Psicologia-Sociale Brown Approfondito

download Psicologia-Sociale Brown Approfondito

of 21

Transcript of Psicologia-Sociale Brown Approfondito

PSICOLOGIA SOCIALE DEI GRUPPI Rupert Brown-

CAP 5: INDIVIDUI VERSUS GRUPPI 1: La produttivit di gruppo 1.1: La presenza di altri favorisce o limita la prestazione? Ogni volta che siamo impegnati in un compito di gruppo si ha la presenza di altre persone e la possibilit che qste osservino e valutino il nostro comportamento. E importante stabilire se la sola presenza di altre persone influisca o meno sulla prestazione individuale. TRIPLETT fu il primo a fare uno studio su qsto argomento, spinto dallanalisi dei resoconti della Lega ciclistica americana. Egli not che nelle situazioni in cui gli atleti correvano da soli venendo cronometrati, la prestazione sembrava inferiore che in altre in cui landatura era misurata, ovvero in cui il percorso era segnato da alcuni indicatori di velocit, e ancora minore che nelle gare vere e proprie dove i ciclisti si misuravano tra di loro. Triplett ide un compito di laboratorio(avvolgere mulinelli di canne da pesca) che i sogg potessero svolgere da soli o in competizione. I risultati indicarono che i sogg tendevano a lavorare + velocemente nelle situazioni competitive. ALLPORT cerc di rimuovere lelemento competitivo chiedendo ai sogg di svolgere compiti cognitivi e not che la presenza di un coattore facilitava la prestazione nei compito + semplici, ma la ostacolava in quelli + difficili. ZAJONC not che lasimmetria fra compiti semplici e complessi non era specifica della razza umana, ma che presentava le caratteristiche tipiche di una legge universale del comportamento sociale. Ipotizz che la presenza di altri membri della propria specie avesse sempre leffetto di aumentare il livello di attivazione dellanimale, allo scopo di predisporre lorganismo allazione, risposta evolutivamente adattiva. Secondo la teoria classica dellapprendimento, qsta aumentata attivazione aumenterebbe la probabilit di comparsa delle risp apprese o abituali ma limiterebbe la probabilit di comparsa di risp nuove o non adeguatamente apprese. Ma gli effetti dati dalla presenza di altri non sono universali, insufficiente una spiegazione solo fisiologica, bisogna considerare anche i fattori cognitivi e attentivi e non sottostimare il significato sociale inerente alla presenza di una o + persone. MONTEIL e HUGUET avanzarono lipotesi che nella misura in cui la presenza di altri aumenta il livello di attivazione, dovrebbe comportare un restringimento dellambito attentivo. Nel caso di compiti semplici qsto restringimento potrebbe avere effetti positivi poich gli indizi rilevanti sono poco numerosi e facilmente controllabili. Nel caso di compiti + complessi, in cui la presenza di numerose variabili pu richiedere spostamenti repentini dellattenzione, una visione focalizzata tende ad interferire con la prestazione. Hanno esaminato leffetto che la presenza di altri sogg produce nel compito di Stroop. Esso richiede ai sogg di indicare il nome del colore dellinchiostro di una serie di parole scritte. E un compito semplice, ma in alcuni casi la parola ha un significato neutro e coerente con il colore reale dellinchiostro; in altre prove il significato della parola incoerente con il colore. In qste ultime prove il tempo di risp dei sogg + lungo. Secondo i 2 autori linterferenza al compito di Stroop si riduce in presenza di altre persone. E come se la presenza dellaltro induca il sogg a concentrarsi di + nel compito di denominazione assegnato e a escludere dalla mente gli effetti potenzialmente confusivi dei significati delle parole.Un aspetto interessante dei risultati che si assuma che lattenzione al significato costituisca la risp dominante o abituale. Quindi la facilitazione sociale riguarda la risp non dominante, di denominazione cromatica. Un altra spiegazione dei fenomeni di facilitazione sociale ipotizza che la prestazione in compiti sociali sia determinata dalle aspettative su di s e dal confronto sociale, reso possibile dalla presenza di unaltra persona impegnata nello stesso compito. In compiti semplici le aspettative di riuscita dovrebbero essere alte e amplificate dalla presenza di un termine di confronto sociale. In presenza di compito difficili le aspettative di riuscita saranno + basse e verranno rese + basse in situazioni di confronto sociale. 1.2: Due teste sono davvero meglio di una? Un tecnico agricolo francese MAX RINGELMANN domand a studenti di agraria di tirare una corda collegata ad un dinamometro per registrare la forza esercitata. Gli studenti tiravano da soli o in gruppi di varie dimensioni. Bench maggiore era il numero di individui che tiravano, maggiore era la forza esercitata, Ringelmann scopr che la forza non aumentava in modo proporzionale allampiezza el gruppo. Sembra che una parte ella forza congiunta degli individui scomparisse a qualche punto del processo. Fra tutti i tipi di compiti sulla base dei quali gli psicologi sociali hanno cercato di valutare la prestazione relativa degli individui e dei gruppi, i + popolari sono stati quelli che comportano la soluzione di problemi logici. SHAW fece uno dei primi esperimenti: met dei suoi sogg lavorarono individualmente e met erano assegnati a caso a gruppi di 4 persone. Nella quota di individui e di gruppi che furono in grado di risolvere i problemi, i gruppi erano superiori. Tuttavia qsti impiegarono una quantit di tempo superiore. Qsta diff quando viene tradotta in minuti per persona, diventa piuttosto importante.

1

I tipi di compiti considerati fino ad ora erano di tipo convergente e in essi esiste una risp oggettivamente corretta. Come si comportano i gruppi in attivit + aperte che richiedono creativit ed immaginazione? Uno di qsti compiti il brainstorming, una tecnica per produrre idee. Lessenza di qsta tecnica che gli individui cercano di escogitare il > numero possibile di soluzioni per il problema che hanno di fronte. Si potrebbe pensare che i gruppi interattivi siano molto abili in qsto tipo di attivit, poich hanno una base comune + ampia di idee originali da cui attingere, oltre alla stimolazione reciproca che i membri del gruppo dovrebbero essere in grado di realizzare. In realt le cose non vanno cos. TAYLOR, BERRY e BLOCK assegnarono ad individui e a gruppi 3 problemi di breinstorming da risolvere. Anche se i gruppi interattivi superarono facilmente lindividuo medio nel numero di idee prodotte, quando quegli individui venivano raggruppati a caso in aggregati statistici, qsti gruppi statistici erano di gran lunga migliori dei gruppi reali, anche nella qualit. Il brainstorming davvero utile quando viene eseguito prima in privato, usando successivamente il gruppo di interazione come un luogo di discussione pubblico per combinare e valutare qste idee prodotte individualmente. 1.3: Produttivit potenziale e produttivit effettiva: le teoria del deficit di gruppo Qsti risultati sulla prestazione del gruppo mostrano un quadro confuso. Uno dei tentativi + famosi di portare ordine in qsta complessit stato la teoria dei processi e della produttivit di gruppo di STEINER. Egli inizia dicendo che la prestazione osservata di un gruppo in un compito sar determinata da 3 fattori: 1. le richieste del compito; 2. le risorse del gruppo; 3. il processo per mezzo del quale il gruppo interagisce per eseguire il compito. I vari tipi di compito che i gruppi devono affrontare possono essere classificati sulla base di numerosi criteri: Al livello + elementare essi possono essere divisibili o unitari: ossia possono essere divisi in sottocompiti ciascuno dei quali viene svolto da un individuo diverso oppure sono compiti complessivi che possono essere solo realizzati in toto o non realizzati. Il secondo criterio leventualit che siano massimizzanti o ottimizzanti: lo scopo del compito quello di raggiungere una quantit o velocit massime(massimizzante) o la corrispondenza con qualche standard predeterminato(ottimizzante). I compiti possono essere additivi: i contributi sono aggregati come nel brainstorming; Disgiuntivi: dove si richiede una decisione o-o tra diversi contributi; Congiuntivi: dove tutti devono completare il compito; Discrezionali: dove i gruppi possono decidere come vogliono il modo di eseguire il compito. In un mondo perfetto, le risorse del gruppo corrisponderebbero sempre alle richieste del compito in modo tale che il compito possa essere eseguito con successo. STAINER dice ke qsto scenario rappresenta la produttivit potenziale massima del gruppo. Il metodo usato per determinare la produttivit potenziale dipende dalla natura del compito: 1.Compiti additivi: somma dei contributi individuali massimi; 2.Compiti disgiuntivi: la soluzione sar raggiunta quando un membro del gruppo indovina la risp, quindi la produttivit potenziale equivalente alla probabilit di trovare qualcuno nel gruppo che sia in grado di risolverlo. Per calcolare qsto bisogna sapere quanti individui nel gruppo sono in grado di risolvere il problema. Ne deriva: Pg = 1- Qn * Pg dove Qn la quantit di individui che non riescono a risolvere il problema. Qsta la proporzione teorica dei gruppi che sono in grado di risolvere il problema e rappresenta la loro produttivit potenziale in tale compito. STEINER afferma che la produttivit effettiva di un gruppo di solito non riesce a raggiungere la sua produttivit potenziale. Ci accade perch i gruppi raramente sono in grado di utilizzare completamente le risorse; si verificano spesso perdite dovute a processi interni al gruppo che impediscono di raggiungere la produttivit massima: Produttivit Max= Produttivit Potenziale perdite dovute a processi imperfetti. Alcuni processi imperfetti sono semplici da identificare: Problemi di coordinamento : x es nel tiro della fune. Dinamiche sociali tra i membri : influenza di processi di confronto sociale, imbarazzo, ecc. Calo della motivazione : quando gli individui si trovano in un gruppo non si impegnano allo stesso modo di quando sono da soli. Attraverso vari studi stato mostrato che la mancanza di impegno semplicemente in funzione del fatto di credere di svolgere un compito assieme ad altri. Latan e altri definirono qsta apparente diminuzione di impegno nei gruppi inerzia sociale o social loafing. KARAU e WILLIAMS hanno identificato una serie di condizioni nelle quali il social loafing scompare e alcune condizioni fanno pensare allesistenza di un effetto addirittura opposto chiamato laboriosit sociale, social labouring, di aumentato impegno individuale in compiti di gruppo. I 2 fattori cruciali che promuovono il social labouring sono limportanza del compito e la salienza del gruppo agli occhi dei suoi membri. Altre variabili che ridurrebbero linerzia sociale sono la possibilit per il gruppo di essere valutato e la cultura nella quale viene intrapreso lo studio. Qste caratterizzazioni suggeriscono che le perdite di processo nei gruppi non costituiscono un fenomeno inevitabile e che lequazione di Steiner che lega la produttivit reale e quella potenziale dovrebbe essere integrata dai guadagni di processo. 1.4: Due teste sono realmente meglio di una: i benefici del lavorare in gruppo

