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LL e difficoltà di comprensione ed i conseguenti errori di interpretazione del fenomenomassonico sono spesso dovuti al fatto che la Libera Muratoria non è mai stata conside-

rata, per quello che essa realmente è, ossia un’esperienza ‘mistica’.Il fine e lo scopo del Liberomuratore è infatti il suo ‘individuale’ perfezionamento, un percorsodi ascesi dell’Io, tramite il quale egli tende alla realizzazione di sé stesso ed alla conoscenza diDio, con i mezzi propri alla sua particolare natura e l’ausilio della Grazia che sempre da Dioproviene. E’ nel punto preciso della sua evoluzione in cui un essere prende effettivamente

coscienza di tale finalità che cominciaper lui la vera “Iniziazione”. Prendendocoscienza di sé stesso, egli verrà con-dotto, tramite il Metodo massonico maseguendo la sua via personale, a quellarealizzazione integrale che si compienello sviluppo completo, armonico egerarchico di tutte le possibilità virtual-mente implicate nell’essenza di que-st’essere.In questa visione, tra l’uomo e il suoCreatore non vi è scissione, esso è infattiun risveglio della coscienza di quel di-vino che è già in noi, di quello spiritoche è incarnato in ogni essere. 1

Per sostenere questa opinione ci dob-biamo ovviamente allontanare dall’abi-tudine di affrontare la Massoneria comeun ‘tutto’, un fenomeno univoco conuna sua ritualità coerente e strutturatadal principio e che nei secoli si è svilup-pata nella stessa forma e sostanza inogni parte del mondo tramite centinaiadi Obbedienze e milioni di apparte-nenti. Non è così. Nei secoli la Masso-neria si è infatti sviluppata in tutti iContinenti del globo terrestre in forme

(le Obbedienze massoniche che spesso hanno risentito dei particolari contesti storico-socialinei quali sono state fondate) e ritualità (che pure hanno subito gli influssi di tali contesti, vediGrande Oriente di Francia e Grande Oriente d’Italia) diverse. La Massoneria quindi, modificandonel corso della sua storia i suoi rituali, ha in alcuni casi modificato conseguentemente i suoicontenuti, la sua essenza, allontanandosi spesso dalla sua forma originaria anglosassone edando vita a un fenomeno non omogeneo e composito.

Fabio VenziEcc.mo Primo Gran Principale

La Libera Muratoria come percorso ‘mistico’

Allocuzione al Supremo Gran Capitolo dell’Arco RealeRoma, 18 novembre 2017

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1. Cos’è la MisticaPer lo studioso italiano Marco Vannini, uno dei maggiori esperti sull’argomento, la Misticadovrebbe essere interpretata in riferimento al suo originario significato greco, ossia comeesperienza dell’Uno al vertice della ragione, da cui poi partì il suo successivo sviluppo all’in-terno della religiosità cristiana nella quale emersero mistici di grande rilievo proprio perchéseppero leggere il messaggio evangelico tramite la filosofia greca. Conseguentemente, a pareredi Vannini, la sorgente della Mistica occidentale non è la religione ebraica ma proprio il mondogreco, e il suo testo di riferimento l’Iliade, opera dalla quale bisognerebbe partire per cercareil ‘Dio nascosto’. Più che alla religioneper Vannini la Mistica si lega quindi allafilosofia, e così accanto ai nomi tradi-zionali di Origene, Dionigi, Ugo di SanVittore, Margherita Porete, Meister Ec-kart, Taulero, Silesius, Ignazio di Lo-yola, Teresa d’Avila, Giovanni dellaCroce, Fénelon, Vannini affianca pen-satori come Plotino, Giordano Bruno,Spinoza, Hegel, Schopenauer, Nietz-sche, Wittgenstein, Simone Weil. Con-seguentemente, nonostante l’accezionecomune del termine identifichi la Mi-stica con la pietà o la devozione, la san-tità o la vita religiosa, Vannini dà una definizione di Mistica non condizionata da nessunaparticolare religione: “La mistica è piuttosto l’esperienza dell’unità profonda con l’infinito, dell’unità del-l’uomo con Dio, dell’unità persino tra il mondo e Dio. Esperienza dell’Uno al vertice della ragione. Intendiamopiù precisamente per “mistica” l’esperienza dell’Uno, ossia dell’unità profonda (sarà poi da vedere caso percaso il modo in cui essa viene vissuta ed espressa) tra uomo e Dio.Anzi, nella misura in cui l’umano porta con sé il finito, il mondano, l’esperienza mistica è esperienza di unitàfinito- infinito, e potremmo anche dire di unità mondo-Dio. Per questo motivo si comprende subito come l’accusadi panteismo sia quella che, da parte delle religioni dogmatico-positive, accompagna più spesso la mistica…Diciamo anzitutto che vogliamo riportare il termine “mistica” al suo senso originario, nel quale esso non erasostantivo, ma aggettivo di “teologia”, e indicava perciò una scienza di Dio, un discorso su Dio chiuso, riservato,riguardo al quale sono opportuni il silenzio, la quiete…Non intendiamo dunque per mistica la cosiddetta “mistica del sentimento” (e/o anche mistica nuziale), che,distinta, da quella da quella chiamata “dell’essenza” (o “speculativa”), permette di inserire nel genere misticatutto il repertorio devozionale, estatico, visionario della pietà religiosa-cattolica e non. Si deve sottolineare comela mistica, nel senso forte in cui usiamo questa parola, non cerchi affatto il particolare, ma l’universale: il suoobiettivo non è l’eccezionalità, ma la costante, serena esperienza dello spirito sempre presente, in quel continuomiracolo che è la vita quotidiana e che appare come tale appena l’io psicologico cede il campo allo spirito.Dunque in quanto la cosiddetta mistica del sentimento è appunto del sentimento, essa non ha a che fare conlo spirito, e non va perciò considerata mistica.Il teologo e storico Bernard McGinn nella sua panoramica sulla Mistica ne dà una definizionegenerale come “percezione consapevole della presenza divina” chiarendo che: “E’ importante ricordareche la mistica è sempre una condotta o un modo di vita. Sebbene la nota fondamentale – o meglio il fine –della mistica possa essere considerato come un particolare tipo di incontro tra Dio e l’uomo, tra lo Spiritoinfinito e lo spirito umano finito, anche tutto ciò che conduce e prepara a questo incontro, come pure tutto ciòche ne scaturisce o si pensa ne scaturisca per la vita del singolo nella comunità dei credenti, è mistico, anche sein senso secondario”. 2 Nella ritualità liberomuratoria la ‘preparazione’ per questo incontro conDio avviene nei primi 3 Gradi (Rituale ‘Emulation’) e si conclude nell’Arco Reale (Rituale ‘Al-dersgate’) dove viene svelato il Vero nome di Dio, e se ne fa conoscenza ed esperienza.

