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Sistema SaluteLa Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute

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1n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

SSSSSommarioommarioommarioommarioommarion. 255-256, 2015n. 255-256, 2015n. 255-256, 2015n. 255-256, 2015n. 255-256, 2015

NUMERO SPECIALENUMERO SPECIALENUMERO SPECIALENUMERO SPECIALENUMERO SPECIALE

LA SALUTE UMANA, Rivista bimestrale di educazione sanitaria del Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitariadell’Università degli Studi di Perugia [CSES], fondata da Alessandro Seppilli

EDITORE: Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute. PRESIDENTE: Tullio Seppilli

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Antonia Modolo

REDATTORE CAPO: Giancarlo Pocetta

CURATORE DEL NUMERO: Prima sezione: Paola Beatini e Maria Margherita Tinarelli; Seconda sezione: Paola Beatini e Giovanni Bauleo

SEGRETERIA DI REDAZIONE: Paola Beatini[e-mail: [email protected]]

GRAFICA E IMPAGINAZIONE: Maria Margherita Tinarelli [e-mail: [email protected]]

STAMPA: Grafox s.r.l., Perugia / Autorizzazione del Tribunale di Perugia n. 551 del 22.11.1978

Abbonamento 2015: Annuale per 6 numeri cartaceo e 25,00 / on-line e 15,00 / cartaceo+on-line e 25,00I versamenti vanno effettuati presso UniCredit Banca, Agenzia Perugia - Elce codice IBAN: IT 81 U 02008 03037 000040871543

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2 PRESENTAZIONE

3 PRIMA SEZIONE

4 Origini Principi Ricer ca

9 Formazione Comunicazione

15 Iconografia

17Futur o

19 SECONDA SEZIONE

20 Developing competencies and standards for healthpromotion in Europe (Comp-HP)

Convegno Nazionale

21The CompHP Project Marie ClaudeLamarre

24 Nuove competenze e standards per la Promozione del-la Salute nei Servizi Sanitari

Paolo Contu

28TAVOLA ROTONDA

Sviluppo delle competenze professionali in promo- zione della salute: partir e dai bisogni

Giancarlo Pocetta, Claudio Tortone, Stefania Osvaldi,Marco Cristofori, Mariadonata Giaimo

35 “Comunicazione profonda in sanità”Presentazione dellibro di Francesco Calamo Specchia”Giancarlo Pocetta, Lino Conti, Francesco Calamo Spec-chia

39 “Salute senza confini. Le epidemie al tempo dellaglobalizzazione” Presentazione del libro di Paolo VineisPaolo Vineis, Angelo Stefanini,Mariadonata Giaimo,Massimiliano Minelli, Lamberto Briziarelli

47 “Angelo Celli” Presentazione del libro di Stefano OraziGaetano Maria Fara, Tullio Seppilli, Lamberto Briziarelli

50 Global Health Watch (GHW) Presentazione del Rap-porto sulla salute del pianeta curato dal People’s HealthMovement (PHM)Riccardo Casadei, Elisa Cennamo, Marianna Parisotto,Massimiliano Minelli

54 ARTE E SALUTE

a cura dal Gruppo Cultura del Forum Regionale Giovani- Umbria

55 Aria, pillole e ritratti. Divagazioni sulla forma, sullamalattia e sulla cura: Duchamp, Hirst, Mapplethorpe,Spence, Lagarde

Michela Morelli

60La salute mentale nell’arte contemporanea Eva Morelli

65 Salute e malattia: condizioni dell’anima Francesca Fortunati

69 Lettera alla danza di Rudolf Nureyev

71Testamento di Heiligenstadt

73 Breve storia del CeSPES a cura di Marta Fressoia

75 Comitato Organizzatore della Mostra

76 Patrocini e Collaborazioni

2 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Cultura E’ SaluteLiliana Minelli e Maria Antonia Modolo

I l Centro sperimentale per lapromozione della salute e l’edu-cazione sanitaria (CeSPES)

dell’Università degli Studi di Perugiaha realizzato una Mostra dal titolo“Cultura E’Salute. 60 anni di storiadel Centro sperimentale per l’educa-zione sanitaria dell’Università degliStudi di Perugia”.La Mostra si è tenuta a Perugia dal 7al 19 novembre 2014, presso l’exOspedale di Santa Maria della Miseri-cordia.Una serie di pannelli espositivi sullastoria, le attività di ricerca e comuni-cazione; una selezione di manifesti suprevenzione ed educazione alla saluteprovenienti da tutti il mondo e mate-riali didattici multimediali hannotestimoniato l’importanza dell’educa-zione e promozione della salute efatto conoscere ai visitatori l’esisten-

za di un significativo patrimonioculturale, scientifico, sociale e non daultimo storico artistico.La Mostra ha presentato alla cittadi-nanza l’impegno per l’educazionesanitaria e promozione della saluteverso il singolo e la comunità svoltodal 1954 ad oggi, ma il suo obiettivonon è stato esclusivamentecelebrativo.La Mostra è stata un’occasione diriproposizione di tematiche fonda-mentali della salute pubblica e delServizio Sanitario a tutela del benes-sere del cittadino e della comunità.Giovani e affermati professionisti -del mondo della ricerca e dei servizisocio-sanitari, rappresentanti delleIstituzioni - si sono confrontati conpassione e vivacità su temi dellapromozione della salute attuali,variegati e complessi.

Un grande lavoro di tutti i professio-nisti del CeSPES per il recupero ditestimonianze, per la redazione,elaborazione, allestimento, diffusioneche ha coinciso con lariorganizzazione del nuovo Centrosperimentale per la promozione dellasalute e l’educazione sanitaria.Antiche radici per nuovi sviluppi.Testimonianza degli opportuni einevitabili cambiamenti necessari alprogresso di istituzioni, gruppi dilavoro, organizzazioni fortementestrutturati su una solida e “antica”base culturale e scientifica.Abbiamo dunque deciso di proporreai nostri lettori i lavori della Mostracon l’intento di stimolare ulterior-mente il confronto sui temi proposti,sempre aperti a nuove, fecondecollaborazioni con quanti condivido-no che Cultura E’ Salute.

3n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Il contenuto di questo numero è suddiviso in due Sezioni.Nella prima, che segue, abbiamo riportato in forma grafica

estremamente sintetica i pannelli espostivi della Mostra,nella stessa articolazione espositiva: origini, principi, ricer-

ca; formazione, comunicazione; iconografia; il futuro.Nella seconda sono pubblicati i prodotti dei diversi convegnie seminari svolti in concomitanza, ideati e curati dal CentroSperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione

Sanitaria (CeSPES) dell’Università degli Studi di Perugia,eventi che sono stati parte integrante della Mostra, nel suo

scopo centrale presente nel titolo stesso: promuovere unacultura della salute.

E’ ripercorsa nella prima sezione la sto-ria del Centro, dalla sua fondazione.Da 60 anni il Centro Sperimentale pro-duce ricerca, modelli di lavoro e forma-zione professionale in sanità pubblica,attraverso un laboratorio di idee e prati-che di prevenzione, educazione e pro-mozione della salute, dove professioni-sti, studenti e cittadini contribuisconocon i propri saperi e le proprie esperien-ze a dare concretezza al diritto alla salu-te sancito dall’art. 32 della Costituzioneitaliana.

Origini Principi Ricer caIl Centro Sperimentale per l’Educazio-ne Sanitaria è fondato da AlessandroSeppilli, ordinario di Igiene dell’Univer-sità di Perugia, eminente scienziato einnovativo educatore. Sindaco del capo-luogo umbro dal 1953 al 1964, fu tra ipianificatori e realizzatori della Rifor-ma Sanitaria istitutiva del Servizio Sa-nitario Nazionale.Innumerevoli le attività di ricerca pro-

mosse dal Centro Sperimentale, tra i piùinnovativi i modelli di educazione sani-taria, ambienti di lavoro promotori disalute, scuola produttrice di salute. Digrande rilevanza gli studi sull’ambientenaturale e costruito, sugli stili di vita,sulle disuguaglianze in salute e i deter-minanti socio-economici, sulle organiz-zazioni sanitarie, sulla tutela della salu-te materno-infantile.

Formazione ComunicazioneIl Centro ha destinato da sempre granparte delle sue risorse alla formazionedei professionisti della salute, nella sa-nità, nella scuola, nel sociale, attraversocorsi universitari, di formazione conti-nua, seminari per la comunità. Intensal’attività editoriale attraverso le sue duetestate (Sistema Salute. La Rivista Ita-liana di Educazione Sanitaria e Promo-zione della Salute e La Salute Umana) ela pubblicazioni di numerosi volumi,guide didattiche, atti. In collaborazionecon la Regione Umbria ha costruito una

Banca Dati e un Thesaurus multilinguesu educazione sanitaria e promozionedella salute.

IconografiaAll’interno dell’esposizione di concettied azioni, la mostra ha ospitato una ras-segna di manifesti originali - seleziona-ti dalla collezione di proprietà delCeSPES - provenienti da tutte le partidel mondo, dal dopoguerra alla fine delnovecento, quale patrimonio artisticoculturale oltre che scientifico ededucativo.

Il Futur oOggi il Centro intende rilanciare la suaimmagine e la sua azione propulsivapartendo dalla preziosa eredità del pas-sato. Il suo nome viene ridefinito in Cen-tro Sperimentale per la Promozione del-la Salute e l’Educazione Sanitaria esono partner istituzionali la RegioneUmbria, la Provincia di Perugia e il Co-mune di Perugia.

PPPPPrima Sezionerima Sezionerima Sezionerima Sezionerima Sezione

4 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Origini Principi RicercaOrigini Principi Ricerca

Alessandro SeppilliUN MAESTRO DI CONCRETE UT OPIE

Dall’idea alla ricerca, dalla ricerca all’azione

Questo è l’insegnamento che ci viene da Seppilli, immaginare Utopie, impegnarsi per rea-lizzarle, credere fortemente nelle possibilità dell’uomo impegnato nel sociale e nella supre-mazia dell’interesse collettivo rispetto al particolare.Non solo docente d’Igiene, bensì Maestro di una grande articolazione di insegnamenti cheruotano tutti attorno ad un nucleo centrale e che conducono tutti ad uno stesso fine: liberarel’uomo dalla schiavitù della malattia e della sofferenza, dalla subordinazione e dal servaggiodovuti all’ignoranza e al pregiudizio, renderlo arbitro autonomo delle scelte relative allasua salute.Questo è l’insegnamento di Seppilli per il quale ha elaborato strategie teoriche e disegnioperativi.Lavorando sempre su grandi Utopie ma concrete e praticabili, anticipatore di eventi che sisarebbero poi visti regolarmente accadere in tempi più o meno lunghi.

L’EDUCATORELa carriera accademica

1926 Laureato in Medicina e Chirurgia a Firenze, con lode1932 Consegue la Libera docenza in igiene1935-38 Incaricato di igiene e Direttore dell’Istituto di igiene, Facoltà di medicina e

chirurgia dell’Università di Modena1938-46 Esule in Brasile per le leggi razziali, dove dirige una industria Cosmetica1946-49 Reintegrato nell’incarico di igiene presso la Facoltà di Medicina e chirurgia

dell’Università di Modena1949 Vincitore del concorso a cattedra del 1938 e chiamato dall’Università di

Perugia1949-77 Professore ordinario di igiene presso la Facoltà di farmacia dell’Università

di Perugia1954 Istituisce il Centro sperimentale dimostrati-

vo di educazione sanitaria1955-77 Direttore della Scuola di specializzazione in

igiene1960-77 Preside della Facoltà di farmacia1971-77 Presidente dell’Istituto italiano di medicina

sociale1978 Nominato professore EMERITO dell’Uni-

versità diPerugiaMedaglia d’Oro al merito della sanitàpubblicaMedaglia d’Oro per i benemeriti dellascuola, della cultura e delle arti del Ministe-ro della pubblica istruzione

1987 Istituisce la Fondazione “Angelo Celli” peruna cultura della salute

La Scuola di Igiene dell’UniversitàL’azione di educatore di Seppilli, non si

limiterà mai all’esclusiva attivitàaccademica. Per tutta la sua vita sarà

formatore negli innumerevoli corsi eseminari curati dal Centro in Italia e nel

mondoAttraverso una didattica innovativa sulpiano metodologico, basata su lavori e

discussioni in gruppo, e la Sua fortecapacità di coinvolgere il discente in

prima persona

5n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Origini Principi RicercaOrigini Principi Ricerca

IL POLITICOPer la sua città, per il suo Paese

1952-53 Eletto a Perugia Consigliere Comunale per il PSI, Assessore all’Igiene.1953-64 Sindaco del Comune di Perugia.1953 Collaborazione con l’Università nell’istituzione della Facoltà di Lettere e

Filosofia1954 Nuova sistemazione della Biblioteca Augusta1955 Restauro del Teatro Comunale Morlacchi1956 Centrale del Latte di Perugia1957 Impianto di raccolta differenziata e di riciclaggio dei rifiuti urbani1958 Impianti di smaltimento delle acque reflue di Perugia1959 Riorganizzazione dell’Ufficio di Igiene con la creazione della Rete di

Medici condotti, assistenti sanitarie e ostetriche1960 Predisposizione del Piano regolatore generale: nascita di nuovi quartieri1961 Mattatoio comunale1962 Piscina1960-78 Promuove un movimento culturale scientifico e politico per la realizzazio-

ne del Servizio Sanitario Nazionale1961 Promuove il movimento degli Ordini dei Medici per la Riforma Sanitaria1967 Presiede la Commissione di Studio del Consiglio Superiore della Sanità

che elabora la proposta di Riforma del sistema sanitario.1974 Collabora alla impostazione della Legge 57 della Regione Umbria: orga-

nizzazione dei Servizi sanitari e socio-assistenziali della Regione. Nasco-no i consorzi socio-sanitari

1974-76 Membro del Comitato Scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità. Presi-dente della Sezione del Consiglio Superiore di Sanità

1978 E’ varata una delle più grandi riforme sociali dell’Italia repubblicana, ilServizio Sanitario Nazionale, Legge 833 del 23 dicembre 1978.

La salute è una condizione di armonicoequilibrio funzionale, fisico e psichico,

dell’individuo dinamicamente integratonel suo ambiente naturale e sociale.

[A. Seppilli, 1966]

Alessandro Seppillifondatore del Centro

Nel 1953, Alessandro Seppilli fonda su-bito dopo la Conferenza Europea di Edu-cazione Sanitaria, organizzata a Londradall’Organizzazione Mondiale della Sa-nità nel 1952, insieme a Carlo Sganga,medico provinciale, il Centro Dimostra-tivo per l’Educazione Sanitaria della po-polazione. La Conferenza costituisce ilpunto di partenza per organizzare l’edu-cazione sanitaria e la promozione dellasalute nell’Europa che esce da una delleguerre più dure della sua storia.

Per l’Italia viene scelta Perugia: nasceil nostro Centro.

Il collegamento con le istituzioni inter-nazionali non si interromperà mai. Espertidel centro collaboreranno costantementenei gruppi di lavoro dell’OMS e, succes-sivamente, con i network dell’UnioneEuropeaIl Centro, nato come organismo volonta-rio formato dai vari enti e associazioni,presieduto dal Rettore dell’Università diPerugia, prof. Giuseppe Ermini, divienepoi una struttura dello stesso Ateneo.

Da un piccolo nucleo una grandeazione cresciuta nel lavoro costante di

sessant’anni

LO SCIENZIA TOStudi sull’uomo e sull’ambiente

i batteri patogeni nell’ambientel’infezione tifica nei mitilii recipienti a perdere nell’approvvigionamento del latte

l’influenza delle variazioni elettriche dell’atmosfera sui fenomeni biologicile applicazioni dell’ozono in Sanità Pubblical’endemia gozzigena

il fluoro e la fluoroprofilassi contro la carieil fumo di tabaccol’azione del freddo nella conservazione degli alimentila microbiologia generale ed applicatal’influenza dei fattori ambientali sulla salutel’epidemiologia dei tumori

il modello di salutel’educazione sanitariala promozione della salutel’organizzazione sanitariail servizio sanitario nazionale

6 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Origini Principi RicercaOrigini Principi Ricerca

LE BASI CONCETTUALIL’EDUCAZIONE SANIT ARIA

Punto di riferimento non solo per il lavoro del Centro, ma per l’evoluzione dell’educazione sanitaria in Italia

“L ’Educazione Sanitaria è un intervento sociale, che tende a modificare consapevolmente e durevolmente il comportamen-to nei confronti dei problemi della salute. Essa presuppone la conoscenza del patrimonio culturale del gruppo discente e lafocalizzazione dei suoi interessi soggettivi, e richiede la rimozione delle resistenze opposte dal gruppo stesso all’intervento”

[A. Seppilli, 1958]

Dalla collaborazione interdisciplinare fra igienisti e antropologi culturali, scaturisce l’acquisizionedi importanti elementi di fondo: consapevolezza dell’azione sociale, importanza della “cultura”,

focus su “gli interessi” e “le resistenze” per il cambiamento

“L ’Educazione Sanitaria è un processo di comunicazione interpersonale diretto a fornire le informazioni necessarie per unesame critico dei problemi della salute ed a responsabilizzare gli individui ed i gruppi sociali nelle scelte comportamentali,

che hanno effetti - diretti o indiretti - sulla salute fisica e psichica dei singoli e della collettività”[A. Seppilli, 1970]

Emerge il concetto di “processo” e l’obiettivo fondamentale del processo: consapevolezzacritica dei problemi e responsabilizzazione dei soggetti interessati

SVILUPPO ISTITUZIONALE E DISCIPLINARENel 1963 il Centro diviene universitario, con la denominazione di Centro Sperimen-tale per l’Educazione Sanitaria e, rispettando lo spirito della sua fondazione, acco-glie le istituzioni locali: Regione dell’Umbria, Comune di Perugia, Provincia di Perugia,rappresentanti del Servizio Sanitario e della Scuola, dell’Associazionismo connessoalla salute.

Nel 1989, per ampliare le collaborazioni, diviene Centro Sperimentale per l’Educa-zione Sanitaria interuniversitario, con le Università di Napoli e di Pavia.

Nel maggio 2014, diviene Centro sperimentale per la promozione e l’educazione allasalute, facendo propria la strategia della nuova sanità pubblica – la promozione dellasalute – divenuta oggetto del suo lavoro già da più di due decenni.

LA PROMOZIONE DELLA SALUTE

“La promozione della salute è il processo che consente alle persone di acquisireun maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla”

Costruire politiche per la salute / Creare ambienti favorevoli alla salute / Rafforzarel’azione della comunità per la salute / Sviluppare capacità individuali (educazione)/ Riorientare i servizi sanitari

[Carta di Ottawa per la Promozione della Salute,1986]

“Processo sociale e politico diretto non solo a rafforzare le abilità e le capacitàdegli individui, ma anche azione sociale diretta al cambiamento sociale, ambienta-le ed economico per il miglioramento delle condizioni di salute del singolo e dellacollettività”

[Health Education Glossary OMS, 1998]

7n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Origini Principi RicercaOrigini Principi Ricerca

RICERCA E SPERIMENTAZIONESviluppare la ricerca sui temi della salute e sanità pubblica, dell’educazione sanitaria e promozione della salute

Offrire ai professionisti socio-sanitari sanitari e scolastici, ai decisori e alla comunità tutta, un punto di riferimento per formarsie documentarsi, garantire metodologie didattiche e strumenti concreti di lavoro

Sperimentazione e innovazione hanno guidato i progetti di ricerca che hanno visto il Centro come leader o collaboratore insede regionale, nazionale e internazionale

Gli ambiti di sviluppo della Ricerca nel tempo:Anni ’60: fumo di tabacco, abuso di alcol, droghe, alimentazioneAnni ‘60-’70: educazione sanitaria e promozione della salute nei luoghi di lavoroAnni ‘70-’80: educazione sanitaria nella scuola, nei consultori familiari, nei distrettiAnni ’90: strategia di prevenzione e riduzione del danno contro l’AIDS

costruzione della Rete dei Valutatori per l’Educazione alla Saluteil Thesaurus multilingue europeo di promozione ed educazione alla saluteil Sistema Informativo di Promozione della Salute ed Educazione Sanitaria

Antropologia Economia

Scienze sociali

Psicologia

Diritto

Pedagogia

Medicina

Promozionedella SaluteEducazioneSanitaria

INT

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Centro Sperimentaleper la Promozione

della Salute el’Educazione

Sanitaria

INT

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I più r ecenti ambiti di ricerca dal 2000 ad oggi

I nuovi modelli di salute e promozione della saluteCompetenze e strumenti per la formazione in promozione del-la salute ed educazione sanitariaMove Europe. Qualità nella promozione della salute nei luo-ghi di lavoroEuropean campaign “Healthy Green at Work”Workplace health Promotion, National Health Policy andStrategiesWHP in Latin and Southern European CountriesScuola produttrice di saluteHealthy Ageing (Invecchiare in salute)Urbanistica e saluteTutela materno-infantile e promozione dell’allattamento al senoDisuguaglianze in Salute

Closing the Gap - Strategie di azione per le disuguaglianze inEuropaCivil Society Engagement for Health for All (People’s HealthMovement)Promuovere la salute mentaleValutare la salute mentale. Ricerca, sviluppo in Europa e Pia-no d’azioneSalute ed esclusione socialeHealthy TogetherAlimentazione e stili di vitaFighting Obesity through Offer and Demand, FOODPrevenzione, Educazione nutrizionale e Gusto in OncologiaCooperazione internazionale in materia di organizzazione deiservizi sanitariInternational Cooperation In The Fields of Health Care Mana-gement

8 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Origini Principi RicercaOrigini Principi Ricerca

9n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

Nel pieno dello spirito universitariogarantito dal suo radicamento nel-l’Università di Perugia, il Centro ha findal principio coltivato un’intensaattività formativa on site e outdoor.I pilastri sui quali si regge l’impiantometodologico che il Centro ha neltempo elaborato sono la centralitàdell’esperienza come “materiale” dilavoro per la formazione, il valore delgruppo di lavoro e la partecipazione,tutti elementi tesi a favorire un processodi costruzione dell’azione formativanell’interazione costante tra discenti edocenti.

Il Corso EstivoIl primo nell’agosto del 1958. Diviene unappuntamento permanente per 27 anni, insettembre; vi parteciperanno oltre 2000 pro-fessionisti sanitari, sociali e scolastici. Ilmaggiore strumento di diffusione dei prin-cipi e metodi dell’educazione sanitaria ela-borati dal Centro.

I Corsi semestraliNegli anni ‘60, nell’ambito di un progettodi promozione sociale del Mezzogiornod’Italia, corsi di sei mesi, dove si formanooperatori sanitari e sociali che diverrannoresponsabili dei centri di educazione sani-taria nelle varie regioni.

Il Corso annualeDopo l’istituzione del S.S.N. è necessarioformare il personale che avrebbe assuntoresponsabilità organizzative e di interventonelle Unità Sanitarie Locali. Nel 1979, ilprimo per la Regione dell’Umbria, apertopoi a personale di altre Regioni.

I MasterNel 1993 il Corso Annuale si trasforma inMaster dell’Università degli Studi diPerugia. Dal 2000 è Master in Progettazio-ne coordinamento e valutazione di interven-ti integrati di promozione ed educazionealla saluteDal 2008 è attivo il Master in managementsanitario per le funzioni di coordinamento

Corsi brevi e modulariNegli anni ’60 i primi corsi brevi disensibilizzazione della durata di pochi gior-ni: per farmacisti, per le équipe deiconsultori familiari e per la scuola.I corsi si ampliano e si collegano allo svi-luppo di specifici programmi regionali. Nesono esempi i progetti realizzati con la Pro-vincia di Bolzano, le Regioni Molise,Basilicata Toscana e Calabria, con USLdell’Emilia Romagna, Lazio, Campania,Veneto, Sardegna.Attualmente il Centro partecipa attivamen-te al programma ECM (Educazione Conti-nua in Medicina) del Ministero della Salu-te per la formazione continua di tutti i pro-fessionisti sanitari.

partecipazione delgruppo coinvolto nel

processo

Lavoro di gruppo

Come?il metodo

ricerca-azione

a partire dai bisogniformativi

basato sull’esperienza

ricerca-partecipata

Chi?I soggetti

cittadini

professionistidella scuola

professionistisanitari

studenti

famiglie

decisori

Seminari eConvegni

Master eCorsi di

specializzazione

Corsi brevi emodulari

Formazionesul campo

serviziosociali

Corsi diLaur ea

economia

scienze dellaformazione/educazione

professionisanitarie

medicina echirurgia

IV Corso Estivo, settembre 1961

10 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

La formazione per i professionisti sanitari nel mondo

1. Per le Autonomie regionali spagnole nelle Regioni diCatalogna, Aragona e Navarra

2. per i Paesi del bacino Mediterraneo3. in Equador, Bolivia, Nicaragua4. in Albania5. in Etiopia, Somalia e Mali6. per la Comunità di Sant’Egidio nel Progetto DREAM

(Drug Resource Enhancement against AIDS andMalnutrion) in tutta l’Africa sub-sahariana

- 1975 a Perugia fondazione dell’Ufficio Regionale Europeo dell’International Union for Health Promotion and Education (IUHPE)- Il Centro è sede centrale dell’Ufficio, sotto la Direzione di Maria Antonia Modolo dal 1985 al 1991- 1987 organizza la I Conferenza Europea dell’IUHPE a Madrid- 1990 organizza la II Conferenza Europea dell’IUHPE a Varsavia- 1996 co fondatore della Rete europea per la Promozione della Salute nei Luoghi di Lavoro ENWHP- 2003 a Perugia organizza la VI Conferenza Europea dell’International Union for Health Promotion and Education

EVENTI INTERNAZIONALI

I corsisti del Master in Progettazione coordinamento e valutazione diinterventi integrati di promozione ed educazione alla salute 2009-2010

Attività didattiche elettive per gli studenti di medicina ( ADE)Promozione della salute, comunicazione e cure primarie

(2000-2014)

ObiettiviProgettare, realizzare e valutare sei corsi elettivi, centrati sullo studente, fondati su:

-promozione della salute-comunicazione medico-paziente-cure primarie e assistenza sanitaria territoriale

Metodologia- esperienziale, didattica attiva, che valorizza il coinvolgimento del discente (centralità

dello studente):- sintesi informative, lavori individuali (Diari di Bordo), lavori di gruppo, role

playing, esperienze sul campo- valutazione dei corsi attraverso questionari e Diari di Bordo

11n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

SISTEMA SALUTE.LA RIVISTA ITALIANA DI EDUCAZIONE SANIT ARIA

E PROMOZIONE DELLA SALUTE

In linea con il movimento per una nuova sanità pubblica promosso dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità, oggi Sistema salute: Larivista Italiana di Educazione sanitaria e promo-zione della salute offre a ricercatori e professioni-sti del settore il punto di riferimento italiano suteorie, concetti, modelli, ricerche e interventi ineducazione sanitaria e promozione della salute alivello nazionale e internazionale.

La rivista ha un focus particolare su:1. promozione della salute individuale e di comunità2. determinanti sociali di salute3. comportamenti di salute4. salute ambientale5. salute nei luoghi di lavoro6. salute globale7. politiche di salute8. sistemi sanitari e organizzazioni sanitarie

La rivista dagli anni ’50 a tutt’oggi ha caratterizzato la presenza dell’Università e dellastessa città di Perugia nel campo dell’educazione sanitaria, della prevenzione e dellapromozione della salute a livello nazionale e internazionale.

L’evoluzione del titolo della testata accompagna losviluppo culturale concettuale del percorso dallaprevenzione alla promozione fino a voler accoglierela sfida dell’OMS Health in all policies.

1956L’Educazione Sanitaria

1978Educazione Sanitaria e Medicina Preventiva

1988Educazione Sanitaria e Promozione

della Salute2012

Sistema Salute. La Rivista italiana di educazionesanitaria e

promozione della salute

12 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

LA SALUTE UMANA

“La Salute Umana” è stata fondata nel 1973 da Alessandro Seppilli in strettacollaborazione con il Comitato francese per l’educazione sanitaria “con l’intento didiffondere, sul modello della francese “La Santé de l’Homme”, aggiornamenti suitemi dell’educazione sanitaria e più in generale dell’informazione medica allapopolazione”. “Un periodico, sciolto e agile di contenuto – scrive Seppilli – rivoltoal grande pubblico dell’educazione sanitaria, da irradiare capillarmente”.E’ rivolta agli insegnanti, agli operatori sociali e sanitari, in particolare dei servizidi base, a quanti operano nel sociale e nel volontariato in favore della tutela dellasalute. Ogni numero presenta articoli e rubriche di attualità culturale e sociale sui temidella prevenzione e della promozione della salute e un dossier monotematico suargomenti di rilevante attualità per l’educazione alla salute. Ospita una rubrica fissadedicata all’Osservatorio Permanente sui Giovani e l’Alcool.Alcuni titoli dei Dossier:- I determinanti sociali di salute- La famiglia- Salute in azione: la parola agli operatori sul campo- Quali legami tra religione e salute?- Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese- Il Distretto nella nuova sanità pubblica- Salute, comunità, partecipazione- L’ambiente costruito determinante di salute- Formarsi e formare in promozione della salute- Scuola promotrice di salute- Giovani e dipendenze. Evoluzione dei comportamenti e degli approcci professionali- Promuovere salute in ospedale. Un concetto ancora marginale

LE GUIDE e I LIBRI

Un volume per la scuola elementare Tutto su di me e due volumi perla scuola media inferiore Pensaci bene.Un volume pubblicato con la Regione dell’Umbria sulleFarmacodipendenze.Pacchetti didattici sull’igiene orale, sul fumo, sull’alimentazione sonoelaborati e prodotti a supporto della scuola.Un manuale per le Scuole Infermieri Professionali (Rosini Editrice) eun Manuale per i professionisti sanitari e sociali (Il Pensiero Scienti-fico Editore) hanno presentato i principi e metodi dell’educazionesanitaria elaborati dal Centro.Contributi dei vari collaboratori del Centro a libri e manuali editi daaltri gruppi, hanno ulteriormente diffuso tali principi.

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione13n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

UNA BUSSOLA PER L’EDUCAZIONE SANIT ARIAIL THESAURUS MULTILINGUE EUROPEO PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE

Intorno al 2000, il Centro (CSES), in-sieme a SEDES (Servizio di documen-tazione per l’educazione sanitaria),agenzia strumentale della RegioneUmbria, partecipa, per conto dell’Ita-lia, alla costruzione di un Thesaurus re-datto in tutte le 12 lingue presenti nellaComunità europea.CSES e SEDES coordinano uno dei tregruppi di lavoro (quello dei Paesi me-diterranei della UE, insieme a Grecia,Portogallo e Spagna) in cui il progettosi articola. Gli altri due sono composti,uno da Francia, Germania, Olanda eRegno Unito, l’altro da Danimarca, Fin-landia, Norvegia e Svezia.Il Thesaurus è una raccolta organizzatadi voci e termini standardizzati(descrittori e parole chiave), in corri-spondenza di rispettivi oggetti e/o con-cetti relativi ad un particolare ambito oarea tematici. Tale strumento permettedi scegliere, in maniera univoca, i ter-mini più congrui- sia in sede di descrizione, indiciz-

zazione e classificazione dei docu-menti (Documentazione)

- sia in sede di accesso alle informa-zioni raccolte e documentate nellebanche dati

Il Thesaurus multilingue costituisce,quindi, la sintesi e il nucleo comune ditermini condivisi, formulati in inglese,cioè nell’idioma che ha fatto da pernosemantico-linguistico a tutto il lavoro.Inoltre - come da esempio sottostante -ogni termine, viene corredato con icorrispettivi termini delle altre 11 areelinguistiche dell’Europa comunitaria.

EDUCATIONAL NEEDSDan UDDANNELSESBEHOVDut ONDERWIJSBEHOEFTENFin KOULUTUSTARPEETFre BESOIN EDUCATIFGer GESUNDHEITSERZIEHUNG

SBEDARFIta BISOGNI EDUCATIVINor UTDANNINGSBEHOVPor NECESSIDADES

EDUCATIVASSpa NECESIDADES

EDUCATIVASSwe UTBILDNINGSBEHOV

La costruzione di tale vocabolario -pre-cursore di un’idea di Comunità Euro-pea non limitata alla sola moneta uni-ca- che ha coinvolto documentalisti,educatori ed esperti di educazione sa-nitaria e di sanità pubblica, non è con-sistita in una mera traduzione di termi-ni, ma nella condivisione di concetti eoggetti riferiti a realtà culturali, teori-che e organizzative spesso differenti dapaese a paese.Ogni paese, poi, avrebbe redatto unthesaurus nella propria lingua, varia-mente articolato, che avrebbe accoltoanche altri descrittori rappresentativi diproblematiche specifiche nazionali

Un Thesaurus organizza le voci ed i ter-mini prescelti in più modi, ma semprecon l’obiettivo di facilitare la scelta siadi chi documenta-indicizza-classifica,sia di chi accede alle banche dati.

14 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Formazione ComunicazioneFormazione Comunicazione

La DOCUMENTAZIONEè l’azione mentale che analizza e interpreta il contenuto concettuale del docu-

mento, dopo averlo descritto anche fisicamente, al fine di individuarne glielementi costitutivi ognuno dei quali viene poi trasformato in una unità infor-

mativa, perché possa essere diffusa e/o recuperata attraverso appositi strumentie procedure

La documentazione si concretizza nella cosiddettaCATENA DOCUMENTARIA

Cioè l’insieme delle operazioni di individuazione, raccolta e trattamento deidocumenti primari (un libro, un articolo, un cd-Rom, ecc.) per trasformarli poi

in documenti secondari (record-documenti che descrivono i primi) che poivengono diffusi

Per esempio nel Thesaurus italiano dieducazione sanitaria, i termini vengo-no organizzati e presentati in 4 modali-tà: alfabetico, per aree tematiche, ge-rarchico e ruotato.Ognuna di tali modalità ricostruiscecomunque il contesto semantico di ognitermine.