2

Per STAINER i collaboratori costituiscono un impedimento a raggiungere il vero potenziale del gruppo. Per LATANE lindividuo una specie di economizzatore di sforzo, intento a cavarsela con il minimo investimento compatibile con lacquisizione di un livello sufficiente si prestazione di gruppo. La soluzione alla riduzione di produttivit che si evidenzia nei gruppi risiede nellaumento degli incentivi nei confronti dei contributi individuali e nella riduzione contemporanea dei costi necessari per farlo. Non avrebbe senso negare che le motivazioni e gli incentivi individuali giochino un ruolo nel determinare il comportamento dei singoli come membri del gruppo. Qste spiegazioni misconoscono la possibilit che la motivazione delle persone possa derivare da fonti sociali e che i gruppi siano in grado di pervenire a qualche forma di valore aggiunto combinando contributi individuali in schemi che non sono prevedibili. I motivi per cui si verifica un deficit di gruppo sono in sostanza 3: 1. Quando si hanno dei compiti banali da eseguire non c la necessit di integrare i vari contributi. Le cose sarebbero diverse se si utilizzassero compito + complessi e quindi + coinvolgenti, soprattutto se qsti compiti richiamano la necessit di unintegrazione dei contributi dei membri del gruppo. Le prove empiriche raccolte da numerose e diverse fonti confermano tutte lesistenza di un simile effetto facilitante sulla prestazione di gruppo. SHAW e ASHTON trovarono delle prove riguardo a ci che chiamarono assembly bonus effects (vantaggi del gruppo) usando un compito di soluzione di un cruciverba. Utilizzando cruciverba semplici qsti ricercatori non hanno osservato alcuna differenza tra le prestazioni osservate e quelle previste, ma con un cruciverba + difficile i gruppi furono migliori del previsto. I membri di un gruppo possono sentirsi incoraggiati a superare il proprio sforzo individuale se percepiscono che la prestazione delle persone che collaborano con loro ad un compito comune meno brillante della loro. In tal caso possono sentire il bisogno di compensare linsufficienza dei loro collaboratori. Perch qsta compensazione sociale avvenga import che i membri del gruppo percepiscano che il compito sufficientemente significativo. Ci stato dimostrato da WILLIAMS e KARAU ricorrendo ad un compito di brainstorming. A met sogg dissero che sarebbero stati coinvolti in un importante compito cognitivo, allaltra met invece, che sarebbero stati impegnati in un compito banale. Nella met dei casi i sogg affrontarono il compito con un collaboratore che si professava molto abile o per niente abile, a seconda delle condizioni. Quindi una met dei sogg eseguiva il compito in condizioni di azione congiunta; laltra met lavorava in gruppo, limitandosi a raccogliere idee. Nella condizione in cui il compito non era molto significativo, si verificava un effetto di social loafing, indipendentemente dallabilit percepita dei sogg coinvolti. Quando il compito era reso importante limpegno di coloro che erano stati messi in squadra con persone poco abili era sensibilmente maggiore nella condizione di compito collettivo rispetto a quella di mera azione congiunta. La compensazione era attuata dal membro +abile. E anche possibile che in alcuni tipi di compito, specie quelli che richiedono resistenza fisica, i membri del gruppo meno abili possano migliorare il loro contributo fino a raggiungere il livello del membro + abile, purch tale livello non si discosti troppo dal loro. Qste diverse forme di compensazione sociale suggeriscono che se i compiti di apprendimento sono organizzati in attivit cooperative in cui i diversi studenti sono reciprocamente interdipendenti per il raggiungimento di un obiettivo comune, allora la presenza di un mix di abilit nel gruppo potrebbe non avere effetti negativi sulla prestazione reale. 2. Quando c poca salienza del compito, ci creano dei gruppi artificiosi dove non si crea unidentit sociale . In gruppi artificiali, di solito, linterazioni fra membri scarsa o del tutto nulla e spesso manca un obiettivo esplicito di gruppo da raggiungere. Lassenza di tutti qsti fattori indica che la possibilit per i membri del gruppo di sviluppare una qualsiasi identificazione con esso minima. La teoria dellidentit sociale di TAJFEL assume che una componente importante della concezione che le persone hanno di s, della propria identit e del proprio valore, derivi dalla loro appartenenza a gruppi. Il prestigio sociale di qsti gruppi, la qualit apparente della loro prestazione e il grado di favore con cui sono percepiti allesterno si riflettono nelle valutazioni ei membri rivolte a se stessi. Quindi lavoreranno + duramente a favore del gruppo se, cos facendo, potranno migliorarne la posizione rispetto ad altri gruppi. HARKINS e SZYMANSKI fecero a tale proposito un esperimento utilizzando il brainstorming. Hanno messo a confronto la prestazione di sogg che credevano che il loro contributo individuale sarebbe stato verificato e sogg che pensavano che la valutazione avrebbe interessato solo il contributo complessivo del gruppo. A met sogg venne detto che avrebbero confrontato la loro prestazione con un termine di paragone costituito o dalla prestazione media di altre persone o dalla prestazione media di altri gruppi. Secondo la teoria di Tajfel, la presenza di un confronto intergruppi avrebbe dovuto accrescere il livello di identificazione con il compito del gruppo e avrebbe dovuto motivare i membri a lavorare di + per portarlo a termine. Infatti fu cos, il risultato ottenuto da qsti sogg era il + alto di tutte le condizioni sperimentali. WORCHEL e colleghi fecero un asperimento: i sogg della ricerca lavoravano dapprima ad un compito individuale. Poi met dei sogg veniva fatto lavorare al compito di gruppo in presenza di un altro gruppo che per ipotesi avrebbe rafforzato lidentificazione con il gruppo. Laltra met lavorava in gruppo senza esser affiancata da altri. In una met dei casi, la salienza dellidentit di gruppo veniva rafforzata dando un nome al gruppo e facendo in modo che tutti i membri indossassero un camice dello stesso colore;nellaltra met i camici erano di colori differenti. RISULTATI: i sogg lavoravano in modo maggiore in presenza di un gruppo esterno e il loro impegno era massimo quando indossavano lo stesso camice e quando qsto era diverso da quello dei membri del gruppo esterno. Ci dimostra lesistenza di un social labouring in un compito di gruppo in cui non era possibile valutare il contributo individuale e in cui i membri del gruppo erano meno identificabili perch indossavano un camice dello stesso colore.

3

3. I dati derivano quasi tutti da culture occidentali, individualistiche e + indipendenti dal gruppo. I membri di cultureindividualistiche aspirano solitamente a conservare una certa indipendenza dal gruppo e sono inclini a perseguire obiettivi personali, spesso in competizione con altri. Le cultura orientali invece sono collettivistiche, i membri di qsti gruppi tendono a sviluppare un forte attaccamento ai diversi gruppi ai quali appartengono. Nella misura in cui lobiettivo del gruppo ben definito, esso tende ad essere interiorizzato e perseguito soprattutto nelle culture collettivistiche in cui i cali di prestazione costituiscono un evento eccezionale. 2: Processi decisionali di gruppo 2.1: Caratterizzare il processo di gruppo: la teoria degli schemi di decisione sociale Quando la produttivit effettiva non riesce a raggiungere quella potenziale, si suppone la presenza di qualche fattore interferente. Possiamo solo azzardare unipotesi su quale possa essere qsto fattore e sul processo. Ci accade perch losservazione diretta dei gruppi pu esser difficile e spesso produce dati complessi difficili da interpretare. Un modo per evitare qsta difficolt stato proposto da DEVIS: il metodo quello di condurre numerosi esperimenti sul pensiero in cui si immaginano tutti i modi diversi in cui i gruppi potrebbero lavorare ad un compito particolare. Qsti sono formulati come modelli di regole di decisione differenti. Poi si introducono in qsti modelli informazioni sulle abilit degli individui nel completare il compito o parte di esso. Qste info possono essere ipotetiche o basate su dati precedentemente raccolti. Poi si calcolano i risultati probabili dei diversi modelli. I risultati sono posti a confronti con i risultati effettivi. Si suppone che il modello di decisione utilizzato dal gruppo sia quello che meglio corrisponde al pattern di dati osservato. ESEMPIO: immaginiamo un gruppo di 3 individui che tenta di risolvere un problema con ununica soluzione. Facciamo finta che si siamo 3 tipi di individui nella popolazione: - Y1: coloro che sono capaci di risolvere il problema; - Y2: gli individui che consono capaci di risolverlo ma se vedono la soluzione corretta sono in grado di riconoscerla; - Y3: le persone che n sono in grado di riconoscere la soluzione se la vedono, n sono in grado di trovarla. Le varie combinazioni sono in tutto 10. Pensiamo ora ai modi in cui il gruppo potrebbe giungere ad una decisione sulla soluzione del problema. Prendiamo 3 regole comuni che operano nei gruppi: il trionfo della verit: prevarr sempre una soluzione corretta dimostrabile; la regola della maggioranza; il verdetto unanime. Successivamente determiniamo se ciascuna delle dieci permutazioni dei membri del gruppo potrebbe o meno risolvere il problema in ciascuna delle 3 regole di decisione supposte sopra. Dopo dobbiamo fare qualche ipotesi sulla distribuzione dei nostri 3 tipi di individui nella popolazione e sulla probabile composizione dei nostri gruppi. A qsto punto facile calcolare le probabilit teoriche previste di raggiungere una soluzione con ciascuna delle regole di decisione. (per il trionfo della verit, 5 tipi di composizione di gruppo su 10 risolvono il problema, quindi la probabilit di raggiungere la soluzione corretta di 0.6. Per la regola della maggioranza 5 tipi di composizione trovano la soluzione, quindi la probabilit 0.5. Per il verdetto unanime solo 3 tipi di gruppo raggiungono la soluzione quindi la probabilit sar 0.3. LAUGHLIN parla di modello della prevalenza della verit convalidata da terzi, ovvero la risp giusta prevarr in un gruppo solo se almeno 2 membri la difendono. Corrisponde al modello della regola maggioritaria. Un unico individuo che suggerisce la risp esatta meno efficace, lo si pu aver quando gruppi molto piccoli devono occuparsi di compiti molto difficili. 2.2: Le decisioni degli individui e dei gruppi sono diverse? STONER nei suoi esperimenti usava come sogg degli studenti di economia. Domand a ciascuno di loro di esprimere giudizi su alcuni ipotetici dilemmi sociali. Ciascuno di essi richiedeva 2 corsi dazione, uno dei quali comportava un rischio + elevato ma aveva anche un risultato+ desiderabile. Ai sogg fu chiesto di valutare quale era il livello di rischio + bassi che erano disposti ad accettare consigliando ogni volta al sogg lalternativa + rischiosa. I sogg venivano poi riuniti a caso in gruppi con il compito di raggiungere una decisione unanime su ciascuno dei dilemmi che avevano considerato individualmente. Stoner not che le decisioni di gruppo erano + rischiose della media delle decisioni individuali precedenti alla discussione di gruppo. Qsti risultati furono replicati da altri autori i quali stabilirono che qsti spostamenti nellopinione del gruppo venivano interiorizzati perch ricomparivano quando si domandava ai sogg di esprimere ancora una volta le loro opinioni individuali dopo la discussione di gruppo. Dopo molti altri esperimenti risultarono evidenti il ruolo di 3 fattori: 1. il cosiddetto spostamento verso il rischio dovrebbe essere definito polarizzazione: i gruppi sembrano spostarsi dal punto neutro della scala verso il polo che era preferito inizialmente dalla media delle scelte individuali. 2. lampiezza dello spostamento dovuto alla polarizzazione di gruppo era correlata con la posizione iniziale media degli individui nella scala. Pi un gruppo estremo allinizio,+ estremo sembra diventare. 3. gli effetti della polarizzazione non sono limitati ai dilemmi di scelta ideati.

