Burattinai di parole

121

description

a cura di Simone Fagioli - Ass. Fare Cultura

Transcript of Burattinai di parole

Quaderni del volontariato

3

Edizione 2010

Centro Culturale “Città Nuova”

Forum dei Giovani Spoletini “Una finestra sul futuro”

Associazione culturale “FareCultura”

a cura di Simone Fagioli

Burattinai di Parole“V Edizione del Concorso di Poesia

non competitivo”

CesvolCentro Servizi Volontariato della Provicia di Perugia

Via Sandro Penna 104/106Sant’Andrea delle Fratte

06132 Perugiatel. 075.5271976fax. 075.5287998

Sito Internet: www.pgcesvol.netVisita anche la nostra pagina su

Info e contatti:[email protected]

Con il Patrocinio della Regione Umbria

Edizione: Settembre 2010Progetto grafico e videoimpaginazione: Chiara Gagliano

Immagine di copertina di: Cristina Marchionni, in arte “Esmeralda”

Tutti i diritti sono riservatiOgni riproduzione, anche parziale è vietata

ISBN: 88-96649-08-4

I QUADERNI DEL VOLONTARIATO,

UN VIAGGIO ATTRAVERSO UN LIBRO NEL MONDO DEL SOCIALE

Il CESVOL, centro servizi volontariato per la Provincia di Perugia,nell’ambito delle proprie attività istituzionali, ha definito un piano spe-cifico nell’area della pubblicistica del volontariato.

L’obiettivo è quello di fornire proposte ed idee coerenti rispetto aitemi di interesse e di competenza del settore, di valorizzare il patri-monio di esperienze e di contenuti già esistenti nell’ambito del vo-lontariato organizzato ed inoltre di favorire e promuovere lacircolazione e diffusione di argomenti e questioni che possono rite-nersi coerenti rispetto a quelli presenti al centro della riflessione re-gionale o nazionale sulle tematiche sociali.

La collana I quaderni del volontariato presenta una serie di pro-duzioni pubblicistiche selezionate attraverso un invito periodico ri-volto alle associazioni, al fine di realizzare con il tempo una vera epropria collana editoriale dedicata alle tematiche sociali, ma ancheai contenuti ed alle azioni portate avanti dall’associazionismo pro-vinciale.

I Quaderni del volontariato, inoltre, rappresentano un utile supportoper chiunque volesse approfondire i temi inerenti il sociale per mo-tivi di studio ed approfondimento.

Introduzione di Simone Fagioli

6

I “POETI DISINCANTATI” NEL TEMPO DELLA POVERTÀ

I poeti sono burattinai, che, attraverso un filo emozionale, guidanopiù o meno sapientemente le parole, simboli linguistici dell’anima. Le parole simboleggiano, invece, dei burattini che rispondono per-fettamente ad ogni comando del loro creatore: le parole sono pezzidi vita, frammenti di anima, schegge d’esistenza che si separano dalpoeta per prendere forma in una nuova vita.Nella poesia, un poeta ritrova se stesso: in quei burattini, opere d’artecreate dalla sua intelligenza e dall’attività della sua anima, egli si ri-conosce e in essi rivive.Un poeta è un burattinaio di parole.In tale contesto, il poeta ha il compito intellettuale e sociale di per-mettere all’essere, al mondo nella sua totalità, di disvelarsi: attraversoil linguaggio poetico, infatti, l’essere si disvela all’uomo che lo inter-roga. Solo nel linguaggio autentico della poesia, si possono trovarele vere risposte che riguardano la nostra esistenza.L’uomo è il pastore dell’essere, è colui che fa da guardia, che preservala verità dell’essere: «il linguaggio è la casa dell’essere, abitando laquale l’uomo esiste, appartenendo alla verità dell’essere e custoden-dola»1. L’uomo abita nel linguaggio, casa dell’essere: «i pensatori e ipoeti sono i custodi di questa dimora. Il loro vegliare è il portare acompimento la manifestatività dell’essere; essi, infatti, mediante illoro dire, la conducono al linguaggio e nel linguaggio la custodi-scono»2.È questo il senso e il perché dei poeti nel tempo della povertà e delpost-moderno3: nella notte del mondo, dove tutto appare povero, far-mmentato, precario, infondato e relativo, il linguaggio poetico, unicomezzo linguistico nel quale l’essere si disvela, è l’unica fonte di sal-vezza umana. In questo frastagliato e sincretico orizzonte esistenziale,chi è il poeta? Il poeta è il custode, è colui che si prende cura della di-mora dell’essere.

1 M. Heidegger, Lettera sull’umanismo, a cura di F. Volpi, Adelphi edizioni, Milano 1995, p. 61.2 Ibid., p. 31.3 Cfr., M. Heidegger, Perché i poeti?, in Sentieri interrotti, Firenze, La Nuova Italia, 1968, pp. 247-297

Introduzione di Simone Fagioli

7

Egli è nel mondo come custode della casa dell’essere, del luogo, dellaradura dove la verità non si nasconde. In forza di ciò, l’uomo, nellaveste di poeta, è il legislatore, il sacerdote, il re del mondo, è il pastoredell’essere.

«Poeti sono i mortali che [...] seguono le tracce degli dei fuggiti, re-stano su queste tracce e così rintracciano la direzione della svoltaper i loro fratelli mortali. L’Etere, nel quale soltanto gli Dei sonoDei, è la loro divinità. L’elemento di questo Etere, in cui la divinitàstessa è presente, è il Sacro. L’elemento dell’Etere per il ritorno degliDei, il Sacro, è la traccia degli Dei fuggiti»4.Pertanto, i poeti disincantati5 hanno il difficile compito di interpretareil post-moderno, momento storico dell’umanità simboleggiato dal-l’espressione “il tempo della povertà”, attraverso i differenti lin-guaggi poetici di cui sono artefici.Solo per mezzo della poesia essi potranno salvare sia il mondo sialoro stessi, a patto che ci sarà ancora un mondo da salvare.

Simone Fagioli

4 Ibid., p. 2505 Per una definizione di “poeta disincantato”, cfr. S. Fagioli “Emozioni da Saltimbanco”, Cesvol-Futura, Perugia 2009,

pp. 7-10.

Gionada Battisti

9

Gionada Battisti

Tu metti in pratica

quello che a me

piacerebbe pensare.

Questa è una breve poesia di Gionada Battisti. L’ho conosciuto così.È succinto nel suo modo di esprimersi, ma comunica con gli occhi.Dal mio pianeta poetico sono entrato nel suo mondo, fatto di pen-sieri veloci e pungenti. Crescendo si è accorto che la vita cambia ed oggi alle volte trova ri-fugio nella carta e nella penna che gli permettono di fantasticare.“Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito” recita un afori-smo di Jim Morrison. Jonny vive a S. Anatolia di Narco, nel cuoredella Valnerina, in provincia di Perugia. Vive e lavora gestendo il bardi famiglia. Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, pro-prio per ascoltare il doppio e parlare la metà, così recita un epittetoanonimo che riflette perfettamente il modo di essere e scrivere diGionada.

A cura di Paolo Parigi

Gionada Battisti

10

Volevo odiarti e dimenticarti,ma più ci speravo e meno ci riuscivovolevo non vederti più,ma speravo di incontrarti, volevo non amarti, invano......Oh! mia dolceti cerco e non ti trovopoi compari all'improvviso,passi come un leggero vento di ebbrezzaaccarezzando il mio cuore.Non riesco a guardarti negli occhisei la mia tentazionesei il mio DESIDERIO....

...Il coraggio è solo un sentimento che puoi provare...un attimo dopo...aver avuto paura....

...Non basterebbe strizzare una nuvola per raggiungere le lacrimeche ho versatoper te......

Passero solitario che canta all’alba,goccia di rugiada che scivola giù da una piccola foglia;

Gionada Battisti

11

raggio di sole riflesso nel mare, parlo di te,mio dolce e tenero Amore.......Sei passata nella mia vitacome una stella cadenteun attimo e te ne sei andata.Quando hai attraversato il mio cieloho espresso un desiderio...che rimanessi con me.NON TUTTI I DESIDERI SI AVVERANO!...

...Sono matto, si...lo so!ma matto sul seriola mia mente mi ingannacose stupideè difficile cosìe mi fa stare male.......Non saprei dipingere il tuo volto,la mia mano è incapace di dareseguito alla gioia degli occhi!

Giuseppe Carracchia

13

Giuseppe Carracchia

Di Giuseppe Carracchia sono state pubblicate due sillogi poetiche:- Pensieri Notturni, Edessae edizioni- Anime Vagabonde, il Filo edizioniQualche suo scritto è stato raccolto in antologie.

Giuseppe Carracchia

14

POESIE COL NASTRO ROSSO

Se chiedi a me perché amore, ti rispondo non soe se so non capisco.Ma c’è un fiore sulla mia scrivania,un fiore di carta, amore mio.L’hai portato stamattinain abbonato col caffè.C'è un fiore di cartasolo per me, tutto rosso,e gli abbiamo dato da berea più non posso

perchè il nostro amoreè più grande del saperee cresce.

I

La poesia più bella non l’ho mai scritta. Me la porto dentro, al centro.

II

Ho trangugiato l’odore del bucato steso,ho lanciato gli occhi in altoe ho visto due rondini ricamare con ago e filo nero tutto il cielo. Piccioli amanti come aquiloni arrotolarsi in spazi imprendibilidisegnando nella berceuse dello sfiorare figure incomprensibili, perché l’amore pure quello per la vitanon sempre è spiegabile.

Giuseppe Carracchia

15

III

La batimetria cardiologicaè un’aritmia illogicalogicamente instabiletanto quanto amabile.

IV

L’uno più completo è, dell’amoreamuleto, il doppio. Essenza principale della stella polaresenza la quale l’umanità non sarebbe qua.

V

Amare è amare se è carne da toccare ferita da rimarginare e sangue da benedireamare è credere che ci sia qualcosada cui fuggire e qualcosa a cui tornare.

VI

Poggiata la tua veste ho per terra,tutta dal colletto in giùdi spilli l’ho seminata - cosicché tunon ti rivesta mai più.

Elisabetta Comastri

16

Elisabetta Comastri

Elisabetta Comastri è nata a Perugia 46 anni fa e da molti anni vivea Spoleto. Laureata in Lettere e docente di Italiano e Latino al Liceoscientifico della sua città, è madre di 4 figli e appassionata di lettura,scrittura e cucina.Nel 2005 ha pubblicato il suo primo libro di poesie “Il volo”, Ed.Morlacchi, Perugia. Il volume è uscito nel Febbraio 2006 in edizionebilingue italiano e tedesco, ed è stato presentato con cerimonia uf-ficiale a Schwetzingen, città gemellata con Spoleto. “Il volo” ha ri-cevuto il diploma di merito come finalista al premio Città di Arona2006.Dal 2005 all’anno in corso ha partecipato a molti concorsi letteraridi poesia e prosa, riportando numerosi successi con componimentiin versi, racconti o fiabe. Ha per la precisione conquistato 9 primiposti, varie altre volte il 2° o il 3° posto e numerose segnalazioni dimerito a premi nazionali e internazionali, per un totale, a tutt’oggi,di oltre 50 concorsi premiati. Fra i premi si segnala il primo posto alconcorso Tabarrini-Castel Ritaldi il paese delle fiabe edizione 2009,con la Fiaba “Sofia e l’anello mancante”. Vari suoi scritti sono statiantologizzati da case editrici come “Pagine”,“Montedit”, “Prag-mata”, “Progetto cultura”, “Albus edizioni”, “Ibiskos Ulivieri”, Ar-tescrittura e altre.Amante del teatro, ha fatto parte delle compagnie teatrali dialettali“La maschera” di Spoleto e “Diecca fo’ di Campello sul Clitunnopartecipando a commedie in lingua locale spoletina in vari ruoli. Or-ganizza e partecipa a reading di poesia. Nell’agosto 2009, per la ras-segna di arte contemporanea tenutasi a Spoleto presso L’HotelAlbornoz Palace Hotel ha allestito con la direzione del regista Carlodel Giudice lo spettacolo “...non avevano cravatte” con testi dellesue poesie e con la partecipazione dei musicisti Marco di Battista,Cristian Panetto, Daniela Panetta e C. J. Everett.

Elisabetta Comastri

17

Nel 2009 è stata insignita del premio Talegalli dalla AssociazioneAmici di Eggi – Spoleto, quale riconoscimento per la sua attività discrittura e per il contributo alla vita culturale della sua città.