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Il più grande teologo mistico del XX secolo, il precedentemente citato Karl Rahner, teoricodella ‘Mistica della vita quotidiana’, dà una interpretazione della Mistica non esclusivistica edelitaria, essa sarebbe infatti una ‘possibilità’ che viene data ad ogni uomo. Rahner specificaperò che tale possibilità avviene sempre “grazie all’autocomunicazione universale di Dio, una comu-nicazione che la persona umana può accettare o rifiutare liberamente; in questa ottica chiunque, persino l’agno-stico o l’ateo, che vive moderatamente, disinteressatamente, onestamente, e nella discreta dedizione agli altri,sperimenta la mistica della vita quotidiana. La coraggiosa, totale accettazione della vita e di sé, anche quandoogni cosa tangibile sembra crollare, è forse l’esperienza mistica primaria di ogni giorno”. 3

2. La Mistica del Rituale ‘Emulation’ e ‘Aldersgate’Andremo ora ad esaminare, seppur per motivi di spazio sommariamente, alcuni elementi pre-senti nella ritualità massonica ricollegabili al fenomeno ‘mistico’. Come accennato in prece-denza ci serviremo dei due Rituali più noti nella Libera Muratoria inglese, il Rituale ‘Emulation’per il Craft (i primi Tre Gradi di Apprendista, Compagno e Maestro) e il Rituale ‘Aldergate’per l’Arco Reale.Proprio nel Rituale ‘Aldersgate’ il percorso iniziatico liberomuratorio, che nell’Arco Reale ha ilsuo termine e completamento, viene esplicitamente definito mistico, ciò avviene in principiodella Cerimonia di ‘Esaltazione’ (l’entrata formale dell’adepto nel Rito dell’Arco Reale) nel mo-mento in cui il Primo Principale, Ecc.mo Zorobabele, rivolto al Candidato gli chiede: “Sietepronto a mantenere inviolati i nostri riti mistici?”. La Terza Lezione della cerimonia di ‘Esaltazione’viene definita esplicitamente ‘Mistica’, e sempre nella stessa cerimonia si specifica che i duecubi sovrapposti, che rappresentano l’altare all’interno del Sancta Santorum, portano sul latoalcuni caratteri definiti anch’essi come mistici.

Ancora nel Rituale dell’Arco Reale viene esplicitato alCandidato come egli sia arrivato alla conclusione delpercorso iniziatico, un percorso dall’evidente connotatomistico: “Noi possiamo preparare un sentiero verso il Tuo Tem-pio celeste”; “Ad ogni passo vi avvicinate maggiormente al sacroe misterioso nome di Dio”, un percorso al termine del qualeè possibile raggiungere (per i pochi che vi riescono)l’’unione’ con Dio (o, misticamente, si è fatta ‘espe-rienza’ di Dio).Dio e uomo ora non sono più due soggetti separati traloro ma si confondono l’un l’altro, ‘misticamente’, ciò èulteriormente confermato successivamente nella Ceri-monia di ‘Installazione’ nel corso della quale il PrincipaleInstallatore, rivolgendosi al 1° Principale che sta per es-sere installato, così si pronuncia: “Lasciate perciò che vi esortiad essere uno con il Suo Santo Spirito e con la Sua Parola”.Un punto su cui tutti i mistici concordano è che l’espe-

rienza mistica in sé non potrà mai essere descritta, in tutto o in parte, per via verbale o con-cettuale. Sappiamo infatti che la Mistica non può essere comunicata come una qualsiasi altraesperienza umana, la sua forma di espressione infatti è simbolica, per questo sono soprattuttoi simboli a delineare le peculiarità del percorso mistico anche nel rituale liberomuratorio.Ogni esperienza umana, anche quella che tende all’ineffabile origina dalla nostra coscienza esi esprime tramite il linguaggio, ma come ci ricorda il teologo spagnolo Juan Martin Velasconel caso dell’esperienza ‘mistica’ essendo il contenuto della stessa ‘inesprimibile’: “il simbolo èil linguaggio radicale, originario di questa esperienza fondante-fondata nella quale, proprio grazie al simbolo,il mistico prende coscienza della Presenza non oggettiva – anteriore e fonte di possibilità del soggetto e deglioggetti – non data, vale a dire, aggiunta all’uomo, ma che dà, lo origina e lo pervade, come la dimensione della