4

Va aggiunto per che quasi tutti qsti studi vennero fatti in laboratorio, quindi le decisioni non avevano conseguenze reali. In quei pochi studi effettuati sui processi decisionali di gruppi reali, la polarizzazione non era sempre molto visibile. SEMIN e GLENDON hanno osservato che lelemento che distingue la maggior parte dei corpi decisionali reali dai gruppi di laboratorio che i primi sono molto + stabili, hanno una storia e un futuro. Ci significa che molto + probabile che i gruppi decisionali reali sviluppino una struttura interna, che adottino procedure convenzionali e stabiliscano delle norme sugli argomenti oggetto di decisione, tutti fattori che ostacolano la comparsa di una polarizzazione. Pu accadere che la polarizzazione si presenti negli stadi iniziali della vita di un gruppo o quando esso affronta una situazione nuova o insolita. 2.3: Spiegazioni della polarizzazione di gruppo Come possiamo spiegare i fenomeni di polarizzazione??? Esistono 3 approcci principali a qsto problema: 1. POLARIZZAZIONE MEDIANTE CONFRONTO: secondo SANDERS e BARON,ogni argomento sul quale un gruppo deve raggiungere una decisione tende ad essere associato a numerosi valori sociali. Qsti valori daranno luogo ad una preferenza sociale iniziale per un risultato anzich per un altro. Prima della discussione di gruppo probabile che ciascun individuo tenda a percepire se stesso come + vicino a qsto risultato socialmente desiderabile rispetto ai suoi pari. Avviata la discussione di gruppo, aumentando cos la salienza dei valori sociali rilevanti, alcuni di qsti individui scoprono che la percezione iniziale era errata perch ci sono altri sogg che approvano posizioni ancora + vicine al polo socialmente valorizzato rispetto a loro. Il risultato di qsto confronto sociale quello di determinare un ulteriore spostamento dei sogg in qsta direzione al fine di presentare se stessi sotto una luce + favorevole. Il risultato che la decisione collettiva sar leggermente + estrema della media delle posizioni individuali e rappresenter + strettamente il punto di vista maggioritario nel gruppo. Lidea di fondo di qsta spiegazione dei confronti sociali che gli individui siano a conoscenza delle posizioni assunte dagli altri membri del gruppo relativamente al valore sociale dominante in questione. Di conseguenza possibile che non sia necessario discutere tali argomenti con gli altri membri per produrre polarizzazione, se le info per il confronto sociale possono essere fornite in qualche altro modo. 2. POLARIZZAZIONE MEDIANTE PERSUASIONE: secondo questo approccio il fattore causale principale che alla base della polarizzazione di gruppo costituito dallo scambio di info e dalle discussioni che precedono la decisione collettiva. BURNSTEIN e VINOKUR partono dal presupposto che su ogni argomento soggetto a discussione nel gruppo improbabile che si verifichi un equilibrio esattamente simile tra gli argomenti e le prove favorevoli o contrarie. Di solito ci sar una prevalenza in una direzione e ci dipender dai valori sociali dominanti. Allinizio ciascun individuo non avr accesso a tutti qsti argomenti e non tutti gli individui nel gruppo saranno consapevoli degli stessi argomenti. Una volta avviata la discussione, tutte qste info diverse vengono portate alla luce; ciascun individuo prende conoscenza di una quantit maggiore di argomenti a sostegno del punto di vista dominante e, anche di 1 o 2 argomenti contrari aggiuntivi. I membri del gruppo si comportano allora come elaboratori di info razionali e rispondono agli argomenti aggiuntivi e alle prove in favore del punto di vista inizialmente preferito spostando ulteriormente la loro opinione in tale direzione. Se ci che causa polarizzazione il contenuto persuasivo degli argomenti anzich i confronti tra se stessi e gli altri, allora dovrebbe essere possibile produrre spostamenti di opinioni anche quando gli individui non sono in grado di inferire opinioni degli altri, purch gli argomenti rilevanti che emergono siano sufficientemente persuasivi. Invece, anche se i sogg conoscono la posizione degli altri su un determinato argomento, a meno che non siano esposti ad argomenti sufficientemente vari e convincenti, non dovrebbero mostrare polarizzazione. BURNSTEIN e VINOKUR idearono 2 esperimenti: o inizialmente i sogg rispondevano a dilemmi di scelta da soli, poi discutevano qsti stessi in gruppo e in seguito registravano le loro opinioni individuali successive. Tuttavia ogni individuo aveva il compito di sostenere un punto di vista fornito dallo sperimentatore. In qsto modo i confronti sociali divenivano impossibili poich gli individui non avevano modo di esprimere le loro reali opinioni. Nella met dei gruppi veniva richiesto a tutti di sostenere il proprio punto di vista; laltra met doveva difendere una posizione contraria a ci che credeva. Gli autori ipotizzarono che gli individui avrebbero parlato meno sarebbero stati meno convincenti quando dovevano sostenere qualcosa in cui non credevano veramente. o Gli autori informarono i sogg che ciascuno aveva ricevuto la consegna di difender opinioni esattamente contrarie alle proprie. A qsto punto i confronti sociali erano possibili poich gli individui potevano inferire le posizioni vere degli altri capovolgendo qualsiasi cosa avessero detto. Tuttavia, gli argomenti prodotti in qsto caso non avrebbero potuto essere molto coerenti o persuasivi poich, come nella met dei gruppi nel primo esperimento, i sogg dovevano giocare il ruolo di avvocato del diavolo.La polarizzazione ha avuto luogo nella condizione dellesperimento1, dove i confronti erano impossibili ma i membri el gruppo potevano essere persuasivi. Nella condizione 2 la polarizzazione era assente. 3. POLARIZZAZIONE COME DIFFERENZIAZIONE INTERGRUPPI: qsto approccio chiama in causa come processo decisivo lidentificazione col gruppo. Prendendo spunto dalla teoria dellautocategorizzazione di Turner, WETHERELL sostiene che quando un gruppo mostra polarizzazione, i membri cercano di adeguarsi alla posizione normativa che considerano prototipica per il loro ingroup. Quando la situazione rende + importante la loro identit di ingroup

5

allora + probabile che le norme rilevanti dellingroup diventino + estreme per essere differenziate +facilmente dalle norme delloutgroup, e la polarizzazione allinterno del gruppo sar rafforzata. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE SULLA POLARIZZAZIONE DI GRUPPO: La teoria del confronto sociale + efficace per spiegare la polarizzazione che avviene in campi dove sussistono poche opportunit di intraprendere una discussione o scambiare opinioni, ma dove ci sono, nonostante tutto info disponibili sul modo di comportarsi socialmente appropriato e sul comportamento reale degli altri. Nei compiti di discussione verbale lapproccio degli argomenti persuasivi mostra in modo convincente che il contenuto dei sms a determinare lampiezza della polarizzazione e non le posizioni assunte da coloro che inviano il sms. Tutte e due gli approcci sembrano + applicabili quando si conosce inizialmente poco degli altri membri del gruppo o quando la decisione che si prende nuova. Lessenza del terzo approccio che i membri del gruppo hanno una certa conoscenza degli attributi principali e degli atteggiamenti normativi caratteristici del loro gruppo e tendono ad avvicinarsi quando la loro appartenenza ad un gruppo diventa saliente o minacciata. Non esiste un modo migliore di qta prospettiva dellidentit sociale per spiegare la polarizzazione prodotta dagli argomenti dellingroup o delloutgroup. Tuttavia, per quanto qsti effetti intergruppi siano efficaci, meno facile immaginare come potrebbero entrare in gioco in una giuria dove non c un outgroup visibile rispetto al quale definire la norma prototipica dellingroup. Nella > parte delle situazioni di presa di decisioni nel mondo reale sono presenti in una certa misura tutti e 3 i tipi di processi. 2.4: La qualit del processo decisionale: Quando difficile stabilire i risultati di un processo decisionale, possibile valutare il processo stesso che li ha prodotti. JANIS analizz alcune decisioni in materia di politica estera prese negli Stati Uniti tra il 1940 e il 1980 e giunse alla conclusione che nei casi in cui le cose andarono male per i decisori, il processo decisionale presentava 5 caratteristiche: Il gruppo che prendeva la decisione era molto coeso; Il gruppo era anche isolato da info provenienti dallesterno; Di rado coloro che prendevano le decisioni cercarono alternative per valutare i rispettivi vantaggi; Il gruppo era spesso sottoposto allo stress di dover raggiungere una decisione in fretta; Il gruppo era dominato quasi sempre da un leader direttivo. Secondo Janis in un gruppo qste condizioni producono forti pressioni verso il conformismo e sono qste tendenze a cercare laccordo che portano a decisioni imperfette, ci che egli definisce pensiero di gruppo. Quali sono i sintomi del pensiero di gruppo? 1. E probabile che un gruppo molto coeso eserciti delle pressioni sui devianti affinch si conformino al punto di vista comune. 2. Lillusione di unanimit e correttezza : se tutti si mostrano daccordo su un argomento allora qsto pu portarci a concludere che qsto punto di vista lunico valido. Ci pu ostacolare qualsiasi ricerca creativa di altre opinioni ridicolizzandone le fonti. 3. Formazione di stereotipi negativi sugli outgroup. JANIS sostiene che un tale insieme di sintomi lopposto di ci che dovrebbe caratterizzare il buon processo decisionale, cio il calcolo razionale delle opzioni possibili alla luce di tutte le prove disponibili. Egli ha posto a confronto alcuni esempi di decisioni risoltesi in fiaschi perch espressione di un pensiero di gruppo, e altri eventi nel quali i gruppi avevano messo in atto una decisione + vigile. In qsti ultimi casi, limpressione che il leader avesse adottato un ruolo + neutrale, incoraggiando lespressione di punti di vista divergenti e addirittura nominando esperti indipendenti che facessero da avvocati del diavolo. PETERSON ha confrontato il modo di operare dei gruppi manageriali di 7 importanti organizz in periodi di successo e di recessione. La prestazione economica efficace tendeva ad essere associata ad un team di gestione + coeso e ad un direttore generale forte. Ci va contro quello detto da Janis. La FLOWERS ha creato dei gruppi dotati di coesione elevata e bassa che contenevano un leader addestrato ad usare uno stile partecipativo e non direttivo o un approccio direttivo e orientato al compito. Vide che il livello di coesione non aveva alcun effetto sia sul numero delle differenti soluzioni proposte, sia sulla gamma degli elementi considerati nel raggiungere una decisione. Viceversa, lo stile della leadership era importante. Con i leader aperti e non direttivi, il gruppo produceva + soluzioni ed esaminava una quantit maggiore di info. Gli esperimenti che hanno evidenziato effetti deleteri dovuti alla coesione di gruppo sulla qualit del processo decisionale sono estremamente rari e anche allora qsti effetti potrebbero essere dovuti alla presenza di fattori aggiuntivi, ad esempio una certa minaccia allidentit di gruppo. VINOKUR e colleghi trovarono limportanza del leader e la relativa non importanza della coesione in alcuni studi da loro effettuati. Come fare per evitare i rischi potenziali di una presa di decisione collettiva?? Bisogna individuare procedure capaci di ottimizzare la partecipazione effettiva di tutti i membri del gruppo in modo da assicurare il contributo massimo possibile di idee e info rilevanti. Sono importanti 3 fattori: 1. Lo stile adottato dal leader: un leader troppo direttivo che impone troppo il suo punto di vista, che scoraggia lespressione di opinioni alternative e di critiche, tende ad essere controproducente.