Elisabetta Comastri

18

RITORNO A SCUOLA

C’è ancora l’odore del solenella memoria dei gelati settembrinima già la vacanza della sveglia s’involain nuovo odore di carta negli zaini arrampicatisu spalle abbronzate e su volti spalancati a salutare il nuovo inizio della scuola.Girano i cardini e piangono d’aulelasciate troppo vuote di vera nostalgiaper improbe parabole, traslati, sezioni aureeper scisti, buchi neri o brecce a Porta Pia.Cigolano carrucole in pozzanghere d’indifferenzae il nuovo professore conta le oredi concesso sognarsi narratore d’onniscienza.Sarà ritorno a scuola di Pitagora a quadrar rette sulle ipotenuseper mondi astratti e studenti già distrattidalle radici quadre di schermi e stelle ottuse.E la professoressa paludata sgrana rosari e sguardi insofferentisulla platea d’indegni se li chiami studentiche arrabbiano d’erroriche ammorbano di noiache perdi se ci provi senza arrenderti alla voglia.Risuona fra i banchi il sogno d’una lezioneper scrivere una lettera ad un destinatarioentro il limiti della seconda ora del quadro orarioa un amico del futuro, come se il cuore fosse finzionesu carta profumata, come l’inchiostro di una voltache ci travesti i tuoi malimentre ti storcono gli occhi addossogli allievi nati all’ingrosso coi pollici digitali.E se volano è di dita su schermi al quarzo luminescenti

Elisabetta Comastri

19

ché se sprechi la carta poi gli alberi piangonocome ci insegnano ad altre messee ti ci salvi con un tvb incastrato nei limiti di un sms.Bestemmiano la nozionecoppie di orecchie sorde senza motivazionee arrampicano piani di un’ offerta formativastrateghi malpagati in una scuola di stato dal respiro contatoma è lotta già persa a giocarlacome il grido di un senza fiatose sempre e solo male se ne parla.Ma l’inerzia sostiene anche i tagli di spesaed è certo anche il ritorno della rosache già declina i suoi casi al passo incerto e corto di un’asmaticacome a sudare i suoi improbabili destininascosti nel mistero magistrale della grammatica.Forse sarà soggettoo causa efficiente d’allergiaignara nel suo semplice ablativodi come un pegno solo probabile d’amoreminacci spine ipotetiche d’abuliaall’ombra di un verbo al congiuntivo.E via così, fino al Maggio venturoche aspetta ondivaghe conclusioniattraversando i giorni e il parolaredi un altro anno passato ad attendereritorno a scuola come ritorno a sognare.E un’altra rosa sboccerà sul suo gamboma coi suoi sogni fragili di petaliinciderà su corolle mai colte da nessunol’introvabile legge che svela solo al ventoil caso che si flette al suo profumo.

Elisabetta Comastri

20

I PERCHÉ DEL MIO SCRIVERE

Perché scrivere.È il mio chiederedi sempre insoddisfatto.È forse il mio azzittare la bocca che non sprechi ondivaghe cianfrusaglie di voceconfuse nel chiasso che si fa scuraglia.È il mio illudere i tramonticon misture inchiostratedietro lo spiraglio della portaper lacrimare fessure di lucesul bordo generoso della carta.È il mio chiudermi negli occhia ritrovare memorie di sorrisifingendomi il dissolversidelle brume negli oggi novembrini.È il mio sognare di aver pianto maiper l’alchemico poteredi parole scopertedentro crisalidi di doloredischiuse ad ali apertea volarmi colori nelle disillusionia farsi farfalle che al male donano ragioni.È il mio parlare da viva alla mortesenza ingannarlasenza aspettarla prima che mai giungesseper il mio fragile mancare di promesseper questo tremito d’animase tento il mantenere.Dubbio che mi precipitanegli occhi dei figli da capire.

Elisabetta Comastri

21

Così mi scampoda un adesso da spiegareio, fatta di carta e di parole,sbavate a una vita di righi, senza decidere.Saranno dei miei figli, nei venti che vorranno.E a loro svelerannoi perché del mio scrivere.

Elisabetta Comastri

22

A MIA FIGLIA, CASTELLI

Ho costruito su di te un castelloin aria.Di nuvole variava, il panoramamai fissomai ugualedraghi, stregheo angeli di sogni.Ancoraalloraeri dentro di me,io che di mura ti proteggevo,tu che nel mare primordialedi vitanuotaviverso me.

Ho vinto la battaglia più dura di tutta la guerrainsieme a te,fra risa ed urla mescolate insieme.La roccaforte dalle muraverdolinecon il suo odore di sangueil suo sapore ferrignofu da noi espugnata.Il parto:ed un eroico gridoci ha viste vincitricientrambeinsieme unite da un abbraccionel doloreche si mutava già in ricordo.

Elisabetta Comastri

23

Ho architettato insieme a tecastelli di carte,carponisferrando attacchialle guglie, alle torri, ai bastionicintati di merliinsidiosi di equilibri instabili.Crollavano i manieri,al suono delle risadi te, di bimba,di giochi e di colori.

Hai scolpito poi per me castelli di sabbia,con decori di conchiglia,con desideri di meraviglia.Bastava un’onda a portarli via,bastava un mio sorriso e ti sentividi nuovola Principessa mia.

Hai smesso coi castellihai smesso con le fiabehai preso a camminare nel traffico mondano delle strade,troppe streghe, poche fate.Dicono che sei grande,che io “C’ero una volta...”ma io cerco la pietra per base a quel castello,il più bello,per te,per sempre principessaper sempre figlia mia.

Per te,che un dì nel mare dentromi nuotavi,per me,

Elisabetta Comastri

24

che forse poche fiabe t’ho narratolavoro ad un castelloche ti desidera reginasignora onnipotente di una fiaba.

Serenità, ha nome quel castello.Vita, la fiaba che ti narrerei.Contenta, felice col tuo principeè come ti vorrei.

LA PAROLA ALLA COLPA

E cosa avete ancora da guardare?

Nelle mie gambe di torriè stanco il passo del senso.Ponte che fui, do la parola alla colpacaduto per esilio del consensose nato per unirenon ho più fianchi da ricamarenell’eco che mi additamonumento di vergognaper la storia che ho traditasbavandole la gloria che ci insegna.

E cosa avete allora da parlare?

Se la mia bocca spavalda si spalancaè per un urlo muto gridato a un cielo di sottoche troppo ha ingoiatodi sogni di gloriacaduti come promessedi un’era che ha dismesso la memoria.E cosa avete allora da pensare?

Elisabetta Comastri

25

È lunga la sequeladi angeli cadutia vivere dannatiche per una catarsi incommutabileho addosso la colpadi aver sacrificati.Caduti come gli espulsida un vostro millantato Paradiso che dicono abbisogni di una portada chiudervici dentroprotetti nella boria che vi ammorba.

E cosa avete allora da salvare?

Forse soltanto la falsa coscienzadai fantasmi di chidel vostro Eden decise di far senzaprivato anche dell’ultimo dei sogni da sognarecaduto nella colpadi non avervi estortoil senso che significa volare.

E cosa avete ancora da gridare?

Chiudetevi pure dentroall’Eden trionfante dei vivi privi di tortiliberi ormai del debitocoi cristi e coi risorti.Io sarò allora il ponte degli angelinel cielo di sotto precipitati nel suicidio che li ha salvatidopo che erano già morti.Rimango ma non da soloio sto cogli angeli perdutiponte di torri erette

Elisabetta Comastri

26

a monumento dei caduti.E sgranerò rosari di luceriflessa sulle mie pietre dalle stellementre voi, a tatuarvi di farfalleper riciclare posticcio dolore sulla pelle,mai saprete il colore che grida la voce della colpanel volo caduto di ogni angelo ribelle.

FABULA DI MILLE DONNE

in memoria di Alda Merini

Fabula delle donneche spesso voce non hannoma non più mute nei tuoi versi ove gridasti in sussurri il coraggiodi stracciarsi le gonnedi strapparsi le pennepretese lucide, sempre pronte,ma per voli che ci impongonoe che tu chiamasti oltraggio.In te fu il dolore delle oree l’imparare ad amarlo,benedicendo l’odiosenza rifiutarlotu, che sapesti come non ha colpala rosa non fiorita in alcun maggio.Ora è nei ventri avidi del semprequel tuo sapere di resistenza cinicaalla forma costrettaalle gabbie fin troppo scomode di una maschera maledetta.Volubile dicesti la vitache non ha anime uguali per nessunoaccoccolasti il vento

Elisabetta Comastri

27

nel nero di catrami, in volute di fumodi sigarette che bruciano come spesso i “ti amo”e che tu lucida svelastiincapaci di dono.Ma tu pagasti coi tuoi denari perché di spendere si nutre l’investiremalgrado i conti, salati, fatti di giornicome le guerre, con meno albe che tramonti.L’esistere non tolse mai forza alla tua lottaarmata di parole, dure di senza suonoperché solo la voce è antidoto ai silenzie non è in clinica che si cura o che risarciscono l’abbandono.Si spegne come di rosso vespertinola tua brace catartica per una vita di falso amorecon cui avesti di un premio solo orfica illusione che del male t’illuse poter tenere il timone.Vola nel nulla solo per chi è sordola poesia che espirasti in libere volutema viva si libra nella fabuladi mille donne altrimenti senza tedannate e mute.Hai sfidato la quiete di spesso comodi silenzicol grido zitto che chiamano folliama la tua anima fattasi parolacon l’urto dell’urlo risarciva il silenzioda far sana la fuga nella malattia.E fu salute, senza bisogno di guarire,la voce di quel male nella tua poesiacosì risorgi, fabula delle donne, Saffo dei navigli,e dietro al goffo volo amaro della morteè solo vita, in fondo, quella che va via.

Sandro Costanzi

28

Sandro Costanzi

Nato a Spoleto il 4 maggio 1981, ha frequentato dal 1995 al 2000 ilLiceo Pontano Sansi (indirizzo socio-psico-pedagogico). Dal 2000al 2005 ha studiato presso l’Istituto Teologico di Assisi, ove nel 2007si è laureato con la tesi “Tertulliano: l’anima e la sua realtà (De anima22)”. In passato ha collaborato con vari enti ed associazioni culturalinell’organizzazione di mostre d’arte ed eventi musicali. Dal 2007collabora con AnnaMaria Polidori nella gestione e animazione delCentro Culturale Poli d’Arte. Attualmente insegna religione cattolicain vari istituti didattici del circondario spoletino. È uno dei soci fon-datori dell’associazione culturale “FareCultura”.

Sandro Costanzi

29

IL FUOCO, LA TERRA, L’ARIA E L’ACQUA

Fiamma, alito di genio

Regalità e sacralità sono in teIncise, scolpite e illuminate,Mentre la luce scaglia su scagliaAscende verso gli occhi tuoiE danza trepidante sulle tue ali.

Ci inginocchiamo innanzi a te,O Drago, re e sacerdote del fuoco:Spirito, forza e genio creativoFluttuano in lingue eclettiche,Mentre il buio spira nella luce.

Vieni, o Drago, vieni e alita:Fanciullo innocente e ludico, Saggio e barbuto filosofo,Purificazione che nelle ceneriDoni una culla ai semi nascituri.

Venerdì, 28 novembre 2008

TERRA, A TE APPARTENGO

La pioggia libera e diffonde Le tue fragranze e la tua storia,Mentre feconda e fertileTi penetra nelle profondità Più inconsce e recondite.

Esplodono e s’innalzano profumiFermentati e celati pazientementeQuale incenso al mistero della vita:Accogliente e profonda come nebbiaInebriata e pregna della tua essenza.

Sandro Costanzi

30

O terra, mentre ti odoro e ti plasmoIn te adoro la vita che si svela fluente.E mi ritrovo essere parte della sua storiaIn te, ove le ere non trasmutano senzaLasciare un seme e una testimonianzaSu cui innestare e realizzare un’era altra.

Mercoledì, 5 marzo 2008

SOLCHI DI FUTURO

Solcano decisi e graffiantiI cieli plastici e malleabiliE vi imprimono carnosiCandide scie nell’azzurro Immenso come l’orizzonte:Informe e metafisico limite.

Mercoledì 12 marzo 2008

L’ECO DI EA

Sinuosa e recondita l’ecoDi Ea nelle profondità scolpiteDella terra e delle acque.

Acque che goccia su gocciaRendono solido e sacraleL’inconscio criptico e cristallinoIn silenti e cadenzate cattedrali.

Acque che donano fiori e licheniAi relitti, oscuri e profondi santuariDi micro organismi: silenti sacerdotiDi ciclici corsi della vita corrente.

Sandro Costanzi

31

Acque che annunciano storie e pensieriRiflessi e modulati su onde fluenti e mitiDi un inconscio che pacificato emergeCon tutte le sue evoluzioni e stratificazioni.

Plastica e duttile ondeggiaLa saggezza augure e vivida Di Ea, che permane diffusaProfonda-mente in-forme.

Tu ...

I nostri silenzi i campi distesiVerso gli orizzonti tutti interioriDell’anima timorosa a schiudersi.

Tu che bussi agli occhi miei,I portali della mia anima,E chiedi loro il permessoDi entrare in casa, tu ospiteMio consolatore nel donarti.

Tu che taci e mi scrutiTu che mi illumini gli occhiTu che mi consoli l’animaTu che mi scaldi il cuoreTu che mi carezzi le mani:Io che mi ristoro sulle tue spalle.

Noi che abbracciamo questo segreto...

