di ve-dere i Giardini di Marzo in fiore –ovvero che inizi la programmazio-ne degli eventi di Pasqua – il tuttosotto le luci delle telecamere, nonquelle però di una troupe televisi-va, ma le oramai tristemente notetelecamere della videosorveglianza.Inizia ora la soap opera più seguita:Cento Vetrine.Come tutti hanno letto sui giornalie appreso dal tam tam cittadino, unaltro negozio sull’isola dei platani èstato ripulito da dei clienti partico-lari, senza che nessuno abbia visto osentito nulla… o almeno cosi si dice.Speriamo che almeno la telecameradella vicina banca possa aver regi-strato qualcosa. Speriamo che comesempre al termine della puntata del-la soap, non si apra il collegamentocon il noto reality show “l’Isola deiPlatani”, ovvero il solito flop delletelecamere che, disseminate qua elà, vigilano e controllano i movi-menti. Il finale della puntata pen-siamo già di conoscerlo, anche se unadomanda aperta a tutti i cittadinivorrei porla: secondo voi queste te-lecamere funzionano?Mi è capitato diverse volte di passa-re con la mia automobile lungo viaPascoli nel tratto che incrocia l’Isoladei Platani, nei giorni in cui è vieta-to il transito, ma non mi è mai statarecapitata nessuna contravvenzio-ne! E a voi è mai capitato?Serve avere delle telecamere e nes-suno davanti ai monitor? Serve darepiccoli contributi ai negozianti, at-traverso delle richieste che necessi-tano ore di compilazione, per mette-re in sicurezza le vetrine?Le telecamere non vedono, nessunoparla, ma a Palazzo qualcuno nonvuole sentire, forse dovremmo ac-quistare le telecamere al negozioUniEuro più vicino inneggiando asquarciagola: Gianni... l’ottimismovola!Volevo ricordare che se avetequalche curiosità o richiesta peril “ficcanaso” potete tranquilla-mente scrivere una mail all’indi-rizzo [email protected]

L’era glacialeA distanza di giorni dalla fortissimanevicata, in piazza Di Vittorio aBellaria, il mucchio di neve è ancoraparcheggiato al solito posto (l’11 mar-zo era lì), impedendo la sosta agli in-validi e portatori di handicap. Qual-cuno giustamente ha contestato il mioarticolo sul numero precedente del“Nuovo” dicendo che il tagliandinoarancione permette anche la sostanegli altri spazi: giusta osservazione,peccato che un disabile non riuscireb-be mai a scendere dall’auto perché iposti normali sono più stretti! Speria-mo che queste persone meno fortuna-te non debbano attendere il disgelo perpoter parcheggiare l’auto.

Filippo Giorgetti

Domande didisoccupazione, 730 ecalcolo Ici alla sede Uil

Da sabato 26 mar-zo fino al lunedì del-l’Angelo Bellariapropone “I giardi-ni di marzo”, unevento che l’ammi-nistrazione comu-nale ha pensato inchiave turistica.In quei giorni saranno nella nostracittà Mogol, insieme ad alcuni mu-sicisti della sua accademia e uno deiprotagonisti più noti di Zelig Circus,Flavio Origlio.Musica e poesia andranno in scenaal Teatro Astra, mentre il Pjazzaospita una mostra dedicata alla di-scografia e alla canzone italiana cu-rata dal produttore discografico Ita-lo Gnocchi. Il 28 febbraio, concertoin piazza Matteotti come tributo aLucio Battisti.Sull’Isola dei Platani sarà inoltre in-stallato un maxischermo, in colla-borazione con Radio Studio Delta,che manderà le immagini dello spet-tacolo di Flavio Oreglio e il concertodei musicisti del Cet di Mogol in pro-gramma sabato 26 e domenica 27marzo rispettivamente alle 21.30 ealle 21 al Teatro Astra.Per l’occasione dei “giardini di mar-zo” sono stati stampati 60 mila fol-der informativi con il programmadella tre giorni, a disposizione deglialbergatori per essere inviati allaloro clientela insieme agli auguri diPasqua.

Racconti d’@moreIl primo premio del concorso di SanValentino è andato a Patrizio Epifa-ni, residente a Milano ma legato aBellaria. Al secondo posto, a parimerito, si sono classificati: GrazianaBarducci, insegnante in pensione diCesena; Ivan Gentilini, marinaio diCesenatico e Denise Ravegnini.La domanda sorge spontanea: ma ibellariesi non sanno raccontarel’amore?Centonove i testi arrivati: 66 e-maile 43 lettere, 68 i concorrenti di cui41 donne e 27 uomini. Solo il 57%dei partecipanti risiede a BellariaIgea Marina.

L’A.C. Bellaria Igea Marina ha attivato una collaborazione con diversescuole calcio della zona. Ma l’Igea Marina non ci sta.