6

2. Il livello di coesione del gruppo: a differenza di quanto ha detto Janis, la coesione o non ha effetto sulla qualit della3. decisione, oppure associata a un migliore processo decisionale. I gruppi tendono a cercare di modi per ridurre la tendenza delle info non condivise a restare nascoste.

CAP 6: CONFLITTO TRA GRUPPI E COOPERAZIONE Non possibile separare i fenomeni intergruppi da ci che accade allinterno del gruppo. Per diverso tempo si creduto che fenomeni come lo scontento e la protesta sociale, si originassero da eventi frustranti attuali o passati. Si riteneva che la frustrazione conducesse a manifestazioni aggressive diversificate nei confronti della fonte frustrante o, + frequentemente, nellindividuazione di un capro espiatorio. Accanto a qsta visione della frustrazione come deprivazione assoluta di bisogni privati, emersa unipotesi alternativa che vede in essa uno stato di deprivazione relativa. Lidea di fondo che le persone esprimano scontento non necessariamente perch hanno fame o sono povere, ma perch si sentono + affamate o + povere di quel che dovrebbero essere. Le diverse forme di comportamento intergruppi, competitive e cooperative, possono essere considerate come un modo con cui le persone reagiscono agli interessi reali o percepiti del proprio gruppo. Quando qsti interessi risultano incompatibili con quelli di un altro gruppo, quando ci di cui il gruppo esterno alla ricerca va a discapito dellingroup, tende a prodursi antagonismo e discriminazione reciproca. Quando invece gli interessi sono concordanti ed entrambi i gruppi lavorano per raggiungere un obiettivo comune, la relazione tende ad essere + amichevole. La relazione fra gli obiettivi dei gruppi costituisce una determinante importante del comportamento intergruppi. 1: Deprivazione e scontento sociale Il pregiudizio va considerato come il mantenimento o lespressione di atteggiamenti dispregiativi, di emozioni negative o di condotte discriminatorie nei confronti dei membri di un gruppo esterno motivati dallappartenenza di qste persone a quel gruppo esterno. 1.1: Frustrazione, pregiudizio e aggressivit intergruppi Secondo DOLLARD la presenza del comportamento aggressivo presuppone sempre lesistenza della frustrazione e lesistenza della frustrazione conduce sempre a forme di aggressivit. Con il termine di frustrazione sintende ogni interferenza con il soddisfacimento di un bisogno elementare che produce un aumento di attivazione (arousal) e unistigazione ad aggredire. Tale energia aggressiva deve essere spesa per rimuovere la fonte dellinterferenza. Spesso laggressivit non pu dirigersi alla fonte reale della frustrazione e viene allora spostata verso un obiettivo diverso. Essa si manifesta perch l individuo che subisce la frustrazione pu aver appreso delle inibizioni contro lattacco ad un bersaglio + forte o perch la vera fonte della frustrazione non immediatamente disponibile. Laggressivit deve comunque trovare uno sbocco e viene cos spostata su bersagli sostitutivi, di solito quelli nei confronti dei quali esistono meno inibizioni perch sono ritenuti + deboli o meno capaci di reagire, ad esempio i membri di qualche gruppo di minoranza. Secondo unanalisi fatta da Dollard e colleghi, relativa alla crescita dellantisemitismo in Germania, Hitler trov un pubblico cos ricettivo nei confronti delle sue idee razziste a causa del decennio precedente di frustrazioni causate dal crollo delleconomia tedesca degli anni 20. Altri tentativi compiuti per verificare la validit di qsta spiegazione del giudizio come ricerca di capro espiatorio hanno incontrato un successo solo parziale. I problemi legati alla teoria della frustrazione-aggressivit sono diversi: Uno dei problemi della spiegazione basata sullo spostamento la difficolt nel prevedere con qualche certezza quale bersaglio verr scelto come capro espiatorio. MILLER sugger che gli individui avrebbero scelto bersagli che non fossero n troppo simili n troppo diversi dalla fonte reale della frustrazione. La frustrazione non n necessaria n sufficiente per determinate laggressivit . BARKOWITZ ripropone cos una riformulazione della teoria. Il primo cambiamento importante da lui suggerito stato quello di sottolineare limportanza che hanno gli indizi relativi alla situazione nel liberare laggressivit prodotta dalla frustrazione. Qsti indizi sono stimoli presenti nellambiente sociale che erano stati associati allaggressivit in passato. Il capro espiatorio che viene scelto + facilmente un outgroup che i membri dellingroup avevano associato in precedenza al conflitto o allantipatia. Barkowitz ampli il significato di frustrazione fino ad includervi un elemento soggettivo o cognitivo: la frustrazione non solo un determinato stato di deprivazione oggettiva, ma anche la presenza di fattori che ostacolano le aspettative degli individui, lidea di essere deprivati. Alla fine la causa generale dellaggressivit non di per s la frustrazione, ma gli eventi contrari in generale. C il problema di tradurre gli stati di frustrazione dei singoli individui in atti di aggressivit collettivi. La teoria della frustrazione-aggressivit implica che ogni volta si verifichi unesplosione di pregiudizio o di scontento ci che

7

accade che diverse centinaia di persone sperimentano allo stesso tempo il medesimo stato emotivo di rabbia e scelgono insieme gli stessi bersagli per scaricare tale rabbia. Il modellamento e la selettivit dellantagonismo intergruppi suggeriscono che oltre alla semplice rabbia degli individui coinvolti, devono essere implicati anche fattori come le norme sociali e gli scopi collettivi. Raramente il conflitto tra gruppi guidato da una qualsiasi strategia premeditata da parte dei membri coinvolti, piuttosto una faccenda irrazionale. Osservazioni fatte da FOGELSON suggeriscono che i rivoltosi mantengono un certo grado di controllo cognitivo che incompatibile con lidea presente nella teoria della frustrazione-aggressivit che tali eventi siano causati dallesplosione di rabbia negli individui. La teoria incapace di spiegare o predire comportamenti positivi , come lamicizia o la collaborazione, nelle relazioni intergruppi.

1.2: Deprivazione relativa e disagio sociale La deprivazione non una condizione assoluta ma sempre relativa a qualche norma che stabilisce ci che viene ritenuto accettabile. Il punto fondamentale della teoria della deprivazione relativa che gli individui diventano scontenti e ribelli quando percepiscono lesistenza di una discrepanza tra lo standard di vita di cui godono e quello di cui credono di dover godere. Secondo GURR proprio la deprivazione relativa a costituire la forza motrice della violenza collettiva. +il divario ampio, maggiore la probabilit di disagio. Altri studiosi hanno fatto notare che esiste un altro tipo di deprivazione che deriva dalla percezione da parte degli individui delle fortune del proprio gruppo. Uno di qsti RUNCIMAN che suggerisce che nei movimenti collettivi il fattore + importante la sensazione che lingroup sia deprivato in rapporto a qualche standard desiderato. Egli definisce qsto fenomeno come deprivazione fraternalistica per distinguerla dallaltra forma di deprivazione egoistica. Cosa d origine alla deprivazione relativa?? A livello generale la deprivazione relativa causata da uno scarto tra le aspettative e i risultati. Le aspettative sono coinvolte nel sostegno che i singoli individui danno al cambiamento sociale. Ma cosa determina le aspettative degli individui?? Un fattore possibile lesperienza passata. DAVIES dice che gli individui tendono a fare previsioni sulla base delle proprie esperienze recenti di benessere o di povert e ad aspettarsi che il futuro sia simile. Egli propose lipotesi della curva J: + probabile che le ribellioni avvengano non dopo un periodo di deprivazione prolungata, ma dopo un periodo in cui lo standard di vita generale aumentato per vari anni e successivamente ha mostrato un declino improvviso. Qsto declino improvviso dopo un periodo di prosperit produce lo scarto tra gli standard di vita reali quelli desiderati che determina la deprivazione relativa. La teoria di Davis ha ricevuto solo in parte conferma empirica. Se il confronto con il passato non sempre genera una frustrazione delle aspettative, il contatto con altri gruppi pu costituire una fonte di deprivazione assai + potente. VANNEMAN e PETTIGREW presero in esame un campione di 1000 cittadini bianchi con diritto di voto e cercarono di capire in che misura essi sentivano di stare meglio o peggio, sul piano economico, rispetto ad altri bianchi simili a loro (deprivazione egoistica) e rispetto ai neri (deprivazione fraternalistica o collettiva). I sogg con maggiore pregiudizio erano i collettivamente deprivati o quelli egoisticamente e collettivamente deprivati. I sogg che sperimentavano solo deprivazione egoistica non esprimevano particolari pregiudizi, poich il loro scontento riguardava la loro sorte personale e non si mescolava ad uninsoddisfazione di gruppo, non si traduceva neanche in un pregiudizio intergruppo. Se c un gruppo che ha tutto il diritto di sentirsi relativamente deprivato, qsto quello delle donne. Nonostante lavvenuta promulgazione di leggi sulla parit, le donne continuano a guadagnare meno degli uomini e ad esser concentrate nelle professioni di minore prestigio. Qsta disparit persiste passando alla sfera domestica, nella quale le donne svolgono di solito la maggioranza delle incombenze domestiche anche quando lavorano come il partner. Anche se il livello generale di deprivazione relativa delle donne non cos alto, in quelle donne che sentono liniquit della loro posizione qsto sentimento tende a tradursi in un desiderio di modificare le cose. Alcuni autori in uno studio hanno riscontrato che il senso di deprivazione collettivo era alimentato, almeno in parte, dalla frustrazione personale delle donne per il fatto di non aver tratto grandi vantaggi dai programmi di azione positiva sul lavoro. Qsta duplice deprivazione, egoistica e collettiva, sembra costituire uno stimolo particolarmente potente a manifestazioni di protesta. Non possiamo decidere se la deprivazione ad aver dato origine allattivit di protesta o se invece la partecipazione casuale ad azioni collettive ad aver prodotto un cambiamento di atteggiamento. La prima ipotesi stata dimostrata da uno studio in cui i ricercatori raccolsero il parere degli intervistati circa la propria situazione di lavoro un mese prima di somministrare un questionario comportamentale che andava ad indagare il loro coinvolgimento nelle attivit di sviluppo di carriera e di protesta collettiva. Mentre i sentimenti di scontento personale erano associati ad un maggior numero di tentativi di cambiare lavoro e di ottenere ulteriori qualifiche e formazione, ma non erano associati alla partecipazione a forme di azione collettiva, i sentimenti di scontento collettivo erano fortemente correlati alla partecipazione a programmi di azione positiva a sciopero e solo poco associati alla partecipazione a programmi di sviluppo. Tutti qsti studi hanno individuato una correlazione fra deprivazione relativa e scontento sociale. La teoria della deprivazione relativa consente di capire meglio quando e dove lo scontento sociale pu sorgere. Dopo la sua formulazione essa ha ricevuto alcune specifiche: La deprivazione relativa necessita di una forte identificazione con il gruppo;