Sabato, 6 dicembre 2008

Simone Fagioli

32

Simone Fagioli

Laureato in “Etica delle Relazioni umane” (Laurea Magistrale) pressol’Università degli Studi di Perugia con la votazione di 110/110 conlode, con una tesi dal titolo “La ‘Retorica’ di Aristotele: verso una logicaargomentativa”, sotto la guida del Prof. A. Pieretti.Laureato in “Filosofia” presso l’Università degli Studi di Perugia conla votazione di 110/110 con lode, con una tesi dal titolo “La strutturadell’argomentazione nella Retorica di Aristotele”, sotto la guida del Prof.A. Pieretti. Socio Corrispondente dell’Accademia Internazionaled’Arte Moderna (A.I.A.M.). Presidente dell’Associazione Culturale “Fare Cultura”. Ha svolto l’attività di tutorato per l’insegnamento di Epistemologiaper l’A.A. 2007/2008 presso l’Università degli Studi di Perugia. Hacollaborato in qualità di addetto stampa al Convegno Nazionale “Lacura filosofica” presso la Sala dei Notari del Comune di Perugia – Uni-versità degli Studi di Perugia – (Perugia 2008). Ha svolto uno Stage/Ti-rocinio svolto nell’anno 2006 presso il Servizio Attività Culturali e delloSpettacolo presso la Regione Umbria. Collabora con alcuni portali on-line. È ideatore del progetto “Poetryand Jazz Music”, recital poetico-musicale di chiara fama nazionale.Ha ricevuto importanti premi letterari. Ricordiamo alcuni tra i nu-merosi riconoscimenti: 1° Classificato Premio Nazionale di Poesia“Versi Distillati” (Brescia 2009); 1° Classificato Sezione Poesia delConcorso “Giugno in Arte 2009” (Perugia 2009); 1° Classificato IIEdizione Premio Nazionale di Poesia “Igino Giordani” (Caltanis-setta, 2001); 1° Classificato XXIII Edizione Premio Nazionale diPoesia “Primavera Strianese (Striano, 2003); 1° Classificato VI Con-corso Nazionale di Poesia “Poesia in notes”, sul tema “L'uomo e ilmare” – Casa Editrice Ennepilibri – (Imperia, 2006); 2° Premio Tro-

Simone Fagioli

33

feo Internazionale “Medusa Aurea XXVIII Edizione” – poesia edita– (Roma, 2005); 2° Premio XI Edizione Concorso Nazionale di Poesia“Madre Claudia Russo” – Centro Ester – poesia inedita – (Napoli,2005); 2° Classificato I Edizione Premio Letterario Internazionale“Treditre Editori – Città di Avezzano” (Avezzano, 2004); 3° Classifi-cato Concorso Nazionale di Poesia ”Massimo D’Azeglio” (Barletta,2000); Finalista XI Edizione Premio Letterario Nazionale di Poesia eGiornalismo “La fonte – Città di Caserta” (Caserta, 2003); Finalistacon Menzione di Merito X Edizione del Premio Letterario Interna-zionale di Poesia “Poseidonia – Paestum” (Paestum, 2004); Finalistacon Menzione di Merito III Edizione del Premio Letterario Interna-zionale “Trofeo Giacomo Leopardi” (Recanati, 2005); Finalista PremioLetterario Nazionale di Poesia “Valle dell’Aniene” – (Cineto Romano,2007).Ha recentemente curato una antologia di giovani poeti umbri (Emo-zioni da Saltimbanco, a cura di S. Fagioli, edito da Cesvol Perugia2008). Nel 2003 ha pubblicato la raccolta di poesie, “Un poeta: l’om-bra della sua città”, Casa Editrice Alberti & C. Editori. Il volume havinto il II Premio Trofeo Internazionale “Medusa Aurea XXVIIIEdizione” dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna (Roma,2005).Sue poesie figurano in prestigiose antologie e volumi collettivi. Delsuo lavoro si sono occupati vari critici, tra cui Maurizio Cucchi, Ser-gio Mazzetelli, Maurizio Terzetti, Roberto Rizzoli, Marcello Tucci,Carmen Moscariello, Anna Maria Cioffi, Elio Picardi, GiuseppeMartella. Tra gli altri, hanno parlato di lui: La Stampa, La Nazione, IlMessaggero, Il Corriere dell’Umbria, Il Giornale dell’Umbria, Il Cen-tro – Quotidiano dell’Abruzzo, Abruzzo Oggi, Il Quotidiano, LaVoce La Riviera, Poesia – Mensile Internazionale di cultura poetica,Poeti e Poesia – Rivista Internazionale.

Simone Fagioli

34

FRAMMENTO NEL TEMPO

Una montagna di libriadagiati sopra la mia scrivania liberi viaggiano nei miei pensieri,partono e tornano liberi e verosimilidentro pagine lette e rilette o da studiare,da ripetere lentamente a voce bassama che ora vorrei tanto urlare e...

In questi momenti incessanti di panico,perso in lunghe giornate passate a studiare,nei “pane e nutella” che non potevo mangiare...

Sono ancora io a giocare con le parole,a creare versi e strofe e a rimare,a scrivere canzoni e poesie,mie storie che non sono solamente mie,semplicemente mie, semplicemente.

Siamo architetti tra il detto ed il non-detto,burattinai di parole, di linguaggi e di vite che cadono, si perdono e si rialzano in altre vite.

Simone Fagioli

35

FUMO E POESIA

Una mezza minerale ferma lìa guardare il tempo intorno a me;una terza Marlboro di compagniache il suo fumo allontana e porta via.

Gli alberi intorno, un rumore in sottofondo,il via vai frenetico di una cittàche guardo da un piccolo squarcioin lontananza, da un punto indefinito.

Il fumo vola sempre alto,silenzioso ed ancora scomodatrasgressione della mia moraleche alterno tra gioia ed abitudine.

Il fumo denso che ripetutamenterespiro senza veramente fumareha reso chiaro, sciolto dubbi antichi: il vivere è ovunque lo stesso vivere.

Socrate avrebbe pronunciatoil vivere ha definizione universalema un misero poeta scrive in versisolo il mondo che gli vive accanto.

La città, al contempo avara e tristerimane in attesa, tra inappagamento,tensione, angosce e misere felicità.

Simone Fagioli

36

ALTRE FOGLIE

Ho visto la mia città di notteaddormentata sotto una stella infuocata,sotto la luce dei lampioni,sotto il rumore del gira e passa dell’acquache trascina secche foglie via da mee sotto il peso dei miei passi,che infrangono mantelli di aghi di pino,è il silenzio, un silenzio che non c’è.

RITORNANDO VERSO CASA

Ruvido asfalto vedo sui marciapiedi,angusta e strana sensazione di smarrimento:è solo polvere che scorre sotto i miei piedi.

È disincanto del mondo,è meraviglia della natura,è sbigottimento di essere piccoli punti neri.É il privilegio di guardare il mondodal più basso dei punti di vista.

È il mondo dall’unica prospettiva della terra,è l’essere senza cielo che contempla il cielo,è l’essere senza il fuoco dove il fuoco può bruciare,e l’essere privo del mare quando il mare smette di riposare.

Nella nostra totale indifferenzadi costanti viaggianti senza viaggio,noi vediamo lì solamente marciapiedi,

Simone Fagioli

37

solo strisce continue del mondodove posare le nostre ombrenell’eterno rischio, sola certezzadi perdere la vita per un niente.

È LA VITA

È un autobus che va di frettain ritardo lungo il traffico della città;è un treno che non ti aspettafino a quando un altro treno non arriverà;è un taxi che chiami per oree speri di vedere sotto la pioggia che bagneràla vita.

È una perduta occasione,la vita;è un vecchio amore,la vita;è gioia, è pianto ed ancora dolore,la vita.

È un vivere senza intuizione,non è la vita;è un vivere con rassegnazione,non è la vita,è perdere ogni volta,non è la vita.

È vivere per una ragione,la mia vita;vivere dentro una canzone,la mia vita;vivere in sogni senza realtà,la mia vita.

Simone Fagioli

38

È la pagina di un libro che sfogli da oree non riesci ancora a capire;è il rumore incessante di tanti pensieriche non riuscirai mai ad inseguire; è il ronzare attorno di un dubbio eterno,di questo lento scorrere senza tempo,la vita.

Jacopo Feliciani

39

Jacopo Feliciani

Autore letterario libero e spoletino, profondo conoscitore delmondo del Melodramma, e da sempre affascinato dalle magie dellamusica Sacra. Collabora con numerosi portali on-line, prediligendoi Festivals, e la stagione lirica, mettendo in risalto la bellezza dellerarità presentate nella Città dei Due Mondi. Nel 2008 è autore in-sieme a Paolo Parigi di un libretto operistico dal titolo “Fuori daltempo”. È ideatore del blog “http://notitiae.wordpress.com”. Col-labora con “Spoleto 7 giorni”.Negli ultimi anni si è lasciato prendere dalla poesia iniziando a scri-vere in occasione delle serate organizzate durante il Festival da unanota Cantina per celebrare il “Rosso di Montefalco”. La sua attivitàartistica in campo musicale lo vede impegnato come cantore dellaCappella musicale della Cattedrale di Spoleto e come compositoredi qualche lirica. Ha partecipato ai reading poetici dell’Associazione“FareCultura” presentando il Melodramma in esplicativa ed originalechiave poetico-letteraria. Le poesie presentate sono state ispirate daimeandri più reconditi ed affascinanti della Conoscenza umana, sem-pre oggetto di approfondimento e studio; rese poi marmo stabileda una perifrasi lineare e descrittiva, ma molto disomogenea. Si hal’impressione di vedere un quadro con pennellate di colore di inten-sità sempre diverse e leggermente sfumate, confuse dalla luce delcrepuscolo: la luce che l’autore ama maggiormente.

A cura di Paolo Parigi

Jacopo Feliciani

40

PER GIOCO

Con passo felpato superi la porta che immette nell'atrio.Non ci sono ostacoli... . Si apre l’ingresso al tempio.In fondo intravedi l’altare. Non è orientato a Nord. I muratori sono all’opera...non sono incappucciati.I maestri son due, pur loro senza cappuccio nero.Dov’è la cazzuola, il martelletto? Riconosci il compasso, ma non c'è la squadra. Hanno il grembiule,non i guanti bianchi.E la spada? No, tengono in mano un stecca ed indossano il grem-biule.Mirano una biglia che colpisce di rinterzo i birilli. È filotto!Ad uno ad uno cadono...e l’altra palla va in buca.

LI CADUTI

Mo m’hanno dittu de scrie nà poisia...Su li caduti. Ma fijittu mia...ma come faccio a scrie! Mica sò un paeta?Li caduti sò caduti. E se sò caduti jè canti uno bello requieme chiudi lo sonettu.

Jacopo Feliciani

41

L’“NORCINO”

Lesto girovago lavora maiali, agnelli e asini.Chiamato senza timorePer quotidiani lavori Diviene impopolare Per straordinarie occasioni.Economico e popolare cava denti e pietre per due scudi.L’Empirico passa per la viaCol pesante bagaglio.Specializzato FigaroStimato Ciarlatano. Eccentrico e singolare estrae testicoli per terapia e pel “Canto”.Cura e salva vite Crea “artisti virtuosi”Annodando vasi Inventando pei gatti frattaglie.

VINO: SECONDA PERSONA, “VARIABILE”

Fai sistemare quegli arbusti. Si aggrappano viticci elicoidali. Prendono a rampicare. Attendi di stupire ai tuoi banchetti. Conquistare, dominare... Salti nella vasca e pigi a piedi scalzi acini ora bianchi, ora scuri. Salti, ridi,...ti riposi. Pigi, obbedisci con assenso al tuo padrone.Riposi nel tino nell’autunno e sei novello.Maturi nella botte nell’inverno.Sei vino, desiderato. Apollo confonde; azzurri giorni felici che Era sarà a salvare.

Jacopo Feliciani

42

LA FILOSSERA

Oh maledetta, che vite distruggi. Bestia invisibile inviata da Ade.Vinta non l’hai. Innesto, inebrianti serate. Bacco trionfante!

Paola Gubbini

43

Paola Gubbini

Paola Gubbini, nasce a Foligno il 28/9/1986, risiede a Castel Ritaldidalla nascita. Inizia a scrivere poesie all’età di dieci anni e negli ultimitempi scopre il piacere di scrivere anche testi di narrativa come mo-nologhi e fiabe.Numerosi concorsi hanno notato e selezionato sue poesie ai finidella pubblicazione.Possiamo leggere i suoi testi all’interno dei seguenti volumi:“Spiragli 61” Editrice Nuovi Autori;“Emozioni da saltimbanco” edito dal Cesvol;“Parole in fuga” vol. 6 Aletti Editore;“Tra un fiore colto e l’altro donato” vol.7 Aletti Editore.Ha partecipato e partecipa a numerosi recital e iniziative organizzatenel suo territorio, rivolte alla poesia ed ha vinto nell’anno 2009 ilprimo “Poetry Slam” svolto nella città di Spoleto.La sua poesia è realtà, trasfigurata quanto ammiccante; quasi mai ri-velata ma solo tratteggiata e accennata.Le chiavi di lettura si percepiscono leggendo i testi con tutti i sensi,lasciando al suono delle parole la possibilità di creare immagini, af-finché possano evocare alcuni dei nostri mondi.Nella sua poesia c’è l’istinto poetico, l’istinto sicuro di chi nascepoeta, di chi è abituato a leggere il mondo in versi ed in versi espri-merlo.

