Bud Bambino

Taranto-Bologna solo andata

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I fatti narrati sono frutto della fantasia dell’autore. Bud Bambino “Taranto- Bologna solo andata” 2012. Immagine di copertina elaborata da Federica Ambrosini (Taranto)

A Cisco, Vito, Claudio,

Domenico e Annapaola

Per la fortuna auguratami.

Partenza

Erano le sei e mezza quando Mario si alzò, il padre gli aveva preparato quella che lui

amava definire “la colazione del re”, prevedeva una tazza enorme di latte, cereali a

volontà, dello yogurt, una barretta energetica e un bicchiere di succo d’arancia. Mario

andò in cucina e si sedette per far colazione, iniziò a versare i cereali nel latte mentre

la madre, nell’altra stanza, gli preparava la valigia.

« Ti metto anche il piumone? » disse lei.

« Cosa? » rispose il ragazzo smettendo di masticare.

« Ti ho chiesto se devo metterti anche il piumone? »

« Ok, mà! »

Finì di fare colazione mentre il padre gli faceva segno che il tempo ed il bus non

sarebbero stati li ad aspettarlo.

Mario era un ragazzo di ventitre anni. Si stava laureando in psicologia all’università

di Bologna, era sceso a Taranto per le vacanze di Natale ed ora doveva tornarci.

Mario aveva capelli neri, occhi castani e degli occhiali con la montatura trasparente,

un leggero pizzetto, alto e magro.

Finita la doccia, si era messo dei jeans, una t-shirt con stampata un’immagine degli

X-Men e una polo.

« Muoviti, non si sa mai succede come l’altra volta che abbiamo perso il bus e ti sei

trovato con lo sciopero dei treni. Stavolta l’aereo non te lo pago! »

« Madò, pà! O porti sgubbia o ti lamenti. E basta!! » gli urlò.

« Ti ho chiesto se devo metterti anche il piumone? »

« Io sono realista. Ricordalo! »

« Quello che vuoi, ma statti calmo! »

« Vabbé sbrigati! »

Si mise il cappotto e si diresse dalla madre per prendere la valigia.

« Allora – disse lei - ti ho rimesso tutte le robe che mi hai portato la volta scorsa, il

piumone, qualche asciugamano e un po’ di provviste cosi non ti lamenti. Ho preso la

“ valigia grande” »

« Che palle! » sbuffò lui.

Per “valigia grande” la madre intendeva un trolley di un metro e cinquanta per

sessanta centimetri di profondità che gli aveva donato la zia che gli disse “ questa

valigia è servita a tua cugina può servire pure a te”, l’unica differenza fra lui e la

cugina oltre al sesso, ovviamente, era che lui preferiva usare poco abbigliamento

mentre la cugina aveva un capo d’abbigliamento per ogni giorno ed in più le piaceva

comprare le cose a basso costo e portarsele con se in viaggio.

Mario prese, oltre che la valigia, una borsa contenente il portatile e dei panini che la

madre aveva preparato.

« Pà, vedi che sono pronto! »

« Ok, esci e chiama l’ascensore! »

Mario uscì di casa, abitava al sesto piano di un palazzo signorile nella periferia di

Taranto, il padre era un marinaio in pensione mentre la madre una professoressa di

francese.

Saliti in macchina si diressero verso la fermata dei bus, zona Tamburi,

parcheggiarono vicino all’entrata del porto e si diressero al mezzo di trasporto.

Salutato il padre e sistemata la valigia nel bagagliaio salì sul autobus, Mario si sedette

al posto numero 43 come indicato nel biglietto di viaggio. L’autista contò i

passeggeri, si mise al volante e il bus partì.

La stazione di servizio

Le prime due ore di quel lungo viaggio le passò dormendo, appoggiato con la testa

sul finestrino e la giacca come se fosse una coperta, quando la voce all’altoparlante

dell’autista lo svegliò.

« Gentili passeggeri, faremo una sosta di dieci minuti! »

Mario si stiracchiò e scese dal bus.

