Brown Dan - Il falso mistero di Rennes le Chateaux - La verità sul Codice da Vinci -

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Il falso mistero di Rennes-le-Château La Voce Scettica 11, Luglio 2002 Il falso mistero di Rennes-le-Château Come è nata una delle leggende più fiorenti del XX secolo È di quest’anno la pubblicazione di un libro scritto da un insegnante del Monferrato, Giorgio Baietti, intitolato “Rennes-le- Château: il segreto di Bérenger Saunière”. L’avvenimento poteva essere di un certo interesse da parte degli appassionati del mistero francese legato al Santo Graal. La lettura dello stesso, però, è stata particolarmente deludente: in esso vengono riproposti tutti i fatti più noti sulla strana vicenda che ha visto come protagonista il parroco di Rennes-le-Château, ma nessun accenno viene fatto alle ormai provate mistificazioni che hanno costellato gli studi su questo pseudomistero storico 1 . Tralasciando le ardite tesi numerologiche ed esoteriche dello scrittore monferrino, vediamo di ricostruire, per quanto possibile, uno scenario più completo e meno “fantasioso” su quanto avvenne in quell’angolo remoto di Francia. Tra il 1972 e il 1981 il programma storico e archeologico della BBC “Chronicle” propose tre documentari dai titoli affascinanti: “The Lost Treasure of Jerusalem?” (“Il tesoro perduto di Gerusalemme”), “The Priest, the Painter and the Devil” (“Il prete, il pittore e il diavolo”) e “The Shadow of the Templars” (“L’ombra dei Templari”). Realizzati dal giornalista inglese Henry Lincoln, che per il terzo si avvalse della collaborazione di Richard Leigh, romanziere appassionato di esoterismo, e di Michael Baigent, Stai sfogliando La Voce Scettica 11 (Luglio 2002) Il sacro Graal: mistero o pseudo mistero? Editoriale Mariano Tomatis Il CICAP in Piemonte Il Graal a Torino? Mariano Tomatis Il falso mistero di Rennes-le- Château Mariano Tomatis Il mondo dell'occulto dopo il caso Wanna Marchi Monica Perosino Il Castello della Manta e l'affresco misterioso Mario Perazzini Altri numeri Indice generale 1 2 3 4 5 Paura delle tecnologie http://www.cicap.org/piemonte/vs/11/rlc.htm (1 di 11)01/11/2004 12.30.16

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Il falso mistero di Rennes-le-Château

La Voce Scettica 11, Luglio 2002

Il falso mistero di Rennes-le-Château

Come è nata una delle leggende più fiorenti del XX secolo

È di quest’anno la pubblicazione di un libro scritto da un insegnante del Monferrato, Giorgio Baietti, intitolato “Rennes-le-Château: il segreto di Bérenger Saunière”. L’avvenimento poteva essere di un certo interesse da parte degli appassionati del mistero francese legato al Santo Graal. La lettura dello stesso, però, è stata particolarmente deludente: in esso vengono riproposti tutti i fatti più noti sulla strana vicenda che ha visto come protagonista il parroco di Rennes-le-Château, ma nessun accenno viene fatto alle ormai provate mistificazioni che hanno

costellato gli studi su questo pseudomistero storico1. Tralasciando le ardite tesi numerologiche ed esoteriche dello scrittore monferrino, vediamo di ricostruire, per quanto possibile, uno scenario più completo e meno “fantasioso” su quanto avvenne in quell’angolo remoto di Francia.

Tra il 1972 e il 1981 il programma storico e archeologico della BBC “Chronicle” propose tre documentari dai titoli affascinanti: “The Lost Treasure of Jerusalem?” (“Il tesoro perduto di Gerusalemme”), “The Priest, the Painter and the Devil” (“Il prete, il pittore e il diavolo”) e “The Shadow of the Templars” (“L’ombra dei Templari”). Realizzati dal giornalista inglese Henry Lincoln, che per il terzo si avvalse della collaborazione di Richard Leigh, romanziere appassionato di esoterismo, e di Michael Baigent,

Stai sfogliando La Voce Scettica 11(Luglio 2002)Il sacro Graal: mistero o pseudo mistero?