Paola Gubbini

44

L’INQUADRIAMO

E la linea scolpita nel cieloun canto sottileche bacia il serenocome una pescamatura giunta al suo giornocosì è per noi dolceosservare un tramonto.

Il tempo si perdepoi ciondola pianoè custode di tuttol’armonia d’un ordinato volo amenoe traccia una rigaobliqua nel ventoa un tratto fermato da cotanto incanto.

L’aria ferma accoglie il baglioree noi così in basso,fiori senza nomeascoltiamo il cielo come fosse ondee l’inquadriamo con lo sguardo discretoin una cornice senza orizzonte.

Ci si trova ad esser tuttoin questo infinito scorcio di mondonon è caldo né freddoè il tramontoche pian piano fa spazioa giochi di ombrein questa monastica vallataove tutto si nasconde.Il tempo danza nell’ariatrepida e tacitacome un sottile velo distesosu questa cartolina lucida.

Paola Gubbini

45

Così mi diletto a guardarmi intornoor che un oggi s’incammina alla fine del giornoe in questo accogliente ritrovonon esiston le orecome nel mentre in cui meramentem’innamora l’amore.

ODORE DI SIGARO

Odore di sigaroa sangue caldogeografico.

Una sagoma attraversa orizzontalmente una parte del mondo,non ne è muro portantetanto è piccola, che non solo non ne vede l’orizzonte ma non ne scorge neanche la metà.Si limita a far scorrergliene addossoil riflesso di soppiatto.

Come a confondersi col grigio del cementocome a distinguersi mistica astrazione d’olio in un catino d’acqua,è uno sfumarsi così volutamente camaleonticoatto a osservare moto ognuno della città.

Anice e cannellami sembra di non riconoscerlaè la fragranza che non appartiene ad alcun passanteprima di togliersi il cappello.Un gesto inaspettato e rassicuranteera solo una valigia.

Paola Gubbini

46

Si cammina su di un velo di morbida e viscida marmellata di castagnetra l’odore del freddoche gela e arrossisce le estremità delle manicosì uguali tra tutte e cosi critiche tra loro,è a guardarle ora così imbalsamate che s’evidenziano dell’ennesima forma.

È il tanto che si vede e ci prendein una tarda e giovane ora pomeridiananuova anonimain cui mi converto nel passeggiarea sangue caldogeometricoe ritrovo,perdendolo,il nome.

QUELLE TRE NOTE

Le ho riconosciute, quelle tre noteriecheggiare nel silenzio disturbatoil mentre in cui il sole stava prendendo il caffè.Quel pomeriggio in cui il vento sapeva di fragolale ha trasportate la tradizioneal mio cervello che scoppia.

Non so come sononon chiedermi come sono.Non cosa il mio cuore va figurando al saluto loro.Né il pregato che le chiama che nome ha,non me ne chiedere il nome, ti prego!Non cosa ho saputo nel raccontarle orané cosa ho poi da raccontare...

Paola Gubbini

47

È solo...come non so perché la mia calligrafia ora cambia forma:è solo.L’indefinibilità che avvolge così tanti gestiè l’unica risposta che do,l’unica domanda che ho.

Mi vengono a far giornoimprovvise e svilitecome un puzzle dai contorni sbiaditi.Le ho riconosciutequelle tre notesenza forma senza odorecon forma e odore.Ma non chiedermi cosa scrivo.Se cerchi qui delle risposteio non sto a raccontare quel che il vento mi volle far conoscere,a tutte le domande non posso dar figliné la presunzione di dar consigli,quei petali che volano oggitra i fili di ogni bosco.Io di quelle note non so nientema riecheggiando nel silenzio disturbatole riconosco.

Paola Gubbini

48

LAMPARA

Guardava lo spettatore disciplinatola danza d’innumerevoli e infuocate lumachineapparse e dimenticate sul manto ovattatodi un interminabile anno ormai alla fine.

È negli albori postumi che si lasciava intravederela profondità del cielocome una lampada che sta per cadere brucia un brandello del suo candido velo.

Così ribelle è quel lembo che bruciache pare di San Vito esser lo sposoin un ballo privo di fiducia si dimena senza riposo.

Note ataviche di un sopranocontinuano a dipinger lumachinedello splendore antelucanoin eclissi vespertine.

È il guardare concentrico e commossoche regna nelle notti di mezz’Aprilenei Sabba in cui saltando il fossonon si saluta mai con la parola fine.

Paola Gubbini

49

METTERSI IN RIGA

Da questa prospettivasembra tutto più semplicele nuvole, le case sembrano semplicementenuvole e case.Da qui all’ultima chiusanel vertice dell’angolotraccio una linea obliqua con lo sguardo.Chi vorresti essere stato?Che vorresti essere?Un falco una cimice uno scoiattoloe alcune note che si ripetono chemi risvegliano.Da dove vengono, è qui che approdano?In una semplice ora pomeridianain cui il non saper che faremi conduce quial centro di un tavolo blu.Una cicca che sembra fumo il primo incontro,tra pochi punti sulla linea che la sfioraa destra e non si destapallida ad osservarla.Il solito smalto rosso,il silenzio ora.Un punto di collaforse latte scivolato da una tazzae rimasto sul tavolomi fa attaccare il foglio alla plasticae tira con metodica richiestacome il pensiero, una risposta.Sembra accontentarsi che gli lasci qui il foglioa tutto purché muti,disposta.E sento troppi rumorilabili e tremuli,ballate fragili.

Paola Gubbini

50

Una macchina s’è frappostatra me e quell’ultima casa.La linea non fa più mettere in riga i pensieriscorgo se voglio,un albero,ma non si può arrivare alla Vsenza passare prima per la Q...non sarebbe lo stesso.E mi arrestoa tre quarti dall’iniziodel mio percorsomodesto e molestocome ogni talpa che stana nel suo corsoogni vermicello nascosto.E non mi riconosconon mi chiedo che città m’ospita,non imploro la compagnia di un’ostrica.Posso vedere la perla senza trattenerla.Qualche riga parla di vuoto.Descrive un voltoche non ho ancora incontratoma che vi racconteròcol giusto ritardo meritato.Ora ascoltoispiroe mi voltospalle al fogliouna parola distrattadefinita tutta d’un fiato è il mio commiatoe vadoun piede che segue l’altrosenza frettacuriosa d’istinto armataproseguo il mio viaggioe mantengo ogni giornosempre più stretto il mio anonimato.

Federico Lanzi

51

Federico Lanzi

Sono nato ad Assisi nel 1981 e attualmente sono insegnante di ma-tematica nelle scuole superiori; al di fuori del lavoro, sono piuttostoattivo nel volontariato e sono il responsabile di un blog su internetche si interessa a temi di natura sociale e culturale (www.socialmen-tegiovani.blogspot.com). In generale mi reputo una persona dina-mica, motivata, che cerca di dare sempre il meglio di sé stessanonostante gli inevitabili errori. Relativamente al mio rapporto con la scrittura, ho incominciato adimpugnare una penna circa una decina di anni fa e da allora, seppurein un rapporto non continuo, non ho più smesso. Scrivere costituisceper me un’occasione di svago, di sfogo, di gioco e di riflessione incui cercare di coniugare la musicalità e il suono delle parole con laconcretezza dei contenuti su cui vado a cimentarmi. In realtà è dapoco tempo che ho scoperto la poesia come mezzo di espressione;in effetti la mia produzione in versi è molto limitata e sicuramentesecondaria rispetto agli scritti di analisi e di opinione. Tuttavia ap-prezzo la poesia come potente strumento per fissare emozioni, de-scriverle, sublimarle.

S. Elia, 11 Luglio 2009

Federico Lanzi

52

Sant’Elia è un piccolo paese abruzzese, completamente distrutto dalsisma dell’Aprile 2009, che ho avuto modo di visitare a pochi mesidal terremoto. Di fronte alla devastazione e alla desolazione di queimomenti, le parole sarebbero dovute venire meno; eppure scrivereè stata una reazione quasi naturale...

S. ELIA

Case nell’ombradi una mesta rovinasventrate, ferite,abbattute.

Pietre disseminatenell’arco di una collinategole, calcinacci,mattoni.

Squarci dilaniantidi pareti sbriciolatelampadari, vestiti,divani.

Oggetti personalireliquie dissacratea memoria di un tempo non lontano.

Soffia forte il ventosi fa spazio tra le stradeincontrastato innalzala polvere.

Federico Lanzi

53

E ruota nel silenziovarcando quelle franein cui ogni cosa, promiscua, si confonde.

Ampi viali desertinon si sente alcuna vocele finestre sono chiusee le porte.

Improvvisa un’inquietudineun urlo strozzato e atroceil 6 aprile, la notte oscuraa Sant’Elia.

Case senza più abitantiperduti nelle tendefantasmi che aleggianoaltrove.

Il palpito del nulladel vuoto che si estendein un malinconico, interiore dolore.

Federico Lanzi

54

Componimento ironico composto dopo un matrimonio, in cui i convitati altro

sembrava non riuscissero a fare che intessere lodi smisurate per una cravatta

gialla che indossavo.

Come se il valore della mia persona dipendesse da quel feticcio.

30 Aprile 2007

TUTTI AMANO LA MIA CRAVATTA GIALLA

Tutti amano la mia cravatta gialladi sete preziose, lino e diamantispirali geometriche si intrecciano in fioririflessi rubini, intensi e cargianti.

Tutti amano la mia cravatta gialla il raffinato stile ne ammirano i signorie le donne sussurrano estasiati pensieriammaliate e perdute nei dorati colori.

Tutti amano la mia cravatta giallapassaporto per il mondo nella mia vaganzaovunque sia andato mi hanno aperto le porteper godere della luce della sua estrema eleganza.

Tutti amano la mia cravatta giallauna traccia divina in lei si condensadel fascino assoluto custodisco il segretoil mistero incognito della sua essenza.

Federico Lanzi

55

Non è certo una poesia, se non altro perché manca del presupposto necessario

del verso in rima. Solo parole sull’umana solidarietà, dopo un incontro casuale

come se ne fanno tanti nel corso della vita...

13 Novembre 2004

DOLCE BAMBINA

Non so chi tu sia né lo saprò mai,Non ti avevo mai incontrato prima d'ora.Chissà quante volte abbiamo condivisoquello stesso quotidiano viaggio...Senza mai scambiarci un solo sguardo,in una reciproca indifferenza.Ma oggi no...

Per caso mi sono seduto vicino a te.Ho subito notato la tua faccia da bambina,il tuo volto timido e pallido.Toccavi in continuazione i tuoi capelli neri,nascondevi i tuoi occhi, in gesti concitati.Cercavi di leggere un libro inutilema era chiaro che ne eri ben distante.Avevo capito che stavi soffrendo.

Per un attimo hai alzato il tuo sguardo.Gli occhi neri luminosi, un accenno di sorriso molto dolce.Forse mi stavo sbagliando.Hai subito richinato il capo,hai nuovamente iniziato a muovere i tuoi capelli.E all’improvviso... . La verità.Dai tuoi occhi colavano lacrime,tutta la tua pena si è resa manifesta.

Federico Lanzi

56

Chissà per cosa soffrivi, o a quale persona era rivolto il tuo pianto?Per un uomo che non ti merita?Per una persona che non c'è più?Non mi è lecito saperlo,non ti conosco nemmeno.

Ma mi hai stretto il cuore.Ho sentito una partecipazione intimaal tuo dolore a me sconosciuto,in un attimo diventato anche mio.Perché siamo destinati a soffrire tanto?Perché la felicità è l’eccezione al dolore?

Per pochi secondi...ti ho voluto bene.Piangi dolce bambina,sfoga la tua sofferenza.Ma reagisci...Il riflesso dei tuoi occhi scuri,la tenerezza del tuo sorrisosono più dolci di qualsiasi lacrima.

Federico Lanzi

57

Versi scritti al termine di un’estenuante giornata di lavoro, quando insulse e

mediocri piccolezze misero a dura prova il mio usuale buon umore. Ne scaturì

inevitabile una lunga sequela di pensieri negativi, che in un attimo si gonfiarono

in esagerate iperboli esistenziali. Per fortuna tali degenerazioni sono solo mo-

mentanee...

01 Luglio 2009RUMORI DI FONDO

Rumori di fondo di giornate estenuantiLavori meccanici che spossano la menteTolgono alla notte i sonni vacantiCorrompono lo spirito ogni giorno più assenteRumori di fondo di società mediocriOramai spogliate di qualsiasi valoreA consumo e miti vacui innalzan simulacriDi senso e dignità hanno perso sentore.

Rumori di fondo di silenzi strozzatiMalattie e sofferenze lancinanti nei cuoriSguardi piangenti, da duri eventi segnatiAnime affrante in infiniti dolori.

Rumori di fondo; logorii nevroticiaddentro alla vitarumori che spengono, a volte, anche il desiderio di un sorriso.