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sua profondità ultima. Il simbolo sarebbe, quindi, la parola fondamentale dell’esperienza mistica nella qualesi rivela e si realizza la relazione con l’essere che costituisce l’essere dell’uomo e che si esprime, secondo le tra-dizioni, come abisso senza nome, come assoluto, come persona, come amore”. 4 Il linguaggio comunequindi stenta a esprimere l’essenziale dell’esperienza specifica della Mistica, questo perché illinguaggio comune è strutturato secondo l’opposizione soggetto-oggetto, quindi funzionaquando si parla di un io e di un Dio come unità separate, ma zoppica, balbetta, quando deveriferire dell’esperienza della profonda unione io-Dio, nella quale l’io non è più il piccolo io psi-cologico, centro della volontà particolare, e Dio non è più l’Essere supremo, alto e Altro. 5Conseguentemente anche nella ritualità massonica è imprescindibile il ricorso al linguaggiosimbolico, l’unico linguaggio che permette di esprimere l’integrazione, negata da Cartesio inpoi, tra materia e spirito, un linguaggio ‘esoterico’, che ha bisogno di essere ‘svelato’ dagli ‘Ini-ziati’, e che per questo si differenzia radicalmente da quello razionalista e scientifico, in quantocomunicato per immagini che intendono suscitare una conoscenza per “intuizione” piuttostoche per processo logico. 6Alla luce di queste premesse, possiamo dire che quella liberomuratoria è perciò a tutti glieffetti rappresentabile come una vera e propria ‘esperienza simbolica’, infatti, come in ogniMistica, il suo linguaggio porta il Liberomuratore a ricorrere a metafore sensibili come il tocco,la vista, la luce, il suono, azioni che suggeriscono un’esperienza corporale prima che intellet-tuale, anche se le due sono poi inseparabili in quanto l’esperienza corporale è comunicabilesempre tramite un intermediario.Come detto, il principio cardine di ogni percorso ‘mistico’ è arrivare a quella auto-negazione(l’annullamento del proprio ‘Io’ personale) unico e imprescindibile passaggio per arrivare al-l’esperienza’ di Dio, la conoscenza del Divino presente in ogni individuo, e raggiungere cosìla realizzazione del Sovra-personale. La presenza di Dio in ogni uomo è ricordata ed eviden-ziata chiaramente nella Cerimonia di ‘Esaltazione’ nell’Arco Reale quando il Terzo Principale(Giosuè) rivolgendosi al V.V.I.A. (Vero Vivente Iddio Altissimo) così si esprime: “Consenti chequesto nostro Fratello possa essere beneficiato di una particella del Tuo Divino Spirito”. Questa particellaaltro non è che la “scintilla dell’anima”, l’immagine usata da Eckhart per esprimere il rapportoumano-divino al suo livello più profondo.Secondo Eckhart l’unione divino-umano, vigente da tutta l’eternità nella mente divina, perduranella scintilla dell’anima creata ed è di una tale intensità, perché “l’occhio nel quale io vedo Dio è lostesso occhio nel quale egli vede me. Il mio occhio e l’occhio di Dio sono un occhio e una vista, una sola conoscenzae un solo amore”. Esso è l’’Occhio Onniveggente’ presente nella simbologia liberomuratoria.

3. Il ‘Trono’ di Dio.Nel percorso di perfezionamento ‘spirituale’ del Liberomuratore è esclusivamente tramite illinguaggio ‘simbolico’ che si può arrivare alla ‘conoscenza’, o meglio, all’‘esperienza’ del Di-vino. Tra i vari simboli, quello delTrono di Dio è senza dubbio uno deipiù significativi per rappresentare ledinamiche del percorso mistico mas-sonico. Per comprendere meglio talesimbologia è imprescindibile un rife-rimento alla mistica ebraica della Mer-kavah.La mistica della Merkavah costituiscela prima fase della mistica ebraica,cominciata nel I secolo a.C e duratafino al X secolo. Già nel periodo delsecondo Tempio si insegnava una

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dottrina esoterica su due testi: il primo capitolo del Genesi, ossia il racconto della creazione,e il primo capitolo di Ezechiele, la visione del Trono di Dio e il carro (la ‘Merkavah’). Questaprima fase del misticismo ebraico non si riferisce quindi alla diretta contemplazione di Dioma alla visione del suo Trono, simbolo che rappresenta per la Mistica ebraica quello che pergli gnostici e gli ermetici era il Pleroma, la sfera abbagliante della divinità con i suoi arconti ele sue dominazioni. I testi nei quali è presente questo tipo di visione risalgono a documentiredatti nei secoli V e VI, i libri delle ‘Hekalot’, le dimore e palazzi celesti che il visionario at-traversa. Gli iniziati devono realizzare l’ascensione fino alla Merkavah passando per sette palazzicelesti, superando numerose difficoltà, le dinamiche di tale percorso hanno un evidente ca-rattere gnostico anche se ebraicizzato in un contesto monoteista.Riguardo la simbologia del Trono, esempi non mancano anche nella Mistica cristiana, tra questivogliamo ricordare uno scritto di Maddalena de’ Pazzi del 22 gennaio 1585 (testo che comegli altri fu trascritto dalle consorelle) nel quale la mistica in uno dei suoi episodi di estasi cosìsi esprime: “Se ne volò al solito come aquila al Trono della ss. Trinità a considerare la grandezza di Dio ela sua immensa bontà”. 7