EditorialeMariano Tomatis

Il CICAP in Piemonte

Il Graal a Torino?Mariano Tomatis

Il falso mistero di Rennes-le-ChâteauMariano Tomatis

Il mondo dell'occulto dopo il caso Wanna MarchiMonica Perosino

Il Castello della Manta e l'affresco misteriosoMario Perazzini

Altri numeriIndice generale1 2 3 4 5 Paura delle tecnologie

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giornalista e psicologo, provocarono notevole scalpore ed assicurarono al libro che raccoglieva gli studi presentati delle vendite da capogiro. “The Holy Blood and the Holy Grail” (“Il Sacro Sangue e il Sacro Graal”) fu pubblicato anche in Italia, con il titolo di “Il Santo Graal, una catena di misteri lunga duemila anni”. Secondo i tre autori le parole che erano in origine utilizzate per riferirsi al Graal, “Sangraal” e “Sangreal”, erano state divise in modo errato come “San Graal” o “San Greal”; l’esatta etimologia sarebbe stata, invece, “Sang Raal” o “Sang Réal”, o – per usare l’ortografia moderna – Sang Royal, sangue reale. Poiché il Graal era associato al sangue di Cristo, il “sangue reale” doveva riferirsi ad una “linea di sangue”, ad un lignaggio di Gesù stesso. Ma poiché i Vangeli non dicono che egli ebbe dei figli, i tre giornalisti furono costretti a costruire un’ipotesi molto ardita:

Forse la Maddalena […] era in realtà la moglie di Gesù. Forse dalla loro unione erano nati dei figli. Dopo la Crocifissione, forse, la Maddalena, insieme a un figlio almeno, fu portata clandestinamente in Gallia, dove già esistevano comunità ebree e dove, di conseguenza, avrebbe potuto trovare rifugio. Forse c’era, insomma, una stirpe ereditaria discesa direttamente da Gesù. Forse questa stirpe, il supremo “sang réal”, si era perpetuata, intatta e in incognito, per circa quattrocento anni […] Forse vi furono matrimoni dinastici non soltanto con le altre famiglie ebree, ma anche con famiglie romane e visigote. E forse nel V secolo la stirpe di Gesù si alleò per matrimonio con la casa reale dei Franchi, fondando così la dinastia merovingia.

Essi sostennero, inoltre, che forse Gesù non era affatto morto in croce, ma aveva accompagnato i suoi familiari a Marsiglia, dove sarebbe morto di vecchiaia. E che forse il suo corpo mummificato si trova tuttora sepolto nei pressi di un piccolo paesino francese sui Pirenei, Rennes-le-Château. Da che cosa erano supportate queste ipotesi così sorprendenti? E perché proprio Rennes-le-Château?

6 Le origini della Sindone7 Speciale UFO8 Rol9 Speciale medicine alternative10 Leggende metropolitane sotto la Mole12 13 Speciale astrologia14 Piemonte, terra di misteri …svelati!15 16 Speciale creazionismo16s Speciale Convegno17

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Henry Lincoln afferma nell’introduzione a “The Holy Blood and the Holy Grail” di aver dato il via ai suoi studi dopo la lettura di un giallo tascabile di Gérard de Sède, intitolato “Le trésor maudit”. Nella finzione del romanzo, il “tesoro maledetto” del titolo era stato trovato intorno al 1890 da un parroco di paese grazie alla decifrazione di alcuni documenti rinvenuti nella sua chiesa. I fatti narrati da de Sède non erano interamente frutto della fantasia: Lincoln scoprì che il sacerdote protagonista del ritrovamento, Bérenger Saunière (1852- 1917), era realmente esistito, e propose nel suo libro la sua versione dei fatti. Secondo gli autori di “The Holy Blood and the Holy Grail” Bérenger Saunière aveva raggiunto nel 1885 il minuscolo villaggio di Rennes-le-Château all’età di trentatré anni. Il paese conta oggi una quarantina di abitanti, ma all’epoca la popolazione raggiungeva almeno le duecento unità.