Federico Lanzi

58

Una filastrocca come fanciullesca per descrivere una speranza, un’utopia, un

pensiero folle; che un giorno scoppi la pace nel mondo...

10 Dicembre 2004

FILASTROCCA DELLA PACE DEL MONDO

È scoppiata la pace nel mondoI carro armati non sparano piùNon si sente alcun più rimbomboSe non grida di felicità.

È scoppiato l’amore del mondoOgni odio è scomparso oramaiOgni cuor è pien fino in fondoDi gioia, allegria e bontà.

Nessuno più inquina il pianetaL’aria sempre più pulita saràOgni sporcizia è in eterno banditaDella natura risplende beltà.

Alcuna gente proverà più doloreDi sofferenza mai più si vedràLa filastrocca che contagia ogni cuoreSolo amore e ancor amor canterà.

Chiara Mancuso

59

Chiara Mancuso

Chiara Mancuso nasce a Palermo.Già da bambina inizia a scrivere poesie e racconti; per combatterela timidezza inizia a studiare recitazione e dai sette anni segue deicorsi di teatro tenuti da una compagnia di teatro dialettale di Pa-lermo.All’età di quattordici anni si trasferisce in Umbria per studiare Chi-tarra Classica al Conservatorio “Morlacchi” di Perugia e si diplo-merà, con due anni di anticipo, all’Istituto Musicale Pareggiato“Briccialdi” di Terni.Contemporaneamente si diploma al Liceo Classico di Assisi.Dopo il diploma segue il corso di propedeutica teatrale presso ilC.U.T di Perugia ed entra a far parte del Coro lirico del Conserva-torio “Morlacchi”. In seguito canterà come contralto anche con ilCoro dell’Università di Perugia, con il Coro Lirico dell’Umbria e conil Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. A soli quindici anni è invitata dal comitato “8 Marzo”, a leggere lesue poesie, in qualità di finalista più giovane al concorso letterarioindetto dallo stesso comitato.Si classifica terza al concorso nazionale “Una poesia per il Giubileo”,e finalista al concorso per racconti indetto dal comitato culturale“L’Angelo”.Attualmente lavora come insegnante di chitarra classica e moderna.

Chiara Mancuso

60

TENTAZIONI

Nelle cordedi una notted’Estatevibranoatavicipensieri di morte,saltellanticome le lanternedelle luccioleallegrefra il grano bagnato.Negli echi dei boschi,di notte,puoi sentire i fantasmiinvestire il tuo cuore,tramutareil tuo sanguein fiumi selvaggisotto la pelle,afferrarti i capelli,di notte,come stormidi nuvolein tempesta.E la Luna rossami invitapianoa corteggiarela mia ultima ora,vestita di perledi rugiada,intessutasulle ragnatele pazienti,distesa

Chiara Mancuso

61

sul profilodolcedi una collinache tremadi notte.Così bella,silenziosa,muta,nuda,avvoltada un cielo sfocato,lei,goccia dighiaccio bollentesulla schiena madida,lei,con le paroledi arcani mondi,arcani pensieri,atavici,selvaggidesideri di sangue.Lei,temutae tanto amatalama di un cosìsottile filo,Signora del non ritorno,dissoltaal mattinoin un calicedi lacrimeamare.

16 Giugno 2003

Chiara Mancuso

62

ALBA

Alba...Eravamo due ombre di lucestagliate appenasulla pareteaffrescatadai nostri ricordi.Alba...Eravamo due nuvole rosasospese appenasul mare.Sulla pelleuna lacrimaancora tiepidaci intimavala fine del sogno.Sulle spiagge lisceun pallido ventodisegnava una timida ruga.Quanti sognisi attardavanoancorasotto le cigliachiuseQuanti sognisi aggrappavanoimpauritialle tende gonfie...Alba...le lanterne consumateregalavanoun ultimotepore...Alba...Non ricordo

Chiara Mancuso

63

quando ci svegliammo...ricordo soloche al mattinotu eri meed io ero te.

SENTIERI NELLA NOTTE

Entra,entra purese vuoi:questo è il momentodell’oblìo,è il momentodi valli palustri,è il momentodi coprire gli specchi,è il momentodi recidere i fiori morti...Taci!Non fiatare!Anche un sospirorimbombain questa nottesommessa emuta.Taci!Non respirare!Quando il silenzioavvolge ogni cosaanche un respiropuò spezzareil sonnodei viandanti stanchialloggiatinei tuoi occhi.

Chiara Mancuso

64

Taci!Ascolta:lontano,un ecodi una ninna-nannaassonnatarimbalza sulleculleinsonni,scivolasotto le gonnedelle balie stanche,si insinuafra le fessureda dove il solenon riesce piùa passare.Entra,ma fai piano:non spezzaregli incantesimidelle streghe acerbe,con gli occhi rossiper la veglia forzata...Ascolta:gli sbadigli si rincorronocome canoniimpazziti,snocciolando un tempoche non passa,mentre l’albaancora si attardanelle festedi cieli lontani.Mille e più fiabeda inventare

Chiara Mancuso

65

nell’attesa della lucedel mattino...Mille emille ancorasognida tenere sottogli occhi,prima chesi alzi il mattino...Ma giàtace la civettain cima ai rami,sbadiglianoi primi fiori,i grilliripongonoi loro violini...Ecco:adesso è il momentodi cacciarei fantasmi,è il momentodi affilare le lame,è il momentodi lasciarele lenzuola tiepide,è il momentodi scopriredietro i veli disanguei misteriosicielisenza tramonto.

Chiara Mancuso

66

TU

Tusei la Boemiatristedistesa in prateriesmeralde,sotto una copertadi tempeste...e sotto la mia manotremala tua pellecome quell’erbaal mattino,sotto il mio sguardoti distendistanco,dentro ai miei occhischiudiil tuo sguardoazzurro,forse,di spumosetempeste senza scogli,azzurro,di cieli freschi,di piogge campestriche profumano d’incensoe di terra;o verde,di vallate dolcio di fiori acerbimai natiprigionieri di una notte ghiacciata.Tusei questo verso tristee come un ruscello

Chiara Mancuso

67

scorri viain questo foglio,scrosci cantandofra le mie dita,scivoliportando con tefoglie di rubinoe d’oro...Tu seil’ospite stranierodel mio cuorevuoto...Tu sei già,in qualche angolonascosto,lontanodai miei occhi,e fino a quandoal mio risveglionon troveròla tua manofra i miei capelli,gettate viail chiaro di Luna,dite ai tramontidi morire più in fretta,dite ai fioridi non sbocciare,così,amore mio,ti sveglieràla prima lacrima dei fiori natidentro al tuo sorriso.

Novembre 2000

Chiara Mancuso

68

I NOSTRI RICORDI

Forse,tu non ricorderai,ma nel mio cuoresi scioglie ancorail solenella Sennalenta,insanguinatadall’agonia diquel soleche tingeva dirossoanche gli occhi tuoibelli,azzurri...Tu non ricordi,non puoi...ma se avessi la voce,ancora racconterestile favoleche scaldano la sera...Mille brivididalla mente al cuore,dal cuore alla pelle,dalla pelle agli occhi...Figliodi questa notte infinita,figliodi questa foglia di maggio,figliodi questi occhi bagnati...figlio,figlio,figlio,del cuoreI nostri ricordi.

Chiara Mancuso

69

Forse,tu non ricorderai,ma nel mio cuoresi scioglie ancorail solenella Sennalenta,insanguinatadall’agonia diquel soleche tingeva dirossoanche gli occhi tuoibelli,azzurri...Tu non ricordi,non puoi...ma se avessi la voce,ancora racconterestile favoleche scaldano la sera...Mille brivididalla mente al cuore,dal cuore alla pelle,dalla pelle agli occhi...Figliodi questa notte infinita,figliodi questa foglia di maggio,figliodi questi occhi bagnati...figlio,figlio,figlio,del cuoreti ho vistosorgeree tramontare ancora,

Chiara Mancuso

70

svegliami,quando lo vedraida lontanoquesto amorepiù lento del dolore,più forte della morte,vestito di bellezza e baci,di giorno e notte...svegliamiamica cara,perché sono stanca,e voglio riposare.

02 Maggio 2002

Federica Mosca

71

Federica Mosca

Nata a Firenze il 21-06-1991 e iscritta al quarto anno del liceo socio-psicopedagogico “Pontano Sansi” di Spoleto; ha iniziato a scriverenel 2006 debuttando al concorso di narrativa “Il racconto delNonno” (Vallo di Nera) con “Il mistero di Nicola”. Nei tre anni suc-cessivi ha ricevuto riconoscimenti interregionali, nazionali e inter-nazionali in campo letterario.Presto partecipa inoltre a manifestazioni artistico – poetiche nellasua città.Amante della musica e dell’arte, nel tempo libero si dedica al canto,allo studio del pianoforte e alla scrittura.Da grande sogna di continuare a scrivere, magari poesie del filoneromantico e racconti dallo sfondo psicologico-sociale.

Federica Mosca

72

DONNA BAMBINA

Era vestita da donnaQuella bambinaSul ciglio della stradaUno scricciolo di stellaDal mondo abbandonata.Aspettava con impazienza Quell’uomo cheNelle viscereL’avrebbe infangataFaceva male lo sapevama ancor più male avrebbero fatto le botte di quel mostroche da donnal’avevan vestitaper essere dal mondo bandita.

Quel peso gravava ormai su di leiVuotaOsservava il nero del cieloNero come l’orizzonteDi cui non riesce più a scorgere il sereno.

XIV

Io che mi chiamo PoetaMa poeta non sono.Io che scrivo versiIn realtà troppo diversi tra loro.Io con la mia anima di cartaE inchiostroAccartocciata e

Federica Mosca

73

Gettata lì in un angolo.Forse anch’ioPoeta delle non-poesieIn realtà non sono altro che niente.

MEJO N’ POETA DOPPO MORTU CHE N’PORCU QUANN’ÈVIU

U poeta è come u porcuNé de più, né de meno:Na vita a magnà a uffaS’angrasa e n fa gnente– dice tutta la gente –Ma doppo mortu Vidissi commo corrono tuttiDe quillu porcuChe prima iono scansatu!AdessoN ce lassono pù gnente:è tuttu bonututtu da tenè caru!

Se che bella soddisfazionePe’ n poru poeta cojone!

AI MOLTI

Non medicare le feriteLasciale nascosteCompagne del ventoE quando ti diranno:“Nulla sei!”MostraleVanne fieroCoprile di sale

Federica Mosca

74

E sorridi al dolore:ogni ferita è una battaglia vinta,la guerraè la Vita.

SFOGO DI UN POETA

L’anima dell’uomoè uno specchio:riflette il mondovisto dagli umani occhi.

Benedetti i ciechiChe solo benePossono immaginare!

Miklo

75

Miklo (Loriano Grullini)

“Sono nato 48 anni fa a Spoleto, città dove tuttora vivo.La mia propensione verso la scrittura si è manifestata sin dai tempidella scuola, ma solo una decina di anni fa l’esigenza di esternare levarie manifestazioni della mia interiorità, ha preso corpo tramite lapoesia. Scrivere, per me, è prendere l’essenza delle varie esperienze della vitae sublimarle con l’animo del poeta; a volte attingo dal passato, a voltecolgo la forza dell’attimo che mi passa davanti. Di sicuro nei mieiversi non occulto nulla dei miei stati d’animo, sia quando brucio trale fiamme degli inferi, sia quando vivo estasi paradisiache.Nei miei scritti amo anche affrontare tematiche sociali; insomma lapoesia che parte come passione, e sfocia in un mezzo per manife-starmi in tutte le sfaccettature.Non a caso il mio primo e unico libro, edito nel 2006 dalla Libroi-talianoWorld, ha per titolo A VOLTO SCOPERTO: perchè un veropoeta, a mio parere, non può esimersi dal mettersi a nudo... . Costi quel che costi!”

Miklo

76

GELO

Quando toglierò ogni delega alla preghiera

e soffierò sull’ultima fiammella di speranza

quando vestirò la vita con l’inviolabile corazza dell'indifferenza

e su ogni mia lacrima scenderà il gelo

stremato dal vano sforzo di rifuggirlo godrò ogni attimo di questo esilio.

23 Luglio 2006

DI SCORZA DURA

Percorro la notte camminando sui frantumi acuminati di questo giorno

insonnia inutile perchè il filo delle illusioni s’è fatto più tenue

e i sogni sono ormai dispersi a distanze siderali

Miklo

77

Percorro questa nottepervaso dal rancore e dal sarcasmo

tentato dalla corda e dal sapone

Ma devo onorare il disegno divino del mio respiro

deludere chi mi vuole cancellato

Vivere oltre gli agguati del giorno e della notte.