Nel Rituale ‘Emulation’ troviamo un primo riferimento alla simbologia del Trono già nella ce-rimonia di ‘Iniziazione’, in essa il Maestro Venerabile così si rivolge al Candidato: “Vi presentoora gli attrezzi da lavoro di un A.A. Libero Muratore… Il comune Maglietto rappresenta la forza della co-scienza, che dovrebbe soggiogare tutti i pensieri futili e indegni che potrebbero insorgere durante alcuni dei sud-detti periodi, affinché le nostre parole e le nostre azioni possano ascendere incontaminate al Trono dellaGrazia”.Un altro riferimento è ancora nel Primo Grado, nella descrizione della ‘Tavola di Tracciamento’si legge: “L’Universo è il Tempio della Divinità che noi serviamo; Saggezza, Forza e Bellezza sono intornoal Suo Trono come colonne delle Sue Opere…”.Nel Secondo Grado dello stesso Rituale troviamo ulteriori riferimenti alla simbologia delTrono, rivolgendosi al Candidato il M.V. così si esprime: “La vostra ammissione … soprattutto ten-deva ad insegnare a inchinarvi, con umiltà e rassegnazione, alla volontà del GADU e dedicare il vostro cuore,così purificato da ogni funesta e malvagia passione, pronto per ricevere la Verità e la sapienza, a Sua gloriae per il bene di ogni mortale vostro simile… Nell’andare avanti, guidando ancora il vostro progredire con iprincipi della Verità morale, foste condotto nel Secondo Grado, per ammirare la facoltà intellettuale e tracciarnelo sviluppo, attraverso i sentieri della scienza celeste, fino al Trono di Dio stesso”.Il raggiungimento di Dio, la sua conoscenza e la sua esperienza vengono ancora menzionatenel Secondo Grado nel momento in cui il MV, rivolgendosi al Candidato, così si esprime: “Vipresento ora gli attrezzi da lavoro… Così con una condotta squadrata, passi livellati e retti propositi, noisperiamo di ascendere a quelle dimore immortali donde emana ogni bontà”.

4. La ‘morte’ misticaLa conoscenza di Dio, “indiarsi”, si-gnifica nel linguaggio mistico-inizia-tico un ri-generarsi, ma ogniri-generazione, ogni ri-nascita, è ne-cessariamente e inevitabilmente pre-ceduta dalla morte, rappresentataallegoricamente nella ritualità masso-nica dalla ‘tragedia di Hiram’. Già nelFedone Platone ci insegna che la ri-cerca della verità è un esercitarsi amorire, tramite l’allegoria della‘morte iniziatica’ e in linea con le di-namiche della mistica canonica la

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‘leggenda di Hiram’ ci illustra come per mezzo di un’auto-purificazione e auto-costruzione ilLiberomuratore muoia al suo Io attuale naturale e, sollevato dal suo stato di imperfezione, egliè portato nuovamente in perfetta unione con il Signore della vita e della gloria nella cui im-magine è stato formato e conformato, così è scritto nel Rituale dell’Arco Reale: “Liberato daimortali avanzi lo spirito nostro ascenderà alla vita immortale…”.L’anima inizialmente immortale dell’uomo costituisce il ‘Tempio’ ora in rovina, è essa a ne-cessitare di una ‘ricostruzione’ tramite la scienza spirituale consigliata dal ‘Metodo’ liberomu-ratorio, in questa ‘ricostruzione’ il corpo mortale e l’’Io’ che lo rappresenta sono un ostacoloche, come tutta la mistica insegna, deve essere rimosso.E’ quindi nel Terzo Grado, e soltanto in esso, che si conclude la vera ‘iniziazione’ dell’’Adepto’.Nel Terzo Grado mediante la ‘contemplazione’, il Candidato si prepara infatti per l’ultima oradella sua esistenza; e quando, grazie a tale contemplazione, esso viene condotto attraverso gli“intricati sentieri di questa vita mortale”, viene istruito, infine, su come ‘morire’. Risalta chiaramentecome il Grado di Maestro sia sempre caratterizzato dal rapporto esclusivo uomo-Dio, ma oranon più collocabile in un contesto storico e sociale, né interpretabile con lo strumento dellaragione umana, ma, piuttosto, come un “velo misterioso che l’occhio della ragione non può penetrare”.Ci viene richiesta, per proseguire il nostro cammino, una nuova facoltà, quella della contempla-zione, ossia la “Conoscenza Intuitiva”. In questo Grado, il Grado di Maestro, non si potrà in-fatti più fare affidamento sulle sole facoltà morali ed intellettuali poiché l’ineffabile poggiasull’intuizione e non sulla ragione, sulla percezione del Tutto e non delle sue parti, soltantocosì si potrà annullare la sovrastruttura dell’Io pensante.L’annullamento dell’Io pensante è infatti l’atto di estrema penetrazione ed onestà che con-traddistingue il vero mistico, non è infatti altro che un estremo e profondo esame di coscienzaossia il riconoscere la radice sempre egoistica della volontà, cui l’intelligenza serve propriocome un servo, dunque la radicale finitezza e malizia dell’Io, in quanto agglomerato psicolo-gico. 8