Appollaiato in vetta ad una collina, Rennes sorge ad una quarantina di chilometri da Carcassonne. La chiesa parrocchiale, dedicata alla Maddalena, si trovava in condizioni di avanzato degrado. Così, raccolto il denaro necessario per i restauri, il sacerdote diede il via ai lavori nel 1891. Si occupò prima di tutto dell’altare: la lastra di marmo che ne costituiva il piano venne staccata dal muro cui era cementata e sollevata dalla colonna che la sosteneva. In una cavità al suo interno, Saunière trovò quattro pergamene. Due di queste, risalenti rispettivamente al 1244 e al 1644, contenevano genealogie. Gli altri due documenti erano stati redatti non più di venti anni prima dall’abate Antoine Bigou, e contenevano delle scritte enigmatiche che, opportunamente decifrate, avrebbero fornito degli strani messaggi. Uno dei messaggi più importanti, riportati da Lincoln e soci, è questo:

A DAGOBERT II ROI ET A SION EST CE TRESOR ET IL EST LA MORT(A Re Dagoberto II e a Sion appartiene questo tesoro, ed egli è morto là)

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Il parroco mostrò queste pergamene al vescovo di Carcassonne e ottenne il permesso (e il denaro) per raggiungere a Parigi dove fece esaminare i manoscritti da uno specialista. Vi rimase per quasi un mese, durante il quale visitò più volte il Louvre e acquistò le riproduzioni di vari quadri, tra cui un dipinto di Nicholas Poussin intitolato Pastori d’Arcadia. La tela, del 1640, rappresentava un sarcofago con l’iscrizione “ET IN ARCADIA EGO”. Il sarcofago esisteva veramente a poca distanza da Rennes-le-Château, e fu identificato confrontando il paesaggio sullo sfondo del quadro con quello reale. Intanto i lavori alla parrocchia proseguivano;

sotto il pavimento fu rinvenuta una lapide di pietra che fu rimossa, ma solo Saunière ebbe modo di vedere cosa celava. Da quel momento il parroco cominciò a compiere lunghe esplorazioni nei luoghi circostanti, finché, qualche tempo dopo, i lavori di restauro ripresero. Ma, questa volta, il denaro sembrava non finire più. Saunière acquistò molti terreni circostanti, costruì una passeggiata a semicerchio, e fece edificare una torre che chiamò Tour Magdala in onore di Maria Maddalena.

Decorò la chiesa di strane statue e fece incidere sull’architrave sopra l’ingresso l’iscrizione latina:

TERRIBILIS EST LOCUS ISTE(Questo luogo è terribile)

Dopo la morte del vescovo di Carcassonne, il successore Mons. de Beauséjour chiese conto al sacerdote del suo strano comportamento, gli ordinò di lasciare Rennes e gli affidò il paese di Coustogne. Oltre a non accettare il trasferimento imposto dal suo superiore, Bérenger Saunière reagì con tono di sfida, rifiutando di spiegare l’origine della sua ricchezza. Accusato di simonia, venne sospeso a divinis, e reintegrato ai suoi incarichi soltanto dopo essersi appellato in Vaticano. Saunière morì il 22

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gennaio 1917 per un ictus cerebrale. Tutti i suoi averi furono ereditati dalla perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953).