19 Dicembre 2009

INVASIONE DI DECIBEL NEL BOSCO SACRO DI MONTELUCO

Tappeto d’ombra con rari intervalli di sole trovo nel bosco al mio passo

un ibridotra stanco e misticoè il suono secco e felpatodei sandali sul fogliame

misero umano contributoai canti elevati che rompono

Miklo

78

di cinguettii il silenziosulle cime di lecci secolari ma Luglio è afa e baccano

è tempo di stronzi che violentano con overdosi di decibel la silente forza di queste cortecce

torneròquando la neve chiameràle mie suole quando i lecci intoneranno HAPPY CHRISTMAS

e gli stronzi saranno già in letargo

16 luglio 2009

EVASIONE

Gabbia è la vita

Lunghezza variabile del nostro camminotra le mura innalzate al primo vagitoprotratte fino all'invalicabilitàdell'ultimo rantolo

E in questi confini tracciati scavalcando ogni nostro volere c’affanniamo nel prendere distanza dall’Amara Certezza

Miklo

79

Manie di grandezza sete di potere non sono che maschere messe su volti segnati dalla precarietàLe mura ci scrutano immobilici lasciano danzare e recitare sul palcoscenico che pian piano si restringe

S’ode al calar del sipario farsi strada un silenzio surreale

L’uomo è sparito dal palcoeludendo la gabbia.

IL PRIGIOMIERO È LIBERO

29 Gennaio 2010

SENZA PIÙ VOLTARMI INDIETRO

Il tempomi trascina via con sé verso l’orroredell'ultimo respiro

La strada della fede è un varco che si apre sull’angoscia

Che sia essa speranza ultraterrenao solo rifugio in un divino palliativo

Miklo

80

Tutto procede a ritroso anche il fiume inverte il suo corso riottoso all'abbraccio con la foce

Mi volto anch’iopari a questo fiume indomito a cercar la mia sorgente

E vedo l’ingordigia dei giorni andati azzannare coi denti aguzzi dei ricordi tutto quanto sto vivendo nel presente

Ma ho voglia finalmente di nutrirmi solo del pane fresco di giornata e forza troverò per invertir la rotta

Dovessi anche sfidare a spada tratta gli ostacoli innalzati dal destino

Senza fermarmi per ragione alcuna a testa alta e impavido

LiberoCOME UN FIUME SENZA META

28 Gennaio 2010

Pablos

81

Pablos(Paolo Parigi)

Nato a Chieri in provincia di Torino. I primi versi stesi nel 1998 sonoispirati da una discussione con un’amica. L’attività “letteraria” èspesso accompagnata da musiche appositamente composte per i suoitesti, per chitarra e specialmente per pianoforte, strumento chesuona fin dall’età di otto anni. La vena musicale si trasforma semprepiù in poesia con l’arrivo a Spoleto nel febbraio 2007. Si cimentanella scrittura di un Libretto operistico “Fuori dal Tempo” di concertocon altro Autore spoletino. La sua poesia “Pianoforte” sarà notata nelfebbraio 2007 dall’Aletti Editore di Roma che la includerà nelle suepubblicazioni. Il viaggio a Berlino dell’aprile 2008 ispirerà un ciclodi poesie, che verrà contenuto nella pubblicazione “Emozioni da sal-timbanco”. È attualmente impegnato in numerosi reading poetici nellacittà di Spoleto, con le poesie e la musica.

Pablos

82

SENSAZIONE SECONDA

Alla mia Marty

Nel silenzio vigoroso della stanzachiudo gli occhi ed odo il respirodolcemente rilassato, con cadenzalenta...lenta risuona come un violino

che tira due note ne acute ne bassesi alternano ritmicamente ininterrotte

la melodia del tuo animo, come cassesuonano i mottetti, mi incantano le note

alte nelle volte a vela d’antiche chieseriecheggiano in un fiato e un preciso accordo intonato e rapido percuotono corde tese

del poeta notturno che agita fogli, è sordoper lo stridio di acute corde dai crini leseed irrompe con un canto per te monocordo.

S. Giovanni di B., lì 18 Gennaio 2010. Ore 2:30.

Pablos

83

SENTIERO PESSIMISTICO

Cammino su un sentierosconnesso, erto e nascostotra grossi massi di bianco calcaredi muschi scuri e di Capelvenerericoperti come d’anni di storia.Secolari alberi coprono con lunghe bracciail bosco d’argento che nei secoli diviene oro,secolari vecchi dalle rugose braccia coltivano i semi che solo domani...Aria e acqua germineranno.

Noi, microscopici batterici invasori,l’amore vogliamo sentire in un rapido secondo scoprire.Noi, microscopici individui distruttorile ore vogliamo scoppiaredi infiniti impegni affogare.

Noi, microscopici ominidi sognatoriun altro mondo vorremmo conosceree tutto in poco tempo sapere,subito, presto come un batter di ciglio il cuor ardere di quel color vermiglio.

Coniglio nella bassa boscagliacorrere senza vedere tra le fogliequella trappola infame, ferragliain un attimo tutta la vita,come può finire ogni preziosa vitae tristemente scoprire il lago rossodal nostro cuore sgorgaresenza fine, senza fine, senza scoprire il vero senso del nostro vivereessere felice e poco avere del vero amore poter così godere.

Pablos

84

L’amore vero tempo non vuolel’anima con un’altra anima s’avvicina naturalmente...per diffusionesi fonde con l’altra nelle onde naturalmente diffonde nel mondoquel lieve profumo di pollinedi primavera che ogni stagione ci ricorda quanto l’uomo spera:quel lento lavoro sui fiori del pronubocome l’uomo che costruisce il suo futuro.

Spoleto, lì 23 Giugno 2008. Ore 1:10.

Pablos

85

ASHA IBRAHIM DHUHULOW

Ancora oggi ventinoveottobre del duemila e ottouna donna è giustiziatail suo corpo colpitoripetutamente violatoabbattuto da una praticain un incerto hadith citata...

con le pietre di media grandezza per una mortenon istantanea, spettacolarizzataadultera sì condannatain piazza alla lapidazione come unica soluzione...

“l’abbiamo sentita urlare”è un corpo di donna fragilesotto una scarica di pietree sotto una scarica di fucilepoi un bambino ucciso...

un danno collaterale

ad un odio del tutto legale.

S. Giovanni di B., lì 01 Dicembre 2008. Ore 23:14.

Dedicato alla giovane Asha Ibrahim Dhuhulow. Aveva solo 23 anni;e come lei altre donne subiscono ogni giorno in ogni angolo delmondo.

Pablos

86

Miliziani somali fedeli alle deposte Corti islamiche hanno giustiziatoin pubblico una giovane donna accusata di adulterio, ricorrendo al-l’arcaico e macabro metodo della lapidazione: lo hanno denunciatotestimoni oculari, secondo cui l’esecuzione è avvenuta nella tarda se-rata di ieri a Chisimaio, città portuale situata circa 520 chilometri asud-ovest di Mogadiscio, dopo la condanna a morte emessa da unacorte islamica e davanti a centinaia di spettatori, molti dei quali co-stretti ad assistervi, parenti della vittima compresi. Tradizionale veloverde sul capo, il volto coperto da un panno nero, è stata condottasul luogo del supplizio a bordo di un furgone per poi essere sepoltafino al collo e massacrata. Ai presenti è stato detto che lei stessaaveva riconosciuto la propria colpa, e accettato il suo crudele destino:ma, al momento di essere trucidata, si è messa a urlare e a divinco-larsi, mentre i carnefici la immobilizzavano legandole mani e piedi.A quel punto un congiunto le è corso incontro, tentando di aiutarla,ma gli integralisti di guardia hanno aperto il fuoco per fermarlo, ehanno ucciso un bambino. Secondo i familiari, Asha non ha ricevutoun “processo” coranico equo: «L’Islam», ha ricordato uno di loro,«non permette che una donna sia messa a morte per adulterio senon sono presentati pubblicamente l’uomo con cui ha avuto rap-porti sessuali e quattro testimoni del fatto». I giudici fondamentalistisi sono però limitati a replicare che puniranno in maniera adeguatala guardia responsabile della morte del bimbo.

Chisimaio, lì 28 Ottobre 2008

Un grazie speciale al blog Charliebrown01.

Pablos

87

NEVICATA NOVEMBRINA

NELLA CINTA NURSINA

Cade ed ancora cade candida si posa leggera scende e lenta sale la luce verso la notte nera

la boscaglia tutto intorno tace come questa sintetica mia lettera le piazze dopo S.Martino innevate da qualche anno non si vedean

Poche parole e rade sul foglio in questa sera per descrivere nevicate improvvisa polveriera

che esplode in certe nottate liberando scorci inaspettati di cera come espressioni di edifici, case in attesa di una storia vera.

Portici di pietre bianche levigate del tempo autentica miniera memoria di re e regine passatesontuosi cavalli dalla divisa straniera;

scalinate da leoni governate agghindate da una sottile, sinceracandida pellicola di neveche tutto vela in tal maniera.

Silenzio! È la notte delle fatenon senti l’aria che c’è...Nursino, dove eri? Per le strade

Paolo Parigi

88

c’era solo l’elfo dalla penna nera che ora ti racconta a ratecome l’aria era strana ed effimera

mentre le vostre teste erano occupateda un insistente rumore di latte smaltate.

S. Giovanni di B.,lì 25 Novembre 2008

MATTINA NURSINA UNO

Alle mie cuoche preferite della “Cantina de Norsia”Ci sono giornate piene d’impegnialle volte vuote di un alito spiritualescorrono le strade, le ruote tra disegnied alle volte non sai se la fatica vale.Ci sono giornate vissute tra le personetra le voci di sensazioni, e le espressionisu fogli sudaticci bianchi e parole soleattaccate per un filo blu di impressioni.Sole ed aria sul viso si posano dal vicoloe ti svegliano in un bel mondo fatatoe ti spogliano di tutto, ti vestono di ridicolo.Pendii acclivi oggi m’hanno stancatocon pensieri continui, il mio corpo ostacolo peso da trascinare nel salto di uno steccato...

un piccolo gradino è maturato

sulla scala della crescita...ogni volta sudato.

Norcia, 28 Marzo 2009, ore 13:12.

Pierinoeillupo

89

Pierinoeillupo(Filippo Tocchio)

Sin dal 1983, anno di nascita, in banca e alla posta, quando c’è dapagare, cercano Filippo Tocchio. Quando deve incassare invece, nonlo cercano mai. Nel corso degli anni studia tanto, impara poco, ca-pisce ancora meno. Di Economia, di finanza, di come fregare crea-tivamente il prossimo. Lui finge di assimilare e ricopia. A modo suo.Finge sicurezza nei propri mezzi per motivi di copione. Aspetta chela Beata Vergine Maria gli parli e gli spieghi definitivamente se è piùvicino all’uomo o all’animale. Nel frattempo passa le notti insonnial lume del rancore cercando di comunicare con lei attraverso lascrittura.

Pierinoeillupo

90

QUANDO ARRIVA IL TURNO MI SONO PERSO IL TICKET

Il mondo inizia quando due si baciano

Octavio Paz

Ho visto gente alla postadi-menticata morire di solitudinedi lentezza di noia, di mal di gola e di neondi occhi spenti e ciglia finte, finti di nervie di foglibianchissimidi timbri bum bum, e di giovani giù e di meno sù, e di fisco-mammedi seggiolini di pannoloni e di tacchi perchè, di su e giù e di sbuffi di treno e di aipodde che tanto lo sento, e piedi a tempoe di pensieri perduti per l’inferno, di pensieri nel tempo e dirimorsiescusaeprego e di minuti più, e di minuti meno, e moglisparodi mani alzate e piedi di troppa voglia, come neonati e di neonati de tickketakke di regime e di voglia spentacome i bus notturni bui, ti fisso e mi chiami di fisso il muro che tanto mi fate schifo e mi addolorodi “nnn” di led, di sospiri e di ops, e di danze avanti e andrèdi anatemi e disorrisi e antisorrisi e peggio ancora,di mezzi sorrisiche faccio anch’io, di me che sembro in fila e tengo il tempodi tutto questo e del mondo intorno-sopratuttodi paura di perdere il mio turnodi paura che non sarà l’ultima volta che vedrò la gente, come cattivattori d un film cho giavvistodi-menticata morire di solitudine

Pierinoeillupo

91

LABBRA E PAROLE

Miadevo sapere cosa hai oltre i tuoi ricci, il rosso dove passa il silenziodelle tue labbra invece delle tue parole come se fossi vittima perennedell’imbuto che nel tempohai costruito per me

DALLE GUERRE QUI, ALLE GUERRE LÌ

(MONEI FACILI

VITE IMPERVIE

MANI SUDATE

CAMBI GOMME

FINE)

Vissero pensierosi e feliciCostruirono immobilii propri desideri più grandi

Scolpirono maschere tribali i visi dei nonni pregaronoSulle spalle dei figli. Precari

posarono mani e lacrimeraccolsero secondo tradizionedentro vasi non comunicanti

Soldi utili e avidi sgusciavanootturando i solchi delle stradeErano ere di mezzo

Pierinoeillupo

92

Era tardi. Dilagavano la pesteSi calpestava il calpestabile e più del salvabile si salverà, nei libri:

Con sguardi Rapidi A loro modo videroE col tempo fecero la guerra.