Andò in bagno e quando uscì, vide una bella ragazza che fumava all’ingresso

dell’autogrill. Aveva capelli neri e legati in una treccia, occhiali scuri, un piumino

grigio abbastanza lungo che lasciava intravedere dei pantacollant neri, infine, portava

degli stivali scamosciati sul marrone chiaro. Lei si accorse che Mario la stava

osservando e gli sorrise, con la mano libera aprì il piumino mostrando, così, un

vestitino verde smeraldo con una cintura nera in vita. Mario rispose al sorriso ed

entrò nel bar della stazione di servizio.

« E’ possibile un cappuccio chiaro? » ordinò al bancone del bar

« Subito signore! » rispose il ragazzo dall’altra parte.

Dopo pochi secondi arrivò l’ordinazione, Mario si girò e vide la ragazza incontrata

pochi istanti prima che stava comprando un pacco di sigarette, fece un lungo sorso,

pagò ed uscì

« Psss….pssss! » sententendo quel sibilo si girò.

« Si? » disse

« Ciao, ho visto che mi guardavi » gli rispose la ragazza.

« Ciao, si…. » rispose lui imbarazzandosi

« Tranquillo io ti avevo già visto sul bus, solo che eri preso nel trovare il posto. Dove

vai? »

« Bologna, tu? »

« Vado a Rimini, studio lì. »

La ragazza si avvicinò a Mario e gli disse: « Che dici se andassimo in bagno e te lo

prendessi in bocca? » Mario la guardò stupito, poi domandò: « Cosa? »

« Hai capito bene, ho voglia di prendertelo in bocca!!!! » ripeté lei mettendogli una

mano sulla patta dei pantaloni. Mario non ebbe manco il tempo di risponderle che lo

baciò. Preso dalla foga si ritrovarono nel bagno, la ragazza lo spinse nella prima

cabina disponibile, si inginocchiò, gli sbottonò i pantaloni, poi i boxer ed iniziò a

stuzzicarlo, fino a quando non gli venne in faccia, si ripulì la faccia dallo sperma e se

lo portò alla bocca ingoiandolo. Si avvicinò di nuovo e riprese a giocare col pene del

ragazzo anche se lui le disse: « Alzati dai, dobbiamo andare! »

La ragazza si alzò e lui usci furtivamente dal bagno delle signore mentre lei rimase lì

per pochi secondi.

Mario ancora incredulo dell’esperienza appena vissuta risalì sul bus e prese posto.

Dopo alcuni minuti vide la ragazza salire e dirigersi verso di lui.

« Posso sedermi qui? »

« Certo disse lui! »

Gli sorrise e poi nuovamente all’orecchio disse « Così quando ho bisogno ci gioco un

po’!!!! – poi aggiunse – anche tu sentiti libero di toccare quando vuoi » Mario arrossì

nuovamente e lei gli mise la mano sulla patta e lui le disse « Guarda, veramente…. »

lei lo zittì baciandolo.

Il cambio del destino

Passò cosi un'altra ora ed arrivarono alla stazione del cambio autobus.

« Avvisiamo i signori viaggiatori che alla prossima fermata dovranno scendere per

effettuare il cambio di bus, siete pregati di prendere i vostri bagagli e consegnarli al

personale preposto! » disse al microfono il conducente.

« Dobbiamo scendere! » disse Mario staccandosi cosi dalla morsa della ragazza.

La stazione di cambio era un grande capannone nella zona industriale di un piccolo

paesino al confine con la puglia. Il bus si fermò ed i ragazzi scesero.

« Scusa, prima di dividerci, perché sicuramente i posti saranno già occupati, volevo

chiederti come ti chiami » disse Mario

« Anna. »

« Ah, io sono Mario » disse lui andando a prendere la sua enorme valigia, portò il

bagaglio al controllore del bus diretto a Bologna e salì sul nuovo mezzo cercando il

suo posto.

Il bus era a due piani, il piano terra poteva ospitare non più di dodici persone, mentre

il piano superiore, invece, circa una cinquantina. Il livello superiore era raggiungibile

grazie a due scale, una situata in testa al bus e l’altra nella parte centrale entrambe

erano precedute da una porticina.

Dopo pochi istanti Mario rivide Anna che si avvicinò a lui.

« Che idiota, ti dovevo chiedere anche il numero fortuna che sei salita! »

« Bè, il bus che devo prendere io è questo quindi prima o poi dovevo risalire. »

« Hai ragione! » rispose lui con un sorriso.