Es. dall’elenco alfabetico del ThesaurusitalianoDISTURBI ALIMENTARIBT PATOLOGIE (termine più ampio

che esprime la classe di apparte-nenza)

NT ANORESSIA (termine più ristret-to che esprime il rapporto genere/specie e talvolta quello parte/tut-to)

BULIMIART OBESITA’ (termine correlato che

esprime )

Il thesaurus multilingue europeo è sta-to il punto più alto dell’attività di DO-CUMENTAZIONE che il CSES intuìcome strategica per lo sviluppo del-l’educazione e della promozione dellasalute. Insieme alla Regione Umbria ilCSES infatti, elaborò nel 1985, un pro-getto di Servizio nazionale di documen-tazione per l’educazione sanitaria(SeNDES), fatto proprio dal Consigliosanitario nazionale e affidato alla Re-gione UmbriaIGEA è la banca-dati prodotta all’in-terno di questo progetto che ancora oggicontinua a censire il panorama nazio-nale e oltre, dati e informazionibibliografiche, esperienze, materialirelativi all’educazione e promozionedella salute, a disposizione di tutto ilpopolo dell’educazione alla salute

15n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

IconografiaIconografia

Ogni giorno di questi sessant’anni i cit-tadini di tutto il mondo hanno ricevutoinformazioni, regole, strumenti per edu-carsi alla cultura della salute attraversole immagini.Questa terza sezione della mostra ha ilsignificato di aprire uno spiraglioiconografico sulla storia che si va a rie-vocare: dopo puntuali e doverose spiega-zioni, si è voluto offrire un momentoespositivo di illustrazione vera e propria.Il Centro Sperimentale per la Promozio-ne della Salute e l’Educazione Sanitariae perciò la città di Perugia tutta possiedeun incredibile patrimonio, in molti casidi indubbio interesse artistico ma primadi tutto di indiscutibile valore antropolo-gico, sociale, culturale, tutto concentratosulla cura e la tutela della salute dellacomunità umana.Si presenta in questa occasione una sele-zione dagli oltre seimila manifesti e lo-candine di proprietà del Centro Sperimen-tale, ma provenienti da tutte le parti delmondo e concepiti per svariate occasionida parte di tutte le istituzioni che fin da-

PER UN’ICONOGRAFIA DELLA SALUTE

16 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

IconografiaIconografia

gli anni Trenta del Novecento si sonooccupate di tutelare, difendere, creare ilbene più prezioso per la prosecuzionedella nostra specie.Ognuna di queste istituzioni e dunque diquesti paesi, osservando e monitorandole esigenze di salute dei propri cittadini, iloro problemi, le loro precarietà, ma an-che i possibili punti di forza e di crescita(primo fra tutti sicuramente le più giova-ni generazioni), interpreta quanto elabo-rato dalle ricerche sul campo e lo traducein campagne di sensibilizzazione, educa-zione, progettazione di un futuro miglio-re e più sicuro. I manifesti sono la tradu-zione artistica di tali progetti, che vengo-no così presentati alle comunità di riferi-mento tramite parole e immagini estre-mamente curate, studiate per essere digrande impatto: una forza espressiva de-stinata a non esaurirsi nel breve termine,ma calibrata al fine di lasciare una pro-fonda traccia nello spettatore-destinatario,che deve essere persuaso a trasformarel’impressione in comportamento, a met-tere in discussione il proprio stile di vita.Ecco quindi palesarsi il valore aggiuntodi questi documenti, opere d’arte non sol-tanto in virtù del proprio significato este-tico e storico, ma in quanto veicolo delruolo più importante che la bellezza pos-sa assumere per chi ne gode, quello didivenire strumento di verità e benessere.Le immagini di questi manifesti sono dun-que icone di cosa volesse dire in un certoluogo e in un certo momento storico ap-partenere ad un gruppo umano in carneed ossa, pieno di vita e di desiderio di cre-scere, evolversi, star bene: forme e coloriscelti da russi piuttosto che da statuniten-si, da francesi come da ungheresi o in-glesi divengono in tal modo rappresenta-tive sì della temperie culturale ed artisti-ca dell’elite responsabile della loro ela-borazione, ma anche rivelatrici di cosaaccade nelle vite di ogni singolo loro con-

17n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

IconografiaIconografia

nazionale. Proprio per lo strettissimo le-game intercorrente fra l’intellighenzia, chiha pensato e prodotto queste opere, e iltessuto sociale di cui questi vogliono oc-cuparsi, il patrimonio che avete qui l’op-portunità di saggiare merita e necessitaattenzione e visibilità massime.Un messaggio positivo, di grande speran-za e valore, non soltanto perché nonostan-te tutte le difficoltà e i mali che hannosempre afflitto l’umanità dall’arrivo dell’homo sapiens, c’è sempre stato qualcunoad impegnarsi per poterla salvare ma an-che e soprattutto perché, scorrendo leproblematiche, le malattie, le piaghe chetali manifesti denunciavano si ha anchela misura di quanto questo impegno ab-bia prodotto risultati concreti.Un’importante luce sulla vittoria degliuomini, della salute, della vita su morte emalattia, un faro e un modello da restitu-ire agli occhi e alle coscienze di una cit-tadinanza che ne è protagonista.

18 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Il futuroIl futuro

Ribadiamo il nostro impegno a studia-re e diffondere le idee e i temi di fondodell’educazione sanitaria e promozio-ne della salute, nel quadro generaledelle modifiche culturali, sociali, poli-tiche ed economiche occorse in questi60 anni.Eredi dei principi del fondatore, in stret-ta connessione con il mondo contem-poraneo, mettendo il più possibile inatto il motto dell’Igiene Rerumcognoscere causas.E’ immutato il bisogno di pensare allacultura della salute, costruita insieme,nel confronto dei diversi specialismi,per affrontare le problematiche che de-terminano, positivamente e negativa-mente la salute.Gli indirizzi della promozione, daOttawa in avanti, riportano all’impera-tivo categorico del fare sistema, cheimpegna tutti i comparti sociali nellosviluppo di una politica pubblica di sa-lute e di riorientamento dell’intero si-stema dei servizi, non solo sanitari.Ed infine ribadiamo il valore dell’edu-cazione, elemento fondante di una so-cietà di individui liberi e responsabili.Un processo di elevazione culturale chesi lega ancora una volta all’esercizio deidiritti costituzionali.Educazione come libertà, libertà lega-ta alla conoscenza, al sapere, resistentealle suggestioni ingannevoli edillusorie, alla propaganda provenienteda interessi precostituiti, libertà capa-ce di portare a scelte autonome, indi-pendenti. E quindi all’assunzione diresponsabilità nella piena cognizionedelle ragioni per cui si sceglie.Un processo di crescita culturale ope-rato dalla “società che educa” che av-viene lungo tutto l’arco dell’esistenza.

LA STORIA DEL CENTRO CONTINUA ...

Collaborazioni scientifichee istituzionali in corso

Partner dell’International Union forHealth Promotion and Education per

lo sviluppo del Progetto CompHDeveloping Competencies and

Standards for Health Promotion inEurope

Responsabile scientifico per laRegione Umbria del Sistema di

Valutazione dell’Assistenza allagravidanza, al parto e al neonato e

dei Servizi Materno Infantili

Partner e Membro del LaboratorioScientifico dell’Osservatorio Perma-

nente sui Giovani e l’Alcool

Responsabile scientifico dell’Osser-vatorio Provinciale su Ambiente e

Salute di Terni

Responsabile scientifico per l’Azien-da Ospedaliera di Terni del Controllo

della Qualità dei Servizi Sanitari

19n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

7 novembre 2015INAUGURAZIONE con il Presidente della Regione Umbria, il Magnifico Rettore del-l’Università degli Studi di Perugia, l’Assessore alla cultura, al turismo e all’Università delComune di Perugia

10 novembre 2015CONVEGNO NAZIONALE PROGETT O CompHP (Competenze in promozione dellasalute). Partecipano Marie Claude Lamarre, IUHPE, Paolo Contu, Università di Cagliari,Giancarlo Pocetta, Università degli Studi di Perugia

12 novembre 2015

PRESENTAZIONE del libro “Comunicazione profonda in sanità” di e con FrancescoCalamo Specchia, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma. Partecipa Lino Conti, Uni-versità degli Studi di Perugia

14 novembre 2015PRESENTAZIONE del libro “Salute senza confini” di e con Paolo Vineis, Imperial CollegeLondon; partecipa Angelo Stefanini, Centro di Salute Internazionale, Bologna

15 novembre 2015EVENTO CULTURALE a cura del Forum Regionale dei Giovani Umbri

17 novembre 2015PRESENTAZIONE del libro “Angelo Celli. Nascita di una scienza della politica sani-taria” di Stefano Orazi. Partecipano Lamberto Briziarelli, CeSPES; Gaetano Maria Fara,Sapienza, Università di Roma; Tullio Seppilli, Fondazione Angelo Celli per una culturadella salute.

18 novembre 2015PRESENTAZIONE del 4° Rapporto Global Health Watch con Massimiliano Minelli,Università degli Studi di Perugia; Riccardo Casadei, CeSPES; Marianna Parisotto, Medicisenza camice; Elisa Cennamo, Centro di Salute Internazionale, Bologna

I contributi proposti in questa Seconda Sezione affrontano temi di attualità e di prospettiva per la promozione dellasalute.La questione degli standard di qualità e competenze dei professionisti della promozione della salute, la salute al tempodella globalizzazione, il significato della comunicazione in sanità, una comunicazione non strumentale, ma relazionale, ilmovimento internazionale di attivisti per la salute, la nascita e lo sviluppo della scienza della politica sanitaria, a partiredalla figura di Angelo Celli: presentazione di ricerche, condivisione di esperienze spazi di discussione che hanno coin-volto professionisti e cittadini al fine di ribadire il concetto che cultura è salute.A conclusione un seminario articolato in diverse attività - relazioni su “Arte e Salute”, perfomances di danza, musica epittura - quale esperienza viva di promozione della salute tra le giovani generazioni.

L’inaugurazione della Mostra:Vincenzo Nicola Talesa, Direttore del Dipartimento di Medicina Sperimentale,

Maria Antonia Modolo e Lamberto Briziarelli, già Direttori del Centro,Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, Franco Moriconi,

Magnifico Rettore dell’Univrsità degli Studi di Perugia

Il professor Franco Moriconi, Magnifico Retto-re con Liliana Minelli, coordinatrice del CeSPES

Seconda SezioneSeconda SezioneSeconda SezioneSeconda SezioneSeconda Sezione

20 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

DDDDDeveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards foreveloping competencies and standards for health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp health promotion in Europe (Comp-HP)-HP)-HP)-HP)-HP)

Convegno NazionaleConvegno NazionaleConvegno NazionaleConvegno NazionaleConvegno NazionalePPPPPerugia, 10 novembre 2014erugia, 10 novembre 2014erugia, 10 novembre 2014erugia, 10 novembre 2014erugia, 10 novembre 2014

Dò il benvenuto ai presenti, inparticolare ai colleghi relatori di

questo seminario, che abbiamo volutoorganizzare nell’ambito degli eventiche si svolgono in occasione dei 60anni del Centro Sperimentale per laPromozione della salute di Perugia,per parlare di un tema estremamenteattuale.Il lavoro che presentiamo oggi puòdeterminare un cambiamento positivonella promozione della salute in Italia.Parleremo di un progetto europeo cuiabbiamo partecipato, che si chiama“Sviluppo delle competenze e deglistandard di qualità della promozionedella salute” e in parallelo di unsistema di accreditamento professio-nale; un progetto che ha immaginatoquali elementi deve dimostrare chi sioccupa professionalmente di promo-zione della salute - nella sanità, nellascuola, nei diversi contesti -, qualicompetenze definiscono la professio-nalità della promozione della salute.Tutto ciò ha dato luogo a un lavoro di

Introduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriIntroduzione ai lavoriGiacarlo POCETTA*

ricerca e a un sistema articolato, inostri due relatori ce lo illustreranno.A questo sistema di competenze, si èpensato di affiancare un sistema diaccreditamento professionale chepossa mettere gli operatori di promo-zione della salute in grado di dimo-strare le competenze che utilizzano.Sistema di accreditamento che svolge-rà - ce lo diranno i relatori - anche leattività formative.CompHP è la sigla che identifica ilprogetto in tutto il mondo, perché oltreall’Italia , il progetto si sta estendendoin altri Paesi, grazie al lavoro del-l’Unione Internazionale per la Promo-zione della salute e l’Educazionesanitaria che ci ha fornito “ l’ombrel-lo” per tutto il progetto.La struttura del seminario è a duelivelli. In una prima parte sarà presen-tato il progetto CompHP da diversipunti di vista, poi avremo una parte didiscussione animata da colleghiitaliani che dimostreranno la loroprofessionalità in diverse aree e in

diversi contesti.Vi presento i nostri primi relatori. Ladottoressa Marie Claude Lamarre, chesvolge il ruolo di direttore generaledell’Unione Internazionale per laPromozione della salute e l’Educazio-ne sanitaria a Parigi, ci offrirà unpunto di vista generale su comel’Unione Internazionale ha visto ilprogetto CompHP e come lo stagestendo in relazione allo sviluppofuturo.Il professor Paolo Contu dell’Univer-sità di Cagliari, vice presidentedell’Unione Internazionale per ilsettore chiamato Capacity Building, acui afferisce anche il nostro progetto,ci darà una visione dei riflessi interna-zionali del progetto.

* Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria, Dipartimento di Medicina Sperimentale, Universitàdegli Studi di Perugia

Giancarlo Pocetta introduce le relazioni di Paolo Cantu e di MarieClaude Lamarre e la Tavola Rotonda

21n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Porto il saluto dell’Unione Internazionale, ricordando il professor Gio-

vanni Canapei, che è stato uno deifondatori dell’Unione Internazionale perla Promozione della salute, 63 anni fa,pochi anni prima della creazione delCentro di Perugia da parte di Alessan-dro Seppilli.Saluto la professoressa Modolo e ilprofessor Briziarelli e introduco l’argo-mento del progetto CompHP, descriven-do la consultazione tra i professionisti eil mondo della promozione della saluteper costruire questo progetto.Micheal Spark, il nostro attuale Presi-dente Internazionale identifica i puntichiave del progetto e i motivi per cuil’Unione Internazionale lo ha supportatocome parte della struttura di CapacityBuilding dell’Unione Internazionale, dicui è responsabile il professor Contu.Afferma che la consapevolezza dei prin-cipi, delle best practice, dei valori chestanno alla base della promozione dellasalute è qualcosa di critico per una rea-lizzazione efficiente e efficace delle at-tività di promozione della salute. C’èbisogno di costruire una struttura cheassicuri che la promozione della salutesia ben praticata nell’evidenza scienti-fica e sia solida, professionale e globa-le. Se dobbiamo costruire capacità per

The CompHP PThe CompHP PThe CompHP PThe CompHP PThe CompHP ProjectrojectrojectrojectrojectMarie ClaudeLamarre *

* International Union for Health Promotion and Education (IUHPE)

promuovere salute dobbiamo avere unquadro di riferimento con cui elaborarestandard attraverso i quali misurare inostri sforzi.Il sistema di accreditamento in promo-zione della salute è stato sviluppato comerisposta al bisogno di valutazione e mi-glioramento della qualità, per rafforza-re e unificare le diverse attività e figureprofessionali della promozione dellasalute in Europa. Mentre in altri settoridella educazione sono stati sviluppatisistemi di valutazione della qualità, nonc’è ancora niente di così specifico inpromozione della salute.Non c’è accordo oggi a livello europeosu standard che assicurino ilraggiungimento della qualità nella va-lutazione, rispetto a obiettivi e finalitàdella promozione della salute, così comesono stati identificati e proposti dallestrategie europee, non c’è accordo sulriconoscimento delle qualifiche profes-sionali che possono essere alla base dellibero scambio di operatori, così comerichiesto dalle politiche dell’UnioneEuropea.Segnalo la dichiarazione di Bologna, cheincoraggia la cooperazione europea e lavalutazione della qualità nella formazio-ne superiore, come un driver rispettoall’accreditamento dei corsi di promo-

zione della salute.Introduco alcuni elementi sulla storia delprogetto partendo dal 2005, anno in cuiil Comitato Europeo dell’Unione Inter-nazionale ha definito un sottocomitatoper esplorare le possibilità di un siste-ma di accreditamento della pratica dipromozione della salute, basato sullecompetenze e sulle pratiche della forma-zione di base e superiore in promozionedella salute in Europa. Questosottocomitato ha fatto una serie di con-sultazioni e di studi preliminari e difattibilità. Nel 2008 c’è stata una confe-

22 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

renza di consenso a Galway in Irlanda,che ha esplorato la possibilità di un’am-pia collaborazione internazionale riguar-do lo sviluppo delle capacità, per iden-tificare e codificare competenze comu-ni e rafforzare approcci comuni, rispet-to a un programma di accreditamento edi sviluppo comune della formazione.I risultati della conferenza di Galway edelle consultazioni successive sono statela base dello sviluppo, dal 2009 al 2012,del progetto CompHP, il cui obiettivo eradefinire standard basati sulle competen-ze e un sistema di accreditamento per lapromozione della salute, di dimensioneeuropea. Il progetto, finanziato dall’Unio-ne Europea, è stato implementato con ungruppo ampio e rappresentativo di Paesieuropei e partner provenienti da settorioperativi e tecnici della promozione del-la salute, un gruppo internazionale diesperti per lo sviluppo di best practice dilavoro a livello globale.Nella lista dei partner sono presenti dueuniversità italiane, Perugia e Cagliari.Questa è la definizione di competenzache è stata utilizzata dal progetto: lacompetenza è la combinazione di cono-scenze essenziali, attività, capacità evalori necessari per mettere in atto lapromozione della salute.Le competenze chiave (Core

competencies) sono cosi definite: il setminimo di competenze che costituisce unabase comune per i diversi ruoli in pro-mozione della salute, vale a dire i ruolisono quello che gli operatori di promo-zione di salute devono dimostrare di sa-per fare per lavorare in modo efficiente,efficace e appropriato nel campo.Ci sono due aree di competenze fonda-mentali a sostegno di tutte le altre areedi competenza. La prima è la dimensio-ne etica in promozione della salute, checostituisce il contesto all’interno delquale tutte le aree di competenza trova-no la loro applicazione pratica. L’altraarea di competenza fondamentale è laconoscenza di base in promozione dellasalute. Questi due ambiti di competenzasono alla base e sostengono tutte le altrearee.Queste aree di competenza sostengonogli standard professionali e specificanole conoscenze e le capacità pratiche e icriteri di performance delle competen-ze chiave nel momento in cui questevengono prodotte e applicate. Glistandard di competenza professionaleelaborati in CompHP sono individuatiper essere usati da operatori il cui ruoloprincipale è la promozione della salutee che hanno un titolo qualificato in pro-mozione della salute o in una disciplina

collegata. Gli standard sono anche utiliper operatori di altre aree professionali,il cui ruolo include in maniera sostanzia-le la promozione della salute, quindi la-voratori, associazioni professionali, sin-dacati, che operano in promozione dellasalute o sviluppano di programmi educa-tivi e di formazione a supporto delle pra-tiche di formazione per la salute.Per arrivare all’elaborazione del siste-ma di accreditamento sono state fattenumerose consultazioni, che, a partiredallo schema degli standard, hanno coin-volto 230 membri della comunità di pro-mozione della salute in Europa, utiliz-zando un ampio range di sistemiquantitativi e qualitativi. La fase pilotasi è conclusa e il sistema CompHP ades-so viene lanciato.L’incontro finale del progetto ha messoinsieme gli stakholder chiave della Psin Europa, assieme ad esperti interna-zionali, per definire un piano a sostegnodello sviluppo della forza lavoro in Eu-ropa. In particolare, è stato preso l’im-pegno a implementare un sistema diaccreditamento basato sulle competen-ze a partire dallo schema CompHP.Lo IUPHE ha accettato di sostenere ilruolo di organizzazione accreditante alivello europeo. Alla conclusione delprogetto nel 2012, erano pronti piani disviluppo di nuove partnership e perl’implementazione del sistema diaccreditamento.Il sistema di accreditamento è disegnatoper essere flessibile e sensibile ai diver-si contesti, pur mantenendo la robustez-za e la validità dei criteri. Offre un rico-noscimento professionale agli operatoriin promozione della salute e unaccreditamento ai corsi di promozionedella salute, che sono valutati nella mi-sura in cui aderiscono ai criteri specificidi competenza definiti nei manuali delprogetto CompHP.Il progetto CompHP ha prodotto tremanuali, che oggi sono disponibili tra-dotti in italiano, con la traduzione cura-ta dal DoRS di Torino, che sono la base

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di tutto quello che stiamo facendo.I driver identificati per l’implementazionedel sistema di accreditamento sono: lavalutazione di qualità, il miglioramentodella forza lavoro,l’interesse per la pro-gressione nella carriera, il riconoscimen-to della promozione della salute comeambito professionale, l’aggiunta di statusalla professione, l’interesse e la motiva-zione degli operatori, dare un migliore ri-conoscimento di quello che gli operatoridella promozione della salute fanno, an-che in termini accademici e lavorativi eper altre agenzie.Ci sono due motivazioni chiave che pos-sono spingere gli operatori a registrarsiall’interno del sistema di accreditamento:il valore aggiunto che può fornire nelmercato del lavoro e il fatto che l’Europaè un mercato libero, in cui è possibile lamobilità dei lavoratori.Il sistema di accreditamento è basato suun modello di tipo “devolutivo”, in cuiun organismo di accreditamento nazio-nale interagisce con l’Unione internazio-nale, che è l’organizzazione europea diaccreditamento.Il NAO, cioè l’organizzazione diaccreditamento nazionale, è responsabi-le della registrazione degli operatori,mentre il ruolo chiave del livello euro-peo, svolto dall’Unione Internazionale,è approvare l’organizzazione nazionale,l’accreditamento dei corsi in promozio-ne della salute e i diversi operatori, neiPaesi in cui non esiste o non è stato pos-sibile implementare un organismo diaccreditamento nazionale. C’è un livel-lo nazionale e un livello europeo. Il ra-zionale per sviluppare questo modellodevolutivo è basato sulla considerazio-ne che i sistemi di accreditamento, disviluppo di carriera professionale deidiversi Paesi sono diversi tra di loro equesto sistema permette di catturare laricchezza di questa diversità.Il sistema di governance e di coordina-mento è stato implementato a livellodell’Unione internazionale, come entedi accreditamento europeo, e include la

presenza di comitati specialistici, tra cuiun comitato di esperti valutatori, cheformano l’insieme dell’organizzazionedi accreditamento del livello europeo.Tutte le informazioni riguardo il siste-ma sono contenute nel sito web del-l’Unione internazionale, all’interno delquale vi è una comunicazione moltofriendly /semplice che gli operatori pos-sono utilizzare. Si tratta di un sistema abasso costo che utilizza il contributovolontario di molti esperti.La definizione di practitioner, presentenell’edizione originale inglese dei ma-nuali, include coloro che lavorano nelmanagement, nella formazione e nellaricerca direttamente legate alla promo-zione della salute.La parte del sistema di accreditamentorelativa all’accreditamento dei corsi ri-guarda l’insieme di un corso, non mo-duli all’interno di essi, ad esempio ilMaster in promozione della salute inquanto tale, non singoli moduli. Il corsodeve contenere tutte le aree di compe-tenza della promozione della salute edimostrare in che modo rende in gradogli studenti di realizzare i criteri di per-

formance definiti dal sistema CompHP.Di fronte a questo complesso sistema cisono alcune barriere o vincoli, che pos-sono essere di stimolo per andare avan-ti. Questi vincoli sono rappresentati dalfatto che in molti paesi europei la pro-mozione della salute non è consideratauna competenza separata, ci sono stret-tissime relazioni tra promozione dellasalute e sanità pubblica, che possonorappresentare elementi di criticità su cuidover lavorare per sviluppare il sistema.Il lancio di CompHP - competenze,standard e sistema di accreditamento -ha suscitato grande entusiasmo, non solonei Paesi europei che hanno partecipa-to, ma anche nei Paesi al di fuori d’Eu-ropa. Il Presidente dell’Unione Interna-zionale Micheal Spark auspica che, nelmentre l’Europa dimostra di avere unruolo leader nello sviluppo deglistandard, vi sia un allargamento progres-sivo a tutte le regioni del mondo in cuil’Unione internazionale riesce a portarequesti messaggi.

24 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Nuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsNuove competenze e standardsper la Pper la Pper la Pper la Pper la Promozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Saluteromozione della Salute

nei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi Sanitarinei Servizi SanitariPaolo Contu*

* Università degli Studi di Cagliari

I l titolo che mi è stato dato è “Nuovecompetenze e standard per la promo-

zione della salute nei servizi sanitari”.Cercherò di vederle in un’ottica non solointernazionale ma anche italiana, conquelle criticità che possono essere par-ticolarmente rilevanti nel nostro conte-sto.Credo che il punto di partenza sia la Car-ta di Ottawa. L’idea che è stata alla basedi tutto il processo di sviluppo delle com-petenze è quella di voler avere delle per-sone, all’interno della società e della pro-mozione della salute, in grado di averecompetenze utili a sviluppare i diversiaspetti, gli aspetti di azione comunita-ria, competenze per facilitare il cambia-mento, sviluppare le capacità degli altricittadini, in particolare la capacità di me-diazione, l’aspetto molto importante ècreare contesti favorenti, con la capaci-tà di pianificazione partecipativa con glistakeholder.Lavorare nelle politiche è una cosa dicui si è parlato molte volte, ma è statamolto dimenticata, così come ilriorientamento dei servizi sanitari. Moltevolte la promozione della salute si è oc-cupata di altro e ha lasciato perdere que-ste situazioni interne ai servizi. Gli ospe-dali promotori di salute sono molto im-portanti per questo, sembra cheriorientiamo tutto verso la promozione

della salute tranne che l’area sanitaria.Questo rappresenta una criticità, un’idea,un punto di partenza.È evidente che la promozione della sa-lute in questi anni, in questi decenni ècresciuta molto al di fuori dell’accade-mia, al di fuori di una formazione rego-lare, con formazioni molto diverse traloro. Questo è stato estremamente posi-tivo. Ci troviamo con operatori cresciu-ti con le loro esperienze, con la loro sto-ria, nel loro complesso, cresciuti in grup-po o, come mostra il gatto della primavignetta, attraverso propri percorsi diazioni collettive sociali o altri possonoessere ( vedi il gatto della seconda) cre-sciuti attraverso una formazione tradi-zionale/formale.Tutta questa è la ricchezza che ha la pro-mozione della salute, una ricchezza cheil lavoro sulle competenze vuole arric-chire ulteriormente, non vuole certamen-te comprimere, bisogna dare a questa ric-chezza una forma di riconoscimento.È chiaro che noi abbiamo i nostri pro-motori di salute che sanno fare molto,ma è importante fare riconoscere a tuttiche sanno fare molto.A questo si aggiunge un altro aspetto che,soprattutto da noi, è importante. L’ab-biamo vissuto nell’area della sanità: al-cune aree professionali - può essere laprofessione medica rispetto ad altre pro-

fessioni, possono essere alcune aree del-la sanità pubblica rispetto ad altre - sonostate viste come il centro di tutto il si-stema, rispetto ad altre situazioni pro-fessionali e altri tipi di formazione chepotevano fare da contorno.Quello che è importante è non pensare aun’area professionale basata su una suaformazione ufficiale, vista come il solecon i pianeti che girano intorno, ma comeil sole dobbiamo vedere le competenze,vediamo quello che si sa fare, le capaci-tà, e intorno a queste capacità diversefigure con storie diverse possono ritro-varsi ad agire: è un cambiamento di pro-spettiva!Un cambiamento di prospettiva semprebasato sulle competenze, sulle capacitàtecniche relazionali dell’individuo, checerchiamo in qualche modo di ricono-scere. Abbiamo sicuramente bisogno diprofessionisti competenti nell’area del-

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la promozione della salute, ma è impor-tante che questa competenza sia ricono-sciuta, il che non vuol dire professioni-sti per forza di promozione della salute,vuol dire professionisti le cui competen-ze in promozione della salute sianovalidate.Questo ci porta a un dilemma, a una di-scussione dei primi anni del CompHP:vogliamo dei gatti di allevamento in bat-teria, vogliamo che tutti quelli che fan-no promozione della salute hanno fattotre anni di corso di laurea in promozio-ne della salute più un master in promo-zione della salute oppure vogliamo con-tinuare ad avere quelli che sono dall’al-tro lato, cioè quelli che vengono con leloro storie, che possono essere diverse aseconda dell’origine, del contesto?È chiaro, da quanto visto soprattutto inquesti anni all’interno del CompHP edello IUHPE, che ci sono differenze trapaesi. Sicuramente in Italia c’è una for-te componente di tipo sanitario che nelNord Europa è quasi irrilevante: nei no-stri corsi estivi, la maggior parte deglistudenti che vengono dall’Italia proven-gono dall’area medico-infermieristica-preventiva, la maggior parte degli stu-denti che vengono dalla Svezia, dallaNorvegia e dalla Danimarca provengo-no molto di più dall’area psicologica esociale. E’ chiaro che ci sono queste dif-ferenze, queste differenze sono la sto-ria.

In Italia, ci stiamo arricchendo con altritipi di figure professionali non sanita-rie, vogliamo mantenere questo. È im-portante confrontarci con queste figure,cercare di capire, anche se non usiamolo stesso linguaggio, se intendiamo lestesse cose. Se usiamo linguaggi diffe-renti, comunque tutti possono avere ca-pacità e competenze che sono quelle ri-tenute minime necessarie.L’ immagine del gatto del murales pari-gino, il gatto osservatore, é l’idea di ungruppo di accreditamento che possa inqualche modo riconoscere e dare unagaranzia di qualità per i professionistidei nostri servizi.È importante sottolineare che, mentrechi lavora da tempo, è già inserito instrutture professionali, chi ha già una sua

figura riconosciuta può fare a meno diquesto accreditamento.È invece molto importante che i giovaniprofessionisti che entrano nel mondo dellavoro, che devono farsi conoscere eapprezzare e farsi assegnare dei compiti,possano portare una dimostrazione ufficia-le delle competenze che hanno acquisito.Questo per evitare quello che capitaspesso da noi: dobbiamo fare un’attivi-tà di promozione legata all’attività fisi-ca, allora, visto che c’è il cardiologo, chel’attività fisica previene le malattiecardiovascolari, chiamiamo il cardiologoe lo facciamo lavorare per incrementarel’attività fisica. Perché lui già è dentro,è già un professionista conosciuto!Vediamo che esistono delle figure chehanno competenze più reali, ma forse piùnascoste. Fare questo tipo diaccreditamento può aiutare in questa di-rezione. Questa è l’idea su cui abbiamocercato di lavorare.Abbiamo visto qual è l’elenco delle com-petenze. Un dominio esprime la capaci-tà di mettere in grado i gruppi, le comu-nità, le organizzazioni di sviluppare leproprie capacità di azione in promozio-ne della salute per migliorare la salute eridurre le disuguaglianze. Abbiamo unaserie di competenze che servono a farequesto, competenze definite nel favori-re il cambiamento, legate all’empower-ment, abbiamo la mediazione attraverso

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il partenariato, competenze in cui noi ab-biamo più da dare all’interno di profes-sioni e situazioni di servizi di cui tuttisono abituati a fare il loro, molto menoa mediare e riconoscersi a vicenda, ab-biamo la competenza di advocacy, chevuol dire sostenere non solo quello chenoi pensiamo, ma anche sostenere quel-lo che la comunità pensa, aiutare la co-munità a fare sentire la propria voce al-l’esterno, e abbiamo competenze chesembrano normali per tutti, per esempiol’analisi dei bisogni e delle risorse è pre-sente sostanzialmente in ogni ricercasociale, ma sono competenze che hannouna loro caratteristica in promozionedella salute.C’è da analizzare e verificare i bisogni ele risorse, guardare alla comunità nonsoltanto come luogo di bisogni, ma comeluogo che ha al suo interno risorse dautilizzare, e fare tutto questo assieme aglistakeholder.Il grande cambiamento rispetto alla sa-nità pubblica tradizionale non è analiz-zare i bisogni – questo lo sanno fare tutti–, è analizzare le risorse assieme allacomunità. Infatti, se andiamo a vedere

le competenze, in basso a sinistra, ab-biamo la competenza più tecnica: uti-lizzare metodi di analisi quantitativi equalitativi, abbiamo quindi i risultati fi-nali, ma a destra abbiamo: utilizzare ap-procci di analisi culturalmente ed eti-camente appropriati e utilizzare meto-di partecipativi.Quindi, la caratteristica della competen-za di promozione della salute nel farel’analisi dei bisogni è quella di farla inmodo partecipativo. Lo stesso discorsovale per la progettazione.Mi concentro sulla nostra specificità: uti-lizzare, sostenere e promuovere la parte-cipazione degli stakeholder nella pianifi-cazione dell’azione. Non è essere bravi ascrivere un progetto, ma implementarel’azione di promozione della salute nonsolo efficace ed efficiente, ma cultural-mente sensibile, etica e di nuovo in col-laborazione con gli stakeholder.Preparando i programmi per i miei corsi,ho notato che la collaborazione con glistakeholder c’è praticamente dovunquee questa competenza è una competenzache noi dobbiamo distinguere rispetto auna preparazione di tipo generale.