5. L’’Elevazione’Negli scritti dei mistici il percorso di conoscenza di Dio, l’esperienza di Dio, è spesso definito conil termine ‘Elevazione’.Il mistico Pierre de Bérulle (1575 – 1629), teologo e cardinale francese attivo politicamentein Francia la cui attività gli fece avere il cappello cardinalizio tramite Luigi XIII, dà a moltesue opere il titolo di “Elevazioni”, e anche quando non le definisce così esse rientrano in que-sto genere. Anche il teologo e filosofo siro Pseudo-Dionigi Areopagita nei suoi scritti utilizza il

termine ‘Elevazione’, nel suo testo più noto sulla mi-stica, ‘Mistica Teologica’, così scrive: “Infatti, mediante que-sta tensione irrefrenabile e assolutamente sciolto da se stesso e datutte le cose, togliendo di mezzo tutto e liberato da tutto, potrai es-sere elevato verso il raggio soprasostanziale della divina tenebra”.In un altro testo, ‘La Gerarchia ecclesiastica’, lo stesso au-tore nel chiarire che Cristo è al di sopra di tutte le ge-rarchie ed è il contenuto della predicazione della Chiesa,sia nelle parole che nei sacramenti, aggiunge che, comeavviene nella triade nella gerarchia ecclesiastica, la litur-gia e i sacramenti della Chiesa sono soprattutto efficacinel realizzare “la sacra elevazione verso il divino”. La misticaAngela da Foligno (1248 – 1309), utilizza più volte nelsuo linguaggio il termine ‘Elevazione’ ad indicare il suopercorso spirituale verso Dio, da ‘Il libro della beata Angelada Foligno’ leggiamo: “Essendo così elevata nello spirito, durante

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il periodo della quaresima, io fui unita a Dio in una maniera diversa da quella che mi era abituale”. Con-cludiamo le citazioni con lo scritto di un autore contemporaneo, il già precedentemente citatoKarl Rahner, che nel testo ‘Dio della mia vita’ così scrive: “Senza di te, sprofonderei nella mia ristret-tezza squallida e dubbiosa. Non sentirei mai il dolore del desiderio bramoso, nemmeno di rinunciare delibe-ratamente ad essere contento di questo mondo, se la mia mente non si fosse molte volte elevata al di sopra deipropri limiti nei punti più silenziosi che sono pieni solo di te, l’infinito silenzioso.”Da questi esempi è chiaro che la scelta compiuta dai compilatori dei Rituali liberomuratori diutilizzare per la definizione del Terzo e conclusivo Grado il termine ‘Elevazione’ non potevaessere certamente casuale.Nel rituale liberomuratorio la parola ‘Elevazione’ fa la sua comparsa incidentale soltanto nel1737 9, in altri catechismi manoscritti e a stampa risalenti al Settecento e i primi dell’Ottocentosi utilizzavano infatti i termini ‘creare’, ‘ammettere’, ‘ricevere’, e anche ‘passare’ i Maestri, lo stessoWilliam Preston nel suo ‘Illustration of Masonry’ del 1775 parla di ‘iniziazione’ di un MaestroMuratore.La terminologia ‘Elevazione’ compare in maniera organica soltanto nel Rituale post-unionedel 1816, Rituale del quale i successivi ‘Emulation’ e ‘Stability’ sono le espressioni più fedeli.

6. La Simbologia della ‘Scala’La simbologia della Scala che porta alla ‘conoscenza’e all’’esperienza‘ di Dio è una delle simbologie piùfrequenti negli scritti dei mistici..Tale simbologia è centrale in uno dei più famosiscritti del mistico cristiano Giovanni della Croce(1542-1591), “Salita al Monte Carmelo”, in riferimentoalle dinamiche inerenti alla ‘conoscenza’ mistica, neltesto leggiamo: “Passiamo ora a trattare della seconda pro-prietà della sapienza mistica, ossia vediamo come essa, oltreche segreta, è anche scala. Intorno a ciò, è da sapersi che talepossiamo chiamarla per molte ragioni. Primieramente perché,come con la scala si ascende e si dà la scalata alle fortezze perrapirne i tesori che vi si trovano, così pure per mezzo della se-greta contemplazione, senza sapere come, l’anima sale e s’in-nalza per conoscere e possedere i beni e i tesori del cielo…Possiamo chiamarla scala anche perché, come nella scala glistessi gradini servono per salire e scendere, così pure la segreta contemplazione innalza l’anima a dio con lemedesime comunicazioni con cui la umilia in se stessa. Infatti, le comunicazioni che veramente sono da Dio,hanno questo di particolare che umiliano e innalzano l’anima in pari tempo; poiché in questo cammino il di-scendere è salire, e viceversa, cioè chi si umilia è esaltato, e chi si esalta è umiliato. Oltre che poi la virtù del-l’umiltà e grandezza, Iddio suole far salire l’anima su detta scala affinché discenda, e farla discendere perchésalga… Ma, parlando adesso un po’ più sostanzialmente e propriamente della segreta contemplazione, diremoche la principale proprietà per cui si chiama scala è che la contemplazione è scienza di amore, amorosa notiziadi Dio, la quale insieme illumina e innamora l’anima sino a elevarla di grado al suo Creatore; poiché solol’amore è quello che unisce l’anima con Dio”.Riferimenti alla simbologia della Scala li troviamo anche nel mistico San Giovanni Climaco(575-650), detto anche Giovanni della Scala, Abate del monastero del Sinai. Nella sua operamaggiore, “La Mistica Scala del Cielo” così egli scrive: “… Questo dialogo con Dio ha bisogno di unalunga preparazione: sono molti gli scalini da salire prima… L’ultimo, il trentesimo scalino è quindi l’amore,esso soltanto unisce a Dio, con esso soltanto Dio può abitare in me…”. La stessa simbologia è presenteanche nelle opere del mistico cristiano Bonaventura da Bagnoregio (1221- 1274), dal suo ‘Iti-nerario dell’anima in Dio’ così leggiamo: “…Visto il posto che occupiamo nella creazione, l’universo co-