« Senti, prima quando ti tenevo ho notato che sei rimasto eccitato per tutta la strada

fatta, quindi, se ti va potremmo farlo qui. » propose la ragazza chinandosi su di lui e

facendo vedere dall’enorme scollatura che non portava niente sotto al vestitino.

Mario, vedendo i seni della ragazza, non stava capendo più nulla e le rispose

« Qui??? »

« Si, una cosa veloce! » rispose lei prendendogli il braccio, lui si alzò e i due

andarono verso l’ultima fila del bus, lo fece sistemare sull’ultimo sedile a sinistra

mentre lei si accertò che al piano inferiore nessuno stesse salendo.

« Sbottonati! » ordinò mentre si abbassava i collant, la ragazza prima si sedette a

fianco a lui, lo stuzzicò pesantemente, poi, allargando le gambe si mise sopra di lui ed

incominciò a muoversi rapidamente sopra di lui.

« Sto per venire! » disse Mario.

La ragazza si fermo con lui dentro quel poco che bastava per farlo regredire e poi

riprese.

« Fermati, questa volta non riuscirò a trattenermi! » le gridò lui ansimando. La

ragazza si alzò, poi si abbassò sul suo ventre e lo fece venire dentro di se.

Finito l’amplesso i due tornarono al posto e proprio in quel momento iniziarono a

salire gli altri passeggeri.

« Bene, quindi eccoci, arriva il momento di dirsi addio! » fece Mario

« Potrebbe…. »

« Cosa potrebbe? »

« Ho visto il numero del posto che indica il biglietto ed è il quarantadue, cioè, il posto

affianco al tuo! » disse la ragazza sorridendogli.

I due presero posto, mentre l’autobus pian piano si riempiva.

Dalla postazione di Mario si potevano vedere diverse persone, ma quello che lo colpì

fu un uomo, probabilmente un frate, che era seduto quasi alla testa del bus.

« Preparate i biglietti per il controllo. » disse l’autista mentre il bus iniziava a partire.

Il bus partì dalla stazione di cambio ed il controllore dopo pochi minuti arrivò a

controllare i biglietti dei due ragazzi. Dopo pochi secondi nuovamente la voce

dell’autista uscì dagli altoparlanti.

« I signori Colombo, Renzi e Brighi sono pregati di scendere dall’autista. Grazie. »

Mario vide tre uomini alzarsi, il primo era seduto a due file dalla sua postazione, un

uomo sulla cinquantina, non troppo alto, portava una coppola siciliana, un bomber

nero, dei jeans e dei polacchini grigi. Il secondo era un ragazzo di trent’anni, alto,

capelli neri e ricci, degli occhiali, era leggermente grasso. Indossava un trench blu,

dei jeans blu e delle sneaker dell’adidas. Il terzo, invece, era seduto al fianco del

frate, gli disse una cosa all’orecchio e si alzò. Era un uomo sulla quarantina, lunghi

capelli castani, più alto rispetto agli altri due e ben piazzato. Indossava un parka della

Burberry di colore beige. I tre scesero, due dalla testa del bus e l’altro dalla scala

centrale. Mario ebbe la sensazione che l’aria all’interno del bus stava cambiando.

L’inizio del massacro

L’uomo che fino a quel momento sembrava un semplice frate, si tolse il cappuccio,

Mario notò che aveva tatuata sulla parte posteriore della testa una grossa e marcata

croce celtica. Due minuti dopo, risali il più giovane dei tre che gli disse di scendere,

l’altoparlante si riattivò

« Salve, signori passeggeri sono il colonnello Tomas, dell’esercito dei cavalieri neri.

Volevo informarvi che da adesso il bus è sotto il nostro controllo. Non opponetevi

altrimenti farete la fine del controllore e dell’autista.» Si sentì provenire un urlo dal

piano di sotto e successivamente risalire l’uomo col bomber, portava con se la testa

sanguinante del controllore e la mostrava come segno di avvertimento. « Questa è la

fine che vi spetta se non vi comporterete bene.» Dall’altra parte salì il ragazzo

giovane che aprendo il trench mostro due fucili a canne mozze, rimase fermo sulla

rampa delle scale a controllare che nessuno si muovesse. Dal piano inferiore

qualcuno, intanto, stava gridando.