La comunicazione è uno degli strumentiche sicuramente il promotore di salutedeve possedere, ma - di nuovo - deveaverlo molto legato al contesto, quindiculturalmente appropriato al setting, alcontesto con cui sta lavorando, non unacomunicazione di tipo generale.La leadership è stato uno dei temi più di-scussi durante la preparazione, per l’in-trinseca difficoltà del tema. Tenete pre-sente che, nella formazione di un laurea-to triennale, posso fornire competenze inprogettazione e comunicazione, posso farcapire cosa vuol dire leadership, ma, difatto, dovrà sviluppare nel tempo la suacapacità di esercitare leadership, e que-sta non potrà essere garantita come risul-tato della nostra formazione.Leadership vuol dire leadershippartecipativa.Che cosa stiamo proponendo agli ope-ratori? Stiamo proponendo di poter par-tecipare a un processo in cui le loro com-petenze individuali, con il loro modo difornire le competenze agli altri per quan-to riguarda i corsi, viene in parteautovalutato in parte confermato da al-tri per renderlo più ricco e più completosotto l’aspetto della promozione dellasalute.Quindi la richiesta di uno sforzo di par-tecipare a un processo di valutazione chepuò voler dire per un individuo adatta-re, cercare altre competenze se non neha, per un corso può voler dire cambia-re il modello di formazione, per aggiun-gere quell’aspetto che non era stato trat-tato all’interno di un corso, parteciparea questo processo e alla fine essere rico-nosciuto.Vorrei richiamare i punti centrali del si-stema europeo e del sistema nazionaledi accreditamento, quali sono i vantaggie quali sono gli obiettivi. Sicuramentevi sono tre aspetti.Il primo è l’assicurazione di qualità.Chi chiede a qualcuno di esercitareun’attività professionale nell’ambitodella promozione della salute, chi habisogno di qualcuno nell’area della

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promozione della salute può essere inte-ressato a sapere se si trova di fronte unsoggetto che ha deciso per i fatti propridi essere un esperto di promozione dellasalute o se è un soggetto che la comunitàdei promotori di salute riconosce cometale.Significa dare una garanzia ai cittadini ealle istituzioni che possono cercare qual-cuno per lavorare in promozione dellasalute e questo qualcuno ha la capacitàdi farlo. Questo attraverso un sistema dicompetenze.Un secondo aspetto che reputo moltoimportante è la mobilità. L’attività di pro-mozione della salute in Europa è moltodiversa. Professioni diversi, formazionidiverse. È importante, se uno desideraandare all’estero, sia durante il corso dilaurea negli scambi Erasmus, sia dopo lalaurea per lavorare in un altro Paese eu-ropeo, aver chiarezza sul tipo di compe-tenze raggiunte con la propria formazio-ne, competenze che in quel Paese posso-no essere state raggiunte in un altro modo.L’accreditamento di una laurea vuol direche un laureato italiano che ha seguitoun tipo di corsi può essere riconosciutoin Olanda parimenti a un laureato che inOlanda ha seguito un altro tipo di corsi.L’attività di promozione della salute inEuropa è molto diversa: si arriva da pro-fessioni diverse e da formazioni diverse.In pratica, il nostro corso di assistentesanitario di Cagliari ha una serie di com-petenze che sono quasi uguali al corso dioperatore sociale in Olanda o al corso dipsicologia sociale in Estonia. Non ha soloquelle competenze, è chiaro che ha an-che altre competenze, ma ha quelle com-petenze di base, per cui se in Olanda cer-cano qualcuno con quelle competenzesanno che uno che viene con quel rico-noscimento può lavorarci.In Inghilterra questo è già successo, at-traverso un sistema ancora più comples-so di competenze, laureati italiani sonostati riconosciuti come health promotionspecialisti.L’aspetto del riconoscimento della figu-

ra professionale è fondamentale ai finidella mobilità, per chi cerca lavoro.Il terzo aspetto è conferire un maggiorericonoscimento e visibilità alla promo-zione della salute e a chi ha deciso difare questa attività professionale. È chia-ro che tutti possono fare promozionedella salute, è chiaro che tutti devonoincludere - in determinate aree -una lo-gica di promozione della salute in quel-lo che fanno, è chiaro che molti inse-gnanti lavorano nelle scuole con una lo-gica di promozione della salute, ma c’èqualcuno che della promozione dellasalute ha fatto fin dall’inizio il suo nu-cleo centrale di attività.Ultimo aspetto pratico è come ci si ac-credita. È stato presentato il modelloevoluto, con un accreditamento europeoe un accreditamento nazionale.Vorrei qui lanciare la proposta, che hogià discusso con alcune istituzioni e al-cuni gruppi, di avere una struttura na-zionale di accreditamento in Italia.Perché è importante averla?Le funzioni sono quelle previste daCompHP, all’interno di strutture/orga-nizzazioni esistenti, ad esempio l’ orga-nizzazione professionale di promozio-ne della salute in Estonia, ovvero si puòcostruire un’organizzazione diaccreditamento specificatamente creata.Non volendo lavorare su una professio-ne unica, è importante che la nostra strut-tura di accreditamento sia una strutturadi rete, che possa includere associazio-ni professionali, università, istituzionipubbliche e chiunque ritenga di poternefare parte, per essere il più inclusivapossibile.Cosa deve fare? Deve accreditare i pro-fessionisti e gestire le liste nazionali.È chiaro che in Italia non si sta assoluta-mente pensando a quello che è successoin Estonia e in Irlanda, avere il profes-sionista in promozione della salute. Suquesto si è molto discusso. È chiaro cheesiste un modello irlandese, può esser-ci anche un modello australiano dellapromozione della salute come professio-

ne, ma è chiaro che in Europa continen-tale, in Italia Germania, Francia, Spagna,America Latina non c’è questa idea.Vogliamo riconoscere delle competen-ze acquisite attraverso percorsi perso-nali, diversi, locali, inclusivi, in cui sipossa entrare in momenti diversi dellavita, l’organizzazione che riconosce chequesto percorso a quel punto è stato com-piuto e che poi viene mantenuto attra-verso un’attività.Abbiamo già alcune strutture che hannomanifestato interesse, sicuramentel’Università di Cagliari e il CeSPES del-l’Università di Perugia, l’associazionenazionale degli assistenti sanitari, ilDORS, potrebbe esserci un interessedell’Istituto Superiore di Sanità, che sa-rebbe importante, così come potrebberoessere strutture regionali, per il direttol’aggancio con il sistema sanitario.È chiaro che l’elemento fondamentaledi una struttura di questo tipo è quellodi essere indipendente e quindi credibi-le a livello nazionale, ma nello stessotempo credibile di fronte a chi ci deveaccreditare, alla struttura internaziona-le dello IUPHE.Io lavoro a livello internazionale, quin-di per evitare conflitti di interesse nonpotrò seguire, al di là dei suggerimentiche potrò dare, la struttura/organizzazio-ne di Accreditamento italiana.È evidente che questa struttura è fonda-mentale per garantire quelle ricchezzenazionali che ci sono. Una struttura na-zionale può capire quali sono i diversipercorsi di formazione, può valorizzarele diverse esperienze, più di quanto èstato possibile fare con l’organizzazio-ne mista utilizzata nella fase pilota.Senza considerare la barriera linguisti-ca. È chiaro che farsi accreditare a livel-lo europeo significa utilizzare l’ingleseper ogni comunicazione e documenta-zione, l’accreditamento diventerebbecosì qualcosa di élite.Questa è la proposta ds cui partire.

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TTTTTavola Rotondaavola Rotondaavola Rotondaavola Rotondaavola RotondaSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inSviluppo delle competenze professionali inpromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisognipromozione della salute: partire dai bisogni

Giancarlo POCETTA

Le due relazioni hanno fornito unaserie di input per la conoscenza ediffusione dei risultati di questogrande progetto e delle sue possibiliricadute, e di lancio dell’iniziativa dicreare un organismo nazionale diaccreditamento.La seconda parte di questa mattinataè dedicata a una tavola rotonda, nellaquale colleghi che lavorano condiverse funzioni, con diversi approc-ci, con diversi background nellapromozione della salute reagiranno aqueste sollecitazioni. Abbiamoidentificato due aspetti per orientaregli interventi. Il primo è il punto divista rispetto ai bisogni formativi chel’evoluzione della promozione dellasalute può richiedere nel nostroPaese. Molti di noi vengono dallamanifestazione nazionale di Orvietodi “Guadagnare salute”, dove abbia-mo preso coscienza “fisica” dellosviluppo quantitativo e qualitativodella promozione della salute nelnostro Paese; a questo necessaria-mente corrisponde una funzioneformativa indirizzata a migliorare laqualità?Il secondo aspetto riguarda il poten-ziale contributo del sistema CompHP,

costituito dagli standard e dal siste-ma di accreditamento.Mi auguro che questa tavola rotondaporti un contributo significativo allosviluppo della nostra comprensionedel fabbisogno formativo in promo-zione della salute e che CompHPcontribuisca a sviluppare non solo lacapacità degli operatori, ma anche laqualità dell’azione di promozionedella salute nei nostri sistemi, nonsolo il sistema sociale e il sistemasanitario, ma anche gli altri sistemi ele relazioni tra questi.Partecipano alla tavola rotonda ildottor Claudio Tortone, che vienedalla sanità pubblica, e lavora datempo nel DoRS, Centro di Documen-tazione della Regione Piemonte, aGrugliasco, Torino, la dottoressaStefania Polvani, che è sociologa edirige la struttura di educazione alla

salute della Asl di Firenze, il dottorMarco Cristofori, che ha unbackground in veterinaria e dirigel’unità operativa Epidemiologia ePromozione della salute della Asl n 2della Regione Umbria. Infine, ildottor Antonio Chiarenza, responsa-bile della unità operativa Ricerca einnovazione della Asl di ReggioEmilia e coordinatore dell’areaMigrant-Friendly Hospital, all’inter-no del network Health PromotingHospital, ospedali promotori disalute. Al di là delle provenienzeistituzionali e delle qualifiche, abbia-mo chiesto non una rappresentanza,ma il loro punto di vista qualificato,come stimolo a una discussione chesperiamo possa coinvolgere noi tutti eportare spunti per le conclusionidella dottoressa Giaimo.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Claudio TORTONE*

Il mio contributo ruoterà attorno a treparole. La prima è sentimento: il mio sen-timento di operatore di sanità pubblicarispetto all’accreditamento. La secondaè sofferenza e la terza, desiderio.Il sentimento mi ricollega a un anno fa,quando - nel mese di novembre - ho esa-minato il questionario di accreditamentoprofessionale IUHPE (ho partecipato allafase pilota del progetto CompHPCompetencies for Health Promotion) e hocercato di capire quanto mi riconoscessinel profilo delle competenze, nel profilodel promotore della salute europeo.C’è un elemento che non è nuovo, che èquello dei saperi, delle conoscenze, noncome teoria, ma interpretato come valo-re e prassi, come competenze e abilità.L’elemento nuovo è questo sforzo di avereuno standard di riferimento per le com-petenze e le abilità di un ruolo professio-nale riconosciuto a livello europeo.Per la compilazione del questionario, hocercato tre progetti, cui ho concorso allarealizzazione, che potessero dichiarare ilmio livello di competenze. Questa ricer-ca mi ha colpito positivamente: tutte levolte che siamo obbligati a fermarci perriflettere sulla nostra storia professiona-le, per fare il punto, il bilancio,l’assessment delle nostre competenze -pur se è faticoso andare a rintracciare ipezzi della nostra storia e vederli con unocchio esterno di interpretazione - emer-ge il sentimento di appartenere a una co-munità di pratiche, di non essere solo.Ricercare la propria identità - un’identitàprofessionale europea -, le proprie radi-ci. Dopo la fatica di comprendere cosaveniva chiesto, se quello che veniva chie-sto lo rintracciavo nella mia professio-ne, riconoscevo che quanto stavo facen-do e stavo collocando nel questionarioapparteneva a qualcosa di più grande.Mi sentivo parte di una comunità euro-

pea, mondiale, perché l’accreditamentoappartiene a una società scientifica chesi è impegnata a definirsi e a diventarericonosciuta. Questo è un valore ag-giunto.Ho scoperto cose che sapevo fare, altreche sapevo fare di meno, altre ancora dicui avevo un’idea vaga, su cui ancoradevo lavorare, studiare e sperimentare,nonostante trenta anni di pratica profes-sionale. Quando ero studente di medici-na allora si parlava di educazione sani-taria, ora si parla di promozione dellasalute, c’è stata una grande trasforma-zione nelle prassi e nelle politiche persalute, anche se i principi e valori fon-dativi rimangono gli stessi, sono cam-biati profondamente i contesti culturalie sociali. Nonostante trenta anni di pra-tica professionale ho ancora molto daimparare, e qui c’è la prima criticità.Devo avere dei punti di riferimento, chedanno la possibilità di acquisire compe-tenze ma soprattutto di confrontarmi conaltri, non solo in un setting formativo,ma un setting formativo aperto al pen-siero, al confronto e all’azione sul cam-po mi deve fornire la possibilità di spe-rimentare l’intera pratica: i valori, i con-cetti, le relazioni, il consolidamento el’approfondimento delle competenze.C’è bisogno di un certo tipo di forma-zione, che non è solo formazione d’au-la. In questo senso come centro di docu-mentazione DoRS abbiamo reso dispo-nibile su ProSa, la banca dati nazionaledi interventi di promozione della salute,la guida alla progettazione secondo i cri-teri di buona pratica in relazione con lecompetenze del progetto diaccreditamento IUHPE-CompHP, pro-prio per dare uno strumentoesemplicativo e utile nella prassi quoti-diana.Una cosa mi lascia dubbioso: sono idrivers, cioè le spinte che dovrebberoportare i colleghi ad accreditarsi citate

nella precedente relazione, perché sonoromantici, sono legati al desiderio deisingoli. Ci vogliono drivers che abbia-no un contenuto organizzativo,aziendale, sociale, oserei dire politico nelsenso di bene comune - la salute è beneindividuale e interesse collettivo, recitala nostra Costituzione - che siano colle-gati con quanto i nuclei nazionali diaccreditamento stanno dicendo e orga-nizzando, perché possano attrarre le per-sone, (che poi compilano il questiona-rio e pagano per accreditarsi) equell’accreditamento sia tale che le or-ganizzazioni, gli enti locali, le scuoledicano “Ah, questo professionista è ac-creditato, fa la differenza!”. Noi dobbia-mo costruire questo ponte. Non lo vedoancora. Noi dobbiamo costruire queldriver, perché un dirigente scolastico -quando deve scegliere un progetto dipromozione della salute - lo scelga per-ché c’è quel tipo di professionisti.Un’azienda sceglie quel progetto, per-ché è proposto da professionisti che ap-partengono a quel tipo di comunità. Senon c’è questo meccanismo, non c’è lapossibilità di un futuro per l’accredi-tamento.La seconda parola è sofferenza. Io ho50 anni e sono tra i più giovani dei col-leghi della prevenzione e della sanitàpubblica in Italia. Non abbiamo più gio-vani dopo di noi, per il blocco delleassunzioni. Questo è grave, perché nonc’è la spinta innovativa né l’entusiasmodei giovani. Vedo i giovani che sono al-l’università, che stanno studiando. Nel-le università italiane i corsi di laurea, aparte poche eccezioni, non sono fatti peri saperi e le competenze, c’è ancora trop-po nozionismo, troppa accademia steri-le. Poi ci sono i giovani della terra dimezzo, cioè quelli che si sono laureati,specializzati e sono senza lavoro, quellidella generazione NEET (Not engagedin Education, Employment or Training).

* DoRS Torino

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Se hanno studiato, non hanno ancora unlavoro, un lavoro non dico stabile, maalmeno continuativo. Avrei voluto sen-tire la loro opinione qui oggi, vorrei unostudente del corso di laurea di medici-na, di infermieristica, di psicologia, disociologia da questa parte del tavolo, evorrei un rappresentante dei NEET, persentire la loro opinione, altrimenti que-sto Paese non uscirà mai da questa inca-pacità di pensare al futuro. Poi ci sonogli operatori che lavorano nei servizi. Iosono tra i più giovani, come vi dicevo,so dalla mia esperienza professionaleche posso “triangolare” con tutta l’espe-rienza sviluppata e agganciare, attraver-so i progetti, i giovani. Noi li aggancia-mo dando loro opportunità di lavoro edi sperimentazione, attraverso progettidi un certo rilievo (come per esempioquelli di peer education o di teatro, sa-lute e benessere), perché solo così hovisto rinascere dei professionisti di 50-60 anni, ormai stremati dalle condizionilavorative: facendo un progetto cherigenera, insieme con i più giovani, c’èstato il salto di qualità ed è ripartita lamotivazione. Perché è bello vedere i gio-

vani in azione, con le loro intuizioni, leloro prove, le loro “sagge ingenuità”. Èuna sofferenza che provo tutti i giorni.Entro in aula di corsi ECM, nei gruppidi progetto, e vedo gli stessi colleghi da20 anni, non vedo novità. Non so quan-to questa proposta, questa opportunitàdi sistema di accreditamento ci potrà aiu-tare per fare qualcosa di creativo, vistoche le assunzioni sono bloccate, qual-cosa di creativo che agganci i giovanidella terra di mezzo e quelli che si stan-no formando nell’università. Dobbiamopensare a delle strategie, a opportunitàper loro.La terza parola è desiderio. Il desideriolo metto come professionista della sani-tà pubblica, e lo metto in linea con ildocumento “Salute 2020” proposto dal-l’Uf ficio regionale europeo dell’OMS econ il nuovo Piano Nazionale della Pre-venzione, perché sono documenti isti-tuzionali, e in questo tracciato istituzio-nale intendo rintracciare i miei desideriper essere funzionale alla nascita di que-sto sistema di accreditamento.In Salute 2020 (disponibile anche in ita-liano su www.dors.it) ci sono due obiet-

tivi strategici: migliorare la salute pertutti, riducendo le disguaglianze e mi-gliorare la leadership e la governancepartecipativa per la salute.Sono solo 14 pagine, ma c’è un docu-mento esteso di 700 pagine con tutte leevidenze, che danno radice a questo do-cumento fatto per i decisori, dal politicoal progettista, il nostro promotore dellasalute europeo. Dobbiamo leggerlo in-sieme al Piano Nazionale per la Preven-zione, per capire come muoverci, permigliorare la salute per tutti e ridurre ledisuguaglianze di salute. L’Italia è il pe-nultimo Paese nelle graduatorie interna-zionali dell’OCSE per i livelli di healthliteracy, è il tema dell’analfabetismo diritorno.Questo deve essere uno dei driver cul-turali e professionali che ci deve guida-re, per capire che tipo di professionistadella promozione della salute vogliamo.Perché la cultura - ci dice Zagrebelsgkynel suo recente libro “Fondata sulla cul-tura. Arte, scienza e Costituzione” - è ilcemento di una comunità. Cultura e sa-lute, due fattori in relazione tra loro.Questo convegno che festeggia i 60 annidel Centro Sperimentale ha come titolo“Cultura è Salute”. Con questi intenti ènata RICS, la Rete Italiana Culture perla Salute.Cosa vuol dire cultura oggi in relazioneal benessere e la salute, nel 2014? Lacultura dei luoghi della prossimità, peresempio. Noi siamo della sanità, mamolti altri fanno promozione della salu-te senza saperlo, e lo fanno meglio dinoi. Penso a Terra Madre, a Torino, Sa-lone del gusto, Carlo Petrini, grande cul-tore della salute. E non sa di esserlo, maquesto non è importante. Che tipo di re-lazione hanno i servizi del Piemonte conquesto mondo, e il resto d’Italia? Qualetipo di alleanza? Visto che una dellecompetenze è costruire alleanze. Qui cimancano altri mondi, forse non siamocapaci di vedere altri mondi, siamo trop-po rinchiusi nei nostri servizi. Questo èun nostro insuccesso! Dobbiamo fare

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

31n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Stefania POLVANI*

Seguirò anch’io la scia delle tre parole,per me sono: esperienza, competenza eprospettive. Sono sociologa, faccio pro-mozione della salute in una Asl di850.000 abitanti e 7.000 operatori.Sono d’accordo con Claudio Tortone,il nostro lavoro ha sempre bisogno dirinnovamento, io la chiamerò compli-cità, una complicità sempre rinnovata.Da un lato è bellissimo, non provo mainoia, io e i miei colleghi che si occupa-no di questi temi. Ma, dall’altro, vi as-sicuro che è difficilissimo raccoglierele esperienze, mentre si fa educazionealla salute, promozione alla salute,“Guadagnare salute”, noi cosa abbia-mo fatto oggi e cosa dobbiamo fare neiprossimi anni? Il documento mi ha affascinato, in par-ticolare la parte delle competenze.Sulla sfida dei due punti che ci ha lan-ciato la giornata, sento il bisogno di direche ci troviamo di fronte ai target piùvari, di anziani che camminano, di stu-denti che hanno l’insegnante che vuoleancora l’esperto di un tema ad esempiole droghe, dei temi di “Guadagnare sa-

lute”, lo stretching, l’alimentazione, c’èuna frammentazione, il lavoro è moltobello ma un po’ si impazzisce.Lavoro in una regione che notoriamen-te è da sempre impegnata nei temi del-la promozione della salute. In tutte leAsl ci sono strutture di educazione/pro-mozione della salute. Se cisoffermiamo sulla prima parola, espe-rienza, quello che sento di dire è di es-sere pazienti nel cercare di accogliere.Il tema della complicità, dell’alleanza,dell’essere al servizio, lo sentiamomolto, avevo pensato di raccontare lasfida che, con la collaborazione di Clau-dio Tortone del DoRS, abbiamo lancia-to l’anno scorso - il progetto “Interven-ti per il benessere dei giovani in ambi-to scolastico” -, è stato possibile conl’alleanza e la complicità, che corri-sponde - forse - all’analisi del bisognonel documento. Quello che intendo èmettersi attorno a un tavolo e dire: laAsl è al servizio della scuola, cosa sifa? Scuola e salute, siamo impegnati afare un percorso di educazione a livel-lo di skills, abbiamo lavorato con 180insegnanti, che hanno prodotto docu-mentazione, tra l’altro è la loro compe-

cultura partendo dai luoghi di prossimi-tà, da come la gente si organizza in unastrada a Perugia, in un quartiere, perchésia vivibile, sia percorribile a piedi nel-la bellezza e sicurezza, ci sia più qualitàdella vita. Quando il capitale sociale sirigenera in quella via, a Perugia, si pro-duce salute. Quella signora che mette ifiori rigenera l’aiuola, ma allo stessotempo rigenera se stessa e le persone delgruppo del cammino. Questa è la pro-mozione della salute. Come facciamo aintercettarla? Quali mondi dobbiamoagganciare? O noi agganciarci a loro perimparare? Cosa vuol dire fare cultura?Un sistema di accreditamento da solonon è motore di nulla. E’ uno strumen-to, è un dispositivo che ha bisogno diun’idea, una visione, una cultura per lasalute.Questo è il mio desiderio. Essere più vi-cini a quanti già fanno e imparare da loroprima di tutto e poi imparare a valoriz-zarli. Questo si chiama stewardship, cioèuna leadership di servizio, essereservitori della comunità. Mettiamo pa-role nei piani (questa è una parolainnovativa del nuovo Piano Nazionaledella Prevenzione), ma dopo dobbiamotrovare il modo per radicarle. Ci vuoleformazione giusta, modelli organizzati-vi che sappiamo rinnovarsi e adattarsial nuovo, scelte politiche – soprattuttodi politiche di servizio, ci vogliono vo-lontà e investimenti. Sicuramente ilradicamento ci aiuta in questa direzio-ne. Leadership ce ne sono tante, ma lastewardship è difficilissima da coltiva-re. Primo desiderio è di “essere al servi-zio” per la fioritura, cultura e l’altro, èfare rete, conoscendo, agganciando al-tri, imparando, in un’ottica distewardship.Abbiamo davanti a noi una bella occa-sione con questo sistema diaccreditamento professionale per i pro-motori della salute europei.

* ASL Firenze dalla Collezione Manifesti del CeSPES

32 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Mar co CRISTOFORI*

Noi produciamo documenti in manierapiuttosto lenta ma il mondo va molto piùvelocemente della nostre elaborazioni.La situazione in Europa dal 2007 al 2013si è rovesciata, in particolare dal puntodi vista delle diseguaglianze, messe inrelazione alla malattie croniche, se an-diamo a vedere l’indice di GINI vedia-mo come i determinanti di salute sianomigliori in Danimarca e Svezia dovel’indice di diseguaglianza secondo GINIè molto basso.È importante che la promozione dellasalute nasca da politiche e strategie isti-tuzionali, politiche nazionali e locali,ricordiamoci che “Guadagnare salute”ci dice che dobbiamo rendere facili lescelte salutari.C’è bisogno di relazioni, anche “pesan-ti”, con le istituzioni a qualsiasi livello.Se si riduce il consumo di sale in Euro-pa, si ottiene una riduzione della morta-lità per malattie cardiovascolari del 10%.L’accordo, che fu fatto con i panificatori,di ridurre il sale nel pane ha un impattomolto più forte di qualsiasi progetto “pic-colo”, anche se una serie di progetti “pic-coli” fanno un progetto di grandi dimen-sioni. Se, per esempio, devo fare un pia-no di prevenzione sull’attività fisica -

gruppi di cammino - è più facile all’in-terno di una politica europea, rispetto auna mia iniziativa.Questi sono i dubbi dentro i quali tuttici dobbiamo muovere, cosa possiamofare a livello nazionale e internazionale,nelle politiche per la salute della popo-lazione. Ma tanti fatti sono contrastanticon questi propositi!Se aumentiamo la conoscenza, aumen-tano anche le competenze, sempre chequesta conoscenza sia collegata all’atti-vità sul campo, perché sento tanti teori-ci della promozione della salute e del-l’educazione sanitaria e mi rendo contoche non sono scesi mai sul territorio,nella comunità, perché spesso si agiscesui singoli o si teorizza. Io credo nell’accreditamento, ci credo,ma se dico: “ho un progetto in promo-zione della salute” faccio un’altra cosa,non faccio promozione della salute, per-ché la progettazione deve essere parte-cipata e a livello intersettoriale. Per farequesto è necessaria la conoscenza, pri-ma la conoscenza degli elementi basedella promozione della salute, che sonole evidenze scientifiche. Non possiamoinventarci progetti, che non sianovalidati da nessuna parte, perché spre-chiamo risorse, essere creativi va bene,essere troppo creativi non va bene, per-

tenza, siamo stati al servizio della cre-scita di questi insegnanti.Competenza. Nel mio apprendimentoveloce sul tema per cui siamo qui oggi- ho fatto uno studio veloce di questomanuale - ho apprezzato moltissimo lerelazioni di Lamarre e di Paolo Contu.In particolare, ho apprezzato il temadelle competenze, perché credo che lìci sia ancora da fare. Quella lista è chia-rissima, a volte la diamo per scontata,a volte pensiamo che chi lavora in pro-mozione della salute abbia molto chia-ro quali siano le competenze, a volte inun gruppo di pochi operatori litighia-mo su cosa è giusto, sulla metodologia.Il tema delle competenze, una lista peravere un lessico familiare. Il tema del-le competenze deve essere messo alservizio di tutti gli ambiti della promo-zione della salute.L’ultima parola è prospettive. Metto ilpunto solo su un paio di criticità. Si èparlato del riconoscimento professio-nale individuale. Ce n’è molto bisogno.Sarò polemica, ma a voltesi lavora in-sieme a persone che danno per sconta-to che le competenze ci sono, come sela promozione della salute la potesserofare tutti. Il tema delle competenza edel riconoscimento professionale indi-viduale è la chiave della formazione!Non abbiamo utilizzato abbastanza lafunzione di riorientamento dei servizisanitari, perché è difficile l’atteggia-mento di advocacy, perché non è suffi-ciente essere presenti solo nei settoricanonici degli stili di vita e dell’alimen-tazione.Credo che il riconoscimento professio-nale individuale e anche organizzativosia assolutamente importante, da rivol-gere anche verso il riorientamento deiservizi sanitari. Sembra una contraddi-zione, ma qualcuno deve tenere fermoil criterio della professionalità, dobbia-mo continuare a essere sicuri che alcu-

* USL Umbria 2, Terni dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Vorrei dire una cosa. 1639 lavoratori del-la Meridiana stanno per essere licenzia-ti, il che vuol dire il più grosso licenzia-mento collettivo mai avvenuto nel no-stro Paese. 500 lavoratori rischiano diessere licenziati molto più vicino a noi,alla AST di Terni. Parlare di promozio-ne della salute, a queste persone, non èfacile. Stiamo vivendo la più grossa cri-si economica dopo il 1929. Parlare dipromozione della salute in questo con-testo è un’operazione non complessa, èun’operazione al limite dell’impossibi-le. Ieri, in un quotidiano online è appar-sa la notizia che il Presidente della Re-gione Toscana sta per licenziare 5000operatori sanitari. Non li licenzia ovvia-mente, li manda rapidamente, molto ra-pidamente, in pensione. La struttura del-la Regione Toscana passerà da 110 a 60dirigenti. Diceva ieri in questa intervi-sta online che dal primo gennaio 2015le Asl della Toscana da 12 diventerannotre. Abbiamo idea di cosa significhi que-sto?A proposito di organizzazione, allora,adopero anch’io tre parole. E questesono: passato, presente e futuro. Il ma-nifesto che si trova qui alle mie spalledimostra che la Regione Umbria il pas-sato ce l’ha. Questa Regione è diventa-ta la culla della promozione della salu-te o, per meglio dire, la culla della cul-tura intorno alla promozione della sa-lute. Le cose che ho sentito questa mat-tina sono nel patrimonio genetico di chiè cresciuto professionalmente in que-sta Regione e si occupa come me disanità pubblica. Ma il passato non èfatto solo da quello, è fatto da tutto quel-lo che da alcuni anni a questa parte ab-biamo cercato di portare avanti. Si trattadi formazione interdisciplinare e

intersettoriale.La Regione Umbria ha finanziato po-chi anni fa una formazione sulla pro-mozione della salute, che ha coinvoltomoltissimi operatori sanitari e, contem-poraneamente, operatori della scuola.Si è data degli standard rispetto agli in-terventi di promozione della salute.Sono stati deliberati, dopo un processodi condivisione con gli operatori, per-ché tutti sapessero che entrare in unascuola e fare lezione non è promozionedella salute. Questa Regione è la prima regione ita-liana che ha da poco siglato un proto-collo con un parte importante della so-cietà civile come la UISP.Il presente. Perché abbiamo comincia-to così intensamente a parlare di pro-mozione della salute? Il motivo è che ilsistema sanitario non regge più il cari-co economico che deriva dalla malat-tia. È per questo motivo che il mondoha cominciato a riparlarne e che il Pia-no nazionale della prevenzione, che èpassato alla conferenza tecnica e staandando alla conferenza politica - or-mai è un documento siglato - ponecome primo macro obiettivo di salutela lotta alle patologie cronicodegenerative e come secondo la promo-zione del benessere - non della salute,del benessere - nel bambino e nell’ado-lescente. Due enormi problemi nel no-stro Paese. Nel Piano nazionale per laprevenzione si parla quasi esclusiva-mente di promozione della saluteE vengo ad un’altra criticità. La pro-mozione della salute riesce a vivere, sein questo contesto si ragiona in terminidi prodotto, di azioni concrete, se si dala misura di quanto siamo riusciti a spo-stare. Il sistema sanitario da solo non

ConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniConclusioniMariadonata GIAIMO *

* Servizio Prevenzione, Sanità Veterinaria e Sicurezza Alimentare, Regione Umbria

ché diventa folklore.Le evidenze da anni ci dicono dell’inu-tilità per la salute dell’esperto che entranelle scuole e fa lezione. Noi formiamogli insegnanti su metodologie come lelife skills, il socio affettivo, investiamosulla loro formazione. Nella nostra Asl,da tempo tutte le scuole hanno inseritola promozione della salute nei Piani diOfferta Formativa, quest’anno anno cisono arrivati 43 progetti, fatti più o menobene, qualcuno più bello qualcuno piùbrutto, ma 43 progetti si sostengono dasoli se dietro c’è una comunità.La metodologia: Sappiamo quali sono,nei vari setting, le metodologie che fun-zionano. La Regione Umbria ha appro-vato i requisiti minimi di qualità nellapromozione della salute; non li elenco,c’è la progettazione partecipata, c’èl’intersettorialità, c’è la sostenibilità, nonsolo economica. È fondamentale la par-tecipazione di tutti i portatori di interes-se nei progetti, sia nell’analisi dei pro-blemi, e succede che il problema chepensavo ci fosse non c’è, sia quandocerchiamo le possibili soluzioni: me nevengono in mente 3 o 4, poi ne troviamo10 assieme.Lavoriamo nei contesti, favoriamo le co-noscenze sia degli operatori sanitari chedi chi lavora con noi, stiamo facendo deicorsi di formazione, abbiamo tra i parteci-panti la UISP - oggi è presente il rappre-sentante regionale della UISP - abbiamoformato circa 300 insegnanti.È fondamentale possedere conoscenze dibase sulle strategie di promozione dellasalute, come si fa un progetto di promo-zione della salute. Andiamo verso un pia-no regionale di promozione della salute,che nasce da un piano nazionale, abbastan-za configurato.I professionisti devono essere soprattuttofacilitatori delle scelte di salute, devonoconoscere l’epidemiologia, devono cono-scere il sociale, essere capaci di avere unaleadership.