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stituisce una scala con la quale possiamo ascendere a Dio. Alcune cose create sono tracce, altre immagini,alcune sono materiali, altre spirituali, alcune sono temporali, altre eterne, alcune sono fuori di noi, altre dentrodi noi… Chiunque desideri ascendere a Dio deve prima evitare il peccato che deforma la nostra natura, poiesercitare le facoltà naturali sopra indicate: pregando per ricevere di nuovo la grazia, vivendo con rettitudineper ricevere una giustizia purificatrice, meditando per ricevere una conoscenza illuminante e, infine contemplandoper ricevere la sapienza della perfezione”.Come detto in precedenza alla simbologia della Scala è dato molto risalto all’interno della ri-tualità liberomuratoria. Troviamo la simbologia della Scala di Giacobbe già nella Tavola Trac-ciamento 1° Grado, essa poggia su sette gradini rappresentanti le 3 Virtù Teologali (Fede,Speranza, Carità) e le quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza).La Scala sale fino al cielo poggiando sul Volume della Legge Sacra “poiché mediante le dottrinecontenute in quel Libro Sacro, ci viene insegnato a credere negli ordinamenti della Divina provvidenza, laquale credenza fortifica la nostra Fede e ci rende capaci di salire il primo scalino. Questa fede crea spontanea-mente in noi la Speranza di diventare compartecipi delle promesse benedette lì indicate; questa Speranza cimette in grado di salire il secondo gradino; ma il terzo e ultimo, la Carità, racchiude il tutto… Gli Strumentidella Loggia consistono nel VLS, il Compasso e la Squadra: la Sacre Scrittura sono per regolare e reggerela nostra Fede…Il VLS proviene da Dio ed è diretto all’uomo in generale”.La simbologia della Scala di Giacobbe indica il perfezionamento progressivo dell’uomo nel suoprocedere verso il ‘Bene Supremo’, nella filosofia del Neoplatonismo rinascimentale tale con-cetto è magistralmente descritto da Pico della Mirandola nella sua ‘Orazione sulla dignità del-l’uomo’

7. La ‘Grazia’Per Marsilio Ficino l’esperienza interiore – o contemplazione – è un’ascesa graduale dell’animaverso la meta suprema di tutti i nostri sforzi spirituali, la conoscenza diretta di Dio. In lineacon la tradizione neoplatonica, Ficino ammette che quella meta può essere raggiunta solo perbreve tempo nella vita terrena, e solo dai più saggi tra gli uomini. Tuttavia, poiché la cono-scenza di Dio è additata come la meta suprema per tutti gli esseri umani e l’obiettivo di tuttii nostri sforzi spirituali, non basta pensare che possa essere raggiunta solo da pochi, e per rarie sfuggenti momenti. Se l’ideale della vita contemplativa deve essere ritenuto valido per tutti,dobbiamo postulare una vita futura in cui la visione e il godimento di Dio, obiettivo supremodella contemplazione, possano essere raggiunti da un gran numero di persone e in modo con-

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tinuo e permanente.Il Rituale liberomuratorio ‘Emulation’ ci insegna i metodi per uscire da questo stato di oscurità,ma ciò potrà avvenire sempre e soltanto con l’aiuto di Dio, ossia tramite la sua ‘Grazia’, a talproposito nella Preghiera del Primo Grado leggiamo come il Maestro Venerabile si rivolge aDio in riferimento al Candidato: “Aiutalo a comprendere la Tua Divina Saggezza, affinché egli, assistitodai misteri della nostra Arte Muratoria, possa essere in grado di scoprire la bellezza del vero sentimentodivino, ad onore e gloria del tuo Santo Nome”. Soltanto tramite l’intervento di Dio e delle Scrittureda Lui ispirate (il Volume della Legge Sacra “questa grande Luce in massoneria, vi guiderà verso laVerità…”) le nostre azioni potranno quindi condurci al cospetto del ‘Trono di Grazia’ ossia“a quelle dimore immortali donde emana ogni bontà”, e ascendere quindi “alla Grande Loggia Superiore,dove il Grande Architetto del Mondo vive e regna in eterno”.La richiesta della Grazia è esplicitata ulteriormente nel Rituale ‘Emulation’ nella Preghiera delTerzo Grado: “Onnipotente ed Eterno Dio… Ti preghiamo di dare la Tua Grazia a questo Tuo servo,che si offre ora quale Candidato per partecipare con noi ai misteri di un Maestro Muratore. Infondigli taleforza d’animo, affinché non venga meno nell’ora della prova…”, per questo i privilegi del Grado sarannopossibili soltanto: “Con l’aiuto di Dio”. Ciò viene ribadito nella Cerimonia di ‘Installazione’ diun Maestro Venerabile dove il Cappellano, pregando, così si pronuncia: “Padre Onnipotente oSupremo Governatore dell’Universo… Dagli la saggezza per comprendere, il giudizio per definire e l’abilitàper far rispettare la Tua Legge Sacra. Santificalo con la Tua Grazia fortificalo con la Tua Potenza, infondendonella sua mente la vera conoscenza…”Questi elencati sono soltanto alcuni esempi di simboli e allegorie che rappresentano la com-ponente ‘mistica’ del nostro percorso iniziatico, ve ne sono ovviamente molti altri che vi invitocaldamente a ‘svelare’ tramite quel lavoro di studio ed esegesi che ci si aspetta da ogni vero‘Iniziato’.