Qual era la fonte di tutta la ricchezza del curato? Secondo i tre autori di “The Holy Blood and the Holy Grail” le pergamene ritrovate sotto l’altare contenevano in codice un messaggio sconvolgente: Gesù non era morto in croce, e la prova di questo fatto si trovava proprio a Rennes-le-Château. Con delle pergamene del genere tra le mani Bérenger Saunière avrebbe potuto facilmente ricattare sia il Vescovo di Carcassonne sia lo stesso Vaticano, e garantirsi un tenore di vita sempre più ricco e agiato. La possibilità che questa “prova” fosse nascosta a Rennes era – a detta del trio – assolutamente plausibile: il paesino sorgeva in una regione che in passato aveva ospitato gli eretici Albigesi (o Catari). Costoro erano stati vittima, nel 1209, di uno sterminio da parte di un esercito inviato dal Papa Innocenzo III; si diceva inoltre che custodissero un “tesoro” che – però – non fu mai trovato. Quale “tesoro” più grande poteva esserci di una prova che Gesù non era morto? Il fatto che i Catari possedessero del materiale così “scottante” li rendeva molto pericolosi per la Chiesa di Roma e dunque si poteva spiegare in questo modo la Crociata contro di loro. Ma come avevano potuto gli Albigesi entrare in possesso di quel “tesoro”? Lincoln, Baigent e Leigh non hanno dubbi: dai Cavalieri Templari. Costoro, infatti, non erano altro che l’emanazione di un’organizzazione segreta chiamata Priorato di Sion, fondata da Goffredo di Buglione nel 1099. Questo fantomatico gruppo avrebbe avuto a capo, nel corso dei secoli, personaggi sorprendenti: furono Gran Maestri di Sion tra gli altri Sandro Botticelli, Leonardo da Vinci, Robert Boyle, Isaac Newton, Victor Hugo e Jean Cocteau. Il Priorato aveva come scopo quello di “purificare” e “rinnovare” il mondo intero, radunando tutte le nazioni sotto una monarchia illuminata retta da un sovrano merovingio dello stesso lignaggio di Cristo. Come riportato in precedenza, la dinastia merovingia era nata dall’unione dei discendenti di Gesù con i Franchi. Nel 496 d.C. la Chiesa aveva concluso un patto con i Merovingi, perché – consapevole della vera identità della stirpe – desiderava sostenerli perpetuamente. A Clodoveo fu offerto il titolo di Sacro Romano Imperatore. Dopo alcuni decenni, però, la dinastia del Sangue Reale perse il trono: l’ultimo monarca merovingio fu Dagoberto II. La stirpe, però, non si estinse ma proseguì fino ai giorni nostri. Fu il Priorato di Sion a preservare il “segreto” del Sangue di Cristo; per mille anni questa organizzazione segreta ha lavorato (e lavorerebbe tutt’oggi) nell’ombra per riportare al potere un discendente della linea del Santo Graal. Nella chiesa di Rennes-le-Château qualcuno (Catari? Templari? Membri del

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Priorato?) avrebbe nascosto le genealogie dei discendenti di Cristo, codificando sulle pergamene dei messaggi ben precisi. Uno di questi, riportato sopra, affermerebbe che il “tesoro”, ovvero il segreto sulla linea di sangue di Cristo, apparterrebbe a re Dagoberto II, dunque ai Merovingi, e al Priorato di Sion. Quel “Egli è morto là” potrebbe indicare la presenza di un sepolcro intorno a Rennes contenente il corpo di Gesù. Tale sepolcro sarebbe stato rappresentato sulla tela di Nicholas Poussin Pastori d’Arcadia. La scritta ET IN ARCADIA EGO può essere anagrammata e letta così:

I! TEGO ARCANA DEI(Vattene! Custodisco i segreti di Dio.)

Si afferma spesso che Sauniere fosse membro segreto del Priorato di Sion. La prova consisterebbe in una statua conservata nella chiesa di Rennes, alla cui base compare la scritta

CHRISTUS A. O. M. P. S. DEFENDIT

L’interpretazione dell’acronimo sembra non dar adito a dubbi: Antiquus Ordo Mysticusque Prioratus Sionis (“Cristo difende l’antico ordine mistico del Priorato di Sion”). Pochi, però, ricordano che a Roma, sulla base dell’obelisco di papa Sisto V compare l’iscrizione:

CHRISTUS Ab Omni Malo Populum Suum DEFENDIT(Cristo difende il suo popolo da ogni male)

Questo non è certamente l’unico fraintendimento dei fatti avvenuti nel paesino francese. Né i dati oggettivi di cui siamo in possesso per giudicare gli avvenimenti di Rennes-le-Château giustificano in alcun modo le conclusioni cui sono giunti Lincoln, Baigent e Leigh. Non c’è alcuna prova del fatto che le pergamene contenessero genealogie e testi enigmatici, né i tre autori riportano la fonte dalla quale avrebbero tratto queste notizie. Saunière non lasciò nulla di scritto su questo ritrovamento, ed è possibile che si sia arricchito vendendo i reperti rinvenuti; la stessa cripta della chiesa poteva contenere qualche manufatto risalente ad epoca medievale, da lui scoperto durante i restauri. Non sorprende il fatto che desiderasse compiere da solo gli scavi: evidentemente desiderava tenere lontani gli occhi dei compaesani da ciò che avrebbe rinvenuto e in seguito venduto. Né è così improbabile che il vescovo Beauséjour avesse ragione: è possibile che il parroco di Rennes fosse implicato in un losco traffico di