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ce la può fare. Il mondo non si spostain questo modo. Invertire la tendenza èdifficilissimo. I determinanti di salute– il livello economico, l’ambiente – ilPiano nazionale per la prevenzione e lerisorse, le reti per la promozione dellasalute. Quando si parla diriorientamento dei servizi sanitari bi-sogna ribadire che la promozione dellasalute, per diventare una realtà concre-ta, deve essere realizzata da tutti gli ope-ratori del sistema sanitario, i distretti, idipartimenti di salute mentale, i dipar-timenti delle dipendenze, il dipartimen-to di prevenzione. Nella nostra leggedi riordino del servizio sanitario regio-nale il primo degli obiettivi che il ser-vizio sanitario regionale si da è la pre-venzione e la promozione della salute.Le reti per la promozione della salute.Noi lo abbiamo codificato; abbiamoscritto in un atto regionale del giugno2014 che non è il distretto da solo chesi deve occupare di promozione dellasalute, e lo abbiamo dato come obietti-vo ai direttori generali, e questi non lohanno ancora raggiunto.Futuro.Dove sono i giovani qui dentro? Dice-va Claudio “Io sono il più giovane”.Non è vero: c’è Riccardo, c’è France-sca, c’è Stefania. L’età media di que-sta sala è altissima. Questo è un pro-blema. Sta andando via una generazio-ne, ltempo 5-6-7 anni e non c’è nessu-no dietro.Costruire le reti per la promozione del-la salute e far sì che funzionino neces-sita di risorse. Bisogna dire cosa si fain un certo arco di tempo con determi-nate risorse. Quindi, risorse di perso-nale: quanta parte dell’attività di tuttiquelli che vi ho citato è dedicata allapromozione della salute, visto che ne-ghiamo l’opportunità di avere eserciti?Risorse di personale vuol dire risorsein termini economici e vuol dire anchemetodo, sono anni che lavoriamo, per-ché il metodo della progettazione par-

tecipata richiede tempo.Il mondo va velocissimo, ed è questa lacontraddizione: abbiamo bisogno ditempo per diffondere una cultura, chepure abbiamo nel nostro patrimoniogenetico, sembra una contraddizione,ma non c’è alternativa, perché solo conil metodo possiamo riuscire a portare acasa quelle alleanze con la società ci-vile che sono la chiave di volta, il lavo-ro con gli stakeholder, gli altri portato-ri di interesse che ci sono nella societàcivile, perché la società civile fa cose etrova soluzioni.Dobbiamo essere capaci di intercettaree governare questo processo, che è unadelle cose più complesse che si possa-no immaginare.Grazie.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Comunicazione profonda in sanitàComunicazione profonda in sanitàComunicazione profonda in sanitàComunicazione profonda in sanitàComunicazione profonda in sanitàPPPPPresentazione del libro di Fresentazione del libro di Fresentazione del libro di Fresentazione del libro di Fresentazione del libro di Francesco Calamo Specchiarancesco Calamo Specchiarancesco Calamo Specchiarancesco Calamo Specchiarancesco Calamo Specchia

PPPPPerugia, 12 novembre 2014erugia, 12 novembre 2014erugia, 12 novembre 2014erugia, 12 novembre 2014erugia, 12 novembre 2014

Giancarlo POCETTA

Lo scopo di questo libro non è insegna-re a qualcuno come si fa comunicazio-ne, ma fare un discorso sul senso dellacomunicazione. Le tre parole del sotto-titolo - senso, verità e desiderio - dannol’idea di una riflessione complessiva sucosa vuol dire essere attori della comu-nicazione in sanità.Delle moltissime questioni affrontate nellibro ne ho isolate, per approfondirle ediscuterle assieme, due. Il primo puntoriguarda il senso. Il discorso sul sensomi ha colpito, perché è molto coerentecon gli approcci alla salute e alla pro-mozione della salute, penso allo svilup-po dei modelli salutogenetici, adAntonovsky con il “senso di coerenza”e le “risorse generali di resistenza”, dueelementi centrali di sviluppo teoricodell’empowerment, la capacità dellepersone di avere controllo sulla salute. Si ricollegano i due ambiti: comunica-

zione e salutogenesi. A volte ho l’impres-sione che la perdita di questa connes-sione, tra comunicazione come ricercadi senso e salutogenesi con le sue impli-cazioni legate al senso, sia alla base dimolte forme di comunicazione e di mol-te azioni di comunicazione che vengo-no prodotte in sanità.Il secondo punto non compare nel titolodel libro, ma è molto presente nella pro-duzione del professor Calamo Specchiache è criticità, critica, critico. Questoaggettivo qualificativo fa parte diun’opera che sta curando: il Manualecritico della sanità pubblica. Una rifles-sione critica sui diversi aspetti della sa-nità pubblica. Questo approccio criticoè presente nella esperienza e nel pensie-ro di Calamo Specchia, è una chiave dilettura.In questo libro si applica a diverse cose,in particolare alla salute: educazione cri-tica alla salute. Mi colpisce, perché iltermine educazione alla salute è stato

messo da parte ultimamente, a favore dipromozione della salute, guadagnare insalute, ecc. Invece forse bisognerebberiscoprirlo, perché se non altro è il pun-to di vista di chi ha una responsabilitàeducativa nella sanità, è un elemento chevorrei che il professor Calamo Specchiaci descrivesse, il suo punto di vista sul-l’educazione critica alla salute.L’ultima questione che mi ha colpito èquella dell’organizzazione, una organiz-zazione che comunica. Siamo tutti ab-bastanza convinti che l’organizzazionenon è un monolite, né formale, è un or-ganismo. Capire il valore della comu-nicazione in questo libro mi intrigamolto, perché c’è il tentativo di pensa-re all’organizzazione sanitaria come un“noi”, non come un soggetto che chia-ma soggetti, ma che istituisce un settingcomunitario - se possiamo utilizzarequesto approccio - in cui il tema dellacomunicazione profonda gioca un ruo-lo decisivo.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Lino CONTI

Ringrazio la professoressa Minelli, chemi ha “dolcemente costretto” a sottopor-mi alla lettura di questo testo assai im-portante. Devo dire che l’impatto non èstato piacevole. Nonostante il libro fos-se ben scritto, avevo l’impressione chesi trattasse di un lavoro edificante, di tipoutopistico. Nonostante la terminologiasia una terminologia che sfocia taloranella geografia! Poi, procedendo nellalettura, mi sono completamentericreduto. Leggendo il testo mi sono resoconto che dietro questa terminologia c’èun guerriero indomito, un animo batta-gliero che affronta una lotta titanica, for-se destinata alla sconfitta. La lotta con-tro quelle trasformazioni che serpeggia-no e talvolta non sono nemmenotematizzate nel mondo della sanità, nel-la pratica clinica.Quello che si sta delineando in questisettori è la comparsa di un nuovo lin-guaggio. Sembra che questo linguaggiosia asettico, che provenga da un insiemedi avanzamenti nel campo della cono-scenza scientifica, nel campo dellamicrobiologia, nel campo della geneti-ca. In realtà, c’è qualcosa di più e diaggiuntivo in questo linguaggio, chemolto spesso sfugge ai più. C’è una ag-giunta di aspettative, una considerazio-ne di valori, una nuova mitizzazionedella potenza della scienza.Uno dei meriti del professor CalamoSpecchia è utilizzare un linguaggio di-verso, proprio per far risaltare, attraver-so una netta contrapposizione, questalinea di tendenza, una nuova strategianel campo dell’educazione sanitaria.Fate attenzione, perché ci troviamo ve-ramente in punti di cambiamento totale,da cui dipende sostanzialmente lastrutturazione della stessa protezione,

diffusione, salvaguardia, prevenzionedella salute.Il terreno sul quale lavora il professorCalamo Specchia è l’igiene el’epidemiologia. Devo ricordare chedall’epidemiologia sono venute negliultimi decenni le proposte più interes-santi nel campo della metodologia cli-nico medica, è sufficiente ricordare peresempio la nascita dell’EBM nel 1992.Devo anche riconoscere che si assiste auna proliferazione incontrollata di nuo-ve proposte, compare una nuovanomenclatura scientifica, in cui è diffi-cile stabilire un diagramma di flusso, dipriorità. Guardate i nomi di queste tra-sformazioni, ve le elenco in manieramolto sommaria, biotecnologia,bioinformatica, telemedicina, cyber life,terapia genica, medicina rigenerativa,medicina omica, bioingegneria, medici-na narrativa, medicina delle 4P. Stannoa indicare le trasformazioni che avven-gono all’interno di questa galassia e ven-gono a proporre dei paradigmi per con-trollare questi flussi di correnti di inno-vazione.Credo che il professor Calamo Specchia,proprio facendo leva sulla sua compe-tenza di igienista ormai consumato, nelsenso di ricca esperienza, tenti innanzitutto di evidenziare la necessità e l’ur-genza di un nuovo paradigma in ambitosanitario. Siamo a un punto di svolta, ènecessario sottoporsi di nuovo sotto l’al-bero dell’ epidemiologia e dell’igiene -l’interfaccia della medicina con la po-polazione, con la dimensione sociale -per riflettere sostanzialmente sulla stra-da da seguire. Lo dico francamente.Quello che ho più apprezzato nel libro èla difesa a spada tratta della dimensionepubblica della salute. Se, invece, ci la-sciamo trascinare dalla tecnica dell’in-

formazione, da Telethon, dalla educazio-ne medica attraverso la pubblicità tele-visiva, stiamo distruggendo il nostro si-stema sanitario a dimensione pubblica.Attaccare il sistema sanitario pubblicosignifica attaccare il diritto alla salute,questo è pacifico, l’universalità del di-ritto alla salute. Questo diritto, nella suadimensione universale, sancisce che tut-te le persone hanno uguale diritto di ac-cedere alle prestazioni sanitarie in quan-to persone, in quanto soggetti, senza al-tre connotazioni.Nel libro c’è la proposta di una nuovametodologia basata sulla comunicazio-ne profonda, comunicazione profondache si dimostra altresì metodologia uti-le a contrastare le tendenzeaziendalistiche che dominano il sistemasanitario. Si sottolinea che la salvaguar-dia del sistema sanitario è un imperati-vo di alto valore, dettato sia da una ra-zionalità etica che da una razionalità ditipo scientifica, basata sulla misura deirisultati, una difesa dimostrata rigorosa-mente attraverso il ricorso a prove bensolide. È stato dimostrato che il pubbli-co è in grado di determinare salute e ef-ficienza in maniera superiore a qualsia-si sistema privatistico. Non a caso il te-sto sottolinea che la sanità pubblica nonè un’azienda, non può seguire una logi-ca aziendale, anche se produce dei beni,perché è un’organizzazione meritoria,che produce dei beni non economici, chesoddisfano dei bisogni meritevoli, cioèapprezzati cioè a livello sociale.Per salvaguardare questa dimensionepubblica della salute, Calamo Specchiafa appello a una “logica comunicativafinalizzata alla compartecipazione”. Ladomanda che emerge è: riuscirà la co-municazione profonda a salvaguardarela dimensione pubblica della sanità?

* Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociale, Umane e della Formazione, Università degli Studi di Perugia

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Cioè, la comunicazione ha una potenzatale da neutralizzare quella erosione aldiritto alla salute, che diventa sempre piùdiffusa?La comunicazione è di una potenza ec-cezionale. Chi ha esaltato la potenzadella comunicazione è il mito della tor-re di Babele. Quando la comunicazionecrolla, i progetti falliscono. In quel mitoc’era il desiderio dell’uomo di raggiun-gere l’immortalità: costruire una torreche arrivasse in cielo, il regno dell’im-mortalità. Ma, il linguaggio è il cavallo di Troiache può portare all’erosione del dirittoalla salute. Non ci deve appiattire su unlinguaggio basato sulla trasmissioneasettica delle informazioni. La comuni-cazione deve utilizzare un linguaggio dialtra natura e le caratteristiche di questolinguaggio vengono illustrate con dovi-zia dal nostro autore.C’è una domanda che l’autore fa nellapagina 262: la medicina può fare a menodella relazione clinica basata sulla co-municazione profonda? Anche l’autoremostra tentennamenti: bisogna capiredove cercare la risposta a questi interro-gativi. La cerchiamo in una comunica-zione ormai scadente? Se invece la vo-gliamo cercare in una professionalitàadeguata ai bisogni, adeguata alla com-partecipazione, all’ascolto o alla meta-fora, allora è indispensabile.Ci sono poi osservazioni critiche vera-mente apprezzabili, sulle nuove tenden-ze della clinica attuale. La maggior par-te delle malattie sono patologie croni-che degenerative, che colpiscono inmodo particolare le persone anziane.Qual’è la risposta che viene data?Telemedicina: computer indossabili,chip che misurano i parametri fisiologi-ci basilari, sale di allarme, questatelemedicina è un isolamento, unaatomizzazione, una frantumazione nonsolo del malato, ma della sua personali-tà, e forse è un’eutanasia. Serpeggia quella concezione liberalista

che asserisce che il diritto alla salute nonè un diritto universale, non appartienealla persona in quanto tale, ma è sempli-cemente un’esigenza che ogni individuodeve soddisfare, pensandoci per bene.Il problema basilare, poi chiudo, è seabbiamo parametri, indicatori per misu-rare la condizione di salute anziché mi-surare i servizi e le prestazioni. Se voiguardate i risultati, ci sono elenchi diservizi, non c’è un parametro che indi-chi che c’è stato un incremento, o de-cremento, nella produzione di salute.Nella sperimentazione clinica molti in-terventi lasciano a desiderare, nel sensoche producono sì modifiche di parame-tri, ma è difficile che producano incre-mento di salute. Questo vale in tantesperimentazioni oncologiche cliniche,sicuramente animate da un desiderioconoscitivo apprezzabile, si sottopongo-no i pazienti a trattamenti che aumenta-no la tossicità e influiscono negativa-mente sulla qualità della vita, per gua-dagnare una settimana. Un sistema perindividuare indicatori di produzione disalute, come arma critica contro questibilanci basati esclusivamente sui servi-zi, può interessare molto la RegioneUmbria e le altre Regioni, che sono incorsa affannosa per trovare risorse.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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strada segnata, va a parare nel modo incui insieme costruiremo la relazione. Ilprotocollo va ogni volta interpretato, allaluce della specifica individualità delledue persone che si incontrano. Si appli-ca alla clinica, ma anche ad esempio allaproblematica del fumo. Tu fumi? Qual èil motivo profondo della scelta del fumo?Per essere completamente non strumen-tali bisogna accettare il rischio che quellascelta sia confermata. Ognuno si godain pace la sua quota di non salute, a pat-to che se la sia guadagnata riflettendo,se la sia guadagnata con la consapevo-lezza. Il mio ruolo di educatore è di agen-te di consapevolezza.È difficile passare dalla risposta alladomanda come, alla risposta alla doman-da perché. Ho scritto 450 pagine senzaparlare, volutamente, di tecniche comu-nicative. La tecnica discende dal senso,se il senso è quella del riconoscimentodell’altro, la tecnica per incontrare l’al-tro la trovo assieme a lui. Anche la for-mazione universitaria deve essere for-mazione al senso, formazione alla rispo-sta al perché. L’università si sta trasfor-mando in un luogo di pura trasmissionetecnica. Noi professionisti dobbiamo,invece, utilizzare la tecnica al serviziodella strategia.Il libro nasce da una esperienza moltobella, fatta alcuni anni fa con i dirigentidei distretti di Roma: una settimana difull immersion, alla fine erano assoluta-mente presi, ed è stato il loro entusia-smo a spingermi a scrivere.Nel libro, c’è un tentativo di applicazio-ne pratica, dopo una prima parte teori-ca: come una organizzazione sanitariapuò lavorare in un progetto di trasfor-mazione. L’ho chiamato “Piano di co-municazione per la salute e la qualità”,per trasformare la comunicazione tra glioperatori, con i malati, con il territorio.Tra le proposte, c’è – quasi provocato-riamente – il decalogo del manager co-

municativo.Un cenno al consenso informato: non sipuò intervenire sul nostro corpo senzaun nostro esplicito consapevole consen-so. Perché allora non è così per inter-venti sul servizio sanitario nazionale, cheè nostro, come il nostro corpo? Interventidi modifica del servizio sanitario devo-no essere condotti solo dopo una faseprofonda di comunicazione esocializzazione delle scelte. Un fallimen-to che si può individuare nel serviziosanitario è culturale, è considerare ilmedico come controparte, da cui nascela medicina difensiva. L’antidoto è co-stituito da livelli comunicativi più pro-fondi.Per ultimo, il discorso sul linguaggio cheè centrale, il libro è un tentativo di prati-care questo linguaggio, evidenzio le“postfazioni in prima persona” comeesempio di colloquialità.Questo libro ha un anno di stesura event’anni di riflessione, merita di esse-re valutato, ma nell’università oggi lavalutazione avviene così: bastano 45 ri-ghe in inglese, purché siano pubblicatesu una rivista con impact factor. Questolibro in inglese non ha ovviamente al-cun senso.

Francesco CALAMO SPECCHIA*

Sono contento di tornare a Perugia e diaffrontare il tema della comunicazione,che mi occupa da tempo, e non è parti-colarmente affrontato, perlomeno inambito clinico. Sottolineo che questaidea di parlare agli studenti di comuni-cazione me la sono inventata, ho inseri-to questo tema nel corso “Organizzazio-ne e gestione dei servizi sanitari”. Attra-verso lo studio delle organizzazioni hoscoperto che cambiare il modo di comu-nicare in una organizzazione significacambiare completamente il senso del-l’organizzazione, i suoi prodotti, il modoin cui le persone lavorano insieme, ilfamoso mitico clima organizzativo, sucui le aziende commerciali investonomilioni di euro, ma nessuno ne tieneconto in sanità. Il management della sa-nità è occupato in una visione sostan-zialmente ragionieristica, neancheaziendalistica compiuta.Intendo, con questo lavoro, proporre al-l’accademia, all’attenzione dei colleghiuno sforzo di sistematizzazione, se nondi una disciplina, di uno sguardo disci-plinare. Provo a riprendere alcune sol-lecitazioni di Pocetta e Conti. Il puntocentrale della definizione di comunica-zione profonda è quello di relazione, èquello di non strumentalità, una rinun-cia totale alla strumentalità. L’idea è chedue persone si incontrano, sulla baseindispensabile di un desiderio recipro-co di incontrarsi. Alla base c’è l’interes-se per chi mi sta di fronte, il reciprocointeresse all’incontro. Una pratica delgenere destruttura i protocolli, incontroun paziente nella relazione clinica e nonho la strada segnata, ho indicazioniscientifiche validate, ma sono io quellospecifico medico in quello specificomomento, con il mio portato spiritualeche ogni volto è rimesso in gioco. Lastrada dell’incontro clinico non è una

* Università Cattolica Sacro Cuore di Romadalla Collezione Manifesti del CeSPES

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Paolo VINEIS*

Parlerò di un argomento specifico dellibro, del cambiamento climatico. I rap-porti tra cambiamento climatico e salu-te sono un tema relativamente nuovo, siè cominciato a parlarne negli ultimi 10-15 anni, da parte di un pioniere, che pur-troppo è deceduto qualche settimana fa,Tony McMichael, grande epidemiologo,che per primo ha lanciato questo temadell’impatto del cambiamento climati-co sulla salute. Affronto questo tema ri-ferendomi alle ricerche che produciamocome Imperial College in Bangladesh,poi mi riferirò agli altri temi all’ordinedel giorno, per quanto riguarda i rapportitra globalizzazione e salute.La globalizzazione sta avendo impattiimportanti sulla vita quotidiana di tutti.Alcuni sono positivi, altri negativi. Loscopo del mio libro è analizzare i primisegnali che stiamo raccogliendo sull’im-patto della globalizzazione. Si parlaspesso di malattie infettive, ma in realtàla globalizzazione comporta molto altroe ha un impatto anche sulle malattie cro-nico degenerative. Come dicevo, la miapresentazione è relativa al cambiamen-

to climatico, in particolare inBangladesh. L’Imperial College sta con-ducendo ricerche in quel paese, perchéil Bangladesh è una sorta di laboratorioper quanto riguarda il cambiamento cli-matico, uno dei paesi più afflitti dal cam-biamento climatico, per motivi in partegeografici, è un paese sul livello delmare, in cui c’è moltissima acqua, pervia dei tre grandi fiumi che sfociano nelgolfo del Bengala partendo dall’Hima-laya. Questa suscettibilità delBangladesh e di altre aree costiere alcambiamento climatico dà origine a unproblema etico, perché i paesi più su-scettibili all’azione del cambiamentoclimatico sono quelli che meno contri-buiscono al cambiamento climatico. Ipaesi che più contribuiscono all’immis-sione di CO

2 nell’atmosfera sono Stati

Uniti, USA, Cina, diversi Paesi europei,mentre all’estremo opposto della scalatroviamo i paesi poveri, che sono in molticasi le principali vittime. In termini as-soluti oggi il Paese che contribuisce dipiù è la Cina. Per quanto riguarda leemissioni pro capite, in testa ci sono gliUSA.Se guardiamo la mortalità attribuibile al

cambiamento climatico - sono stimedell’Oms di alcuni anni fa - ilcartogramma che ne origina è assoluta-mente distorto, cioè è l’Africa, e lo saràancor di più in futuro, la vittima del cam-biamento climatico e anche Asia, Indiae Bangladesh contribuiscono considere-volmente. C’è una enorme sproporzio-ne tra i paesi produttori di CO

2 e quelli

che ne subiscono le conseguenze.Perché studiamo il Bangladesh? Lo stu-dio è nato per caso: una studentessa delBangladesh ha portato all’attenzione ilfatto che in Bangladesh l’acqua da bereè infiltrata da sale proveniente dal mare.In Bangladesh, e nel mondo, c’è un in-cremento del livello del mare - tra 4 e 8mm all’anno - : poco, ma probabilmen-te aumenterà e sul lungo periodo puòportare a danni notevoli. Anche in In-ghilterra si comincia ad assistere aglieffetti dell’aumento del livello del mare.Ma in Bangladesh l’impatto è moltomaggiore, perché il Bangladesh è al li-vello del mare. È una grande pianuraalluvionale. L’innalzamento del livellodel mare, insieme ad altri problemi, pro-voca l’intrusione di acqua salata nellesorgenti di acqua da bere e da cucinare,

Salute senza confini.Salute senza confini.Salute senza confini.Salute senza confini.Salute senza confini.LLLLLe epidemie al tempo della globalizzazionee epidemie al tempo della globalizzazionee epidemie al tempo della globalizzazionee epidemie al tempo della globalizzazionee epidemie al tempo della globalizzazione

PPPPPresentazione del libro di Presentazione del libro di Presentazione del libro di Presentazione del libro di Presentazione del libro di Paolo Vineisaolo Vineisaolo Vineisaolo Vineisaolo VineisPPPPPerugia, 14 novembre 2014erugia, 14 novembre 2014erugia, 14 novembre 2014erugia, 14 novembre 2014erugia, 14 novembre 2014

* Imperial College, London, UK

Liliana Minelli e Paolo Vineis

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compresi i fiumi. Nell’area costiera delBangladesh non esistono acquedotti,quindi le persone utilizzano le sorgentipiù disparate. il Bamngladesh è una pia-nura alluvionale Oltre a questo, ilBangladesh è afflitto da fenomeni atmo-sferici accentuati dal cambiamento cli-matico, per esempio i cicloni. IlBangladesh è affetto dai cicli del Nino,ci sono cicloni la cui natura, gravità efrequenza stanno cambiando a causa delcambiamento climatico. I cicloni hannoprovocato danni enormi in passato. Cisono state ben 300.000 vittime stimatenel 1970. C’è stata una progressiva ri-duzione del numero di vittime dovuteagli allagamenti o ai cicloni, grazie agliinterventi negli anni più recenti dei go-verni, che hanno istituito dei ricoveri perle persone afflitte da inondazioni e ci-cloni, ci sono molti ricoveri lungo lecoste.Il problema che abbiamo identificato èquello della salinizzazione dell’acqua dabere. Già nel 2005 c’erano 6 milioni dipersone nella zona costiera esposte adalti livelli di cloruro di sodio nell’acquada bere, e la salinità sta aumentando, perquelle forze di cui parlavamo prima:l’aumento del livello del mare, il mino-re afflusso di acqua dolce per lo sciogli-mento dei ghiacciai dell’Himalaya, e perun problema specifico a livello costieroche è l’allevamento di gamberetti, chetrattiene acqua salata, o salmastra, all’in-terno della costa, sostituendo la colturadel riso, che invece è basata su acquadolce.Questi sono i fenomeni a cui mi riferi-vo, ci sono anche cambiamenti nella fre-quenza e nella qualità delle piogge nellastagione monsonica, l’aumento del livel-lo del mare, lo scioglimento dei ghiac-ciai. Tutto questo, insieme alla coltiva-zione dei gamberetti, porta a unasalinizzazione degli stagni, perché sonoessenzialmente gli stagni che vengonoutilizzati come sorgenti d’acqua, e quindia effetti sulla salute. Questo si riferiscealla coltura del gamberetto. I gamberet-

ti vengono esportati, almeno quelli dibuona qualità, quelli di cattiva qualitàvengono invece consumati localmente.Per cattiva qualità si intende il fatto cheo sono affetti da malattie o contengonoun tasso troppo alto di antibiotici e quin-di non sono adatti all’esportazione, masono considerati adatti, in modo più omeno illegale, per il consumo locale.Abbiamo condotto una ricerca, misuran-do i livelli di cloruro di sodio in variefonti di approvvigionamento di acqua dabere e abbiamo trovato degli strani dati.Abbiamo quini condotto una ricerca pri-ma sulle donne gravide, perché un’ipo-tesi formulata all’inizio era che ci fosseuna sorta di piccola epidemia dieclampsia o di ipertensione in gravidan-za, legata alla presenza di sale nell’ac-qua da bere. In effetti, la mia studentes-sa di Master aveva portato dati relativi aquesta epidemia di eclampsia e da lì ènata una serie di ricerche successive, cheadesso consistono nello studio dell’iper-tensione nella popolazione generale enell’attuare interventi sperimentali perdesalinizzare l’acqua. Abbiamo trovato

livelli molto alti in quest’area costiera,abbiamo misurato il sodio nelle urinedelle 24 ore di queste donne. C’è unarelazione molto chiara con il tipo di fonteutilizzata per approvvigionarsi di acqua.Questo problema della salinizzazionedell’acqua da bere riguarda parecchimilioni di persone solo in Bangladesh.Ha un impatto sulla salute, perché ilcloruro di sodio è un fattore di rischioper l’ipertensione. Ha inoltre un impat-to più generale, al di là dell’aspetto spe-cifico della salinizzazione dell’acqua inBangladesh e in molti paesi poveri. Gliabitanti del Bangladesh sono abituati dadecenni alle alluvioni, che sono dram-matiche. A causa di questi fenomeni sonostati messi in atto interventi di adatta-mento. C’è questa terminologia,mitigazione e adattamento. Permitigazione si intende il fatto di agirealla fonte cioè abbattendo la CO

2. Per

adattamento si intende invece una seriedi misure atte a impedire gli effetti fina-li del cambiamento climatico. La formadi adattamento tradizionale è approvvi-gionarsi di acqua fresca in vari modi, ma

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soprattutto con l’acqua piovana. Questoè un metodo rudimentale, assolutamen-te insufficiente a evitare l’impatto dellasalinizzazione, per cui stiamo studian-do quattro metodi diversi e stiamo cer-cando di capire quale tra questi ha mag-giore efficacia in relazione ai costi, tracui la desalinizzazione, basata su unostrumento che utilizza la luce del sole(solar-desalination) e il metodo degliacquiferi artificiali, che consiste nelpompare acqua piovana sottoterra, perconservarla in condizioni relativamentepulite. Confrontiamo questi diversi me-todi e cerchiamo di capire quali sono ipiù efficaci a parità di costi.Abbiamo cominciato a studiare l’impat-to sulla salute del cambiamento climati-co 15 anni fa. Quando si parla di cam-biamento climatico si parla soprattuttodi ondate di calore (heat waves) – nel2003 sono morte migliaia di persone inEuropa a causa delle ondate di calore -o della diffusione di malattie infettive oparassitarie, come la malaria, che sonoproblemi importanti, ma non sono gliunici legati al cambiamento climatico.La globalizzazione comporta altri effet-ti sulla salute. Il cambiamento climaticoè quasi paradigmatico dellaglobalizzazione, perché significa trasfe-rire a grande distanza effetti sulla saluteche sono generati nei paesi ricchi: la CO

2

è prodotta nei paesi ricchi, ma l’effettosi sente soprattutto in quelli poveri. Cisono molti altri effetti dellaglobalizzazione.Non parlo delle malattie infettive emer-genti, le zoonosi come Ebola, problemaimportante ma circoscritto. C’è spessouna sproporzione tra l’attenzione postaa problemi come l’Ebola, che sono cir-coscritti, e quella minore per problemiche sono già globali.Il cambiamento climatico ha un impattosull’agricoltura, per esempio a causadell’erosione dei terreni o della siccità.Ancora una volta il Bangladesh è unPaese piuttosto sfortunato: oltre all’ec-cesso d’acqua delle alluvioni soffre nel-

la sua parte Nord di siccità, che vieneesacerbata dal cambiamento climatico.C’è il problema dei mercati, l’aumentodei prezzi dei cibi nei paesi poveri, an-che a causa della speculazione. E’ unfenomeno globale, quello delle epidemiedi obesità e diabete e di altre malattiecroniche non trasmissibili, per esempioil cancro sta crescendo in modoesponenziale in Africa, in parte a causadell’invecchiamento della popolazione,ma non soltanto. In generale le malattienon comunicabili aumentano nei paesipoveri, evito l’espressione “in via di svi-luppo”. In ogni caso la globalizzazionecomporta in molti paesi poveri l’adesio-ne a stili di vita occidentali, quindi unariduzione dell’attività fisica, un aumen-to dell’assunzione di cibi industriali, unaumento del consumo di sigarette. LaCina contiene oggi il maggior numerodi fumatori mai esistito in un singolopaese del mondo. Assistiamo a questeepidemie di obesità, diabete e altre ma-lattie croniche che si possono ascriverealla globalizzazione, perché essa consi-ste nell’esportazione di stili di vita ali-mentari e non alimentari, per esempio ilconsumo di sigarette nei paesi poveri.Ci sarebbe molto da dire sull’alimenta-zione. Non capiamo esattamente cosa

ci sia alla base dell’epidemie di obesitàe diabete, che non sembrano spiegateinteramente dalla riduzione dell’attivitàfisica, dall’aumento dell’assunzionecalorica e dai cambiamenti degli stili divita in senso occidentale, aumento digrassi, di zuccheri e così via. Apparen-temente c’è altro, o una forte interazionetra questi elementi, oppure alcune carat-teristiche dell’alimentazione industria-lizzata che ancora conosciamo poco. Stadi fatto che l’epidemia c’è e si staglobalizzando. Un altro problema è le-gato alle migrazioni, ad esempio le ma-lattie mentali tra i migranti, che spessoviene sottovalutato. Tutto questo sem-bra delineare un quadro molto negativo,ma ci sono anche aspetti positivi, adesempio il notevole aumento nel mondodell’aspettativa di vita, che è passata dacirca 50 anni nel 1960 a 67 anni oggi. E’utile ricordare questo successo, ottenu-to grazie al prestigio di cui godevano leistituzione internazionali, in particolarel’OMS, e grazie alla collaborazione trale istituzioni internazionali e i governi.L’eradicazione del vaiolo e i successinella lotta alla poliomielite sono statipossibili perché tutti hanno collaborato.La polarizzazione tra Unione Sovieticae Stati Uniti dal punto di vista della sa-

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lute è superata e c’è una forte collabora-zione con l’Oms. Oggi la situazione stacambiando: l’Oms si è indebolita, ha unacrisi finanziaria, di numerosità del per-sonale, e le conseguenze si vedono, adesempio il successo nei confronti dellapoliomielite ha subito un rallentamen-to, le nuove zoonosi che stanno emer-gendo non hanno avuto quella rispostatempestiva da parte dell’Oms o di altreistituzioni che sarebbe stata necessaria.Lo stesso piano delle Nazioni Unite edell’Oms per combattere le malattie cro-nico degenerative sembra molto debo-le. Sono stati scritti articoli critici sullastrategia 25x25, vale a dire ridurre del25% la mortalità delle principali malat-tie croniche entro il 2025. Abbiamo pub-blicato, insieme a McKee, Pearce e al-tri, due articoli di critica a questa strate-gia, perché sembra ritagliata sugli stilidi vita occidentali e, soprattutto, sullemodalità di approccio al problema tipi-che dell’Occidente, cioè una promozio-ne della salute essenzialmenteindividualizzata. Invece, il successo neiconfronti delle malattie cronichedegenerative è possibile, in particolarenei paesi in via di sviluppo, se c’è unosforzo societario, non se ci si rivolge aisingoli individui.Alcune battaglie non sono affatto vinte,anzi c’è un rallentamento, penso allapoliomielite. La scommessa delle malat-tie cronico degenerative è tutta aperta esembra che le Nazioni Unite e l’Omsadottino delle armi spuntate, se non pen-sano a dei programmi più ampi di tipostrutturale, a interventi strutturali, e nonsoltanto di promozione individuale del-la salute. Assistiamo nei paesi poveri adei paradossi. Uno ben noto è quel deldouble burden per quanto riguardal’obesità e la malnutrizione, che convi-vono in molti paesi. Per la prima voltail numero di persone sovrappeso o obe-se supera quello delle persone denutriteo malnutrite e di per sé è un buon segna-le, ma in molti paesi le due cose convi-vono. Un paradosso simile si verifica in