1 Fabio Venzi, Il Libero Muratore tra Esoterismo e Tradizione, Settimo Sigillo, Roma, 2015, pag.294.2 Bernard McGinn, Storia della mistica cristiana in Occidente, Casa Editrice Marietti, Genova, pagg. IX-XIII.3 Harvey Egan, I Mistici e la Mistica, Antologia della mistica cristiana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano,1995,4 Juan Martìn Velasco, op. cit., pag.61.5 Marco Vannini, Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia, 2000, pag.14.6 Fabio Venzi, Introduzione alla Massoneria, Atanòr, Roma, 2012, pagg.95-96.7 Maria Maddalena de’ Pazzi, op. cit., pag. 558 Marco Vannini, Introduzione alla mistica, Morcelliana, Brescia, 2000, pag.16.9 Lionel Vibert, Lezioni Prestoniane, pag. 38.

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Capitolo SIR HORACE MANN 1732 N°2Città: FIRENZERegione: TOSCANA

Capitolo PERICLE MARUZZI N°3Città: BOLOGNARegione: EMILIA ROMAGNA - MARCHE

Capitolo MICHAEL N°5Città: ROMARegione: LAZIO

Capitolo LIRA E SPADA N°7Città: ROMARegione: LAZIO

Capitolo POLARIS N°10Città: PAVIARegione: LOMBARDIA

Capitolo ALDEBARAN N°13Città: GENOVARegione: LIGURIA

Capitolo SAN GIOVANNI EVANGELISTA

N°20Città: TORINORegione: PIEMONTE

Capitolo GIORDANO BRUNO N°23Città: AREZZORegione: TOSCANA

Capitolo ARCADIA N°39Città: MESSINARegione: SICILIA

Capitolo TOMMASO CAMPANELLA N°41Città: REGGIO CALABRIARegione: CALABRIACapitolo BELLATOR N°42Città: FROSINONERegione: LAZIO

Capitolo LORENZO IL MAGNIFICO N°52Città: FIRENZERegione: TOSCANACapitolo LITHOS °54Città: BRESCIARegione: LOMBARDIA

Capitolo SAN GRAAL N°80Città: CAGLIARIRegione: SARDEGNA

Capitolo FEDERICO IL GRANDE N°95Città: PALERMORegione: SICILIA

Capitoli attivi al 31 Dicembre 2017Capitoli attivi al 31 Dicembre 2017

Anno III n°3

13SGCAR newsletter

Capitolo BRACCIO FORTEBRACCIO DA

MONTONE N°165Città: PERUGIARegione: UMBRIA

Capitolo SAN GIOVANNI BATTISTA N°170Città: FIRENZERegione: TOSCANA

Capitolo SAN GIORGIO N°181Città: REGGIO CALABRIARegione: CALABRIA

Capitolo CRONOS N°183Città: TRAPANIRegione: SICILIA

Capitolo GALILEO GALILEI N°188Città: LUCCARegione: TOSCANA

Capitolo LEONARDO DA VINCI N°194Città: ROMARegione: LAZIO

Capitolo FALANTO N°211Città: TARANTORegione: PUGLIACapitolo PLOTINO N° 216Città: CAGLIARIRegione: SARDEGNA

Capitolo CAMERA DEI CAVALIERI N°231Città: PALMIRegione: CALABRIA

Capitolo DEMETRA N° 240Città: CASTELVETRANORegione: SICILIA

Capitolo SAN GRAAL N°249Città: REGGIO CALABRIARegione: CALABRIA

Capitolo DE HOMINIS DIGNITATE N° 263Città: ROMARegione: LAZIO

Capitolo ELORO N° 288Città: AVOLARegione: SICILIA

Anno III n°3

14 SGCAR newsletter

II l giorno 14 del mese di Gennaio pressola casa Massonica di Cagliari si è celebrata