Calcio giovanile: sinergiee vecchie ruggini

15Il Nuovol’intervento

Dopo la presentazione della primasquadra, avvenuta su queste pagi-ne, ritengo possa essere significati-vo raccontare una realtà che inte-ressa oltre 250 ragazzi residenti,quella del settore giovanile del Bel-laria Igea Marina. Il Bellaria Calcio,infatti, con i suoi 280 tesserati di set-tore giovanile nelle 13 squadre disettore a partire dai più grandi, laBerretti, alla scuola Calcio, è unpunto di riferimento per i giovaniche intendono praticare lo sport delcalcio nel nostro comune. Ma comeviene gestita questa attività? Qualisono le linee guida e gli obbiettivi chesi prefiggono i responsabili del Bella-ria?Abbiamo fatto un’analisi della situa-zione prendendo anche in esame unanuova esperienza, nata solo da qual-che anno, promossa dall’Igea Mari-na in collaborazione col Rimini Cal-cio, una realtà più piccola ma inte-ressante per le eventuali potenziali-tà di sviluppo.L’A.C. Bellaria Igea Marina in que-sti anni ha notevolmente ampliatola base dei giovani calciatori e laqualità degli allenatori, in un pro-getto complessivo che vuole riporta-re il club ai fasti di alcuni anni fa,quando era conosciuto come unavera e propria fucina di giovani ta-lenti: solo per citare alcuni dei piùfamosi basterà ricordare Casarza, unottimo attaccante che ha militatonella Fiorentina e nel Perugia in se-rie A, e poi Bonini, centrocampistadella Juventus con prestigiose presen-ze in Nazionale maggiore, FaustoPari, bellariese doc, centrocampistadi Sampdoria e Napoli con una lumi-nosa carriera in serie A, e Zoratto,centrocampista di Brescia e Parmanella massima serie, più tanti altriche hanno avuto apparizioni in serieA e carriere nella serie cadetta.

Con l’avvento dello svincolo (un cal-ciatore non è più di “proprietà” di unasocietà calcistica ma è solo un presta-tore d’opera e al termine di un con-tratto è libero di sottoscriverne un al-tro senza che la prima società perce-pisca alcun benefit) e della legge 91il settore giovanile ha mutato le suecaratteristiche rispetto al passato: seun tempo bastava riuscire a scovareun giovane valido per ripianare leperdite di una stagione calcistica, coni parametri attuali questo è diventa-to molto più difficile.Negli ultimi anni il Bellaria Igea Ma-rina ha notevolmente ampliato lasua base stringendo rapporti di stret-ta collaborazione con altre due scuo-

le calcio della nostra zona: i DelfiniMarecchia (società che opera da annicon interessanti risultati a livellogiovanile del riminese), il GatteoMare, il San Mauro Mare, e sono infase d’arrivo gli accordi col Viserbaed il Villamarina per costituire ungrande bacino di scuola calcio dellazona, col Bellaria capofila delle varierealtà.Sembra strano che fra queste colla-borazioni manchi proprio quella conl’Igea Marina, la società sportiva checome il Bellaria opera su questo ter-ritorio. Eppure è proprio così. Ma pri-ma di capirne le ragioni, vediamoqual è il senso di questo lavoro avvia-to dal Bellaria e quali sono le prospet-

tive che hanno mosso il progetto dicollaborazione fra diverse società.Innanzitutto la possibilità di collega-re agevolmente le varie località faci-lita i ragazzi nei trasferimenti per so-stenere gli allenamenti senza doversopportare grossi sacrifici e rimanen-do quindi ben inseriti nel proprioambito sociale. Inoltre, essendo il Bel-laria Igea Marina una società profes-sionistica, dà la possibilità ai ragazzipiù pronti di poter affrontare cam-pionati altamente competitivi conallenatori qualificati che aiutano amaturare esperienze calcisticamen-te importanti ed a mettersi in evi-denza, dovendo ogni fine settimanaaffrontare tutte le squadre professio-nistiche della nostra regione e delleregioni limitrofe. La collaborazionepermette a chi non fosse ancora pre-parato per queste sfide, di continua-re a giocare nelle fila delle squadregemellate in campionati dilettanti,regionali o provinciali, sempre adat-ti al proprio livello di preparazione esotto l’occhio vigile delle società cheal momento della maturazione pos-sono far fare il salto di categoria aigiovani atleti. Questo modello, in sin-tesi, permette un adeguato sviluppotecnico senza perdere la caratteristi-ca sociale, alla base di un buon lavo-ro a livello sportivo e giovanile.Fatte queste premesse penso sia an-cor più incomprensibile la mancan-za di collaborazione con l’Igea Mari-na, che ne ha attivata una con il Ri-mini in concorrenza con il BellariaIgea Marina. Perché dal punto di vi-sta logistico, per i ragazzi residenti nelnostro comune, la collaborazione ren-derebbe ancor più facile il trasportoed evidentemente insignificante laperdita di tempo per i trasferimenti,agevolando ancor di più chi vuolecontinuare a fare calcio. E’ mai possi-bile che le due dirigenze non riescanoa capire che è socialmente ed econo-micamente conveniente che collabo-rino? Oppure vengono valutate altrepriorità, rispetto al bene dei nostriragazzi, quando si fanno queste scel-te? E’ lecito domandarsi: che cosadetermina uno stato di colpevole edingiustificata mancanza di collabo-razione? Sarebbe auspicabile che idirigenti rispondessero a queste do-mande. O, ancor meglio, che avvias-sero un’attività comune. Ma sarem-mo perlomeno soddisfatti di aver sti-molato una possibilità di riflessionesul tema.

Luigi Missiroli

Qui sopra, la formazione Berretti. In alto gli allievi del Bellaria Igea Marina.

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