Bangladesh per quanto riguarda l’acqua.La disponibilità di acqua sarà uno deglienormi problemi dei prossimi decenni.Il Bangladesh da un lato ha troppa ac-qua, perché ci sono periodiche alluvio-ni, dall’altro c’è troppa poca acqua dibuona qualità, al punto che le donne de-vono percorrere parecchi km per andarealla pompa da cui prelevano acqua rela-tivamente pulita, e comunque non pro-veniente dai fiumi o dalle alluvioni.Questi sono i paradossi dei Paesi poveriin questo momento: troppo e troppopoco, quantità contro qualità.La scarsità d’acqua è crescente. Nel2025 più di metà della popolazione avràun problema di grave scarsità. La quali-tà stessa sta declinando. Ho citato i mi-lioni di persone esposte ad acquasalinizzata in Bangladesh, ma anche inVietnam e in altre aree costiere. Il 70%di tutta l’acqua dolce è usata per l’irri-gazione, si sono perdute molte zoneumide nel mondo, e tra l’altro - di tuttele infrastrutture - l’acqua è quella con ilpiù basso tasso di recupero, cioè di co-stituzione delle riserve. Non è facile so-stituire l’acqua che va perduta. Citavo il problema dell’obesità comeproblema globale, che si sta diffonden-do dai paesi ricchi a quelli poveri. Que-sta è la proiezione al 2015, quindi moltovicino, il cambiamento dal 2005 al 2015nel numero di miliardi di personesovrappeso o obese, problema dramma-tico, in larga parte per gli effetti sullasalute dell’obesità.Vorrei citare, per finire, un aspetto sulquale non viene posta molta enfasi, ed èquello dei conflitti di interesse. Se ne èdiscusso in passato con riferimento al-l’industria del tabacco, cioè il fatto chequesta corrompeva i ricercatori. C’è unaenorme produzione scientifica su que-sto, un’enorme letteratura, c’è addirit-tura un sito destinato a raccogliere tuttala documentazione sulla corruzione deiricercatori da parte dell’industria del ta-bacco. Adesso vediamo lo stesso proble-ma per quanto riguarda il cambiamento

climatico, cioè l’industria del petrolioche cerca di corrompere i ricercatori o,più spesso, mette insieme informazionitendenziose per dare la sensazione checi troviamo di fronte a una situazione dipar condicio, cioè gli uni sostengono chec’è il cambiamento climatico, gli altriche non c’è. Lo slogan è: gli scienziatisono divisi. Cosa assolutamente falsa,anzi sul cambiamento climatico c’è unconsenso preoccupante, nel senso che èdifficile trovare dissenzienti che non si-ano in qualche modo legati agli interes-si dell’industria. Senza entrare nei det-tagli, credo sia importante avere chiarocos’è il conflitto di interessi e saperloidentificare in tutte le circostanze, per-ché è un problema crescente, a mio av-viso, ed è crescente nella misura in cuic’è una sensibilità più fievole nei con-fronti del conflitto di interessi, che con-siste nel fatto che la stessa persona o isti-tuzione lavora per obiettivi che sono incontrasto tra loro. Normalmente si diceche c’è un obiettivo primario e uno se-condario. Il primo, per chi lavora in sa-nità pubblica, è occuparsi della salutedella popolazione, così come l’obietti-vo primario del medico è curare i pa-zienti. Obiettivo secondario può essereil profitto, la carriera, e così via. E’ im-portante sapere che esiste il conflitto eche ci sono i modi per affrontarlo e ri-solverlo. Prima di tutto, bisogna essereconsapevoli che il conflitto esiste, peresempio se un ricercatore viene pagatoda un’industria, poniamo alimentare, perfare studi sugli effetti sulla salute di queldeterminato alimento, deve chiarire qualè il suo obiettivo primario. Se questo èla salute dei cittadini, può confliggerecon l’obiettivo secondario dei profittidell’industria. Sembra banale, ma spes-so questi problemi non sono del tuttochiari: conosco molti ricercatori che nonli hanno affatto chiari. Un esempio re-cente è l’ex direttore dell’Agenzia inter-nazionale della ricerca sul cancro, PeterBoyle - è stato direttore fino a pochi annifa - che ha appena pubblicato un artico-

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Lamberto BRIZIARELLI *

Grazie Paolo per questo contributo. Gra-zie per essere qui a Perugia a presentaregli ultimi lavori di ricerca, l’interessesocio politico di un ricercatore, comedovrebbe essere per tutti i ricercatori,non portatori di conflitti di interesse.Non c’è niente da aggiungere a questapresentazione così precisa e puntuale,che lega i tre momenti fondamentali del-la vita della popolazione: l’ambiente incui vive, i servizi che gestiscono la suapromozione della salute e, terzo momen-to, la politica globale. Leggendo i libridi Paolo, non trovo un segno né diideologismo né di estremismo. Si affron-ta il grande conflitto tra l’aumento delPil e non necessariamente l’aumentodella salute, gli effetti negativi, ma an-che quegli elementi che nellaglobalizzazione possono determinareuna visione positiva. Non c’è dubbio chel’aumento della vita media, di questitempi, sia legato sicuramente a quello

che si chiama progresso, nei diversimomenti, che progresso non sempre è. Vorrei aggiungere solo due annotazionied esempi esplicativi. Se ci trasferiamoper un momento dal Bangladesh in Ita-lia, dovremmo iniziare a interrogarci piùattentamente su quello che, ad esempio,è successo nel nostro settore. Citerò solodue o tre elementi di fondo. In EmiliaRomagna già da diversi anni, mettem-mo in evidenza che l’aumento della ero-sione dei suoli, per l’irrigazione e altriusi, aveva elevato la salinità delle acque.Voi sapete che l’acqua dolce galleggiasu quella salata, ebbene le falde freaticheerano ridotte a un sottilissimo strato,quindi emungimenti leggermente piùprofondi di questo sottile strato ricava-vano dai pozzi acqua salata, insieme allaquale c’era un elevato tasso di nitrati,che venivano dalle colture. Diversi annifa, ho seguito una tesi di Master e tro-vammo ben sette kg di ammendanti -chiamiamoli così, complessivamenteintesi - in agricoltura per ettaro. Si trattadi materiali che dovrebbero essere datiper milligrammi, invece c’erano ben set-te kg per ogni ettaro di coltura. E poiaggiungiamo l’atrazina, l’arsenico nelLazio, aggiungiamo il carbone, il mer-curio nella zona dell’Orvietano.La seconda considerazione è che do-vremmo con maggiore attenzione studia-

re questi fenomeni, portarli all’attenzio-ne della popolazione, perché in genera-le alcuni tecnici lo sanno e stanno zitti,e poi indurre Comuni e Regioni e lavo-rare insieme su queste ricerche. IlBangladesh è molto più vicino a noi diquello che pensiamo. Pensiamo alle no-stre zone costiere, a quello che succede-rà con l’elevazione del livello del mare.Tutti i pozzi periferici non daranno piùacqua, siamo certi che questo avverrà, enon in un futuro lontano, si parla del 2025. L’ultima questione, a Terni - una pic-cola provincia - studiamo i rapporti trasalute e ambiente. Terni è la secondaprovincia per vita media in Italia e quin-di anche nel mondo, ma questi numerimedi non dicono niente, perché non sia-mo in grado oggi - con i nostri servizi diepidemiologia - di stabilire le differen-ze tra il minimo e il massimo di vitamedia in questa provincia. Non abbia-mo i numeri per sapere chi è morto cosafaceva prima di morire, se aveva eserci-tato la professione del professore uni-versitario oppure il lavoratore nelle mi-niere. Non siamo in grado di dire chedifferenze ci sono nei diversi strati dellanostra popolazione. Volevo evidenziarequello che dovremo cominciare a fare,partendo da questo discorso globale, ri-portandolo alla nostra realtà di tutti igiorni.

lo che dice “nessun conflitto di interes-se” e subito sotto “questo articolo è sta-to finanziato dalla Coca Cola”. C’è dadire che l’articolo è sugli effetti sullasalute delle bevande gassate. C’è dachiedersi allora cosa intenda per conflit-to di interesse, se questo non è un con-flitto di interesse. Mi fermo qui. Il librolo avete visto e tratta di questi argomen-ti, dal cambiamento climatico ai vari ef-fetti sulla salute della globalizzazione, ec’è anche un capitolo sul conflitto di in-teresse.

Liliana M INELLI *

Questo libro è molto denso e interes-sante. Vorrei invitare LambertoBriziarelli - per molto tempo direttoredel Centro Sperimentale - a fare le sueosservazioni

* Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l’Educazione Sanitaria, Università degli Studi di Perugia

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salute globale viene intesa in senso moltoorientato al sociale.L’aspetto ambientalista messo in risaltoda Paolo Vineis è importante a chiudereil cerchio, perché mette in evidenza glieffetti ambientali della globalizzazione.Non ho preparato una presentazione ar-ticolata, ma vorrei trarre alcuni spuntidel libro, che ho trovato molto stimo-lanti, come il concetto di riserva biolo-gica. Il libro descrive come esista nel-l’individuo una riserva biologica, che gliconsente di fare fronte ai danni dell’am-biente, cioè il corpo dal punto di vistabiologico ha in sé la capacità di reagireagli stimoli patogeni dell’ambiente ester-no, ma a un certo punto questa riserva siesaurisce e c’è la patologia. Appuntoperché c’è un’interpretazione più socia-le, in questo contesto, mi è venuto inmente quello che negli studi di questiultimi decenni viene conosciuto comecoesione sociale, come capitale sociale.Chiedo a Paolo se è legittima questaanalogia, se da una parte c’è la riservabiologica del corpo umano, esiste ancheuna riserva sociale nella società, data dalcosiddetto capitale sociale, che rappre-senta un fattore protettivo per la salute,tanto è vero che gli studi epidemiologicidimostrano che maggiore è il capitale so-ciale di una comunità e maggiore è ingenerale il livello di salute.E’ così, Paolo?

Liliana M INELLI

Vorrei sollecitare qualche altra osserva-zione, invito la dottoressa Giaimo.

Angelo STEFANINI *

Mi sono chiesto, e chiedo a Vineis, per-ché l’autore non ha utilizzato il terminesalute globale nel titolo. Ciò che rende il libro unico è l’appro-fondimento che fa dell’aspetto ambien-tale, fisico, della globalizzazione. Ladefinizione stessa di salute globale nonè completamente condivisa. Questo ter-mine è stato utilizzato con significatidiversi e contraddittori. Nella maggiorparte dei casi col termine salute globaleviene inteso quello che in precedenzaveniva chiamata salute internazionale,cioè la salute degli altri, dei poveri, delterzo mondo, che noi andiamo ad aiuta-re, che in altri contesti viene chiamatamedicina tropicale. Se andate a vedereil sito di una organizzazione che fa capoa Bill Gates vedrete che la salute globa-le è quel movimento che si organizza peraiutare i Paesi poveri a risolvere i propriproblemi di salute. Ultimamente, in Ita-lia questa interpretazione del terminesalute globale è stata criticata, perchénella Rete di cui noi facciamo parte, chesi chiama “Rete italiana per l’insegna-mento della salute globale”, di cui parteanche Perugia, sta emergendo una lettu-ra dei processi di salute e di malattia for-temente orientata al sociale, nel segnodella complessità. È quello che ha de-nunciato per la sanità il Rapporto del-l’OMS del 2008, che si intitola “Closingthe gap” cioè chiudere il divario in ter-mini di disuguaglianze di salute. Il modoin cui stiamo organizzando la società, ilmodo in cui la globalizzazione econo-mica è avanzata negli ultimi decenni, èalla base delle cause delle malattie e dicome le malattie si stanno distribuendonella popolazione in modo estremamen-te diseguale. È sempre più evidente chele classi sociali più povere sono quelleche pagano lo scotto maggiore in termi-ni di mortalità e di morbosità. Quindi

Mariadonata GIAIMO

Ricordo che alcuni anni fa Vineisciparlò dell Bangladesh. Ricordo benis-simo che allora la storia dei gamberettidel Bangladesh e della salinizzazione

dell’acqua mi sembrava molto lontanae fuori contesto, rispetto a dove erava-mo noi. In realtà, le cose che ci ha rac-contato sono diventate attualissime, maattualissime non è l’espressione giusta,sono diventate molto pesanti nelle rifles-sioni sui sistemi sanitari, in questo mo-mento. In Conferenza Stato Regioni ieriè passato il nuovo Piano per la preven-zione per i prossimi 5 anni, che per laprima volta si dà dieci macro obiettivi,due dei quali hanno molto a vedere conquello che lei raccontava, la lotta allepatologie cronico degenerative e il rap-porto tra salute e ambiente. Sembra stra-no, ma ci siamo arrivati come Paese, eaccumuliamo ritardo, la crisi economi-ca sta aumentando le disuguaglianze inmodo molto pesante. E’ sotto gli occhidi tutti che più si è poveri, più si è incondizioni economiche difficili, conmeno facilità – anche nei paesi civili- siha accesso alle cure e con meno facilitàsi guarisce. Se si guarda su scala mon-diale, in questo momento siamo attac-cati da informazioni contrastanti: da unaparte ci occupiamo di Ebola come fosseil principale dei problemi di salute inquesto momento - ma ci siamo dimenti-cati di occuparci di Ebola quando pote-va essere fermato come un qualunquealtro virus - e non ci occupiamo di epi-

* Centro Salute Internazionale (CSI), Bologna dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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diverso: la salute globale include la sa-lute internazionale ma non la esaurisce.Il problema che sollevi, relativamentealla coesione sociale e al capitale socia-le, è fondamentale. Non ho la compe-tenza per affrontarlo e pertanto non loho affrontato nel libro, ma sono certoche è uno degli aspetti cruciali. Comin-ciamo a percepire l’impatto del cambia-mento climatico sulla salute e percepia-mo in modo molto più chiaro e consa-pevole l’impatto dell’economia e dellacrisi economica e delle disuguaglianzesociali sulla salute, non c’è molta ricer-ca empirica, invece sulla coesione so-ciale e sull’importanza del capitale so-ciale. C’è tutto il lavoro di MichaelMarmot sullo stress psicosociale, incen-trato in particolare sulle differenze so-ciali. C’è una teorizzazione sul capitalesociale e sulla coesione e sul loro im-patto sulla salute, ma poca ricercaempirica.Il tuo è un suggerimento prezioso, per-ché si può stimolare più ricerca empirica– penso a tesi di dottorandi, ecc. - chepuò essere condotta su questo argomen-to. Quello che sta intervenendo, ancheda parte dei critici della strategia 25x25,è la consapevolezza del fatto che il vec-chio paradigma basato sulla persona-lizzazione assolutamente non funziona.E’ stata l’ideologia degli ultimi 10-20anni, quella della personalizzazione dellamedicina e anche della prevenzione. Inrealtà, è un paradigma sbagliato, non nelsenso che non si debbano adattare glistrumenti anche a livello individuale, oche non si debbano raggiungere i singo-li individui. Ma, per vincere le sfide cheabbiamo di fronte è necessario un ap-proccio strutturale, di società, basatoanche sulla coesione sociale. L’attualesocietà assolutamente atomizzata, in cuil’individuo è isolato sul piano culturalee psicologico, rende difficile quel pre-sunto approccio personalizzato, perché

non si riesce a raggiungere l’individuo,non c’è una koinè culturale nell’ambitodella quale i messaggi possono essereportati.Il tuo suggerimento è molto importante,hai ragione che nel libro ho affrontatosoprattutto gli aspetti fisico ambientali.Qualcuno dovrebbe cogliere questo sug-gerimento, aumentare la ricerca empiricasulla coesione sociale e sul suo impattosulla salute e coglierne gli aspetti cultu-rali e ideologici.

Liliana M INELLI

Vedo tra il pubblico gli antropologi. Toc-ca a Massimiliano Minelli.

Massimiliano M INELLI *

Ascoltando Stefanini mi veniva da riflet-tere sul fatto che, se si guarda per uncerto periodo la ricerca epidemiologica,la ricerca che si è occupata di coesionesociale e capitale sociale ha avuto unasorta di andamento quasi parallelo aquella sui determinanti strutturali e sul-le disuguaglianze. Sappiamo che questocorrisponde a scelte di indirizzo politi-co, un percorso su cui ha inciso moltola cosiddetta terza via. L’idea che a uncerto punto, all’arretramento di politi-che che avessero un impatto sulledisuguaglianze in modo strutturale e in-vestissero direttamente sui determinan-ti economici, corrispondesse invece lapossibilità di potenziare quelle reti co-munitarie esistenti. Il rischio qual’è? Ilbasso impatto che queste ricerche han-no avuto dipende dal fatto che il capita-le sociale è fortemente contestuale, sto-rico, strettamente connesso a specifichemodalità e connessioni di relazione so-ciale. In questo senso, c’entra molto illavoro che gli antropologi fanno con ri-cerche mirate, ma che non hanno una

demie come l’obesità, o ce ne occupia-mo a proposito di conflitto di interesse,solo puntando sulla scelta individuale.Tutto questo dimostra che la salute è unproblema complesso. Le cose che harichiamato oggi dovrebbero essere af-frontate nelle scuole di medicina, do-vrebbero diventare oggetto di riflessio-ne per tutti i medici a prescindere dalmestiere che fanno, non solo per i medi-ci che, come me, si occupano di pro-grammazione o di sanità pubblica. Bi-sogna mettere in campo uno sforzo, sot-to il profilo culturale, di rendere consa-pevoli i professionisti della salute delfatto che è necessario allargare lo sguar-do e sapere che esiste l’uomo delBangladesh che può diventare un buonparadigma per il mondo.

Liliana M INELLI

Il professor Vineis insegna GlobalHealth all’Imperial College di Londra.Angelo Stefanini a Bologna fa la stessacosa. Esiste una rete italiana che si chia-ma Rete italiana di insegnamento dellasalute globale, di cui fa parte ancheStefanini, e il CeSPES attraverso i corsiche curo assieme a Riccardo Casadei eGiancarlo Pocetta.

Paolo VINEIS

Ringrazio Angelo e la dottoresssa Giamoper gli interventi, che condivido. Co-mincio con la domanda di Angelo: per-ché non ho chiamato il libro salute glo-bale: è stata una scelta dell’editore. “Sa-lute globale” suona un pò strano in ita-liano, mentre nei paesi anglosassoni iltermine “global health” è molto diffu-so. Sono state create anche molte catte-dre di insegnamento, ma non c’è una de-finizione univoca e c’è la tendenza ariciclare in qualche modo la salute in-ternazionale, che è qualcosa di molto

* Dipartimento di Filosofia, Scienze Sociale, Umane e della Formazione, Università degli Studi di Perugia

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nizione di bene comune, su cui ha scrit-to un libro assai interessante Ugo Mattei,non dice niente. Che vuol dire bene co-mune se non siamo riusciti a includerenell’articolo 9 della nostra Costituzionel’ambiente come bene comune, e nonsolo come soggetto di proprietà priva-ta? Ho paura dei facili slogan. Healthfor all, vi ricordate? che vuol dire? comesi può pensare di garantire la salute atutti entro il 2000? ci vorranno altri 2000anni. Questa società produce piùdisuguaglianze e diversità che umaniz-zazione.Stiamo pubblicando nella nostra rivista“Sistema salute. La rivista italiana dieducazione sanitaria e promozione del-la salute” un articolo di Stefanini, che faproprio questo discorso, cioè come riu-scire a introdurre tutti gli elementi dipartecipazione che ricordavaMassimiliano Minelli, come fare in que-sto momento molto difficile del nostroPaese, in cui tutti sono contro tutti, enon sappiamo più con quali strumentipotremo promuovere la partecipazione.

Paolo V INEIS - CONCLUSIONI

Ringrazio tutti per gli stimoli e i sugge-rimenti che sono venuti, che non sonoin grado di raccogliere da solo, ovvia-mente. Riferendomi all’interventodell’antropologo e specificatamente alcaso del Bangladesh, la mia riflessioneè che talvolta in questi Paesi c’è più co-esione sociale di quanta ce ne sia da noi.In Bangladesh il nostro lavoro è statoportato all’attenzione della popolazioneattraverso assemblee, sono state organiz-zate molte assemblee con la popolazio-ne anche per preparare la prossima fasedi sperimentazione di diverse modalitàdi fornitura di acqua dolce. Mi viene dadire che la partecipazione è facilitatadalla relativa maggiore coesione socia-le, che c’è in questi Paesi. Relativa, per-ché a causa della globalizzazione il mon-do cambia molto rapidamente. InBangladesh adesso c’è il fenomeno, pri-

ricaduta in grandi progetti di ricerca conevidenza epidemiologica significativa.In questo senso, penso che il lavoro con-giunto sia fondamentale. Sappiamo checi sono esperienze avanzate, penso ai la-vori di Paul Farmer, che è un antropologoche lavora sia sulla salute globale chesui determinanti strutturali, che ad Haitiha fatto un lunghissimo lavoroetnografico, sono lavori preziosi per ca-pire in quale direzione muoversi. Si trattadi riflessioni importanti su ricerca e in-dirizzo della ricerca e dei modi in cui sipuò fare ricerca in una prospettivainterdisciplinare avanzata. Dal punto divista antropologico, una domanda per ilprof. Vineis, mi interessa capire qualisono le modalità specifiche con cui, nelBangladesh, soggetti della società civi-le e gruppi che si mobilitano nei conte-sti locali riescono a dare letture specifi-che del fenomeno o comunque interagirecon ricerche sull’andamento complessi-vo. Ho l’impressione che, quando si an-drà a lavorare nei contesti, la conoscen-za specifica e le pratiche specifiche del-le popolazioni faranno la differenza,quindi nessun approccio top down riu-scirà ad affrontare questo tipo di con-traddizione, una contraddizione che ri-chiede una forte mobilitazione dal bas-so e quindi un modo molto avanzato ditenere la partecipazione e il confrontosulle scelte strategiche.

Lamberto BRIZIARELLI

Mi ha sollecitato Stefanini sul perché illibro non si titoli salute globale. Sonod’accordissimo sul titolo dato, perchévuol dire una cosa diversa: senza confi-ni, oltre i confini fisici, il confine nondovrebbe esistere nella collettività de-gli umani. Peraltro, il termine salute glo-bale a me piace molto, ma lo uso assaipoco. Mi piace moltissimo, ma vorreifuggire dagli slogan facili. Che vuol diresalute globale? Come riusciremo noi afare una salute globale, quando le diffe-renze sono così grosse? La stessa defi-

ma ignoto, dell’islamismo estremista,importato in Bangladesh, ci sono cam-biamenti culturali, strutturali, e lo stes-so concetto di coesione sta mutando. Stadi fatto che non abbiamo avuto difficol-tà a organizzare assemblee con la popola-zione e coinvolgere la popolazione. Vedre-mo le prossime fasi come andranno.Sono assolutamente d’accordo sul fattoche è necessaria ricerca intervento. Pur-troppo, molto spesso noi epidemiologiabbiamo una concezione molto semplifi-cata, rudimentale della relazione causaeffetto, abbiamo spesso l’idea del virus odella sostanza chimica, mentre, per af-frontare le sfide del futuro - anche solol’obesità e gli stili alimentari - si deveandare ben al di là di questo. Ciò com-porta un lavoro con antropologi, espertidi società e di condizionamento della so-cietà. Questi stimoli venuti nella discus-sione sono molto importanti. Direi cheuno stimolo che può riguardarmi non ètanto la promozione culturale quanto ilfatto, ad esempio, di stimolare la ricercaempirica all’Imperial College, affidandotesi o lavori su questi temi, come la coe-sione sociale e i rapporti tra antropolo-gia, epidemiologia e salute pubblica.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

47n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

Angelo CelliAngelo CelliAngelo CelliAngelo CelliAngelo CelliPPPPPresentazione del libro di Stefano Oraziresentazione del libro di Stefano Oraziresentazione del libro di Stefano Oraziresentazione del libro di Stefano Oraziresentazione del libro di Stefano OraziPPPPPerugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014

Gaetano Maria FARA*

Sono nato a Milano, alla scuola diGiovanardi. Nel 1986, per improvvisafollia, c’era la cattedra di Igiene diGiovanardi a Roma che si stavo libe-rando, dissi: ci provo! Mi è andata bene.Sono stato preso da questa realtà del-l’Istituto di Igiene di Roma, adesso misento romano, anche Sant’Agostino nonera nato a Roma. La prima cosa che hofatto, arrivando a Roma, è di studiarela storia dell’Istituto, una storia glorio-sa, che ha fatto la storia d’Italia.Tommasi Crudeli, il primo direttoredell’Istituto di Igiene Sperimentale, eraun garibaldino. Fra le figure importan-ti delle molte che hanno insegnato allaSapienza, Angelo Celli è la persona piùaffascinante. Formato alla scuola diPettenkofer e, naturalmente, a quella diTommasi Crudeli, ha lavorato inizial-mente sotto la guida di Marchiafava.Giovanissimo, ha vinto simultaneamen-te la cattedra a Torino e a Palermo. Ha

scelto Palermo, dove è rimasto un annoe mezzo, fondando l’Istituto di Igiene ecreando il Centro Antirabbico, collega-to direttamente all’Istituto Pasteur. Surichiesta della Facoltà ha abbandonatoPalermo e, tornato a Roma, ha messoin moto l’Istituto e ha creato una scuo-la, che è immediatamente diventata lea-der dell’igiene italiana, che muovevaallora in Italia i primi passi, scuola chedivenne leader anche nella Sapienza.Intese trasformare l’igiene da materiaippocratica a materia scientifica, utiliz-zando quello che la microbiologia ave-va iniziato a produrre, collegò lepatologie trasmissibili con le cognizio-ni di microbiologia, fece diventarel’igiene un’igiene scientifica, appoggia-ta alle attività sperimentali. Volle nonsolo incoraggiare la ricerca, ma anchel’insegnamento, non solo per gli studen-ti di medicina, ma anche per i medicigià laureati, per i veterinari, per i chi-mici, per gli ingegneri. Aveva capito chel’igiene non è una riserva indiana dei

medici, ma l’igiene è un modo di pen-sare e lavorare che coinvolge anche al-tre competenze.Celli si azzuffò con tutti quelli che con-testavano la primazia delle sue scoper-te, ebbe notevoli discussioni con il col-lega di Torino, Pagliani. A un certo pun-to, avendo l’idea di applicare l’igieneal miglioramento della salute dei piùdiseredati, capì che non poteva farlosolo da professore. Da professore, erariuscito ad agire come filantropo, ave-va lavorato a favore dei contadini del-l’agro romano, che vivevano in condi-zioni spaventose, in mezzo alle paludi,oppressi dai latifondisti e dalla mala-ria. Decise che doveva anche essere unuomo politico. Fu deputato per sei le-gislature, ad un certo punto rinunciòalla cattedra per rimanere deputato. Ilsuo lavoro si intrecciò con un’altra fi-gura affascinante, quella della moglie.Sposò in modo un po’ avventuroso, lui43 anni lei 17, Anna Fraentzel, figlia diun clinico medico di Berlino, la quale,

* Sapienza, Università di Roma

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

48 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

non potendo studiare medicina perl’ambiente tedesco assai sfavorevole,scelse, su consiglio di Celli, di fare l’in-fermiera. Questa donna gli sopravvisseun sacco di anni, Celli morì nel 1914,lei nel 1958. Portò in dote la conoscen-za del mondo artistico e letterario diRoma. Celli ebbe così modo di cono-scere Matilde Serao, Sibilla Aleramo,lo scultore Cambellotti. Tutti seguiro-no Celli nel lavoro nelle campagne, aiu-tando i contadini, non solo economica-mente, ma partendo da un principio, unpo’ quello di Don Milani di qualcheanno dopo: il povero, il diseredato nonmigliorerà mai, se non diventa colto.Aprirono decine di scuole per i conta-dini dell’agro romano, lavoro che lamoglie continuò anche dopo la suamorte, e ancora oggi nel parco delCirceo c’è una di queste scuole. Porta-va il rigore scientifico delle sue scoper-te, molte dedicate alla malaria. Ful’antesignano della terapia chininica eottenne dal Parlamento che fosse gra-tuito per i poveri e i contadini dell’agroromano. Nacque il “chinino di stato”,un farmaco che veniva vendutosottocosto, ci furono risse robuste coni produttore dei farmaci. La figura diCelli è molto ricca scientificamente,politicamente, umanamente e anche incampo culturale. La sua salute fu dan-neggiata, dovette a un certo punto ri-nunciare a vivere a Roma, andò aFrascati, ospite in una villa nobiliare.Fu ricoverato a Roma e poi a Monza,nella Clinica Zucchi, dove morì di unapatologia cardiovascolare, ma sul cer-tificato di morte è scritto: morte di con-sunzione. Si era sfinito nella sua vita,nella sua attività. Era il 1914.Credo che sia molto importante occu-parsi del nostro passato scientifico. Viinvito alla lettura di questo libro, mol-to piacevole.

Tullio SEPPILLI *

Fara ha detto tutto quello che era im-portante dire. Ringrazio Orazi che hascritto per la seconda volta di AngeloCelli e ringrazio il CeSPES per questaoccasione.Mio padre, quando costituì la Fonda-zione, decise di intitolarla ad AngeloCelli, perché questi – diceva – era statocontemporaneamente un docente, unricercatore e un uomo politico, e costi-tuiva così l’esempio di come dovrebbeessere un igienista.E’ forse bene ricordare che Angelo Cellifu un uomo politico di estrema sinistra:in quelle sei legislature che fece in Par-lamento fu eletto nella sua circoscrizio-ne marchigiana, a Cagli, da un frontefatto da anarchici, repubblicani e socia-listi.Fu in fondo questo il periodo affasci-nante della nascita della medicina so-ciale moderna, Celli lavorava sullamalaria, altri in Italia sulle origini del-la pellagra: l’80% dei ricoverati nelmanicomio di Perugia erano soprattut-to contadini giunti all’ultimo stadiodella pellagra.Un periodo eroico della medicina mo-derna, in cui trionfa la ricerca biologi-ca. Anche i conflitti, litigavano molto.Quando io mi laureavo in Scienze na-turali a Roma, a La Sapienza, ancora siparlava di Grassi e delle sue polemichecon Celli sulla questione del chinino distato. Dichiarare che chi è ammalatodeve poter ricevere gratuitamente ilchinino di stato era un fatto rivoluzio-nario. Nel momento in cui si sta cer-cando di smantellare il nostro serviziosanitario pubblico l’esempio di Celli èper noi importante.Secondo elemento, la moglie. Questadonna, che voleva laurearsi in medici-na a Berlino. E che in Germania ci fos-

se più pregiudizio che in Italia mi hacolpito molto. Questa donna che conti-nuò il lavoro del marito dopo la suamorte. E questo gruppo di persone, diintellettuali di varia estrazione, nazio-nalità e professione, che si mettono as-sieme a lavorare sulla malaria, non era-no tutti medici. Uno di loro era Gio-vanni Cena, che dirigeva “La NuovaAntologia”, la grande rivista letterariadell’epoca, in cui scriveva anche laMontessori. Si riunivano per ragioniumanitarie, oggi diremmo politiche.Una delle persone centrali fu SibillaAleramo, che racconta: «… a due passida Roma vivono in capanne di paglia,senza pavimento, sembrano anche lorodi fango, abbandonati, senza medici,senza scuole ...». Nelle battaglie parla-mentari di Celli possiamo trovare l’ini-zio delle lotte per un sistema sanitarioaperto a tutti.