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donazioni e di messe che gli avrebbero fruttato enormi somme di denaro. L’indole bizzarra di Bérenger, singolarmente attenta alle allegorie e al simbolismo, è innegabile. Sulla scia di una tradizione locale dell’epoca, non parrebbe neanche così strano ritrovarvi un modesto interesse per l’esoterismo; fu questa passione il motivo per cui si circondò di strani oggetti e bizzarre opere architettoniche. E nonostante si continui a ripetere che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici di Parigi, le prove addotte non permettono di formulare alcuna conclusione sicura a proposito. Molti autori segnalano la pavimentazione a scacchiera, la volta stellata e la Via Crucis destrogira della chiesa parrocchiale come elementi unici e assolutamente bizzarri. Ma una pavimentazione a scacchiera bianca e nera e una volta stellata si ritrovano nella chiesa di Jonquerettes, vicino ad Avignone; così la Via Crucis destrogira è presente nella Cattedrale di Perpignan, città nei dintorni di Rennes.

La voce che Rennes-le-Château custodisse un tesoro si diffuse soltanto dopo alcuni anni dalla morte di Bérenger Saunière. La donna che aveva ereditato tutte le sue terre e i suoi immobili, Marie Denarnaud, si affrettò a cercare dei compratori. Come incoraggiamento nei confronti di eventuali acquirenti, ella iniziò a favoleggiare di tesori nascosti nella zona, legati alle attività di Saunière. Le voci affascinarono particolarmente Noel Corbu (1912-1968), che acquistò dalla Denarnaud le proprietà di Rennes per trasformarle in un ristorante e cominciò a diffondere le voci circa il tesoro sulla stampa locale. Incise, inoltre, un nastro magnetico che raccontava di come tale tesoro fosse giunto a Rennes: Bianca Castiglia, madre di San Luigi, reggente del regno della Francia durante le crociate del figlio, avrebbe giudicato Parigi poco sicura per conservare il tesoro reale, e deciso di custodirlo in segreto a Rennes-le-Château. Nel corso delle generazioni si sarebbero perse le informazioni che identificavano il luogo in Rennes ove il tesoro era custodito, tanto che Filippo il Bello fu obbligato a fare della moneta falsa, perché il tesoro della Francia era scomparso; si trattava, ovviamente, di una manovra pubblicitaria organizzata da Corbu per attirare turisti in un remoto borgo francese, ma l’operazione funzionò: il paesino fu raggiunto da esoteristi e giornalisti che tracciarono un’ulteriore collegamento tra il tesoro di cui parlava Corbu e il mitico tesoro dei Catari, che in passato avevano abitato la regione in cui sorge Rennes.

Tra costoro c’era anche l’autore di Le trésor maudit Gérard de Sède. L’uomo chiave di questa vicenda, però, è un altro: si chiama Pierre Plantard. Antisemita, antimassonico ed esponente della destra francese, Plantard orchestrò una macchinazione