« Vi prego togliete questi corpi da qui!!!» disse un uomo

« Zitto merda!!!!» lo rimproverò uno dei cavalieri rimasti nel piano inferiore. Si sentì

il rumore di uno schiaffo e poi qualcuno piangere « Ahia, non mi faccia del male!!!»

disse una donna.

« Silenzio, fate dannatamente silenzio!!!» Mario riuscì a riconoscere la voce del

colonnello.

« I maggiori sono pregati di tenere a bada le bestie sacrificali!!!» disse il colonnello

dal microfono.

Anna stringeva forte la mano di Mario

« Chi sono questi folli??» gli domandò.

« Non lo so, ma facciamo come dicono!» rispose.

« Non è possibile capitano tutte a me!!!» esclamò la ragazza.

« Ed io che pensavo che queste cose capitassero solo nei film, invece…» rispose

cinicamente Mario.

« Ho paura»

« Tranquilla, se stiamo calmi non succederà nulla.» rispose.

Mentre i due parlavano il bus aveva cambiato direzione prendendo le viabilità di

servizio e si era immesso in una strada sterrata. Il tizio che stava al piano superiore, a

bloccare la seconda scala scese ed insieme a quello col cappotto beige scesero dal

bus. Si diressero verso il portabagagli e l’aprirono, presero le valige e le

accatastarono sul terreno, poi, successivamente presero i corpi e le teste dell’autista e

del controllore e li misero in cima alla montagna di valige. Alla fine salirono sul bus e

ripresero i propri posti, il colonnello scese e prese un sacchettino da dentro la manica

della tunica, prese della polvere e la gettò sul mucchio, al contatto con le valige prese

fuoco e il colonnello, allora disse « Ti offriamo questo sacrificio affinché la tua luce

oscura ci guidi verso la strada che ci condurrà a te, ci renderà più forti e più degni

della tua presenza.» disse rivolto al cielo. Attese circa 20 minuti poi risalì sul bus e

partirono nuovamente.

« Volevo informarvi che l’autobus non farà alcune delle fermate previste, una volta

portati a destinazione, vi faremo diventare parte del nostro esercito. Chi si rifiuterà

verrà giustiziato all’istante.» disse attraverso gli altoparlanti.

I maggiori, mentre, il colonnello ammirava il fuoco, si fecero strada fra i sedili e

presero tutte le borse che stavano sui ripiani, chiesero ai passeggeri di dare loro i

cellulari ma un ragazzo che stava a cinque file dal posto di Mario si rifiutò di

consegnarlo.

« Vi prego avete già dato fuoco al mio portatile, non toglietemi anche questo!!! Lo

spengo, vi do la scheda ma non toglietemelo!!! » esclamò.

« Ragazzino dammi immediatamente quel cellulare!!!» gli ordinò l’uomo col bomber.

« No!» rispose stringendolo a se.

Dal cappotto l’uomo uscì un coltello e disse « O me lo dai con le buone o me lo

prendo io con le cattive!!! Dammelo dannazione.» lo minacciò.

« Ho detto no!!!» rispose.

Lasciò cosi il sacchetto contenente tutti i cellulari e si scagliò contro il ragazzo

amputandoli la mano.

« Aaaaaaaah!!!!» strillò il ragazzo in preda al dolore.

« Te la sei cercata.» rispose l’uomo.

« Aiuto, aiuto, la mia mano, qualcuno mi aiuti!!!» continuò il ragazzo in lacrime

mentre il sangue gli sgorgava dalla ferita. Una donna vedendo quella scena si alzò.

« Cosa stai cercando di fare?» gli chiese l’uomo in testa al bus.

« Non lo vedi? Sto cercando di aiutare quel povero ragazzo!!!» rispose.

« Cazzi suoi, non si avvicini oppure sarà la prossima a fare una brutta fine!»

l’ammonì.

« Che differenza fa? Tanto comunque moriremo tutti, solo che non voglio sentirlo

gridare in questo modo!!!» rispose lei andando verso il ragazzo.

« Matt lasciala andare divertiamoci un po’.» gli ordinò l’uomo col bomber.