Lamberto BRIZIARELLI

Voglio concludere i discorsi fatti daicolleghi, dando una risposta a questadomanda: perche il Professore Seppillivolle intitolare la Fondazione a Celli enon a se stesso? E perché ogni tantoandavamo a Cagli? Facevamo lì deiconvegni, perché era il luogo in cuiCelli aveva lungamente professato lasua attività di professore politico.Seppilli si riteneva molto simile a Cellie continuatore delle sue idee. Si posso-no rivedere molte affinità tra Celli eSeppilli. Questo libro aggiunge moltis-simo, sono chiariti molti passi della vitadi Celli, grazie ai contributi di Fara,Corbellini e altri, che nella precedentebiografia di Orazi del 1993 apparivanosfumati.L’ affinità più grande si legge nel con-tributo di Fara: “Celli fu scienziato dipunta e uomo d’azione”. Seppilli rite-

* Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute, Perugia

49n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

neva che proprio questa fosse la fun-zione dell’igienista nel mondo che sitrovava di fronte in quegli anni, che erala continuazione rispetto ai tempi diCelli. Il processo in cui si realizzava ladifesa della salute dei cittadini era so-stanzialmente ancora non compiuto, erainiziato nel 1888, a Torino con Pagliani,dalla cui scuola proveniva lo stessoCelli. Seppilli nel Consiglio Superioredi Sanità sviluppò importanti elementidi avanzamento per la salute. L’elemento che lega il Centro Speri-mentale a Celli è l’atteggiamento cheCelli ebbe verso la salute e la gente Nonè un caso che il Centro, nella sua primadenominazione del 1954, si chiamasse“Centro dimostrativo dell’educazionesanitaria della popolazione”. La stessaradice delle scuole dell’agro pontino,rispetto alle quali aggiungo un nomeimportante, Giovanni Cena, che fu an-che precursore del lavoro di Celli epropugnò fortemente la formazionedelle scuole popolari, con grande ap-porto di Sibilla Aleramo e AnnaFraentzel, la moglie di Celli.Entrambi, Celli e Seppilli, puntavanosulla scuola, sulla formazione, sul pro-cesso di educazione di tutti, come ele-mento fondamentale al centro dell’at-

tività degli scienziati. Il Professore cidiceva: ” Voi dovete fare la ricerca, maricordatevi che la vostra funzione fon-damentale è di formare i medici, per-ché a loro volta siano soggetti che for-mano la popolazione”. Un elementocentrale della visione politica diSeppilli.L’educazione dei cittadini era al cen-tro, per Celli, anche per i poveri igno-ranti, quelli che, cito a memoria, “comefantasmi si aggiravano nelle capannedell’agro pontino, si agitavano sullosfondo dei resti architettonici antichi incui spesso trovavano rifugio”. Un riscontro dell’opera di Celli si tro-va nella collezione delle 6700 diaposi-tive che Oddo Casagrande, maestro diSeppilli, fece tra fine 800 e il 1930, perl’insegnamento agli studenti. Ben 486sono dedicate alla malaria: ci sono lescuole dell’agro pontino, la distribuzio-ne del chinino, la grande dimostrazio-ne della bonifica delle diverse zonemalariche, in Sardegna, nell’agro roma-no e altrove. Casagrande fu un uomodel regime, andò in Africa, in Sarde-gna come ufficiale dell’esercito regio,nelle sue diapositive esaltò operazionipopolari del regime fascista, come lecolonie e i sanatori. Pur essendo lonta-

no da Celli, mostrò largamente le ope-re del Celli.Altro elemento che unisce Celli eSeppilli è che dovettero sopportaregrandi amarezze, entrambi da parte deiloro colleghi. Il capitolo di Corbellinimostra la lotta atroce nel gruppomalariologico di Roma, in cui Celli fuattaccato violentemente da Grassi emolti altri, per lo più sostenuti dalleindustre farmaceutiche. Fu addiritturaportato in tribunale.Qualcosa di simile capitò a Seppilli.Non ebbe grandi sostenitori, lastragrande maggioranza degli igienisti,ad eccezione di Giovanardi, erano con-trari all’introduzione di una disciplinache ritenevano filosofica, la culturadell’educazione sanitaria, la nuovascientificità dell’igiene sociale.Quella che Berlinguer chiamava “co-scienza scientifica di massa” (intervie-ne Tullio Seppilli).Per concludere, ho segnalato questovolume sulla nostra rivista “Sistemasalute. La rivista italiana di educazio-ne sanitaria e promozione della salu-te”. Ritornare alle radici e ricordare ilpassato è fondamentale per riportare alcentro nella comunità i problemi dellasalute.

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

50 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Il People Health Movement, curatoredel volume, è un movimento globale diattivisti per la salute, presente in oltre90 Paesi, che comprende movimenti,associazioni, ong, accademici, profes-sionisti sanitari. Si struttura come una“rete di reti” che unisce realtà moltodiversificate e movimenti dal basso, nelcomune intento di promuovere il dirit-to alla salute per tutti, e per fare questosi ispira alla filosofia della PrimaryHealth Care, con un approccio cioè chesappia farsi carico anche delle dimen-sioni sociali, politiche, ambientali edeconomiche che determinano la salute.

Il PHM nasce nel 2000, in seno al mo-vimento alter-mondialisti, quando mo-vimenti, accademici, professionisti sa-nitari di cui alcuni già in rete, si riuni-scono nella prima People’s HealthAssembly (PHA), assemblea per la sa-lute dei popoli, in Bangladesh, che con-ta quasi 1500 partecipanti provenientida 92 paesi.

Nel contesto di questa prima assembleaviene stilata la Carta per la salute deipopoli, che costituisce il documentofondativo del PHM. (scaricabile in ita-liano dal sito del PHM: http://w w w. p h m o v e m e n t . o rg / s i t e s /

Global Health WGlobal Health WGlobal Health WGlobal Health WGlobal Health Watch (GHW)atch (GHW)atch (GHW)atch (GHW)atch (GHW)PPPPPresentazione del resentazione del resentazione del resentazione del resentazione del rapporto sulla salute delrapporto sulla salute delrapporto sulla salute delrapporto sulla salute delrapporto sulla salute delpianeta curato dal Ppianeta curato dal Ppianeta curato dal Ppianeta curato dal Ppianeta curato dal People’s Health Movement (PHM)eople’s Health Movement (PHM)eople’s Health Movement (PHM)eople’s Health Movement (PHM)eople’s Health Movement (PHM)PPPPPerugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014erugia, 17 novembre 2014

www.phmovement.org/files/phm-pch-italian.pdf)La Carta, manifesto del movimento,diviene anche la porta d’accesso dellostesso: di fatto è attraverso la sottoscri-zione di questa carta che si diviene partedel PHM.

Nella carta sono presentati i principi delmovimento stesso, che si rifanno allaDichiarazione di Alma Ata del 1978 edenuncia che, se nel ’78 i delegati di134 paesi, la WHO e UNICEF hannoidentificato la PHC come la strategiaper tendere alla “salute per tutti” e al-l’equità in salute, l’impegno perl’implementazione dei principi dellaPHC non è stato rispettato da parte deigoverni e dalle istituzioni internaziona-li, e che questo ha aggravato la crisiglobale in salute che stiamo vivendo.Di conseguenza, nella sua introduzio-ne, la carta diviene una chiamata al-l’azione per una mobilitazione interna-zionale che possa convergere e lottareper il Diritto alla Salute per tutti, e chepossa costruire una cultura della saluteche parte da un approccio di comunità.

...L’enorme disparità esistente nellostato di salute delle persone, in modoparticolare tra i paesi sviluppati e quel-li in via di sviluppo ma anche all’inter-no delle nazioni, è inaccettabile dalpunto di vista politico, economico, so-ciale.Le persone hanno il diritto e il doveredi partecipare individualmente e col-lettivamente alla progettazione e allarealizzazione dell’assistenza sanitariadi cui hanno bisogno.La PHC è è costituita da quelle formeessenziali di assistenza sanitaria chesono basate su tecnologie e metodi pra-tici, scientificamente validi e social-mente accettabili, che sono rese acces-sibili a tutti gli individui e alle fami-glie nella comunità grazie alla loro pie-na partecipazione, che sono realizzatea un costo che la comunità e la nazio-ne possono sostenere in ogni fase delproprio sviluppo in uno spirito di au-tonomia e di autodeterminazione...

(Dalla Dichiarazione di Alma Ata,1978)

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

51n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015la Salute umana

La Dichiarazione di Alma Ata, soprariportata, riflette il contesto politico nelquale è stata redatta (1978). Contestoche però cambia radicalmente già l’an-no successivo.Ciò che il PHM denuncia a partire dal-la sua nascita è l’impatto dellaglobalizzazione e delle politicheneoliberiste sulla salute, riconoscendonella disuguaglianza, nella povertà,nello sfruttamento, nella violenza e nel-l’ingiustizia le cause profonde che stan-no alla base dei processi di salute emalattia.

Il PHM, strutturandosi in “cerchi pae-se” e gruppi regionali, ha assunto de-clinazioni molto diverse in base ai con-testi locali in cui è attivo a causa delleistanze particolari dei diversi contesti.Esistono però alcune attività che ilmovimento porta avanti a livello glo-bale, che sono il WHO-watch,monitoraggio delle attività dell’WHO,le International Peolple’s HealthUniversity (IPHU), corsi intensivi sul-la salute, sull’agenda politica ed eco-nomica in salute, ed esempi e strumen-ti di empowerment comunitario, e sonoconcepite come delle palestre perattivitsti (recentemente se ne è svoltauna in Europa, circa un anno fa aSalonicco in Grecia) e il Global HealthWatch.

Il GHW, oggetto della presentazione, èpensato come un rapporto alternativosulla salute a livello globale, alternati-vo cioè a quelli istituzionali della WHO,e scritto e ideato con una visione di giu-stizia sociale ed equità.Questo è la quarta edizione del GHW,il primo è stato pubblicato nel 2005, ilsecondo nel 2008, il terzo nel 2011. Lasua stesura, come i precedenti, è statacoordinata dal PHM in collaborazionecon altri movimenti e organizzazioni:ALAMES (AssociazioneLatinoAmericana di Medicina Sociale),Health Action International, Third

World Network e Medact.Negli anni il GHW è divenuto una del-le voci più autorevoli, a livello interna-zionale, per un dibattito alternativo sul-la salute.

Il rapporto integra analisi approfonditesull’economia politica in salute edesempi di alternative esistenti, lotte eresistenze alle politiche neoliberiste chegenerano disuguaglianze e quindidisguguaglianze in salute. Raccoglieun’ampia documentazione sullemobilitazioni esistenti nei diversi pae-si nell’ambito della sanità e l’accessoalle cure, ma anche in molti altri ambi-ti come ad esempio la difesa dei terri-tori e dei beni comuni.Il GHW vuole quindi rappresentare unostrumento di analisi delle questioni at-tuali, globali e locali, che hanno unimpatto sulla salute, con lo scopo didare strumenti per una trasformazioneradicale dell’approccio alla salute edella mobilitazione in questo campo.

I contenuti del rapporto sono suddivisiin 5 sezioni, tutte tra loro interconnesse:

La prima sezione traccia un’analisi dicome la globalizzazione neoliberista haportato all’aggravarsi delledisuguaglianze in salute; nella primaparte è presente un focus particolaresull’Europa e sull’impatto delle politi-che di austerity sui sistemi sanitari esulla vita delle persone. Discute inol-tre di esempi di alternative provenientidal Latino-America in cui sono statiimplementati sistemi sanitari secondoun approccio di salute collettiva e me-dicina sociale.

La seconda sezione argomenta il con-cetto di Universal Health Coverage(UHC) che nel dibattito internazionalesta soppiantando quello di PHC. Il sen-so e il significato sono però ben diver-si: si parla infatti nella UHC di

“coverage” e non “care”, e in più spa-lanca le porte agli investitori privati ealle compagnie assicurative. Vienequindi denunciato l’attuale trend diprivatizzazione dei servizi sanitari e ilparallelo processo di smantellamentodei sistemi di welfare con l’esempio delNational Health Service inglese. Ven-gono poi presentati alcuni esempi edesperimenti provenienti dalsubcontinente latinoamericano come gliagenti di salute, o community healthworkers che rappresentano delle figu-re, non proffesioniste, di prossimità traservizio e popolazione.

La terza sessione, “beyond healthcare”(oltre l’assistenza sanitaria), introduce,attraverso casi di studio, temi più ampicome l’epidemia delle malattie croni-che per poi discutere di determinantiche le causano, come la sovranità ali-mentare, e la sovranità dei territori.

Una parte del raporto è dedicata al-l’azione del movimento come osserva-torio della WHO. Viene qui denuncia-ta la perdita di governance globale del-l’Organizzazione a causa del peso del-le sue partnership con istituti privati,delle organizzazioni filantropiche, delruolo della Banca Mondiale e del Fon-do Monetario Internazionale.

L’ultima sessione del rapporto trattadelle resistenze, delle azioni verso ilcambiamento, e propone la chiave dilettura di alcune delle mobilitazioni inatto, come la campagna contro il TTIP(Transatlantic Trade and InvestmentPartnership – trattato di libero scambioa USA ed Comunità Europea), il movi-mento per la difesa del territorio nellaregione greca della Calcidica, contro ilprogetto di costruzione di una minierad’oro a cielo aperto (la cui paternità èdi una multinazionale canadeseEldorado gold), e alcune campagne perla sovranità alimentare.

52 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

Massimiliano M INELLI

Parto da questa domanda, cosa vuol direpartecipazione e salute. La Dichiarazio-ne di Alma Ata, per chi studia antropo-logia medica, è un punto centrale, a cuifanno spesso riferimento gli antropologiche si occupano di salute. La Dichiara-zione tocca direttamente la questionedelle conoscenze specifiche che produ-cono salute delle comunità. Negli ulti-mi decenni, questo aspetto, con l’atten-zione rivolta alla globalizzazione, è sta-to messo in un secondo piano. Si trattadi una questione centrale: perché e comecostruire processi partecipativi rispettoalla salute.Vorrei compiere un breve percorso den-tro questo volume, il quale permette ditracciare connessioni tra processi per-cepiti come svincolati tra loro, di leg-gere la salute globale come connessio-ne tra azioni ed effetti a grandi distan-ze. La prima parte è un approccio dieconomia e politica della salute, mo-stra un effetto di loop, di circolarità, nel

Il rapporto è pubblicato online escaricabile gratuitamente al sitowww.ghwatch.org (come tutto quelloche il PHM pubblica).

Le presentazioni del rapporto, comequella organizzata per la mostra Cultu-ra è/e Salute, non sono pensate comesemplici presentazioni di un volume,ma vogliono divenire occasioni di in-contro tra gli aderenti al PHM, movi-menti attivi nelle comunità e singoli,interessati dalle stesse istanze.

La presentazione del rapporto ha avutoquindi un duplice obiettivo: da un latoportare un esempio di cosa un movi-mento per il diritto alla salute può farein termini di promozione della salute,dall’altro aprire una riflessione qui inItalia, e in Umbria, su cosa significasalute, partecipazione in salute, movi-mento per la salute e che cosa i movi-menti possono fare per promuovere lasalute delle persone.

In particolare a Perugia, in questa oc-casione, si è potuto generare non solol’incontro tra i movimenti e i gruppiattivi nella comunità, ma anche l’incon-tro tra questi e il Centro Sperimentaleper la Promozione della Salute e l’Edu-cazione Sanitaria e altri docenti del-l’Università di Perugia. Lo spazio del-la presentazione potrà quindi esserel’inizio per future collaborazioni, ela-borazioni e progetti che possano coin-volgere società civile e università, nel-l’ottica del miglioramento dello statodi salute di tutti e della lotta alledisuguaglianze.

Riccardo Casadei, CeSPESElisa Cennamo, Medici senza camice

Marianna Parisotto, Centro SaluteInternazionale

Di seguito l’intervento di MassimilianoMinelli nel corso della presentazionedel Global Health Watch 4.

momento in cui distingue tre fasi: poli-tiche di aggiustamento strutturale, pro-cessi di finanziarizzazione, politiche diausterità. Ci eravamo abituati ad analiz-zare i sistemi di salute nei paesi a bassoreddito, devastati dalle politiche degliaggiustamenti strutturali, lo stesso proces-so, con l’aumento di diseguaglianze, staavvenendo in Europa.Il rapporto rappresenta un documentoche serve all’azione, che individuaobiettivi: respingere le politiche di au-sterità, accrescere la tassazione progres-siva, eliminare i paradisi fiscali, soste-nere il sistema di tassazione globale,perché se la salute diventa un proble-ma globale, lo stesso deve accadere perle risorse. È una piattaforma di azione,interessante per i suoi riferimenti con-creti.Nella seconda parte ci sono analisi spe-cifiche, sugli attacchi diretti e indirettiai sistemi sanitari e su cosa significhipuntare a un sistema universalistico disalute.Avendo compiuto ricerche in Brasile,

dalla Collezione Manifesti del CeSPES

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e sono interessato particolarmente alcapitolo dedicato al Brasile, paese incui è si è consapevolmente investito neisistemi di salute primaria, con un im-patto evidente, ad esempio, sulla mor-talità infantile.In che modo gestire questo sistema? Siprevede la partecipazione attraverso iConsigli di salute, per costruire un si-stema partecipato di controllo dei ser-vizi territoriali. Altro elemento centra-le è il sistema di finanziamento. Di fat-to c’è una compartecipazione a tre li-velli, stato federale, stati e municipi, chedetermina squilibri, anche notevoli, traaree del paese. Ritengo fondamentalericercare le contraddizioni, anche e so-prattutto nei sistemi più avanzati. Unadelle contraddizione del sistema sani-tario brasiliano è costituita dal fatto checi sono due sistemi, il SUS - SistemaUnico di Salute - che copre una fasciaampia di popolazione, 144 milioni, maè parallelo al sistema assicurativo pri-vato, per 47 milioni di persone, la fa-scia media alta della popolazione, men-tre il SUS è considerato la medicina deipoveri.In modo analogo a quanto avvenuto inItalia, in Brasile c’è una riforma dellasalute mentale, che prevede l’elimina-zione degli ospedali psichiatrici e pun-ta su un sistema comunitario di salutementale. Questa riforma nasce nel1985, in una fase storica fondamenta-le, il passaggio dalla dittatura alla de-mocrazia, e con la Costituzione del1988. I movimenti per la chiusura de-gli ospedali psichiatrici e per la rifor-ma sanitaria – il SUS - si produconoall’interno di processi di partecipazio-ne politica, come se in Itala ragionassi-mo del 1978, la stessa data di Alma Ata,il momento in cui la legge 180 diventaparte della riforma sanitaria e del ser-vizio sanitario nazionale. Un processocostituente che alimenta giorno pergiorno la riforma sanitaria, i servizi dicomunità così come la salute mentale

comunitaria.Lavorando a San Paolo, uno stato rela-tivamente ricco, ci siamo accorti che ilSUS tende ad essere visto come qual-cosa che sottrae spazio alla medicinaspecialistica, che è il modello del siste-ma privato. In quel contesto il sistemaprivato è molto forte, gli ospedali psi-chiatrici privati sono un ostacolo diret-to al movimento di trasformazione cheè in atto.Nell’approccio su scala globale, quan-do ci si occupa di partecipazione, alcu-ne di queste dinamiche rischiano di es-sere trascurate, non riconoscendo alcu-ni aspetti fondamentali, come l’organiz-zazione politica e la capacità di agiredei soggetti.Allo stesso modo, nella terza parte,quando si affronta la violenza di gene-re, si dice: “trascende alcune dimensio-ni, razza, classe, casta, cultura”.L’aspetto contraddittorio è che poi, percapire nelle singole realtà che cosa pro-duce la violenza di genere, bisogna ve-dere come si incrociano le singole di-mensioni nelle esperienze dirette.I punti fondamentali su cui insisteresono costituiti da un lato da una politi-ca di diritti, che è trasversale, e dall’al-tro sulla formazione degli operatori. Trai primi interlocutori di una donna cheha subito violenza sono i centri di salu-te, ma proprio qui questa richiesta diaiuto molto spesso non viene ricono-sciuta. Questa idea di conoscenza, cul-tura, trasformazione dei saperi natural-mente è trasversale, parliamo di dina-miche locali di popolazione e parliamodi formazione di medici e operatori.Interessante è il caso della Bolivia. LaBolivia rappresenta una specie di ro-vesciamento di modello, dell’approccio“salute come merce”. Il movimento èmolto forte e traduce istanze che sonoandate a confluire nella costituzione del2009: i diritti dei nativi delle comunitàrurali e il diritto alla terra e a produrrein modo comunitario si saldano con le

istanze nuove di tutela degli ecosistemie della biodiversità e con la rivendica-zione del valore d’uso della terra e deibeni prodotti. Il secondo movimento èpiù urbano e punta sull’allargamento ericonoscimento dei diritti sociali. En-trambi pongono una questione di sovra-nità, la rivendicazione di un alto ruolo,che si traduce nel concepire i sistemidi salute come partecipazione.Naturalmente, dal punto di vista deisaperi delle popolazioni, di Alma Ata,la cosa che mi interessa è: quali sonogli elementi di irriducibile differenzache alimentano questa trasformazione?La domanda è fondamentale su scalaglobale, questa domanda riguarda ladefinizione di bene comune, che è ildibattito in cui siamo impegnati oggi.Nel momento in cui si ragiona su scalaglobale, c’è il rischio, anche per effet-to dei media, di farsi attrarre all’inter-no di dinamiche tendenzialmente urba-ne, potrei dire metropolitane, legate allariconoscibilità. È nelle grandi capitaliche i movimenti si riuniscono per ma-nifestare, ma le periferie sono fonda-mentali, quando si lavora su una radi-cale proposta alternativa.Se devo pensare a un modello radical-mente alternativo, non semplicementedi economia politica, ma di economiapolitica della salute - che tipo di salutesi può fare - questo richiede un’analisiin profondità dei movimenti e delle re-altà che sono locali, con la consapevo-lezza di un impatto, di un effetto a li-vello globale. Questi casi di studio de-vono essere usati in modo strategico.In questa chiave, molto del lavoro checerchiamo di fare è una analisi appro-fondita dei processi locali, entrare nel-le pratiche e nei saperi quotidiani conmodalità di lavoro che sianopartecipative.Gli stessi presupposti della ricerca pos-sono essere messi a rischio: non c’è ilprofessionista della ricerca, ma l’incon-tro è trasformativo della stessa ricerca.

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Arte e SaluteArte e SaluteArte e SaluteArte e SaluteArte e Salutea cura dal Gruppo Cultura del Fa cura dal Gruppo Cultura del Fa cura dal Gruppo Cultura del Fa cura dal Gruppo Cultura del Fa cura dal Gruppo Cultura del Forum Rorum Rorum Rorum Rorum Regionale Giovani - Umbriaegionale Giovani - Umbriaegionale Giovani - Umbriaegionale Giovani - Umbriaegionale Giovani - UmbriaPPPPPerugia, 15 novembre 2014erugia, 15 novembre 2014erugia, 15 novembre 2014erugia, 15 novembre 2014erugia, 15 novembre 2014

Un evento della Mostra, curato dagiovani ricercatrici e gruppi culturaligiovanili, che ha visto fondere arte,danza e musica.Le dimensioni che coniugano armo-nia ed equilibrio del corpo, dellamente e dello spirito così come postenelle definizioni di salute dell’Orga-nizzazione Mondiale della Sanità nonpotevano sicuramente trovare espres-sione migliore.Una prospettiva di rilievo che siriconnette all’impostazione culturaledel Centro per promuovere salute ebenessere con le giovani generazioni:senso e significato nella vita, capaci-tà di esprimere se stessi, di

autorealizzarsi.E’ quanto hanno dimostrato i giovanipartecipanti comunicando ai presentiil loro desiderio di conoscenza e laloro volontà di condividerla.Tutto questo è salute.Le giovani generazioni ci ricordanoche non sono solo un ammasso diproblematiche che dobbiamo aiutarea risolvere, stili di vita a rischio,dipendenze, suicidi, ma sono gruppidi popolazioni e singoli individui chesostenuti nello studio, nel lavoro enelle loro espressioni costruiscono illoro benessere.Ciò apre a nuove indicazioni operati-ve per noi professionisti della salute

da non sottovalutare. La “promo-zione della salute” va infattisempre più cercando vie operativeche consentano di individuareobiettivi di salute da angolatureampie, articolate, parti del proces-so vitale; l’obiettivo salute èlegato alla qualità dell’esperienzadel soggetto nella costruzionecontinua del proprio equilibriofisico, psichico e sociale: senti-menti e azioni, individuali erelazionali, messa in luce dipotenzialità in rapporto con ilmondo e con le persone.E’ la vita.Esibizioni musicali e performancedi danza distribuite nel corso delSeminario, una conferenza storico-artistica su “Arte, salute e malat-tia” – delle quale riportiamo i testia seguire – , estemporanea dipittura del giovane pittorepeuginoTiziano Tardo, una varietàdi contributi che dimostrano comequeste espressioni umane racconti-no forza, piacere, benessere, ma alcontempo ci ricordano come allabase di tutto ciò ci sia studio,impegno, lavoro, volontà di realiz-zare aspirazioni e valori.

Maria Antonia Modolo

Relatrici al seminario Arte e Salute:Michela Morelli, Eva Morelli, Francesca Fortunati

L’estemporanea del pittore perugino Tiziano Tardo

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I l rapporto tra arte, salute, e soprattutto malattia, nei secoli è presente e

molto forte essendo, come tutto ciò cheriguarda l’espressione creativa, intima-mente connesso con la complessità del-la vita. Anche l’arte contemporanea,nella sua canonica classificazionecronologica, ha espresso questo legamein molti modi che sarebbero impossibilida riassumere in poche righe e che ri-chiedono di focalizzarsi su tecniche etematiche specifiche. In questa sede dun-que si prenderanno in esame due moda-lità espressive tipiche della modernità efondamentali dopo la perdita da partedell’arte della pura funzione rappresen-tativa e dell’unicità materiale nell’epo-ca della sua riproducibilità seriale: l’im-piego dell’oggetto industriale e la foto-grafia.Pioniere della rivoluzione culturale edestetica che fornirà alla contemporaneitànuovi mezzi espressivi assurti a rangod’arte è Marcel Duchamp. La sua figuraè complessa e difficilmente inquadrabilesecondo i canoni tradizionali storico-cri-tici, ed ancor oggi non è stato possibiledefinirne le molteplici diramazioni, maè un fatto che la sua opera si ponga comecardine fondante di gran parte dell’este-tica contemporanea. A partire dal 1913

Aria, pillole e ritratti.Aria, pillole e ritratti.Aria, pillole e ritratti.Aria, pillole e ritratti.Aria, pillole e ritratti.Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura:Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura:Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura:Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura:Divagazioni sulla forma, sulla malattia e sulla cura:

Duchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence, LDuchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence, LDuchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence, LDuchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence, LDuchamp, Hirst, Mapplethorpe, Spence, LagardeagardeagardeagardeagardeMichela Morelli*

Duchamp, che aveva già abbandonato lapittura nell’anno precedente concepen-dola ormai come un mezzo espressivoinsufficiente, inaugura, tra le altre, lapratica del ready-made1, processo crea-tivo secondo cui un oggetto banale, inseguito alla scelta dell’artista, può assu-mere un nuovo significato, connesso manon legato alla sua originale natura, ediventare un oggetto estetico e dunquearte. Questo procedimento si basa sullascelta, atto estetico primario poiché com-piuto dall’artista che sottrae l’oggetto dalflusso indistinto della serialità e dellaripetizione, ed ha qualcosa di divino sesi considera la creazione come atto no-minale, ovvero veicolato dal verbo,quando l’artista scegliendolo, rinominal’oggetto e gli attribuisce una nuova esi-stenza. Uno di questi oggetti di Duchampresi estetici dalla scelta e nuovi dall’at-tribuzione di significato nasce come og-getto medico: si tratta del famoso Air deParis, realizzato in prima versione nel1919. Duchamp pensò questo ready-made come souvenir di Parigi per l’ami-co e mecenate newyorkese WalterArensberg e sua moglie Louise. Air deParis è un contenitore di vetro concepi-to per essere appeso, virtualmente pie-no dell’aria della capitale francese, si-

gillato e caratterizzato da una forma ar-moniosa e delicata, capace di restituireuna suggestione di leggerezza. L’effettostraniante e già surreale dell’opera rap-presenta tutta l’efficacia comunicativadei ready-made, ma quello che qui mag-giormente ci interessa è constatare comeun’etichetta apposta dallo stessoDuchamp sopra il contenitore tradiscal’origine farmaceutica dell’oggetto: sudi essa infatti si legge “SérumPhysiologique”. L’aria di Parigi è dun-que contenuta in un’ampolla di siero fi-siologico: È stato a volte contestato chel’ampolla del ready-made di Duchampfosse mai stata effettivamente in com-mercio, ma un recente articolo di TierryLefebvre2 dimostra che quel particolaremodello fu effettivamente commercia-lizzato almeno a partire dal 1906 ed eraimpiegato per la sieroterapiaintravenosa. Le modalità di costruzionedel ready made e la sua origine sono sve-late dallo stesso Duchamp in una letteradel 1949 scritta da New York ed indiriz-zata all’amico Henri Pierre Roché3 cheera a Parigi. In quell’anno infatti, l’ope-ra conservata dagli Arensberg si ruppecadendo e Duchamp ne realizzò un’al-tra poiché nella sua concezione non eral’oggetto di per sé a costituire l’opera

* Storica dell’arte, Perugia

Marcel Duchamp, Air de Paris, 1919

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d’arte, ma l’idea che l’aveva generato,la quale si conserva intatta una voltaposta in atto. Nella lettera l’artista fran-cese chiese dunque all’amico Roché direcarsi all’angolo della rue Blomet edella rue Vaugirard a Parigi, dove avreb-be trovato la stessa farmacia in cui nel1919 si era procurato l’ampolla origina-le. Il compito di Roché era quello direperire ed acquistare un modello simi-le, e per sicurezza Duchamp gliene for-nì uno schizzo raccomandando: “Chie-di al farmacista di svuotarla del suo con-tenuto e di risaldare il vetro”. È così sve-lato il procedimento tecnico di realizza-zione del ready-made di Duchamp e so-prattutto l’effettiva connessione conl’oggetto medico che, cosìdecontestualizzato, aveva perso ogni suariconoscibilità, fatta salva l’apposizionedell’etichetta. Questo apre anche ad unapossibile, preliminare, decifrazione delsenso simbolico di Air de Paris in chia-ve medica, al di là dei molti significatiattribuiti dalla critica, alcuni dei quali,

come molto spesso accade per Duchamp,anche troppo forzati. In medicina lasieroterapia è impiegata infatti per col-mare una mancanza; così, idealmente ead un primo grado di concezione, quel-lo più elementare, l’Air de Paris, forsefu pensata per colmare un’ideale man-canza dei sui destinatari, appunto inewyorkesi Walter e Louise Arensberg,geograficamente lontani dalla capitaleeuropea4.L’esperienza di Duchamp ed il concettodi ready-made non solo sono funzionalia dimostrare l’esistenza di una strettaconnessione tra espressione artistica edimmaginario medico, ma si rendono ne-cessari per comprendere analoghe ma-nifestazioni in epoca molto più recentecon riferimento ad un artista che ha fat-to del rapporto col farmaco, con la me-dicina, e per estensione con il misterodella nascita e della morte, la base dellapropria poetica: Damien Hirst. Il notoartista britannico debuttò proprio con unlavoro dedicato al farmaco, i Medicine

Cabinets Sex Pistols Series5 che presentòcome lavoro di laurea al GoldsmithsCollege di Londra nel 1989. Nella vi-sione di Hirst, molto sinteticamente, l’ar-te è paragonata ad un farmaco nella ri-cerca di una cura che possa in qualchemodo procrastinare l’incontro dell’indi-viduo con la consapevolezza della mor-te, la quale non è pensata nel corso dellavita poiché risulterebbe immobilizzan-te, ma incombe come limite estremo del-l’esperienza umana. L’inconoscibilitàdei due argini dell’arco vitale, la nascitae la morte, sono per Hirst i misteri piùgrandi: impossibili da studiare e com-prendere, ai quali ci si può solo avvici-nare a forza di approssimazioni e ciò spa-venta intimamente l’artista che non puòperò esimersi dall’interrogarsi e dal cer-care un senso a questo procedere. I suoiMedicine Cabinets, sono dunque unmonumento alla volontà di prestar fedealla possibilità della cura di quest’ansiaesistenziale, ma rispecchiano anche unipotetico ordine asettico e rigoroso inquello che l’artista chiama “esteticafarmacologica”, capace di sistematizzarel’incombere dell’ineluttabile con unadoppia valenza di speranza e di vanità.In effetti, senza poterci dilungare mol-to, basti sapere che i Medicine Cabinets,a cui Hirst ha continuato a lavorare finoal 2012, non sono altro che armadiettiriempiti di scatole di farmaci vuoti il cuicriterio di sistematizzazione, da un’ini-ziale tendenza all’antropomorfismo nel-la coincidenza di principi attivi, desti-nazione d’uso dei farmaci e relative partidel corpo a cui sono rivolti richiamatenel posizionarli, passò ad un criterio pu-ramente formale e cromatico in chiaveminimalista. L’artisticità di queste sca-tole vuote, legate anche all’immagina-rio popolare, consiste dunque nel lorocriterio di allineamento e giustapposi-zione senza alcuna logica medica a gui-dare la relazione tra titoli dei variarmadietti6 e farmaci impiegati, in un’at-tività creatrice che considera comunica-

Damien Hirst, Medicine Cabinets, 1989-2012

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tivo ed estetico ogni mezzo riducendotutto ad una pura operazione formale.L’estetica del farmaco di Hirst proseguedurante tutta la sua carriera e approda,dopo altre realizzazioni comel’istallazione Pharmacy del 1992, o i PillCabinet, alla nota istallazione NewReligion7, messa in opera tra 2005 e 2007ed ambientata proprio nel 2007 pressola All Hallow’s Church di Londra. L’ideadi Hirst è quella di arricchire o sostitui-re i simboli religiosi con dei farmaci econ delle suggestioni mediche. Così, trai vari oggetti che compongonol’istallazione si possono trovare un cro-cefisso costellato di pillole colorate el’eucarestia sostituita da una grossa pa-stiglia di paracetamolo. I rimandi sim-bolici di quest’operazione risultano chia-ri se si pensa che Hirst concepisce la me-dicina come una nuova religione, defi-nendola altrettanto semplice ed altrettan-to complessa, ed è così che l’arte, la re-ligione e la medicina in Hirst divengo-no concetti strettamente legati ed

interscambiabili, o meglio fondibili, con-correndo tutti allo stesso fine: un anti-doto, una cura, una consolazione, unmezzo per procrastinare il più a lungo

possibile l’ineluttabile incombenza del-la dissoluzione, sempre in bilico tra vo-lontà di abbandono alla fede e fulmineoritorno ad un’inesorabilerazionalizzazione.Se Damien Hirst colleziona e classificale sue ossessioni mediche, c’è chi inve-ce indaga la malattia e la morte attraver-so un altro dei fondamentali mezzi este-tici contemporanei: la fotografia. Deimoltissimi che hanno dedicato scatti altema, va sicuramente citato RobertMapplethorpe, di cui due opere risulta-no particolarmente significative a riguar-do: il ritratto di John Mc Kendry del19758 e l’autoritratto del 19889. John McKendry, curatore del gabinetto di stam-pe e fotografia del MetropolitanMuseum di New York, fu una figuramolto importante per Mapplethorpe: fugrazie al suo permesso infatti che il gio-vane fotografo ebbe libero accesso allefotografie conservate nel museonewyorkese, cominciando così a com-prendere le potenzialità estetiche edespressive del mezzo. Nel 1975 Mc