8

Limportanza della consapevolezza di poter determinare un cambiamento : per quanta rabbia possano provare, se i membri di un gruppo svantaggiato non vedono alcun mezzo per raddrizzare le cose, difficilmente saranno disposti a fare molto per migliorarle. La natura dellingiustizia percepita soggiace al senso di deprivazione relativa : Il senso di deprivazione relativa si ingenera dalla percezione di una discrepanza fra i risultati ottenuti e quelli attesi. Esso nasce dalla percezione di uningiustizia nella distribuzione dei beni materiali. Secondo TYLER e SMITH qsta ingiustizia distributiva talvolta ha minor rilevanza rispetto alla percezione di uningiustizia procedurale, ovvero dellidea che i metodi utilizzati per distribuire i beni materiali siano iniqui. I confronti sociali costituiscono una fonte importante di deprivazione relativa perch rappresentano spesso un modo con cui le persone valutano la loro posizione di gruppo e il loro sviluppo nella societ. Ma leffetto di qsti confronti, sentimenti di deprivazione o di gratificazione, dipende interamente dal gruppo con il quale si sceglie di confrontarsi. I primi teorici della deprivazione relativa hanno suggerito che le persone tendano a confrontarsi con persone simili a loro. Secondo MAJOR qsta tendenza spiega in parte il paradosso della lavoratrice soddisfatta: la ragione per cui le donne sembrano indifferenti di fronte a madornali disuguaglianze retributive che tendono a confrontarsi con altre donne anzich con uomini.

2: Comportamento intergruppi e interessi di gruppo 2.1: Scopi conflittuali e competizione intergruppi: SHERIF con la sua teoria afferma che gli attegg e il comportamento intergruppi degli individui tenderanno a riflettere gli interessi oggettivi del proprio gruppo nel confronto con gli altri gruppi. Dove qsti interessi sono in conflitto, allora + probabile che la causa sostenuta dal loro gruppo sia incoraggiata da un orientamento competitivo nei confronti del gruppo rivale, che spesso viene esteso fino ad includere atteggiamenti preconcetti e persino un comportamento apertamente ostile. Viceversa, dove gli interessi dei gruppi coincidono, allora + funzionale per i membri del gruppo adottare un atteggiamento cooperativo e amichevole nei confronti delloutgroup. Sherif e i suoi collaboratori fecero 3 esperimenti noti come gli studi del campo estivo. Il disegno sperimentale complessivo comprendeva 3 fasi: la formazione del gruppo, il conflitto intergruppi e la riduzione del conflitto. Fecero in modo che gli esperimenti fossero condotti nel contesto di un campo estivo per ragazzi, con la diff che tutti gli adulti presenti nel campo estivo erano ricercatori addestrati che osservavano attentamente ci che accadeva. I ragazzi erano stati selezionati prima di essere invitati al campo,erano tutti bianchi, di classe media e intorno ai 12 anni di et. Nessuno si conosceva prima di allora. Qsto campione assicurava che qualsiasi comportamento osservato in seguito non fosse attribuibile ad una storia precedente di deprivazione sociale o alle relazioni preesistenti tra ragazzi. Prima fase: formazione del gruppo: Nei primi 2 esperimenti si fece in modo che la maggior parte dei migliori amici di ciascun ragazzo fosse nelloutgroup. Nel terzo esperimento i ragazzi non si incontrarono mai prima della formazione dei gruppi e allinizio erano accampati ad una certa distanza luno dallaltro, inconsapevoli della presenza di un altro gruppo. Nei primi 2 esperimenti gli osservatori registrarono alcuni casi di confronti tra i gruppi e il vantaggio era attribuito al proprio gruppo. Nel terzo studio, dopo aver informato il gruppo della presenza dellaltro gruppo, diversi ragazzi suggerirono spontaneamente di sfidare laltro gruppo in qualche gara sportiva. Tutto ci avvenne prima della seconda fase. Seconda fase: conflitto intergruppi: Gli sperimentatori annunciarono ai ragazzi che avrebbero avuto luogo delle competizioni tra i gruppi. Il vincitore avrebbe ricevuto una coppa e a ciascun membro del gruppo vincitore sarebbe stato dato un coltellino nuovo. I perdenti non avrebbero ricevuto niente. In qsto modo fu introdotto un conflitto oggettivo di interessi tra i gruppi. Si era passati dallindipendenza reciproca allinterdipendenza negativa: cio che un gruppo guadagnava e laltro perdeva. Con lintroduzione di qsta fase di conflitto il comportamento dei ragazzi cambi vistosamente. A qsto punto i gruppi vennero trasformati in fazioni ostili che non perdevano mai lopportunit di deridere e a volte aggredire fisicamente loutgroup. In una serie di esperimenti Sherif e Co. Documentarono la presenza di un favoritismo sistematico e uniforme per lingroup nel giudizi, negli attegg e nelle preferenze sociometriche espresse. In una gara di lancio di fagioli venne sparso un gran numero di fagioli sullerba. Ogni membro della squadra aveva un tot di tempo per raccogliere + fagioli possibili. Quelli raccolti da ogni sogg venivano poi fatti vedere su uno schermo per mezzo di un proiettore. In verit lo sperimentatore faceva in modo di proiettare sempre il solito numero di fagioli. Nonostante qsto stimolo costante i giudizi dei ragazzi mostravano un bias notevole e coerente in favore del proprio gruppo. Il gruppo vincente mostra un bias persino superiore a quello del gruppo perdente. I cambiamenti ebbero luogo anche allinterno dei gruppi. Qsti

9

diventarono + coesi e talvolta la struttura della leadership si modificava quando un ragazzo + aggressivo assumeva la direzione. Il comportamento di qsti bimbi comuni ben adattati dimostr di variare sistematicamente a seconda della natura della relazione intergruppi. Inoltre i membri del gruppo vincente sembrarono in realt + inclini a screditare loutgroup di coloro che erano realmente frustrati per non aver ricevuto i premi. 2.2: Scopi sovraordinati e cooperazione intergruppi Come si possono produrre la cooperazione e lamicizia tra i gruppi? E necessario un modo per sostituire la relazione conflittuale tra i gruppi contendenti con una in cui siano positivamente interdipendenti, e in cui ciascuno ha bisogno dellaltro per il raggiungimento di qualche obiettivo desiderato. SHERIF, dopo aver prodotto la feroce competizione tra ragazzi, cerc di ridurre il conflitto introducendo una serie di scopi sovraordinati per i gruppi, cio scopi che entrambi i gruppi desiderassero ma che non fossero raggiungibili con gli sforzi di un solo gruppo(Terza fase: riduzione del conflitto). Dopo numerose situazioni di qsto tipo si osserv un notevole cambiamento: i ragazzi divennero meno aggressivi verso i membri dellaltro gruppo e mostrarono un evidente diminuzione della quantit di favoritismo per lingroup. Un limite importante della strategia degli scopi sovraordinati lesito degli sforzi congiunti. WORCHEL, ANDREOLI e FOLGER idearono un esperimento in cui misero du gruppi a lavorare insieme su due compiti che riuscivano o fallivano. La sessione di lavoro era preceduta da un periodo di interazione in qui i gruppi sperimentavano in varia misura situazioni di competizione o cooperazione, oppure lavoravano indipendentemente ad altri 2 compiti. Gli autori suggerirono che qsta storia precedente di relazioni intergruppi potrebbe avere uninfluenza sulla relazione successiva dei gruppi nei confronti del fallimento nel compito cooperativo successivo. Coloro che cooperavano mostrarono gli attegg + favorevoli nei confronti delloutgroup, i gruppi competitivi quelli meno favorevoli, mentre i gruppi indipendenti erano in posizione intermedia. Dopo la seconda fase gli atteggiamenti nei confronti dellingroup si modificarono appena. A prescindere dal fatto che avessero fallito o fossero riusciti a svolgere il compito, coloro che in precedenza avevano cooperato o lavorato indipendentemente divennero tutti + amici di quelli di quellaltro gruppo. Leccezione si present in quei gruppi che avevano precedentemente sperimentato la competizione reciproca. Se la cooperazione nella fase2 era riuscita allora, come gli altri gruppi, anche loro erano predisposti + favorevolmente nei confronti delloutgroup. Ma coloro che fallirono nei compiti cooperativi mostrarono un netto declino nei loro punteggi di attrazione per loutgroup. Altri studi suggeriscono che i gruppi che hanno un interesse comune ad unirsi o anche soloa lavorare insieme farebbero bene a pensare a come far s che ciascun gruppo conservi parte ella sua identit nellattivit congiunta.

2.3: La teoria realistica del conflitto di gruppo: una valutazione Il punto di forza della teoria realistica del conflitto consiste nella capacit di spiegare i flussi e riflussi del pregiudizio nel tempo e in contesti sociali diversi. Essa mostra infatti come qst andamento possa essere attribuito al mutare delle relazioni economiche e politiche fra i gruppi coinvolti. Nondimeno essa presenta anche un certo numero di difficolt empiriche e teoriche che dimostrano che essa non pu da sola spiegare completamente ogni aspetto delle relazioni fra i gruppi. Ci sono 3 problemi: 1. Mentre chiaro che la competizione fra gruppi porta + della cooperazione allo sviluppo di atteggiamenti negativi e pregiudiziali, anche vero che qsti ultimi non scompaiono affatto nel secondo tipo di situazione. 2. Non sempre necessario un conflitto esplicito di interessi perch sorgano il favoritismo verso il proprio gruppo e la discriminazione intergruppi. 3. Qsta teoria non stabilisce se linterdipendenza negativa che, per ipotesi, soggiacerebbe allostilit fra i gruppi debba sempre fondarsi su conflitti reali rispetto a problematiche concrete. Linterdipendenza negativa potrebbe derivare dalla percezione di conflitti di interesse o anche dalla competizione rispetto a beni intangibili come il prestigio sociale. CAP. 7 : PENSARE I GRUPPI Gli psicologi di ogni orientamento concordano nel ritenere che il pensiero e la percezione non sarebbero possibili al di fuori della capacit di semplificare e sistematizzare il mondo in categorie. Il processo di categorizzazione d origine a 2 conseguenze: il rafforzarsi elle differenze percepite fra le categorie il livellamento delle distinzioni interne alle categorie. Una prima questione comprendere i fattori che determinano la scelta in una data situazione di una categoria fra le molte potenzialmente disponibili. In genere la scelta cade sulle categorie che meglio permettono di dare un senso alla situazione che abbiamo di fronte.