Mentre la donna accorreva dal ragazzo ferito, l’uomo chiamato Matt estrasse il fucile

e sparò uccidendo il ragazzo e facendo schizzare il sangue sui finestrini. Guardando

la donna inorridita disse: « Ecco, visto ora non soffre più!»

« Siete delle merde!» gridò la donna, l’uomo col bomber la prese e la scaraventò giù

per le scale. Poi le gridò: « Alla prossima fermata subirai la giusta punizione stai

serena ora e goditi gli ultimi istanti di vita!»

Mario in silenzio osservava spaventato tutte le scene, aveva notato che tutti e due gli

uomini sui dorsi delle proprie mani avevano un tatuaggio raffigurante un sole nero.

Si girò verso Anna e le disse: « Non muoverti, ho un piano!»

Questione di tempo

Come ci fu lo sparò il bus frenò bruscamente, l’uomo col Burberry salì e vide il corpo

del ragazzo ormai esanim e si fece dire cosa fosse accaduto, scese nuovamente

portandosi via con se il sacco dei cellulari. Dopo altri cinque minuti il bus si fermò,

dal finestrino Mario vide che presero i cellulari e gli altri apparecchi elettronici e li

smembrarono dividendoli in piccoli mucchietti, su uno di questi misero anche la

mano del ragazzo che era rimasta attaccata al cellulare. I due risalirono e presero il

corpo del ragazzo mettendolo al di sopra di tutti quegli oggetti, infine, presero la

donna e la portarono a fianco a dove giaceva il ragazzo. Per la caduta era svenuta.

Anche Matt scese dal bus e disse: « Vediamo com’è fatta la crocerossina!» i tre sotto

gli occhi vigili del colonnello iniziarono a spogliare la donna, era magra sui quaranta,

capelli biondi e non molto alta. Le tolsero prima il cappotto e lo misero sopra il corpo

del ragazzo coprendolo, fecero la stessa cosa con la tuta che indossava. La sdraiarono

a terra e le legarono i polsi dietro la schiena quando, ad un tratto, un signore uscì

correndo dalla porta del bus che era rimasta aperta.

« Fermati idiota!!!!!» gli urlarono da dentro al bus.

I quattro si girarono, Matt estrasse il fucile e lo colpì, l’uomo cadde all’istante.

« Matt, cazzo! Proprio ora che iniziavamo a divertirci!» L’apostrofò il colonnello.

« Vallo a prendere!» gli ordinò l’uomo col bomber, riferito all’altro.

Il tizio col Burberry andò a recuperare il cadavere dell’uomo, tolse la tuta della donna

e l’appoggio sopra al cappotto, infine, rimise la tuta coprendolo. Grazie al colpo dello

sparo la donna riprese conoscenza, vide che era seminuda e per terra, iniziò a gridare

con quanto più fiato avesse in corpo « Aiuto!!!!!!Aiuto!!!!Qualcuno mi aiuti!!!» disse

rivolgendosi alle persone sopra il bus.

« Finiscila, lurida vacca!!! chi vuoi che ti aiuti!» le urlò contro Matt mentre con il

piede le schiacciava la testa sullo sterrato.

« Lasciala anche per noi!!!» fecero in coro gli altri due.

Presero la donna che scalciava e la misero sopra i corpi, lei continuava a dimenarsi e

cadde a terra una prima volta. La risollevarono e la riposizionarono formando una

croce. Il tizio con il Burberry le tolse gli slip, mentre Matt per tenerla ferma le

bloccava le spalle con le braccia mentre la testa la teneva bloccata facendo pressione

con le gambe. Ogni volta che lei provava a colpirlo, lui la schiaffeggiava, il tizio col

bomber, invece, la teneva per una gamba mentre il colonnello si avvicinava

minacciosamente a lei e, alzandosi la tunica, iniziò a violentarla. Il colonnello

continuò a seviziarla più volte e come si ritenne soddisfatto lasciò fare ai suoi uomini,

mentre la donna era nuovamente svenuta.

« Quale sarebbe il tuo piano?» domandò Anna mentre i due uomini scendevano dal

bus.

« Potremmo approfittare dell’occasione per scappare con l’autobus!» rispose lui.