Robert Mapplethorpe, Autoritratto, 1988

Robert Mapplethorpe, Ritratto John Mc Kendry, 1975

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Kendry fu ricoverato d’urgenza per com-plicazioni al fegato e volle chiamareMapplethorpe per un ritratto; lo scattovenne effettuato il giorno prima dellamorte ed in questa rappresentazionel’obbiettivo di Mapplethorpe è insolita-mente vicino al soggetto. Il ritratto di McKendry differisce infatti dai tanti dell’ar-tista newyorkese proprio per questa ca-ratteristica e per la struggente parzialitàdel volto, emaciato e ripreso in un mo-mento in cui sembra atteggiarsi all’ab-bandono. La scarna ma efficace caratte-rizzazione dello sfondo con trattiminimali suggerisce l’ultimo luogo diMc Kendry: una stanza di ospedale, esbilancia espressivamente la foto con lasua compatta vuotezza contrapposta alvolto dell’amico, aggiungendo liricitàall’impianto che con estrema delicatez-za e discrezione rapisce un momentoirripetibile a pochi istanti dalla dissolu-zione. Il minimalismo è caratteristicafondamentale anche del famosoautoritratto del 1988. Qui Mapplethorpe,malato da tempo di AIDS, si fa immor-talare dal fratello Edward ad un annodalla morte. Il bastone da passeggio conil teschio in primo piano, insieme alla

grande mano vicinissima all’obbiettivo,è in pieno fuoco, lo sfondo nero confon-de il corpo ormai consumato diMapplethorpe e ne fa risaltare il voltobianco, anch’esso emaciato, in unasfocatura che ne prefigura la progressi-va evanescenza. La forma compatta delteschio fu scelta dall’artista oltreché peri suoi significati simbolici anche perchéritenuta purissima dal punto di vista for-male, libera com’è di orpelli e capace dimostrare l’universale eguaglianza del-l’umanità tutta. Il volto sfuma, ma man-tiene chiari i mutamenti subiti per lamalattia: per la prima volta nei suoiautoritratti Mapplethorpe non è travesti-to, né retoricamente atteggiato, è solo sestesso in una condizione prima o poicomune a tutti. La semplice immedia-tezza di questi ritratti fotografici veicolatutta la potenza della fotografia diMapplethorpe e fornisce una testimo-nianza importante per l’evoluzione del-l’indagine artistica della malattia.Il mezzo fotografico, anche grazie a que-sta sua innata immediatezza, è da tempoimpiegato anche come auto-terapia nelpercorso di accettazione della malattiaed in ambito psicologico, dimostrando-si in alcuni casi efficace sostegno allacura10. L’autoscatto e l’autobiografia perimmagini sono i canali espressivi mag-

giormente adottati in quest’ambito e pio-niera di tale utilizzo fu la britannica JoSpence11, fotografa e attivista politicache, dopo la diagnosi di un cancro alseno nel 1982, elabora e mette in prati-ca diverse serie fotografiche incentratesul concetto di fotografia come auto-te-rapia di cui la più importante resta laserie The Picture of Healt, realizzata tra1982 e 1986. Nei suoi scatti la Spenceframmenta il proprio corpo malato, chediviene veicolo di messaggi sociali, do-cumentandone i mutamenti ed insiemeimparando a riconoscerli, ed ambientan-do le riprese in diversi contestiospedalieri e privati, fornendo una lun-ga documentazione fotografica di unsofferto percorso durato dieci anni finoa culminare, nel 1992 nell’ultimoautoscatto sul letto di morte, in un pro-fondo discorso che viaggia sul doppiobinario della documentazione, della de-nuncia sociale e dell’espressione perso-nale come risposta alle avversità fisiche,psicologiche e sociali. Altra importantefotografa che declina l’autoscatto in sen-so auto-terapeutico affiancandolo all’im-piego, anch’esso sempre più diffuso, deldiario d’immagini, è Estelle Lagarde12,fotografa francese affetta anch’essa dacancro al seno. Nel suo percorso laLagarde ha sempre prediletto

Jo Spence, The Picture of Healt, 1982-1986

Estelle Lagarde, La Traversée Imprevue. Adénocarcinome, 1910

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Bibliografia essenziale

Paola Magi, Caccia al tesoro con MarcelDuchamp, Milano, Edizioni Archivio DedalusMilano, 2010

Thierry Lefebvre, Un ready-madepharmaceutique de Marcel Duchamp,in: Revue d’histoire de la pharmacie, 94°anno, N. 349, 2006. pp. 55-60

Hans Richter, Dada: Art and Anti-Art, NewYork, Toronto, McGraw-Hill, 1965

Marcel Duchamp, Scritti, (prima edizioneParis, Flammarion, 1975), a cura di MicheleSanouillet, Milano, Abscondita, 2005

Pierre Cabanne, Marcel Duchamp, Ingegneredel Tempo Perduto. Conversazione con PierreCabanne, (prima edizione Paris, Belfond,1967), Milano, Abscondita, 2009

Damien Hirst, Steve Jones, Arthur C. Danto,James Frey, The Complete Medicine Cabinets,London, Other Criteria, 2010

Sean O’Hagan, New religion: Damien Hirst,

Note1 In relazione a Marcel Duchamp esiste una ricchissima bibliografia non sempre però correttamente verificabile essendo l’artistafrancese soggetto a molteplici interpretazioni, ma per una dettagliata ed aggiornata analisi delle sue opere e dei suoi ready-made siconsiglia la lettura di Paola Magi, Caccia al tesoro con Marcel Duchamp, Milano, Edizioni Archivio Dedalus Milano, 2010.2 Thierry Lefebvre, Un ready-made pharmaceutique de Marcel Duchamp, in: Revue d’histoire de la pharmacie, 94° anno, N. 349, 2006.pp. 55-60.3 Lettera di Marcel Duchamp a Henry Pierre Roché, 9 Maggio 1949, Carlton Lake Collection, The University of Texas, Austin (USA).4 In effetti parlando di Air de Paris Duchamp ricorda la difficoltà di trovare un souvenir per Arensberg il quale, vista anche la sua agiatacondizione economica, non mancava di nulla; Hans Richter, Dada: Art and Anti-Art , New York, Toronto, McGraw-Hill, 1965, p. 99.5 Damien Hirst, Steve Jones, Arthur C. Danto, James Frey, The Complete Medicine Cabinets, London, Other Criteria, 2010. Il titolo diqueste opere fa riferimento al gruppo punk britannico Sex Pistols, non solo per la vicinanza di Hirst a quella scena musicale e culturale,ma anche per il contrasto tra l’ordine farmaceutico espresso dai Medicin Cabinets ed il caos anarchico perorato dall’immaginariopunk.6 I Medicin Cabinets Sex Pistols Series del 1989 sono dodici e portano per titoli quelli delle dodici canzoni che compongono l’albumNever Mind the Bollocks. Here’s the Sex Pistols, del 1977.7 Sean O’Hagan, New religion: Damien Hirst, Bologna, Damiani Editore, 20078 Patrcia Morrisroe, Mapplethorpe. A Biography, New York : Random House, 1995; Patti Smith, Just Kids, Milano, Feltrinelli Editore,2010.9 Peter Conrad, Twelve Facets of Mapplethorpe in Mapplethorpe Portraits: Photographs by Robert Mapplethorpe 1975–87, exhibitioncatalogue, National Portrait Gallery, London 1988; Patricia Morrisroe, op.cit..10 Del Loewenthal (a cura di), Phototherapy and Therapeutic Photography in a Digital Age, Hove, Routledge, 201311 Jo Spence, Putting myself in the picture: a political, personal and photographic autobiography, London, Camden Press, 1986; TerryDennet, Jo Spence’s camera therapy: Personal therapeutic photography as a response to adversity, in Del Loewenthal (a cura di), op.cit. pp. 31-39. Giorgio Bonomi, Il corpo messo a nudo, anche, in Giorgio Bonomi, Il corpo solitario, l’autoscatto nella fotografiacontemporanea, Soveria Mannelli, Rubbettino, pp. 196-197.12 Estelle Lagarde, La Traversée Imprevue. Adénocarcinome, Paris, La Cause des Livres, 2010; Giorgio Bonomi, Il corpo messo a nudo,anche, in Giorgio Bonomi, op.cit, pp. 197-198.

ambientazioni di confine, abbandonatee sospese tra presente e passato, costel-late da personaggi evanescenti che sem-brano sussistere in piani temporali espaziali paralleli, ma quando la malattiala colpisce concentra l’obbiettivo su disé. Nella serie di scatti che ne scaturi-sce, intitolata La Traversée Imprevue.Adénocarcinome, il suo corpo divienetornito e presente, reso materiale daichiaro-scuri che gli conferiscono unadignità quasi classica, sbattendo peròcontemporaneamente sui segni dellamalattia che lo affligge e portandoli allaluce in scene perturbanti e surreali lega-te a tutte le fasi della malattia, fino però,in questo caso, ad una completa guari-gione stigmatizzata in un ultimo, sere-nissimo e semplice autoscatto che sug-gella la presenza rigenerata in un since-ro sorriso.

Bologna, Damiani Editore, 2007

Patrcia Morrisroe, Mapplethorpe. ABiography, New York : Random House, 1995;

Patti Smith, Just Kids, Milano, FeltrinelliEditore, 2010.

Peter Conrad, Twelve Facets of Mapplethorpein Mapplethorpe Portraits: Photographs byRobert Mapplethorpe 1975–87, exhibitioncatalogue, National Portrait Gallery, London1988

Jo Spence, Putting myself in the picture: apolitical, personal and photographicautobiography, London, Camden Press, 1986

Del Loewenthal (a cura di), Phototherapy andTherapeutic Photography in a Digital Age,Hove, Routledge, 2013

Giorgio Bonomi, Il corpo solitario,l’autoscatto nella fotografia contemporanea,Soveria Mannelli, Rubbettino

Estelle Lagarde, La Traversée Imprevue.Adénocarcinome, Paris, La Cause des Livres,2010

60 n. 255-256 maggio-giugno-luglio-agosto 2015 la Salute umana

* Storica dell’arte, Perugia

LLLLLa salute mentale nell’arte contemporaneaa salute mentale nell’arte contemporaneaa salute mentale nell’arte contemporaneaa salute mentale nell’arte contemporaneaa salute mentale nell’arte contemporaneaEva Morelli*

I l tema della salute mentale è semprestato un elemento particolarmente

presente nelle opere d’arte, soprattuttoin quelle dell’età contemporanea; sen-za dubbio ciò va messo in stretta corre-lazione con gli studi e le scoperte delpadre della psicanalisi, SigmundFreud1. Numerosi sono gli artisti i qua-li, sulla scia di drammi personali o delparticolare contesto politico economi-co e sociale a loro coevo, hanno sceltodi affrontare nelle loro raffigurazioni ladelicata questione della sofferenzapsichica, della discriminazione di chine è affetto e dell’emarginazione deisoggetti colpiti da patologie psichichecroniche o disturbi antisociali. Dal XIXsecolo sono sempre più frequenti le rap-presentazioni di uomini e donne comu-ni, descritti attraverso lo studio del lorovissuto e raffigurati secondo uno stu-dio approfondito dei loro volti e del lorostato mentale: l’attenzione degli artistisi focalizza sui loro sentimenti, le lorosofferenze, i loro disagi e le loro malat-tie con minuzia e attenzione così pro-fonde da provocare un intensocoinvolgimento interiore dello spetta-tore. Nell’analisi accurata della malat-tia mentale e degli stati più radicali dipersonalità - che oggi potremmo defi-nire borderlines2 - numerosi artisti pro-

dussero nell’Arte Contemporanea ac-curati e suggestivi ritratti, altri dipin-sero i soggetti disturbati nei luoghi doveerano accolti o più soventemente con-finati dalla società, altri ancora ne su-birono le conseguenze in prima perso-na ritraendo se stessi o rappresentandoeventi traumatici che segnarono la loroesistenza in maniera indelebile. Il no-stro discorso si articolerà in tre princi-pali filoni:- La raffigurazione della malattia men-

tale- Le distorsioni fisiche e mentali come

specchio del degrado sociale- L’inquietudine dell’artista: l’autori-

tratto

Raffigurazione della malattiamentaleThéodore GéricaultIl primo esempio è quello portato dal-l’artista romantico francese ThéodoreGéricault (Rouen, 1791 - Parigi 1824).Negli ultimi anni della sua vita, colpito

da una forma depressiva e successiva-mente entrato in terapia nel 1822 daldott. Georget3 egli ritrasse, in una seriedi dipinti, i visi di alcuni psicotici ospitidella clinica La Salpêtrière allo scopodi analizzare i tratti somatici tipici del-le singole manie. Tra le monomaniegiunte sino a noi, collocabili tra il 1822e 1823, troviamo l’invidia, la mania delgioco, la cleptomania e l’assassinio, ilrapimento dei bambini e la mania delcomando militare. Le espressioni sonocolte con un’acutezza e una precisionestraordinarie, tanto da rendere possibi-le l’identificazione della diagnosi diogni soggetto raffigurato. Géricaultcondusse, attraverso la sua pittura, unavera e propria indagine scientifica sul-la follia: attraverso la pittura studiò afondo l’individuo e la sua interioritàmediante una visione rigorosa della re-altà che ricorda gli studi di Leonardosulla fisiognomica e i “moti dell’ani-mo”. Nel dipinto Alienata conmonomania dell’ invidia o La iena del-la Salpêtrière (1822-23, olio su tela,

Théodore Géricault, Alienata con monomaniadell’invidia, 1922-23

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Un altro artista che pose la sua atten-zione sulla tematica della malattia men-tale è Giacomo Balla (Torino, 1871-

Roma, 1958). Tra il 1902 e il 1905 Bal-la, dopo le esperienze artistiche diRoma e Parigi – ancora influenzato dal-le sperimentazioni degli ArtistiDivisionisti come Giuseppe Pellizza daVolpedo, Gaetano Previati e GiovanniSegantini4 - realizzò quattro tele dedi-cate a coloro i quali vivevano ai margi-ni della società, chiamate il ciclo deiviventi, in cui approfondì in particolarmodo l’aspetto sociale: Il mendicante,Il contadino, I malati e La pazza (1903-1905, olio su tela, Galleria Nazionaled’Arte Moderna di Roma). Quest’ulti-ma opera ritrae Matilde Garbini, unavicina di casa del pittore; il volto e ilcorpo della donna, malata di mente, ri-velano nell’espressione e nei gesti ladrammatica condizione della pazzia edell’alienazione. Il divisionismo e lesperimentazioni sulla luce e sul coloresi abbinano alla profonda attenzioneche Balla dedica agli emarginati e aglioppressi: il corpo della donna, in om-bra rispetto al resto del dipinto dalle

tinte accese e luminose, ne riflette ilprofondo disagio interiore. La pennel-lata, densa e vibrante, e il contrastofotocromatico acuiscono la sensazionedi disagio mentale che incatena il sog-getto; la posizione del corpo è irrigidi-ta, la capigliatura è scomposta, il gestodelle mani e lo sguardo vibrano insie-me a luce e colore, in un moto emozio-nale che raggiunge l’osservatore nelprofondo.

Edvard MunchUno dei capolavori più celebri dell’ar-te contemporanea è L’Urlo (1895, tec-nica mista su cartone, Galleria Nazio-nale di Oslo) di Edvard Munch (Løten,1863 - Oslo, 1944), artista che più diogni altro anticipò l’Espressionismo esi fece portavoce di sentimenti comel’angoscia, il dolore e la sofferenza5. Laperdita prematura della madre e dellasorella prediletta, quest’ultima raffigu-rata in opere come La bambina malata(1885-1886, Galleria Nazionale diOslo) e La Morte nella stanza dellaMalata, 1893, Museo Munch, Oslo),morte entrambe di tubercolosi, lo se-gnarono profondamente per tutto il re-sto della vita. L’artista descrisse cosìla sua opera: “Camminavo per stradacon due amici. Il sole era al tramontoe cominciavo a sentirmi avvolto da unsenso di malinconia. A un tratto il cie-lo si fece rosso sangue. Mi fermai, ap-poggiandomi a una staccionata, stan-co morto, e fissai le nubi infiammateche gravavano, come sangue e spada,sul fiordo nero-bluastro e sulla città. Imiei amici continuarono a camminare.Io rimasi inchiodato in piedi, tremantedi paura e udii un grido forte e infinitotrafiggere la natura”. L’angoscia del-l’artista si riversa violentemente sullospettatore tramite il tema, i colori e lacomposizione; le direttive contrastantidello schema compositivo, le tinte aci-de e la pennellata nevrotica ne fannoda tramiti. Il personaggio in primo pia-

Museo delle Belle Arti di Lione) la fi-gura si staglia nettamente dal fondalescuro; emerge così con evidenza la pa-tologia e il malessere interiore attraver-so la profondità espressiva del volto, ilmovimento dei piani facciali e il con-trasto tra il colore spento delle vesti equelli vivi del volto della donna. L’ana-lisi psicologica del soggetto emergeimmediatamente dagli occhi, piccoli einiettati di sangue, drammaticamentefissi nella sua pazzia. La tecnica pitto-rica lenticolare volge all’iperrealismosia per il controllo della luce che perl’uso del dettaglio e della mimicafacciale: la mania che immobilizza ilsoggetto del dipinto fu così cristalliz-zata dal pittore, e porta a tutt’oggi aun’attenta riflessione da parte dellospettatore.

Giacomo Balla

Giacomo Balla, La pazza, 1903-5

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no risulta oppresso da tutto ciò che locirconda e la sua disperazione sembraessere talmente forte da riuscire a dis-solverne il corpo. Le tinte acide e satu-re annullano quasi totalmente la distin-zione tra cielo, mare, terra e soggetti,che risultano fusi in un violento sgor-gare di colori: la materia apparefluidificata in colore liquido e denso.Rispetto alla struttura tradizionale del-le opere qui regna una situazione disquilibrio e disarmonia, specchio dellasituazione interiore del soggetto: man-ca un piano orizzontale evidente, unabase sicura su cui appoggia la figura elo stesso sguardo dell’osservatore. Ilsoggetto è espressione dell’isolamentodella sua individualità, del dramma col-lettivo dell’incomunicabilità dell’uma-nità intera; l’urlo, che gli distorce ilvolto trasmutandolo in teschio, spazzavia il paesaggio, il mare, il cielo. Il pon-te in salita richiama gli ostacoli dell’esi-stenza che a volte sembranoessere invalicabili, soprattutto per chipossiede una mente fragile e una sensi-bilità estrema. I personaggi sulla sini-

stra, ignari di tutto, continuano a cam-minare indifferenti al suo sgomento erappresentano in modo crudo e lucidola freddezza dei rapporti umani. Il ti-more della perdita dell’equilibriopsichico, di cadere nella follia, caratte-rizzò l’intera vita dell’artista, costella-ta di malattia e depressione. Nell’otto-bre 1908 a Copenaghen iniziò a soffri-re di allucinazioni e fu ricoverato a se-guito di un crollo nervoso. L’avventodel regime nazista in Germania segnòil declino dell’opera (e dell’esistenza)di Munch, che venne bollata nel 1937come arte degenerata6; l’artista morìnel gennaio 1944 per aver lungamentetrascurato una polmonite, più preoccu-pato per la sorte delle sue opere che nondella sua stessa salute.

Le distorsioni fisiche e mentalicome specchio del degrado socialeOtto DixNel periodo a cavallo del primo con-flitto mondiale molti furono gli artistiche si fecero messaggeri visivi del di-sagio sociale in stretto legame con quel-

lo interiore. L’espressionismo tedescoad esempio trasse la sua linfa vitale daartisti come Munch, Ensor e da movi-menti artistici come la Die Brucke(Dresda, 1905) che vide tra i suoi mag-giori esponenti il grande Ernst LudwigKirckner, portavoce del grande males-sere sociale del suo tempo. Insieme aquest’ultimo Otto Dix (Gera, 1891 -Hemmenhofen, 1969) è da considerar-si uno degli artisti contemporanei cheha saputo cogliere con estrema luciditàgli aspetti più logori e degenerati dellasocietà del suo tempo, senza assogget-tarsi ai principi dello stile. Dopo la pri-ma guerra mondiale fu esponente dellaNovembergruppe, istituzione che riuni-va gli artisti e gli architetti d’avanguar-dia, e fondò a Berlino insieme a Groszil movimento della Nuova Oggettività.Insegnante all’Accademia d’Arte diDresda, fu costretto a lasciare l’incari-co con l’avvento del nazismo mentre lesue opere, sequestrate, venivano defi-nite arte degenerata . Le raffigurazionidell’artista, polemico verso la societàcui appartenne ma in cui non si rico-nobbe mai, erano una cronaca aggres-siva e spietata di ciò che lo circondava:la bruttezza dei suoi personaggi lasciatrasparire infatti l’assenza totale dimoralità e virtù. I giocatori di skat(1920, olio su tela, Galerie der Stadt diStoccarda) è un’ opera estremamenteinteressante sia per i contenuti sia dalpunto di vista compositivo. La lezionecubista è quanto mai evidente nell’in-coerenza dei piani prospettici di tavoloe sedie, ma non arriva ancora alla scom-posizione delle forme; il fine è unacommistione di realismo/naturalismointeressata più al contenuto critico chealla sperimentazione formale. Legeometrie tipiche del Cubismo contri-buiscono alla creazione di un’atmosfe-ra disturbante e spezzata in linea conl’animo dei personaggi. La raffigura-zione dei tre uomini, importanti espo-nenti della classe dirigente (un genera-

Edvard Munch, L’Urlo 1895

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le, un funzionario statale e un riccoborghese) mostra attraverso i corpi,mutilati e deformi, come loro abbianoperso in guerra tanto parti anatomichequanto senso etico e moralità. Nono-stante le orribili menomazioni loro per-severano in attività ludiche e volte alguadagno: sono il ritratto di un’umani-tà rovinata, ma soprattutto la rappresen-tazione delle cause stesse di questo de-grado. I colori si avvicendano tra acidie terrosi, in un’alternanza che acuisceil senso profondo di squallore. Sullaparete di fondo i tre quotidiani ricorda-no la propaganda politica del tempo.Un elemento interessante è il volto del-l’artista appena accennato sulla lampa-da accesa in alto a sinistra, il cui sguar-do controlla i tre personaggi mostran-do al mondo la loro vera natura senzarischiare che ciò passi inosservato. Inqueste sue feroci critiche alla guerraDix si pone in continuità col realismocritico di Goya, il quale aveva affron-tato questo tema nel suo ciclo di acque-forti I disastri della Guerra (1808 -1820), tema cui non a caso anche Dixdedicò una numerosa serie di opere con

la stessa tecnica. L’artista eredita dallapropria cultura due caratteri fondamen-tali del linguaggio artistico: una visio-ne grottesca e violenta del mondo - atratti caricaturale - e una profonda con-sapevolezza della tragicità della vita;egli racconta una società marcia, in de-cadimento, completamente priva diogni regola, dove tutti appaiono dei bu-rattini nello spaventoso teatro della so-cietà tedesca post-bellica, marchiata afuoco dall’inflazione e dalla disoccu-pazione, e corrosa dallo sbandamentomorale. E nei personaggi dell’opera inesame tale sbandamento diviene alte-razione anatomica di corpi, volti e ditutti i dettagli, evidenziando con mani-acale precisione fisionomie deformatedagli orrori della guerra, le menoma-zioni mentali, fino alle lucentezze del-le protesi che si confondono con le zam-pe del tavolo e sedie. La realtà è pre-sentata al pubblico in modo repellentee agghiacciante, senza schierarsi dallaparte di nessuno; egli è un osservatoreche, disgustato, racconta con impieto-so realismo tutti i più profondi orroridel suo tempo.

L’inquietudine dell’ar tista: l’auto-ritrattoVincent Van GoghUn grandioso artista caratterizzato dauna costante inquietudine interiore erespinto dalla società, che ci ha lascia-to molte opere descriventi il suo statopsichico è Vincent Van Gogh (Zundert,1853 - Auvers-sur-Oise, 1890): unodegli esempi pittorici che meglio rias-sume questo suo disagio mentale èAutoritratto con orecchio bendato(1889, olio su tela, Courtauld Gallerydi Londra), eseguito nell’anno prece-dente alla sua morte. Nell’autunno del1888 l’artista Paul Gauguin (finanzia-to da Theo Van Ghog che vedeva quasiterapeutica la vicinanza di quest’ulti-mo al fratello) giunse ad Arles per tra-scorrere un periodo assieme a VanGogh. Nelle sue memorie Gauguin scri-ve che una sera, dopo numerosi con-flitti e nello specifico un violento liti-gio, prese la decisione di partire daArles. Seguirono giorni di tensione,fino all’episodio più grave del 23 di-cembre: van Gogh avrebbe rincorso perstrada Gauguin con un rasoio, rinun-ciando però ad aggredirlo. Tornato acasa, mentre Gauguin andava in alber-go preparandosi a lasciare Arles, vanGogh, in preda ad allucinazioni, si ta-gliò metà dell’orecchio sinistro, lo in-cartò, lo consegnò a Rachele, una pro-stituta del bordello che i due pittori era-no soliti frequentare, tornando poi adormire a casa sua. La mattina seguentefu fatto ricoverare dalla polizia nel-l’ospedale di Arles, da cui uscì il 7 gen-naio 18897; in questa fase travagliataegli dipinse numerosi ritratti tra cuil’opera in questione, Autoritratto conorecchio bendato. In una toccante let-tera al fratello Theo, dopo l’evento cheportò alla partenza di Gauguin, Vincentscrisse: «Quel buon Gauguin ed io cicomprendiamo, in fondo, e se siamo unpo’ pazzi, pazienza, non siamo forseanche abbastanza profondamente ar-tisti per smentire le inquietudini a no-

Otto Dix, I giocatori di skat, 1920

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Bibliografia- AA.VV., Giuseppe Pellizza e Giacomo

Balla. Dal Divisionismo al Futurismo,Firenzelibri, Catalogo della mostraorganizzata dalle gallerie Farsetti di Cortina,Prato e Milano, Collana FarsettiArte, 2000.

- AA.VV., Storia dell’Arte, vol. 8, IstitutoGeografico De Agostini Nogara

- J. Clarkin, F.E. Yeomans; O. F. Kernberg,Psicoterapia delle personalità borderline,Milano, Raffaello Cortina, 2000.

- G. Costantini, L’ar te sotto il nazismo,Edizioni dell’Arco, Bologna, 2005.

- S. Freud, Das Unbehagen in der Kultur,Internationaler Psychoanalysticher Verlag,Wien 1930 tr. It. di E. Sagittario, Il disagiodella civiltà in Il disagio della civiltà e altrisaggi, Bollati Boringhieri, Torino, 2008.

- E. J. Georget, De la Folie: Considerationsur Cette Maladie, Chez Crevot, Paris,1820.

- J. Gunderson, La personalità borderline.Una guida clinica, Raffaello Cortina,Milano, 2003.

- E. Huttinger, Edvard Munch, Fratelli FabbriEditori, Milano, 1967.

Note1 Per un’ analisi completa sull’argomentosi veda S. Freud, Das Unbehagen in derKultur, Internationaler PsychoanalysticherVerlag, Wien 1930 tr. It. di E. Sagittario, Ildisagio della civiltà in Il disagio della civiltàe altri saggi, Bollati Boringhieri, Torino,2008.2 Sull’argomento si vedano J. Clarkin, F.E.Yeomans; O. F. Kernberg, Psicoterapia dellepersonalità borderline, Raffaello Cortina,Milano, 2000 e J. Gunderson, Lapersonalità borderline. Una guida clinica,Raffaello Cortina, Milano, 2003.3 Sugli studi di psichiatria sociale da luieffettuati si veda E. J. Georget, De la Folie:Consideration sur Cette Maladie, ChezCrevot, Paris, 1820.4 Sull’argomento si veda AA.VV., GiuseppePellizza e Giacomo Balla. Dal Divisionismoal Futurismo, Firenzelibri, Catalogo dellamostra organizzata dalle gallerie Farsettidi Cortina, Prato e Milano, CollanaFarsettiArte, 2000.5 Per un approfondimento sull’artista siveda E. Huttinger, Edvard Munch, FratelliFabbri Editori, Milano, 1967.6 Per un approfondimento sul concetto diarte degenerata si veda G. Costantini, L’artesotto il nazismo, Edizioni dell’Arco,Bologna, 2005.7 AA.VV., Storia dell’Arte, vol. 8, IstitutoGeografico De Agostini Nogara, p.183.8 Sulle lettere di Vincent Van Gogh al fratellosi veda Tutte le lettere di Vincent van Gogh/ introduzione di J. van Gogh-Bonger.,Silvana editoriale d’arte, Milano, 1959.

stro riguardo con quello che esprimia-mo con il nostro pennello?»8. Vincentminimizzò l’accaduto e, mostrandosiperfettamente guarito, voleva autocon-vincersi che il rapporto con l’amico nonsi fosse concluso, e che fossero ancoralegati dalla Pittura; i due in realtà nonsi incontrarono mai più. L’Autoritrattomostra una tecnica pittorica densa evibrante, dal tratto pesante e ossessivo.I colori, prevalentemente freddi e aci-di, trasmettono un senso profondo dimalinconia; il volto è provato, gli oc-chi sono fissi nel vuoto, l’orecchio fa-sciato è messo bene in evidenza nellacomposizione. Alle sue spalle una del-le sue stampe giapponesi che, nonostan-te le tinte vivaci, non riesce però a tra-smettere nessuna gioia o a presagirealcun miglioramento nella vita dell’ar-tista, morto suicida l’anno dopo.

Vincent Van Gogh, Autoritratto con orecchio bendato, 1889

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Salute e malattia: condizioni dell’animaSalute e malattia: condizioni dell’animaSalute e malattia: condizioni dell’animaSalute e malattia: condizioni dell’animaSalute e malattia: condizioni dell’animaFrancesca Fortunati*

* Storica dell’arte, Perugia

Nell’arte moderna, quella che dai pri-mi bagliori del Rinascimento arriva finoall’affermarsi della disciplina neoclas-sica, raramente ha luogo la rappresen-tazione della malattia.Più in generale tutte le manifestazionidi ciò che concerne la fisicità, pulsionie fenomeni che ineriscono il funziona-mento del corpo sono in questo perio-do non più bandite, ma strettamenteconnesse ai moti e alle condizioni del-l’anima.I primi a dimostrare che la purezza del-la fede non teme nulla di quanto avvie-ne nel corpo sono i martiri, eredità delmondo medievale.

La Santa Lucia del Polittico Griffoni,per l’appunto, dipinta dal Cossa nel1474, strizza ancora l’occhio al passatostagliandosi su un fondo oro, nell’attodi recare con aristocratica leggiadrianella mano sinistra i propri occhi, qualidue suggestivi boccioli che escono da

uno stelo.Di derivazione pierfrancescana è la fi-gura solenne e maestosa, pienamenteplastica e caratterizzata da una forteresa anatomica e naturalistica, come sinota nella morbida gestualità e nellaresa delle mani, con il tipico gesto delmignolo rialzato. Nell’incresparsi ca-priccioso del tessuto al collo si ritro-vano poi echi più tipici della scuolaferrarese, in particolare di Cosme Tura,suo collaboratore e sodale a Ferrara.Di Santa Lucia i racconti, che risalgo-no al periodo normanno e non godonodi molta plausibilità storica, narrano diuna giovane, orfana di padre, apparte-nente ad una ricca famiglia di Siracusa;promessa in sposa ad un pagano men-tre sua madre, Eutichia, è gravementemalata. Durante un’invocazione di aiu-to ad Agata, Lucia si assopì e in sognosant’Agata la esorta a non cercare inaltri ciò che lei stessa avrebbe potutoottenere per sua madre, preannuncian-

dole anche il patronato sulla città diSiracusa.Guarita la madre, la giovane decide diconsacrarsi a Cristo e di distribuire ilproprio patrimonio ai poveri. Il preten-dente la denuncia come cristiana, stan-ti i decreti di persecuzione emanati dal-l’imperatore Diocleziano.Nonostante l’arconte Pascasio le fecepassare la notte in un lupanare insiemeai soldati, Lucia non si piegò a nessuntormento fino a quando, inginocchia-tasi, venne decapitata nella profondaconvizione che “Il corpo si contaminasolo se l’anima acconsente”.

Tutto fuorchè segnato dai tormenti in-flitti al corpo, è anche il San Sebastianodi Dresda, dipinto da Antonello daMessina nel 1476.Ancora una volta prova della pregnanzaintrinseca delle forme pierfrancescanesu tutta la pittura del Quattrocento, ilprotettore dalla peste campeggia

Francesco del Cossa, Santa Lucia, 1474

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seminudo legato ad un albero al centrodi una via su cui si affacciano alcuniedifici che, scorciati in prospettiva, in-corniciano la sua figura e ne esaltanola monumentalità, grazie anche al pun-to di vista ribassato.La veduta di un paesaggio urbano “ide-ale” si riscalda grazie all’avvolgentesenso della luce atmosferica, identifi-cata dalle ombre proiettate dalle frecceconficcate nelle carni del martire e daifluidi contorni tondeggianti del corpodel santo: l’ispirazione pierfrancescanasi fonde alle sperimentazioni illusioni-stiche di sapore mantegnesco, alla dol-cezza di toni soffusi alla Giovanni Bel-lini al senso della luce derivato dalladiretta conoscenza della pittura fiam-minga.