10

Ci sono 2 conseguenze sociali importanti della categorizzazione: la diversit di comportamento cui essa d origine: la tendenza a trattare con maggior favore i membri della propria categoria rispetto a quelli che appartengono ad un gruppo esterno; la percezione di omogeneit allinterno di gruppi che raramente sono simmetrici. 1: La categorizzazione sociale come chiave di volta del comportamento intergruppi Se le categorie sociali devono fungere da strumenti di semplificazione e ordinamento dotati di utilit pratica, importante che ci aiutino a discriminare con chiarezza fra coloro che vi fanno parte e coloro che viceversa non vi appartengono. CAMPBELL dimostr che la categorizzazione prodotta attraverso un semplice compito di valutazione fisica produceva come conseguenza un aumento del contrasto. TAJFEL fece 2 ipotesi: 1. se si impone una categoria d una serie di stimoli, siano essi costituiti da oggetti fisici, da eventi sensoriali o da persone, tale per cui alcuni di essi cadono nella classe A, mentre i restanti nella classe B, leffetto che ne deriva il rafforzarsi delle differenze preesistenti fra le due categorie, di qualunque tipo esse fossero. 2. Le differenze interne alle categoria verranno attenuate. Nel valutare qste ipotesi notarono che era possibile influenzare la stima ella lunghezza di alcune linee semplicemente etichettandone una met (le linee + brevi) come A e la restante met con B. Qsta elementare categorizzazione aveva leffetto di accentuare le differenze percepite fra le linee + lunghe e quelle + brevi. Lesperimento non riusc invece a documentare lassimilazione intracategoriale. 1.2: Fattori di influenza delluso delle categorie Quali fattori governano la nostra scelta?? BRUNER sugger che le persone tendono ad usare le categorie che sono loro + accessibili e + integrate con la situazione attuale. Ma qualunque sia la categoria alla quale losservatore si riferisce per una predisposizione personale o per un obiettivo attuale, essa gli pu essere utile solo se corrisponde sufficientemente alle persone o alle cose realmente presenti. CAMPBELL ha preso in esame fattori che fanno s che entit discrete, come i singoli individui, vengano percepite come gruppi. Essi sono il destino comune, la somiglianza e la prossimit: Persone che fanno qualcosa insieme o alle quali accadono le stesse cose, tendono ad essere percepite come facenti parte di uno stesso gruppo(destino comune). Persone che condividono caratteristiche comuni come il linguaggio o labbigliamento tendono ad essere classificate insieme(somiglianza). Persone fisicamente vicine possono essere considerate come gruppo(prossimit). Per essere funzionali le categorie che utilizziamo devono corrispondere a differenze fisiche, psicologiche e culturali realmente presenti. La teoria dellautocategorizzazione di Turner dice che le categorie + accessibili allosservatore possono variare a seconda delle situazioni e del mutare degli obiettivi attuali. Poi non tutte le categoria sono equivalenti su un piano psicologico: ognuno di noi appartiene ad alcune categorie, ma non ad altre. Sempre secondo la teoria di Turner, la dimensione categoriale che verr + probabilmente adottata nel caso specifico quella che al contempo minimizza la differenza fra s e il membro + tipico della categoria di appartenenza e massimizza la diff fra il membro prototipico dellingroup e il membro prototipico delloutgroup. Qsto principio stato chiamato rapporto ottimale di metacontrasto. LINTEGRAZIONE CATEGORIALE CAMPBELL ha sostenuto che la percezione di un insieme di persone-stimolo come membri di uno stesso gruppo dipende dal modo in cui esse stanno in rapporto luna con laltra. Egli chiam qsto fenomeno entitativit percepita. Una prova dellesistenza di qstultima proviene dallo studio di GAERTNER: se i membri di due categorie possono essere percepiti come sogg appartenenti ad un unico gruppo di ordine superiore oppure solo come singoli individui, ogni pregiudizio a favore dellingroup associato alle categorie di partenza dovrebbe ridursi. Sulla base di qsta ipotesi i ricercatori escogitarono 3 differenti condizioni sperimentali: nella prima veniva conservata una divisione di gruppo(a due gruppi); nella seconda tale divisione veniva assorbita in una categoria + ampia(Gruppo unico); nella terza venivano eliminati del tutto i segnali della presenza di gruppi(Individuale). I 6 sogg venivano preliminarmente assegnati alluno o allaltro di 2 gruppi di lavoro contrassegnati da apposite etichette. Successivamente i 2 gruppi venivano riuniti per lavorare ad un ulteriore compito. Nella condizione a due gruppi i sogg sedevano ai lati opposti di un tavolo, mantenendo i cartellini colorati di partenza e interagivano fra loro con lobiettivo di vincere un premio per aver risolto il compito.

11

Nella condizione Gruppo unico i sogg dei 2 gruppi sedevano alternati intorno a un tavolo, si davano un nuovo simbolo di gruppo per disegnare la + ampia entit risultante dallunione dei 2 gruppi e cooperavano fra loro per vincere un premio per la migliore soluzione comune al compito. Nella condizione Individuale ognuno sedeva ad un tavolo a se stante, doveva darsi un nome in codice e lavorare da solo al compito. Qsto disegno sperimentale incorporava tutti e 3 i criteri che per Campbell definiscono lentitativit: la prossimit fisica (la disposizione intorno al tavolo; la somiglianza (i simboli); il destino comune (le ricompense per il risultato). Un altro fattore situazionale che potrebbe influire sulla scelta delle categorie la distintivit di certi simboli (oggetti e persone) alla percezione. KANTER ha suggerito che le persone che costituiscono una minoranza numerica in unorganizzazione rischiano di diventare il centro di attenzione della maggioranza. Da studi effettuati stato visto che il semplice fatto di appartenere ad una minoranza non costituisce una fonte veramente attendibile di distintivit, che pu derivare peraltro da altre origini. ACCESSIBILIT CATEGORIALE Ci che la persona porta nella situazione contribuisce anche esso alla facilit o difficolt di accesso alle categorie. 3 fattori sono risultati importanti: la natura degli eventi immediatamente precedenti; la disposizione personale dellosservatore e in particolare linfluenza da essa esercitata sulla tendenza ad utilizzare abitualmente certe categorie; il compito o lobiettivo attuale della persona che effettua la categorizzazione. Se di recente accaduto qualche evento evocativo di una particolare categorizzazione, probabile che anche gli eventi successivi vengano interpretati alla luce dello stesso sistema di categorie. Ci sono prove del fatto che lattivazione di una categoria provocata da uno stimolo preliminare possa aver luogo fuori dalla consapevolezza. DEVINE ha esposto un gruppo di sogg alla presentazione subliminale di una serie di parole associate allo stereotipo della categoria neri.Nella met dei casi i sogg erano esposti a unampia percentuale di termini associati alla categoria etnica. Nella restante met, la percentuale di termini etnici era inferiore. In un successivo compito di formazione di impressioni che chiedeva di effettuare alcune valutazioni rispetto ad una persona descritta in termini poco chiari, il primo gruppo esprimeva un giudizio sensibilmente + negativo. Nella condizione di maggior concentrazione dei termini etnici, il priming aveva attivato subliminalmente la categoria neri che in seguito era stata utilizzata per valutare la descrizione in linea con lo stereotipo dei neri. Dopo aver analizzato la procedura di priming utilizzata dalla Devine, stato notato come essa non contenesse solo etichette di categoria (es.neri), ma anche materiale + stereotipato (es.pigri). Si credeva che le imp0ressini negative successivamente espresse dai sogg sottoposti alla maggiore concentrazione di termini etnici, indipendentemente dal livello di pregiudizio, potesse dipendere da quel materiale, + che alle etichette categoriali. Effettivamente le impressioni che i sogg si facevano della persona-bersaglio erano molto diverse a seconda del livello di pregiudizio, alto o basso. La spiegazione era che la categoria neri evocasse nelle persone una rappresentazione mentale diversa a seconda del loro livello di pregiudizio. Nel caso di sogg molto pregiudiziali sono presenti forti connessioni cognitive fra la categoria nero e una serie di attributi negativi. Se vero che le persone rispondono inconsciamente a stimoli etnici preliminari in modo differenziato a seconda del loro livello di pregiudizio, possibile che alcune di esse abbiano accesso a una data organizzazione in modo perpetuo e cronico. OAKES e TURNER hanno dimostrato ke la propensione ad applicare un certo insieme di categorie pu variare in funzione delle richieste immediate del compito. Qsti autori dimostrarono che se si danno ai sogg determinate istruzioni si possono cancellare le propriet distintive associate agli stimoliunici, quali esse siano. Met dei sogg venivano avvertiti che avrebbero dovuto successivam descrivere una persona;alla restante met venne chiesto di concentrarsi sul gruppo nel suo insieme. Lipotesi era che in qustultima condizione i sogg avrebbero utilizzato con maggiore probabilit la categoria di genere non tanto nei casi unici, quanto nei gruppi equilibrati,composti cio da 3 uomini e 3 donne. E cos avvenne. 1.2: La categorizzazione sociale nei bimbi Ci sono prove che i bimbi siano sensibili alle principali divisioni sociali vigenti nel loro mondo e che la loro consapevolezza delle diverse categorie e luso che ne fanno risentano del particolare contesto in cui si trovano e non siano invece espressione di una propensione rigida a classificare la realt in modo schematico. HOROWITZ presentava ai bimbi americano di razza bianca alcune serie composte da 5immagini. 3 erano accomunate da 2 aspetti, le altre due differivano in un aspetto. I bimbi dovevano trovare lelemento incongruo. Combinando diversamente le variabili appartenenza etnica, genere, et e status socioeconomico, lautore riusc a scoprire quale fosse la categoria + saliente per i bimbi.In primo piano cera lappartenenza etnica, seguita dal genere e da ultimo dallo status socioeconomico. Ci sono prove del fatto che gi a pochi mesi i bimbi sono in grado di operare distinzioni categoriali. A partire da 6 mesi il bimbo riesce a discriminare i fonemi, i colori e l forme. FAGAN e SINGER hanno utilizzato il paradigma detto della