LA CANZONE DEL LÈMUR PERDUTO

L’amore per meè che io ho raccolto una cartaccia da terrauna cartaccia seduta accanto al maree tu quella volta mi hai dato un bacioe la spiaggia era una spiaggia pulita

Ioladoroperché la portava a saltare coi sacchidi stoffa marrone per spiegargli l’amore,inciampicandosi invece di spiegargli lamore seduti,la portava a vedere i pesci in barcai pesci dalla barca attraverso lacquaevitando accuratamente di pescarli,per spiegargli lempatia dell’acquae la importanza di non toccare.

Dormivano per terra dentrun campo pienodi pollini viole,per attirarne lallergia bestemmiando dietro ai pollinie diventarne immuni immaginandosolo un campo di viole senza più pollini;perché immaginavanoe disegnavano cose che non esistevano ancoraper fingere che ciò che immaginavano avesse senso,

Pierinoeillupo

93

e spingersi oltre i loro confini del loro amore,i confini delloro universo e di quello di altri,finoltre i pianeti di classe ipsilon di capitano Kirk.

IoladoroPerché entravano in seggi nudiciinsieme e con una penna a sfera nelle maniseggio a b c indifferenti alle circoscrizionie alle cose che non si cancellanoe votavano candidati scomparsi nel ventodefunti, vento di tanto tempo fa, sepoltriper convincersi dell’importanza delle scelteper gli altri

oltre la morte. E bevevano sempre coca cola a gògòmezzo litro almeno in cartoni separatiper continuare a sperare insieme, guardandosi reciproca mente,rigorosa mente perché avevanoappresoche tanto bene fa lo zucchero nei liquididolcifi cante romantico

e sopratutto sopra tuttil’importanza delle amate multinazionaliper le amate multi coscienze voraci di noidèi esseri umani.

Pierinoeillupo

94

MISCELA D’UMORI

Iol’uomo chentra scalzo alle parolevuole imparare a togliere pesocome sporco dalle mani che gratta.

Chiuderle nel vetro.Guardare in alto.E ascoltare il rumore.

Strofinare a fondo la ragione.Regolare il getto.Spremerla dai pori come proiettilisparatiin una Miscela di umori.

Perché i tuoi ordini tra i bulbi

le sue ronde a fior di pelle, gli scrosciin bolle daccuse tra le manisappiano di schiuma di docciache di strofinii abbondanti

scivoli lungo i fianchi.Dopo un lungo giorno passato .

Sarà il pensiero di stanotte

quando dormendo pulito fino alle palpebrefarà di tutto

per rimanere distante.

Carla Rastelli

95

Carla Rastelli

Nata a Spoleto, il 19 agosto del 1964.Ha frequentato gli studi classici presso il Liceo-Ginnasio “Pontano-Sansi di Spoleto (1983).Si è laureata in Lettere Moderne, presso l’Ateneo “La Sapienza” diRoma, Indirizzo di Storia della Letteratura Italiana Moderna e Con-temporanea, con la votazione di 100 / 110, (1996).Sotto la guida del Prof. Mario Petrucciani, con una tesi dal titolo:“Dino Campana e l’Orfismo nella poesia italiana del Novecento”.Conferimento di Menzione d’Onore per la poesia “Un’infanzia fe-lice”. Conferimento dell’attestato di partecipazione per il racconto“La dama e il brigante” e “Serafino il bevitore sopraffino” – al Con-corso Letterario Premio Falacrinum, tema “Raccontastorie”, Citta-reale (Ri), (1999). Conferimento dell’attestato di partecipazione alcorso di formazione lavoro per “Addetto alla gestione e promozioneturistica”, (2000). Ha conseguito la specializzazione, per l’abilitazioneall’insegnamento, presso la S.S.I.S, nella facoltà di Scienze della For-mazione di Perugia, con voto 70 / 80, (2001).Attualmente è insegnante di materie letterarie presso le Scuole Se-condarie di Primo Grado: “Dante Alighieri” e “Pianciani-Manzoni”di Spoleto. È stata assistente al programma “Uno Mattina Estate –Rai TV 1” nel 1998.Collaborazione e pubblicazioni al periodico SPOLETO 90, con ar-ticoli su itinerari turistici, paesaggistici, presso la Pro Loco di Spoleto.(agosto-settembre 2000, giugno 2005).Pubblicazione di articoli culturali sul settimanale d’informazione LAVOCE, Perugia, aprile-giugno 2008. Recentemente è stata intervi-stata dal poeta Riccardo Maria Gradassi all’interno della rubrica“Poeti alla ribalta” della rivista “Avanguardia” della Casa editrice Pa-gine di Roma. Collabora, inoltre, con l’Associazione culturale “FareCultura”.

Carla Rastelli

96

LA NOTTE

(Nella notte si assiste all’enigma del mistero delle stelle)

Un senso di mistero e dolce incoscienzaApre le porte alla Notte.

Notte “dolce, amara, cosciente, incosciente, tempestosa, innocente”...“rumorosa, silenzosa”.Sei a volte “maliziosa, lussuriosa, ansiosa, irosa”,altre volte divieni “ sonnacchiosa ...”.

La notte....“dolce” culla i bambini,si perde in sogni incantevoli, di castelli, fate, maghi e principi az-zurri,si diffonde in magiche atmosfere: di cieli stellati, di irreali emozioni,di fugaci ed impalpabili sensazioni.

La notte...“amara” accompagna nell’Ade le anime che cercano diespiare le loro colpe, per conquistarsi il Paradiso.

La notte...“cosciente” assiste gli insonni desiderosi di perder co-scienza e di sprofondare a forza tra le braccia di Morfeo ristora-tore.

La “notte”...“incosciente” tiene svegli i nottambuli, gli amanti delbrivido della notte, delle scorribande;gli studenti, ragazzi spensierati, sfacciati intenti all’alcool o a ballisfrenatisi sconsiderati.

La notte che culla i bambini, che fa compagnia agli insonni,che protegge gli amanti,che lancia proibite delizie agli ingrati,che fa dormire in pace gli avi. Sembra vestita a volte nei panni d’una dama

Carla Rastelli

97

Affascinante, austera ed elegante,Altre volte nei panni d’un incubo, spettrale, orripilante, mostruoso,occhiuto..., sembra toglierci il respiro, sottrarci ogni desiderio,spiarci, ingannarci, trasformarsi in strega cattiva

2010VERSI SPARSI

Un’infanzia felice

La vita, l’amore, l’arte, le sensazioni delle coscienze.Un’indimenticabile notte di plenilunio.L’incantevole sguardo di un bambino.I giardini dell’Eden mi ricordavano strani profili di donne.Una luce, lontano, illuminava un paesaggio incantevole.Tutta la città era immersa in una dolce melodia,canti e balli di bambini che giocavano a rincorrersi,i colori di un’infanzia felice,il bianco, il rosa, il celestiale profumo di fiori in primavera.La dolce ninna nanna di una nonna, le stelle filanti, le fiere, gli zuccheri filanti, le girandolevolteggiando nell’aria, lasciavano gli sguardi dei bambinicome sospesi in un azzurreggiare.

1998

RICORDI D’ORIENTE

Il corpo di Lei emanava un profumo orientalela sua pelle era ambrata,i suoi fianchi quelli di un’Amazzonei suoi seni erano incredibilmente protesi.

Profili di donne, cariatidi di volti imbiancati dal tempo,statue di marmo dalle forme addolcitein sensuali movenze.

Carla Rastelli

98

Seduto ai suoi piedi m’incantavo al suo Pathos.

Lui, invece, guerriero greco, profilo fiero,forte nel corpo,gli occhi d’onice emanavano un fascino antico.

SINFONIA IN BLU

Quanto è stata bella la notte,una notte in cui i nostri sguardi si sono incrociati.Dolcemente i nostri pensieri si sono incrociati dentro un sogno,un fantastico sogno, dentro una sinfonia in blu,una dolce melodia.

I nostri attimi non sono più sfuggenti, ma si sono eternati.Ora, finalmente, ci possiamo divertire a rincorrere i ricordi,a giocare con le immagini di lontananze infinite che fannorivivere all’istante le nostre più vere emozioni.Emozioni, suggestioni, sensazioni impercettibiliSembrano non finire più, ma ora come possiamo sentirci felici?Lacrime scendevano come gocce di rugiada e bagnavano il voltoDi madreperla, un volto incredibilmente bello, un sorriso di bam-bola,due occhi splendenti.Qualcosa era accaduto, qualcosa aveva turbato l’equilibrio splen-dido,l’incantesimo, la giostra incantata, l’estasi di paradisi perduti.Ma restava il desiderio di ricomporre i cristalli magici,che avevano pure la brillantezza dell’ultimo incontro.E come il sole che brillava al mattino, lontano, tutto splendeva.Cercavamo forse d’inebriarci di nuovo dei profumi della campa-gna,dei fiori, dei colori, delle musiche d’Oriente, di tutto ciòche ci circondavano.

Michela Ravaglia

99

Michela Ravaglia

Michela Ravaglia vive a Spoleto dal 2000, anno del suo matrimonio.È nata a Perugia nel 1972, ed è mamma di due bambini. Nel 1991 ha conseguito il diploma di Maturità d’Arte Applicatapresso l’Istituto d’Arte Bernardino di Betto di Perugia e da questaesperienza nascono le sue passioni per la storia dell’arte e la pittura,che poi verranno approfondite, soprattutto la prima, nel corso deglianni seguenti con l’iscrizione alla Facoltà di Lettere e Filosofia del-l’Università di Perugia tradottasi poi in una laurea in lettere modernead indirizzo storico-geografico. Amante della lettura, concilia con il ruolo di mamma a tempo pieno,anche la recente scoperta dell’arte del ricamo. La famiglia e le pas-sioni descritte sono gli ideali attorno ai quali ha costruito e continuaa costruire la propria vita.

Michela Ravaglia

100

A MIO FIGLIO ALESSANDRO

Che suono melodioso hanno le tue parole...che come candide farfalle volano intorno a me.I tuoi occhi brillano ed emanano la luce più abbagliante che possaesisteresono occhi di fanciullo che portano dentro il miracolo della vita.Morbida è la tua pelle come un velo di seta che lascia trasparire tuttala bellezza di bimbo.Pura è la tua anima innocente che vorrei stringere per sempre tra lemie mani.Colorati sono i tuoi sogni che vorrei vivere con te.Egoista sarei...se non ti lasciassi volare con tutta la libertà possibile.

NINNA NANNA

Dormi bimbo mio, la mamma veglia il tuo sonno,sembri un angelo piccolo e silenzioso.Candido è il tuo visino disteso e spensierato.Dormi bimbo mio la mamma ti osserva e si commuove perché latua vita le è sembrato un grande miracolo.

L’AMORE IMPOSSIBILE

In cima ad un colle addormentatoascolto il pianto segreto di una piccola nuvolache fa crescere la vita,sento strani profumi, nell’aria umida e carica di cose lontane,osservo i boschi che piangono la verde livrea, foglie che mostrano la loro morte.Allora penso che l’autunno sta aprendo le porte al bianco inverno per seppellire gli ultimi ricordi di un amore impossibile.

Michela Ravaglia

101

VOGLIA DI VOLARE

Vicini, sopra un tavolo a disegnare,ma io con la fantasia volo altrove...mio figlio potrebbe interrompere questo viaggio,ancora non si è accorto che sto scrivendo ma lentamente si insospettisce e mi infastidisce perché vuol parlare.Lo allontano con una scusa,ora è andato in un’altra stanza,mi parla continuamente,di certo mi vuol bene, di certo non si diverte.Cosa penso? Al passato al presente a niente.Non scrivo più, sono scesa da quel treno,ora parlo con mio figlio che è qui presente; niente di prima sta più nella mia mente.

NOSTALGIA

Il rosso di un tramonto mi fa scivolare lontano da qui,e nella vastità del cielo dove sta scomparendo la luce,ritrovo quel punto lontano dell’orizzonte, dove non potrò più ritornare.Gli esili rami di un albero, protesi all’infinito, sembrano le piccole mani del mio bambino.Nostalgia, foriera di tristezza, va a ripescare l’eco lontana della mia voce infantile, e la mente giunge a mio nonno che m’ha lasciata facendo crollare un pezzo della mia storia passata.Un uomo sta accendendo un fuoco, e chiusa dietro un vetro ripenso a quando i fuochi li accendevanoaltri ed io ero piccola e vedevo salir scoppiettando tante lingue arancioni che paragonavo a scie di drago.

Michela Ravaglia

102

Il presente mi richiama con un brivido di freddo, a vedere il sole che se ne va, come sempre per una notte soltanto, sulla musica degli ultimi rintocchi di campana, trascinando le mie memorie, che sanno d’amaro, verso il silenzio.L’ultima brace del fuoco, mette tutto a tacere e per quanto io mi sforzi, non trovo più nulla dentro di me.Cerco allora di vivere con passione lo scrivere queste ultime parole,sperando che domani possano ardere nuove gioie e nuove speranze e tutti i miei ricordi ancora.