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molto astuta nella quale caddero ingenuamente i tre autori di “The Holy Blood and the Holy Grail”. Egli sapeva bene che tutta la vicenda di Saunière aveva preso il via dal ritrovamento delle quattro pergamene, e si era recato a Rennes-Les-Bains, un paesino nei pressi di Rennes-le-Château, per recuperarle. Queste, però, erano state distrutte da un incendio. Decise, dunque, di crearne lui alcuni esemplari, e di affidarli a Gérard de Sède. Ecco la sua confessione: “Essendomi recato a Rennes-Les-Bains nel 1961 e avendo appreso che la municipalità, dopo la morte del curato, era stata distrutta da un incendio insieme agli archivi, ho approfittato dell’occasione per inventare che il Comune si era fatto rilasciare una copia dei manoscritti scoperti dal curato. Allora […] mi sono messo a comporre una copia codificata su dei passaggi del Vangelo e a decodificare io stesso ciò che avevo in precedenza codificato. Infine […] facevo pervenire a Gérard de Sède il frutto del mio lavoro. Ciò ha funzionato al di là di ogni mia aspettativa. […] I manoscritti sono stati fabbricati da me”. Quando Gérard de Sède ebbe tra le mani tali falsi, pubblicò nel 1967 “L’Or de Rennes, ou le vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château”, nel quale riprodusse uno dei manoscritti. Non gli sarebbe stato difficile scoprire che non poteva trattarsi di testi originali: uno di questi, che la leggenda pretendeva di far risalire ai secoli tra il VIII e il XII, era codificato secondo un sistema in uso solo a partire dai primi del 1800. La creazione dei falsi manoscritti non fu l’unica mossa di Plantard. Negli anni precedenti, tra il 1954 e il 1956, egli scrisse il Libro delle Costituzioni, un falso trattato storico nel quale descriveva la fondazione di un’organizzazione chiamata Priorato di Sion, depositaria di sconvolgenti segreti storici e religiosi che avrebbe avuto come sua emanazione l’Ordine dei Templari. Il Priorato avrebbe operato in segreto per novecento anni con il fine di restaurare la monarchia in Francia e riportare sul trono un discendente diretto dei merovingi. Alla guida dell’organizzazione si erano succeduti diversi Gran Maestri tra i quali spiccavano i nomi illustri citati sopra. L’ultimo Gran Maestro sarebbe stato lo stesso Pierre Plantard. Oltre ad attribuirsi questa carica, nel libro si definì “diretto discendente dell’ultimo dei merovingi”. Nel 1956, inoltre, depositò presso la prefettura dell’Alta Savoia l’atto costitutivo di una associazione chiamata Priorato di Sion. L’intento di questa operazione era chiaro: egli desiderava creare una linea storica verosimile che dimostrasse la sua discendenza dai merovingi. Perché questa fosse credibile, aveva dovuto fondare un’associazione, il Priorato, che idealmente affondasse le sue radici nel XII secolo, e il cui scopo dichiarato era quello di preservare la dinastia merovingia, con lo scopo di riportarla al potere in Francia. Per rendere ancor più convincente lo scenario,

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Pierre Plantard depositò presso la Biblioteca Nazionale di Parigi due volumetti manoscritti intitolati “Dossier Segreti” e “Genealogia dei Re Merovingi e origine delle diverse famiglie francesi e straniere di origine merovingia, secondo l’abate Pichon, di Dr. Hervè e i manoscritti del curato Saunière, di Rennes-le-Château”. In entrambi egli utilizzò lo pseudonimo di Henri Lobineau. I documenti legavano la vicenda del Priorato al paese di Rennes-le-Château: in uno di questi, infatti, si diceva che i manoscritti trovati da Saunière contenessero le genealogie dei merovingi, che comprendevano – come ultimo rampollo – Pierre Plantard. Una prova del genere avrebbe legittimato l’aspirazione al Regno da parte dello stesso Plantard. Era riportata, inoltre, la falsa notizia secondo cui il parroco di Rennes avrebbe affidato i quattro manoscritti all’abate Hoffet che, a sua volta, li avrebbe trasmessi al Priorato: si spiegava, così, come tali documenti avevano raggiunto Plantard.

I tre giornalisti Lincoln, Baigent e Leigh incontrarono più volte Gérard de Sède e si convinsero dell’autenticità di tutti i documenti riguardanti le vicende di Rennes-le-Château. Diedero inizio ad una estesa indagine per trovare la maggior quantità possibile di dati sul Priorato di Sion. L’assoluta assenza di riferimenti a qualunque linea di sangue merovingia era abilmente ritenuta una prova ulteriore della veridicità di quanto affermato; secondo loro, infatti, “è proprio per questo che la Storia non ne parla, preoccupata di camuffare ed occultare una verità che risulterebbe compromettente”.