« Lo sai guidare?»

« No!»

« Quindi?!»

« Non lo so, dovremmo cercare di trovare un modo per fare tutto senza che se ne

accorgano!»

Mentre Mario scendeva al piano inferiore, un signore uscì dal bus correndo verso la

direzione opposta di quella dove erano i quattro uomini. Vide la scena dell’omicidio a

pochi passi da lui, vedendo il corpo cadere si accorse di una certa ma leggera

pendenza, si girò verso il quadro del bus e notò che era acceso. Si sedette al volante e

mise in folle con la speranza che la macchina si muovesse. Effettivamente iniziò a

muoversi molto lentamente. I passeggeri che stavano li con lui rimasero scioccati e

muti, lui si girò verso di loro e disse: « Qualcuno di voi lo sa guidare?»

« Folle, vuoi farci ammazzare tutti???» gridò un uomo dal fondo del bus.

« Moriremo tutti comunque, che differenza fa?! Allora chi sa guidare questo dannato

autobus??»

Un signore dal piano superiore scese e disse « Io sono un autista in pensione, se vuoi

posso aiutarti!»

« Certamente, mi ascolti bene, attendiamo che il bus si sposti di qualche metro

sfruttando la pendenza, poi, come siamo abbastanza lontani mettiamo in moto e

tentiamo la fuga!!»

« Non so se funzionerà però proviamoci!!» rispose il vecchio.

« Bene, tutti gli altri salissero al piano superiore!!» ordinò Mario, con la coda

dell’occhio il ragazzo vide i quattro prendersela con la sventurata signora.

Nella fine l’inizio

Il bus si era distanziato di alcuni metri dallo spettacolo raccapricciante che avveniva

all’esterno. Fuori, infatti, si stavano preparando per il rituale sacrificale accendendo il

fuoco.

« Si sieda!» ordinò Mario.

« Arrivo!» rispose l’uomo.

« Anna non far scendere nessuno mi raccomando!» urlò il ragazzo dalle scale.

« Va bene, ma tu non Sali??» chiese la ragazza

« No, resto qui!»

Il signore anziano mise in moto l’autobus e per i primi cinque secondi i quattro non si

accorsero di nulla perché erano concentrati sul fuoco e sulle strilla della donna.

« Matt, ferma quel coso!!» disse il colonnello.

Il ragazzo eseguì gli ordini e corse verso il bus arrivando al primo portellone e,

superandolo, prese il fucile e sparò 2 colpi all’uomo che stava alla guida, che morì sul

colpo,

Mario, vedendo l’uomo estrarre il fucile corse al piano superiore.

il bus però rimase in moto e, per il peso del cadavere sullo sterzo, girò verso il lato di

Matt schiacciandolo sotto di se.

Vedendo la scena i tre presero le pistole ed iniziarono a consumare i caricatori sulla

macchina, sentendo gli spari molti dei passeggeri scesero dal bus in corsa, il

colonnello vedendo che alcuni degli ostaggi scappavano iniziò a sparare verso di loro

colpendoli con molta precisione e uccidendoli.

Mario ed Anna rimasti con altri sopra al piano superiore si nascosero fra i sedili, il

bus girò più volte su se stesso e alla fine si ribaltò. il piano inferiore era

completamente distrutto, le ruote posteriori entrambe scoppiate.

« Moriremo vero?» domandò la ragazza.

« Credo di si!!!» rispose in lacrime il ragazzo.

Lei l’abbracciò e lo baciò, poi gli disse « Grazie per averci provato.»

Sulla scia dell’autobus una serie di cadaveri. I tre presero tutti i corpi e li riportarono

sul mezzo, utilizzando i finestrini ormai in frantumi. Poi spararono sul serbatoio.

L’autobus esplose.

Il bus fu ritrovato due mesi più tardi, i corpi carbonizzati di Anna e Mario furono

ritrovati al piano superiore nascosti fra i sedili. Erano rimasti fino all’ultimo

abbracciati. Sul bus furono ritrovati anche i simboli dell’esercito dei cavalieri neri

quel sole nero. Di tutti i corpi rinvenuti mancavano all’appello i tre uomini

sopravvissuti ed il corpo di Matt.