la riunione di Consacrazione del nuovo Ca-pitolo Plotino 216 di Cagliari. Il nuovo Ca-pitolo va ad unirsi agli altri due Capitoliesistenti in Sardegna, Capitolo Sangraal 80di Cagliari e Capitolo Nur di Nuoro.In rappresentanza del Supremo Gran Capi-tolo erano presenti alla riunione, l’EccComp. L. D. 1°GPS On. e l’Ecc. Comp. G.I. AGSE , erano presenti inoltre tanti altriEcc. Comp. e tanti Compagni in rappresen-tanza dei Capitoli di Cagliari e Nuoro .La Cerimonia della Sacra Consacrazione èstata officiata, nell’osservanza della Tradi-zione, dall’Ecc. Comp. L. D. in qualità diPrimo Principale Consacratoree coadiuvato da altri Ecc. Comp . UfficialiConsacratori appartenenti ai Capitoli esi-stenti in Sardegna.La cerimonia è stata caratterizzata da un par-ticolare coinvolgimento di tutti i Comp. Fon-datori e di tutti gli ospiti presenti.Dopo l’installazione dei Principali del nuovoCapitolo, l’Ecc. mo Comp. A.G. L., Primo Principale, ha ringraziato tuttii convenuti , ed ha voluto sottolineare unparticolare ringraziamento, e la profondasincera gratitudine all’Ecc. mo Comp. FabioVenzi ,Gran Primo Princ. del Supremo GranCapitolo, per aver creduto in questo nuovoprogetto di un nuovo Capitolo in Sardegna.

La Cerimonia è quindi proseguita, con ilconferimento dello status di Membro Ono-rario del Capitolo a tutti i Grandi Ufficialipresenti alla riunione e a tutti gli Uff. Con-sacratori, che sono stati anche omaggiati diun gradito attestato di riconoscimento e diun gettone commemorativo dell’evento.Al termine dei lavori è stato presentato aiconvenuti, il labaro del nuovo Capitolo Plo-tino 216 , che è stato affisso su una paretedel Tempio.Al termine della cerimonia i Fratelli Consa-cratori unitamente ai Fratelli Fondatori e adaltri Fratelli della Loggia Plotino si sono ri-trovati gioiosamente riuniti in un Agape Fra-terna per festeggiare l’evento.

Consacrazione delCapitolo Plotino 216 di Cagliari

14 gennaio 2017

Anno III n°3

15SGCAR newsletter

AA lle ore 12 precise del giorno di Sabato8 Aprile 2017 presso il Tempio del Ca-

pitolo Arcadia n. 39 in Messina, Viale SanMartino n.417, si è tenuta la Cerimonia diConsacrazione del Capitolo Arethusa n. 123di Siracusa, a seguito concessione della Pa-tente da parte del Supremo Gran Capitolodei Liberi Muratori dell’Arco Reale d’Italia.Hanno officiato la Consacrazione i seguentiUfficiali: quale 1° P. Consacratore l’ Ecc.moComp. M. C., quale 2° P. Consacratore l’Ecc.mo Comp. M. D’U. e quale 3° P. Con-sacratore, Ecc.mo Comp. N. G. coadiuvatidall’Ecc. Comp. G. B. quale Scriba EsdraConsacratore, dall’ Ecc. Comp. G. C. qualeScriba Neemia Consacratore, dal Comp. E.M. quale DC Consacratore dal Comp. S. F.quale Guardiano Consacratore.La Cerimonia si è svolta secondo il Ritualedi Consacrazione in piena armonia, con lafervente emozione degli Ufficiali Consacra-tori e l’immensa gioia nel Cuore di tutti iCompagni fondatori, avvolti nella vibranteatmosfera di un Sinedrio popolato dalla par-tecipazione dei tanti Compagni visitatoripresenti, accorsi per l’occasione da vari Ca-pitoli siciliani e calabresi.Sono stati investiti, alla fine, i Principali delCapitolo designati e cioè quale 1°P. l’Ecc.moComp. S. C., 2° P. Ecc. Comp. C. C. e quale3° P. l’Ecc. Comp. N. I..L’Ecc.mo Zorobabele installato ha dunque

assunto la parola desiderando esprimeretutta l’emozione e l’orgoglio di essere giuntia un traguardo sommamente gratificante,come quello di avere creato in Sicilia dellaLibera Muratoria del Supremo Gran Capi-tolo dell’Arco Reale d’Italia, ha dunqueespresso immensa gratitudine agli Ecc.mi edEcc. Compagni Consacratori, in particolareper coloro che hanno affrontato una lunga.Ha, inoltre, rivolto un pensiero di riconosci-mento a tutti i Compagni Fondatori del Ca-pitolo, in primis ai due Ecc. Princ., nonchégli altri Compagni provenienti dalla LoggiaArethusa n. 123 di Siracusa.Di seguito l’Ecc.mo Zorobable ha proce-duto alla nomina ed investitura degli altri Uf-ficiali del Capitolo.Si procede infine alle alzate finali e durantela terza e quarta alzata prendono la parola iPrincipali del Capitolo che propongono diammettere quali membri onorari del Capi-tolo Arethusa n.123 tutti i 7 Ufficiali Consa-cratori, la quale proposta è approvata peracclamazione. L’Ecc.mo Comp. S. C. co-manda il passaggio del tronco della Benevo-lenza, che frutta uno e più sollievi aibisognosi. Dal che si procede alla chiusuradel Capitolo alle ore 14:00, seguita da una fe-stosa Agape conviviale.

Consacrazione delCapitolo Arethusa 123 di Siracusa

8 Aprile 2017

Periodico di informazionedei Capitoli del Supremo Gran Capitolo dell’Arco Reale d'Italia

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