Le conclusioni cui giunsero sono ormai oggetto di scherno da parte dell’archeologia ufficiale. Quando chiesi a Ian Wilson, storico inglese presidente della “British Society for Turin Shroud”, cosa ne pensasse del lavoro dei tre, rispose con un secco: “Rubbish!” (“spazzatura!”). “Il Santo Graal, una catena di misteri lunga duemila anni” uscì in Italia nel 1982. Bisognerà aspettare il libro di Mariano Bizzarri e Francesco Scurria “Sulle tracce del Graal” (1996) per farsi un’idea più corretta sulla vicenda. Riassumono i due autori:

Dopo anni di ricerche sappiamo, ora, che la tesi di Lincoln e soci riposa su un cumulo di inesattezze, falsità e manomissioni. Henri Lobineau non è mai esistito. I pretesi “manoscritti” sono un falso palese e dichiarato. Non esiste discendenza di Dagoberto II, né tantomeno vivono Merovingi pretendenti ad un trono che è caduto con Luigi XVI [...] Hoffet – il “contatto” di Saunière a Parigi – non era abate nel lontano 1891 e,

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comunque, non si è mai occupato di Merovingi e di genealogie. L’Ordine di Sion non è mai esistito; quanto al Priorato, le sue tracce nascono e muoiono con l’atto di registrazione depositato nel 1956. Né l’uno né l’altro sono stati fondati da Goffredo di Buglione, e con i Templari e la Massoneria esoterica hanno tanto a che vedere quanto un terrestre con un marziano.

Non bastò, però, la pubblicazione di queste critiche per far placare le “voci” sul presunto mistero di Rennes-le-Château. Lo stesso anno, infatti, due ricercatori avrebbero identificato in una montagna di fronte a Rennes-le-Château il luogo di riposo ultimo del corpo di Cristo. Il monte Cardou avrebbe preso il nome da “corps de Dieu” (corpo di Dio). La proposta che Richard Andrews e Paul Schellenberger rivolsero al governo francese fu quella di far saltare in aria la montagna del Cardou per vedere se non nascondesse un’antica tomba. È probabile che in futuro ci saranno ulteriori “rivelazioni”, che andranno ad arricchire la già vastissima biblioteca di oltre cinquecento opere dedicate a Rennes-le-Château. Come si è visto, però, non è la tiratura di una pubblicazione a garantirne la veridicità: il milione di copie vendute da “The Holy Blood and the Holy Grail” testimoniano quanto sia facile creare una leggenda intorno ad un tema tanto complesso come quello sul Graal. Credo che nessuno voglia privarsi dell’incanto che una leggenda può conferire ai luoghi in cui viviamo. Ma chi ne parla ha il dovere di comunicare al lettore l’ambito al quale si sta riferendo: se a quello del sogno o a quello della rigorosa ricerca storica.

Così come Antoine de Saint-Exupery, che impreziosì il suo sogno de “Le Petit Prince” con la bellissima: “Quando ero piccolo abitavo in una casa antica, e la leggenda raccontava che c’era un tesoro nascosto. Naturalmente nessuno ha mai potuto scoprirlo, né forse l’ha mai cercato. Eppure incantava tutta la casa.”

Mariano TomatisIllusionista, scrittore

Contatti: [email protected]

Note1. In Italia non esiste alcuno studio "demistificante" sulle vicende di

Saunière. Le uniche informazioni scettiche si devono alla penna di Massimo Introvigne, che nel saggio Il Santo Graal (Franco Cardini, Massimo Introvigne, Marina Montesano; Giunti, 1998 – recensito da Luigi Garlaschelli su Scienza & Paranormale 20, pp.64- 65) cita gli studi di J.-J.Bedu Rennes-le-Château. Autopsie d'un mythe, Portet-sur- Garonne, 1990 e di R.Descadeillas Mythologie du trésor de Rennes. Histoire

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Il falso mistero di Rennes-le-Château

véritable de l'Abbé Saunière, curé de Rennes-le-Château, Carcassonne, 1991.

LinkIl sito di Mariano Tomatis dedicato a Rennes-le-Château. http://www.renneslechateau.it

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