12

abitazione con bimbi di 5/6mesi. Veniva presentato ripetutamente uno stimolo al sogg in modo che vi si abitui. Poi gli si presenta contemporaneamente il medesimo stimolo e un secondo stimoli di prova e si misurano i tempi di fissazione dello sguardo su ciascuno di essi. Se lo stimolo di prova richiama + a lungo lattenzione lipotesi che qsto accade perch il bimbo vi scorge qualche elemento di novit o di differenza e pertanto compie una discriminazione. 1.3: Alcune conseguenze della categorizzazione sociale I ricercatori si sono chiesti se la semplice categorizzazione di un individuo come membro di un gruppo basti da sola a far scattare una discriminazione intergruppi. LA MERA APPARTENENZA AD UN GRUPPO E LA DISCRIMINAZIONE INTERGRUPPI RABBIE e HOROWITZ videro che quando i bimbi di et scolare venivano suddivisi in 2 gruppi arbitrari, i biases in favore dellingroup che emergevano nei loro punteggi intergruppi erano limitati. Quando tale divisione era accompagnata da una certa interdipendenza del destino, quei biases diventavano + evidenti. TAJFEL e colleghi dimostrarono che la sola categorizzazione era sufficiente per suscitare un favoritismo intergruppi. Inoltre qsto favoritismo assumeva la forma di una discriminazione comportamentale distinta. Il solo fatto di essere assegnati ad un gruppo sembra avere prevedibili sul comportamento intergruppi. Qsto tipo di paradigma, chiamato del gruppo minimo,ha suscitato alcune controversie: 1. Leventualit che i partecipanti a qsti esperimenti stessero veramente mostrando un favoritismo nei confronti dellingroup o esibissero un comportamento di equit. Anche se i sogg mostrano una propensione a parificare i risultati dellingroup e delloutgroup, tuttavia vero che sono quasi sempre + equi nei confronti dei membri dellingroup rispetto a quelli delloutgroup. 2. Se la comparsa della discriminazione intergruppi nella situazione del gruppo minimo possa essere spiegata come un effetto di motivazioni e di interessi soggettivi. Secondo Rabbie, Schott e Visser anche se si pu escludere uninfluenza diretta degli interessi personali, non si pu negare che i partecipanti possano continuare a credere che i membri di ciascun gruppo tenderanno a favorirsi fra loro. Potrebbe entrare in gioco la percezione di una certa interdipendenza che a sua volta potrebbe spingere le persone a riconoscere i benefici massimi possibili ai membri del proprio gruppo e cos facendo, a riceverne in cambio. Per verificare qsta ipotesi gli autori hanno proposto due variazioni della situazione standard del gruppo minimo. Nella prima hanno detto ai partecipanti che avrebbero ricevuto solo ci che altri membri del gruppo avrebbero dato loro. Nella seconda che avrebbero ricevuto solo ci che i membri dellaltro gruppo avrebbero dato loro. Videro che coloro che si trovavano a dipendere unicamente dal proprio gruppo esprimevano un atteggiamento ancora + favorevole verso lingroup, mentre coloro che si trovavano a dipendere dal gruppo esterno esprimevano un attegg meno favorevole nei confronti del proprio gruppo se non addirittura un orientamento a favore delloutgroup. Qste ricerche dimostrano che le persone rispondono a considerazioni che hanno a che vedere con i loro personali interessi quando le si rende esplicite. Ci sono dati secondo cui anche quando gli interessi economici dei partecipanti alle situazioni di gruppo minimo vengono pienamente soddisfatti continua ad essere presente qualche forma di discriminazione intergruppi. Pertanto anche se la percezione della presenza di una certa interdipendenza e reciprocit pu giocare un ruolo nel guidare un comportamento dei membri di un gruppo in certe circostanze, essa non consente di spiegare da sola i fenomeni di discriminazione intergruppi che si presentano nelle situazioni di gruppo minimo. OMOGENEIT PERCEPITA NEL GRUPPO Lingroup e loutgroup sono percepiti di rado come omogenei allo stesso grado. Si ritiene che le persone tendano a percepire i membri di un gruppo esterno come + simili fra loro dei membri del proprio gruppo, come se pensassero loro sono tutti uguali mentre noi siamo tutti diversi. Come spiegare qsto effetto di percezione di omogeneit nelloutgroup? Una prima ipotesi, detta di familiarit che esso scaturisca dalla diversa quantit di info di cui losservatore dispone rispetto ai membri del proprio e di altri gruppi. Di solito conosciamo meglio gli individui del nostro gruppo, interagiamo spesso con loro, quindi siamo + consapevoli delle differenze che li separano. I membri del gruppo esterno, essendo meno conosciuti tendono ad essere percepiti in modo + globale e indifferenziato. Qsto modello sottolinea limportanza della diversa familiarit che losservatore ha con i membri del proprio gruppo. Un secondo modello sostiene che non conta tanto linformazione su una serie di esemplari specifici, ma la natura complessiva della categoria. Losservatore non ha in testa un elenco di persone specifiche del proprio o di altri gruppi a lui note, ma concetti + astratti delle categorie nel loro insieme, modellati sul membro prototipico di ciascuna di esse + qualche stima della variabilit rispetto a qsta persona tipica. La ragione che spinge a considerare lingroup + variabile delloutgroup sta nel fatto che il concetto di qsta categoria insieme +importante, + concreta, + provvisoria SIMON e BROWN hanno dimostrato che leffetto di omogeneit delloutgroup non costituisce affatto la regola nella percezione intergruppi. Un fattore che contribuisce a determinare se sar lingroup o loutgroup a essere percepito +

13

omogeneo la dimensione relativa dei gruppi interessati. Presumendo che qualora lingroup sia minoritario potrebbe sentirsi minacciato nella sua identit dal + ampio gruppo di maggioranza, ritenevano che una minaccia del genere potesse condurre a un + forte bisogno di proteggere lidentit dellingroup percependolo come + omogeneo. In una situazione sperimentale di gruppo minimo gli autori hanno variato la dimensione dellingroup e delloutgroup e hanno riscontrato che coloro che si trovavano in un gruppo + piccolo mostravano di percepire unomogeneit nellingroup mentre coloro che si trovavano nei gruppi non minoritari mostravano lusuale effetto di attribuire omogeneit alloutgroup. E stato visto da altri esperimenti che i sogg appartenenti ai gruppi minoritari si identificavano con maggior forza con il loro ingroup. Risultati supplementari dimostrano che lidentit di gruppo + importante per i membri delle minoranze che per quelli delle maggioranze. TURNER suggerisce che lidentificazione con un gruppo comporta 2 processi simultanei: Ladattamento di s alle caratteristiche chiave o cruciali del membro prototipo dellingroup; Laccrescimento massimo possibile della distanza fra qstultimo e il prototipo delloutgroup. Sembra giusto ipotizzare che un fattore rilevante che contribuisce ad asimmetrie nella percezione di omogeneit di gruppo costituito da processi che scaturiscono dalle identit dei sogg in quanto membri di certi gruppi e non di altri. 2: Gli stereotipi come quadri mentali Il pensiero categoriale offusca la percezione delle diff tra i membri di uno stesso gruppo. Ci accade quando nel processo di applicazione di uno stereotipo. Quando percepiamo qualcuno in modo stereotipo gli attribuiamo certe caratt che riteniamo condivise da tutti o quasi i membri del suo gruppo. Gli stereotipi sono le inferenze che traiamo, le immagini che ci balzano alla mente quando evochiamo una certa particolare categoria. Essi sono i contenuti dei quadri categoriali ai quali riconduciamo le persone nel tentativo di dare un senso ad una particolare situazione sociale. Il termine stereotipo stato introdotto da LIPPIMAN, egli descriveva gli stereotipi come gli stampi cognitivi che riproducono le immagini mentali delle perosne o detto in altri modi, i quadri che abbiamo in testa. Secondo BROWN ci sono 3 caratt importanti degli stereotipi dal punto di vista delle relazioni intergruppi: Le credenze legittimate; Le aspettative; Le profezie che si autoavverano Qste caratteristiche derivano dalle reali relazioni intergruppi nelle quali si manifestano e allo stesso tempo ne favoriscono il mantenimento.

2.1: Gli stereotipi come credenze legittimanti Gli stereotipi sono rappresentazioni mentali che contribuiscono a dare ordine e senso al mondo che percepiamo. I membri di una societ o di un gruppo sociale al suo interno tendono a condividere abbastanza consensualmente gli stereotipi di gruppo + significativi. Numerosi stereotipi nazionali ed etnici sembrano godere del consenso di ampie maggioranze, anche quando esistono norme sociali che ne impediscono la pubblica espressione. Qsti risultati sono importanti perch suggeriscono che le funzioni psicologiche assolte dagli stereotipi implicano anche lintervento di alcuni fattori sociali. Se le cose non stessero cos, ciascuno di noi svilupperebbe una costellazione unica di stereotipi derivandola dalle proprie esperienze personali con i gruppi esterni interessati. Gli stereotipi si modificano rapidamente al modificarsi delle relazioni intergruppi. I modelli comportamentali culturalmente distintivi di un gruppo o la situazione socioeconomica particolare nella quale esso si trova possono costituire la base su cui si innestano le percezioni stereotipe. Alcuni autori hanno dimostrato che gli stereotipi di genere delle donne come persone gentili, calde e comprensive potrebbero derivare soprattutto dal fatto che tendono ad assolvere i ruoli tradizionali di cura ei figli e della casa. Qste caratt femminili stereotipe scomparivano se la donna rappresentata veniva descritta anche come una lavoratrice. 2.2: Gli stereotipi come aspettative Gli stereotipi possono non solo riflettere la realt sociale, ma anche distorcerla portando tendenzialmente al perpetuarsi delle relazioni di status esistenti fra i gruppi. Perch qsto accada, occorre ipotizzare che gli stereotipi influenzino le valutazioni dei singoli attori. Spesso gli stereotipi agiscono influenzando le aspettative dellosservatore a proposito del gruppo (o di un membro) in questione. Es/ Esiste uno stereotipi diffuso secondo cui gli uomini sono + alti delle donne. Qsta aspettativa potrebbe portare a compiere errori di stima. NELSON, BEIERNAT e MANIS hanno scoperto che le stime dellaltezza di donne e di uomini rappresentati in fotografia erano sensibilmente influenzate dalla variabile sesso, anche quando nelle foto stimolo non erano evidenziabili differenze fra i sessi. Ovviamente nella vita reale lappartenenza di un individuo ad una categoria non costituisce la sola informazione disponibile per effettuare una valutazione.