Il medesimo Sebastiano, quello sistino(1534), serve ad evidenziare da un latola continuità del tema trattato nei seco-li e al contempo l’evoluzione nella rap-presentazione della vittoria dell’anima,

della fede, del bene, sul dolore dellacondizione contingente, corporea.Al corpo umano, inteso come codiceuniversale dell’espressione, viene asse-gnato da Michelangelo un ruolo cen-trale e alla sua nudità un valore di pri-mordiale essenzialità, sottratta alle im-plicazioni di carattere estetico, che sta-vano alla base della perfezione forma-le perseguita dal classicismorinascimentale.Sebastiano, inginocchiato e con un pie-de appoggiato su una nuvola, tiene lefrecce del suo martirio con il bracciosinistro disteso in avanti, mentre con lamano destra si indica il petto, in unaposizione fiera e monumentale: la sceltadella salvezza appare così sottolineatadall’ iconica esibizione della pena pa-tita in vita. Si può evincere così anchela tensione spirituale di quegli anni, ali-mentata negli animi più sensibili degliartisti dagli accesi contrasti teologici tra

cattolici e luterani, dalle lotte religio-se, dalle sentite esigenze di unità dellaChiesa universale. Non c’è condizione del corpo alla qua-le sia più difficile porre rimedio dellamorte, ma Sebastiano del Piombo, inuno dei più celeberrimi quadri del Cin-quecento, illustra come l’amore di Diopossa guarire anche da essa. La suaResurrezione di Lazzaro (1517-19), inuna perfetta fusione del veneto fascinodi colori col romano tripudio della for-ma mostra il Salvatore che, rialzato leg-germente su un gradino con un gestoeloquente e perentorio, indica Lazzaroseminudo che si ridesta togliendosi lebende che lo avvolgono, nella sorpresagenerale. Gruppi di astanti si accalca-no sul primo piano, per delineare i qualil’artista usa un’ampia gamma di atteg-giamenti ed espressioni di meraviglia esconcerto, mentre il respiro si allarganel paesaggio nello sfondo, con ancoraAntonello Da Messina, San Sebastian, 1476

Michelangelo, Sebastiano (Cappella Sistina particolare), 1534

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due gruppi di figure come quinte e unaveduta cittadina con rovine e un ponteche ricorda Roma.

Apre il secondo decennio del Seicentola Guarigione miracolosa della marti-re Agata, ritratta dal Lanfranco in car-cere. Secondo la Legenda Aurea SanPietro stesso sarebbe intervenuto: ac-compagnato da un angelo che sorreggeuna fiaccola dalla quale si origina unfascio luminoso che investe l’incarna-to della giovane santa, restano in om-bra l’anziano apostolo e lo scarno am-biente di reclusione.Nonostante la circostanza drammatica,il pittore vuol creare un’atmosfera diquiete mediante la delicata resa dei ge-sti e la rappresentazione idealizzata deipersonaggi. Se nella scelta del lumenotturno e della policromia intensa sonoevidenti gli apporti del linguaggiocaravaggesco e della prima attività diGuercino, la grazia classica dei voltirivela l’impronta della formazionecarraccesca.

La beatitudine che il Bernini dipingesu volto e membra della Santa Teresadi Santa Maria della Vittroria (1647-52)assume una consistenza molto terrena.Enfatizzata dal vivace turbinare delpanneggio e dal ruolo protagonistico

assurto dalla coppia angelo-Santa nel-l’ambito della struttura decorativa del-lo spazio, l’estasi del corpo è tutt’unocon quella dello spirito. Sul pianoiconografico la Transverberazione disanta Teresa è direttamente ispirata adun celebre passo degli scritti della san-ta, in cui ella descrive una delle suenumerose esperienze di rapimento ce-leste:«Un giorno mi apparve un angelo bellooltre ogni misura. Vidi nella sua mano

una lunga lancia alla cui estremità sem-brava esserci una punta di fuoco. Que-sta parve colpirmi più volte nel cuore,tanto da penetrare dentro di me. II do-lore era così reale che gemetti più vol-te ad alta voce, però era tanto dolce chenon potevo desiderare di esserne libe-rata. Nessuna gioia terrena può dare unsimile appagamento. Quando l’angeloestrasse la sua lancia, rimasi con ungrande amore per Dio» (Santa Teresad’Avila, Autobiografia, XXIX, 13).

Sebastiano del Piambo, Resurrezione di Lazzaro, 1517-19

Giovanni Lanfranco, Guarigione miracolosa della martire Agata, 1620

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Tutte le immagini esposte, rappresen-tative per quanto possibile del panora-ma artistico del periodo, sono dunquerappresentazioni di salute.Il Rinascimento restituisce consisten-za, vigore e valore all’uomo in tutte lesue componenti, compresa quella cor-porea. La rappresentazione dell’essereumano riacquista plausibilità; volti emembra non devono più rinunciare averità e bellezza per essere immaginiconvenienti e approvate dalla comuni-tà cui sono destinate. Non per questo,però, si perde nulla dell’altissimo pri-mato dell’anima sancito dall’epocamedievale.Si riesce a fare in modo che tanta teo-ria sostenga e sostanzi la concretezzadell’esistenza: impossibile non vi siaaccordo tra le parti. Sublime equilibriodi anima e corpo, di ragione e sentimen-to, di rigore e sensualità. Perchè se po-tenza dell’intelletto e voce dell’animasono in armonia il corpo esegue secon-do perfezione.L’arte moderna, possiamo concludere,ha avuto forse più di ogni altra lo sco-po di innalzare l’umanità in quanto taleai massimi vertici di dignità e valore,dando ad essa anche la facoltà di sce-gliere fra la salute e la malattia,null’altro che figurae di bene e male eperciò condizioni che sono in ultimaanalisi frutto della più preziosa dellenostre facoltà, il libero arbitrio.

Bibliografia1. I. Lavin, Bernini e l’unità delle arti visive, Edizioni dell’Elefante, Roma, 1980, pp. 206 e

ss.2. G. P. Bernini, Giovanni Lanfranco (1582-1647), Centro Studi della val Baganza, Parma,

1982, pp. 41 e ss, 186-187.3. La Cappella Sistina. I primi restauri: la scoperta del colore, a cura di A. Chastel, Istituto

Geografico Deagostini, Novara, 1986, pp. 195-1964. La Sistina e Michelangelo. Storia e fortuna di un capolavoro, a cura di F. Buranelli, A. M.

De Strobel, G. Gentili, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (MI), 2003, pp. 43 e ss, 2215. Antonello da Messina. L’opera completa, a cura di M. Lucco, Silvana Editoriale, Cinisello

Balsamo (MI), 2006, pp. 274-276.6. Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este, catalogo

della mostra 23 settembre 2007, Ferrara arte, Ferrara, p. 367 e ss.7. Sebastiano del Piombo: 1485-1547, catalogo della mostra Roma-Berlino 2008, Motta,

Milano, 2008, pp. 178-179.

Gian Lorenzo Bernini, Santa Teresa, 1647-52

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LLLLLettera alla danza diettera alla danza diettera alla danza diettera alla danza diettera alla danza diRudolf NureyevRudolf NureyevRudolf NureyevRudolf NureyevRudolf Nureyev

“Era l’odore della mia pelle checambiava, era prepararsi prima dellalezione, era fuggire da scuola e dopoaver lavorato nei campi con miopadre perché eravamo dieci fratelli,fare quei due chilometri a piedi perraggiungere la scuola di danza.Non avrei mai fatto il ballerino, nonpotevo permettermi questo sogno, maero lì, con le mie scarpe consumate aipiedi, con il mio corpo che si aprivaalla musica, con il respiro che mirendeva sopra le nuvole. Era il sensoche davo al mio essere, era stare lì erendere i miei muscoli parole epoesia, era il vento tra le mie braccia,erano gli altri ragazzi come me cheerano lì e forse non avrebbero fatto iballerini, ma ci scambiavamo ilsudore, i silenzi, a fatica. Per tredicianni ho studiato e lavorato, nienteaudizioni, niente, perché servivano lemie braccia per lavorare nei campi.Ma a me non interessava: io imparavoa danzare e danzavo perché mi eraimpossibile non farlo, mi era impossi-bile pensare di essere altrove, di nonsentire la terra che si trasformavasotto le mie piante dei piedi, impossi-bile non perdermi nella musica,impossibile non usare i miei occhi perguardare allo specchio, per provarepassi nuovi. Ogni giorno mi alzavocon il pensiero del momento in cuiavrei messo i piedi dentro le scarpettee facevo tutto pregustando quelmomento. E quando ero lì, conl’odore di canfora, legno,calzamaglie, ero un’aquila sul tetto

del mondo, ero il poeta tra i poeti, eroovunque ed ero ogni cosa. […] Ioballavo perché solo lì il mio essereabbatteva i limiti della mia condizio-ne sociale, della mia timidezza, dellamia vergogna. Io ballavo ed ero conl’universo tra le mani, e mentre ero ascuola, studiavo, aravo i campi allesei del mattino, la mia mente soppor-tava perché era ubriaca del mio corpoche catturava l’aria.Ero povero, e sfilavano davanti a meragazzi che si esibivano per concorsi,avevano abiti nuovi, facevano viaggi.Non ne soffrivo, la mia sofferenzasarebbe stata impedirmi di entrarenella sala e sentire il mio sudoreuscire dai pori del viso. La miasofferenza sarebbe stata non esserci,non essere lì, circondato da quellapoesia che solo la sublimazionedell’arte può dare. Ero pittore, poeta,scultore. Il primo ballerino dellospettacolo di fine anno si fece male.Ero l’unico a sapere ogni mossaperché succhiavo, in silenzio ogni

passo. Mi fecero indossare i suoivestiti, nuovi, brillanti e mi detterodopo tredici anni, la responsabilità didimostrare. Nulla fu diverso in quegliattimi che danzai sul palco, ero comenella sala con i miei vestiti smessi.Ero e mi esibivo, ma era danzare chea me importava. Gli applausi miraggiunsero lontani. Dietro le quinte,l’unica cosa che volevo era togliermiquella calzamaglia scomodissima, mami raggiunsero i complimenti di tuttie dovetti aspettare. Il mio sonno nonfu diverso da quello delle altre notti.Avevo danzato e chi mi stava guar-dando era solo una nube lontanaall’orizzonte. Da quel momento lamia vita cambiò, ma non la miapassione ed il mio bisogno di danzare.Continuavo ad aiutare mio padre neicampi anche se il mio nome era sullabocca di tutti. Divenni uno degli astripiù luminosi della danza.Ora so che dovrò morire, perchéquesta malattia non perdona, ed il mio

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corpo è intrappolato su una carrozzi-na, il sangue non circola, perdo dipeso. Ma l’unica cosa che mi accom-pagna è la mia danza la mia libertà diessere. Sono qui, ma io danzo con lamente, volo oltre le mie parole ed ilmio dolore. Io danzo il mio essere conla ricchezza che so di avere e che miseguirà ovunque: quella di aver dato ame stesso la possibilità di esistere aldi sopra della fatica e di aver impara-to che se si prova stanchezza e faticaballando, e se ci si siede per lo sforzo,se compatiamo i nostri piedi sangui-nanti, se rincorriamo solo la meta enon comprendiamo il pieno ed unicopiacere di muoverci, non comprendia-mo la profonda essenza della vita,dove il significato è nel suo divenire enon nell’apparire. Ogni uomo dovreb-be danzare, per tutta la vita. Nonessere ballerino, ma danzare.Chi non conoscerà mai il piacere dientrare in una sala con delle sbarre dilegno e degli specchi, chi smetteperché non ottiene risultati, chi hasempre bisogno di stimoli per amare ovivere, non è entrato nella profonditàdella vita, ed abbandonerà ogniqualvolta la vita non gli regalerà ciòche lui desidera.È la legge dell’amore: si ama perchési sente il bisogno di farlo, non perottenere qualcosa od essere ricambia-ti, altrimenti si è destinati all’infelici-tà. Io sto morendo, e ringrazio Dioper avermi dato un corpo per danzarecosicché io non sprecassi neanche unattimo del meraviglioso dono dellavita…”

Rudolf Nureyev

Programma18.15: Benvenuto musicale, a cura del gruppo giovani dell’Associazione

ASSIOMI18.30: Conferenza Storico-Artistica a cura di Michela Morelli (Ekphrasis),

Eva Morelli (Il Circolo delle Menti), Francesca Fortunati (I Bracceschi)19.15: intramezzo musicale, a cura del gruppo giovani dell’Associazione

ASSIOMI19.30: performance di danza, a cura di Azione Cattolica Italiana (Ballerine:

Vania Tosi, Virginia Segazzi, Carolina Berardi, Lavinia Ambrosi; Co-reografa: Anna Makarova)

20.00: presentazione dell’ opera del pittore Tiziano Tardo20.15: performance di danza, a cura di Dance Gallery

(Ballerine: Francesca Masala, Sara Maurizi, Licia Brunori, Marta Vin-ti; Musica: Andrea Rellini; Coreografa: Rita Petrone)

20.30: Aperitivo “salutare”

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TTTTTestamento diestamento diestamento diestamento diestamento diHeiligenstadtHeiligenstadtHeiligenstadtHeiligenstadtHeiligenstadt

O voi uomini che mi stimate o midefinite astioso, scontroso o addirittu-ra misantropo, come mi fate torto! Voinon conoscete la causa segreta che mifa apparire a voi così. Il mio cuore e ilmio animo, fin dall’infanzia, eranoinclini al delicato sentimento dellabenevolenza e sono sempre statodisposto a compiere azioni generose.Considerate però, che da sei anni miha colpito un grave malanno peggio-rato per colpa di medici incompetenti.Di anno in anno le mie speranze diguarire sono state gradualmentefrustrate, ed alla fine sono statocostretto ad accettare la prospettiva diuna malattia cronica (la cui guarigio-ne richiederà forse degli anni o saràdel tutto impossibile). Pur essendodotato di un temperamento ardente,vivace, e anzi sensibile alle attrattivedella società, sono stato presto obbli-gato ad appartarmi, a trascorrere lamia vita in solitudine. E se talvolta hodeciso di non dare peso alla miainfermità, ahimè, con quanta crudeltàsono stato allora ricacciato indietrodalla triste, rinnovata esperienza delladebolezza del mio udito. Tuttavia nonmi riusciva di dire alla gente: “Parlatepiù forte, gridate, perché sono sordo”.Come potevo, ahimè, confessare ladebolezza di un senso, che in medovrebbe essere più raffinato chenegli altri uomini e che in me rag-giungeva un tempo un grado diperfezione massima, un grado tale diperfezione quale pochi nella miaprofessione sicuramente posseggono,o hanno mai posseduto – No, nonposso farlo; perdonatemi perciò setalora mi vedrete stare in dispartedalla vostra compagnia, che invece untempo mi era caro ricercare. La mia

sventura mi fa doppiamente soffrireperché mi porta ad essere frainteso.Per me non può esservi sollievo nellacompagnia degli uomini, non possonoesservi conversazioni elevate néconfidenze reciproche. Costretto avivere completamente solo, possoentrare furtivamente in società soloquando lo richiedono le necessità piùimpellenti; debbo vivere come unproscritto. Se sto in compagnia vengosopraffatto da un’ansietà cocente,dalla paura di correre il rischio che sinoti il mio stato – E così è stato anchein questi sei mesi che ho trascorso incampagna. Invitandomi a risparmiareil più possibile il mio udito, quell’as-sennata persona del mio medico hapiù o meno incoraggiato la mia

attuale disposizione naturale, sebbenetalvolta, sedotto dal desiderio dicompagnia, mi sia lasciato tentare aricercarla. Ma quale umiliazione hoprovato quando qualcuno, vicino ame, udiva il suono di un flauto inlontananza e io non udivo niente, oudiva il canto di un pastore e ioancora nulla udivo – Tali esperienzemi hanno portato sull’orlo delladisperazione e poco è mancato chenon ponessi fine alla mia vita – Lamia arte, soltanto essa mi ha trattenu-to. Ah, mi sembrava impossibileabbandonare questo mondo, prima diavere creato tutte quelle opere chesentivo l’imperioso bisogno di com-porre; e così ho trascinato avantiquesta misera esistenza – davvero

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misera, dal momento che il mio fisicotanto sensibile può, da un istanteall’altro, precipitarmi dalle miglioricondizioni di spirito nella più ango-sciosa disperazione – Pazienza – midicono che questa è la virtù cheadesso debbo scegliermi come guida;e adesso io la posseggo – Duraturadeve essere, io spero, la mia risoluzio-ne di resistere fino alla fine, finchéalle Parche inesorabili piacerà spezza-re il filo; forse il mio stato migliorerà,forse no, ad ogni modo io, ora sonorassegnato - Dio Onnipotente, che miguardi fino in fondo all’anima, chevedi nel mio cuore e sai che esso ècolmo di amore per l’umanità e deldesiderio di bene operare. O uomini,se un giorno leggerete queste mieparole, ricordate che mi avete fattotorto; e l’infelice tragga conforto dalpensiero di aver trovato un altroinfelice che, nonostante tutti gliostacoli imposti dalla natura, ha fattoquanto era in suo potere per elevarsial rango degli artisti nobili e degliuomini degni. - E voi fratelli miei,Carl e [Johann], dopo la mia morte, seil Prof. Schmidt sarà ancora in vita,pregatelo a mio nome di fare unadescrizione della mia infermità eallegate al suo documento questo mioscritto, in modo che, almeno dopo lamia morte, il mondo e io possiamoriconciliarci, per quanto è possibile -Nello stesso tempo vi dichiaro quitutti e due eredi del mio piccolopatrimonio (se posso chiamarlo così)- Dividetelo giustamente, andated’accordo e aiutatevi reciprocamente.Il male che mi avete fatto, voi losapete, è stato perdonato da lungotempo. Ringrazio ancora in manieraparticolare te, fratello Carl, perl’affetto che mi hai dimostrato inquesti ultimi anni. Il mio augurio èche la vostra vita sia più serena e piùscevra da preoccupazioni della mia.Raccomandate ai vostri figli di esserevirtuosi; perché soltanto la virtù può

rendere felici, non certo il denaro.Parlo per esperienza. E’ stata la virtùche mi ha sostenuto nella sofferenza.Io debbo ad essa, oltre che alla miaarte, se non ho messo fine alla miavita con un suicidio - State bene eamatevi - Ringrazio tutti i miei amici,in particolare il principe Lichnowskye il professor Schmidt. Vorrei che glistrumenti del principe Lichnowskyvenissero custoditi da uno di voi,purché ciò non conduca ad un litigiofra voi. Qualora essi possano serviread uno scopo più proficuo, vendetelipure; quanto sarò lieto se potròesservi utile anche nella tomba -Ebbene questo è tutto - Con gioiavado incontro alla Morte - se essavenisse prima che io abbia avuto lapossibilità di sviluppare tutte le mie

qualità artistiche, allora, malgradola durezza del mio destino, giunge-rebbe troppo presto; e indubbiamen-te mi piacerebbe ritardarne la venuta- Sarei però contento anche così;non mi libererebbe essa da uno statodi sofferenza senza fine? Vienidunque Morte, quando tu vuoi, io tiverrò incontro coraggiosamente -Addio, non dimenticatemi del tutto,dopo la mia morte. Io merito diessere ricordato da voi, perché nellamia vita ho spesso pensato a voi, eho cercato di rendervi felici.Siate felici.

Ludwig van Beethoven

Liliana Minelli con i rappresentati del Forum Regionale Giovani - Umbria

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1954Con una Conferenza alla Sala dei Notari,viene inaugurato a Perugia il Centro Speri-mentale Dimostrativo per l’Educazione Sa-nitaria della Popolazione, organismo volon-tario frutto dell’impegno comune tra l’Uni-versità degli Studi di Perugia, enti locali eassociazioni di volontariato. Lo presiede ilRettore Giuseppe Ermini e ne sonovicepresidenti Alessandro Seppilli e il Me-dico Provinciale di Perugia Carlo Sganga.Da subito, il Centro Sperimentale dell’Uni-versità di Perugia aderisce all’Unione Inter-nazionale per l’Educazione Sanitaria e laPromozione della Salute (IUPHE)Il Centro Sperimentale partecipa attivamen-te ai gruppi di lavoro internazionali promossidall’Unione.

1956La rivista L’Educazione Sanitaria nascecome strumento per gli operatori e organodel CSES e nel tempo cambia nome: Educa-zione Sanitaria e Medicina Preventiva, sot-to la direzione di Alessandro Seppilli, quin-di Educazione Sanitaria e Promozione dellaSalute diretta da Maria Antonia Modolo; at-tualmente è denominata Sistema salute. LaRivista italiana di educazione sanitaria epromozione della salute. Dal 31 dicembre2011 ne è Direttore Filippo Antonio Bauleo.

1958Inizia l’attività didattica del Centro con il ICorso Estivo di Educazione Sanitaria (14-22 settembre 1958).Grazie al supporto dell’OMS, il CSES ottie-ne una sede per la Biblioteca dedicata all’Edu-cazione Sanitaria, unica in Italia. In essa sonoraccolti migliaia di libri, materiali didattici edivulgativi provenienti da tutto il mondo: cir-ca 6000 manifesti, circa 100 riviste e una se-rie di diapositive sui problemi della salute ca-ratterizzanti la prima metà del secolo scorso.Un patrimonio di grande valore, che racco-glie materiale cartaceo e multimediale utilenon soltanto alla medicina.

BREVE STORIA DEL CESPESa cura di Marta FRESSOIA*

1960Nel corso di tutti gli anni ’60 il CSES conl’Istituto di Igiene di Perugia porta avanti unricco programma di ricerche a sostegno de-gli stili di vita sani, correlati al fumo di ta-bacco, all’abuso di alcol e di sostanze stu-pefacenti, all’alimentazione.Vengono realizzati in tutta Italia Corsi brevidi formazione, della durata di 3-4 giorni asostegno di progetti regionali finalizzati allaformazione del personale referente dell’edu-cazione sanitaria.Ne sono esempi i corsi realizzati in collabo-razione con la Provincia di Bolzano e con leRegioni di Molise, Basilicata, Calabria, To-scana, Emilia Romagna, Lazio, Campania,Veneto e Sardegna.Per il centenario dell’Unità d’Italia vieneorganizza all’EUR di Roma una Mostra del-la Sanità e il Centro Sperimentale, in colla-borazione con l’Istituto di Etnologia e An-tropologia Culturale dell’Università diPerugia, cura l’ampia sezione dedicata al-l’Educazione Sanitaria.

1963Il Centro Sperimentale collabora con la Cas-sa del Mezzogiorno nell’organizazione deiCorsi semestrali per operatori sanitari e so-ciali e realizzare l’attivazione di Centri diEducazione Sanitaria presso gli uffici medi-co-provinciali del Sud Italia.

1964A seguito del riconoscimento da parte delMinistero della Pubblica Istruzione, il Cen-tro diventa polo universitario e modifica lapropria denominazione in Centro Sperimen-tale per l’Educazione Sanitaria. Il ConsiglioDirettivo continua a rappresentare le autori-tà scolastiche, quelle sanitarie e le autoritàlocali della Pubblica Amministrazione.

1966A Roma si tiene la I° Conferenza Nazionaledi Educazione Sanitaria

1970L’Istituto di Igiene di Perugia e il Ministerodella Sanità organizzano la Conferenza sul-la programmazione e i modelli organizzati-vi di Educazione Sanitaria nell’ambito de-gli studi preparatori per il nuovo Servizio Sa-nitario Nazionale.1973Viene fondata da Alessandro Seppilli la rivi-sta La Salute Umana, con il coinvolgimentodell’Istituto Italiano di Medicina Sociale edel Comitato francese per l’educazione sa-nitaria di Parigi con la propria rivista La santéde l’homme. La rivista, bimestrale, divulgatematiche ed esperienze di Educazione Sa-nitaria.

1975Il CSES sviluppa un importante settore diricerca sulla Pianificazione Familiare e laPrevenzione della Mortalità Infantile. An-che sulla spinta di tali attività, nascono aPerugia 5 consultori familiari, dove collabo-rano ginecologi e assistenti sociali.

1978Legge 23 dicembre 1978 n. 833 – Istituzionedel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).Frutto dell’impegno dei due igienisti Alessan-dro Seppilli e Augusto Giovanardi, è la piùimportante delle leggi sociali degli anni ’70.

1979Dopo l’istituzione del S.S.N. il CSES avviadel personale del SSN che avrebbe assuntoresponsabilità organizzative e di interventonelle Unità Sanitarie Locali. Nel 1979, il pri-mo Corso annuale di Educazione sanitariaper la Regione dell’Umbria, aperto poi a per-sonale di altre Regioni.

1985Maria Antonia Modolo viene eletta nellaDirezione dell’Ufficio Regionale Europeodella IUPHE.Iniziano le collaborazioni del Centro con ilDipartimento della Cooperazione del Mini-

* Laureata in Giurisprudenza

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stero degli Affari Esteri e realizzati program-mi pluriennali di educazione sanitaria e pro-mozione della salute in Somalia, Ecuador,Nicaragua e Bolivia.Con il supporto finanziario del Ministero del-la Sanità, la Regione Umbria istituisce pressol’Assessorato alla Sanità il Servizio Naziona-le di Documentazione per l’Educazione Sa-nitaria (SeNDES). Nasce la Banca Dati IGEA,nella quale si registra anche l’importante pa-trimonio culturale della Biblioteca.

1986Il CSES organizza quale Ufficio Europeodella IUPHE la I Conferenza Europea diEducazione Sanitaria e Promozione dellaSalute a Madrid.

1990Il CSES organizza quale Ufficio Europeodella IUPHE la II Conferenza Europea diEducazione Sanitaria e Promozione dellaSalute a Varsavia.Il CSES promuove la strategia di Riduzionedel danno per la lotta contro l’AIDS, attra-verso una serie di progetti di ricerca e di in-tervento:Il CSES avvia un programma quinquennaledi collaborazione con la Provincia autono-ma di Bolzano per la stesura di un PianoSanitario Provinciale. Con l’organizzazio-ne e conduzione di corsi di formazione peroperatori socio-sanitari e scolastici, si svi-luppano programmi educativi per le scuolee si producono materiali informativi e divul-gativi sull’educazione sanitaria (AIDS, ali-mentazione, incidenti stradali e abuso dialcol, ecc.).Con il D.P.R. 11 luglio 1990 n. 382 il CentroSperimentale per l’Educazione Sanitaria di-venta interuniversitario (CSESi), alcontempo Centro di Ricerca e di Servizi.Nascono le nuove collaborazioni con le Uni-versità di Napoli (Federico II) e Pavia.Direttrice del Centro è la Prof.ssa MariaAntonia Modolo.

1992Presso il Dipartimento di Igiene dell’Univer-sità degli Studi di Perugia viene costituito ilCentro Europeo per l’Assistenza sanitariadi base, su proposta del Prof. Briziarelli, dellaProf.ssa Modolo e del Prof. Maurizio Morie che ha lo scopo di consentire lo scambio diesperienze ed elaborazioni teoriche emetodologiche nell’ambito dell’Assistenza

sanitaria di base.L’ultimo decennio del XX secolo è tra i mo-menti più alti dell’attività del CSESi diPerugia, in quanto giungono a maturazionegli impegni, i contatti e l’elaborazione cultu-rale degli anni ’70 e ’80, sia nel campo dellaricerca che della formazione. Le collabora-zioni si moltiplicano a livello nazionale einternazionale.

1993Nel 1993 il Corso Annuale si trasforma inMaster.

1996Il CSES partecipa come Centro di ricercanazionale alla Rete Europea per la Promo-zione della Salute nei luoghi di lavoro(European Network for Workplace HealthPromotion), promuovendo ricerche, Corsi diformazione a distanza per Rappresentanti deiLavoratori alla Sicurezza (RLS) e Corsi diformazione residenziali, Reti locali per laWHP, Linee guida. Rappresentanti per ilCSESi sono Lamberto Briziarelli e Giusep-pe Masanotti.Viene istituito presso il CSESi la Rete deiPaesi Mediterranei Promotori di Salute del-l’OMS (WHO Network MediterraneanCountry in Health Promotion).

1997Viene istituita presso il CSES la Rete deiValutatori per l’Educazione alla Salute, voltaa facilitare la circolazione delle esperienze edelle conoscenze sui progetti di valutazionedegli interventi in materia di Educazione allaSalute in Italia. Rappresentante è GiancarloPocetta.In collaborazione con il SEDES, la RegioneUmbria e tre Centri di informazione situatiin altrettanti Paesi europei, il CSESi svilup-pa un progetto di ricerca finanziato dall’Unio-ne Europea DG V (SANCO) per l’elabora-zione di un Thesaurus multilingua europeodi Promozione ed Educazione alla Salute.

1998A Perugia viene organizzata la Conferenzainternazionale dello IAHP (Internationalassociation of Helath Police) sul futuro delwelfare- Il CSES collabora con ilvicepresidentedell’AssociazioneGiovanniBarro nell’organizzazione stessa.Il CSES è incaricato dal Ministero della Sa-nità per l’elaborazione di un progetto di ri-

cerca destinato alla creazione di un SistemaInformativo di Promozione della Salute edEducazione Sanitaria.

1999Il Centro Sperimentale diventa una sezionedel Dipartimento di Igiene dell’Universitàdegli Studi di Perugia. Direttore è LambertoBriziarelli.

2000Attivazione del Master in Progettazione co-ordinamento e valutazione di interventi in-tegrati di promozione ed educazione alla sa-lute dell’Università degli Studi di Perugia.

2001Il CSESisupervisiona la formazione deglioperatori della Comunità di Sant’Egidio perl’introduzione del trattamento retroviraledell’HIV nei sistemi sanitari dei Paesi a ri-sorse limitate del Centro Africa. Viene isti-tuito il Dottorato di ricerca in EducazioneSanitaria.Viene presentato alla Sorbona il volume diMaria Antonia Modolo e Joyce Mamon, Along way to health promotion, ThroughIUHPE Conferences 1951-2001.

2003Il CSES a Perugia organizza la VI Confe-renza Europea della IUPHE dal titolo Equity,Solidarity and Responsability for Health, conil patrocinio dell’OMS, dell’UNICEF, del-l’UNESCO, dell’Unione Europea e di tuttele istituzioni nazionali.

2008Dal 2008 si attiva il Master in managementsanitario per le funzioni di coordinamento

2009VI° Conferenza Europea di Promozione dellaSalute nei luoghi di lavoro, evento conclusi-vo del Progetto triennale Move Europe co-ordinato dal CSESi e promossodall’European Network for WorkplaceHealth Promotion (ENWHP). Per il CSESiè coordinatore il Dott. Giuseppe Masanotti.

2014Con la stesura del nuovo Regolamento, ilCSES diventa Centro Sperimentale per laPromozione della Salute e l’Educazione Sa-nitaria (CeSPES) del Dipartimento di Me-dicina Sperimentale.

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COORDINATRICE DEL CESPESLiliana Minelli, Docente di Igiene ge-nerale ed applicata, Dipartimento Me-dicina Sperimentale dell’Università de-gli Studi di Perugia e CeSPES

Comitato OrganizzatorePRESIDENTE ONORARIO

Maria Antonia Modolo,Professoressadi Igiene dell’Università degli Studi diPerugia, già Direttrice del CSES e Se-natrice della Repubblica, Medagliad’Oro del Presidente della Repubblicaper la Cultura 2003

PRESIDENTE

Lamberto Briziarelli , Professore diIgiene dell’Università degli Studi diPerugia, per molti anni Direttore delCSES

VICEPRESIDENTE

Rossana Pasquini, Professore di Igie-ne dell’Università degli Studi di Perugiae CeSPES

COMPONENTI

Giuseppe Angeli, Dipartimento Medi-cina Sperimentale, Università degli Stu-di di Perugia e CeSPES

Grazia Battista,Dipartimento Medici-na Sperimentale, Università degli Stu-di di Perugia e CeSPES

Riccardo Casadei, Specialista in Igie-ne e Medicina Preventiva, Universitàdegli Studi di Perugia e CeSPES

Francesca Fortunati, Dottoranda di ri-cerca in Storia dell’Arte, Dipartimentodi lettere-lingue e letterature antiche emoderne,Università degli Studi diPerugia, Responsabile Gruppo CulturaForum Regionale Giovani Umbria

Marta Fressoia, Dottoressa in leggepresso l’Alma Mater Studiorum Uni-versità di Bologna

Osvaldo Fressoia, Esperto di documen-tazione e archiviazione del CeSPES

Giuseppe Masanotti, Docente di Igie-ne generale ed applicata, DipartimentoMedicina Sperimentale dell’Universi-tà degli Studi di Perugia e CeSPES

Giancarlo Pocetta, Docente di Igienegenerale ed applicata, DipartimentoMedicina Sperimentale dell’Universi-tà degli Studi di Perugia e CeSPES

SEGRETERIA SCIENTIFICA

Filippo Bauleo, Direttore di SistemaSalute. La Rivista italiana di educazio-ne sanitaria e promozione della salutedel CeSPES

Paola Beatini,Dottore di Ricerca inEducazione Sanitaria, DipartimentoMedicina Sperimentale dell’Universi-tà degli Studi di Perugia e CeSPES

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

Alberto Antognelli, Segretario delCeSPES, Dipartimento Medicina Spe-rimentale dell’Università degli Studi diPerugia

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Si ringrazia per il Patrocinio

e per la collaborazione

con il sostegno di

La Bottega del tè

AMRivista della Società Italiana di Antropologia Medica

Testata semestrale della Fondazione Angelo Celli per una cultura della salute (Perugia)Direttore responsabile Tullio Seppilli

Per informazioni: Fondazione Angelo Celli per una cultura della saluteStrada Ponte d’Oddi, 9 (ex Monastero Santa Caterina vecchia), 06125 Perugia

Tel. 075 41.508 - Fax 075 584.0812