Lorenzo Ricci

103

Lorenzo Ricci

Nasce Spoleto il 21/09/1986.Inizia a scrivere all’età di sedici anni, mosso dalla scoperta della let-teratura, attraverso il libro “Sull’utilità e il danno della storia per lavita di F. Nietzsche e dalla scoperta del poeta cileno P. Neruda.Esprime però la sua scrittura attraverso forti immagini che si rifannoalle ballad musicali degli anni ottanta, periodo fiorente di un nuovomodo, più duro,malinconico e figurato di esprimersi.Non mancano però le influenze letterarie di Neruda e dei poeti ma-ledetti.I suoi scritti variano dall’amore alle donne, al personale vissuto, al-l’erotismo, spaziando su qualunque cosa susciti in lui emozioni esensazioni abbastanza forti da non poter essere espresse se non dallaparola poetica, per farle restare, in qualche modo, “eterne”.

Lorenzo Ricci

104

DESERTO

Momenti ...... In cui la vita è una solitariaestenuante ricerca.

E ti senti come un cowboyche solitario nel deserto camminatra le rocce rosse e roventicome le labbra di una bella donna.

Avanzi sulla tua strada intimacon solo il ticchettio dei tuoi pensieria farti sentire vivocome il cowboy avanzasolo con la compagnia del battere dei suoi stivalisul terreno arido e screpolatocome la pelle di un vecchio.

Cerchi e cammini ancora e ancorasul tuo sentiero guardandoti intornocome il cowboy si trascinacon solo morte ed arsura intorno e dentro di se.

E all’improvviso capiscirealizzi che il cowboy sei tu come in un sogno di te stessocapisci che sarai un vero uomo solose troverai quello che cerchiprima di morirecome il cowboy che è in teche sarà un vero uomo solo seprima che il deserto lo prendatroverà quel che cerca...

... Acqua.

Lorenzo Ricci

105

Combatti lotta più fortemolto più forte del cowboypoiché lui sa già ciò che cercatu no e allora corricorri più velocesupera il cowboy nel tuo cuoree allora sarai un vero uomo.

Spoleto 19/05/2008

Ore 08:50 p.m.

MICROCOSMO

Cammino all’orizzonte tra i montiin bilico sulla linea del tramontocome un astronauta sospesonell’orbita lunare.

Con immane sforzo di volontàriesco a distogliere lo sguardodall’immensità della natura che mi circonda.

Con timore lo focalizzosul mio microcosmotemendo per ciò che potrò vedervi.

Una stella vecchiapronta ad esplodere, di certoun bello spettacoloper chi lo vive dal di fuori.

Cammino ancora e ancora mentre in me con forzanasce qualcosa di nuovola sete di una conoscenza diversa profonda.

Lorenzo Ricci

106

Vado avanti mentre ormai la notte è scesae solo la Luna ormai alta nel cielo mi accompagnae con la sua fredda luce argentea getta a terra con forzale nere ombre dei miei incubi.

Ritorno quasi all’albanell’abbraccio delle fredde mura della casaaddormentandomi con la prima luceche quasi dissolve le sensazionidel mio viaggio notturnolasciandomene lontana reminiscenza.

Così chiudo gli occhiconsapevole che molte altre nottidovrò viaggiare insieme alla Lunanella speranza di una dolce fusione cosmicatra Lei e il mio esserein un’estasi di conoscenzaprima della mia ultima alba.

Gavelli 06/09/2008

Ore 05:27 a.m.

Lorenzo Ricci

107

SPOSA

Sono entrato in te,per unire le nostre animeattraverso il piaceredei nostri sensi in tumulto.

Ho sfiorato la tua pelle vellutata,baciato l’anima tuaposando le mie labbra sulle tue.

Ho toccato le profonditàpiù dolcidel tuo sacro ventre.

Mentre ci univamouna lieve brezza estiva,quasi un dono divinoci avvolgevasensuale e sinuosaspingendoci, ancor più,l’uno dentro l’altra.

Tu sopra di mebella e perfettacome mai.

Nuda ma con un candidosvolazzante velo sul capo.

Si sembravi una sposasolo per l’illusioned’una bianca tendasmossa dall’estiva brezza.

Eppure se solo è statacasuale illusione,

Lorenzo Ricci

108

ti ho sentito perfetta sposadella mia anima,nell’immenso totale amoredei nostri cuori e dei nostri corpi.

TI AMO!

Mia nuda sposa dell’anima,racchiusa nel mio cuore,affaticato dal piacere,sotto il mio nudo petto,d’uomo innamorato.

a G.Parigi 19/03/2008

Ore 01:25 a.m.

UNA NOTTE DI R ‘N’ R

Musica,metal che mi scorre in venae rimbomba nelle orecchie.

Urla, di persone che,per capirsi, devono superarei decibel della chitarra elettrica.

Cimeli, piatti e chitarre,firmati dai grandi, e ancora vestitie dischi di platino in teche di vetro.

Essere ammirati,ed incazzati, per non esseretotalmente parte di quel mondo.Vorrei anche io essere,davvero un dio,un punto sopra la fiumana.

Lorenzo Ricci

109

Mi aggiro, con la voglia di sesso ed alcool,in un’oscura atmosferariuscendo a soddisfare i mie bisogni.

Mi nutro ora di ceneri di sogni infranti,dalle quali rinasce, come una fenice,un nuovo sogno di dura dolce realtà.

Spoleto 12/03/2010

Ore 10:45 a.m.

Ti svegli,all’alba e la vedili di fianco a tedolce ed indifesafra le braccia di Morfeo.

Quella nottetu l’hai amataimmensamente.

Ma saisaiche non potrete maimaipiù amarvi.

Lei è nudaindossa solo la tua animatu sei nudo indossi soloil suo profumo.

E quando le vostre strade si separanotu vorresti poterlo teneresi, vorresti poter tenere

Lorenzo Ricci

110

il suo profumosul tuo petto e le tue maniper sempre.

Tutto questo rallegra il tuo tempofino a quandoquel delicato forte profumonon svanisce.

Allora una domandaun angosciante interrogativo ti brucia nell’anima.

Ti chiedi gioirò mai più così?Avrò mai più il desiderio d’amare fino in fondo?Vorrò mai più tenere addossoe dentro l’anima il profumo di un’altra donna.

E ti rispondi in una brutta notte solitaria...

... No.

a G.

Emanuele Savasta

111

Emanuele Savasta

Nato a Siracusa il 10 Febbraio del 1984, risiede a Palazzolo Acreide(Sr) ma in realtà è domiciliato in tutta Italia. Laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Catania. Vincitore del Premio Poesia 2002, con la pubblicazione della SillogePoetica “A Vele Spiegate”, Libro Italiano Editore.Ha già Pubblicato:“A Una Venere Appena Sconosciuta”, Editrice Urso 2007; “Il Confessionale” in Timpanova aa.vv. 2005;“Salvatore Certo, Artista e Artigiano del Legno” 2008.In Seguito inoltratosi nel campo dell’arte visiva ha curato:Il Soggetto e Sceneggiatura per il Cortometraggio “Soldato Piero”Per la Regia di Giorgio Bruno, 2004; Il Soggetto per il cortometraggio “Miserere” per la regia di GiorgioBruno 2006;Il Saggio Cinematografico: “Il Mito Della Caverna”.Fotografia è stato:Vincitore del Primo Premio del Concorso Fotografico “Paese InPixel” 2008;Partecipante al Primo Concorso Fotografico “Foto In Festa” 2008

Emanuele Savasta

112

ROULET

Dei nostri affanni tristi possiamo ora parlare, ricordandoli.

Perché anche dei mali, passato il tempo, può ormai parlare serenamente chi

molto ha dovuto soffrire e molto vagare.

Omero

Notte come ogni nottes’astiene.Sedili carrozzelle e sguardidel solito giro di ronda.La giostra si ripetecrescendo la bile a dismisura.L’abitudine al dolore,un ricordoforse di un viso ormai noto.Brucia... brucia.Vegliardo notturnoin un’impronta di te,nel tuo respiro,un desiderio che m’appassioniper annegare piacevolmente nel bruciore di una notte facile,senza luna.

Emanuele Savasta

113

LE ALI SPEZZATE DAL FIRMAMENTO

La barca dell’amore sta naufragando

sugli scogli della quotidianità.

V. Majakovskij

Il verbo del dolore si ricongiungerà al tuo dorsoattraversando gli occhi e osando fino al cuore.Si ricongiungerà a te, come l’eterno corrucciodel vento gelido, e non come le cose fuggitiveche passano.Le lacrime inonderanno il tuo corpo, i tuoi seni s’indoreranno di brina. In cuor tuo la scelta sarà difficile, per la gaiezza che ti fa donna,per questa Venezia che pur bagnata và in fiamme,per questa barca che ondeggia fingendosi sobria d’acquama che in verità affonda e và verso il largodove non c’è speranza.

Resto dubbioso sul valore del mio cantosul potere salvifico d’una parola non detta,mancata

TEATRI D’AMORE

Contemplo i fiori che mi hai disegnato,m’affondo sotto tutù rosatifra gambe d’intimitàfra le luci degli specchifra le paglie delle sedie ed il cotone dei cuscini.Perso in una serratura,spio il tuo nudo imbarazzato, rosato come quei tutù.Scura solo la tua chioma ed il tuo ventre,rosa nuovamente la tua anima

Emanuele Savasta

114

danzante.In un’adagiom’impasto il cuore con fard e rossetti,nel fumo delle sigarette, nella nebbia dei salotti.Mitici cigni da valzersi sfiorano d’un tratto

sospesi

entrano di corsa a duellarci.Restiamo truccati incapaci d’esser normali.

IO E TU

a RobertaVestigio fluttuante di lieve bruma,risata cinta dalla lieve spuma,musicad’arpa d’oroBacio dell’alba, onda di luce.Questa sei tu!Tu, ombra del cielo, che quando provo a toccarti svaniscicome l’anima, come la musica,come la nebbia, come i sospiri.

Dal mare alla spiaggia, onda rumorosanel vuoto, cometa errante;lamentodel rauco vento,ansia perpetua di un mondo migliore,questo sono io.Io, che stupido e instancabile corrodietro un ombra, dietro la luce ardente di una visione.

omaggio a Bécquer

Emanuele Savasta

115

PRINCIPIO DI FINITUDINE

Non v’è rimedio per la nascita e la morte

salvo godersi l’intervallo

.

Arthur Schopenhauer

Non più ore vedesti a pieno, O giglio dorato,uomo di gioventù passata, statua di gracile marmo.Tu monotono universo atonicotendi all’infinito.Il sipario con prestezza caleràmostrando l’invaghito pubblico d’applausi.Il chiavistello del camerino darà i suoi soliti rintocchi.Il tuo ultimo sorriso da commedia o pianto da tragedia sfinirà i tuoi polmoni.Il sentimento catartico l’incontreraicosì bello per com’è e si dice,t’abbandonerai ai suoi servigi ponendogli vittoria.Caro Arlecchino...la vita è morte rinviata.

Indice

116

Introduzione di Simone Fagioli 6

Gionada Battisti 9

Giuseppe Carracchia 13

Elisabetta Comastri 16

Sandro Costanzi 28

Simone Fagioli 32

Jacopo Feliciani 39

Paola Gubbini 43

Federico Lanzi 51

Chiara Mancuso 59

Federica Mosca 71

Miklo (Loriano Grullini) 75

Indice

117

Pablos (Paolo Parigi) 81

Pierinoeillupo (Filippo Tocchio) 89

Carla Rastelli 95

Michela Ravaglia 99

Lorenzo Ricci 103

Emanuele Savasta 111

Biografia di Esmeralda (Cristina Marchionni) 119

Biografia di Cristina Marchionni in arte “Esmeralda”

119

CRISTINA MARCHIONNI

in arte “ESMERALDA”

Nata a Spoleto (Italia), ha vissuto e operato in Italia, Francia, Spagnae Stati Uniti. Nomade dell’arte, innamorata della vita, archetipo didonna determinata a vivere a pieno la sua vita e la sua dote senzacompromessi e senza dilazioni, le sue opere rappresentano donnedi qualunque tempo, di qualunque razza e di qualunque religione,un tributo artistico al mondo femminile. È nata per essere artista ecrescendo imbocca la strada delle arti figurative, sicuramente conmolti contrasti interiori, ma in una costante esigenza di coerenza.Prevalgono le esigenze del suo carattere, che la spingono verso realtàdiverse, compiendo un atto di fedeltà verso se stessa. In piena libertàd’animo, esprime il suo stile ed il fascino delle sue opere , esercitandoverso di noi un richiamo irresistibile.Di anno in anno, studiando i lavori di Cristina Marchionni, sicura-mente potremo capire i suoi stadi d’animo, quindi tradurre le atmo-sfere più o meno incantate che la vita le ha saputo riservare. Daglianni’ 90 ad oggi ha allestito numerose mostre personali e a ha par-tecipato su invito a varie workshop e performance in varie parti delglobo (Spoleto, Trevi, Assisi, Perugia, Roma, Firenze, Milano, To-losa, Parigi, Antregues, Sargumin, Pazilos, Collioure, Port Vendres,Begur, Barcellona, Santa Julia de Lorià, New York, alla 11ª edizionemmart a Medana Slovenia).

Danilo Gasperini

Sito Internet:[email protected]