14

DARLEY e GROSS hanno scoperto che gli stereotipi di classe sociale potrebbero influire sulle valutazioni ella prestazione scolastica. I sogg assistevano alla proiezione di un video che rappresentava una ragazza. A seconda elle condizioni essa veniva descritta come proveniente da un ambiente operaio deprivato o da un ambiente + privilegiato ella classe media. Ci era stato ideato per creare aspettative negative e positive sulla sua prestazione accademica in considerazione del rapporto che c fra classe sociale e risultati scolastici. Limpatto di qste aspettative stereotipe veniva valutato in 2 condizioni differenti: nella prima non venivano date altre info; nella secondai sogg assistevano alla proiezione di un altro video in cui la ragazza svolgeva delle prove senza per che emergesse un quadro coerente e chiaro delle sue abilit. In tutti e due i casi veniva chiesto ai sogg di ipotizzare la prestazione futura probabile della ragazza in diversi settori di studio. Poich nella seconda condizione i sogg disponevano di alcune info ulteriori e potenzialmente individuanti, potevamo attenderci di riscontrare per essi un minore impatto dello stereotipo della classe sociale. Invece si verific il contrario. Le persone non usano gli stereotipi in modo indiscriminato e senza riflettere, ma se ne avvalgono come di ipotesi di lavoro che cercano successivamente di confermare o smentire attraverso ulteriori info. Senza qste info aggiuntive esitiamo ad applicarli con eccessiva rigidit. Di solito vi un orientamento a favore di info che confermano le aspettative e una tendenza marcata a sottostimare le info non confermative. Gli stereotipi non influenzano solo le nostre attese future ma anche la nostra memoria del passato. Lo hanno dimostrato Hamilton e Rose in una ricerca che presentava ad un gruppo di sogg una serie di diapositive che descrivevano alcuni gruppi professionali attraverso alcuni tratti associati. Nelle diapositive ogni tratto compariva in associazione ad ogni occupazione esattamente lo stesso numero di volte. Per quando si domandava ai sogg di ricordare ci che avevano visto, essi tendevano a ricordare erroneamente soprattutto le associazioni + stereotipate e molto meno gli abbinamenti meno stereotipati. Altri esperimenti hanno dimostrato che spesso anche le aspettative che abbiamo nei confronti dei diversi gruppi sono cariche di valori: in genere allingroup sono associati soprattutto tratti positivi e poche caratteristiche negative, mentre nel caso delloutgroup vero lopposto, anche se lassociazione dei tratti pu essere + debole. Qsti pregiudizi stereotipati possono agire in modo automatico. 2.3: Gli stereotipi come profezie che si autoavverano Lo stereotipo non un processo unidirezionale: coloro che ne sono fatti oggetto sono pronti a reagire al trattamento ricevuto e cos facendo possono rinforzare proprio lo stereotipo cha ha provocato in prima battuta la loro reazione. In altri termini gli stereotipi possono finire per diventare profezie che si autoconfermano. WORD, ZANNA e COOPER fecero uno studio in cui un gruppo di sogg di razza bianca doveva rappresentare la posizione di un selezionatore. Gli intervistati erano met neri e met bianchi, ma in entrambi i casi erano collaboratori del ricercatore, che li aveva istruiti a reagire secondo una modalit standard. Gli intervistatori agivano in modo diverso con gli intervistati neri e con quelli bianchi, ad esempio sedendo ad una maggiore distanza e reclinati indietro sulla sedia. Anche i colloqui erano + brevi e il linguaggio + inceppato. In un secondo esperimento gli autori hanno rovesciato i ruoli: gli intervistatori erano collaboratori di razza bianca addestrati ad agire in 2 modi: o sedendo + vicini allintervistato, compiendo pochi errori linguistici e facendo durare + a lungo il colloquio oppure facendo lopposto. Qsta volta era la condotta degli intervistati ad essere valutata. Il loro comportamento sembrava corrispondere a quello degli intervistatori: quando lintervistatore sedeva + vicino e parlava in modo + fluente, gli intervistati rispondevano sulla stessa linea in modo diverso da quanto accadeva nellaltra condizione sperimentale. Il presunto istigatore della profezia autoavverantesi sempre la persona che manifesta lo stereotipo. Si pensa cio che essa provochi con qualche sua azione il comportamento confermativo della persona-bersaglio. Peraltro emergono prove del fatto che la consapevolezza nella persona-bersaglio della diffusione di uno stereotipo relativo al gruppo al quale appartiene possa contribuire a fare in modo che essa si comporti coerentemente allo stereotipo, contribuendo allavverarsi della profezia che la riguarda. Lipotesi di STEELE e ARONSON era che quando gli studenti neri diventavano consapevoli dei risultati accademici che ottengono in quanto studenti neri, si rammentino dellaspettativa diffusa per cui, in genere la prestazione dei neri peggiore di quella dei bianchi. Qsta consapevolezza interferisce poi con la loro prestazione al test accademico. CAP 8: IDENTITA SOCIALE E RELAZIONI INTERGRUPPI I modelli teorici che si fondono unicamente su processi cognitivi non riescono a spiegare facilmente la luce positiva che circonda lingroup e il sapore negativo che circonda loutgroup. Per capire qsto fenomeno abbiamo bisogno di un ulteriore concetto, quello di identit sociale. La teoria dellidentit sociale presume che qsta ricerca di distintivit sia funzionale agli individui che compongono il gruppo che, per qsto tramite, possono acquisire certe caratteristiche per associazione a un ingroup favorevolmente considerato. Le conseguenze + ovvie di qsto investimento sono lo sviluppo di relazioni conflittuali fra gruppi. 1: Identit sociale e conflitto intergruppi

15

La divisione del mondo sociale in un numero gestibile di categorie indispensabile per poter semplificare la realt e dare ad essa un senso. La classificazione non investe solo gli altri:anche noi ci autoponiamo in alcuni gruppi ma non in latri. E in qsto atto di autocategorizzazione a costituire il fondamento di ciascuna delle molte identit sociali nelle quali ci riconosciamo. TAJFEL: Lidentit sociale quella parte del concetto di s che deriva dalla conoscenza della propria appartenenza a un gruppo o + gruppi sociali insieme al valore e al significato emotivo riconosciuti a tale appartenenza. 1.1: Una teoria dellidentit sociale TAJFEL e TURNER supposero che gli individui preferiscono avere un concetto di s positivo che negativo. Poich parte del nostro concetto di s (o identit) definito in termini di affiliazioni a gruppi, ne deriva che preferiremo vedere tali ingroup in modo positivo anzich in modo negativo. Qsti autori estendono la teoria dei confronti sociali di Festinger e suggeriscono che le nostre valutazioni del gruppo sono anche relative per loro natura: stabiliamo il valore o prestigio del nostro gruppo confrontandolo con altri gruppi. Il risultato di qsti confronti intergruppi decisivo per noi perch contribuisce indirettamente alla nostra stessa autostima. Se il nostro gruppo di appartenenza pu essere percepito come superiore su alcune dimensioni di valore, allora anche noi possiamo godere di tale gloria riflessa. Il nostro presunto bisogno di avere un concetto positivo di noi ci porter ad effettuare confronti distorti dai quali il nostro ingroup possa emergere sotto una luce + favorevole rispetto agli outgroup. OAKES e TURNER hanno dimostrato il presunto legame tra la discriminazione intergruppi e lautostima. Trovarono che i sogg in un esperimento del gruppo minimo ai quali non era concessa la solita opportunit di distribuire ricompense ai gruppi mostrarono una stima di s inferiore rispetto a coloro che avevano tale opportunit. Come pu la teoria dellidentit sociale spiegare lassenza di fenomeni di discriminazione nelle situazioni di gruppo minimo quando sono in gioco risultati negativi? MUMMENDEY e OTTEN hanno avanzato 3 ipotesi, la + promettente delle quali individua il fattore fondamentale nellidentificazione sociale. Trovandosi in una situazione di gruppo minimo e dovendo fare qlcsa di abbastanza inusuale, i sogg tendono a considerare qsto compito come una forma di condotta legittima. La richiesta dello sperimentatore di agire in un certo modo, potrebbe creare le condizioni di unesperienza di destino comune spingendolo a ridefinire la situazione in cui si trovano. Le categoria artificiali vengono assunte in una nuova categoria sovraordinata(noi sogg sperimentali versus lo sperimentatore).Da una ricategorizzazione siffatta ci si potrebbe attendere un + ridotto pregiudizio a favore dellingroup. Abbiamo sottoposto a verifica qsta spiegazione creando dei gruppi minimi e chiedendo ai sogg, a seconda della condizione sperimentale di assegnare o togliere premi e punizioni. Cos abbiamo potuto confrontare direttamente 2 tipi di condotta socialmente inappropriata(assegnar punizioni e togliere premi) a 2 forme di attivit meno appropriate (assegnare ricompense e togliere punizioni). Abbiamo ipotizzato che i primi 2 casi avrebbero determinato la categorizzazione. Per poter valutare limpatto dei processi di identit dei sogg, abbiamo incluso nel disegno una misura dellidentificazione con il gruppo di ordine superiore (la scuola di appartenenza) e della identificazione con il sottogruppo(il gruppo minimo). I livelli di favoritismo nei confronti dellingroup sono + bassi nelle condizioni socialmente inappropriate ed proprio in qste condizioni che lidentificazione con il gruppo di ordine superiore relativamente maggiore dellidentificazione con il sottogruppo. Nelle altre 2 condizioni il favoritismo era assai + presente e lidentificazione con il gruppo di ordine superiore relativamente + debole. 1.2: Distinguersi come gruppo La relazione tra identit sociale e favoritismo nei confronti dellingroup si pu notare: 1. Tra gruppi di lavoratori: i gruppi di lavoratori nei paesi industrializzati tendono ad interessarsi del livello dei salari di altri gruppi di lavoratori. Raramente c per un conflitto di interessi esplicito tra gruppi in questione. Aspetto importante delle dispute differenziali che riguardano le differenze tra i gruppi anzich i loro livelli di salario in termini assoluti. 2. Nelluso del linguaggi nei contesti intergruppi: il linguaggio fondamentale in 2 modi, primo perch la nostra appartenenza i gruppi etnici/nazionali connessa con luso del linguaggio o dialetto, in altri termini la nostra identit sociale pu essere espressa direttamente attraverso il linguaggio;secondo il linguaggio il mezzo principale di comunicazione con gli outgroup. Sulla base del linguaggio, il dialetto o laccento che scegliamo di utilizzare, possiamo comunicare in modo + o efficace coi membri delloutgroup:cercare di integrarci o tagliarci fuori. GILES ha suggerito che dove lidentit in pericolo, gli sforzi per stabilire la differenziazione possono assumere la forma di divergenze linguistiche. La forma effettiva con cui spieghiamo il comportamento di altre persona pu differire a seconda che la persona che stiamo descrivendo appartenga allingroup o alloutgroup. MAASS ha identificato un pregiudizio linguistico intergruppi piuttosto diffuso nelle comunicazioni fra gruppi. E stato chiesto ai membri delle contrade rivali di Siena, di descrivere la scena rappresentata in una serie di fumetti che raffiguravano membri della loro contrada e di altre. I sogg tendevano ad utilizzare termini denotativi di stati psicologici durevoli per descrivere i comportamenti positivi dellingroup, mentre lo facevano molto meno per denotare gli stessi comportam quando erano espressi alloutgroup. Qsti ultimi tendevano ad essere rappresentati utilizzando termini + concreti e specifici della situazione.

16

3.

E possibile spiegare il pregiudizio linguistico intergruppi facendo leva sui processi di identit sociale. Percepire i comportamenti negativi espressi dallingroup in termini concreti e comportamenti positivi dellingroup in termini + astratti consente di mantenere unimmagine dellingroup + favorevole, specie se la si confronta con la concezione delloutgroup che strutturalmente negat